SARDONIA Ventiseiesimo Anno / Vingt Sixième Annèe
Maggio 2019/Mai 2019
Cagliari Je t’aime Sant’Efisio Silvia Sbardella a Cagliari Rosanna Rossi a Calasetta Archeologia e Turismo Mariano Chelo a Parigi Lucido Sottile a New York Odin Theatret a San Sperate Lo scioglimento del voto Sant’Efisio 362sima sagra una trasmissione in tre parti: https://vimeo.com/269449315 https://vimeo.com/270249356 https://vimeo.com/270578353 Il canale TV SARDONIA https://vimeo.com/groups/sardonia
Programma di creazione di Esposizioni e Manifestazioni Artistiche nella città di Cagliari a cura di Marie-Amélie Anquetil Conservateur du Musée du Prieuré Directrice de la revue “Ici, Là bas et Ailleurs” Espace d’exposition Centre d’Art Ici, là bas et ailleurs 98 avenue de la République 93300 Aubervilliers marieamelieanquetil@ gmail.com https://vimeo.com/channels/icilabasetailleurs Vittorio E. Pisu Fondateur et Président des associations SARDONIA France SARDONIA Italia créée en 1993 domiciliée c/o UNISVERS Elena Cillocu via Ozieri 55 09127 Cagliari vittorio.e.pisu@email.it http://www.facebook.com/ sardonia italia https://vimeo.com/groups/ sardonia https://vimeo.com/channels/cagliarijetaime
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SARDONIA Pubblicazione dell’associazione omonima Direttore della Pubblicazione Vittorio E. Pisu Maquette, Conception Graphique et Mise en Page L’Expérience du Futur une production UNISVERS Commission Paritaire ISSN en cours Diffusion digitale
Lo scioglimento del voto Sant’Efisio 362sima sagra una trasmissione in tre parti: https://vimeo.com/269449315 https://vimeo.com/270249356 https://vimeo.com/270578353 Il canale TV SARDONIA https://vimeo.com/groups/ sardonia
ant’Efis Martiri gloriosu è certamente l’inconturnabile personaggio che domina la fine di aprile e l’inizio del mese di maggio in Sardegna sicuramente dal 1656, quando la promessa «“O Efis libera nos de su mali e ti promitteus una festa manna” ottenne la fine della pestilenza che aveva causato più di diecimila morti in Sardegna. Da allora lo scioglimento del voto si è ripetuto anno dopo anno ed anche questa volta si svolgerà, con un’iniziativa che avrebbe dovutto avvenire forse già da molto tempo, ma ringraziamo il sindaco Massimo Zedda di aver nominato Raffaella Lostia in qualità di «Alter Nos», cioé la personalità che prima rappresentava il Monarca ed oggi il popolo intero. Quest’anno invocheremo il Santo perchè oltre ad un Alter Nos impersonato da un funzionario di sesso femminile ci offra anche un sindaco dello stesso sesso, le pretendenti non mancano e sinceramente sarebbe difficile sciegliere tra di loro. In ogni caso siamo sicuri che la città tutta e l’area metropolitana insieme ci guadagnerebbero. Nel frattempo il nostro mensile attira la vostra attenzione su alcune manifestazioni culturali e su alcune proposte che l’elezione della nuova Giunta Regionale (di cui di quarto d’ora in quarto d’ora aspettiamo la nomina definitiva) ha suscitato nella nostra redazione. Abbiamo in effetti scritto all’Assessore al Turismo, Artigianato e Commercio, dottor Giovanni Chessa (che ha avuto l’amabilità di riceverci ed ascoltarci) per proporgli alcune idée che sono maturate non solo durante tutti questi anni nei quali abbiamo avuto l’occasione di vivere in altri paesi (come la Francia e gli Stati Uniti) e di visitarne anche altri assai sovente (Belgio, Olanda Germania, Inghilterra, Grecia, Marocco, Turchia, Kenia, Kerala, etc:) ma anche in questo ultimo anno trascorso quasi esclusivamente in Sardegna, dove abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con le numerose iniziative culturali che sempre più numerose, mostrano la vitalità e la ricchezza di questa terra che Marcello Serra qualificò di «quasi continente». Se negli anni sessanta questo epiteto poteva sembrare un pochino esagerato, credo che oggi possiamo assolutamente eliminare il «quasi». Fare rete non basterà e bisognerà creare gli strumenti idonei per poter dialogare individualmente con ogni persona su questo pianeta che fosse interessato ad una visita, ad una vacanza, all’esplorazione delle caratteristiche gastronomiche e viticole dell’isola, alla creazione di una attività oppure ad una ricerca archeologica in quella che è la più grande raccolta di siti di tutta l’Europa, di cui moltissimi ancora da scoprire. Tutta la redazione di Sardonia vuole partecipare allo sviluppo dell’Artigianato, del Commercio e del Turismo responsabile in Sardegna, senza dimenticare la promozione dell’Arte sotto tutte le sue forme di espressione. V.E.P.
