SARDONIA Ventiduesimo Anno/Vingt Deuxième Année
Gennaio 2015/Janvier 2015
Cagliari Je t’aime
Da Parigi a Cagliari
Camille Revel
Progetto di creazione di un Ciclo di Esposizioni di Artisti Francesi nella città di Cagliaria
Abito a Parigi dal 1969, e naturalmente ogni anno ritorno a Cagliari, dove sono nato ed ho vissuto fino all’età di 22 anni. Tutta la mia famiglia o quasi abita ancora a Cagliari e naturalmente ritrovo le abitudini che furono quelle di tanti anni fa. Andare a fare il bagno al Poetto anche in ottobre, andare al mercato di San Benedetto la mattina, girovagare nei quartieri di Castello, di Villanova, di Stampace e della Marina nel tardo pomeriggio alla scoperta degli angoli più suggestivi della mia città natale, per non parlare di tante altre abitudini particolarmente cagliaritane alle quali non rinuncio mai. Sono stato forse un po égoista e non ho mai cercato di publicizzare queste mie felicità. Da qualche tempo mi sono reso conto che la Sardegna e Cagliari in particolare non sono molto conosciuti in Francia e sopratutto a Parigi dove abito. Da più di trent’anni (già a New York dove ho habitato, oltre che a Parigi) organizzo insieme a Marie-Amélie Anquetil, delle manifestazioni artistiche, delle esposizioni di pittura, scultura, fotografia. Ultimamente abbiamo invitato Giulio Barrocu a fare una mostra delle sue opere a Parigi. Da questa esperienza è nata la suggestione di invitare alcuni artisti, con i quali collaboriamo quotidianamente in Francia, a confrontarsi con un pubblico e un contesto urbano diverso dalle loro abitudini attraverso l’esposizione delle proprie opere a Cagliari. Ma anche Cagliari, per la sua storia, per la sua localizzazione geografica e per la trasformazione che subisce nel tempo e che oggi si materializza in una maggiore apertura verso il resto del mondo in modo attivo e la volontà di partecipare alla costruzione di una società globale più interessante, più civile, più artisticamente ricca e complessa. Le opere d’arte a Cagliari non sono soltanto archéologiche o storiche, sono anche contemporanee, moderne, attuali e la vitalità degli artisti sardi o residenti in Sardegna é visibile e si manifesta attraverso diversi canali espressivi, non ultimo il cinema, per non parlare della musica, della pittura, della scultura e della fotografia. Questo progetto vuole avere l’ambizione di attivare un processo di scambio e contaminazione tra Cagliari e Parigi, e cioé invitare artisti sardi ad esibire le loro opere a Parigi ed invitare altri artisti francesi a esporre a Cagliari al fine di creare una catena artistica il cui collante sia dato dallo scambio culturale e turistico della mia città natale e della città nella quale vivo da oltre 40 anni. Questo é il nostro progetto.
1942 Nasce a Paris 1963 -1967 si trasferisce nell’ ’Isola de La Réunion, dipinge le prime tele 1971 Si inscrive alla Ecole des Beaux-Arts Corcoran School a Washington D.C. (U.S.A.) 1975 Esposizione di gruppo alla Corcoran School 1976 - 2003 Si stabilisce a Saint Germain en Lay, 1980 Spazio Avant-Première di Jacques Bruel,artiste et Ramon Tio Bellido, storico d’arte Paris 1982 Festival Off Gibus Paris 1984 Galerie Jolliet Montréal Québec 1985 Galerie Bernard Jordan Paris 1985 et 1986 Paris FIAC Galerie Bernard Jordan 1986 Esposizione a Bagatelle Paris 1988 Galerie Bernard Jordan Paris 1989 Art Fair Galerie Bernard Jordan Stockholm 1989 Gallery June Kelly NewYork 1990 Galerie Bernard Jordan Paris 1992 Galerie Denise René Paris 1993 Musée des Beaux Arts avec Compagnon, Cuzin, Revel organisée par Maïthé Vallès-Bled et Bernard Jordan Chartres 1995 Foire de Bâle Galerie Denise René 1997 Espone chez Olivier et Aline Legrand Saint-Germain-en Laye 1998 Galerie Bernard Jordan Paris 2000 espone insieme a Carmen Hoyos Issy-les-Moulineaux 2004 à 2014 Si installa alla Réunion la metà dell’anno. 2007insieme a Claude Caillol chez Sybil et Paul Henri Koenig La Réunion 2008 insieme a Claude Caillol, Dominique Ficot et Raphaêlle Paupert Borne La Réunion 2010 Festival Verticalopolis Galerie Juliana Montfort à l’hôtel d’Ansouis Aix en Provence, 2011 Les Récréateurs Dodécaptiques a Saint Denis La Réunion 2011 insieme a Amélie Revel Domoco Paris 2012 Géométriques chez Catherine de Manet Paris 2013 chez Dominique Froment Kari Karé Saint Gilles La Réunion 2014 Polyptiques Chez Bobonne Saint Gilles La Réunion
a cura di Marie-Amélie Anquetil Conservateur du Musée du Prieuré Directrice de la revue “Ici, Là bas et Ailleurs” Espace d’exposition Atelier Henri Pinta 23, rue du Général Bertrand 75007 Paris ma.anquetil@yahoo.fr vimeo.com/channels/762210 Giulio Barrocu Presidente della associazione SARDONIA Italia creata nel 1993 domiciliata c/o Giulio Barrocu Via Forlanini, 2 09100 CAGLIARI giuliobarrocu@gmail.com Vittorio E. Pisu Président de l’association SARDONIA France créée en 1993 domiciliée c/o UNISVERS 38, rue des Petits Champs 75002 Paris vittorio.e.pisu@free.fr http://www.facebook.com/ assosardonia
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SARDONIA Pubblication périodique de l’association homonyme Directeur de la Publication Vittorio E. Pisu Maquette, Conception Graphique et Mise en Page L’Expérience du Futur une production UNISVERS Numéro Special ISSN en cours Tous droits reservés
Photo Marie-Amélie Anquetil
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CAMILLE DIPINGE DEI PEZZI DI LEGNO
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amille dipinge dei pezzi di legno. Da molto tempo ormai. Si potrebbe dire quasi da sempre se disponessimo di informazioni certificate sull’infanzia di Camille. Un individuo normale come voi e me per esempio, non passa il tempo a fare questo. Si capisce che per dipingere dei pezzi di legno, ci deve essere qualche cosa di non conforme in Camille. Eppure quando la si incontra tutto sembra al suo posto, a parte uno sguardo «esoscopico». C’ é come una luce che proviene dals suo occhio et che vi esamina; Come non siamo caduti dalla luna, sappiamo bene che gli artisti hanno dei sistemi di notazione che coltivano in maniera esclusiva. Tubi, pezzi di cartone ondulato, pannelli di cartelloni pubblicitari, carta da parati, componenti elettronici, vasi da fiori, mattonelle, colonne scannellate, bruciatori a gaz, matite, lamiere più o meno arruginite, pneumatici, bambole rotte, scarpe usate.... La lista é senza fine degli oggetti e delle plastiche che sono i Papi di una capella conservata ancora più gelosamente perché facilmente recuperabile. Molti sfiniscono la loro capacità creatrice attraverso uno sfruttamento commerciale necessario ma erosivo.
