SARDONIA
Ventiseiesimo Anno / Vingt Sixième Annèe Settembre 2019 /Septembre2019
Foto Sergio Melis Nicola Castangia
Cagliari Je t’aime Pietrina Atzori Cabudanes de sos poetas Claudia Sarritzu Francesco Cesare Casula Creuza de Ma Cumbidus Salvatore Dedola Festa della Ceramica Nora Festival Sharper Notte dei Ricercatori Tessida Trittico di Clemente VII
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Programma di creazione di Esposizioni e Manifestazioni Artistiche nella città di Cagliari a cura di Marie-Amélie Anquetil Conservateur du Musée du Prieuré Directrice de la revue “Ici, Là bas et Ailleurs” Espace d’exposition Centre d’Art Ici, là bas et ailleurs 98 avenue de la République 93300 Aubervilliers marieamelieanquetil@ gmail.com https://vimeo.com/channels/icilabasetailleurs Vittorio E. Pisu Fondateur et Président des associations SARDONIA France SARDONIA Italia créée en 1993 domiciliée c/o UNISVERS Elena Cillocu via Ozieri 55 09127 Cagliari vittorio.e.pisu@email.it http://www.facebook.com/ sardonia italia https://vimeo.com/groups/ sardonia https://vimeo.com/channels/cagliarijetaime
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SARDONIA Pubblicazione dell’associazione omonima Direttore della Pubblicazione Vittorio E. Pisu Maquette, Conception Graphique et Mise en Page L’Expérience du Futur une production UNISVERS Commission Paritaire ISSN en cours Diffusion digitale
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ome ho avuto l’occasione di affermarlo, quest’anno il mio Ferragosto é stato certamente uno dei più felici che mi sia stato dato di trascorrere. L’ho vissuto in fatti come un Capodanno, un momento di bilancio di un anno passato e di risoluzioni e progetti per il futuro. Non posso che essere soddisfatto dell’esposizione «I casotti del Poetto» e tengo a ringraziare Mariano Chelo per l’opportunità che mi ha dato insieme ad Andrea Corriga per il suo aiuto e la fornitura di un sistema di proiezioni video e diffusione sonora che hanno veramente arricchito la mostra con suoni e filmati dell’epoca. La manifestazione, terminatasi all’una del mattino il sabato 27 luglio è stata un grande successo e si rinnova alla Libreria della via Sulis. Nel frattempo ho avuto modo di terminare un lavoro iniziato con le illustrazioni dei poemi/canzoni di Olga Sokolow, e completare finalmente il libro «Les Mots d’Olga» che farà prossimamente l’oggetto di un’esposizione a Parigi e della stampa del libro omonimo illustrato dalle mie linografie. Ho potuto anche incominciare un nuovo ciclo con le prime pagine e le prime illustrazioni di «Strade della mia città» e lavorare con rinnovato ardore alla definizione degli elementi che costituiscono un altro progetto che mi tiene a cuore e cioè la mostra «L’Amore» che spero di potervi presentare almeno in Ottobre prossimo e sarà certamente una sorpresa anche per me. In questo numero di Sardonia ho voluto sottolineare tutte le iniziative, specialmente sarde, volte a riunire le buone volontà in un momento particolarmente delicato non solo della politica italiana, ma anche della situazione mondiale sia economica, che politica ma sopratutto ambientale. Siberia, Alaska, Amazonia bruciano come non mai, Groenlandia perde i suoi ghiacciai a vista d’occhio e un po d’appertutto le condizioni climatiche si deteriorano e fanno apparire fenomeni inusitati e spesso senza spiegazione. Alcune previsioni catastrofiche fissavano al centesimo anno di questo secolo il limite ineluctabile, ma altre ce ne propongono un altro traguardo, molto più ravvicinato, annunciandoci le peggiori catastrofi ecologiche maggiori per il 2050 se non dichiaratamente per il 2030. Ci resterebbero quindi solo una decina d’anni e forse meno a vivere ancora secondo i nostri schemi ? Non ho nessuna possibilità di confernare o contraddire tali profezie, ma credo che nonostante tutto il contatto, la pratica, l’esercizio e la comprensione dell’Arte possano aiutarci a capire meglio quali debbano essere i nostri compiti e le ragioni o le scuse della nostra esistenza su questo pianetino sempre più piccolo e sempre più rovinato. Sono sicuro che l’Arte ci aiuta e ci aiuterà ad assumere le responsabilità che sono finalmente le nostre, di tutti noi. Sarà questo o scomparire, perché il pianeta senza di noi, o senza la maggior parte di noi, potrà sempre contuinuare a essere quello che è stato e sempre sarà : un paradiso. Contaminato, rovinato, corrotto, avvelenato, e forse risuscitato, soccorso, riparato, guarito dal peggior animale esistente al mondo, capace del peggio come del meglio:la specie umana, donne e uomini inclusi. Vittorio E: Pisu
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ome dice il Cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie: ma che cappello mi prende?
