SARDONIA Luglio ed Agosto

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SARDONIA

Ventiseiesimo Anno / Vingt Sixième Annèe Juillet Aout / Luglio Agosto 2019

Cagliari Je t’aime Bosa Antica Gaetano Brundu Mariano Chelo Angela Demontis Paolo Fresu Angelo Liberati La Rivoluzione Neolitica Rosanna Rossi Sonantika Time in Jazz Architetture per Cagliari

https://www.vimeo.com/groups/sardonia https://www.facebook.com/sardoniaitalia/


Programma di creazione di Esposizioni e Manifestazioni Artistiche nella città di Cagliari a cura di Marie-Amélie Anquetil Conservateur du Musée du Prieuré Directrice de la revue “Ici, Là bas et Ailleurs” Espace d’exposition Centre d’Art Ici, là bas et ailleurs 98 avenue de la République 93300 Aubervilliers marieamelieanquetil@ gmail.com https://vimeo.com/channels/icilabasetailleurs Vittorio E. Pisu Fondateur et Président des associations SARDONIA France SARDONIA Italia créée en 1993 domiciliée c/o UNISVERS Elena Cillocu via Ozieri 55 09127 Cagliari vittorio.e.pisu@email.it http://www.facebook.com/ sardonia italia https://vimeo.com/groups/ sardonia https://vimeo.com/channels/cagliarijetaime

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SARDONIA Pubblicazione dell’associazione omonima Direttore della Pubblicazione Vittorio E. Pisu Maquette, Conception Graphique et Mise en Page L’Expérience du Futur une production UNISVERS Commission Paritaire ISSN en cours Diffusion digitale

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vevo voluto aspettare i risultati delle elezioni municipali per redigere questo numero, pensando anche che forse ci sarebbe stato un ballotaggio il 30 giugno, invece niente. Il candidato che rappresenta la reazione nel senso più profondo del termine é stato finalmente eletto al primo turno con uno scarto che é stato poi calcolato in 92 voti. Quando noi leggiamo i libri di storia, sia antica che più vicina a noi siamo sempre un pò stupiti da certi risultati. Già all’occasione delle elezioni regionali gli elettori sardi hanno dato la preferenza ad un candidato fantasma sostenuto dalla Lega (sic) e per fare buona misura hanno creduto più logico di continuare nello stesso senso. Non c’é stato bisogno di aspettare neanche qualche settimana par rendersi conto del disastro annunciato ed ormai palese. Ho paura che un periodo buio sia iniziato in questi giorni cosi assolati ed afosi dell’estate cagliaritama. Non ci resta che la luna ad illuminare le nostre notti e la speranza che nonostante tutto le organizzazioni progressiste e le manifestazioni artistiche e culturali riusciranno a alliettare un periodo che si annuncia a dir poco burrascoso. Cinquant’anni fa, davanti allo schermo televisivo, assistevo ai primi passi dell’uomo sulla luna, avvenimento che alcuni individui in questi giorni, si ingegnano a confutare, come la sfericità della terra ed altre verità scientifiche e alcuni progressi materiali che ci aiutano a vivere meglio. Tempi bui. Per fortuna gli artisti non ci mancano ed ho voluto con questo numero doppio di SARDONIA, parlare di alcuni di essi che hanno particolarmente segnato il mio percorso personale e professionale, senza contare le ultime relazioni nate dal mio soggiorno prolungato a Cagliari. Alcuni progetti di Cagliari je t’aime, che accarezzavo, non si sono ancora realizzati, anche perché sono molto ambiziosi, ma non dispero di poterli portare a termine. Nel frattempo SARDONIA si da da fare per fissare dei momenti importanti registrandoli con i video che potete consultare sul sito https://www.vimeo.com/groups/sardonia. Augurandovi delle belle vacanze sia in Sardegna che altrove vi diamo appuntamento al mese di settembre durante il quale si annunciano già degli avvenimenti importanti, nel frattempo potrete sempre trovare delle informazioni utili sulla nostra pagima social https://www.facebook.com/sardoniaitalia/ Alcune manifestazioni che stiamo preparando dovrebbero svolgersi in effetti durante luglio ed agosto e troverete l’informazione in tempo opportuno. Approfitto dell’occasione per ringraziare Marilena Pitturru, Ivana Salis ed Efisio Carbone per l’accoglienza che mi hanno sempre riservato all’occasione delle numerose manifestazioni sia a Caglòiari che a Calasetta che ho avuto l’occasione ed il piacere di documentare. Ringrazio anche Simona Campus per le critiche costruttive che mi hanno permesso di migliorare la tenuta dei miei filmati. Per finire sono particolarmente fiero di aver realizzato un documento all’occasione della Sardegna Pride 2019, che cerca di restituire l’insieme della manifestazione. Buone vacanze. Vittorio E. Pisu

Photo Spazio (in)visibile

Cagliari JeT’aime

GAETANO BRUNDU FONDAZIONE MACC insieme a Siomona Campus et Efisio Carbone presentano

MITE REVOLUZIONARIO GAETANO BRUNDU dall’8Giugno al 1er Settembre 2019

Spazio (in)visibile via Barcellona 74 Cagliari Spazio e Movimento via Napoli 80 Cagliari Marina MUSEO MACC Via Savoia 2 Calasetta www.fondazionemacc.com www.spazioinvisibile.com facebook.spazioemovimento https://vimeo.com/343967162 https://vimeo.com/342410480

abato 8 giugno 2019, Cagliari ha inaugurato due delle tre mostre dedicate a Gaetano Brundu, artista decisivo per le sorti dell’arte in Sardegna, viste le sue rivoluzionarie proposte estetiche e formali e il suo impegno nel campo politico e civile. Nato a Cagliari nel 1936, si avvicina al mondo della pittura come autodidatta alla fine degli anni ‘50, entrando a far parte del collettivo “Studio 58” e avvicinando gli insegnanti di storia dell’arte dell’Università di Cagliari come Corrado Maltese e Gillo. Dorfles. La sua prima mostra personale risale al 1959, quando espone le sue “borse tagliate” presso la

Biblioteca dell’Università di Cagliari, ispirate alle opere di Burri ma fortemente influenzate dallo spazialismo di Lucio Fontana. Tra il 1965 e il 1967, si trasferisce a Parigi dove arricchisce la sua produzione pittorica di influenze “pop” e espone le sue opere al Centre Culturel International, alla Maison de l’Allemagne e alla Citè Universitaire.. Tornato a Cagliari, continua la sua ricerca pittorica approfondendo lo studio e l’interesse per il colore, abbinato al “taglio della tela”, ed elabora il segno dei “baffi del leone” che diventa il marchio di fabbrica delle sue opere. Durante questo periodo, ha realizzato, tra le altre cose, illustrazioni di libri, come quelli della raccol-

ta di novelle “Sardonica” di Giulio Angioni (Edes 1983) e diversi grandi murales di Monastir, Selargius e in particolare di Settimo San Pietro (1979) con altri pittori come Rosanna Rossi, Tonino Casula e molti altri. Durante gli ultimi anni della sua carriera, si è anche dedicato alla modifica digitale di immagini e fotografie. Gaetano Brundu, con il suo temperamento moderato, la sua forza espressiva incomparabile, la sua audacia nella ricerca, la sua passione per la lotta politica nel senso più nobile del termine, ha contribuito a scrivere pagine memorabili nella storia dell’arte tra i più interessante. dalla seconda metà del 20 ° secolo. Allo Spazio (in) visibile, sede che ha ospitato Il Graffio del Leone nel 2014, l’ultima mostra dell’artista presenterà una selezione di opere. Durante l’inaugurazione, l’artista Marilena Pitturru, ha eseguito un’azione performativa durante la quale ottiene da un grande tappeto rosso posto al suolo, un enorme “baffo di leone”, un segno innegabile di Brundu,che ritroviamo poi al MACC di Calasetta. Allo Spazio e Movimento di Via Napoli, troviamo i disegni della prima mostra personale del 1958, i 35 inchiostri che illustrano i Cantos Pisanes di Ezra Pound. Le due mostre a Cagliari rappresentano un’ottima occasione per il pubblico in previsione della più lunga antologia che si è aperta il 22 giugno alla Fondazione MACC di Calasetta.