I pezzi di legno dipinti di Camille Revel sfuggono à tutta questa logica, perché all’evidenza c’e qualche cosa di non proprio conforme in questa donna. Camille non vi farà nessuna messa in scena, nessuna crispazione di egoismo, nessuna grande scapellatta, né gioielli vistosi, né proposizioni saccenti. Lei dipinge perché sta cercando. Semplicemente. Ed all’evidenza se continua a dipingere vuol dire che non ha ancora trovato. E senza dubbio questa sincerità rispetto a lei stessa che fa che Camille cerca et cerca ancora dei rapporti di forme, di colori. Man mano che Camille riduce i suo formati, semplifica le sue forme, abbandona le finestre aperte su dei muri. Camille si consacra all’ essenziale. All’ inseguimento di fragili vibrazioni e alla ricerca di risonance rare. E lo fa su delle piccole assiccelle di legno. Ed é in questo che il lavoro di Camille si apparenta ad una «sonata». Un solo strumento, una melodia semplice. Ma una précisione sensibile, fuori da qualsiasi frastuono. Allora Camille non é conforme, perché per fare cosi, non bisogna credersi, né tenere bottega. Bisogna essere abitati. Attila Cheyssal (tradotto da V.E.P.)
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Questo programma si propone di organizzare almeno due volte all’anno una mostra monografica di uno degli artisti che proponiamo qui, anche se la lista non é esaustiva e potrà completarsi nel tempo con altre proposizioni . Abbiamo immaginato di organizzare queste manifestazioni in periodi che non sono quelli solitamente preferiti dal turismo, sia perché vogliamo contare sulla partecipazione della cittadinanza ed anche perché vogliamo presentare della città un volto diverso da quello che solitamente si vuole trovare d’estate. Abbiamo quindi immaginato che le manifestazioni potrebbero svolgersi sia in aprile che in ottobre, un periodo che si articola anche con una certa mitezza del clima cagliaritano e che permette quindi di far conoscere agli artisti aspetti diversi della città di Cagliari e nello stesso tempo di proporre delle manifestazioni che non entrano in collisione con altre più importanti. Ogni esposizione durerebbe tra i sette ai quindici giorni, secondo la disponibilità dei luoghi prescelti e delle preferenze degli artisti. Inoltre un filmato sarà realizzato all’occasione di ogni manifestazione e sarà diffuso oltre che su DVD anche via Internet e fruibile gratuitamente e senza limiti di tempo. A.M.Anquetil & V.E. Pisu
Bernard Silvera
“Per me la vita é crudele, di fronte a lei noi non siamo uguali, Ci sono delle persone belle ed altre meno. A me piace scolpire la gente comune, la gente che incontro per la strada, quella di tutti i giorni. E non quelli che posano perché hanno un fisico perfetto e perché il “Bello” si vende bene. Voglio che chiunque possa essere esposto e particolarmente coloro che volgarmente hanno “une gueule”(un carattere) coloro che sono stati segnati dalla vita” Bernard Silvera Bernard Silvera a incominciato a dipingere nel 1970 a Combs la Ville dove abitava, presentando poi le sue opere alla Galleria Quai de Seine a Parigi nel 1999. Questo lavoro l’ha condotto a confrontarsi con la scultura ed a sviluppare un’intensa produzione. Perfeziona le sue intuizioni e la sua sensibilità frequentando gli Ateliers Menilmontant (Paris) e Les Ateliers Libres de la Mairie (Paris). Ha frequentato inoltre l’Ecole Supérieure des Arts Appliqué Dupérre (Paris). Ha incominciato a partecipare a delle Fiere d’Arte e delle Esposizioni Collettive nel 2010. Prima in Ottobre al Chic Art Fair (Paris), à la Visionairs Gallery (Paris) poi nel marzo del 2011 presso Artcurial (Paris) e sempre in marzo alla Lille Art Fair (Lille). In ottobre a esposto prima al Cutlog (Paris) poi a Drouot Cotation e ancora alla Visionairs Gallery (Paris)di cui é diventato un membro attivo. Nel 2012 ha esposto al 31ème Salon du Printemps de la Mairie de Paris, dove ha ottenuto il Primo premio della Giuria, il Premio attribuito dal pubblico e la medaglia di bronzo della Ville de Paris. Nel 2013 espone ancora una volta al 32ème Salon du Printemps de la Ville de Paris, poi a l’Ecole Supérieure des Arts Appliquées Duperré. Dal 2013 é membro della Fondation Taylor (Paris) ed espone in modo permanente alla Visionairs Gallery. Ultimamente invitato da Marie Amélie Anquetil, nel quadro delle esposizioni organizzate dalla rivista “Ici, la bas et ailleurs” ha presentato una retrospettiva delle sue opere nell’ Atelier Henri Pinta, a Paris, durante la quale più di 25, tra terre e bronzi sono stati esposti ed un diaporama dell’insieme della sua produzione victor.silvera@hotmail.fr sculpturesilvera@gmail.com facebook.com/sculpturesilvera
Photo Julien Benhamou
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BERNARD SILVERA B
ernard é un nome di battesimo e di famiglia derivato dal vecchio nome di origine germanica bernhard, prodotto dalla radice ber che significa orso, e hard che vuol dire forte, cioé orso forte, antico nome guerriero diventato patronimo. Silvera invece viene dal latino silverius, nome di un papa del VI secolo, derivato da silvius, dal latino silva, foresta. Non é allora sorprendente che Bernard Silvera lavori la terra e ne faccia dei corpi di donne e di uomini. Lontanto dai canoni proposti dal commercio e dalla pubblicità ognipresente, non sono raffigurati in una astratta e disincarnata anoressia mentale, liscia e ghiacciata, igienista ed ipocrita, orfana di desidero e di passione, privata di ogni piacere in una posa artificiale, i corpi ed i visi delle opere di Bernard Silvera, traspirano la vita, la passione, il confronto con gli elementi, con il mondo, le gioie e le pene, i successi e gli smacchi, insomma toutto quello che fa che la vita non a bisogno di domande o di risposte, essa E’, semplicemente, solare o tenebrosa, accogliente oppure minacciosa, dolce o rugosa insieme, folgorante di rapidità e terribilmente lunga et noiosa, o piena di fuoco come una passione amorosa divorante e soddisfata. Ci si puo riconoscere nelle opere di Bernard Silvera, ritrovarsi, compiacersi, et riconoscere coloro che abbiamo conosciuto o che avremmo voluto incontrare. Un universo, un mondo intero sul quale la luce suscita mille riflessi e mille ombre, si lascia scrutare, ammirare, desiderare, offerte che sono alla nostra curiosità, al nostro desiderio di sapere, di capire, chi siamo, alla fine ? Ecco, noi siamo questi corpi, noi siamo questi visi, noi siamo tutte queste vite diverse ed insieme simili, cosi piene e cosi sofferte, cosi laconiche e cosi ciarliere, cosi piene di imprevisti e cosi noiose, cosi incadescenti di passione e d’amore e cosi congelate di solitudine e di paura. Bernard Silevra, non ha paura di mostraci come noi siamo attaverso le sue terre ed i suoi bronzi, di mostrarci che siamo cosi desiderabili, cosi adorabili, cosi diversi e cosi unici. Tutti quanti noi siamo. V.E.P.
