Ventiseiesimo Anno/Vingt Sixième Année
Gennaio 2019/Janvier 2019
Cagliari je t’aime SILVIA SBARDELLA Galleria d’Arte in Via Roma Lucido Sottile Marina Federica Patteri
Photo Nicoletta Pintor
Le Corbusier al Museo Nivola Orani
Programma di creazione di Esposizioni e Manifestazioni Artistiche nella città di Cagliari a cura di Marie-Amélie Anquetil Conservateur du Musée du Prieuré Directrice de la revue “Ici, Là bas et Ailleurs” Espace d’exposition Centre d’Art
Ici, là bas et ailleurs
98 avenue de la République 93300 Aubervilliers marieamelieanquetil@ gmail.com https://vimeo.com/channels/ icilabasetailleurs Vittorio E. Pisu Fondateur et Président des associations SARDONIA France SARDONIA Italia créée en 1993 domiciliée c/o UNISVERS Elena Cillocu via Ozieri 55 09127 Cagliari vittorio.e.pisu@email.it http://www.facebook.com/ sardonia italia https://vimeo.com/groups/ sardonia https://vimeo.com/channels/ cagliarijetaime SARDONIA Pubblicazione dell’associazione omonima Direttore della Pubblicazione Vittorio E. Pisu Maquette, Conception Graphique et Mise en Page L’Expérience du Futur une production UNISVERS Commission Paritaire ISSN en cours Diffusion digitale
2
Sardonia, associazione nata nel 1993 sia a Cagliari che a Parigi, deve il suo nome ad un giapponese che, alla proposta di creare un ristorante sardo a New York, suggierì questo nome, in effetti quello di un fiore, ma ci piacque tanto che lo adottammo subito. Dopo aver creato diverse pubblicazioni, una trsmissione televisiva diffusa su internet, che perdura ancora, una pagina Facebook ed un canale TV su vimeo. com, cercando di illustrare le personalità che nel mondo dell’arte, della musica, della letteratura, della creazione di attività commerciali e non, che siano sarde DOC oppure d’adozione, si adoperano a tenere alto il nome di questa terra cosi particolare, per la sua storia, ancora poco conosciuta anche dai suoi stessi abitanti, per le sua bellezze naturali e per quelle realizzate dall’uomo sia nel campo dell’architettura, dell’arte, della scienza, della letteratura, della musica e della politica. Come il celebratissimo Antonio Gramsci. Abbiamo voluto invece dedicare questo numero alle numerose personalità femminili che, sia nel mondo dell’arte, che in altre discipline si sono particolarmente distinte. In questo capodanno del 2019, al quale auguriamo di colmarci di ogni bene e felicità, non possiamo che ribadire quelle che sono sempre state le nostre attitudini, i nostri obiettivi e le nostre priorità. Queste pagine, forse redatte on pò affrettatamente, vogliono attirare la vostra attenzione sul progetto che, forse, ci tiene più a cuore, e cioé quello di approfittare della pedonalizzzione della via Roma a Cagliari, ormai progettata e pronta ad essere messa in opera, parallelamente alla realizzazione della linea della Metropolitana terrestre che partirà dalla Stazione Ferroviaria, per realizzare una Galleria d’Arte a cielo aperto che potrebbe accogliere le sculture dei numerosi artisti sardi e non. Il nostro incontro con l’artista Silvia Sbardella ci ha suggerito l’idea di una scultura lunga settecento metri che marquerebbe lo spazio restituito ai pedoni con una struttura il cui nome «Filastrocca» é ispirato ad una poesia dell’artista stessa. Una petizione, raccogliendo numerose firme, é stata già presentata al sindaco di Cagliari, Massimo Zedda e non disperiamo di poter arrivare a realizzare questo progetto e vi invitiamo, come avete già fatto sulla pagina Facebook «Galleria d’arte in via Roma a Cagliari» a manifestare ancora di più il vostro supporto a questa celebrazione artistica di un luogo particolarmente significativo di questa città che portiamo sempre nel cuore. V. E. Pisu
Cagliari
addio auto in via Roma: tutti a piedi dai portici alla futura metropolitana
L Photo Google Earth
Cagliari Je T’aime
GALLERIA D’ARTE IN VIA ROMA
Filastrocca del Filo di Ferro Filato
Q
uesta la poesia che si materializza in una scultura lunga all’incirca settecento metri e che si snoda lungo il marciapiede centrale della via Roma Filo di Ferro Ferro filato arrugginisce a partire dal palazzo della Rinascente, già se viene bagnato Hotel Miramar, fino a dopo il palazzo della viene bagnato da tutte le gocce, Regiona Autonoma Sarda. si può proteggere con le cannucce Questa scultura metallica, ideata dall’artista con le cannucce di tanti colori, Silvia Sbardella, che ha accettato con entusiper sollevare tutti gli umori asmo la proposta di Vittorio E. Pisu adornerà umori grigi, umori neri, come son brutti! l’arteria principale di Cagliari, già salotto Son dei misteri! buono degli inizi del ventesimo secolo, e Misteri misteriosi misteri ostili fino agli anni sessanta, luogo principale di li risolviamo giocando con i fili. ritrovo, passeggiata della città e fronte mare Filo di ragno le trappole tesse che accoglie oggi le migliaia di croceristi filo di lana le maglie più spesse. che, sbarcati dai numerosi piroscafi, si disFilo di rame porta corrente perdono per la città e hanno il loro primo un filo di acqua della sorgente contatto attraverso questo spazio, restituito riempie il bicchiere, disseta la gente. prossimamente ai pedoni ed animato dalla Un semplice filo di ferro Filato Metropolitana di superficie che dalla Staziche di cannucce é colorato one Ferroviaria irrigherà tutto il territorio contorna le cose di tutto il creato. metropolitano. Cannuccia rossa, blu, verde e gialla L’anno 2019 segna l’inizio di questa peculiare ecco il profilo di una farfalla. trasformazione della capitale sarda ed il rinNon é una favola? Non é poesia? novato interesse per l’arte e la sua condivisiÉ anche un gioco di fantasia! one con la popolazione ed i visitatori sempre Se questo gioco vi piacerà più numerosi di una città che sfruttando le poi tutto il mondo conquisterà! sue più interessanti caratteristiche si rinnova Silvia Sbardella e si ameliora sempre di più. V.E.Pisu