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L’obiettivo primario della sua offerta formativa è quello di coniugare la metodologia progettuale della ricerca artistica con una solida formazione di base in ambito linguistico-storico-letterario e scientifico-tecnologico. L’aspetto fondante della didattica è, comunque, lo sviluppo e la valorizzazione della creatività considerata come la più importante risorsa umana in quanto forza propulsiva alla crescita del singolo e della collettività.

Dirigente Scolastico: prof.ssa Ignazia Chessa Collaboratori del Dirigente Scolastico: proff. Antonio Cucca e Orietta Longo

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ata nel 1937 a Cagliari dove vive e lavora. Compiuti gli studi presso l’Istituto d’Arte Zileri di Roma, Rosanna Rossi rientra in Sardegna nel 1958. Le prime esperienze artistiche si svolgono all’interno delle attività di Studio 58, gruppo di giovani artisti cagliaritani, in questo periodo il suo lavoro è caratterizzato da una figurazione espressiva, alterata da suggestioni materiche. Nel decennio successivo (anni ’70), la ricerca artistica di Rosanna Rossi si orienta verso una astrazione che fa interagire reminescenze naturalistiche nell’uso del colore con le connotazioni segniche di matrice informale. Gli sviluppi successivi, pur con periodici sconfinamenti nell’ambito del ready-made, mantengono questa ambivalenza progettuale, oscillando costantemente tra un ordine costruttivo di ascendenza concreta e soluzioni materico-espressive dell’astrazione neoinformale. Docente al liceo artistico dal 1968 al 1983, ha insegnato in vari corsi di specializzazione e dal 1984 al 1990 all’Istituto Europeo di Design. Dal 1970 inizia ad occuparsi di installazioni permanenti in spazi pubblici. Il suo lavoro continua a scandagliare i linguaggi tradizionali ma all’interno di una figurazione inusitata. In parallelo al proprio linguaggio pittorico identifica nuove possibilità espressive ottenute con materiali poveri, trovati, diversamente utilizzati, scavalca la tradizione precedentemente espressa. Alcune opere di Rosanna Rossi fanno parte del patrimonio artistico di musei e fondazioni: MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto; Galleria Comunale d’arte di Cagliari; Museo MAN di Nuoro; Collezione Intesa Sanpaolo; Fondazione di Sardegna, Patrimonio artistico della Regione Autonoma della Sardegna; Patrimonio Artistico del Consiglio Regionale della Sardegna.

http://www.rosannarossi.com/

Responsabile sito web: prof.ssa Anna Maria Lecca indirizzo email: casl01000n@istruzione.it

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vedere anche https://vimeo.com/343543991 https://vimeo.com/330417213 https://vimeo.com/340269105 https://vimeo.com/110109494

Photo Anna Marceddu

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l Liceo Artistico e Musicale “Foiso Fois”, fondato a Cagliari negli anni Sessanta, è una scuola con forte connotazione culturale che privilegia gli studi artistici, teorici e pratici, in cui l’apprendimento dei saperi è finalizzato al saper fare.

ROSANNA ROSSI Centro Scuola Pirandello presenta

Legittima Difesa #1 Rassegna Arte Contemporanea

Rosanna Rossi

Curatore Raffaella Venturi «Come ti difendi? Difendo il mio fare mutando le dimensioni. Da cosa ti difendi? Mi difendo dall’inutilità del mio esistere senza la pittura.» Via Nazario Sauro 9 09123 Cagliari https://vimeo.com/343543991

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o incontrato Rosanna Rossi al Liceo Artistico oggi anche Musicale ed intitolato a Foiso Fois, nel 1968, l’anno in cui da istituto privato divenne statale. Fu anche l’anno dell’inizio dellinsegnamento non solo di Rosanna Rossi ma anche di Italo e Romano Antico, ed altri. Riprendevo gli studi dopo una parentesi di sette anni nell’ufficio di mio padre, essendo arrivato alla maggiore età potevo finalmente realizzare le mie scelte che, da bambino erano di diventare architetto, cosa che poi si realizzò in seguito a Parigi, dove vissi e lavorai gli ultimi cinquant’anni. Ho frequentato solamente l’ultimo anno del Liceo Artistico, dopo aver sostenuto l’esame da privatista per i primi tre anni ed essere stato ammesso. Già da allora la sede del Liceo non era ancora fissata in modo stabile, cosi traslocammo frequentemente da una palazzina al Poetto ad un ex convento in via San Giuseppe ed altrove. Era un anno cruciale, e l’eco delle rivoluzioni studentesche e proletarie arrivava fino a Cagliari. Nonostante le interruzioni ed i traslochi non ricordo nessuna rottura nell’insegnamento e devo riconoscere che tutto quello

che ho imparato in quei mesi l’ho potuto mettere a profitto nella mia attività di architetto sia da un punto di vista strettamente progettuale che da un punto di vista pratico nell’organizzazione della communicazione dei progetti realizzati. Ho più tardi iniziato una produzione di filmati sia sull’architettura che sulla creazione contemporanea sotto forma di monografie, quando incominciai a realizzare la trasmissione SARDONIA fu naturale per me di intervistare quelle che poi erano diventate delle figure estremamente importanti dell’arte sarda e nazionale. Avevo sempre ammirato il lavoro di Rosanna Rossi, ma studiandolo più attentamente e ripercorrendo i diversi temi e periodi della sua produzione ne sono ancora più affascinato e sono grato alla sorte che mi ha fatto conoscere così da vicino una si grande artista. Come d’altra parte ho potuto notare, avendo la chance di intervistare sia cantanti lirici che registi, direttori d’orchestra o compositori mondialmente conosciuti, quello che li contraddistingue come d’altra parte e più particolarmente Rosanna Rossi é la loro semplicità, disponibilità, gentilezza, facilità di comunicazione e sopratutto la limpidità delle informazioni che concedono sul percome ed il perché delle loro opere. Ho sentito a volte dei pseudo artisti pretendere che le loro opere non hanno bisogni di essere spiegate e pensano che il loro rifiuto di commentarle sia un segno della loro pretesa qualità. Personalmente credo che un artista sia attraversato dalla sua opera e anche lui impara, a gesto compiuto, qualcosa di più su se stesso e sugli altri. Rifiutarsi di farlo significa aver semplicemente paura di quello che si é scoperto sopratutto su se stessi. Sono veramente grato a Rosanna Rossi di avermi cosi bene insegnato ad ascoltare la voce che spesso incomprensibilmente insiste per compiere quello che é solamente il nostro dovere e farlo nel miglior modo possibile. Grazie ancora. Vittorio E. Pisu