é un artista francese nato a Parigi Montmartre nel 1959. Con uno spirito fantasioso lo scultore impone al nostro sguardo le sue opere forti, disturbanti, originali, potenti, realizzate con una materia non nobile, secondo l’artista, che ha scelto l’argilla, ed il suo aspetto sensuale. Scolpendo particolarmente i corpi ed i busti femminili, le sue opere suscitano delle emozioni infinite. La sua ricerca non é quella della perfezione ma rivendica fortemente la sua opposizione al «bello». Una breve esperienza pittorica l’ha condotto alla scultura. Bernard Silvera pone, instantaneamente e quasi senza farci caso, delle domande et nello stesso tempo ci propone delle chiavi per interpretare la sua esistenza e naturalmente la nostra. Le sue opere, pezzi unici, scolpiti manualmente, forzano l’ammirazzione di quelli che sanno guardare. Esse creano interesse nel pubblico, un modo di vedere e di pensare che ci porta a considerare più attentamente il nostro secolo. Cosciente di suscitare a volte fastidio e rifiuto, l’artista risponde che non si situa in una ricerca della seduzione. Le sue opere sono create per suscitare delle emozioni forti, per giocare sul nostro risentimento e per estirpare quello che noi consideriamo come «il male del secolo». Le sue opere sono volontariamente mal finite perché per Bernard Silvera l’aspetto abrutto é quello che esprime meglio la vita. Per lui la bellezza non risiede nella perfezione ma nella voluttà di una curva, nell’ eleganza di una vena, nella maestà di un muscolo, nel dolore di uno sguardo, nel lato cupo di una posa. Artigiano della sua propria creatività, e nell’affermazione della sua personalità «all’incontro dell’introspezione, sono andato verso l’espressione attraverso le mie mani, mi trasformo trasformando la materia». Le sue opere sono ricche di umanità, sono un invito ad andare verso il prossimo, un richiamo a guardare il mondo tale quale si declina sotto i nostri occhi. Le sue opere sono audaci perche propongono dei valori dimenticati che stanno rinascendo e contrariano le convenzioni e le idée correnti.
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Ogni mattina, al mio risveglio, non manco mai di ringraziare gli artisti del tempo passato e presente, del mondo intero, perché ci autorizzano ad avvicinarsi alle loro opere e ci lasciano scoprire una parte segreta delle loro anime. Il rispetto infinito che ho per gli artisti, spiega questa passione que ho di organizzare delle esposizioni delle opere che ho scelto. Amo anche partecipare alla messa in opera dell’esposizione e, naturalmente alla scrittura di un testo sul loro lavoro. Questi sono, per me, dei mezzi cosi preziosi che mi aiutano a scoprirli meglio e ad accompagnarli per un certo tempo lungo il loro cammino artistico. Ogni volta é una nuova avventura piena di rischi, di angoscie e di eccitazione. Mi é particolarmente piaciuto organizzare, per esempio, insieme ad altri artisti e gallerie specializzate, la mia prima esposizione sul tema “Célébration en Bleu” al Manège Royal a Saint Germain en Laye nel 1979. Fu veramente impressionante di vedere i trasportatori consegnare le opere di Monet, Matisse,Yves Klein che si miscolavano al altre pitture di Buraglio, Hantai, Frédéric Breck, Louis Comtois... Vederle cosi, posate contro un muro nel più grand disordine, quasi perdute, poi spostarle, trovare a ciascuna la sua collocazione, il suo spazio, per armonizzare infine tutte le opere le une con le altre, tutte queste opere dei blu possibili! Quest’ultima fase del mio lavoro mi é sembrata particolarmente stimolante ed entusiasmante come un’improvvisazione musicale. (continua alla pagina 8)
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Carmen Hoyos
1946, Nasce a Bogota, Colombie 1965 Parte vivere in Belgio 1968 Ecole Nationale Supérieure d’Architecture et Arts Visuels (La Cambre) 1971 Prima scultura luminosa in tapezzeria Premio della Commune de Forest, 1972 Primo diploma di Tapezzeria e Design Tessile Grado Grande Distinction, all’ENSAAV (La Cambre) Collabora con René Léonard, Haut Responsable au Ministère de la Culture, Installazioni d’esterni, interventi “Land Art” negli spazi publici e culturali in Belgio 1975 Secondo diploma, Master in Tapezzeria et Sculture Non rigide a l’ENSAAV (La Cambre) Creazione di un’opera monumentale per la Galerie Isy Brachot, “Environnement rose”. Bruxelles. Dal 1975 fa parte delle Giurie nelle Ecoles d’art. 1977 Sposa Alexandre Melin 1972 Galerie Alpha, Bruxelles. 1973 Musée des Beaux Arts, Mons. Esposizione Het Preinsenhof, Sdelijk Museum, Delft Hollande 1975 Palais des Beaux Arts, Bruxelles Prix Alphonse Muller. Municipalità d’Etterbeek Aquisto dallo Stato Belga di tapezzerie monumentali Inizio delle sculture all’aria aperta Land Art 1977 Land Art, inaugurazione del Musée de Plein Air du Sartilman, 1978 Sculpture nella città di Villeneuve, France Professore all’”Ecole Nationale Supérieure d’Art” di Mons Partecipa alla Commission pour la créazione de la “Fondation de la Tapisserie” a Tournai. Commissario et créatrice del concetto di “Tapisserie et Textile contemporain dans les rues” , la cathédrale, le scuole d’arte ed i commerci della città di Tournai, Performance sulla musique de Pierre Coulon 1981 Inaugurazione del Centre d’arts Plastiques Contemporain, invitata da Dominique Capart, créazione de Mirage, sculptura sospesa che surpiomba l’avenue des Nerviens, Bruxelles 1982. Professore d’Arte contemporanea a “l’Université de Louvain la Neuve”, invitata da Ignace Van de Vivere, direttore del Musée e della facoltà d’”Histoire de l’Art”. Acquisto da parte delle Stato Belga delle tapezzerie monumentali per l’Université di Louvain-la-Neuve 1984 Parc du Monde des Arts, Palais des Congrès per il “Congrès International de Psychoanalyse” Bruxelles 1985. Créazione Land Art nella Place verte per l’Exposizione “Art au jour d’Huy”, Sculture nella città a HUY, Belgique 1988 Commissario dell’ Exposizione internazionale di “Tapisserie e Textile contemporain” Esch-sur-Alzette, Grand Duché du Luxembourg. Performance personale - pittura e gestuale su di una composizione sonora d’ Eric de Visscher Performance ed Exposizione, Galeria, Budapest, Budapest Hongrie. 1989 Installazioni, 5 performances Transformazione attraverso il fuoco, Sculture infiammabili, Accompagnate da una composizione sonora di Eric de Visscher. GPOA Bruxelles 1990. Installazione personale Primavera, Museum-Gallery, Florida State University. Tellahassy, USA 1992 Esposizione personale, Galerie Herold. Bruxelles 1994 Performance et Installazione multimédia, Abundancia-extremos, “Cuarta bienal de Arte de Bogota” Musée d’Art Moderne de Bogota, Colombie
Photo Amlexandre Melin
Marie-Amélie Anquetil
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CARMEN HOYOS
l suo percorso si costruisce in permanenza nell’esplorazione e nel confronto con nuovi campi di azione. Si sviluppa tra il contatto intimo con la natura, i suoi elementi fondamentali et la ricerca dei legami con i fatti ordinari. Disturbare i limiti, amplificare, creare degli accordi con dei settori inesplorati, trasformare il quotidiano in eccezione, et l’eccezione in avvenimento sono gli argomenti fondatori delle sue opere. Nelle opere di Carmen Hoyos, uno spirito di pittura si insinua nelle fotografie, l’acqua, la trasparenza et la luce sono delle componenti essenziali nella scultura, alcune delle pitture sono luminose. Giuoco di equilibrio tra materialità e la sua aura colorata, limite tra il concreto ed il fluido. Queste opere sono sovente ibride. Indipendentemente oppure insieme nelle installazioni, interpretano lo spazio e lo trasformano. La messa in opera si fa anche nelle istallazioni luminose e sonore. Installazioni di serie, di dualità, di armonie: prendono lo spazio, il tempo, la luce comme partenairs.