PhotoSpazio e Movimento.
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Cagliari JeT’aime
SILVIA SBARDELLA F
ra tutte le persone che ho incontrato durante quest’anno o circa passato a Cagliari, impegnato a filmare alcune manifestazioni artistiche, quelle che mi sono comunque sembrate più importanti ed interessanti ed aventi il loro posto tra gli altri films realizzati per Sardonia, devo dire che l’artista che mi ha impressionato di più (a parte quelli che conoscevo già) é stata Silvia Sbardella. Al punto che gli ho proposto di partecipare alla realizzazione di una scultura monumentale che vorrei installare sul selciato della via Roma, nei momenti in cui sarà reso alle passeggiate della popolazione invece che alle scorribande delle autovetture. La scultura che aveva presentato alla mostra “Like a Mirror” alla galleria “Spazio e Movimento” mi ha subito attirato per la sua complessità ed al tempo stesso generosità. L’utilizzazione di bande di alluminio, che ho poi scoperto essere una sua costante, insieme a quella di tubature in metallo oppure ricoperte da plastica colorata, mi é sembrata particolarmente pertinente per rappresentare il movimento delle passioni umane e questo toccarsi e non
toccarsi degli elementi que disegnano finalmente un cuore, una rappresentazione quanto mai veridica delle nostre esitazioni sentimentali e non. Ma al di là della capacità rappresentativa della sua scultura mi aveva colpito l’energia vitale e la capacità di coinvolgimento che gli sono peculiari. In seguito scoprendo le altre opere del suo repertorio queste intuizioni si sono rivelate esatte, la sua proposta scultorea su duecento metri a Frosinone, mi hanno convinto della necessità di invitarla a procedere ad una creazione come quella della scultura monumentale che incominciavo ad intravvedere. L’utilizzo degli elementi intrinsenci delle sue opere, come l’alluminio in fogli a simulare le onde del mare, oppure il tubo incappucciato dalla plastica a simulare le sagome dei corpi che ormai a migliaia ne incombrano i fondali o le spiaggie mi sono sembrati immediatamente evidenti. L’opera ancora in divenire assume così progressivamente la sua capacità a renderci coscienti di due drammi purtroppo encora troppo attuali e forse ancora per troppo tempo. Se l’arte può aiutare a risolvere questi problemi, ben venga.
Silvia Sbardella è insegnante di Discipline Plastiche e Scultoree. Per vari anni è stata burattinaia, fotografa, scultrice, illustratrice, decoratrice, grafica. Ha partecipato alla quarta edizione del Ferentino Foto Festival con una installazione di foto-scultura. Da aprile a luglio 2016 ha realizzato l’installazione urbana “Legame a Filo doppio nei labirinti della memoria”, lunga c.a.200 metri, in via del Carbonaro, a Frosinone. Ha partecipato all’evento “Passeggiata Effimera tre” a Fabrika Piombino Dese (Pd), con artisti della 52° Biennale d’arte di Venezia. Ha preso parte a varie edizioni di Otto Arte a Ferentino (FR). Con il suo partner, Riccardo Bernardi, ha avuto diverse esperienze performative multimediali, partecipando tra l’altro agli Eventi Collaterali della 52° Biennale d’arte di Venezia. La sua attività artistica è variegata, sperimentando nei vari campi dell’arte: dalla scultura all’attività di performer, dalla fotografia alle proiezioni scenografiche per musicisti ed spettacoli teatrali. Ha curato mostre didattiche dei suoi studenti dei vari Istituti d’Arte e Licei Artistici in cui ha insegnato, (Spoleto, Fonti del Clitunno, Spello). Ha svolto attività laboratoriali con vari Istituti d’Arte e Licei Artistici (Veneto, Emilia, Umbria, Puglia), con bambini e con gli studenti della Casa di Reclusione di Spoleto.