’esperimento dell’estate 2017 è stato un antipasto per il futuro pedonale della strada. Comune e Autorità portuale sono d’accordo: le automobili passeranno solo nelle corsie più vicine al mare. Cosa ne pensate? I lavori per la metropolitana di superficie – il tratto da Matteotti a Repubblica – al via, molto probabilmente, a gennaio. E le 4 corsie, due per senso di marcia, che vanno dai portici alla “zona” dei parcheggi diventeranno pedonali. Dopo l’esperimento-antipasto dell’estate 2017, il Comune e l’autorità portuale concordano sul futuro pedonale di via Roma. Stop auto da piazza Deffenu sino all’angolo col Largo Carlo Felice, e qualche ulteriore zona “off limits” ai motori è prevista anche nella piazza Matteotti. Il rione Marina, quindi, si “allungherà” sino a pochi metri dal mare. Spariranno semafori e arriveranno rotonde (due), le automobili potranno transitare solo nelle corsie più vicine al mare. Nel mezzo la metropolitana e, nella lingua d’asfalto più vicina ai portici, tutti a piedi. Paolo Rapeanu www.castedduonline.it
3
Docente di discipline plastiche e scultoree. Artista di arti visive, fotografa, video performer. Ha conseguito il Diploma dell’Istituto d’arte e dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone, nel corso di Scultura. Ha lavorato come burattinaia, fotografa, illustratrice, decoratrice di interni, grafica e regista, maturando esperienze collettive e fondendo linguaggi espressivi diversi. Nella sua ricerca artistica utilizza strumenti analogici e digitali, con tecniche tradizionali e sperimentali, realizzando installazioni di arte con performance artistiche estemporanee urbane e nella natura. Finalista del Premio COMEL nel 2017 ha partecipato alla mostra indetta da Spazio e Movimento a Cagliari nel 2018 ed ha conseguito il premio Arti visive contemporanee nella mostra Art-e a Veroli 15 /12/2018 - 15/1/2019
4
Q
Photo Stefano Strani
SILVIA SBARDELLA
uando e come nasce Silvia Sbardella artista? Stando ai racconti di mia madre, per alcuni miei atteggiamenti particolari, deduco molto presto. Ricordo ancora adesso il mio primo disegno a sei anni in prima elementare: la maestra, una suora francescana, mi mise zero spaccato. Zero spaccato! Capii subito che la pensavo diversamente, dai miei coetanei e dalla maestra religiosa, che mi punì per il fatto di aver disegnato con la manina sinistra, cioè con la mano del diavolo, secondo lei. Infatti, sono diventata ambidestra. Mia madre racconta sempre un paio di episodi di quando ero una bambina solitaria: mi portavo sempre una sediolina dietro e all’occasione mi fermavo per fare operazioni ripetitive; ad esempio, piegare e spiegare, per molto tempo, un grande fazzoletto, in tutti i modi possibili. Molto presto ho capito che fare qualunque azione da sola, comportava una ricerca personale non sempre condivisibile come gioco con le mie coetanee, a cui piacevano le bambole e il color rosa con cui si identificavano. Io invece, non ho mai amato nessuna delle due cose! Quali sono i Maestri d’arte che le hanno instillato l’amore per l’arte in modo definitivo ed esaustivo? Rispondere non è facile. Sono tanti gli artisti che ho conosciuto nel corso del tempo sia virtualmente, sui testi di storia dell’arte, nei musei, nelle mostre… che personalmente. Mi hanno influenzato le avanguardie del ‘900, i grandi precursori come Marcel Duchamp e Pablo Picasso, il neodadaismo e scultori come Brancusi, Moore, Calder, Cesar, Arman, Fontana, Giacometti, Pomodoro, Harp, Picasso… Scultrici come Rebecca Horn, Louise Nevelson, Niki de Saint Phalle, Barbara Hepworth. E la pop art, l’arte povera italiana, la body art, la land art. Mi hanno fatto innamorare l’apertura provocatoria dell’uso di materiali della realtà quotidiana, il rapporto fra arte e vita, le performances, le installazioni, la videoarte, la multimedialità. Anche i suoni che produce la materia mentre si lavora, quando la tocchi a mani nude. La musica pure ha un ruolo importante per me, mi accompagna sempre e produce nella mia mente trasmutazioni che traduco in forme chiare e intellegibili. Mary Lucier, Bill Viola, Brian Eno, Fabrizio Plessi, mi hanno definitivamente conquistata. La docenza in Discipline Plastiche e scultoree la mette a contatto con studenti completamente immersi in un tempo frettoloso e apparentemente connesso. L’arte però richiede un ritmo e un tempo diversi, una quiete che non sembra appartenere alla quotidianità contemporanea. Cosa può ancora attrarre l’attenzione degli studenti e affascinarli? La comunicazione è anche una ricerca estetica, quindi riuscire a trovare il modo di trasmettere la passione per l’arte è parlare della sua pratica: l’arte come linguaggio, con le sue regole, che hanno necessità di essere praticate nel tempo in maniera costante per essere pienamente comprese. Ogni incontro una nuova regola da applicare, per avere ogni volta un riscontro immediato. Incontrare Silvia Sbardella significa incontrare un carico di spontaneità e creatività assolutamente visibili. Fotografia, scultura, illustrazione, decorazione, grafica, sono tutte discipline con cui si è misurata e che hanno arricchito probabilmente il modo di porsi come artista. C’è anche il lavoro di burattinaia, tra gli altri. Cosa ha lasciato di utile nella sua carriera artistica? Nascondersi sotto altre vesti, con un prolungamento delle braccia, e dare voci differenti a personaggi diversi, mi hanno aiutata a superare la mia timidezza di allora. Ho acquisito sicurezza, ho imparato man mano, ad essere spigliata anche fuori dal