Nel dominio dell’effimero quello che importa é la memoria, l’mpronta immateriale, durabile, che nutre le azioni future e non la materializzazione di un momento in un’ opera perenne che si fissa nel tempo. L’impronta memoriale ha i contorni sfuocati e soggettivi, nutre il sogno e l’immaginazione e diventa il terreno personale delle azioni a venire. L’accento é dato dalla dinamica e dal posizionamento evolutivo, l’ opera é variabile nel tempo, non ripetitiva, essa é la presentazione o la rappresentazione fugace, memorabile per il suo contenuto, il suo impatto, il suo carattere insolito. Vitalità e tempo sono nel cuore della risposta. L’approccio é flessuoso, nella durata più o meno lunga secondo il momeno. Variegati, gli ingredienti di questa festa sottile, distinta e pertanto intraprendente, si coniugano in un futur che si disloca in continuazione. Adetta delle istallazioni che giocano con gli spazi, le luci ed i suoni, Carmen Hoyos é un’artista che ama il movimento.
http://www.carmenhoyos.com
Due Performances ed Installazioni accompagnate dalle composizioni sonore di Jean-Yves Bosseur e dal gruppo Noise Maker’s Five, 1995 Installazione personale, nella chiesa di La Hay-les-Roses, 1997 Notte evenemenziale, creazione di un percorso, di “giochi” multipli e di un concerto di musica industriale 60 artistes si rispondevano con delle opere infiammabili, sulla terra, sull’acqua, in aria ed all’interno del Château Malou per i 25 ans de GPOA, 2000 Notte evenenziale e installazioni multimedia, con Camille Revel e Agnès Pezeu, Composizione musicale di Jean-YvesBosseur, Temps et contretemps, Issy-les Moulineaux, 2000 FIAC. Evenemento sensoriale per la Galerie Bernard Jordan, con Gilles Marchal / Hôtel Le Bristol 2004 Évènemento multimédia sulla Senna, accompagnata dalla Chorale de Paris 8 et dalle Grandes Ecoles, “Sonorités lumineuses”, Nuit Blanche, Paris 2005 “ Évènement festif, haute couture pour tables, sculpture délicieuse, lumières”, “La Poule amoureuse” “La maison rouge”,Paris Créazione di décors de théâtre, costumi et luci per la troupe de Dominique de Vaudeville, Saint Cloud, France. 2006 Installazione personale di fotografie giganti sull’acqua del fossato del Château de Jehay, commissaire Philippe Hornaert, 2008. Accompagnamento - per la parte estética e luci - di Nicolas Cloiseau, Directeur Artistique de la Maison du Chocolat per la sua opera presentata al “Concours du meilleur ouvrier de France, Section chocolat”, Paris 2009 Carte Blanche per una esposizione personale, “Work in progress”, dalla scultura alla pittura in 7 vernissages, Musée du Costume et de la Dentelle, Bruxelles 2011 “Évènement festif, Flore”, Aix-en-Provence 2012 Installazione di 1100 fiori “Un jardin rêvé”, Évènement multimedia France 2012 Nuit Blanche, Bruxelles Évènements festif, Fiat Lux, Saint Germain-en-Laye 2014 Évènement multimédia, 151 Gallery, Exposition, Bruxelles
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Fu un bel successo! E’ buono ed utile qualche volta di poter imporre la propria visione, oppure al contrario, rimanere nell’ombra come un osservatore attento et ben intenzionato, dipende... La mia vita é stata scandita da tante esposizioni da preparare ed ogni volta ho colto l’occasione al balzo; sapevo che avrei trovato una felicità incredibile e che avrei diviso questa gioia con i visitatori. Quando ebbe luogo l’esposizione “Le Chemin de Gauguin” al Musée Départemental du Prieuré nel 1985, la persona che si occupava del vestiario si assento’. La rimpiazzai durante un’ ora, arrivo’ allora una giovane donna in lacrime. Le chiesi se potevo fare qualche cosa per lei, ma rispose: ”Niente, Niente, sono semplicemente molto commossa da questa esposizione e dall’opera di Gauguin” Fu la più bella ricompensa per me et per tutti coloro che parteciparono all’immenso lavoro della preparazione. Non si tratta di descrivere tutti gli avvenimenti artistici che ho avuto la chance de poter organizzare, ma solo di darvi la voglia di venire e passeggiare dentro le esposizioni, di amare queste opere al punto di farle vostre, di appropriarvele con il vostro sguardo attento e ghiotto. E quello che mi auguro che avvenga con questo progetto per Cagliari. Marie-Amélie Anquetil
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Hélène Vans
Come possono un’incisione o una scultura entrare in armonia con un’architettura? Questa é la ricerca continua di Hélène Vans, il cui talento non risiede nella produzione di oggetti, ma in una sapiente messa in situazione delle materie con le quali lavora. Ricordando i suoi studi su carta, prima piegati, poi messi sotto torchio per essere incisi: delle tecniche dove la messa a piatto della materia é spinta all’estremo. Ne risulta una messa in perspettiva ed una profondità di campo inattese. Dopo la carta, le sculture sono state formate (saldate) in lamiera d’acciaio inossidabile. Anche se riposano solo su qualche punta, alcune di queste sculture pesano nostante tutto qualche centinaia di chili. La prodezza tecnica concede una leggerezza all’opera che é possibile abbordare da diversi punti di vista, il gioco di pieghe et ripeghe dona un interiorità alla sucltura, che rimanda dei frammenti dello spazio circostante. La difficoltà del materiale é completamente occultata dalla messa in valore degli spazi cosi rivelati. In un altro luogo, una lamiera d’acciaio inossidabile de 10 metri di lunghezza et di 2,5 tonnellate di peso, sospesa nella frattura di un sotterraneo pedonale inutilizzato, diventa un quadrante solare che permette di fare si che il luogo, diventato scenografico e cinetico grazie alla luce del sole, attiri i diversi pedoni che lo percorrono. L’ultima esposizione di Hélène Vans all’Orangerie de Meudon si é arricchita dell’utilizzazione di specchi. Il luogo é eccezzionale, la Loggia costruita nel XVIIo secolo da Louis LeVau, architetto, orientata in pieno sud, é destinata ad accogliere gli alberi fruttiferi durante la stagione fredda. L’artista ha posato quelque foglio di acciaio inossidabile a forma di ellisse piegata su di un allineamento di specchi, facendo allusione agli specchi d’acqua adiacenti di Le Nôtre. Il visitatore pigro, vedrà solo il proprio riflesso e non una messa in scena minuziosa, per non dire precisa al millimetro! In effetti, al primo raggio di sole, per la magia dei riflessi di luce, l’acciaio inossidabile e gli specchi si congiungono per rivelare la qualità del luogo e far apparire la sua quarta dimensione! A causa del rinvio mobile della corsa del sole sul suolo, le pareti e la volta in pietra, voi assisterete ad un corso animato di architettura classica di cui non si sa più chi é l’autore, l’oggetto, il luogo, la luce oppure l’occhio che li guarda. Dimenticate quindi le nozioni di scultura-oggetto o di esposizione inerte, Hélène Vans instancabile nella sua ricerca, qualunque sia il materiale utilizzato et sempre sul filo di una scommessa tecnica, si gioca delle nozioni di statica. L’artista afferma che il luogo crea l’opera scolpita, per lo spettatore é pittosto l’opera che anima et svela l’architettura circostante et l’occhio contemplativo si regala. Isabelle Mouillefarine architecte.