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a mostra si inserisce all’interno di un fitto calendario che vedrà il MACC protagonista di una lunga stagione artistica, risultato di un anno di grandi successi e iniziative premiati con la conferma del contributo della Fondazione di Sardegna che da sempre crede nell’istituzione museale calasettana e della Frem Group, azienda che attraverso l’Art Bonus finanzia le Residenze Internazionali. A questi si aggiungono i riconoscimenti avuti dall’attribuzione di due importanti Bandi Regionali: l’IdentityLab finalizzato a sostenere servizi e prodotti legati alle espressioni artistiche della cultura identitaria e il Culture LAB, a sostegno delle imprese del settore culturale e creativo per lo sviluppo di progetti culturali innovativi. Avvenimenti importanti finalizzati ad un meticoloso e strutturato progetto di internazionalizzazione in cui l’arte made in MACC si presenterà insieme al territorio nelle più prestigiose fiere d’arte contemporanea del mondo e promuoverà incontri con operatori del settore, gallerie, musei, curatori e direttori per rafforzare scambi, conoscenze e competenze. Internazionalizzazione già iniziata e che procede contestualmente alla programmazione, nelle attività di residenze artistiche curate da Claude Corongiu della Galleria Macca di Cagliari. Proprio nei giorni dell’inaugurazione della mostra Mare di Ferro, arriva a Calasetta, ospite della Fondazione MACC, Ruben Montini, artista in forze per la prestigiosa Prometeo Gallery di Milano, fresco di importanti successi europei. Montini, nato ad Oristano nel 1986, vive tra Verona e Milano e nel periodo della sua residenza nel borgo marinaro del Sulcis si concentrerà nella realizzazione di un lavoro corale che coinvolgerà l’intera comunità calasettana e dei paesi limitrofi a loro volta affacciati sul mare. Un grande inizio di stagione quello del museo MACC, fiore all’occhiello del panorama artistico e culturale del Sulcis e più in generale del sud Sardegna, tanto da muovere, nella giornata del 18 aprile, un centinaio di studenti della Facoltà di Beni Culturali di Cagliari accompagnati da Rita Pamela Ladogana professore associato di Storia dell’arte contemporanea e Simona Campus a sua volta docente di Storia dell’arte contemporanea per una giornata studio dove arte e territorio si fondono in un unico ragionamento tutto teso verso il futuro. www.cagliaripad.it/379506
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Photo Anna Marceddu
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ggi sabato 13 aprile il Museo Macc apre le porte al pubblico alle 18 con la prima grande mostra del 2019, dedicata ad una delle più importanti pittrici italiane del secondo Novecento, Rosanna Rossi. Mare di Ferro è il titolo dell’esposizione che vede gli spazi luminosi del museo sulcitano accogliere trenta opere dell’artista cagliaritana, di cui alcune di grandissime dimensioni. Una Rossi forse meno conosciuta ma altrettanto pregna e significante, in grado di affiancare alla pittura analitica un dialogo vivace anche con la sperimentazione dei materiali: ferro, filo spinato e vetro oltre ad oggetti di uso domestico, con un intenso riferimento alla condizione femminile. La mostra, curata dal direttore del museo, Efisio Carbone, nasce dalla necessità di completare l’indagine sull’artista iniziata a Calasetta nel 2015 con la mostra Geometrie di confine, di cui il Macc custodisce, all’interno della sua collezione permanente, un acrilico su tela del 1992. A questo si aggiunge il riallestimento, al piano superiore della struttura, di una parte della collezione che riguarda la pittura astratto-geometrica: opere di Lia Drei, Giovanni Campus, Lucio Battaglia, Bice Lazzari, Carol Rama, cuore ideale della straordinaria collezione di Ermanno Leinardi. https://www.sardiniapost.it/
ROSANNA ROSSI H
o incontrato Rosanna Rossi per la prima volta nel 1968 quando mi sono iscritto al quarto anno del Liceo Artistico che era appena diventato Statale, dopo aver sostenuto come privatista l’esame per i primi tre anni del corso educativo che all’epoca ne contava solo quattro. Mancavo dalle scuole da sette anni avendo lavorato nello studio di mio padre in seguito a due bocciature consecutive ottenute, se posso dire, all’Istituto Tecnico per Geometri. Dall’età di undici anni volevo diventare architetto, cosa che ho potuto realizzare in seguito e con un certo successo posso affermare. Rosanna Rossi era la professoressa di Ornato Disegnato e ci insegnò diverse tecniche riproduttive. Personalmente avevo già avuto l’esperienza della linografia con Foiso Fois e Primo Pantoli ed ero assolutamente avido di sapere e di imparare. Insieme a Rosanna Rossi insegnavano anche Italo Antico, che ho incontrato recentemente, e Romano Antico, che purtroppo ci ha lasciati troppo presto. Ultimamente il figlio di Romano Antico mi ha trasmesso una mia lettera che gli avevo indirizzato poco tempo dopo aver incominciato a lavorare come capo progetto in uno studio di ar-
