FRANCESCA ROSSO
ليلى جنّات بيعة Dramma amoroso in un prologo e tre atti Musica di Nicola Agus Testo di Vittorio E. Pisu
UNISVERS Via Ozieri. 55 09127 Cagliari Tel. 00 39 350 044 2249 E mail vittorio.e.pisu@email.it Tous droits réservés
FRANCESCA ROSSO L'azione si svolge tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, nel Mediterraneo sudoccidentale, tra la Sardegna e la Tunisia e più precisamente nelle città di Cagliari e Tunisi. Uno squadrone di pirati barbareschi, dopo aver attaccato la città di Carloforte, torna a Tunisi con circa 850 prigionieri, tra cui numerosi consoli di paesi europei. Hassim, Bey di Tunisi chiede un solo riscatto per liberare i prigionieri e il re di Sardegna, rifugiatosi a Cagliari a causa dellea guerra con la Francia, incarica il conte di Sant'Antioco, don Giovanni Porcile, di raccogliere la somma richiesta e riportare i prigionieri. Tra questi, una giovane donna, Francesca Rosso, fu offerta personalmente al Bey dal capo della spedizione, il pirata Mohamed El Rumeli, dopo averla amata sulla sua galera. Hassim Bey si innamora di lei e accetta la sua richiesta di separarsi da tutto il suo harem per sposarla in cambio della promessa di darle un figlio. Hassim Bey, per soddisfare i termini della sua alleanza con le potenze europee, è costretto a sacrificare El Rumeli, che, consapevole di vivere questi ultimi momenti, durante un'intervista con Francesca, gli rivela la posizione di un tesoro nel Mediterraneo e, sapendosi il padre del bambino che Francesca porta in grembo, gli affida il suo amuleto, ingiungendogli di non rivelare al Bey che il bambino non è suo. El Rumeli viene decapitato, Francesca si converte all'Islam e prende il nome di Leila Amet, Hassim Bey la sposa, mette al mondo un maschio. Passano cinque anni. Gli emissari del re di Sardegna pagano il riscatto, i prigionieri se ne vanno, in quel momento i seguaci di El Rumeli cercano di assassinare Hassim Bey, Leila Amet e suo figlio, ma lei rivela loro che è il figlio del loro capo. Hassim Bey muore. Personaggi e interpreti Francesca Rosso Mohamed El Rumeli capo pirata Hassim, Bey di Tunisi Carlo Emanuele re di Sardegna Il capitano della fregata Il conte Giovanni Porcile Il monaco mercedario Il figlio di Francesca I Dignitari del Re di Sardegna I Monaci Mercedari Le ballerine dell'harem Gli accoliti di El Rumeli Scenografia Nel primo atto una sala in un palazzo a Cagliari, dalle finestre delle quali si vede la Sella del Diavolo, un trono dorato al centro. Nel secondo atto e terzo atto una sala in un palazzo moresco, a Tunisi, al suolo dei cuscini, dalle finestre si vede il mare ed i pennoni delle navi attraccate al porto. Atto I Durante il mese di settembre 1798. Il Re di Sardegna riceve, alla presenza di altri dignitari del regno, il signor Beaulieu, capitano della fregata francese "Badine" che aveva inviato in soccorso della città di Carloforte. Al ritorno dalla missione, il capitano racconta di essere sbarcato a Carloforte per trovare una città incendiata e saccheggiata, In quel momento arrivarono alcuni monaci mercenari e chiesero di essere ricevuti. Sono ammessi alla presenza della corte e del re ed è lì che dettagliano le rivendicazioni di Hassim
Bey, che vuole consegnare tutti i prigionieri solo in cambio di un riscatto globale particolarmente elevato. Il re di Sardegna nomina un dignitario, Giovanni Porcile, capo della Marina del Regno di Sardegna e conte di Sant'Antioco, per condurre le trattative con il Bey di Tunisi. I monaci sono incaricati di sostenere i passi del Conte di Sant'Antioco, nominato a questo scopo. Sipario Una folla di cortigiani occupa la sala. Da una parte arriva Carlo Emanuele V, re di Sardegna in costume del '700 e parruccone, dall'altra parte entra il Capitaine Beaulieu della fregata Badine di ritorno da Carloforte, bel giovane con la divisa della Marine Republicaine, giubbotto blu aderente, con doppia bottonatura incrociata. Pantaloni aderenti bianchi e stivali al ginocchio neri, una fascia tricolore lo cinge e porta sciabola da combattimento e bicorno piumato. Due mondi in contrasto. Il Re di Sardegna:
Capitano Beaulieu:
Il Re di Sardegna: Capitano Beaulieu:
Il Re:
Capitano Beaulieu:
La prego, Capitano, si avvicini e ci parli della sua spedizione. Quale sventura ha colpito i coraggiosi abitanti di Carloforte, e che ne è stato dei consoli e degli altri diplomatici ? Vostra Maestà, la mia mente è ancora turbata dallo spettacolo che ho dovuto contemplare in quei giorni fatidici, soffrendo di dovervi riferire in dettaglio gli orrori che io e il mio equipaggio abbiamo affrontato senza potervi porre rimedio, se non forse il salvataggio del nostro console e della sua famiglia. Ma si metta a suo agio e ci racconti i fatti. Sicuramente Vostra Maestà ricorda ancora la tempesta che ci ha impedito di salpare proprio il giorno in cui abbiamo sentito la terribile notizia. La squadra barbaresca, aveva attaccato il porto di Carloforte il 2 settembre, ci sono