contesto teatrale; ho abbandonato baracca e burattini, diventando io stessa personaggio, indossando una maschera. Oggi non ho più bisogno di nascondermi né di recitare: le esperienze, la ricerca e lo studio nell’arte e nella vita m’insegnano ad insegnare. Nel luglio 2016, una maestosa installazione urbana (lunga 200 metri), “Legame a filo doppio nei labirinti della memoria”, si è sviluppata per via del Carbonaro, a Frosinone. Di quali labirinti si è trattato e come è stata costruita l’installazione? La performance multisensoriale e installazione “Legame a filo doppio nei labirinti della memoria”, l’ho concepita per recuperare la mia relazione con il territorio dopo una lunga assenza e una serie di esperienze di vita, artistiche e professionali. Richiamata dalla città natale è stato come essere una pecorella smarrita e, inaspettatamente, ritornare. Non è stato facile. Il filo della memoria, lungo il suo labirinto, nel tempo scorre, a volte si aggroviglia e si ferma lungo i vicoli e le strade della mia città. C’era la necessità di riallacciare i fili, manifestandolo visivamente e simbolicamente, con materiche ri-flessioni, con matasse di fili colorati, come le parole di un discorso lasciato in sospeso. Il labirinto per me è simbolo della sfida quotidiana; il difficile rapporto con la società in cui viviamo, e spesso gira che ti rigira ci ritroviamo al punto di partenza: non è facile uscire dal labirinto della propria vita. Si è trattato di un’installazione diffusa, di strutture che hanno interessato via del Carbonaro e largo S. Silverio, dal giorno 17 aprile. La conclusione era prevista per il 1° maggio. Invece, avrebbero voluto tenerla stabilmente, ma dopo diversi mesi ho voluto “chiudere il discorso”. Dopo una verifica strutturale da parte di un ingegnere, le diverse strutture metalliche filiformi e colorate, preparate precedentemente usando kilometri di fil di ferro come metafora del discorso, e migliaia di cannucce colorate come fossero parole, sono state disposte in modo fluttuante lungo via del Carbonaro sostenute dai lampioni e dai balconi.
SILVIA SBARDELLA
Ha condiviso l’evento “Passeggiata Effimera tre” a Fabrika Dese (PD), con gli artisti della 52° Biennale d’arte di Venezia. Cosa c’è di effimero nell’arte contemporanea? Sembra che gli artisti d’arte contemporanea non si preoccupino molto che le loro opere rimangano nel tempo. Alla materia è stata affidato il compito di essere arte e non mezzo espressivo. I materiali usati più delle volte non sono affidabili: la carta, la plastica, il cibo, la creta, il legno, gli elementi della natura che si annullano nella natura, che cambia, si evolve, si trasforma, i video, le performances ecc.. L’arte contemporanea è la più effimera rispetto a tutte le arti dei precedenti secoli. Già i futuristi volevano chiudere i musei. E l’arte concettuale? L’arte è testimonianza, storia, comunicazione che non può essere interrotta. Anche se l’artista non vuole che rimanga la sua opera, vuole sicuramente essere ricordato, quindi qualcuno deve pur farlo, altrimenti l’arte non ha futuro. Tra le varie esperienze come insegnante, ha lavorato presso la Casa di reclusione di Spoleto. Quanto è importante l’arte per i ragazzi, e in particolare per quelli che si trovano ad affrontare la difficoltà di scontare una pena e trovare in qualche modo un riscatto? L’idea del progetto P-ARTE DA DENTRO nasce dalla volontà di utilizzare il linguaggio dell’arte come strumento di comunicazione con lo scopo di far scoprire un mondo visto con gli occhi degli studenti della sede associata della Casa di Reclusione dell’Istituto d’Arte di Spoleto, facendo uscire dalle mura del penitenziario le loro opere per una mostra che ne valorizzasse
le capacità espressive ed estetiche. Le discipline plastiche sono attività creative che, tramite l’azione progettuale, trasformano immagini e forme interiori in materia visibile e tangibile, quindi scultura come elemento ultimo. Operare attivamente nell’ambito artistico, mediante l’apprendimento e la sperimentazione di tecniche specifiche, con metodo e disciplina permette di favorirne l’obiettivo: la creatività come impulso vitale, come crescita umana, rafforzando la propria volontà di essere. Consolidare le attività didattiche e artistiche all’interno della sede del Carcere ed esporre il risultato del processo creativo-espressivo, significa dare un contributo a manifestare e rivelare un mondo altrimenti rinchiuso e a ri-stabilire un’energia costruttiva fra interno ed esterno, fra passato e presente, in questa società troppo spesso indifferente al recupero e alla re-integrazione di certe potenzialità umane. Come non essere curiosi di tante possibili forme espressive prodotte dall’azione di ogni persona alla quale si offra la conoscenza, gli spazi, i mezzi e gli strumenti per esprimere ciò che parte da dentro? Ho cercato di “educare” i miei studenti alla visione e decodificazione dell’arte del ‘900, dalle Avanguardie (Cubismo, Futurismo, Dadaismo, Primitivismo) fino ai giorni nostri. Ogni studente ha scelto lo scultore che più si avvicinava alle loro forme interiori, rielaborando una o più sculture; altri invece, partendo da quelle suggestioni, hanno prodotto in maniera autonoma forme personali. Ho scelto un materiale facilmente reperibile ed