PIETRINA ATZORI U
Rocca di Sala Baganza TELAIO E FIBER ART: COSA MI METTO IN TESTA? 16° Concorso Internazionale di opere a telaio e Fiber Art:
Foto Pietrina Atzori
Cagliari JeT’aime
na collezione unica in Italia che trova nella sale cinquecentesche della Rocca una location altrettanto magica. Inaugurazione sabato 7 settembre alle ore 17 Rocca Sanvitale dal 7 al 22 settembre 2019, dal mercoledì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Concorso rivolto a Tessitori ed artisti di Fiber Art ( Patchwork/ Feltro/ Nunofeltro , Ricamo ecc) senza limiti di età che possono sviluppare la tematica interpretandola in maniera autonoma e personale. Quest’anno il tema, traendo spunto dalla frase del cappellaio matto “ma che cappello mi prende?”, è il cappello fatto a mano. Organizzato dall’associazione culturale Arcadia. Durante la mostra verranno esposte anche le opere dei vincitori delle precedenti edizioni. La manifestazione si svolge anche in caso di mal tempo Ingresso gratuito
Da sabato 7 settembre a domenica 22 settembre 2019 Comune di Sala Baganza, 15 km da Parma dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18
I.A.T. di Sala Baganza Tel.0521- 331342/43; fax 0521- 336429 iatsala@comune.sala-baganza.pr.it
Piazza Gramsci, 43038 Sala Baganza (pr) iatsala@comune.sala-baganza.pr.it www.comune.sala-baganza.pr.it www.prolocosalabaganza.it
1- Il Concorso è rivolto a Tessitori ed artisti di Fiber Art ( Patchwork/ Feltro/ Nunofeltro , Ricamo ecc) senza limiti di età che possono sviluppare la tematica interpretandola in maniera autonoma e personale. 2-Il Cappello deve essere fatto a mano- eventuali installazioni o performance da proporre anticipatamente ad Arcadia 7- La Giuria composta da Sovrintendenza – Università- Assessorato alla Cultura, uno Storico dell`arte ed un tessitore, visionerà le opere ed assegnerà i premi seguendo i criteri di relazione fra tecnica e composizione e del Linguaggio creativo personale. Il parere della Giuria è insindacabile 8- Premi: 1° Premio € 300 2° Premio € 200 3 Premi € 100 Premio del Pubblico € 100 11- Le opere premiate rimangono a chi organizza la manifestazione 12- Arcadia si riserva la facoltà di pubblicare le fotografie della manifestazione e di portare le opere premiate in mostra in altre città. 13- Gli organizzatori, declinano ogni responsabilità per incendio o furto. La Rocca di Sala Baganza è protetta da sistema di sicurezza notturno. Associazione Culturale Arcadia- Via Canali 11 43038 Sala Baganza – PR
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l 31 agosto a Seneghe alle 21.30 protagonista sarà l’arte dell’improvvisazione poetica in una gara a tema. I poeti estemporanei Salvatore Ladu e Celestino Mureddu si sfideranno a suon di versi in una gara poetica, accompagnati da Su Cuntrattu de Vincenzo Uda. Il 1° settembre ancora a Seneghe, Casa Addis, presentazione della rivista di poesia S’Ischiglia, con Mario Cubeddu, Gavino Mameli, Duilio Caocci, Antonio Canalis, Luciana Onnis. Letture di Sefano Raccis, in collaborazione con la Fondazione Faustino Onnis. Il 4 settembre, alle 18.30, l’appuntamento con l’anteprima ufficiale che darà il via il giorno a dopo al festival dei poeti è ancora a Prentza de Murone (Seneghe), con “Poesie dagli Alberi: installazione audio sul “Festival dei poeti di Castel Porziano del 1979”, a cura di Nino Iorfino, sperimentatore multimediale, e Lidia Riviello di Rai Radio 3. Col progetto “Alberi Poeti” Iorfino innesta voci poetiche fra gli alberi di giardini e festival. Le registrazioni scelte per l’installazione di Alberi-Poeti nel giardino di Sa Prentza, furono realizzate da Radio Alice il 30 giugno 1979 sulla spiaggia di Roma, dove, nell’ultima giornata del festival internazionale dei poeti di Castel Porziano si alternarono senza sosta i più noti poeti della Beat Generation. “La spinta verso lo spazio fuori di noi stessi, verso un orizzonte irraggiungibile è il combustibile, la ragione stessa da cui nascono opere leggendarie: da Shelley a Goethe e Ariosto, da Omero a Tasso, a Stevenson, a Ungaretti, da Pascoli a Luzi, da Byron a Derek Walcott, il viaggio si manifesta in molte forme sotto il significato accomunante di grande metafora della poesia”, spiega Luca Manunza, presidente di Perda Sonadora. La direzione artistica anche quest’anno è stata curata dall’associazione, a sottolineare ancora una volta un percorso collettivo tra i soci. Un’edizione questa che cercherà di approfondire la tematica del viaggio come testimonianza del periodo storico che stiamo attraversando in parole, immagini, visioni e suoni. Il viaggio nelle sue molteplici declinazioni, non solo alla scoperta di nuove terre, ma anche di chi il viaggio lo affronta duramente, alla ricerca di una condizione di vita migliore, il viaggio tra gli oppressi, il viaggio come esilio, o fuga, il viaggio per conoscere e capire. La parola che viene data a chi non ne ha, agli ultimi, a chi ancora spera, poesia per dare una flebile luce, o un po’ di coraggio per guardare bene dentro alle cose e al mondo che ci circonda. https://www.paradisola.it/articoli/ musica-arte-e-cultura/7820-seneghe-cabudanne-poetas-2019