voluti due giorni perché la tempesta nella rada cagliaritana diminuisse a sufficienza per permetterci di dirigerci il più rapidamente possibile verso il golfo di Palmas. Sì, ricordo molto bene questi contrattempi, ma soprattutto ricordo il timore che il primo resoconto dell'attacco barbaro abbia gettato su di noi e su tutte le persone qui riunite. Siamo quindi partiti, molto arrabbiati e pronti a combattere, quando siamo arrivati nel Golfo di Palmas, la burrasca era ancora presente ma in misura minore, la forza dei venti ci ha aiutato più che metterci in imbarazzo e abbiamo manovrato con grande facilità, quando potevamo vedere abbastanza chiaramente e quasi al calar della notte una decina di imbarcazioni al largo dell'isola di San Pietro, nel quadrante sud-est, che si affrettavano verso il mare aperto e si dirigevano visibilmente verso la Tunisia. Essendo la nostra fregata ben armata e ancora sotto l'influenza dell'emozione e della rabbia,
Il Re: Capitano Beaulieu:
Il Re:
diedi l'ordine di avvicinarsi a loro e di preparare i pezzi per sparare con tutta la nostra potenza di fuoco, quando vedemmo tra noi e la squadriglia in fuga, una barca a remi che cominciava ad essere in difficoltà e a bordo della quale si potevano distinguere quattro o cinque persone, solo due delle quali erano nei remi. Ma, Capitano, avrebbe voluto affrontare dieci galere da solo? Non presumete la vostra forza? Quante armi sono a bordo della fregata? Vostra Maestà, vi prego di credere che io e il mio equipaggio eravamo disposti a combattere anche con il doppio delle galee davanti a noi. Avevamo infatti notato che erano troppo carichi per poter manovrare correttamente, ma solo in seguito abbiamo appreso che non avremo potuto attaccarli, infatti sulla maggior parte di queste trasportavano quasi 850 prigionieri, così come i molti diplomatici rapiti, non erano riuniti sulla stessa nave, ma separati in più gruppi. La mia fregata ha ottanta cannoni di Maestà. Cosa dici? Quasi 850 persone sono state rapite e i consoli insieme? Ma questo è orribile!
La congregazione, visibilmente scioccata e indignata, commenta rumorosamente la notizia. Il Re: Capitano Beaulieu:
Silenzio, lasciate che il capitano continui! Grazie, Vostra Maestà, credetemi, è molto doloroso per me riportare questa notizia. Come vi dicevo, ci siamo avvicinati alla barca a remi e abbiamo issato i suoi passeggeri a bordo, ed è con sgomento che abbiamo riconosciuto il nostro console a Carloforte, il signor Borghi, e la sua famiglia composta da sua moglie, una cameriera e le sue due figlie, ancora b a m b i n i , più morti che vivi, ammalati di terrore e disturbati dal mare e dalle raffiche di vento. Li abbiamo fatti sdraiare nella mia cabina e abbiamo dato loro da bere e qualche razione di formaggio. Quando il console si è ripreso dalle sue emozioni, ci ha rivelato di aver appena convinto Mohamed El Rumeli, che comandava la spedizione, che stava commettendo un grave errore nel rapirli, e che la recente alleanza tra Francia e Tunisia sarebbe stata seriamente compromessa da questo exploit. Tanto che ha fornito loro una barca a remi e li ha fatti lasciare la nave. Ringraziò il cielo per la nostra presenza, altrimenti teme che non sarebbero arrivati al porto di Carloforte, perché il mare era troppo
Il Re:
Il Re:
Capitano Beaulieu:
agitato. Quando abbiamo issato queste sfortunate persone a bordo, le galee erano già lontane, e anche con il vento a nostro favore, non sarei stato in grado di raggiungerle prima di Tunisi. Inoltre, il nome El Rumeli aveva causato costernazione nell'equipaggio. La sua ferocia in battaglia è fin troppo nota! Mohamed El Rumeli, quel mascalzone! Pensavo che tra le clausole dell'alleanza tra Francia e Tunisia ci fosse l'obbligo per il Bey di mettere ai ferri questo pirata, Mohamed El Rumeli, quel mascalzone! Pensavo che tra le clausole dell'alleanza tra Francia e Tunisia ci fosse l'obbligo per il Bey di mettere ai ferri questo pirata, ed ora non solo guida una squadriglia di più di dieci navi, ma rapisce anche quasi mille prigionieri! Non mi sorprenderebbe se il Bey in persona potesse essere partecipe di questa vicenda. Come mi pare che non abbia accettato che il popolo lomelliniano lasciasse Tabarka per l'isola di San Pietro, e ora sembra volersi vendicare. Non conosco nel dettaglio la storia di queste persone di Pegli, ma ho sentito che si sono stabilite a Carloforte solo nel 1735. Confesso che io stesso sono nato solo nel 1763. Ma Altezza, con il rispetto che le devo, mi permetta di continuare il mio racconto. Le dicevo che abbiamo diretto la nostra nave verso il porto di Carloforte, le cui case si vedevano accese da fuochi, volute di fumo che si alzavano da diversi punti della città e finanche il Forte . Al nostro arrivo eravamo già stati informati dal console dei dettagli dell'attacco avvenuto nella prima mattinata del 2 settembre. Le navi pirata, con bandiere e fari francesi, ingannarono il presidio del Forte Vittorio, riuscirono a sbarcare e poi attaccarono il forte, mentre il resto della squadriglia si schierò nel porto di Carloforte e cominciò a invadere la città. Ci sono stati scontri disordinati tra alcuni abitanti del paese e i pirati, che hanno iniziato attaccando i magazzini intorno al porto, dove si sono serviti di cibo in abbondanza e soprattutto di alcolici. Deduco da diversi funzionari comunali che la confusione più grande ha regnato a Carloforte per quasi tre giorni. Con mia grande sorpresa, ho potuto incontrare il console britannico che, insieme al nostro