economico conosciuto con vari nomi commerciali gasbeton, siporex, itong, un materiale leggero da costruzione, simile ad una pietra naturale; l’aspetto è di colore bianco, duttile, si lavora facilmente con segaccio, martello, scalpello, trapano, raspe, lime. Alcune opere sono state lasciate al naturale, con una protezione come unica rifinitura, altre invece sono state colorate con ossidi o altri tipi di colore. La mostra diffusa si è sviluppata nel centro storico di Spoleto. Il percorso iniziava da Corso Garibaldi, nella parte bassa di Spoleto risalendo a corso Mazzini, attraverso la via Salaria Vecchia, per ridiscendere e terminare, dopo aver attraversato piazza del Mercato e via dell’Arco di Druso, in piazza della Libertà. Il giorno dell’inaugurazione, durante il percorso guidato, man mano sono stati tolti i veli che coprivano le quaranta sculture dei venticinque studenti-artisti, poste nelle varie vetrine e presentata l’opera e l’autore augurandogli un futuro da artista. Nel futuro prossimo cosa c’è? L’esigenza di avere normalmente qualcosa da fare, da dire, da dare, mi spinge verso una ricerca continua per conquistare la considerazione di me stessa nel mondo. Il futuro è per me un imprevedibile progetto da realizzare. Desidero generare arte costantemente e con passione, mantenere gli stimoli creativi dinamicamente attivi per mostrarne il risultato e cercare sempre di sorprendere. Tra i numerosi progetti ai quali lavoro c’é n’è uno che mi tiene più particolarmente a cuore. La realizzazione della scultura “Filastrocca” di 700 metri di lunghezza nella via Roma a Cagliari. Progetto che mi é stato proposto da Vittorio E. Pisu ed quale ho immediatamente aderito per la sua complessità, per il suo rapporto con lo spazio urbano della città di Cagliari che ho scoperto all’occasione della mostra con Spazio e Movimento e che mi ha veramente incantata. Spero di poterlo realizzare presto. http://www.premiocomel.it/it/2018/03/ intervista-a-silvia-sbardella/
5
Cagliari Je t’aime
6
Nata in modo incongruo come una boutade, «Cagliari je t’aime» si è pian piano installata in una volontà di organizzare delle manifestazioni artistiche a Cagliari, all’inizio proponendo le opere delle artisti francesi, come Camille Revel et Sophie Sainrapt, mostre che hanno riscuosso un vero successo sia al Lazzaretto che alla Mediateca del Mediterraneo. Ringrazio qui Giulio Barrocu che si è adoperato per la riuscita di queste manifestazioni. In seguito la mostra si è spostata prima a «Il Bar sotto il Mare» bar ristorante e sala di esposizioni sia nel 2017 che nel 2018 con le vecchie e le nuove linografie di Vittorio E. Pisu, nel frattempo una mostra di tre giorni al Salotto dell’Arte, in Piazza Dettori, Ed alla fine di quest’anno non solo «Il Bar sotto il Mare» ma anche il ristorante «L’Imperfetto» in via dei Genovesi, hanno accolto una nuova serie di linografie dedicate ai Casotti del Poetto di Cagliari, con il titolo di «Nostalgia» La pedonizzazione della via Roma, anche se temporanea e destinata a ripetersi nel tempo ha suscitato nel nostro Vittorio E. Pisu, l’idea di una galleria a cielo aperto nella quale sculture, pitture e fotografie di artisti sardi e non accoglierebbero i cittadini ed i visitatori di questa splendida città. Silvia Sbardella, artista incontrata a Cagliari partecipa con una delle sue sculture «Filastrocca» lunga di 700 metri. Potete consultare i filmati a https://vimeo.com/channels/ cagliarijetaime.
S
i rinnova anche quest’anno a Cagliari l’appuntamento natalizio con il teatro di Lucidosottile, per un momento atteso dai tanti estimatori delle attrici e registe Tiziana Troja e Michela Sale Musio. Inserito nel cartellone di Origamundi, venerdì 28, sabato 29 e domenica 30 dicembre all’Auditorium comunale di piazzetta Dettori, le Lucide hanno portato in scena un loro cavallo di battaglia, lo spettacolo “Speradiserabeltemposi… Rosso!”, una divertente parodia della danza contemporanea. Special guest delle tre serate é stato il gruppo vocale Cinquetto e l’attore Roberto Zorcolo, e non mancava una incursione dei personaggi di Tanya & Mara. Prevendita presso la sede di Lucidosottile all’Exart di piazzetta Dettori 9 lunedì 24, mercoledì 26 e giovedì 27 dalle 17 alle 20 (12 euro più tre di prevendita). Scritto, coreografato e diretto da Tiziana Troja e Michela Sale Musio, con la scenografia di Federica Buscemi, i costumi di Salvatore Aresu e Filippo Grandulli, l’elaborazione musicale di Alessandro Olla e Davide Sardo, e il light design di Lele Dentoni, “Speradiserabeltemposi Rosso!” racconta la storia di due improbabili e annoiate danzatrici che mettono in scena uno spettacolo di danza contemporanea. Le due, colte in flagrante nel loro turbine di pensieri, si smentiscono e rivelano desideri, aspirazioni e volontà tutt’altro che attinenti allo spettacolo. “Rosso” è così una divertente parodia della danza, un lavoro a quattro mani esplosivo e dissacrante, nato più di dieci anni fa come manifesto di un periodo storico in cui la danza diventava, non solo “cenerentola delle arti”, ma sempre più ermetica, concettuale, elitaria ed incomprensibile, mentre allo stesso tempo in tv la danza esplodeva in tutta la sua stupida futilità, preda di una sessualità commerciale e facilmente smerciabile. Le due danzatrici, vittime del mercato, in ascesa nel video ed a picco nei teatri, mettono così in scena una beffa di se stesse, ormai stanche di un ruolo che le etichetta e le inserisce in una visione fin troppo schematica, che le costringe spesso ad una scelta obbligata, tra i due estremi opposti, senza vie di mezzo. Dalla fantasia della catanese Federica Buscemi, nasce per questo spettacolo una improbabile scenografia “contemporanea”, che si fa beffa di quelle assurde, troppo spesso incomprensibili agli stessi artisti, che caratterizzano molti spettacoli di danza contemporanea. Il tema è il rosso e sul palco non restano che tre eccessivi dettagli: due poltrone ed un grande albero di Natale. I costumi di Salvatore Aresue Filippo Grandulli sono semplici e lineari, pochi dettagli per lasciare spazio ai corpi, ai gesti e al lavoro sull’espressività di chi è in scena.