chitettura a Parigi, lettera di cui avevo dimenticato l’esistenza ma che ho ritrovato con grande emozione, perché vi esprimevo tutta la riconoscenza che avevo per il suo insegnamento. Mi duole oggi di non aver scritto anche a Rosanna Rossi, il cui insegnamento, me ne rendo conto forse solo adesso, come un fiume carsico, ha sempre irrigato le mie scelte artistiche. Ho incominciato nel 1983, a New York, ad invitare degli amici artisti ad esporre, ed ho continuato al mio ritorno a Parigi. Ancora oggi, e piu particolarmente da cinque anni, in collaborazione con Marie-Amélie Anquetil, continuo in questa attività che mi ha portato a organizzare anche la serie di “Cagliari je t’aime”, invitando degli artisti francesi ad esporre nella mia città natale. Vorrei poter esporre le opere di Rosanna Rossi, almeno alcune di esse, nel nostro spazio parigino e spero di riuscirci prossimamente, pubblicando un numero non solo di questa rivista ma anche di “Ici la-bas et ailleurs” et realizzando qualche filmato all’occasione. Nel frattempo vi invito a consultare quelli realizzati a Calasetta ultimamente, nonché un’intervista dell’artista realizzata qualche anno fà a Cagliari. V.E.Pisu https://vimeo.com/330417213 https://vimeo.com/330907712 https://vimeo.com/110109494
ata nel 1937 a Cagliari dove vive e lavora. Compiuti gli studi presso l’Istituto d’Arte Zileri di Roma, Rosanna Rossi rientra in Sardegna nel 1958. Le prime esperienze artistiche si svolgono all’interno delle attività di Studio 58, gruppo di giovani artisti cagliaritani, in questo periodo il suo lavoro è caratterizzato da una figurazione espressiva, alterata da suggestioni materiche. Nel decennio successivo (anni ’70), la ricerca artistica di Rosanna Rossi si orienta verso una astrazione che fa interagire reminescenze naturalistiche nell’uso del colore con le connotazioni segniche di matrice informale. Gli sviluppi successivi, pur con periodici sconfinamenti nell’ambito del ready-made, mantengono questa ambivalenza progettuale, oscillando costantemente tra un ordine costruttivo di ascendenza concreta e soluzioni materico-espressive dell’astrazione neoinformale. Docente al liceo artistico dal 1968 al 1983, ha insegnato in vari corsi di specializzazione e dal 1984 al 1990 all’Istituto Europeo di Design. Dal 1970 inizia ad occuparsi di installazioni permanenti in spazi pubblici. Il suo lavoro continua a scandagliare i linguaggi tradizionali ma all’interno di una figurazione inusitata. In parallelo al proprio linguaggio pittorico identifica nuove possibilità espressive ottenute con materiali poveri, trovati, diversamente utilizzati, scavalca la tradizione precedentemente espressa. Alcune opere di Rosanna Rossi fanno parte del patrimonio artistico di musei e fondazioni: MART Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto; Galleria Comunale d’arte di Cagliari; Museo MAN di Nuoro; Collezione Intesa Sanpaolo; Fondazione di Sardegna, Patrimonio artistico della Regione Autonoma della Sardegna; Patrimonio Artistico del Consiglio Regionale della Sardegna.
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Photo Renato d’Ascanio Ticca
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a Sardegna non é avara di abitanti che vanno ad insediarsi dappertutto nel mondo, partecipando molto spesso alle più importanti ed eccittanti avventure umane, dalle spedizioni spaziali alle operazioni chirurgiche, dalla gastronomia all’architettura senza dimenticare la musica, il canto e naturalmente la pittura, la scultura, la fotografia ed il cinema. Dall’altro lato non sono pochi gli abitanti di altre contrade che arrivati in Sardegna per lavoro o per svago, hanno deciso di rimanerci, installandosi in pianta stabile, che siano essi tedeschi, inglesi, francesi, belgi, svedesi o provenienti dagli Stati Uniti d’America, ma altri americani, argentini, chileni, venuezuelani etctera si stabiliscono in quest’isola, stregati dalle sue bellezze. Senza contare tutti gli altri che vengono a stabilirsi in Sardegna per lavoro e che provengono