diplomatico, è stato l'unico a non essere stato rapito. Mi spiegò che, attraverso promesse e minacce, offerte di denaro e doni, riuscì a convincere i pochi pirati che si erano introdotti in casa sua a non portarlo via con la famiglia. Purtroppo, quasi ottocentocinquanta cittadini non hanno avuto questa opportunità. I pirati hanno compiuto ogni sorta di atti di violenza, saccheggi, rottura di porte e finestre, rottura di mobili e forniture, incendi, stupri e omicidi per quasi tre giorni. I mormorii e i commenti dell'assemblea raggiungono il culmine, ma é lo svenimento di diverse dame di corte a provocare la reazione del re. Il Re: Capitano Beaulieu:
Il Re:
Capitano, le sarei grato se volesse moderare il suo linguaggio, lei sta disturbando molte persone qui con commenti così crudi! Vostra Maestà, non posso riferirvi gli sfortunati avvenimenti di questi ultimi giorni senza entrare nei dettagli, e credetemi, ve ne risparmio alcuni, lo spettacolo che si è presentato ai nostri occhi è ben lontano dalla descrizione che vi do oggi. Vi capisco, vorrei chiedere alle dame di lasciare l'assemblea, potrebbero rimanere scioccate da questo resoconto, che purtroppo è troppo reale, ma la prego di continuare, Capitano, le siamo così debitori!
Diverse signore, sostenute dalla servitù in livrea, lasciano la congregazione. Capitano Beaulieu:
Altezza, non potevamo che cercare di portare aiuto a questi sfortunati, aiutandoli a raccogliere gli uccisi, e i feriti, erano quasi trenta in città, tra cui quattordici pirati e sedici abitanti di Carloforte, senza contare i dieci soldati della guarnigione uccisi e quattro feriti, due dei quali molto gravi, che sono stati accolti nella sacrestia dove il nostro medico si è preso cura di loro, così come più di quaranta abitanti feriti nei loro tentativi di opporsi ai pirati. Diverse donne sono state violentate e alcune anche ferite, soprattutto quando hanno cercato di non essere portate sulle barche. Dopo una messa in chiesa, che non ha sofferto troppo per gli assalti, i morti sono stati sepolti nel cimitero. I corpi dei pirati uccisi sono stati raccolti vicino alle saline e bruciati insieme. Abbiamo anche aiutato la popolazione ad estinguere diversi incendi ancora in fiamme, e ripulire tre case che erano crollate.
Il Re:
Carlo Emanuele IV Capitaine Beaulieu
Carlo Emanuele IV
Siamo appena arrivati qui nel Golfo degli Angeli e siamo sbarcati nel porto di Cagliari appena due ore fa. Volevo informarvi personalmente di tutti questi eventi, che vanno ben oltre quanto ho visto da quando sono entrato nella Marina Francese. Vostra Maestà, vi prego di credere che io e i miei uomini siamo stati sopraffatti da tutto quello che abbiamo passato negli ultimi cinque giorni. Capitano, siamo costernati, sopraffatti, disperati dal suo conto. Qui ci sono quasi novecento uomini, donne e bambini rapiti dai pirati barbareschi, senza contare il numero di diplomatici di base a Carloforte che subiscono lo stesso infame destino. Purtroppo siamo già abituati a questo tipo di exploit, e non è la prima volta che barbareschi o mori si impadroniscono dei nostri sudditi per poi restituirli in cambio di un riscatto, ma questa volta si è andati troppo oltre. Lo consideriamo un chiaro tradimento che tende a trarre vantaggio dalla situazione in cui ci troviamo oggi, esiliati a Cagliari e privati dei nostri mezzi. Capitano, noi protestiamo con forza contro questo attacco, che ci sembra essere stato deliberatamente compiuto per danneggiarci personalmente. Vous etes bien jeune pour un capitaine d'une fregate si lourdement armée ! Votre Majestè la maggior parte dei comandanti della Royale erano degli aristocratici che hanno preferito fuggire piuttosto che servire la Repubblica. Un po di rispetto, non é il caso di ricordarmi le vostre funeste azioni contro le teste regnanti miei parenti e la vostra repubblica mi riempie di orrore. Vi sono riconoscente per la vostra azione a Carloforte, anche se siete arrivato troppo tardi ed il misfatto già compiuto. Ma questo non vi dà assolutamente il diritto di propagandarci la vostra sedicente e sanguinosa repubblica
Capitano Beaulieu:
Majesté veuillez accepter mes salutations, je ne crois pas pouvoir continuer cette conversation. Mon navire quittera Cagliari dès demain matin. Adieu.
E se ne va visibilmente irritato. Tre monaci mercedari in tunica bianca entrano nella sala e si dirigono verso il trono.