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ARCHITETTURA PER CAGLIARI

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e promesse elettorali del signor Paolo Truzzu, eletto poi Sindaco di Cagliari, mi avevano particolarmente interes-

sato. Sopratutto la sua volonta di proporre una funicolare sotterranea (sic) che avrebbe unito la Piazza Yenne al Mercato di San Benedetto. Quasta proposta mi ha ricordato uno dei numerosi progetti architettonici ed urbanistici che ho immaginatro dagli anni ‘70 ad oggi per la mia amatissima città. Nel 1977 avevo infatti ideato un progetto che partiva dal Poetto di Cagliari, con la soppressione di tutte le costruzioni in duro che occupano l’arenile (in chiaro soppression degli stabilimenti balneari quali Lido, D’Aquila, Marina, Aereonautica, Carabinieri, etcetera) e realizzazione di spiagge artificiali disposte perpendicolarmente alla riva, distanti di un kilometro l’una dall’altra e lunghe di 500 metri. Costituite da una strada di servizio all’interno di una costruzione comportante le cabine ed i servizi sanitari corrispondenti (docce et wc) che termina con una rotonda dotata di ristorante, bar e locale per accogliere spettacoli, mostre e festività varie. Davanti alle cabine una spiaggia artificiale che discende lentamente verso il mare. L’insieme desservito da una funicolare aerea che percorre tutta la spiaggia del Poetto, all’incirca al suo centro, due dei suoi elementi (arrivo e partenza) scavalcando lo stagno di Molentargius si dirigerebbero verso Monte Urpinu, poi dalla sommità del colle, dritto verso il Castello, surpiombando il quartiere di San Benedetto e Villanova con diversi arresti tra cui quello del Mercato San Benedetto. La funicolare non si fermereb-

be al quartiere di Castello ma continuerebbe al di sopra del quartiere di Stampace per arrivare fino al limite del quartiere di Sant’Avendrace alle porte di Cagliari, dove dei parcheggi permetterebbero ai numerosi arrivati dall’interland, di parcheggiare le loro vetture e di percorrere comodamente la città utilizzando i numerosi mezzi di trasporto come autobus, filobus, metropolitana di superficie, etcetera. Spiegazioni più dettagliate consultabili a richiesta Inoltre un’altra dichiarazione del neo sindaco ha ancora attirato la mia attenzione quando a annunciato di voler restituire alle autovetture il Corso Vittorio Emanuele II, oggi largamente pedonalizzato con la soddisfazione di esercenti e abitanti. Egregio signor Sindaco mi permetta di proporle un’altro dei miei progetti che permetterebbero di creare molti più parcheggi che quelle due dozzine che si potrebbero ricavare nel Corso. Avendo avuto l’opportunità di progettare dei complessi urbani di vaste dimensioni, affrontando i numerosi problemi che essi generano, mi sono sempre interrogato sullo spazio urbano costituito dal Largo Carlo Felice. Spazio assai difficile da utilizzare e di dimensioni importanti ma non veramente utili alla città. Il mio progetto per il Largo Carlo Felice, consiste nel conservare lateralmente ad esso (sopprimendo gli attuali parcheggi al suolo, ma conservando le piantagioni esistenti) una via di circolazione che permetterebbe di desservire l’insieme e di collegare la via Roma con le diverse strade che si affacciano sul Largo. Tra queste due vie di circola-

zione periferiche preconizzo uno scavo importante e la realizzazione di tre livelli, il primo avente la facciata sulla via Roma continuerebbe la succesione di arcate, al suo interno diversi commerci ed un bar ristorante sul suo terrazzo. Il secondo segmento concentrerebbe il maggio numero di parcheggi su tre livelli, con ingresso dalla via ascendente all’altezza della via Sardegna ed uscita all’altezza della via Crispi, una parte dell’edificio conserverebbe inoltre i reperti archelogici già ritrovati e repertoriati in loco, con un museo aperto al pubblico, al di sopra un’altra grande terrazza che, date le sue dimensioni (dalla via Crispi alla via Mameli), sarebbe d’una dimensione veramente urbana e permetterebbe riunioni pubbliche, comizi, concerti ed altre manifestazioni. Servizi, bars, ristoranti e altre comodità completerebbero l’insieme. Nelle terza parte, situata tra la via Mameli e la statua del feroce viceré, un altro complesso di boutiques e servizi, unito ad un centro di controllo, sorveglianza e regia dell’insieme.. La realizzazione di un simile progetto non sarebbe neanche troppo onerosa e l’affitto dei locali commerciali, ed i proventi del parcheggio finanzierebbero facilmente l’operazione. Il mio terzo progetto per Cagliari é situato al Mercato San Benedetto e comprende anche i terreni dell’ex Mobilificio Cao, oggi inutilizzati da troppo tempo. Si tratterebbe semplicemente di construire al disopra del mercato, e senza toccare minimamente nè alla sua struttura nè al suo funzionamento attuale, una supestruttura sulla quale poi sarebbero edificati tre immobili di una altezza uguale a quella degli immobili circonstanti che si prolungherebbero con un ponte a quota + 50 metri con un insieme di costruzioni realizzate sul terreno ex Mobilifio Cao. In questo insieme potrebbe trovare posto un centro direzionale, con un numero di uffici specialmente attrezzati per le nuove tecnologie digitali, un albergo ed anche qualche elemento residenziale.. Naturalmente un’elaborazione in partenariato con la municipalità sarebbe altamente necessaria ed accolta con entusiasmo. Vittorio E. Pisu

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a quando avevo undici anni ho sempre desiderato diventare architetto, e come non si diviene che quello che si é, lo divenni e lo sono ancora adesso. Diplomato del Liceo Artistico nel 1969, ed iscritto alla Facoltà di Architettura di Roma, un viaggio di vacanze a Parigi ha deciso dei seguenti cinquant’anni. Ho quasi subito (dicembre 1969) lavorato in uno studio come progettista ed un anno dopo ero capo progetto ed ebbi l’opportunità, la chance ed il piacere di partecipare ai più importanti concorsi d’architettura e d’urbanistica non solo in Francia, ma anche a New York City, dove in uno dei rassimi concorsi americani bandito dalla New York Art Society, potei proporre la pavimentazione totale di Times Square ed immaginare fino a degli schermi televisivi giganteschi e naturalmente piatti per la pubblicità (nel 1984). Molti dei miei progetti (quasi uno su due) sono stati realizzati sia nell’edilizia privata che pubblica ed alcuni spazi urbani intorno a Parigi, come a La Défense oppure à Saint Maur, a Marne la Vallée, a Villejuif, a Cergy Popntoi-

se, a Suresnes, a Fontenay sous bois, oppure a Saint Quentin, sono stati eseguiti secondo il mio disegno. Avendo passato quasi tutte le mie vacanze estive a Cagliari ho sempre immaginato delle soluzioni urbanistiche ed architettoniche per la mia città, cullando il sogno, che penso che ogni architetto abbia, di lasciare un segno del suo passaggio nella città che lo ha visto nascere e crescere. Naturalmente ho sempre deprecato la demolizione dei casotti, dove avevo passato nove anni della mia infanzia ed adolescenza e che ho visto in tante altre spiagge, conservati e valorizzati, per non parlare della sabbia e delle dune del Poetto che mi astengo di commentare. Sorrido oggi quando vedo i progetti del ripristino di un collegamento su rotaie tra la stazione delle Ferrovie ed il Poetto, ricordando il piacere di arrivarci con i vecchi tram di cui adoravo quelli con i sedili di legno che producevano un rumore così caratteristico contro i muri della caserma Monfenera. Nel 1977 avevo immaginato una funivia che scavalcando lo stagno Molentargius, Monte Urpinu, San Bemedetto e Villa-