SENEGHE
GIOVEDÌ 05 SETTEMBRE 2019 Ore 17:00 | Prentza de Murone APERTURA DEL FESTIVAL Ore 17:15 | Prentza de Murone PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “LENTORES” Di Anna Cristina Serra. Dialoga con l’autrice Duilio Caocci, Pierre Guy-Stephanopoulos e Salvatore Ligios. Letture di Clara Farina. Ore 19:00 | Il Campo della Quercia ESITO DEL LABORATORIO DE “LA NON-SCUOLA DEL TEATRO DELLE ALBE” Condotto da A. Renda, G. Pintus e M. Mastinu. Ore 22:00 | Putzu Arru VIAGGIO ALLE ORIGINI DELLA POESIA CONTEMPORANEA Gisele Pierra legge i poeti francesi moderni, traduzioni e commenti di Franc Ducros. VENERDÌ 06 SETTEMBRE 2019 Ore 10:00 | Biblioteca CI SONO STATO SENZA ESSERCI. VIAGGIO POETICO PITTORICO Laboratorio per bambini dai 6 ai 10 anni a Cura di Paola Atzeni. Ore 10:00 | Bar Su Recreu SU CUNTRATTU DE SENEGHE A. M. Cubadda e M. Marras incontrano il Cabudanne. Ore 11:30 | Prentza de Murone LA POESIA SARDA CONTEMPORANEA Presentazione della raccolta : “Muidas de coro”. Di Rachel Falchi. Dialoga con la poetessa Anna Cristina Serra. Ore 12:30 | Prentza de Murone LEO STRAUSS: SOCRATE E ARISTOFANE Il curatore Marco Menon dialoga con Raimondo Cubeddu. Ore 16:00 | Casa Addis “HARRAGA. IN VIAGGIO BRUCIANDO LE FRONTIERE” Apertura mostra fotografica di Giulio Piscitelli. Ore 17:00 | Putzu Arru PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “SU GRODDE BOS AT A CONTARE DE ME” Di Nanni Falconi, dialoga con l’autore Manuela Ennas. Ore 19:00 | Partza de sos Ballos POESIA, SUONI E DANZA. VIAGGIO Al RALLENTATORE NEL TRITTICO “IL GIARDINO DELLE DELIZIE” DI BOSCH Con Serge Pay, Chiara Mulas, Michael Raji, Antonella Puddu Gaviano e Giangavino Costeri. Ore 21:30 | Partza de sos Ballos
Photo Dietrich Steinmetz
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li itinerari poetici come dei viaggi nella letteratura e nelle storie altre, raccontate in versi, rappresentano un cardine dell’esperienza letteraria stessa, che ha costruito una ricca tradizione nella poesia come nella narrativa. Viaggiare serve a conoscere, a conoscersi, a liberarsi da vecchi pregiudizi, a mettersi in discussione. Attraverso il viaggio ritroviamo il più profondo senso di appartenenza all’umanità. In che modo e in quali mondi ci può far viaggiare la poesia? In quali ambiti di racconto viaggio e poesia si incontrano? “Viaggi. Itinerari di versi” è il tema centrale della quindicesima edizione del Cabudanne de sos poetas, il festival di poesia, letteratura e arte curata dall’Associazione Perda Sonadora che vedrà dal 5 all’8 settembre quattro giorni di incontri con la poesia sarda, italiana e internazionale, laboratori, mostre, teatro, concerti, attività culturali e laboratoriali, e un programma molto nutrito con oltre sessanta ospiti tra gli scorci più antichi e affascinanti di Seneghe, gioiello in basalto del Montiferru. Prentza de Murone, Campo della Quercia, Putzu Arru, Piazza dei balli, Bar Su Recreu, Casa Addis e Domo de sa poesia, i luoghi centrali del paese deputati all’incontro, allo scambio e all’ascolto, ospiteranno anche quest’anno i momenti più intensi con i versi letti da alcuni dei poeti contemporanei tra i più amati, ma anche artisti, attori, musicisti, registi, studiosi e intellettuali provenienti dalla Sardegna, dall’Italia, dalla Francia, dalla Turchia, Armenia, USA, Algeria, che porteranno le proprie opere e testimonianze al pubblico del festival e alla comunità seneghese nell’incantevole borgo, tra poesia, musica, arte, mostra fotografica, cinema, installazioni, colori, sapori, tradizioni e occasioni di degustazione con i migliori prodotti tipici locali. Tra le novità il ritorno del Teatro delle Albe di Ravenna, sodalizio con il festival dei poeti inaugurato dodici anni fa attraverso la collaborazione con Roberto Magnani, stavolta con l’attore e regista Alessandro Renda che oltre alla conduzione insieme a Giuseppina Pintus e Mariano Mastinu dell’esito de “La non-scuola del Teatro delle Albe” in apertura del festival (giovedì 5 alle 18.00 al Campo della Quercia), il laboratorio con i giovanissimi interpreti seneghesi, porterà in scena venerdì 6 settembre alle 21.30 il monologo scritto da Marco Martinelli “Rumore di acque” con le musiche di Guy Klucevsek.