Chinano il capo in segno di saluto, poi uno di loro si fa avanti e si rivolge al Re dicendo : Maestà, siamo appena arrivati da Tunisi, dove abbiamo saputo della spedizione di El Rumeli e abbiamo potuto incontrare brevemente alcuni dei prigionieri. Ma soprattutto abbiamo potuto incontrare il Bey e parlare con lui. Decide di gestire il pagamento del riscatto di tutti questi prigionieri. Siamo riusciti a contarli esattamente, sono ottocentosessantacinque in totale, compresi quindici consoli e le loro famiglie, per fortuna pochi. Il Re: Padre, la ringraziamo per la sua sollecitudine, ma ci sembra molto preoccupato, di cosa si tratta? Questi criminali hanno iniziato a venderli al mercato degli schiavi? Il padre mercedario: Vostra Maestà, abbiamo delle pessime notizie, e non ci siamo mai trovati di fronte a questa situazione prima d'ora. Il Bey di Tunisi ha deciso di fare una questione personale di riscattare tutti i suoi prigionieri. Non vuole che siano riscattati individualmente o in piccoli gruppi, ma che questi prigionieri siano liberati tutti insieme o mai più. Chiede un solo riscatto e l'importo è astronomico. Il Re: Questo conferma il mio sospetto, parlate senza paura Padre, qual è la somma che il Bey chiede per riscattare tutti questi prigionieri? Il padre mercedario: Maestà, il Bey chiede centocinquanta mila lire sarde per liberare questi prigionieri, e nonostante le molte ore passate a cercare di convincerlo a ridurre la sua pretesa, non ha voluto ascoltare le nostre argomentazioni. La sua ultima parola è 150 mila lire sarde, altrimenti questi uomini e queste donne non torneranno mai più a casa. Vostra Maestà, siamo venuti a intercedere presso di voi affinché veniate in aiuto di queste persone sfortunate e le liberiate dalla loro prigione. Se i consoli e le loro famiglie conoscono solo il regime della fortezza, gli altri prigionieri vengono utilizzati per i lavori della terra per gli uomini e per la raccolta di frutta e verdura per le donne e i bambini. Vostra Maestà, vi preghiamo di aiutare questi poveri prigionieri. Il Re: Padre, sentiamo l'angoscia di queste persone sfortunate, noi stessi siamo esiliati nel nostro regno e costretti a rifugiarci in quest'isola i cui malvagi miasmi hanno già travolto molti dei nostri amministratori. Alloggiati in quartieri angusti e lontani dalle nostre comodità torinesi,
simpatizziamo con il regime che i diplomatici sopportano a Tunisi, credetemi, non ne siamo lontani. Vi prego di credere che il nostro cuore va a questi poveri prigionieri e che tutta la nostra simpatia è per loro. Per rispondere a questo disagio, nomineremo qui e ora un delegato che ci rappresenterà davanti al Bey e che si occuperà dell'importo di questo riscatto che l'importo che ci avete appena indicato ci sembra troppo esagerato. Conte Giovanni Porcile, venite più vicino! Un personaggio alto e grosso in costume da cerimonia si fa avanti, estraendosi dal numero di dignitari che compongono la corte cagliaritana del Re di Sardegna. Spazza il terreno con il suo tricorno e dopo una forte genuflessione si alza in piedi davanti al Re: Vostra Altezza, sono ai vostri ordini! Il Re: Mon cher ami, tu andrai a Tunisi per trattare con il Bey e fargli capire la ragione. Andate con i padri mercenari e imparate da loro, sono abituati a questo tipo di situazioni e vi faranno risparmiare tempo prezioso. Speriamo che riuscirete a contenere le rivendicazioni del Bey e a riportare i prigionieri sani e salvi. Vi autorizziamo inoltre a raccogliere tutto il sostegno finanziario necessario e tutti i buoni testamenti che vorrebbero unirsi al vostro sarebbero i benvenuti. Conte Giovanni Porcile: Mio Signore, la missione che mi affidate è molto difficile, ma cercherò di compierla secondo la vostra buona volontà, vi chiedo solo di darmi il tempo di armare una nave per andare a Tunisi, mi occuperò del trasporto dei Padri Mercenari. Il Re: Signori, vi autorizzo a ritirarvi. Da parte nostra, ci riuniremo in preghiera nella cappella della cattedrale per invocare la benedizione divina su noi stessi, così come sui poveri prigionieri del Bey e su di voi che ho incaricato di liberarli, caro Conte, Padri, ricevete la mia benedizione e i miei più sinceri auguri di successo. Si è alzato, mentre tutta l'assemblea si è spostata verso l'uscita. Rideau.