nova, sarebbe arrivata in Castello per poi servire Stampace e fino a Sant’Avendrace. Assiduo frequentatore del mercato di San Benedetto, che ho filmato numerose volte, avevo immaginato negli anni ‘90 un complesso di uffici, alberghi ed abitazioni che avrebbe sovrastato il mercato senza toccarlo, per prolungarsi poi con un ponte sul terreno degli ex Mobilifici Cao, il cui muro, d’epoca quasi nuragica, borda ancora la via Baccaredda. Sono cosciente del fatto che, come spesso a Cagliari, le mie proposte susciterebbero un coro di proteste, se non forse anche di inviti meno ossequiosi, ma penso che l’architettura sia un terreno dove l’immaginazione può spiegarsi senza limiti e senza mezze misure. Ho sentito parlare di costruzioni di 300 metri di altezza per rivaleggiare con la tour di Gustave Eiffel e penso al detto pugliese “ Si Parigi avesse lu mari, sarebbe una... A volte i sogni si avverano. Vittorio E. Pisu

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gni estate a Berchidda, piccolo centro alle pendici del monte Limbara, un evento imperdibile, con un’eco di portata internazionale. Lo caratterizzano spettacoli e concerti, lungo le strade del paese, dall’alba al tramonto. La manifestazione Time in Jazz è nata nel 1988. Dal dicembre 1997 la coordina e organizza l’omonima associazione culturale. Il presidente e direttore artistico dell’associazione è Paolo Fresu, trombettista e compositore jazz tra i più apprezzati a livello nazionale ed internazionale. Per Paolo Fresu la musica non è solo spettacolo ma è anche ricerca, sperimentazione, riscoperta e confronto con altre musiche e altre culture e il progetto culturale che guida Time in Jazz rispecchia appieno l’idea di Fresu. Dal settembre del 1988, quando si tenne la prima manifestazione nella piazza del Popolo di Berchidda, il festival con i suoi appuntamenti annuali è andato crescendo, sino a diventare un evento imperdibile per tutti gli amanti della musica jazz. La sede tradizionale del festival, dove si svolge lo spettacolo serale, è la piazza del Popolo di Berchidda, ma già da diversi anni gli artisti di Time in Jazz si esibiscono in concerti e spettacoli, dall’alba al tramonto, lungo le strade e le piazze del paese e nelle chiesette campestri dei paesi vicini: Monti, Nugheddu San Nicolò, Oschiri e Ozieri. Time in Jazz rappresenta un vero esempio di integrazione culturale, ospitando artisti di tutte le fedi e di tutte le razze: africani, turchi, macedoni, tunisini, marocchini, algerini, lapponi, newyorkesi, scandinavi, mitteleuropei, sardi, bretoni, vietnamiti, ecc. Come sottolinea il manifesto del festival, redatto dallo stesso Fresu nel 1998, Time in Jazz è “un festival che crede nella propensione del jazz, musica dinamica e in divenire, per sua stessa natura, all’apertura verso il mondo con i suoi intrecci geografici e stilistici”.http://www. sardegnagrandieventi.it/it/evento/time-jazz Nel 2005, il P.A.V. (Progetto Arti Visive), che cura l’organizzazione delle iniziative artistiche legate al festival, inaugura, in collaborazione con l’Ente Foreste, i concerti all’alba tra i boschi e le foreste del Monte Limbara. Al P.A.V. si deve anche la creazione della Collezione di Arte Contemporanea nello spazio museale dell’enoteca regionale e del Museo di arte ambientale Semida (il museo all’aperto del Monte Limbara), dove si espongono opere pensate e realizzate per integrarsi con la natura, fonte di ispirazione per gli artisti.

Photo Sarda Turismo

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usica ma anche letteratura, cinema, ambiente, società: queste le coordinate lungo le quali si snoderà la trentaduesima edizione del festival internazionale Time In Jazz, appuntamento tra i più attesi dell’estate, in programma dal 7 al 16 agosto tra Berchidda (Ss), paese natale del suo ideatore e direttore artistico, il trombettista Paolo Fresu, e varie altre località del nord Sardegna. Apre il festival la Funky Jazz Orkestra, street band diretta dal trombettista Antonio Meloni nell’immancabile “concertazione navale” a bordo di un traghetto della Corsica Ferries–Sardinia Ferries in viaggio dal “continente” alla Sardegna: un evento reso possibile per il quattordicesimo anno consecutivo grazie alla collaborazione della Compagnia delle navi gialle. Partenza dal porto di Livorno alla volta di Golfo Aranci mercoledì 7 agosto alle 8. Nella giornata inaugurale inoltre, per il ventennale della scomparsa di Fabrizio De André, il festival ritorna a far tappa a L’Agnata, la tenuta nei pressi di Tempio Pausania che a metà anni Settanta divenne la dimora del grande cantautore genovese. Protagonista dell’omaggio a “Faber”, Danilo Rea (con inizio del concerto alle 18.30). Dopo le prime giornate itineranti tra diverse località del circuito Time in Jazz (tra i protagonisti dei concerti il sassofonista Claudio Fasoli in trio e in quartetto, i pianisti Simone Graziano, Ramberto Ciammarughi e Dino Rubino, il quartetto del contrabbassista Francesco Ponticelli, il duo Modus Operandi del trombettista Giovanni Falzone con il batterista Alessandro Rossi e quelli voce/pianoforte di Monica Demuru con Natalio Mangalavite e della cantante algherese Franca Masu con la pianista siciliana Sade Mangiaracina) i riflettori si accendono per la prima volta sul palco centrale del festival, quello allestito nella Piazza del Popolo a Berchidda, la sera di domenica 11 agosto (inizio alle 21.30) con “Tempo di Chet. La versione di Chet Baker“, la produzione del Teatro Stabile di Bolzano nata dalla fusione e dalla sovrapposizione tra la scrittura drammaturgica di Leo Muscato e Laura Perini e la partitura musicale curata e interpretata dal vivo da Paolo Fresu alla tromba e al flicorno con Dino Rubino al piano, Marco Bardoscia al contrabbasso e le voci evocative di un cast composto da Alessandro Averone, Rufin Doh, Simone Luglio, Debora Mancini, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Graziano Piazza e Laura Pozone. Parole, immagini e musica per rievoca uno dei miti musicali più controversi e discussi del Novecento, Chet Baker, jazzista tanto maledetto quanto leggendario. La sera seguente (lunedì 12) Piazza del Popolo accoglie i primi ospiti internazionali di questa edizione del festival, il pianista Omar Sosa e la violinista Yilian Cañizares con il loro progetto “Aguas” (pubblicato su disco lo scorso ottobre): una miscela coinvolgente e creativa di jazz, musica classica e delle radici afrocubane dei due artisti, affiancati dal percussionista venezuelano Gustavo Ovalles come special guest. Altri suoni e atmosfere, martedì 13, con l’atteso ritorno, dopo diciotto anni, di Nils Petter Molvaer: il trombettista norvegese approda a Berchidda con l’inconfondibile suono del suo strumento alla testa di un gruppo con Johan Lindstrøm alla chitarra, Jo Berger Myhre al basso e Erland Dahlen alla batteria. Riflettori nuovamente puntati su Paolo Fresu, la sera del 14 agosto, stavolta impegnato in una produzione originale del festival, in trio con il bandoneonista Daniele di Bonaventura (col quale condivide da anni un riuscito sodalizio artistico) e il violoncellista brasiliano Jaques Morelenbaum (una collaborazione nata sulla scia dell’album “Alma” di Paolo Fresu e Omar Sosa, uscito nel 2012 per la Tuk Music). La serata del 15 in Piazza del Popolo è come sempre divisa in due set: il primo vede quest’anno sul palco Ornella Vanoni; poi, nella seconda parte (con ingresso gratuito), tolte transenne e poltroncine, spazio alla consueta festa di Ferragosto: a menare le danze, quest’anno, sarà l’Orchestra Casadei, guidata dal 2000 da Mirko Casadei. Il pubblico ritroverà tre fra i protagonisti dei concerti serali anche sui palchi delle altre location del circuito Time in Jazz, in cui il festival va in scena nel corso delle giornate: ecco dunque le esibizioni in solo di Omar Sosa, di Jaques Morelenbaum e di Nils Petter Molvaer, all’interno di un palinsesto che vedrà nuovamente in azione il trombettista Giovanni Falzone, stavolta in quintetto (con Filippo Vignato al trombone, Fausto Beccalossi alla fisarmonica, Giulio Corini al contrabbasso e Alessandro Rossi alla batteria), e poi il contrabbassista Sebastiano Dessanay in una delle tappe del suo progetto artistico “377“. Il batterista campano Gegè Munari, alla testa del suo quintetto (con il trombettista Francesco Lento, il sassofonista Marco Ferri, Domenico Sanna al piano e Vincenzo Florio al basso), porterà la sua musica nella giornata di Ferragosto che, come da tradizione, per Time in Jazz si snoda fin dal mattino tra le Chiesette di San Michele e Santa Caterina, nella campagna poco fuori da Berchidda. Una lunga giornata che proporrà il consueto spazio per i suoni della tradizione: di scena quest’anno il duo Fantafolk di Andrea Pisu e Vanni Masala. Infine, la sera del 16 agosto, le ultime note del festival, come è consuetudine da qualche edizione a questa parte, spetteranno al suo inventore, Paolo Fresu, in duo con Daniele di Bonaventura.