TEATRO DELLE ALBE: RUMORE DI ACQUE Testo e regia di Marco Martinelli con Alessandro Renda, musiche di Guy Klucevsek Ore 22:30 | Casa Addis PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “STORIE DI MAGLIARI MESTIERANTI NAPOLETANI SULLE STRADE D’EUROPA. L’ARTE DEL COMMERCIO E IL GENIO DELL’IMBROGLIO” Di Marcello Anselmo e Pietro Marcello, dialoga con gli autori Nicola Muscas. In collaborazione con Rai Radio3 “Zazà” Ore 23:30 | Casa Addis CONCERTO MACHINA AMNIOTICA Roberto Belli, Arnaldo Pontis, Marco Rocca e Paola Cireddu. Performance di poesia, installazioni, interpretazioni performatiche, sonorizzazioni per film, video e immagini. SABATO 07 SETTEMBRE 2019 Ore 10:00 | Biblioteca CI SONO STATO SENZA ESSERCI. VIAGGIO POETICO PITTORICO Laboratorio per bambini dai 6 ai 10 anni a Cura di Paola Atzeni. Ore 10:30 | Prentza de Murone PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “O BELLA MUSA OVE SEI TU? VIAGGIO NEL MISTERO DELLA GARA POETICA” Di Paolo Pillonca. Presentano il volume Fabio Pillonca, Pier Sandro Pillonca, Anna Cristina Serra, Tonino Oppes e Bachisio Bandinu. Ore 12:00 | Prentza de Murone LETTURE DAL LIBRO: “TASÀR, ANIMALE SOTTO LA NEVE” Ida Travi incontra il Cabudanne de sos Poetas. Ore 17:00 | Putzu Arru PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “LONTANO DA CASA” Di Pinar Selek. Dialogano con l’autrice: Lea Nocera (redazione di Kaleydoscop) e Nicola Melis (Università degli Studi di Cagliari). Ore 19:00 | Partza de sos Ballos PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “IL COMMISSARIO MAGRELLI” Di Valerio Magrelli.
Ore 21:30 | Partza de sos Ballos RAP, LINGUE E POESIA Presentazione del libro di Antonio Bove “Vai Mo” Storie di Rap a Napoli e dintorni. Andrea Tramonte dialoga con Antonio Bove, JOZ, Michele Zin e Alessio Mura (Balentia). Ore 00:00 | Casa Addis FARIS IN CONCERTO DOMENICA 08 SETTEMBRE 2019 Ore 10:00 | Biblioteca CI SONO STATO SENZA ESSERCI. VIAGGIO POETICO PITTORICO Laboratorio per bambini dai 6 ai 10 anni a Cura di Paola Atzeni. Ore 10:30 | Prentza de Murone PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LIGHEA” Di Maria Giorgia Ulbar. Dialoga con la poetessa Azzurra d’Agostino. Ore 12:00 | Prentza de Murone PRESENTAZIONE DEL LIBRO “BENEDICI QUESTA CROCE DI SPIGHE” ANTOLOGIA DI SCRITTORI E POETI ARMENI VITTIME DEL GENOCIDIO Di Antonia Arslan. Dialoga con l’autrice Siobhan Nash-Marshall. Ore 17:00 | Putzu Arru PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “SPALANCATI SPAZI – POESIE 1995 – 2016” Di Claudio Pozzani. Dialoga con l’autore Giovanni Salis. Ore 18:30 | Putzu Arru PRESENTAZIONE DEL LIBRO: “TU, PAESAGGIO DELL’INFANZIA. TUTTE LE POESIE (1997-2018)” Di Alba Donati. Dialogano con la poetessa Paolo Lusci e Azzurra d’Agostino. Ore 21:00 | Partza de sos Ballos L’INFINITO DI LEOPARDI 200 ANNI DOPO Mario Cubeddu introduce Marco Santagata. Ore 22:30 | Partza de sos Ballos PROIEZIONE E PRESENTAZIONE DEL FILM-DOCUMENTARIO “A BOLU” Il regista Davide Melis e l’autore Sebastiano Pilosu incontrano il Cabudanne de sos Poetas. Ore 00:00 | Casa Addis POESIA E MUSICA: ARPOIESIS Musica e parole per arpa elettrica dal libro di Andrea Melis: “Piccole tracce di vita. Poesie urgenti”. Con Andrea Melis e Raul Moretti. Assoc. Culturale “Perda Sonadora” Via Roma 22, 09070 Seneghe (OR)
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uesto libro esiste perché vorrei che passasse un concetto per me essenziale e che vorrei fosse chiaro ai giovani, maschi e femmine, ma anche ai più anziani. Il femminismo non è il contrario di maschilismo. Femminismo è una parola bellissima” “Parole avanti” è un saggio che affronta i temi della discriminazione e della violenza di genere attraverso lo sguardo di chi fa informazione in Italia. Analizza le parole dei media, ma anche quelle piene di stereotipi che usiamo nella nostra quotidianità. Le parole sono le vere protagoniste di questo libro, che cerca dispiegare la necessità di un nuovo femminismo. Quello che sgorga come un sentimento, che non ha bisogno di lotte e braccia armate, ma di un contagio benevolo sull’onda energia positiva. Dalla donna sarda a quella siriana, dal maschilismo italiano a quello brasiliano, dalle lotte dei movimenti femministi occidentali fino alle combattenti curde, “Parole Avanti” tesse la trama di una rivoluzione in atto che nessun maschilismo potrà più fermare. E Palabanda Edizioni, casa editrice fondata da Donne e che a tante donne ha già dato voce, in qualità di autrici o di protagoniste di preziosi romanzi e saggi, non poteva che accogliere nella sua collana grigia Saggistica questo straordinario volume, che uscirà ufficialmente in formato e-book e nelle librerie in una giornata simbolica come domenica 25 Novembre, Giornata Contro la Violenza sulle Donne. La presentazione ufficiale al pubblico sarà venerdì 30 novembre a Cagliari al Teatro Massimo in viale Trento 9. Assieme all’autrice, dialogherà Rossana Copez, letture di Emilia Agnesa. “Sono diventata femminista il giorno in cui ho abbandonato la pigrizia mentale di accettare il mondo come è, e ho deciso di mettermi in discussione. Quando ho iniziato a chiedermi se nelle battute scherzose che facevo io stessa, o nei giornali che leggevo, ci fossero concetti sessisti. Sono diventata femminista per strada,camminando in mezzo ai manifesti pubblicitari, parlando con amici, fidanzati,genitori e insegnanti. Analizzando i miei giudizi personali sulle altre donne. È successo il giorno in cui ho chiamato il patriarcato “malattia” e ho desiderato guarire. Quando ho capito che il femminismo è resistenza, un vero e proprio fronte, e che gli uomini non sono il male, nella stragrande maggioranza. Il male sta nella nostra cultura maschilista”ha spiegato l’autrice, Claudia Sarritzu. “C’è stato un momento in cui ho capito che il femminismo del terzo millennio doveva passare per necessità da una rivoluzione linguistica. Le parole costruiscono il pensiero. Certo, il femminismo di oggi non è quello di ieri, ha da intraprendere battaglie diverse con strumenti diversi. E soprattutto deve compiere più di prima questa rivoluzione insieme ai maschi. C’è un femminismo che non contempla il ruolo dell’uomo nella nostra emancipazione. Io invece credo che ci libereremo della cultura maschilista quando convinceremo i maschi che la nostra libertà non è una minaccia per loro. Bisogna prendere per mano le nostre figlie ma anche i nostri figli in questo lungo e faticoso percorso, altrimenti creeremo l’effetto che ho raccontato sopra e cioè ragazzi che si sentono attaccati in quanto uomini e che odieranno ancora di più le donne in quanto donne. Come riuscire in questo? Cambiando le parole che ci raccontano”.