Atto secondo
Durante il mese di novembre del 1798. Hassim Bey si trova di fronte a Francesca Rosso, che gli è stata offerta dal capo dei pirati della spedizione a Carloforte. Vestita e vestita dalla servitù, Francesca non ha alcuna intenzione di abbandonarsi ai desideri del Bey senza condurre una lotta decisa e imporre i suoi punti di vista. Alle avances del Bey risponde con un tentativo di suicidio con una lama che aveva nascosto nei vestiti. Hassim Bey, pazzo di desiderio, accetta le sue condizioni, avendola come unica moglie, svuotando l'harem, in cambio della promessa di dargli un figlio, cosa che finora tutte le sue concubine non sono state in grado di fare. Dopo aver giurato solennemente di soddisfare queste richieste, il Bey si ritirò. Questo è il momento in cui el Rumeli ha scelto di entrare di nascosto nell'harem, controlla da parte degli informatori tutto ciò che accade lì, ha saputo dalla gravidanza di Francesca e dall'intervista che ha appena avuto con Hassim Bey, ma avendola ospitata e amata nella sua cabina durante il viaggio di ritorno, sa che non può che essere il padre del bambino che Francesca porta in grembo. Sa anche che il Bey, per riscattarsi dalle potenze europee particolarmente sconvolte dal rapimento dei consoli e degli oltre 850 prigionieri, ha deciso di imprigionarlo come capro espiatorio e forse anche di farlo giustiziare. Non ha quindi più nulla da perdere, questa progenie insperata gli permetterà di vendicarsi di Hassim Bey in modo molto sottile: rivela a Francesca le coordinate di un tesoro del Mediterraneo e le lascia il suo amuleto feticcio, una moneta d'oro romana che ha sempre tenuto al collo, per poterla trasmettere al figlio quando sarà il momento. Francesca è sbalordita dalle sue rivelazioni, il suo dispetto amoroso non dura a lungo, ingoia il suo risentimento e la sua rabbia, capisce e accetta i suoi doni e il loro addio è commovente. Una delle sale dell'harem del Palais du Bey di Tunisi. Il Bey e Francesca sono seduti faccia a faccia, la donna è stata vestita e truccata dai servi dell'harem. Il Bey nasconde male il suo nervosismo, la bellezza di Francesca lo mette a disagio. Hassim Bey: Francesca: Hassim Bey: Francesca: Hassim Bey: Francesca: Hassim Bey: Francesca: Hassim Bey: Francesca: Hassim Bey: Francesca: Hassim Bey: Gli mormora mentre si avvicina afferrandola.
Donna, come ti chiami? Mi chiamo Francesca Rosso! Non parli francese? No, sono nata a Carloforte, lo capisco un poco ma non lo parlo. Sai dove sei? Hai capito chi sono? Devi essere il padrone di questa città, se giudico da come tutti ti obbediscono ed anche dal lusso di questa sala. Sei molto bella Francesca, Sarai la regina del mio harem! Che cosa vuol dire dire dire harem? Non conosci questa parola oppure non hai mai sentito parlare di questa realtà? Chi sono tutte queste donne? Sono le mie concubine, le mie schiave, voi cristiani le chiamate ...spose? Tu vuoi ch'io sia una delle tue schiave o delle tue spose? Sì, voglio che tu sia mia!
Francesca, lascia che le prendesse il polso sinistro che aveva alzato davanti al viso, ma con la mano destra afferra una lama sottile che aveva nascosto nelle pieghe della cintura, la punta sotto il mento, con una tale forza che una goccia di sangue perla lungo la sua mano e cade sul suo immacolato sarouel: Non saro' mai una delle tue schiave! Hassim Bey lascia il polso e unisce entrambe le mani in un gesto di supplica: Perché vuoi morire, ti prego, fermati, ti darò tutto quello che vuoi! Francesca non si è mossa, la sua mano tiene saldamente la lama che è più che premuta sotto il mento, un'altra goccia di sangue è appena caduta sul suo sarouel. Francesca: Se tu mi vuoi come sposa, saro' l'unica e tu sarai il mio unico sposo, senno' moriro' in un modo o in un altro! Hassim Bey: Ti prego, smettila di farti del male, ti rovina la bellezza, calmati, non voglio farti del male, ti desidero, mi hai stregato, non riesco a smettere di pensare a te, voglio che tu sia mia, se ti concedi a me ti prometto che le altre concubine non conteranno nulla. Francesca non ha quasi cambiato posizione, tiene ancora la lama premuta sotto il mento, lasciando goccioline di sangue sul suo costume. Francesca: Non capisco, che cosa prometti! Hassim Bey: Ti prometto che sarai la mia preferita tra tutte le mie concubine ma ti prego smettila di ferirti! Francesca: Non voglio essere la preferita, voglio essere la tua unica sposa, ma ti prometto che in cambio di daro' quello che nessuna delle tue concubine ti ha dato finora! Un figlio maschio! annuncia, lasciando cadere delicatamente la mano che tiene la lama affilata che le fa male al mento. Lo guarda dritto negli occhi che non si è abbassata neanche un secondo dall'inizio dell'intervista. Il Bey:
Francesca:
Hassim Bey:
Francesca: Hassim Bey:
Mi darete un erede? Come puoi esserne così sicura? Tutte le mie concubine finora non sono riuscite a darmi un figlio maschio e tu ci riusciresti? Hai già visto come sono fatta, le mie forme suscitano il tuo desiderio, i miei fianchi non possono produrre che maschi e ben ch'io sia ancora vergine ti giuro che tu avrai un figlio. Se mi dessi un figlio, svuoterei il mio harem e tu saresti la mia unica moglie. Ti prometto che se tu mi darai un figlio libererò' tutto il mio harem e sarai la mia sola e unica sposa. Che cosa mi prova che tu manterrai la tua promessa dopo aver avuto quello che sembra che tu desideri più di ogni altra cosa? Per Allah il misericordioso e per Maometto il
suo profeta, se mi darai un figlio, ti prometto che restituirò tutto il mio harem e ti terrò con me come mia unica moglie, se è questo che vuoi! Francesca fa cadere la lama che teneva ancora in mano e con la mano sinistra le tocca il cuore: Te lo giuro! Il Bey prende la lama, la getta via, poi con entrambe le mani stringe la testa di Francesca e le dà un bacio sulla fronte. I suoi occhi brillano di lacrime. Poi si alza e, piegandosi leggermente davanti a lei, le sussurra: Pensavo di volerti, ma ora so che il mio desiderio per te è ancora più grande perché mi darà un erede, quindi voglio che avvenga in modo più solenne, preparati e domani festeggeremo questo momento come si deve. Cambierai il tuo nome in Leila Jenet Beia. Poi esce, lasciando Francesca seduta sui cuscini, ma la tregua è breve, una mano arriva e le afferra la bocca, una figura inturbantata ed avvolta ion un caftano le sta accanto e le ordina di non fare rumore. El Rumeli è apparso al suo fianco, lascia che Francesca si riprenda. El Rumeli:
Francesca:
El Rumeli:
Le tocca la pancia con la mano.