PAOLO FRESU BERCHIDDA ED ALTRI LUOGHI Musica, Arte, Letteratura, Cinema, Ambiente, Società

TIME IN JAZZ XXXII FESTIVAL dal 7 al 16 agosto 2019

ASSOCIAZIONE CULTURALE TIME IN JAZZ Via Umberto I, 37 07022 Berchidda (SS) Tel. 079 703007 Mob. 320 3874 963

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aolo Fresu é stato il primo personaggio sardo che ho intervistato quando ancora la trasmissione SARDONIA non esisteva e utilizzai piuttosto SPOUTNIK, una trasmissione sulla creazione contemporanea per mettere in onda un’intervista che fu realizzata vicino a Parigi i primi giorni di dicembre del 1999. Avevo avuto vento della presenza di Paolo Fresu che conoscevo solamente di nome e di fama nella sua qualità di trompettista jazz e penso che questo fu lo spunto che mi portò in seguito a creare la trasmissione SARDONIA, in prolomgamento della rivista che esisteva già da qualche anno e delle due associazioni che avevo creato a Cagliari ed a Parigi nel 1993. L’incontro fu molto spontaneo e Paolo Fresu si prestò di buon grado alle mie domande e terminammo l’intervista con qualche frase in sardo per fare buona misura. Mi é capitato in seguito, al momento della creazione della trasmissione SARDONIA di volerlo invitare insieme ad un altro gallurese espatriato in Francia, voglio parlare qui di Mauro Serri, per descrivere il quale é molto più facile fare la lista dei can-

tanti e delle orchestre conosciute con le quali NON ha suonato perché l’enumero e più corto. Paolo molto impegnato non potendo partecipare, mi propose di registrare l’intervista nella sua dimora parigina e cosi la mandai in onda mentre Mauro Serri partecipava in persona alla trasmissione il 5 aprile 2001. Paolo Fresu è naturalmente un gigante della musica e la sua produzion risolleva ogni volta il livello della qualità per il nostro più grande piacere. Tra le creazioni del trombettista spicca Time in Jazz, manifestazione che inaugura quest’estate la sua trentaduesima edizione; un festival dove non solo la Musica, ma anche l’Arte, la Letteratura, ma anche il Cinema sono trattati come d’altronde altri temi più impegnativi ed oggi forse più urgenti come i problemi legati all’Ambiente ed alla Società. Ho rivisto Paolo Fresu brevemente, all’occasione di un doppio incontro ispirato al suo “Poesie jazz per cuori curiosi”, uscito per Rizzoli alla fine dello scorso anno. Un libro che è una preziosa raccolta di poesie e piccole prose in cui sperimenta il linguaggio della parola come strumento di creatività. Un percorso per associazioni di idee che esplora grandi domande sulla libertà e la vera funzione dell’arte, si sofferma su suggestioni nate dal quotidiano, riflette sulla diversità e l’accoglienza, si abbandona a voli della mente per tornare infine alle radici della patria Sardegna. Prima tappa di quest’anteprima la conversazione dal titolo “Melodie tessute”, condotto dalla giornalista Francesca Fradelloni. A seguire, nella migliore tradizione del Festival, un reading-concerto inedito, una produzione originale targata Marina Café Noir dal titolo “Cuori Jazz”, che ha portato il pubblico dentro le parole e i suoni del libro. Ad accompagnare la tromba di Fresu é stata la voce di Pierpaolo Piludu, attore e regista del Cada Die Teatro, già autore insieme al musicista gallurese di una bellissima versione teatrale de “Sos Laribiancos” del compianto Cicito Masala. V.E.Pisu

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a Turcato, da Fontana a Mimmo Rotella, da Fausto Melotti a Ponzagra. Oggi forse la Fondazione Bartoli Felter é l’unica iniziativa privata che ha ripreso quasto tipo di politica artistica. Oggi si possono ancora trovare dei pittori che corrono ancora dietro alle immagini del Novecento Romano di una Roma che non esiste più, mentre invece i pittori dovrebbero parlare del mondo di oggi, raccontarci la nostra quotidianeità. Bisogna anche dire che c’é una necessità molto seria di considerare le proprie radici ma nello stesso tempo non bisogna creare un eccesso di radici perché escono fuori dei movimenti oltranzisti perché c’é da rosicare molto dal punto di vista economico. Se noi non svettiamo un po avremo sempre la gente che considera la pittura come quella di Raffaello e che ci consegnano un Cristo, allora come faremo a vedere le differenze tra Andrea del Sarto ed Andrea del Castagno? Ed avremo sempre la gente che ci dirà “ma guarda che bello Andrea del Sarto” e “Andrea del Castagno cosi duro” perché non c’é l’abitudine di guardare e ci troviamo ancora davanti alle persone alle quali fai vedere un’incisione del Durer oppure di Renzo Vespignani, la tecnica incisoria si esprime con il bianco e nero, se tu fossi stato abituato ad amare la tecnica dell’acqua forte capiresti anche perché gli artisti ad un momento scelgono quella tecnica. Magari gli artisti ne hanno anche abusato ma riportiamo il pubblico a riflettere su questo modo di tradurre la realta, che ti dà qualche cosa che l’acquarello, non ti dà e neanche l’olio. Gli artisti contemporanei hanno avuto questa primaria preoccupazione di testimoniare il proprio tempo di portare il pubblico che si affaccia nelle gallerie a riflettere al momento su non solo che cosa l’arte racconta ma anche come glielo racconta, attraverso la fotografia, il cinema, la pittura. Mentre ancora l’opinione pubblica vede un dipinto e chiede che cosa rappresenta come quando ha visto un bel film e gli chiedi di che cosa parla quando già bisognerebbe sapere chi l’ha fatto e come, perché sennò non arriveremo mai a capire veramente. Siamo forse nati in ritardo però siamo