CLAUDIA SARRITZU C
Photo Radio X
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ualcuno mi ha domandato se si sentiva il bisogno di una nuova casa editrice. Di una nuova casa editrice forse no, ma di una vera casa editrice certamente sì. L’editoria di oggi è allo sbando per colpa di scelte miopi e paurose, del parassitismo nei confronti dei finanziamenti pubblici, della cattiva comunicazione, della mancanza di fantasia. Finora le case editrici hanno sopravvissuto grazie all’erogazione di denaro da parte delle istituzioni, ma questo sistema ha generato clientelismo e ha fatto scadere la cultura a mera propaganda, con un grave livellamento verso il basso dei contenuti. Questo perverso meccanismo culturale ha portato alla ribalta la disonestà, l’ipocrisia, la falsità, la mancanza di valori dei suoi operatori. L’editoria è stata affossata dalle prebende politiche, e adesso le case editrici lottano per spartirsi una fetta di finanziamento, senza la minima idea di come si porta avanti un’impresa. Palabanda è un atto di ribellione contro l’editoria corrente. È uno strumento per dimostrare che si può continuare a fare cultura mentre i grandi gruppi licenziano. Palabanda è una casa editrice libera e diversa. La sua diversità è il coraggio. I periodi di crisi sono momenti di opportunità per chi ha coraggio. Questo è il momento giusto per le imprese azzardate. C’è bisogno di un’editoria che torni alle origini. Ecco perché è nata Palabanda. Maria Gabriella Ranno
laudia Sarritzu è nata a Cagliari nel 1986. Ha collaborato con Radio Press e Radio Golfo degli angeli (emittenti regionali) come inviata. E’ autrice e conduttrice di due programmi radiofonici: Tutti giù per terra (sul tema della disoccupazione in Sardegna) e Punto e a Capo (Interviste politiche). Ha collaborato con il mensile di approfondimento economico Sardinews diretto da Giacomo Mameli, ha lavorato per Sardegna24 diretto da Giovanni Maria Bellu, ha confezionato servizi video per L’Espresso. Ha fatto parte della redazione del famoso blog L’Isola dei cassintegrati, fondato da un gruppo di ragazzi dopo la protesta dei lavoratori Vinyls all’Asinara. Dopo questa esperienza ha pubblicato il libro La Sardegna è un’altra cosa, viaggio nell’isola della crisi economica che ha presentato al Salone del Libro di Torino. Ha vinto il Premio letterario Città di Cagliari. Nel 2014 è entrata a far parte delle syndication di Globalist, prima coordinando il sito locale Cagliari.globalist poi passando alla redazione centrale. Collabora con la rivista lussemburghese PassaParola Magazine in lingua francese trattando il tema della violenza di genere. Ha vinto con il libro “Parole avanti femminismo del terzo millennio” (Palabanda edizioni) il premio nazionale di saggistica Giuditta 2019.