dalla Cina, Vietnam, Bangladesh, Senegal, Mali, Etiopia, Egitto ma anche Turchia, Siria, Palestina, Iran, la lista é quasi senza fine. Eppure é difficile venire in Sardegna, i trasporti sono rari l’inverno e costosi l’estate, ed il periodo durante il quale vi è la massima concentrazione turistica é estremamente limitato, non più di quarantacinque giorni all’anno. In questi ultimi tempi alcuni comuni marittimi stanno instaurando un “numerus clausus” per limitare l’accesso alle spiagge ormai troppo affollate durante questi fatidici 45 giorni. Nello stesso tempo la durata di utilizzo non incita ad investire nella realizzazione di servizi (dai parcheggi alle toilette passando da pattumiere ed altri punti ristoro). L’assessore al Tursimo, ultimamente nominato, ha insistito sulla necessità della partecipazione di tutti noi sardi allo sviluppo ed all’incremento del turismo ed ha naturalmente raccolto la nostra adesione ed abbiamo incominciato ad avanzare delle proposte concrete in questo senso. Le nostre proposte consistono nella creazione di strumenti che permettano un dialogo personalizzato con tutti coloro che per lavoro o per svago, desiderino visitare o stabilirsi in Sardegna. Il dettaglio di queste proposte, che abbiamo messo a punto sia da lunga data che perfezionato in questi ultimi mesi, non può certo essere riassunto in qualche slogan e lo teniamo a disposizione delle istituzione pubbliche o private in grado di metterle in opera, attraverso degli accordi programmatici impegnativi per ambo le parti e dove le resdponsabilità e le incombenze sono chiaramente definite. A parte il problema dei trasporti, noi siamo convinti che tra le diverse ricchezze che costituiscono l’interesse che la Sardegna suscita, ci sono anche tutte le testimonianze archeologiche cosi poco e cosi male studiate e repertoriate, nell’assenza di finanziamenti pubblici e privati adeguati, che dovrebbero al contrario poter essere proposte come obiettivo di studio e di ricerca ai numerosissimi istituti, fondazioni ed università che operano già in diverse parti del mondo e che spesso ancora ignorano la straordinaria ricchezza del suolo sardo che conta il più alto numero di siti archelogici in Europa, il più delle volte risalenti anche fino a più di cinquemila anni fa. E che ci aspettano. V.E. Pisu
MARIANO CHELO L’Espace 2123 vi invita all’esposizione di
MARIANO CHELO Pittore sardo
che espone per la prima volta a Parigi
dal 26 Aprile 2019 al 24 Maggio 2019 Vernissage in presenza dell’Artista
venerdi 26 Aprile 2019 venerdi 24 Maggio 2019 a partire dalle ore 19 21/23 rue des Filles du Calvaire 75003 Paris telefono 00 331 44 54 80 71
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opo l’esperienza newyorkese, Mariano Chelo vola a Parigi a presentare le sue ultime e non ultime tele, esponendo in uno dei quartieri che in questi ultimi anni si é specializzato nelle gallerie d’arte che hanno sostituito i numerosi laboratori artigiani di gioielleria che tradizionalmente animavano il quartiere. Mariano Chelo, pittore affermato e promotore di numerose iniziative artistiche e direi anche politiche, con l’ultima esposizione, Pesci d’Aprile, aveva invitato una trentina di artisti a esprimersi sul problema dell’inquinamento marino attraverso una serie di opere, presentate nella sua galleria MAP, su di un mare di plastica recuperata nelle spiaggie cagliaritane, a mostrare che la situazione é grave e che bisogna incominciare da qualche parte a non continuare in questa via disatrosa per noi e per il pianeta. A Parigi le sue opere più prettamente pittoriche incontreranno sicuramente il successo che si meritano. V.E. P.
asce il 27 maggio del 1958 all’alba sotto cielo di Bosa, una piccola cittadina sul fiume Temo in Sardegna. L’amore per l’arte sboccia in tenera età e già a quattordici anni le sue capacità emergono con successo e con queste anche le vendite delle sue prime tele. Comincia così un cammino di passione che nel tempo diverrà l’esercizio della sua arte. Il pittore bosano utilizza i colori e le forme per comunicare quello che vede e che sente. Con talento trasforma il vortice emotivo proprio di ogni uomo in forza motrice creativa. Così, ispirato dalla gioia del poter esprimere e bloccare nel tempo una storia personale, riesce magnificamente ad avvolgere lo spettatore attraverso un processo rielaborativo e astratto della realtà. Le sue opere, intrise di una forza espressiva che il tempo e lo spazio non intaccano, raccontano un’emozione capace di rigenerarsi. Dopo gli studi