ancora qui, tante cose sono successe anche prima e molte cose sono state bruciate, ci sono molti artisti bravi ma pochi possono pretendere a lanciare una novità perché sia con la fotografia, il cinema ed altri media tutto o quasi era già stato fatto. Poi ci sono stati personaggi che hanno saputo cogliere quel momento di rottura, voglio citare Michelangelo Antonioni che quando si trova a poter avere una cinepresa con la quale può immediatamente vedere quello che sta facendo, la utilizza. Se vogliamo citare Picasso, forse l’artista più importante anche per la sua produzione, ha saputo imporsi meglio anche se non è forse il miglior pittore, e quelli che sono venuti dopo forse hanno avuto un po’ di difficoltà ad imporsi. Giorgio di Genova nella sua raccolta di storia dell’arte nella generazione anni 40 quando arriva agli artisti che ancora operano nel mondo della figurazione, dice che nel momento in cui molti artisti hanno sentito la necessità di ritornare alla pittura, per Liberati non c’é ne stato bisogno perché non l’aveva mai abbandonata e personalmente ho sempre utilizzato il collage e ricordo che rientrando da Roma per andare a Frascati un giorno trovai una bottiglietta con scritto Ricalchino che permetteva appunto di ricalcare, di trasferire le immagini riflesse sulla carta. Sono stato affascinato da Hamilton, capostipite dei popartisti inglesi, poi da Rauschenberg, grazie alla Biennale di Venezia del 1964, che ha dato a tutti i pittori di natura figurativa l’occasione di passati dal realismo alla nuova figurazione come Vespignani oppure Gianfranco Ferroni. La Biennale di Venezia, la popart americana, ha indicato una strada, una via di scampo, ho fatto la prima mostra a Cagliari nel 1968 con le immagini trasferite in maggioranza dai reportages sulla guerra del Vietnam e Gaetano Brundu l’ha capito immediatamente, perché a Parigi era l’amico di Hervé Telemaque. Questo misto tra l’immagine della cronaca e la pittura gli é stata chiara mentre Vespignani non concepiva un’immagine che non fosse dipinta o disegnata mentre io tra altri ammiratori abbiamo sentito la necessità di spostarci su altri linguaggi e contaminare con altre possibilità figurative anche se abbastanza ridotte perché ormai tutto era stato fatto. Tra l’altro ho fatto una bella mostra alla fondazione Bartoli Felter presentata da Gianni Murtas con il titolo “Mixed Media”, con la volontà di cavalcare quelle che sono le possibilità della figurazione iconica e con la consapevolezza che Foiso Fois é stato l’artista figurativo che specchia la situazione, non ce ne sono stati altri tutti i suoi contemporanei erano bloccati, contrariamente agli astratti che sentivano la necessità di uscire dal realismo.Interview realizzata il 9 giugno 2018

Foto Angelo Liberati

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orrei precisare che sento di avere un qualche ruolo in Sardegna, non sono più cosi tanto giovane, e se mi va bene e se riuscirò a lavorare come ho lavorato in questi ultimi cinquant’anni, avrò fatto qualche cosa di interessante a livello regionale, potrei uscire fuori dall’isola, portare il lavoro all’esterno, ma è più difficile, in Sardegna è ancora più difficile che in altri posti, ma sono venuto qui, nessuno mi ha mandato, ho scelto la Sardegna con tutte le conseguenze. Oggi bisogna avere la consapevolezza che c’è un sacco di gente che dipinge, e la cosa interessante che dovrebbe far riflettere é che la media é molto alta, la nostra generazione dopo la guerra si è trovata impreparata e nello stesso tempo con tanto di quel materiale a disposizione che ci ha comunque fatto crescere fino ad un livello, permesso di fare il salto che poi ti porta al livello nazionale anche se é più difficile e ci vuole uno sforzo supplementare. Quando sono arrivato a Cagliari la galleria che era il punto di incontro era il Pennellaccio in via Cocco Ortu, in un’epoca di cui si favoleggia molto, ci si incontrava alla galleria perché intorno c’era poco. Ma vorrei concentrare la mia attenzione su Foiso Fois perché é stato l’unico che secondo me ha avuto la capacità di guardare fuori, mentre la maggior parte era abbarbicata al novecento sardo. C’erano Tonino Casula, Primo Pantoli, Gaetano Brundu e se tu leggi i suoi scritti sulla mia mostra del 68 ci trovi tutta la critica della mia produzione in cinque righe, Gaetano aveva la capacità di vedere perchè era andato per due anni a Parigi. Senza dimenticare Francesco Tanda, ed al mio arrivo a Cagliari ho subdorato questa situazioneChiuso il Pennellaccio, nasce la Bacheca, nasce la galleria Sinibaldi, nasce l’Arte Duchamp, che rimane lo spazio privato che é riuscito a coprire il ruolo che le istituzioni non hanno mai coperto, perché hanno chiuso Ugo Ugo e durante otto anni Arte Duchamp é stata veramente una meteora, dal 1975 al 1983, abbiamo visto di tutto da Veronesi a Dorazzo, da Poppi Scialoia

ANGELO LIBERATI Galleria Siotto presenta

Angelo Liberati

Stikers a cura di Luisa Figari

Cinquant’anni d’Arte

conversazione con Sergio Nuvoli mediatore Mauro Manunza 30 giugno 2019 Via dei Genovesi, 114 09124 Cagliari Castello https://vimeo.com/346186040 https://vimeo.com/342282077 https://vimeo.com/284675705