laudia Aru, nota ed affermata cantante, ha organizzato una presentazione del libro di Claudia Sarritzu, al Poetto di Cagliari, al Twist Beach Bar, che considera come la sua casa balneare, il sabato 17 agosro 2019, a partire dalle 19 e 30, insieme all’autrice ed all’attrice Emilia Agnesa che ha letto alcuni passaggi del libro “Parole Avanti”. Durante il dialogo fra le due Claudie, sono stati ribaditi alcuni aspetti delle difficoltà che una donna, sopratutto se fa carriera, deve affrontare, non ultimo quello degli orari, che fanno che una donna che lavora tardi la notte è sempre mal vista. Questi terribili stereotipi hanno ancora la vita dura e continuano a contaminare ed a insidiare inutilmente la vita delle artiste, alle quali spesso, anche quando sono scrittrici affermate o cantanti riconosciute ed in testa alle charts, gli si chiede ancora, “ma in verità che lavoro fai ?” come se il lavoro intelletuale non potesse essere un vero lavoro ed un motivo di fierezza e di riuscita sociale ed anche economica. Resta ancora molto cammino da fare. Vittorio E. Pisu vedi il filmato
https://vimeo.com/354468732
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rancesco Cesare Casùla (Livorno, 12/9/1933) è uno storico italiano. Allievo di Ovidio Addis e di Alberto Boscolo, si è laureato in Lettere a Cagliari nel 1959, intraprendendo subito la carriera universitaria e specializzandosi successivamente in Lingue all’Università di Palermo. Nel 1969 ha conseguito la libera docenza in Paleografia e Diplomatica, iniziando sempre nello stesso anno ad insegnare Storia della Sardegna nell’Università di Sassari. Dal 1980 è stato professore ordinario di Storia Medievale nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, fino al 2008. Membro della Deputazione di Storia patria, ha fatto parte per dieci anni del Consiglio Direttivo della Società degli Storici Italiani e della Commissione permanente per i Congressi di Storia della Corona d’Aragona. Parallelamente agli impegni accademici, dal 1980 per ventotto anni ha ricoperto a Cagliari l’incarico di Direttore dell’Istituto sui rapporti italo-iberici e dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), con sede in Cagliari e sezioni a Genova, Torino e Milano. Dal 1985 al 1992 è stato consigliere culturale del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Dal 2001 al 2006 è stato componente della Segreteria tecnica per la Programmazione della Ricerca presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) retto dal ministro Letizia Moratti. È autore di importanti lavori di notevole interesse scientifico di Paleografia e di storia della Sardegna ed ha elaborato nel corso degli anni di ricerca storica la cosiddetta dottrina della statualità, dottrina che rivisita tutta la storia sarda medioevale denunciando l’approssimazione con la quale storici del passato come il Zurita o il Fara hanno tramandato il giudizio storico sugli avvenimenti accaduti nell’Isola; è ritenuto uno dei più importanti medievisti italiani.
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a Sardegna non è Italia. Lo dice la storia. Mi piacerebbe vedere la reazione di Giorgio Napolitano se venisse a sapere che è stato il trentottesimo Capo dello Stato oggi chiamato Repubblica Italiana, ieri Regno d’Italia, avantieri Regno di Sardegna, nato a Cagliari-Bonaria il 19 giugno 1324 e pregnato per 537 anni dal sangue e dal sudore dei sardi. Mi piacerebbe vedere la reazione di Umberto Bossi e di Salvini se venissero a sapere che il Po, “linfa vitale che percorre la Padania”, al tempo del Risorgimento era un fiume della Sardegna. Lo dicono i libri scolastici degli Stati preunitari. Mi piacerebbe vedere la reazione degli abitanti di Reggio Emilia se venissero a sapere che il loro Tricolore non è la bandiera italiana. La bandiera tricolore italiana è la seconda bandiera dello Stato sardo, dopo quella dei “Quattro Mori”, disegnata e realizzata dall’intendente Bigotti il pomeriggio del 26 marzo 1848 per ordine del
Immagine it.wikipedia.org
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orse non mi spiego bene (molti non capiscono o fanno finta di non capire). Ciò che propongo, con prove documentarie evidentissime, non è una quisquilia storica, acqua passata, buona per gli accademici: è una questione politica, presente, bruciante. La ripropongo. Agli occhi dei 58 milioni e mezzo dei connazionali peninsulari la Sardegna non conta nulla, né a livello politico né a livello culturale né a livello sociale (risparmiatemi l’onere di dimostrarlo). Sicché di noi e della nostra terra ne fanno quello che vogliono (e noi, stupidi glielo facciamo fare perché siamo colonizzati culturalmente attraverso la scuola, la televisione e i giornali. Studiamo tutto della Penisola, dagli Etruschi a Dante a Michelangelo come fossero cosa nostra, perché oggi parliamo italiano e li studiamo imposti dalla Scuola (ovviamente sono bellissimi ma estranei alla Sardegna fino al 1720). Ebbene, io con la DOTTRINA DELLA STATUALITÀ ribalto e affosso la visione peninsularista della STATO di cui siamo TUTTI cittadini. Lo STATO ( quel contenitore istituzionale che oggi si chiama Repubblica Italiana) è nato in Sardegna il 19 giugno 1324 ED È ANCORA SARDO. La sua lingua iniziale è il sardo, la sua prima bandiera è quella dei Quattro Mori, il suo primo parlamento si è formato nel 1355 a Cagliari, la sua storia comincia con la battaglia di Lucocisterna. Insomma, nella scuole statali dovrebbero studiare noi e non viceversa. NON PENSATE CHE SE COSÌ FOSSE NEL GIRO DI DUE GENERAZIONI NON SAREMMO PIÙ L’ULTIMA REGIONE (ITALIANA?) DA PRENDERE IMPUNEMENTE A CALCI ? Come vedete non è una questione storica ma una questione di vita. Se continuiamo a autocolonizzarci con ciò che viene dal continente fra cent’anni saremo allo stesso punto. Prof. Francesco Cesare Casula