al Liceo Artistico di Cagliari e all’ISIA di Firenze, inizia un percorso di perfezionamento. In particolare lo sguardo del pittore si posa sulla descrizione in chiave picaresca della figura umana. Spinto da uno spirito curioso e vivace sempre intento a nuove forme d’arte, esprime il suo animo attraverso nuovi scenari e nuove sfide: dal 1981 al 1990 si occupa di grafica pubblicitaria e fotografia e anche grazie a queste nuove esperienze riesce a dare una nuova impostazione al suo lavoro, trovando, nel surrealismo, nel cubismo e nell’astrattismo, un linguaggio con il quale affrontare tematiche diverse, innovative e attuali. Nel 1991 una mostra personale a Bosa darà il via ad una lunga serie di esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero. Nel 2003 fonda il MAP “ Movimenti Artistici Periferici” con la sede in corso Vittorio Emanuele a Bosa. Nel 2007 apre una sede del MAP al n. 45 Via Garibaldi 09124 Cagliari
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Anticonformiste, istrioniche e dissacranti, Michela Sale Musio e Tiziana Troja portano al Festival InScena! un Otaku Celato dal nome Anita
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al 2003 Michela Sale Musio e Tiziana Troja sono le direttrici artistiche della compagnia LucidoSottile. Conosciute come Le Lucide, sono attrici, coreografe, cantanti, registe con un’esperienza ventennale alle spalle. In Sardegna sono un punto di riferimento per i giovani artisti non solo artisticamente ma anche a livello organizzativo e promozionale. Le abbiamo intervistate in vista del loro debutto al Festival InScena! 2019. Nello spettacolo Spanker Machine, scritto e diretto da Tiziana Troja e con Michela Sale Musio (Le Lucide), la protagonista Anita, un Otaku Celato, governa la sua casa domotica come una roccaforte inespugnabile. Attraverso i travestimenti dei suoi personaggi preferiti (Sailor Moon, Anna dai capelli rossi, Oren Ishii), attraverso le loro storie, ripercorre quotidianamente tutti i passaggi traumatici della sua vita e ci racconta il tormentato rapporto con sua madre, che non ha mai accettato la controversa sessualità della figlia e l’amore sconfinato per Marco. www.lavocedinewyork.com
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ono diversi anni che abbiamo iniziato una ricerca sul mondo delle solitudini. Nel 2013 con lo spettacolo Bastardi/Bastarsi abbiamo portato in scena la storia di cinque personaggi, che sebbene fisicamente coinquilini esploravano distanze emotivamente siderali. Da quello spettacolo è poi nata una trilogia, Vito, un monologo grottesco che racconta la storia di un aguzzino, spaventato dalla vita, ossessionato dal cibo, che trascorre la sua esistenza dentro un armadio. La sua paura di affrontare il mondo lo porta ad odiare tutte le persone, perfino sua moglie, tanto da arrivare ad ammazzarla. Poi Tiziana come autrice e regista ha diretto Mezzo Toro tratto da “La casa di Asterione di Borges”, un minotauro che seduce e uccide le proprie vittime in nome dello Stato compiacente. Con Uno è trino vanno in scena tre vicende di uomini profondamente isolati dal mondo esterno, isolati nella famiglia, al lavoro, nelle relazioni. Tutti i lavori sono stati interpretati dall’attore Felice Montervino. Chiusa la trilogia maschile ci sembrava doveroso dedicarci ad un personaggio femminile. È nata così l’idea di creare un personaggio per Michela, in uno spettacolo scritto e diretto da Tiziana. In Spanker Machine la solitudine è incarnata da Anita, l’Otaku celato. Il punto di forza è la storia di Anita, così incredibilmente lontana dalla convenzionalità ma così profondamente semplice nei sentimenti, nella dolcezza, nella tenerezza, accompagnata da una cinica ironia. Anita, un Otaku Celato, è la protagonista dello spettacolo, parlateci un po’ di lei e del suo mondo. Anita, la protagonista, un Otaku Celato, vive e governa la sua casa come una roccaforte inespugnabile. Attraverso i travestimenti dei suoi personaggi preferiti degli Anime (Sailor Moon, Anna dai capelli rossi, Oren Ishi) e attraverso le loro storie, incredibilmente parallele alla sua, ripercorre quotidianamente e ossessivamente tutti i passaggi traumatici della sua vita, dall’infanzia all’adolescenza, la giovinezza, fino ad arrivare all’età adulta. Passaggi che ci raccontano il tormentato rapporto con sua madre, una donna manipolatrice e ossessiva, che non ha mai accettato la controversa sessualità della figlia. La sua casa è il suo rifugio assoluto e territorio inesplorato e impenetrabile.