Photo Hélène Vans
(continua dalla pagina 6)
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HELENE VANS
ata a Madagascar, Hélène Vans viaggia durante diversi anni prima di fissarsi a Parigi, ed incominciare la scultura all’étà di trent’anni. Incomincia con l’argilla esplorando la figura umana, poi inizia il taglio dei blocchi di terra e di gesso in un lavoro di astrazione. A partire dal 1987, realizza numerosi bronzi nell’atelier di Gilbert Clement, concomitante al suo atelier di Meudon. Nel 1993 incontra l’architetto Michel Olivier Dayot che diventerà il suo compagno. Realizza la prima opera per un cliente istituzionale nel 1995, intitolata «Furtivité» é un mobile bar all’IUFM (Istituto Universitario) di Bretagne a Rennes. Questa prima opera in sito, in metallo inossidabile piegato, sarà il punto di partenza di una riflessione sulla presenza fisica della scultura nello spazio pubblico. In opposizione all’assimilazione dell’arte nella città, a alle sue manifestazioni provisorie e/o effimere, l’ opera al contrario deve esistere attivamente e discretamente nel suo sito. Nel 1998 Hélène Vans realizza «Feuilles
Blanches pour la Justice» (Fogli bianchi per la Giustizia), commandata dal Ministére de la Justice, installando sul parvis del tribunale, tre sculture monumentali in acciaio inossidabile satinato. Nel 2001, realizza «Furtivité Solaire» commandata dalla città di Rennes per l’organizzazione e l’arredo di un passaggio urbano. La sua opera, un vero stiletto monumentale, é sospesa al centro del passaggio pedonale. Hélène Vans continua la sua opera nello spazio pubblico e collabora a numerosi progetti. Nel 2001 elabora una serie di sculture a posizioni multiple, utilizzando gli specchi come base per le sculture: «In situ Infini» installate nelle carrière del castello del Marquis de Sade a Lacoste, poi «Metal mental position» nell’atelier del pittore Henri Pinta a Parigi. Presenta oggi un nuovo lavoro sulla geometria delle ellissi e delle sculture d’angolo, delle sculture specchio ed una linea di specchi di sette metri di lunghezza.
elle nuvole scivolano lontane, la luce si infiltra tra loro, e spiegata, l’elegante follia d’acciaio, comme inspirata da questa luminosità che si gioca delle cose immobili, immagina all’improvviso di spiegare le sue ali, di ballare nell’ombra. Il luogo riincantato, la ballerina inanimata improvvisa allora delle punte... Tutta la magia di una scultura in gracile equilibrio su tre punti, é sospesa al tracciato unico dell’artista, al lavoro visionario che permette all’opera, in risonanza intima con lo spazio, de poter ribaltarsi, operando uno sconvolgimento che sfida le leggi della gravità, e restituisce furtivamente una presenza al vuoto. «Sogno che le mie sculture»confida Hélène Vans,«tengano in qualsiasi posizione. prima di tutto, mi sento vicina ad un ballerino, mi sento parente della coreografia». Ma prima di arrivare a questa fuzione spaziale, ha avuto bisogno di confrontarsi al vuoto ed alle sue leggi sottili. «Quello che mi ha interessato é che le masse ed i portici di pietra si trovavano in alto, a dieci metri, con una vista a 360 gradi, ed é li che mi sono posta la domanda della nozione di specchio per mostrare la profondità e la costruzione dello spazio, più attirata dall’alto delle cave che dal basso.. E un po la storia di uno che precipita nel vuoto, ma che ricade sempre sui suoi piedi» ride Hélène. Florent Founés (extrait)
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Nel 1997 é stata nominata Conservateur del Musée Départemental du Prieuré (Yvelines) consacrato agli artisti simbolisti e Nabis, a Maurice Denis ed alla sua época. Marie Amélie Anquetil ha creato il museo, sotto l’egida del Conseil Général des Yvelines, e ha organizzato le esposizioni sull’arte del periodo compreso tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XXmo. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo«Le chemin de Gauguin» (catalogo del’esposizione omonima), «Aquarelles Orientales d’Emile Bernard», «Le sentiment religieux et l’art chez trois peintres du groupe de Pont Aven: C. Filliger, J.Verkade M. Ballin» e «Musée du Prieuré, Cinq ans d’acquisition». Marie Amelie Anquetil ci parla della sua esperienza: «Fin da bambina ho avuto la chance di essere immersa nel mondo dell’arte, ho seguito questa specialità nei mei studi, in seguito ho dato dei corsi all’università a degli americani e dei francesi. Durante quindici anni ho diretto il «Musée Départemental du Prieuré». nel Dipartimento delle Yvelines Furono degli anni magnifici, di scoperte, di incontri con le famiglie degli artisti, i collezionisti ed i visitatori che mi aiutarono generosamente ad arrichire la collezione originale. E stata per me l’occasione di sviluppare la mia immaginazione ed un certo senso creativo attraverso delle esposizioni prestigiose, la creazione di cataloghi, la scrittura di articoli scentifici, l’organizzazione di animazioni in seno al Museo. Ho voluto in seguito far partecipare a questa mia passione, persone di ogni ceto sociale e condizione. Ho organizzato dei corsi nei centri penitenziari del Dipartimento delle Yvelines . Questa esperienza si é rivelata veramente positiva ed ha riportato un grande successo presso i detenuti. In seguito ho organizzato delle esposizioni di diverse opere al Centre d’Issy Les Moulineaux ed in altri Musei di Francia, come il Musée des Beaux Arts d’Orleans.