Consiglio dei Ministri sardo. Il documento è agli atti del Ministero di Guerra e Marina dell’allora Regno di Sardegna. Mi piacerebbe vedere la reazione di Roberto Maroni e di Minniti, se venissero a sapere che i Prefetti, funzionari importantissimi dello Stato, non sono stati istituiti a Milano nel 1802, secondo le solenni celebrazioni del presunto bicentenario, ma a Cagliari il 4 maggio 1807. Abbiamo in Archivio l’editto di fondazione firmato nel Palazzo Regio di Castello dal re Vittorio Emanuele I di Sardegna. Mi piacerebbe vedere la reazione dei torinesi se venissero a sapere che la capitale dello Stato che ha condotto il Risorgimento italiano non era Torino ma Cagliari fino al 1861. Torino era la residenza preferita dai Savoia, e divenne capitale provvisoria dello Stato soltanto dal 1861 al 1865. Mi piacerebbe vedere la reazione di Roberto Benigni che al Festival di Sanremo non ci ha mai nominato se venisse a sapere
che fino alla domenica mattina del 17 marzo 1861 tutta l’Italia era Sardegna e che tutti gli italiani erano sardi. Lo dicono i plebisciti di annessione al Regno sardo del Lombardo-Veneto, della Toscana, di Parma e Modena, delle Romagne e del Regno delle Due Sicilie. Mi piacerebbe vedere le reazione di tutti i risorgimentalisti, se venissero a sapere che Mazzini e Garibaldi erano cittadini sardi a tutti gli effetti, con passaporto sardo, ubbidienti o ribelli alle leggi sarde (Garibaldi fu perfino condannato a morte dal Regno sardo). Vorrei che gli ultimi governanti usurpatori studiassero un po’, mi piacerebbe vedere la reazione di Giuliano Amato, ex presidente del Comitato per le celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità d’Italia, che alla Sardegna non ha dato un euro, se venisse a sapere che la sedicesima statua sul frontone dell’Altare della Patria a Roma rappresenta la Sardegna “… la quale - dice l’enciclopedia on line Wikipedia - porta lo scettro e una corona in mano per ricordare che le battaglie che portarono all’unità e alla indipendenza d’Italia partirono proprio dal Regno di Sardegna e che tanti Sardi, fin dall’inizio, combatterono durante il Risorgimento. La corona è generosamente tenuta in mano e non sulla testa per ricordare che dal Regno di Sardegna nacque il Regno d’Italia... Mi piacerebbe che sui libri di storia fosse scritta finalmente la verità..... Prof.Francesco Cesare Casula Vento da Sud. Vento Brigante
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https://www.ilmugugnogenovese. it/lezione-serale-creuza/
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CARLOFORTE (ISOLA DI SAN PIETRO) Dall 11 al 16 SETTEMBRE 2019 https://www.facebook.com/ creuzademafestival/
l Festival Creuza de Mà - Musica per Cinema nel 2019 arriva alla tredicesima edizione, un traguardo importante per una manifestazione unica nel suo genere in Sardegna e tra le pochissime nel panorama dei Festival cinematografici nazionali e internazionali, si focalizza su un particolare aspetto del cinema: il rapporto con la musica e il suono. Al centro è sempre la musica e il suono per le immagini in movimento, in tutte le sue sfaccettature e in tutti i suoi percorsi. Il Festival affronta con competenza e rigore i problemi e gli aspetti peculiari della musica in ambito cinematografico. Ne indaga il mistero, ne svela il segreto, il dialogo e lo scambio nell’interazione tra suoni e immagini. E lo fa, come sua tradizione, ospitando grandi compositori, registi, attori, tecnici del suono, montatori e studiosi che raccontano, ognuno in maniera stimolante e diversa, il loro rapporto con la musica applicata al cinema, per scoprire poi il legame inscindibile sul piano drammaturgico ed espressivo della musica per immagini. Il Festival Creuza de Mà- Musica pe Cinema agisce come un laboratorio aperto, animato da un gruppo di lavoro rodato, che incrocia e fonde le diverse declinazioni dell’attività musicale con quella critico-teorica. Se è vero che la musica da film va considerata in base al suo «specifico» (ovvero alla sua complementarietà con l’immagine cinematografica), il Festival gli accorda una “centralità” nel rispetto dei canoni estetici che sono comunque i canoni dell’arte musicale. Creuza de Mà è quindi un punto di riferimento riconoscibile per quel variegato universo di musicisti, tecnici del suono, autori e registi che hanno a cuore e mettono cura a questo particolare e importantissimo aspetto del cinema. Assi portanti del festival, sono esibizioni in concerto di musiche da film dove la componente fondamentale “vivo/live” da momento spettacolare diventa momento di riflessione e la conversazione con Registi e Musicisti, a sua volta, può diventare spettacolo.
CREUZA DE MA
Foto Sara Dedidda
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icordiamo Fabrizio De André, scomparso l’11 gennaio del 1999, con “Crêuza de mä”, con il suo testo intenso e la traduzione per chi non comprendesse il Genovese. Crêuza de mä (secondo la grafia usata nell’edizione rimasterizzata del 2014, mentre sulla copertina originale Creuza de mä), pubblicato nel 1984, è un album interamente cantato in genovese. La Crêuza (o creusa, crœza; pronuncia krøːza.) Questa volta non è una parola con mille significati, da usare nelle frasi per comunicare un’emozione, sentimento o altro. Sta volta è un’emozione e basta. Sono un pò il simbolo della nostra personalità: Ripide, scorbutiche, ma che conducono direttamente al mare. Il pavimento è rigorosamente in ciotoli o mattonato, con la “schiena d’asino” di solito per evitare che diventino un pantano totale. Le puoi trovare un pò in tutta la Liguria, improvvise come nei paesini sulle colline o a ripetizione come in quel di Camogli. Spesso il termine viene generalizzato ed usato come “vicolo”, sbagliando poichè molti dimenticano l’esistenza della parola Caroggi, ma ne parleremo un’altra volta. Se ricordo bene, crêuza starebbe inoltre ad indicare le increspature che il vento forma sul mare, ma anche le striature più profonde degli scogli. Hanno sempre avuto fascino, malinconia e romanticismo Realizzare un disco di musica d’autore destinato al mercato nazionale interamente in lingua ligure andava contro tutte le regole del mercato discografico (fu, infatti, il primo album in assoluto ad esser pubblicato in lingua locale da un’artista già di una certa fama). Risultato? Una svolta nella storia della musica italiana ed etnica in generale.