Voglio che tu sappia che tutto quello che succede qui mi viene riferito al secondo, quindi non cercare di ingannarmi, lo pagherai caro. Ascoltami, sono stato io stesso a darti al Bey, sapevo che gli saresti piaciuta, ma quello che ho appena saputo mi soddisfa ancora di più, sei incinta Francesca, le cameriere dell'harem mi hanno parlato del tuo ritardo, e so che porti in grembo mio figlio! El Rumeli, tu mi hai preso sulla nave, ero vergine! Ed ho creduto che tu mi amassi. Che cosa é questo inferno nel quale ci hai precipitati tutti? Ho capito che la nostra strada non ha ritorno! Certo che aspetto un bambino! Ho dovuto mentire al Bey per salvare la sua vita ma credevo che tu mi avresti liberato da questo incubo. Mi sbagliavo! Sei un traditore! Ascoltami, mi rendo conto che io stesso sono vittima di un piano più subdolo di quanto avrei potuto immaginare, sono venuto a trovarti perché la tua gravidanza è l'unica buona notizia che ho sentito da mesi. Anche io sono prigioniero! Ti va bene? Ascoltami Francesca, non ho molto tempo! So che hai mio figlio nel tuo ventre, Mio figlio é qui!
Ascoltami bene, non dirai niente al Bey e lascerai che mio figlio diventi Bey a sua volta, nessuna delle sue concubine é rimasta, segno che il problema riguarda lui e non le sue mogli, sono sicuro che mi darai un figlio. Quindi ascolta, perché anche il mio tempo è breve, prendi questa pergamena, troverai in essa le coordinate marine di un'isola dove ho nascosto un po' del mio bottino, non è molto ma se tu e mio figlio ne aveste bisogno potrebbe salvarvi. Gli porge una pergamena arrotolata con un nastro e poi strappa l'amuleto che porta al collo, una moneta romana d'oro, tenuta da una cordicella di pelle, cotta dal tempo, dal sale e dal sudore. Prendi questa moneta, dalla a mio figlio quando sarà grande, gli porterà fortuna, lo proteggerà e gli ricorderà suo padre. Francesca riceve l'amuleto dalle mani di El Rumeli, non ha quasi detto una parola, ma il suo atteggiamento è cambiato, ha ingoiato il suo risentimento, ha capito che a dispetto di lei e a dispetto di lui, fanno parte della stessa storia e se non possono annullarlo possono almeno influenzare alcuni dettagli. Si è alzata in piedi, di fronte a El Rumeli, l'assassino dei suoi animali domestici, il pirata che ha attaccato la sua casa, la sua città, il suo rapitore, ma anche il suo fugace amante nel cuore della notte e il futuro padre del bambino che sarà Bey di Tunisi. Capisce che la sua vita ha cambiato direzione e significato, si avvicinano e si baciano all'inizio quasi senza toccarsi, solo con la punta delle labbra, poi si abbracciano con ardore e le loro bocche si uniscono febbrilmente. Dopo un po' si separano. Francesca: El Rumeli:
El Rumeli, ti prometto che tuo figlio diventerà il Bey di Tunisi, io nasconderò questo segreto al Bey, mio figlio saprà proteggermi, ma tu? Sapere che mio figlio vivrà più a lungo di me mi basta per affrontare ciò che mi aspetta! Voglio che tu sappia che non ho mai amato una donna come ho amato te, Francesca, e sapere che tu mi hai riempito di un piacere che non posso descrivere. Offrirvi a Hassim Bey è stato terribile per me, ma credo che sia la scelta migliore per me e per voi, ma soprattutto per nostro figlio. sAddio, che Allah vi protegga!
El Rumeli fa un passo indietro, poi si avvolge nel suo caftano e scompare nella notte. Francesca rimane al centro della stanza ed esplode in lacrime.