Divertentissima anche l’elaborazione musicale di Alessandro Olla, che combina il testo alle musiche con la sua usuale maestria, accompagnato dalle composizioni di Davide Sardo, musicista poliedrico e di grande esperienza. Una musica che arricchisce lo spettacolo con sapienza e attenzione, che spesso descrive ironicamente le scene e che sul finale esploderivelando i desideri più profondi delle due danzatrici. https://www.cagliaripad. it/355908/lucidosottile-dal28-al-30-dicembre-torna-acagliarisperadiserabeltemposi-rosso Cinquetto canonici schemi, sull’unicità del genere tirato a e sull’elevato livello di professionalità Lucido degli artisti coinvolti nelle produzioni, RiLucidato ma soprattutto sulla capacità di generare
LUCIDO SOTTILE D
al 2003, Michela Sale Musio e Tiziana Troja sono direttrici artistiche della compagnia LucidoSottile. Conosciute come “Le Lucide”, sono attrici, coreografe, cantanti, registe con un’ esperienza ventennale alle spalle. Anticonformiste, istrioniche e dissacranti, il loro intervento nell’arte è trasversale e non convenzionale, spesso osteggiato dalla politica e dalla censura dei benpensanti e oggetto di discussione per l’opinione pubblica. Le Lucide non sono delle artiste ordinarie, il loro lavoro spazia tra il teatro, la danza, il cinema, la fotografia e la musica, tra la comicità più sagace e satirica e il dramma contemporaneo, senza dimenticare il loro impegno sociale e di politica culturale. Sono considerate in Sardegna un punto di riferimento non solo artisticamente ma anche a livello organizzativo e promozionale, per i giovani artisti. Il loro lavoro è fortemente caratterizzato dalla capacità di proporre, attraverso l’utilizzo e la mescolanza dei linguaggi dell’arte, un prodotto di qualità, contemporaneo, mai statico, contraddistinto dall’audacia e dalla poliedricità, che mira e scommette: sulle capacità di una comunicazione talvolta irriverente e fuori dai
emozioni nel pubblico. Il loro è un modo di performare, a tratti Organizzato da Cinquetto et Teatro Moderno dissacrante, che fa della realtà il suo luogo Monserrato di immaginazione e che è sempre capace di far parlare degli spettacoli portati in scena. Venerdi “Le arti sceniche rappresentano per noi, 4 gennaio 2019 un aspetto rilevante della cultura odierdalle 20:30 alle 22:00 na: rivelano attitudini, potenziali degli individui, li accomunano, li conducono Teatro Moderno Monserall’aiuto reciproco, promuovono il senso rato sociale, armonizzano tendenze diverse in Via XXXI MARZO 1943 un’attività che ha bisogno del contributo , 20, di tutti, favoriscono la libera espressione della persona e, soprattutto, le capacità di 09042 Monserrato rispondere in modo creativo agli stimoli prodotti dall’ambiente culturale in cui si vive. Potremmo definirle una palestra per l’adattamento relazionale, dove gli individui vengono allenati ad affrontare con maggior sicurezza il reale, tramite una comunicazione indiretta che permette di creare tra gli spettatori e tra questi e gli attori, una lunghezza d’onda comune sulla base della quale intraprendere nuovi orizzonti di riflessione e sperimentazione.” https://www.lucidosottile.com/about
7
8
É motivo di orgoglio potervi comunicare che Giulia Giornaliste Sardegna ha vinto il premio Francesco Alziator per la categoria giornalismo legato all’impegno sociale. Questo prestigioso riconoscimento che ci onora profondamente ci è stato conferito con questa motivazione: associazione di professioniste e pubbliciste che da un anno e mezzo ha portato al centro del dibattito culturale e sociale i temi legati alle discriminazioni, ai pregiudizi e agli stereotipi nella rappresentazione dei media. La consegna dell’onorificenza avverrà durante la serata speciale dedicata ai premi e alla letteratura, la dodicesima edizione del Premio letterario Francesco Alziator, intitolato alla memoria dello scrittore, giornalista e studioso cagliaritano. Organizza la Fondazione Alziator, rimasta orfana lo scorso anno della sua fondatrice e presidente, la professoressa Nereide Rudas, una donna, un’intellettuale che continua a ispirare continuamente l’attività di Giulia Giornaliste Sardegna che si batte, come auspicava Rudas, perché il mondo parli anche con voce di donnaVi invitiamo a leggere l’articolo dell’ Ansa Sardegna con tutti i dettagli di questa notizia che ci riguarda e ci riempie di gioia! https://www.ansa.it/…/ premiazione-vincitori-prmio-alziator…
SETTE STORIE DI DONNE
S