LUCIDO SOTTILE Spanker Machine
BAAD (Bronx)
The Bronx Academy of Arts & Dance
2474 Westchester Avenue Bronx, NY 10461 +1 718-918-2110
30 aprile 2019 ore 20.30
Bernie Wohl Center (Manhattan) 647 Columbus Avenue New York, NY 10024 +1 212-799-9400
4 maggio 2019 ore 20.30
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l suo amore per Marco sarà l’unica via d’uscita dal labirinto dei suoi pensieri. La Spanker Machine, la macchina delle sculacciate di Anita, è uno strumento autopunitivo che la protagonista utilizza quotidianamente come monito e rituale del rapporto perverso con sua madre.” Costruire il personaggio è una delle avventure più sorprendenti per ciascun attore e sicuramente uno dei più rilevanti motivi che mi spinge a fare questo mestiere. Anita è un personaggio estremamente complesso, che si sviluppa su numerosi livelli e in scena segue un flusso di coscienza variegato e faticoso per chi lo deve interpretare. Ho dapprima esplorato
Photo Elena Santucci
Le Lucide Musio e Troja debuttano a New York con la loro Spanker Machine
il mio gender interiore, non solo confrontandomi con un mondo a me caro e molto vicino, ma con le mie realtà di bambina/ bambino. Da piccola ho fortemente desiderato essere un maschio e anche una femmina, il mio sogno in realtà sarebbe stato poter essere entrambi quando volevo io, ma questo non riguarda Anita, per quanto, proprio quel ricordo mi ha spinto a comprendere bene il disagio di ritrovarsi in un corpo che non ci appartiene del tutto. Difficile spiegare l’avvicinamento a un personaggio così enorme come lei, senza correre il rischio di sembrare troppo superficiali. Ho naturalmente esplorato molte parti di me,
poiché la struttura psicologica di Anita ha tante maschere che escono più o meno marcatamente durante lo spettacolo. La rabbia e l’impotenza, il bisogno disperato di accoglienza nella relazione con la madre, un padre inesistente e i sentimenti che questo fa conseguire, la relazione con Marco, il suo uomo, una relazione che mette in gioco tanto del maschile di Anita e tanta parte delle sue bellissime qualità femminili. L’amore di Anita per le sue parti femminili è viscerale e va trattato con molta cura, Anita cresce ad ogni replica, è uno di quei personaggi che ti consentono di portare avanti il suo studio all’infinito. Una cosa sopra ogni altra è certa, a vent’anni non sarei mai stata in grado di mettere in scena una donna così complessa, mi sento di dire che solo oggi, grazie alle mie esperienze esplorative, e nel campo della psicologia, ad un lavoro tenace che non prevede stanchezze di alcun tipo, riesco a comprenderla bene, magari non benissimo, mai al cento per cento, ma bene, questo sì. È uno spettacolo da vedere perché scava nell’abisso dell’animo umano e ci insegna a guardare gli esseri umani con uno sguardo impegnato e non superficiale. Per un artista portare il proprio lavoro al di fuori dei territori familiari è una vera sfida. New York è una sfida. Ma crediamo sia così per tutti quelli che la devono affrontare, in ogni campo. www.lavocedinewyork.com
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I GIGANTI PIU ANTICHI FESTIVAL SANT’ARTE 2°FESTIVAL D’ARTI VISIVE
DU 30 MAI 2019 AU 2 JUIN 2019 con la partecipazione di
ODIN THEATRET
Eugenio Barba SAN SPERATE (CA) Tél. +39 324 587 5094 www.santarte.it
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Photo Sant’Arte
l Nordisk Teaterlaboratorium/Odin Teatret, più noto come Odin teatret, è una compagnia teatrale multiculturale, fondata da Eugenio Barba ad Oslo, in Norvegia nel 1964, e in seguito stabilitasi ad Holstebro in Danimarca. Nel 1984 ha ottenuto lo status di istituzione autonoma. Il Nordisk Teaterlaboratorium/Odin Teatret riceve sovvenzioni dal Ministero della Cultura norvegese e dal 1980 anche sovvenzioni municipali come teatro regionale di Holstebro. I componenti permanenti sono diciotto, inclusi gli attori, i tecnici e gli amministratori. Il consiglio direttivo è composta da Søren Kjems, Kirsten Justesen, Per Kofod, Peter Laugesen e Bjørn Lense-Møller. Eugenio Barba (coadiuvato dagli attori Julia Varley e Torgeir Wethal) è il direttore dell’Odin fin dal 1964, anno in cui Barba giunse in Norvegia dopo aver trascorso tre anni in Polonia, seguendo l’insegnamento di Jerzy Grotowski). La fondazione dell’Odin Teatret si colloca in quell’universo composito del teatro di ricerca di quell’epoca che verrà poi denominato in seguito Terzo Teatro. Dal 1966 l’Odin Teatret risiede ad Holstebro, in Danimarca, prendendo il nome di Nordisk Teaterlaboratorium. La ricerca teatrale propria di questo gruppo è volta al confronto tra le diverse culture, cercato attraverso l’arte e nello specifico il teatro. Il ‘motto’ che riassume l’impostazione pedagogica è riassunta nella affermazione: imparare ad imparare. Fin dagli anni settanta L’Odin Teatret ‘scambia’ le sue conoscenze teatrali, in forma di sessioni di training e proposizione di