Atto III
Durante il mese di marzo 1803. Mentre Hassim Bey invecchiato, alla presenza di Francesca e del loro figlio, Sidi Hamed, di 4 anni, riceve gli emissari del re di Sardegna, venuti a pagare il riscatto da lui richiesto per tutti questi prigionieri. Portano un cofano di legno che aprono e svuotano ai suoi piedi, versando molte monete d'oro. Il Bey fa un segnale ai suoi servi che si allontanano per aiutare i consoli a raggiungerli nella sala delle udienze e far salire a bordo gli altri prigionieri. Con un gesto della mano invita gli emissari ad avvicinarsi alle finestre della sala, dalle quali possono finalmente contemplare l'imbarco delle due barche che sono venute a prenderle e riportarle a Cagliari. I consoli e i diplomatici vengono introdotti nella sala, si precipitano tra le braccia del conte di Sant'Antioco, di Giovanni Porcile e dei padri mercenari, alcuni dei quali con le lacrime agli occhi. Il Bey invita a portare cibo e bevande e invita tutti a sedersi sui cuscini della sala. Poi batte le mani e i ballerini cominciano a prendere posto al centro della sala mentre i musicisti prendono posto sul balcone. Al segnale di Hassim Bey si svolge uno spettacolo di danze davanti ai consoli e agli emissari del re di Sardegna, i padri mercenari si sono ritirati. Poi tutti gli emissari, i consoli e i diplomatici si alzano e lasciano la sala dopo aver salutato il Bey, sua moglie e suo figlio. Tutti i domestici con il pasto, i ballerini e i musicisti hanno lasciato la sala. Fu allora che i sostenitori di El Rumeli, decapitato quasi 5 anni fa, appaiono inaspettatamente da tutte le parti e si prepararono ad uccidere il Bey, sua moglie e suo figlio, quando Francesca rivela loro che il bambino é in realtà il figlio di El Rumeli e mostra loro l'amuleto che le aveva affidato e la pergamena. Il Bey muore a questo annuncio e i pirati giurano fedeltà al nuovo Bey, che sale al trono di Tunisi. L'aula del Palazzo Bey a Tunisi. Hassim Bey:
Venite più vicino signori, sono solo cinque anni che aspetto questo momento
Il Conte di Sant'Antioco, Giovanni Porcile e la delegazione del Re di Sardegna si trovano davanti al Bey, e svuotano la cassa che portano a terra, una pioggia di monete d'oro si abbatte sul pavimento. Il conte di Sant'Antioco: I monaci mercenari: Hassim Bey:
Monsignore, i suoi rapporti sono stati il più difficili possibile e lei ci ha messo una cattiva grazia. Rallegriamoci, il momento della liberazione dei nostri fratelli é finalmente arrivato! Lode al Signore! Fate entrare i consoli e date l'ordine che i prigionieri comincino a lasciare la fortezza e si imbarchino. Avvicinatevi alle finestre e vedete con i vostri occhi come vengono finalmente liberati.
I consoli e i diplomatici entrano nella stanza, ce ne sono una dozzina, sono vestiti in modo disparato, con elementi dei loro vecchi vestiti ma anche pezzi di costumi locali, toccano il conte, alcuni lo abbracciano, tutti si commuovono.
Il Conte di Sant'Antioco:
Il padre mercenario Hassim Bey:
Signori, siamo particolarmente felici di potervi riportare in Sardegna, potrete ringraziare i padri qui presenti per tutto quello che hanno fatto per raccogliere il vostro riscatto. A volte abbiamo disperato di farlo, ma grazie all'aiuto di Dio siamo giunti alla fine di questo calvario. Ringraziamo la potenza divina che ci ha permesso di vivere questo lieto fine. Fratelli e sorelle, benvenuti. Prendete posto, signori, mangiate, bevete e godetevi il cibo e le bevande che vi aspettano, e lasciate che i musicisti e i ballerini vi intrattengano!
Al suo segnale, i musicisti vengono a stabilirsi sul balcone, mentre la servitù inizia a distribuire bevande e cibo all'assemblea seduta sui cuscini che occupano la sala del pubblico, una dozzina di ballerine in corsetto e sarouel trasparenti, a pancia nuda, si sono installate al centro della sala e iniziano un balletto al suono della musica prima in sordina poi sempre più forte. I padri mercenari ne approfittano per svignarsela con discrezione. Il Conte di Sant'Antioco:
Hassim Bey:
Vi ringraziamo per le vostre offerte, ma temo che i nostri ospiti abbiano assaggiato troppa della vostra ospitalità per poter apprezzare appieno questa festa e questa musica, quindi vi prego di permetterci di tornare alle nostre imbarcazioni e di tornare a Cagliari dove molte persone ci aspettano, alcune di loro da troppo tempo. Potete andare, avete rispettato i termini del patto, io ho rispettato la mia parte, anche se mi è costato accettare le condizioni dettate dai francesi e da quel console Bonaparte Ho anche soddisfatto a suo tempo le vostre richieste di punire El Rumeli e le ho persino superate, poiché è stato decapitato e ha pagato con la vita tutti i crimini che gli attribuite. Per Allah il misericordioso e Maometto il suo profeta, andate in pace.
Tutti escono dalla stanza, dopo essersi inchinati brevemente davanti al Bey, a sua moglie e al loro figlio. Anche i ballerini e i musicisti escono, mentre la servitù asporta i vassoi contenenti cibo e bevande. Presto rimangono in aula solo Hassim Bey, Leila Amet e Sidi Hamed. E' allora che una mezza dozzina di individui, armati di spade, scimitarre e pistole fanno irruzione entrando nella stanza attraverso porte o finestre. Hassim Bey: Uno dei pirati:
Cos'è questa intrusione, guardie, guardie per me! Non c'è bisogno di chiedere aiuto, le vostre guardie sono state neutralizzate e il grosso della vostra truppa è in porto a scortare quei cani infedeli sulle loro navi.