ono state premiate da Fèminas, premio ideato da Coldiretti Donne impresa Sardegna, questa mattina a Sassari, nella sede de La Nuova Sardegna, le sette donne che si sono distinte nel proprio campo di lavoro. Sono la scrittrice apicoltrice Cristina Caboni, che segue la danza delle api generatrici di vita, e a loro guarda incantata ogni volta che con la penna in mano da il via a una storia; Carlotta Sanna, campionessa olimpica “speciale”; il medico anestesista rianimatore di Sassari Giuseppa Canestrelli, con alle spalle diverse missioni nei territori di guerra per assistere chi ha bisogno; l’artista Liliana Cano, che a 94 anni continua a dipingere la libertà; Valeria e Roberta Pilloni della Cantine Su entu di Sanluri, esempio di giovani agricoltori innovatori e di successo, dando lustro in questo caso, ai vitigni autoctoni; Daniela Poggiu, esempio di altruismo che a 23 anni ha abbandonato i suoi sogni universitari per prendere in mano l’azienda di famiglia dopo la scomparsa del padre e Sara Bachmann, danese adottata dalla Sardegna che disegna le principesse da favola in abito sardo, le Amiche di Freya. Sette storie di donne che in silenzio e a fari spenti stanno portando alto il nome della Sardegna. «La Coldiretti è una forza sociale che va oltre l’agricoltura e si confrontare con tutti – sostiene la responsabile regionale di Coldiretti Donne Impresa Elisabetta Secci – come dimostra la giornata di oggi». «Abbiamo premiato sette donne con storie e percorsi diversi, rappresentative della normalità e quotidianità – commenta il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu –. Storie esemplari ma che spesso nessuno conosce perché svolgono il proprio ruolo con passione e determinazione e con grandi risultati per le comunità a cui appartengono». All’iniziativa hanno collaborato anche La Nuova Sardegna che ha premiato in collaborazione con Coldiretti Sardegna Liliana Cano: «una bella giornata – ha detto il direttore del quotidiano Antonio Di Rosa – ma dietro queste grandi emozioni che ci state facendo vivere oggi c’è mi il lavoro e le difficoltà che incontrano ogni giorno tutte le imprese». Il Banco di Sardegna ha invece premiato l’allevatrice Daniela Poggiu: «faremo uno screening dell’azienda per capire come possiamo sostenerla nel suo progetto di crescita – ha detto il direttore generale del Banco Giuseppe Cuccurese –. La tua è una azienda rappresentative di tanti altri giovani che hanno idee e volontà ma hanno bisogno di essere sostenute». «È stata una giornata istruttiva – ha detto il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – le vostre esperienze dovrebbero ascoltarle i giovani per prenderne esempio» https://www.vistanet.it/
Photo Marina Federica Patteri
GIULIA GIORNALISTE SARDEGNA
MARINA FEDERICA PATTERI
L
a Laguna di Santa Gilla è una straordinaria area naturalistica dalle suggestioni e atmosfere uniche in Sardegna. A questa area la fotografa Marina Federica Patteri dedica un progetto di ricerca fotografico che culminerà nella pubblicazione di un libro e in un’esposizione itinerante nei luoghi che si affacciano sulla laguna. Scopo del progetto è catturare nelle immagini la straordinaria bellezza della laguna e del micro cosmo che vive in essa. I paesaggi, le persone, la fauna e tutti gli elementi che fanno di questa superficie acquatica un mondo a parte vicino e allo stesso tempo distante dalla città. In tal modo si vuole contribuire a dare centralità a un’area troppo spesso dimenticata dagli stessi abitanti del sud Sardegna. Il progetto fotografico, che comprenderà approfondimenti, interviste e dietro le quinte, avrà forma partecipativa attraverso un album/diario di bordo che consentirà alle persone interessate di seguire in tempo reale lo sviluppo del lavoro.
L’esposizione e la pubblicazione del libro sono previste per la fine dell’estate. Marina Federica Patteri, 33 anni, nata a Dorgali e residente a Cagliari, ha focalizzato una parte importante del suo lavoro fotografico sullo studio di Cagliari e della sua natura. Tra i progetti realizzati si ricordano “Approdi Mediterranei” esposto nell’ambito dell’edizione 2017 di “Monumenti Aperti”; “Villaggio Pescatori” dedicato al borgo di Giorgino ed esposto nel Teatro Civico di Castello; “Cagliari, fantastiche realtà”, realizzato nell’ambito del bando “Cagliari Paesaggio” ed esposto lo scorso mese di settembre nel Lazzaretto di Sant’Elia. Il progetto di Marina Federica Patteri sulla Laguna di Santa Gilla sarà una produzione dell’associazione culturale Casa di Prometeo. «Sono nata e cresciuta in Sardegna a Dorgali, un paese a ridosso di una delle coste più impervie del mediterraneo: Falesie, faraglioni, pareti scoscese nelle quali sono incastonati paesaggi marini bellissimi e inaccessibili. Ho iniziato a fotografare il giorno nel quale mia madre, senza apparente mo-
tivo e forse con l’istinto che solo una madre riesce ad avere, mise tra le mie mani una macchina fotografica. Da allora non ho più smesso.Attraverso la fotografia cerco di raccontare le invisibili storie celate in luoghi, oggetti o negli stessi volti delle persone. Amo inoltre la natura mediterranea, la mia natura. Fotografarla è il mio modo personale di contemplarla e lo scatto lo strumento con cui condivido tale esperienza.» «È arte la fotografia? Quien sabe? Chi lo sa e chi se ne importa? Mi piace!» Marina Federica Patteri https://www.marinafederica.com/ h t t p s : / / w w w. u n i c a radio.it/wp/2018/12/ la-laguna-di-santa-gilla-negli-scatti-di-marina-federica-patteri/
9
Nel 1997 é stata nominata Conservateur del Musée Départemental du Prieuré (Yvelines) Marie Amélie Anquetil ha creato il museo, sotto l’egida del Conseil Général des Yvelines, e ha organizzato le esposizioni sull’arte del periodo compreso tra la fine del XIXsimo secolo e l’inizio del XXsimo. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo «Le chemin de Gauguin», «Aquarelles Orientales de E. Bernard», «Le sentiment religieux et l’art chez trois peintres du groupe de Pont Aven: C. Filliger, J.Verkade M. Ballin» e «Musée du Prieuré, Cinq ans d’acquisition» Direttrice della rivista «Ici, là-bas et ailleurs» Ha organizzato più di quaranta mostre per l’associazione opmonima