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L’Arte é un cammino misterioso che ci porta verso noi stessi e gli Altri». Marie-Amélie Anquetil
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JEAN MICHEL HEQUET VUDICI
Il lavoro di Jean Michel ci appare eccletico per la multiplicità degli oggetti, dei generi praticati. Ma esso é unico a causa dello spirito e della sensibilità che se ne sprigiona. Dopo aver osservato il suo lavoro siamo coscienti che l’artista ci invita, attraverso la sua fotografia, all’interno della memoria; memoria di un momento, di un luogo, di una storia, di un fatto. La sua memoria! Seguiamo il filo. Per convocare un ricordo ed anche per fare traccia, lo trattiene, lo fa durare, lo veste, lo spoglia, lo trasforma a suo piacimento, utilizzando degli oggetti que distorna secondo la sua immaginazione ed il suo intento. Anche se utilizza oggi la paletta dei mezzi moderni, la fotografia argentica é il suo materiale iniziale. Tra le sue opere, ho scelto di parlare della “Natures mortes aux citrons”. Esse sono atipique e fuori dal tempo. Ascoltiamolo evocare queste immagini “Non é più un limone. E’ una rappresentazione perfettamente analogica del reale. Ma questa diapositiva, diventata stampa fotografica, lo prova “questo é stato cosi”. Eppure il limone non lo é più veramente. Essicato si é quasi fossilizzato. E’ diventato un alterego! Ora, malgrado questo stato, detiene ancora un profumo di vita... Mi ricordo di un limone secco, poggiato sulla lunetta posteriore di una vettura, e del profumo meraviglioso che emanava ancora... Se nelle mie fotografie il limone é diventato un riflesso, un’immagine, un ricordo, é rimasto ancora profumo. Perdita ma anche ritrovo. E’ una piccola maniera di congiurare la morte!” Cosi JMHV interroga l’ontologia de la fotografia rispetto alla pittura. Quando René Magritte afferma “Ceci n’est pas une pipe” la sua pittura ci parla di una realtà trasformata in immagine. Ci dice le perdite che subisce il soggetto appiattito. Con i limoni secchi di JMHV, la realtà est messa in questione prima dello scatto fotografico. “Questo non é più un limone” ci dice il fotografo. Quello che amo, che apprezzo tanto nelle “Natures mortes au citrons” é il loro profumo di eternità. Come in certe pitture classiche Olandesi o Francesi, troviamo il silenzio, la purezza, la ricerca del meno per il più, il minimalismo, la trasparenza e la presenza. Non c’é niente e c’é tutto. Come la musica, le sue opere ci abitano dall’interno. Marie-Amélie Anquetil
Photo Jean Michel Hequet Vudici
Marie-Amélie ANQUETIL
JEAN MICHEL HEQUET VUDICI
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ean Michel elabora una composizione del visivo, a partire dalla “camera oscura” un arnese inventato nel Rinascimento, oppure dal rilievo cartografico, due dispositivi che mettono in gioco la prospettiva. Antenata dell’apparecchio fotografico, correntemente utilizzata nel XVIImo e nel XVIIImo secolo, la camera oscura riposa su di un principio scoperto da Aristote. Essa rimane ancora un oggetto di fascino per numerosi artisti contemporanei. Lo sténopé, che permette di ottenere delle immagini fotografiche grazie ad una semplice scatola nera bucata da un piccolissimo buco, senza obiettivo, é ancora oggi praticato. Infatti Jean Michel utilizza la camera oscura come appare nell’ Enciclopedia di Diderot e D’Alambert. In modo poetico ed analitico, sottolinea la semplicità del suo funzionamento. Cosi “Tre Punti di vista” riproduce l’incisione dell’Encyclopédie in tre esemplari,
segnalando solamente il percorso della luce nel dispositivo. Questa apparente semplicità serve di supporto ad una riflessione sullo sguardo e sul paesaggio. Come rappresentare un paesaggio, Come ricordarlo? Perché tra il paesaggi e l’osservatore si interpone sempre una macchina, a ribaltare o a memorizzare. E questa situazione che i lavori di JeanMichel Hequet Vudici cercano a simulare, metaforizzare o poetizzare. A partire da un rigore scientifico o tecnico - le immagini de l’Encyclopédie, dai grigi fotografici al 18 per cento, dai rilievi topografici - le opere derivano insesibilmente sotto l’effetto di piccoli spostamenti. Anche perché il processo speculativo e sensibile di Jean Michel lega un dialogo significante con le grandi opere del XX secolo, quelle di Marcel Duchamps o di René Magritte per intenderci, con un “Hommage à M.D. Fresh Widow” oppure “ceci n’est plus un citron” lo sguardo dell’artista circola tra éredità ed apertura a delle nuove sensibilità
‘opera di Jean Michel Hequet Vudici appare ad un osservatore superficiale, immediatamente complessa ed intelletualizzata, trovando le sue referenze nella storia della rappresentazione, nella storia della fotografia che si scopre molto più antica di quello che si poteva credere. Immaginare che i pittori del Rinascimento provavano già ad utilizzare la fotografia é un’informazione che sorprende il più grand numero, ma voi che ci leggete, eravate già al corrente. Continuando la sua analisi, l’osservatore scoprira allora che le diverse manifestazioni della sua opera, spesso con l’aiuto della costruzione di macchinari molto elaborati che sfruttano i principii fisici più sconosciuti, nascondono al contrario un’approccio tutto in sensibilità ed intuizione che ci trasporta verso un mondo alla «Alice nel paese delle meraviglie», nel quale quello che si vede non corrisponde sempre con quello che é, ed i diversi strati della rapresentazione appaioni nella loro complessita ludica e, sopratutto, giocosa. C’é infatti nella costruzione, una gioia quasi infantile, ma mai ingenua o superficiale, piuttosto la stessa gioia che ci riempe quando abbiamo finalmente trovato la soluzione a qualche cosa che ci appariva misteriosa ed incomprensibile et che si rivela in tutto il suo splendore sapiente, complesso e glorioso. Gli studi e l’esercizio della professione di architetto durante dei lunghi anni, hanno permesso a Jean Michel Hequet Vudici di poter adottare senza problemi uno sguardo ed una manièra di affrontare la realta im modo pragmatico, con un metodo basato su solide conoscenze scentifiche ed anche una maniera di esecuzione nutrita da tutte le componenti romantiche e poetiche al tempo. Alla soglia della sua maturità di fotografo, d’artista e di creatore di macchine fatte per vedere, ci offre oggi un bel regalo.