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o incontrato Angelo Liberati nel giugno del 2018, quando ho iniziato a completare con delle interviste realizzate in Sardegna, la serie delle monografie di donne e uomini sardi che ne portano alto il genio e la cultura. Iniziata a Parigi con diverse personnalità sia artistiche che impegnate in altri campi delle attività umane, questa serie di interviste ha cosi potuto incontrare e far conoscere ad un pubblico più vasto i numerosi sardi che hanno stabilito la loro residenza per un periodo più o meno lungo nella capitale francese. Sarebbe stato difficiler evitare di incontrare Angelo Liberati, che dalla sua Frascati natale si é trasferito a Cagliari all’inizio degli anni settanta per partecipare attivamente alla vita artistica e culturale della città. Come ci racconta nell’intervista di cui pubblichiamo qualche passaggio e che potrete consultare all’indirizzo https://vimeo. com/284675705, il periodo nel quale decisi di installarsi a Cagliari, dopo aver esordito con una sua

prima mostra, era estremamente ricco di fermenti e le figure più importanti del paesaggio artistico sardo erano già in azione attraverso manifestazioni come la galleria Il Pennellacio prima ed Arte Duchamp in seguito. Abbiamo anche avuto l’opportunità di conoscere un’altra delle figure dell’epoca ed ancora attivo con i suoi cortotronici di cinema astratto, Tonino Casula, che ci ha lungamente istruito sulla sua vita artistica e la sua produzione, senza dimenticare una magistrale lezione sul modo di contemplare l’Arte, tutte informazioni che potrete consultare sulla pagina Sardonia del sito https://www.vimeo.com/ unisvers. Come ci spiega Angelo, oggi la sola iniziativa privata nel campo dell’Arte a Cagliari rimane la Fondazione Bartoli Felter, che abbiamo seguito in questi ultimi tempi, filmando numerose delle loro esposizioni. Angelo Liberati è oggi uno degli artisti più importanti che operano in Sardegna e forse l’unico rappresentante di una figurazione iconica che utilizza il collage e la riproduzione d’immagini en provenienza dalla stampa, dalla pubblicità e dal cinema che si mescolano a quelle della pittura. Ultimamente nella mostra alla Galleria Siotto, un filmato di Gino Melchiorre, datato del 2013, ritraccia la genesi di uno dei suoi nudi pittorici, utilizzando come banda sonora un collage di discorsi politici e non, che permettono di illustrare l’epoca durante la quale questa pittura viene eseguita, lavorata, modificata senza sosta durante tutto un anno. Potrete ritrovare questo filmato originale tra le immagini del vernissage insieme a quelle della conversazione tra Angelo e Sergio Nuvoli, moderatore Mauro Manunza, e quelle dell’intervista realizzata nel giugno del 2018. Questa collezione sarà arricchita da altre immagini realizzate con altri protagonisti della vita artistica e culturale cagliaritana. V.E. Pisu

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Foto Mariano Chelo

MARIANO CHELO A Mezzanotte en souvenir de Aldo

ESOTERIK SATIE le mystique

SEPT GNOSSIENNES

de Erik Satie al pianoforte

Francesco Maria Moncher giovedi 18 luglio 2019 ore 24

Galleria MAP

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Corso Vittorio Emanuele 71, Bosa in seguito Boston, Mosca, Parigi, Roma, Berlino, Cagliari sarammo proiettate sette opere inspirate dalle gnossiennes

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Bosa il festival di musica compie dodici anni. Mercoledì 10 luglio prenderà il via Bosa Antica, festival internazionale di musica da camera. La rassegna ospiterà, per dodici giorni, cento musicisti provenienti da tutto il mondo. Anche quest’anno l’evento sarà dedicato alla memoria del leggendario pianista Aldo Ciccolini. Più particolarmente vogliamo insistere su di un programma curato e promosso da Mariano Chelo, che i nostri lettori conoscono già in seguito alle sue escursioni a New York City ed a Parigi, dove le sue mostre hanno incontrato un meritato successo di pubblico e di critica. Il concerto “ ESOTERIK SATIE” ideato da Mariano Chelo con la partecipazione di numerosi galleristi e concertisti sparsi per il mondo é stato inserito in questo festival e diventerà la Prima di una serie di esecuzioni in altre città del mondo.

Il concerto al Festival BOSAANTICA consiste nell’esecuzione delle sette Gnossiennes dell’autore francese eseguite dal pianista Francesco Maria Moncher e la proiezione del filmato con i dipinti di Mariano Chelo Nel quale i quadri realizzati espressamente pensando alla musica che rappresentano, nel filmato diventano dinamici, cambiano i colori e si viaggia dentro di essi facendo un tuttuno con la musica. La performance si ripeterà in varie città del mondo con vari pianisti che renderanno sempre nuovo lo spettacolo. Sono previsti concerti a Boston, a Mosca, a Parigi, a Roma, a Berlino, ma anche a Cagliari per la nostra più grsmde gioia. Cosi non stanco di produrre una pittura di qualità, facendosi promotore di mostre alle quali invita regolarmente altri artisti come nella sua serie “Faccia A Faccia” che ci ha proposto Simone Dulcis, Mauro Molledda, Valerio Pisano ed altri, in un confronto leale con le sue opere, di performances come “Pesci d’Aprile” dove ha invitato una trentina di artisti ad esporre nella galleria MAP in via Garibaldi a Cagliari, dove il suolo fu interamente coperto con i rifiuti normalmente trovati sulle spiagge cagliaritane, per sensibilizzarci al riscaldamento globale del pianeta, lancia questa volta un format durante il quale le sue opere, inspirate dalla musica di Erik Satie e proposte attraverso un filmato che le rende dinamiche, si confrontano con l’esecuzione dell’opera musicale che le hanno ispirate chiudendo cosi il cerchio ispirativo ma aprendone molti altri generati dalla nostra fruizione e comprensione dell’opera. Grazie Mariano Chelo, non fermarti e continua a stupirci. VEP

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20 Luglio 2019 25 Agosto 2019

La musica nel tempo MOSTRA strumenti musicali della tradizione dall’antichità

Collezione Roberto Corona visita guidata corredata da pannelli esplicativi : vasta esposizione di strumenti musicali sardi e comparazione in area mediterranea. Pezzi unici e antichi. Allestimento in ambientazione nuragica a cura di

Angela Demontis

dalla ricerca “Popolo di Bronzo”

Spazio multimediale, approfondimenti, dimostrazioni audiovideo, suonate e conversazioni, durante le fasi più significative dell’esposizione a cura di esperti esecutori e cultori della tradizione orale in Sardegna.

Orari: feriali: 17:00 – 21:00 festivi: 9:00 – 12:00 / 17:00 – 21: 00

CEAS Torpè Centro Educazione Ambientale Porta del Parco Via S. Nicolò n°61 08020 Torpè Tel.0784 829019 ceas.torpe.parco@gmail.com