Vittorio E. Pisu
10
Nato a Cagliari vive a Parigi dal 1969 Architetto attivo dal 1970. Cofondatore d’una rivista di poesia nel 1973, continua un’attività di creazione ed edizione di riviste e magazine. Dal 1983 sviluppa l’organizzazione di esposizioni d’arte contemporanea prima a New York poi a Parigi.. Ha creato SARDONIA nel 1993. Nel 1999 inizia la produzione di più di 385 trasmissioni televisive diffuse su Internet (www.canalweb.net) Le Champ Urbain Actualitès de l’Architecture SPOUTNIK Crèation Contemporaine SOLO OPERA Actualitès de l’Art Lyrique en français SARDONIA Arte e Cultura della Sardegna in italiano continua a produrre le trasmissioni dal titolo SARDONIA ed inoltre Notes et Pense Bete Réportage di manifestazioni artistiche pittura, scultura, fotografia e letteratura ed anche Qu’est ce que cque c’est que le Cinèma Conversation avec Pascal Aubier Ici, là-bas et ailleurs Réportages de vernissage de l’association homonyme et Palazzi A Venezia revue d’art, musique, litterature et gastronomie https.//www.vimeo.com/unisvers
P
er la prima volta i disegni di Le Corbusier, uno degli architetti più importanti del Novecento, saranno esposti in Italia. Non a Roma, Milano o Firenze, ma a Orani (Nuoro). La mostra sarà ospitata – e aperta al pubblico dal 22 dicembre nel museo Nivola. Da un corpus di oltre 300 opere, ne sono state selezionate 64, riunendo per la prima volta i segmenti della raccolta oggi divisa tra Europa e America. “Questi disegni – spiega Giuliana Altea, una delle curatrici – costituivano una riserva di immagini cui Le Corbusier attingeva non solo per i dipinti ma anche per gli arazzi e le pitture murali, in accordo con quell’idea di “sintesi delle arti”, di fusione fra arte e architettura, così importante nella sua opera”. Le Corbusier è la pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris. La mostra esplora da un lato l’universo creativo del maestro del modernismo, dall’altro getta luce su un episodio della sua biografia – il rapporto con Costantino Nivola – ricco di conseguenze su diversi aspetti della sua opera. Come osserva Antonella Camarda “è affascinante pensare che questa collezione contenga quanto Le Corbusier, all’indomani della guerra, pensava valesse la pena di portare con sé nei suoi viaggi, di salvare dalle rovine del vecchio mondo.” Nato da un progetto congiunto della Fondazione di Sardegna e della Fondazione Nivola nell’ambito del ciclo “Ar/S – Arte condivisa in Sardegna”, il progetto espositivo è sostenuto dall’Assessorato del turismo, artigianato e commercio della Regione Sardegna e si avvale dell’importante collaborazione della Fondation Le Corbusier. “Con questa rassegna – afferma il Presidente della Fondazione di Sardegna Antonello Cabras – il ciclo AR/S estende il proprio raggio di azione, mettendo in rapporto il patrimonio artistico regionale con il più ampio scenario dell’arte e dell’architettura internazionali del Novecento”. Nel 1946 Le Corbusier, a New York come membro del team internazionale di architetti incaricato della progettazione del Palazzo delle Nazioni Unite, incontra Nivola e allaccia con lui un rapporto di amicizia destinato a durare tutta la sua vita. Lo studio dell’artista più giovane nel Greenwich Village e la sua casa di Long Island, dove Corbu è spesso ospite, offrono un gradito rifugio dalle tensioni che accompagnano il suo lavoro con l’équipe delle Nazioni Unite. L’insegnamento di Corbu è determinante per Nivola, che si accosta al modernismo, abbandonando il suo precedente stile espressionista. I disegni che Le Corbusier porta con sé da Parigi o realizza in America costituiranno per lui un vademecum di spunti e soluzioni formali, ma soprattutto un esempio di rigore progettuale e di libertà creativa. Attraverso quei fogli Nivola ricorderà di aver imparato “le regole del gioco, il più bel gioco che l’uomo abbia mai inventato, il gioco dell’arte”. Il percorso si apre con disegni e studi della fase purista, nella quale il giovane Le Corbusier mette a punto un sistema grafico sobrio e rigoroso, fondato sulla geometrizzazione di un repertorio di oggetti quotidiani. Il tema della natura morta è il punto di partenza di un’analisi in cui le forme, come parole di un vocabolario, diventano elementi di una grammatica visuale. Molti anni dopo, a New York, Le Corbusier farà della “natura morta” del tavolo da pranzo di Nivola uno strumento attraverso cui insegnare a vedere. Il grande Studio sul tema delle “caffettiere” dalla doppia data “New York 1927-1947” ricollega idealmente i due momenti. Le metamorfosi della figura. La figura umana, assente nel periodo purista, appare nell’opera di Le Corbusier a partire dalla fine degli anni Venti. Attraverso i disegni raccolti in questa sezione è possibile seguire le trasformazioni della presenza umana dalle geometrie equilibrate e armoniose degli inizi a quelle aggressive e inquietanti dei primi anni Quaranta. I volti e i corpi passano da sembianze riconoscibili a una radicale stilizzazione, a violente e quasi mostruose