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Nato a Cagliari dove ha vissuto fino all’età di 22 anni, visita Parigi per una vacanza di quindici giorni ma ci si installa ed incomincia a lavorare come capo progetto (a 23 anni) presso numerosi studi di architettura, partecipando alle più importanti competizioni della fine del XX secolo(su 44 concorsi é stato premiato 19 volte e ne ha vinto 10) e allo studio di più di 160 progetti di architettura di cui 74 sono stati realizzati. Architetto professione liberale dal 1985 lavora dall’anno 2000 con l’architetto d’interni Colombe Stevens, insieme alla quale ha realizzato la ristrutturazione di Hôtels Particuliers, Boutiques, Uffici, Appartamenti, Residenze principali e secondarie. Cofondatore della rivista di poesia «Prévoir et Dormir» nel 1973, al suo rientro da New York, dove ha vissuto dal 1982 al 1985 e participato ad un concorso per Times Square, inizia un’attività di creazione ed edizione di riviste (UNISVERS, Le Champ Urbain, Atelier Europe, Palazzi A Venezia, etc.) Nel 1999 inizia la produzione di più di 400 trasmissioni televisive diffuse su Internet. I loro titoli sono «Le Champ Urbain» che tratta di architettura, paesaggio ed arte urbana, «Spoutnik» sulla creazione contemporanea (pittura, scultura, fotografia, litteratura, teatro, musica, varietà) Solo Opera dedicata all’arte lirica e SARDONIA una trasmissione sull’arte e la cultura della Sardegna; Presidente e animatore di numerose associazioni ha promosso diverse (continua a pagina 14)
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hantal Lorio é una grande e bella donna, con i cappelli rossi e la faccia piena di lentiggini. Ride spesso e volentieri e ci si accorge che non puo rimanere ferma neanche un attimo. Sta sempre andando e tornando, facendo domande, provando tutto quello che gli capita sottomano. Chantal guida la motocicletta, ama correre sulle lunghe strade che si snodano nelle colline, oppure attraversare le grandi distanze americane oppure australiane, unica viaggiatrice su di una strada deserta che continua dritta per centinaia di kilometri. Chantal é pittrice, ma anche molto di più. E bravissima nel restauro dei mobili, dei quadri, degli oggetti antichi, che riporta a nuova vita. Ha un’abilità diabolica nel ricostituire gli elementi che permettono di ritrovare l’aspetto originale di un quadro rovinato dal tempo ed opacizzato dal fumo e dalla polvere, oppure ritrovare il lustro di un vecchio mobile diventato bancale ed inutilizzabile. Chantal disegna, ha illustrato moltissimi articoli nei maggiori giornali e riviste francesi, tagliandosi una solida reputazione in un mondo popolato da pescecani ed imbroglioni di ogni sorta. Chantal dipinge, preferisce i grandi quadri dove ci racconta delle storie che sono tutte sue, anche se naturalmente riconosciamo benissimo certi scorci che ci sembrano familiari, ma dopo un esame attento ci rendiamo conto che non facciamo abbastanza attenzione al nostro quotidiano ed allo spazio che ci circonda. Chantal dipinge e nei suo dipinti ci svela situazioni e prospettive che avevamo ignorato. Nei suo quadri uomini e donne si avvicendano, ma sembra che non si incontrino mai, o allora per caso e di sfuggita. Chantal si attacca spesso a dei temi ai quali non avevamo pensato, o non abbastanza. Con la sua serie sui monaci ci rivelava la strana bellezza e l’eleganza di questi semplicissimi tabarri immemoriali, con i loro capucci che trasformano qualsiasi personaggio in religioso oppure nascondono la sua identità affinché possiamo porci delle domande. Chantal dipinge la città, ma non la città nuova, la città vecchia, antica, quella che conosciamo fin da bambini, che rimane sempre li, anche se si trasforma lentamente, o viene fagocitata violentemente da una modernità invadente e senza charme. Chantal viaggia, visita il Canada, vsita l’Italia e tanti altri posti dai quali ci riporta delle immaggini, a meno che non habbia inventato tutto, ma guardando un quadro non si capisce, non si distingue quello che é vero, quello che é stato sognato, quello che forse sarà domani oppure quello che non sucederà mai. Nel dubbio chiedeteglielo.
Photo Chantal Lorio
Vittorio E. Pisu
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CHANTAL LORIO
hantal Lorio é diplomata della Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts de Paris, in “Arts Plastiques” con i complimenti della
giuria. Disegna alla matita, dipinge all’olio, all’inchiostro, con i pastelli di cera ed associando collage, carta spiegazzata, stracciata e crea diversi oggetti ed altre eccentricità. Attraverso il colore e la materia cerca di esprimere quello che le parole sono impotenti a descrivere. Privilegia il figurativo ma tende verso una grande semplificazione, l’assenza di dettagli. Le luci contrastate, l’opposizione ombra luce sono degli elementi impoetanti della sua rucerca pittorica. Preferisce i grandi formati e le sue tele possono arredare un’intera parete. I paesaggi urbani che riproducono ci fanno penetrare in un mondo particolare, comesognato, dove la realtà assume aspetti onirici e poetici.
Le sue attività sono multiple e varie. Ha collaborato con degli studi di architettura come colorista e maquettista. Ha anche creato numerose illustrazioni per giornali e riviste (Le Monde, Le Nouvel Observateur, etc.) ha lavorato con diversi antiquari. Si é perfezionata in altre tecniche (falso marmo, falso legno, marchetteria di paglia, arte povera, legno dorato, legno patinato, etc.) Inoltre restaura mobili, oggetti et quadri antichi. Ha sempre organizzato degli ateliers artistici, riunendo diverse discipline delle arti plastiche. La sua esperienza la spinge a cercare sempre, a sperimentare nuove tecniche e nuovi territori. Diversi viaggi di studi l’hanno condotta in Canada, in Italia ed in altri paesi. Attiva da più di trent’anni espone spesso e volentieri. Ultimamente ha partecipato a diverse esposizioni personali a Parigi e nella regione Ile de France.