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’è una mostra a Cagliari che vale la pena di visitare. Vi piacerà sicuramente se amate la storia più antica dell’isola. E’ dedicata al popolo di Bronzo, a quella civiltà che si è sviluppata tra il nono e il settimo secolo avanti Cristo. Recatevi al palazzo Regio. Subito dopo le scale, nella sala di accesso al primo piano, troverete dieci modelli, sette uomini e tre donne, realizzati a dimensione naturale. Osservate bene. Siete dentro un grande atelier di quasi tremila anni fa. Modelli come pezzi di storia aiutano a capire come vestivano gli uomini e le donne nel periodo di massimo splendore della civiltà nuragica. Gli uomini sono spesso armati. Non rinunciano mai al pugnale di bronzo custodito dentro la bandoliera sistemata a tracolla sul petto. Gli abiti femminili sono di una bellezza straordinaria. Coloratissimi. E allora ecco, disposti a semicerchio, il capotribù, i guerrieri, l’arciere e il fornaio, il portatore d’acqua, la ragazza con il pane, la sacerdotessa e la regina: sono dieci pezzi, meravigliosamente lavorati da Angela Demontis, una giovane creativa, amante dell’arte e della storia. E’ lei che ci guida alla visita della mostra. “Come nasce questa passione?” “Ho studiato all’artistico, sono figlia di un pittore e di una ceramista. Grazie a loro ho coltivato da subito l’amore per l’arte. Crescendo ho aggiunto la passione per la storia. Quando andavo al museo archeologico restavo affascinata dai bronzetti. Sognavo di ricostruirli. Li ho studiati e catalogati per anni. Quello studio è diventato prima un libro di testi e disegni pubblicato da Condaghes; poi, finalmente,la mostra. Ho lavorato tutti i giorni, per tre anni, ma sono soddisfatta. Qui ho realizzato il mio sogno di bambina.” Davanti a noi, trovano vita il capotribù di Uta. Ha un aspetto ieratico. In una mano ha la spada, nell’altra il bastone, simbolo del comando; la tunica è di lana d’orbace di Samugheo e viene indossata sopra una tunica di lino, proveniente dai campi di Villamassargia. Avvolto da un grande mantello rettangolare indossa anche il tipico copricapo nuragico. Il guerriero di Padria ha uno splendido elmo di bronzo e di rame, giacca e tunica sono di cuoio. L’arciere di Teti ha due vesti sovrapposte: sotto quella di lino e sopra quella di lana, una corazza di cuoio ne protegge il torace. Il portatore d’acqua di Serri indossa una semplice, ma elegante casacca di lino: tutti gli uomini, guerrieri e non, hanno l’immancabile pugnale di bronzo. Poi le donne: bellissime ed eleganti. Un capolavoro! Due indossano abiti lunghi e colorati che coprono tutto il corpo. La terza, che porta in offerta un pane e forse appartiene a un ceto sociale inferiore, ha una giacca aperta che scopre il seno, la gonna è lunga con balze e bordi tinti con colori accesi. Sono sempre femminili, fin dalla preistoria, i vestiti più ricchi e più belli. Ogni piccolo dettaglio è ricavato dallo studio attento dei bronzetti nuragici esposti al museo archeologico di Cagliari. Spade e pugnali sono stai modellati in argilla e poi fusi in bronzo, con il metodo della cera persa. I vestiti sono stati realizzati in lino e lana di orbace. Tutto, armi e abiti, brocche e cappelli, è riprodotto fedelmente seguendo le antiche tecniche di lavorazione. La mostra, di proprietà della provincia di Cagliari dal 2010, si può ammirareda oltre dueanniin uno degli edifici storici più importanti della città.Dunque ha un suo spazio permanente, ma come è giusto che sia viaggia per l’isola e anche oltre il Tirreno. Finora ha compiuto 33 tappe, suscitando ovunque curiosità e interesse. “Noi abbiamo un grande obbligo nei confronti della storia, dice Angela Demontis, al termine della visita: dobbiamo farla vivere. Questo che propongo io è un modo originalissimo e semplice: si può raccontare la quotidinità di un popolo anche attraverso l’abbigliamento”. Chissà quante volte ci siamo chiesti, girando attorno ad un nuraghe o attraversando i lunghi corridoi, che vita facessero e come vestissero i suoi abitanti. Tutti Pellìti, come sosteneva con disprezzo Cicerone? Macché. Osservando i modelli esposti al palazzo Regio avrete più di una risposta.Davvero una bella mostra, forse troppo compressa nella sua esposizione.Il lavoro di Angela Demontis merita, sicuramente, uno spazio maggiore.

TONINO OPPES http://www.tottusinpari.it/2018/05/08/il-popolo-di-bronzo-la-mostra-perenne-di-angela-demontis-al-palazzo-regio-di-caglia

La revoluzione neolitica é partita dalla Sardegna ? La risposta in uno studio sul DNA

Four millennia of Iberian biomolecular prehistory illustrate the impact of prehistoric migrations at the far end of Eurasia vedi lo studio in inglese https://www.pnas.org/ content/115/13/3428

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li uomini che anticamente abitavano la Sardegna potrebbero aver diffuso nel Mediterraneo occidentale la più grande rivoluzione culturale della storia: secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista della National Academy of Science, sarebbero stati i sardi a portare con sé nei loro viaggi verso la Spagna le tecniche di agricoltura e pastorizia, trasformando popoli di cacciatori e raccoglitori in uomini sedentari. La rivoluzione neolitica, che diede un forte impulso allo sviluppo demografico, alla nascita di villaggi e insediamenti stabili e all’accumulo di beni e derrate attorno al VII e VI millennio avanti Cristo, potrebbe aver raggiunto la Spagna proprio dalla Sardegna. La scoperta è firmata da un team multidisciplinare e internazionale composto da venti studiosi che hanno pubblicato i dati una settimana fa (qui l’articolo in lingua inglese), ed è stata ripresa dal quotidiano El Pais

Photo F.I.F.A. W.W.C. #I.W.D.2019

S O N Á N T I KA

con il titolo “I migranti che portarono in Spagna la più grande rivoluzione della storia”. Sappiamo oggi che l’agricoltura e la pastorizia, da cui ebbero origine le società neolitiche, furono trasmesse in Europa da due grandi migrazioni di uomini che hanno trasformato radicalmente la cultura umana e il suo patrimonio genetico: una partì dall’Europa centrale, l’altra raggiunse l’estremità occidentale del continente attraverso la rotta mediterranea. Quest’ultima, che porto con sé anche un tipo di ceramica ben documentata in Sardegna definita ‘cardiale’ per la decorazione creata con i margini a zig zag di una conchiglia, forse è partita proprio dall’Isola. “Lo studio – scrive il giornalista di El Pais – conferma che la rivoluzione neolitica giunse a questa estremità dell’Europa da un piccolo gruppo di agricoltori che seguivano le coste del Mediterraneo e che erano geneticamente diversi da quelli che portavano l’agricoltura al centro e al nord dell’Europa”.

Il condizionale è d’obbligo: i dati su cui si basa lo studio arrivano dal dna di 13 individui vissuti in Spagna tra 7500 e 3500 anni fa, confrontato con altri dati genetici di popolazioni antiche e moderne, ma considerato che il database del dna nel Mediterraneo antico è ancora piuttosto povero i raffronti sono pochi. Abbastanza comunque, secondo gli studiosi, per provare rapporti certi tra gli individui che popolarono la Spagna 8mila anni fa e i sardi moderni. Il dna dello studio è stato estratto da ossa e denti appartenenti a 13 persone, di cui certamente undici erano uomini e due donne, rinvenuti in sei siti preistorici nel nord della penisola iberica e nell’Andalusia. Il loro genoma, analizzato nel Centro di biologia evoluzionistica di Uppsala, in Svezia, ci dice che vissero tra il Neolitico e l’età del Bronzo. Gli individui più antichi hanno caratteristiche molto distanti da quelle delle popolazioni dell’Europa centrale mentre mostrano parecchie affinità con “la moderna variazione genomica sarda”, diretta discendente di quella degli agricoltori che popolarono l’Isola nel Neolitico antico. Questi popoli si sarebbero perfettamente integrati con i preesistenti tanto da lasciare tracce genetiche in quello che il paleoantropologo Juan Luis Arsuaga, coautore dello studio, definisce “un periodo entusiasmante di convivenza e conflitto, un intero mondo fino ad allora sconosciuto”. È dunque verosimile che agli albori del Neolitico gli agricoltori sardi portassero con sé le tecniche sulla coltivazione e l’allevamento, forse insieme ai carichi di ossidiana che dal Monte Arci hanno raggiunto tutto il Mediterraneo, a bordo di imbarcazioni capaci di affrontare anche lunghi tratti di mare. Una connessione tra la rivoluzione neolitica in Spagna e la Sardegna aprirà certamente nuove prospettive sulla storia più antica, e meno conosciuta, della nostra Isola. Francesca Mulas

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