deformazioni. Il tema della figura a mezzo busto, affrontato già alla fine degli anni Venti, si sviluppa nei decenni successivi in serie diverse come quelle dell’Atleta o dell’Angelo custode. Il nudo femminile è onnipresente nell’arte del Novecento, tanto tradizionale quanto d’avanguardia. Le Corbusier non fa eccezione, anzi: per lui la donna rappresenta un’autentica ossessione, l’immagine dell’“altro” in rapporto al quale costruire la propria identità. Non meraviglia che il tema emerga con decisione nella sua pittura dopo il viaggio ad Algeri del 1931. È uno sguardo, il suo, che – connotato dal più classico atteggiamento “orientalista” – al tempo stesso distanzia e mitizza. Le sue donne, potenti e voluttuose, sono insieme emanazioni della sacralità della natura e corpi oggetto del desiderio maschile. Icona ovvero “la donna con bugia”. Un posto a sé nella collezione occupa il tema della “donna con la bugia”, da Le Corbusier chiamata anche “Icona”. La serie di disegni, eseguiti a New York, prepara un gruppo di dipinti dallo stesso titolo, tra cui spicca la splendida tela del 1946 anch’essa appartenuta a Nivola, recentemente apparsa in asta da Sotheby’s. (segue pagina 11)
Photo Fondation Le Corbusier
Marie-Amélie ANQUETIL
LE CORBUSIER A ORANI
G
li straordinari disegni di Le Corbusier arrivano per la prima volta in Italia (grazie a un progetto della Fondazione di Sardegna e della Fondazione Nivola) nell’ambito di “AR/S - Arte condivisa in Sardegna”. La mostra é stata inaugurata il 22 dicembre al Museo Nivola. Le Corbusier non è solo il più grande architetto del Novecento, ma anche un eccezionale artista visivo, che, partito dalle geometrie del periodo purista (dal 1918 alla seconda metà degli anni Venti), ha sviluppato, attraverso il contatto con l’atmosfera surrealista e la lezione di Picasso e Léger, un linguaggio sintetico di grande potenza e suggestione. Alla base del suo lavoro di pittore sta una produzione grafica ricchissima e tuttora poco conosciuta. Da un corpus di oltre 300 opere, ne sono state selezionate 64, riunendo per la prima volta i segmenti della raccolta oggi divisa tra Europa e America. «Questi disegni – spiega direttrice del Museo Nivola Giuliana Altea – costituivano una riserva di immagini cui Le Corbusier attingeva non solo per i dipinti ma anche per gli arazzi e le pitture murali, in accordo con quell’idea di “sintesi delle arti”, di fusione fra arte e architettura, così importante nella sua opera». La mostra esplora da un lato l’universo creativo del maestro del modernismo, dall’altro getta luce su un episodio della sua biografia – il rapporto con Costantino Nivola – ricco di conseguenze su diversi aspetti della sua opera. «È affascinante pensare che questa collezione contenga quanto Le Corbusier, all’indomani della guerra, pensava valesse la pena di portare con sé nei suoi viaggi, di salvare dalle rovine del vecchio mondo». Il percorso si apre con disegni e studi della fase purista, nella quale il giovane Le Corbusier mette a punto un sistema grafico sobrio e rigoroso, fondato sulla geometrizzazione di un repertorio di oggetti quotidiani. Il tema della natura morta è il punto di partenza di un’analisi in cui le forme, come parole di un vocabolario, diventano elementi di una grammatica visuale. Molti anni dopo, a New York, Le Corbusier farà della “natura morta” del tavolo da pranzo di Nivola uno strumento attraverso cui insegnare a vedere.
(segue dalla pagina 10) La maestosa figura femminile è un ritratto della moglie di Le Corbusier, Yvonne Gallis, la donna più importante della sua vita. Le Corbusier la rappresenta con una candela accesa, simbolo del focolare domestico di cui è custode, ma anche allusione al suo potere sessuale. Nel settembre 1950 Le Corbusier, ancora una volta ospite di Nivola, realizza nella casa di Long Island un murale su due pareti contigue. Il tema della pittura murale aveva cominciato a interessarlo fin dagli anni Trenta; i dipinti di Springs riassumono alcuni temi caratteristici delle ricerche da lui condotte negli anni di guerra. A partire dalla suggestione di oggetti trovati come ciottoli e ossa spolpate (gli “oggetti a reazione poetica”), Corbu aveva sviluppato in scultura e in pittura composizioni di sapore surrealista, battezzate coi nomi di Ozon (dal paese dei Pirenei dove si era rifugiato durante l’occupazione nazista di Parigi), Ubu e Panurge (dai personaggi di Alfred Jarry e di François Rabelais). Questa sezione ospita disegni che preparano il murale e altri legati ai temi che vi sono rappresentati. Nel 1951, sulla spiaggia di Long Island, Le Corbusier sperimenta sull’esempio di Nivola la tecnica del sandcasting (calco in gesso da una matrice in sabbia), con la quale realizza alcune sculture. Questa esperienza è testimoniata in mostra da due bronzi tratti dai sandcast oggi perduti, uno dei quali raffigura la Main ouverte, la mano aperta simbolo di pace, prosperità e comunione tra gli uomini. La scoperta del sandcasting contribuisce a far maturare in Le Corbusier una diversa concezione delle superfici in cemento e del rapporto tra scultura e architettura, che troverà espressione nei suoi edifici degli anni Cinquanta. https://www.sardiniapost.it/ culture/
11