Salon des Artistes Français Mairie de Fumel, Esposizione personale Mairie du Bourget Esposizioni personali presso numerosi amatori privati Parigi ed Ile de France Centre Culturel de Pontoise, Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts Paris Galerie Image Paris Maison de la Culture Saint Etienne Galerie du Lion Paris Galerie de la Chaise Paris Grand Marché d’Art Contemporain Bastille Paris Galerie de la Cité Limoges Chapelle Saint Jacques Vendôme Salon d’Art Chrétien Montoire Salon des Arts La Chartre Loir Grand Marché d’Art Contemporain Bercy Village Paris L’Estaminet Vendôme Maurep’Art Maurepas Octuor Triel Salon des Indépendants Paris Salon des Arts Pontoise Atelier Henri Pinta Paris La maison des Arts Maurecourt Expositions prévues au Québec pour l’année 2015
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agliari Je t’aime é una manifestazione
che si dovrebbe svolgere su di un periodo di tre anni ed organizzare, per il momento, due esposizioni ogni anno, nel mese di aprile e nel mese di ottobre, invitando ogni volta un’artista francese a mostrare le sue opere e nello stesso tempo a scoprire una città che non conosce perché diventi in seguito il soggetto delle sue produzioni. Nel nostro progetto abbiamo immaginato di poter investire dei luoghi come EXMA, il Lazzaretto, oppure il Ghetto, tutti luoghi che a Cagliari sono deputati alle manifestazioni artistiche ed alle mostre, ma non siamo opposti a qualsiasi proposta ci venga fatta. Siamo assolutamente pronti a collaborare con tutte le istanze, pubbliche o private,al fine di riuscire a fare si che a queste manifestazioni partecipi la popolazione cagliaritana ed anche i numerosi visitatori della capitale isolana. La rivista «Ici, la bas et ailleurs» diretta da Marie-Amélie Anquetil, sarà distribuita durante le manifestazioni naturalmente nelle due versioni (italiano e francese) in modo da pubblicizzare l’iniziativa sia a Cagliari che a Parigi, ed i nostri numerosi seguaci nei diversi «social network» potranno inoltre visionare il video realizzato all’occasione della manifestazione . Noi speriamo sinceramente che questa iniziativa possa creare uno scambio continuo tra Cagliari e Parigi, considerando che oggi la Sardegna é meglio conosciuta e considerata in altri Paesi Europei molto più che in Francia, per delle ragioni storiche, sociali ed economiche. In questi ultimi anni le presenze sarde in Francia sono diventate più evidenti ed anche delle iniziative comme quelle gastronomiche hanno riscontrato un notevole successo. Non ultimi i numerosi ristoranti che si sono aperti e che contribuiscono a diffondere la cultura e l’arte culinaria e gastronomica della Sardegna. Naturalmente il nostro augurio é che questa manifestazione si protragga e continui nel tempo, attirando sempre più numerosi, gli artisti francesi a venire a confrontarsi con il pubblico sardo e nello stesso tempo aiutare gli artisti sardi a venire ad esporre, le loro opere a Parigi ed in Francia. Come potete vedere nelle numerose sequenze messe in linea sia da SARDONIA, che dalla rivista «Ici, la bas et ailleurs» la nostra contribuzione alla diffusione dell’opera dei numerosi artisti, sia sardi che non, si sviluppa nel tempo e continua tranquillamente ma fermamente a trattare quei temi che i mass-media spesso e volentieri trascurano, ma lasciandoci la cura di rivelarli al pubblico. Marie-Amélie Anquetil & Vittorio E. Pisu
Photo Jean Bernard Barsamian
(continua dalla pagina 12) manifestazioni artistiche, esposizioni di pittura, scultura e fotografia insieme a Marie Amélie Anquetil, con la quale ha creato la rivista «Ici, La bas et Ailleurs» che illustra le diverse esposizioni di pittura, scultura e fotografia, che insieme organizzano nell’atelier del pittore Henri Pinta (Marseille 1856, Paris 1944). Queste manifestazioni sono inoltre diffuse via web, attraverso un documentario filmato, realizzato ogni volta all’occasione del vernissage delle esposizioni. Per l’associazione SARDONIA, che ha creato nel 1993, aveva prodotto più di trenta trasmissioni diffuse sul sito canalweb.net, ed oggi disponibili sul canale SARDONIA, fruibile all’indirizzo vimeo.com/groups/198524. Oltre alle sua attività di architetto, direttore di riviste e magazines, ed organizzatore di manifestazioni artistiche, ha incominciato nel 1985 un’attività di designer producendo diversi mobili ed oggetti ispirati dal suo progetto «Un Palazzo A Venezia per il Mio Amore» che ha generato un’alfabeto, diverse suppelletili, una rivista ma anche un’ esposizione allo Hotel Concorde Lafayette a Parigi, numerose esposizioni di pittura, scultura e fotografia, e la decorazione dello studio nel quale furono realizzate le trasmissioni di Solo Opera, un déjeuner al quale invitava i protagonisti dell’arte lirica. All’occasione delle sue frequenti visite in Sardegna realizza e diffonde dei documentari che illustrano alcune delle località che preferisce come Carloforte, La Maddalena, Nora, e naturalmente Cagliari.
JEAN BERNARD BARSAMIAN
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ean Bernard Barsamian é nato nel 1971 vicino a Parigi. Passa l’infanzia in mezzo ai cartoni per i successivi traslochi della famiglia che alla fine atterra nel Morbihan. In questo trambusto continuo, un giorno la sua stanza da bagno prende la forma di uno studio fotografico, e tra le bolle di sapone e gli odori di rivelatore sboccia la sua passione. Senza dubbio l’eredità immateriale di una sequenza di antenati esaltati. A sette anni scatta le sue foto con il suo primo Instamatic, offerto dal padre artigiano fotografo ed artista pittore. Per lui le vacanze d’estate si organizzano in campi di scavi archeologici con lo zio, professore di storia. A dieci anni Jean Bernard ha il il suo primo soggetto di reportage con il suo primo “reflex” prestato per l’occasione. All’adolescenza il suo gusto per l’immagine si afferma, purtroppo lontano dalla scuola di fotografia dei suoi sogni. Autodidatta, solamente nell’anno 2000 riuscirà ad ottenere il suo,primo lavoro nella
fotografia: Responsabile dell’immagine in una società di produzione, durante sei anni si forgia una solida e ricca esperienza. Copre l’attualità del suo dipartimento, sia che si tratti di avvenimenti istituzionali, che politici, sportivi o dello spettacolo. Impara facendo. Nel 2006 si sente pronto a dare un nuovo slancio alla sua passione e diventa fotografo indipendente. Crea la Fototeca del Genopole di Evry, collabora con Easyvoyage per realizzare un book alberghiero per dei reportage di avvenimenti. Nel 2009, diventato padre, cerca una garanzia per l’avvenire ed integra les Archives Departementales des Yvelines. Il suo lavoro di fotografo si apre allora verso altri aspetti quali la digitalizzazione e le riprese in istudio ed all’esterno. Nello stesso tempo continua, in proprio, a fotografare gli avvenimenti sportivi (24 heures de Rouen, Championnat du Monde de Chalon sur Saône, 25 heures de Francorchamps in Belgio) ma anche Mongolfiades (festival de Aras), degli spettacoli
di compagnie di danza orientale, dei festivals de jazz, dei concerti e delle iniziative più personali (intorno al Graff). Pubblica nella rivista “L’Express” ed in altre riviste specializzate, le sue fotografie sono utilizzate per realizzare posters di avvenimenti o le copertine di libri. Per Jean Bernard esprimersi attraverso l’immagine é primordiale. Veicolare le sue emozioni, informare, testimoniare, creare, far viaggiare, Jean Bernard si inscrive nella giustezza, nella semplicità e l’umilità dello sguardo, fedele a l’uomo discreto e sensibile che é. Il suo universo fotografico si sofferma su dei foto giornalisti di guerra quali Robert Capa oppure James Nachtwey per la prossimità dei soggetti e la loro testimonianza a pericolo della loro vita. Il nero e bianco profondo di JeanLou Sief, “Les absences du photographes” di Raymond Depardon, o ancora le “Vaches” di Thierry des Ouches, fanno anch’esse parte del suo spettro artistico. Dopo tre anni, un filo rosso del suo quotidiano, Jean Bernard s’é preso al gioco degli instanti rubati nel suo treno pendolare que frequenta inlassabilmente “tre ore al giorno, quindici ore alla settimana, sessanta ore al mese...”. Delle gambe incrociate, dei binari al vivo, dei graffiti, delle luci, delle nebbie, la folla, delle solitudini, dei sogni, delle mani occupate, dei corpi mescolati, delle pensiline deserte, dei riflessi. Abita di riflessi senza fine ed intimamente poetici delle vite che non lo sono quasi mai. Jean bernard é aussi molto attaccato all’Armenia. Il soggetto gli va bene ed i suoi scatti in bianco e nero di Gyumri, sconvolgono e pizzicano l’epidermide.
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