spettacoli, con le diverse comunità che lo ospitano, che a loro volta offrono al gruppo le danze e le musiche locali, coinvolgendolo nelle cerimonie tradizionali e religiose. La ricerca pedagogica si è inoltre avvalsa (chiamandoli a tenere seminari e incontri) della collaborazione di artisti internazionali tra cui Étienne Decroux, Jean-Louis Barrault, Jacques Lecoq, Dario Fo, Krejca, Luca Ronconi, il Living Theatre, Jerzy Grotowski; e con numerosi maestri di discipline teatrali asiatiche, provenienti da Bali, Giava, Corea, Giappone, India e Cina. La ricerca del gruppo prende le mosse dall’esigenza di un approfondimento del lavoro dell’attore, mettendo un accento particolare sul training, e di svincolarsi dai tempi e della produzione di uno spettacolo, spesso molto stretti. Gli attori dell’Odin, in maggior parte autodidatti o espulsi dalle Accademie dei loro paesi, hanno negli anni elaborato un progetto pedagogico fondato sul confronto e l’acquisizione di diverse culture e tradizioni performative. A questo scopo hanno compiuto numerosi viaggi, alla ricerca dei fondamenti della tecnica performativa in una prospettiva antropologica. Come spiegato da Julia Varley, gli spettacoli dell’Odin «nascono da un lavoro collettivo di creazione che trova poi una sintesi nella drammaturgia». I progetti collaterali alla compagnia teatrale sono stati numerosi: l’ISTA, (fondata nel 1980), scuola itinerante dove si insegnano varie tecniche teatrali, dal mimo corporeo alla danza katakali, dalla danza classica al teatro kabuki; il FARFA, progetto parallelo pedagogico-performativo; la casa editrice ODIN TEATRET FORLAG; la casa di produzione e distribuzione ODIN TEATRET FILM che si occupa di film e video di argomento teatrale e sul lavoro dell’attore, Cultura senza frontiere, un festival periodico a Holstebro, con la partecipazione di un centinaio di associazioni cittadine e di artisti stranieri. L’evento più rilevante a livello internazionale della produzione del gruppo è l’”Odin Week”, un seminario che richiama artisti di tutto il mondo nella partecipazione a spettacoli, classi di training, dimostrazioni di lavoro, film, conferenze e dibattiti. Questa manifestazione, che si tiene ogni anno ad Hostelbro, nel 2004, in occasione dei 40 anni dell’Odin Teatret, è stata replicata a Cosenza, in collaborazione con il Centro R.A.T. e il Teatro dell’Acquario di Cosenza. https://it.wikipedia.org/wiki/Odin_Teatret
n’occasione unica e attesa: ritorna in Sardegna, nella San Sperate dove forgiò la sua amicizia con Pinuccio Sciola, il drammaturgo e regista Eugenio Barba con il suo Odin Teatret, tra le più importanti formazioni teatrali di tutto il Novecento. L’occasione sarà la seconda edizione del Festival Sant’Arte (dal 30 maggio al 2 giugno) organizzata dalla Fondazione Sciola e dedicata alle arti visive e performative. Barba sarà protagonista dal 30 all’1 giugno. Dopo oltre 40 anni, su invito dei figli dello scultore sardo, Barba ha infatti deciso di tornare a San Sperate per celebrare la filosofia di Sciola, a tre anni dalla prematura scomparsa dell’artista, con cui la compagnia danese ha sempre condiviso la concezione sociale dell’arte: “Sono stato - il direttore di un teatro che ha voluto intervenire nella realtà che ci circondava” scrive Barba.
L’Odino arrivò in Sardegna nel gennaio 1974, prima a San Sperate, poi a Orgosolo. Ed è stato durante la tappa sarda, organizzata dal regista Pierfranco Zappareddu, che l’azienda ha sperimentato per la prima volta il baratto culturale che farà la sua firma stilistica. “I veterani dell’Odin che erano a San Sperate nel 1974 non vedono l’ora di tornare a rendere omaggio a tuo padre e alla sua straordinaria opera artistica e culturale”, ha scritto Eugenio Barba ai figli di Pinuccio Sciola. Una scelta di organizzatori che coincide con il ritiro annunciato da Barba alla fine del 2020 della guida alla storica compagnia teatrale che ha giocato tanto nel processo di innovazione del palcoscenico mondiale, per passare il testimone a Julia Varley, a fianco Roberta Carreri, una delle attrici storiche della compagnia. In omaggio al suo defunto amico, Eugenio Barba presenterà gli spettacoli Ave Maria (2012) e Judith (1987) e riproporrà il progetto di scambio-scambio con gli abitanti della città, con scene del progresso di Ode al (1997). Il teatro, come genere artistico complesso e rappresentativo, è sempre stato apprezzato da Pinuccio Sciola che, nel 1976, ha invitato alla Biennale di Venezia (all’interno della sezione italiana su “L’ambiente come sociale”) portò con sé il gruppo storico del Teatro di Sardegna agli inizi; recentemente è stato scenografo per l’opera di Turandot, presentato al Teatro Lirico di Cagliari nel 2014, e presentato con i suoni delle sue sculture sonore nell’opera Macbettu, prodotta da SardegnaTeatro, il premio UBU 2017. Francesco Abate www.unionesarda.it
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