Hassim Bey:
Ti sei appena ricordato che hai venduto la vita di El Rumeli per un mucchio d'oro, ma siamo venuti a vendicarlo e il momento è quello giusto. Anche questa puttana pagherà, è lei che ti ha messo contro il nostro capo, e anche tuo figlio pagherà perché la tua dinastia finisca con te, e il tuo nome sia maledetto per sempre. Voi cani rognosi non oserete mettermi le mani addosso, figuriamoci su mio figlio! Ah!
Poi in un gemito cade di nuovo sui cuscini, ha appena avuto un ictus. Leila Jenet (Francesca) Un altro dei pirati:
State indietro, non sapete cosa state facendo, la vendetta vi acceca, ma El Rumeli era più chiaroveggente di tutti voi. Zitta, donna, morirai anche tu!
Leila Jenet (Francesca) si alza in piedi, afferra il figlio e strappa la medaglia che porta al collo, poi si erge di tutta la sua altezza e brandisce la moneta d'oro. Leila Jenet (Francesca)
Guardate, El Rumeli in persona mi ha affidato il suo amuleto e sai perché? Questo bambino non è altro che suo figlio! L'ho concepito con El Rumeli nella nave che ci ha portato qui a Tunisi e la sera stessa della nostra partenza da Carloforte. Ricordati, quella notte uccise il marinaio che vi aveva portato a Carloforte, io lo conoscevo e aveva cercato di sopprimermi, ma El Rumeli mi difese e lo uccise, in quel momento facemo all'amore e questo è suo figlio. Mi ha offerto al Bey perché sapeva di essere condannato e che era l'unico modo per tenere in vita il bambino e allo stesso tempo per portarlo al vertice del potere. Questo gli ha permesso anche di vendicarsi. Mi ha fatto giurare di non rivelare nulla al Bey, se c'è qualcuno responsabile della sua morte è lui. I pirati che sono stati colti di sorpresa si consultano con gli occhi, essendo tutti i compagni più stretti di El Rumeli, conoscono tutti il suo amuleto, di cui avevano notato l'assenza al momento della decapitazione. Esaminano i lineamenti del bambino terrorizzato rannicchiato nelle gambe della madre, devono concordare sul fatto che in realtà assomiglia al loro capo morto. Focalizzano poi gli occhi sul Bey che si contorce dal dolore sui cuscini e le rivelazioni di Leila Jenet si alzano all'improvviso. Hassim Bey: Così questo cane mi ha espropriato di tutto. Fino a questo figlio che non è mio, e tu Leila Amet, hai mentito bene, ah! Aiuto! Sto morendo! In un ultimo spasmo, il Bey si è messo in ginocchio con le braccia alzate verso il cielo, poi in un
rantolo si comprime il petto e poi cade pesantemente sui cuscini, il corpo disteso di traverso lascia cadere la testa a terra con un tonfo, gli occhi rivoltanti, la bocca aperta che distorce i lineamenti del viso in modo orribile. Leila Jenet (Francesca) Muori e sii maledetto, velenoso intrigante! E tu non Non sporcatevi di questo crimine, riconoscete mio figlio come vostro capo e sarete arruolati nella guardia al suo servizio e al mio fino a quando non sarà maggiorenne per governare. E mentre fruga nel suo corpetto, estrae la pergamena dove El Rumeli aveva indicato il suo tesoro. Guarda, riconosci questa mappa? El Rumeli me l'ha data anche a me, perché potessi offrire a suo figlio i tesori che aveva nascosto, ma lui li condividerà con voi, si inchinerà davanti a lui e giurerà fedeltà a lui e a me. Giura anche che non riprenderai mai il segreto che hai appena scoperto, e avrai una vita piena di benedizioni, altrimenti potresti ucciderci di sicuro, ma non uscirai mai vivo da questo posto. Per Allah onnipotente, ve lo prometto! I pirati cominciarono a lasciare le loro posizioni ponte l'attacco e si avvicinano a Leila Jenet e a suo figlio, fingendo di mettere via le spade, le scimitarre e le pistole e, guardandosi l'un l'altro, acconsentono alla richiesta della donna e si inginocchiano davanti al ragazzino ancora saldamente aggrappato ai polpacci della madre. Uno di loro, che si trova esattamente di fronte al ragazzino, poi slega una delle sue mani, e, non senza fatica, se lo mette sulla sua testa e dice: Per Allah il misericordioso e Muhammed il suo profeta ti saremo fedeli oh El Rumeli, ti serviremo e finché non potrai guidarci ti promettiamo di obbedire agli ordini di questa donna che è tua madre. Terremo questo prezioso segreto sepolto nel profondo del nostro cuore e non lo riveleremo mai, anche di fronte alla morte, possiamo essere maledetti se infrangiamo la nostra promessa. Per Allah il Misericordioso e il suo Profeta Maometto! Lila Amet ha poi sollevato il ragazzo e lo ha tenuto in piedi verso il cielo, gridando : Viva Sidi Hamed Bey di Tunisi! In quel momento le guardie, i servitori, i ballerini e i musicisti irrompono nella sala e contemplano il corpo di Hassim Bey ormai cadavere, i pirati inginocchiati ai piedi di Lila Amet, e il figlio del Bey, che ora sorride all'intera folla con piacere. Viva Sidi Hamed Bey di Tunisi! Viva Sidi Hamed Bey di Tunisi! Il sole tramonta sulla baia di Tunisi. FINE