Sono le Master Class, incontri tra il regista e il musicista (autore della colonna sonora), che esplorano le strategie utilizzate per le diverse colonne sonore, come sono stati affrontati e risolti problemi di carattere drammaturgico e musicale in un territorio abbastanza sconfinato dove l’intesa e la comunicazione avvengono attraverso codici sempre reinventati, dove scattano meccanismi misteriosi, dovuti all’ambiguità e all’astrattezza (nel senso di asemanticità) della musica che nell’economia di un film, insieme al suono, è chiamata ad esprimere quello che non esprimono né le parole né le immagini né i colori, né i vestiti né le scenografie. Il rapporto tra regista e musicista – nella lavorazione del film – ha sempre generato interesse e curiosità tra studiosi di cinema e no. Gli incontri alla scoperta di questi rapporti artistici “particolari”, di stili e metodi compositivi, sono condotti con competenza e passione da Luca Bandirali (critico cinematografico e docente di Storia e Tecnica della Sceneggiatura presso
l’Università del Salento, conduttore della trasmissione cult Rai Radio3: Hollywood Party), Riccardo Giagni (musicista e compositore, docente di Storia della musica per il cinema presso la Facoltà di Beni Culturali dell’Università del Salento) ed Enzo Gentile, critico musicale delle piú grandi testate italiane Creuza de Mà – Musica per Cinema, a integrazione e corollario di un Festival sulla Musica applicata e il suono, presenta anche una sezione di film muti del passato sonorizzati dal vivo, le proiezioni di film e documentari ricercati e inusuali, sempre introdotte dagli autori e da esperti, le mostre fotografiche e gli incontri formativi su musica e suono. La partitura musicale che non è nella realtà del film, missata ai suoni della realtà in presa diretta e ai suoni inventati ad hoc costituiscono infatti la parte sonora di un film: che è il territorio che esplora il Festival. Il Festival Creuza de Mà- Musica per Cinema si sviluppa così su due fronti: una serie di appuntamenti autunnali nella città di Cagliari in stretto collegamento con la parte
ambientata a Carloforte, nell’isola di S. Pietro. La prima parte del Festival ambientata a Carloforte continuerà ad essere la parte votata allo spettacolo, che privilegia un rapporto stretto con l’ambiente naturale, con le suggestive locations dell’isola di S. Pietro: il cinema che esce dai luoghi convenzionali per abitare spazi nuovi e insoliti; per la seconda parte ci si trasferisce a Cagliari, dove il Festival è più focalizzato sull’approfondimento, sulla formazione di alto livello sia tecnico che musicale, che sulle tematiche di interesse sociale. Fin dalla prima edizione nel 2007 a Carloforte questo festival si è ritagliato uno spazio inconsueto, come dicono gli addetti ai lavori, nel panorama nazionale perchè per la prima volta si è approfondito un territorio misterioso come quello della musica per cinema, sia curandone la parte “spettacolo” dal vivo che la parte di approfondimento e incontro tra regista e musicista. Tutto questo grazie anche ai grandi nomi che il Festival ha ospitato sia a Carloforte che a Cagliari. Compositori del calibro di Wim Martens, Theo Teardo, Alexandre Balanescu, Paolo Fresu, Banda Osiris, Mauro Pagani, Rita Marcotulli con Javier Girotto e Luciano Biondini, Caterina Murino, Cristian Marcia, String Quartet, Peppe Servillo, Nicola Piovani, Antonello Salis, Gavino Murgia, Mauro Palmas, Franco D’Andrea, Michael Nyman, Daniele di Bonventura, Giuliano Taviani, Massimo Zamboni, Franco Piersanti, e tanti altri hanno fatto scoprire al pubblico un lato poco esplorato della musica: quella pensata e composta per il cinema
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’Associazione Internazionale Città della Terra Cruda e il Comune di Nuraminis (SU) con riferimento all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU, organizzano dal 9 al 15 settembre a Nuraminis la prima edizione sperimentale del laboratorio partecipativo di comunità Terre2030. Allenarsi a disegnare insieme il futuro delle piccole comunità della Sardegna e del mondo è l’obiettivo di questo primo laboratorio apertosperimentale dedicato a cittadini di Nuraminis e di altri luoghi, appassionati di sviluppo sostenibile, progettisti di innovazione, attivisti culturali, artisti, ricercatori e a chiunque senta di voler investire del tempo di qualità per immaginare possibili strategie per vincere dal basso le sfide Comuni a molti piccoli Comuni. Il Laboratorio Aperto di Innovazione Sociale si svolge con una serie di appuntamenti in cinque giornate consecutive, dal 9 al 13 settembre 2019, in cui si realizzano attività condivise, conferenze tematiche, presentazioni di casi e metodologie di successo, workshop interattivi, lavori di gruppo e soprattutto si convive esperienzialmente in una piccola comunità temporanea di abitanti culturali. Il laboratorio confluisce poi naturalmente nel vivere insieme l’esperienza inclusiva dell’evento “Cumbidus: sapori della terra tra le case di terra” sabato 14 e domenica 15 settembre 2019. Per maggiori informazioni vi consigliamo di seguirci tramite la pagina social dell’evento: https://www.facebook.com/ events/406583586631925/permalink/406695146620769/
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AGENDA 2030 SVILUPPO SOSTENIBILE
TERRE 2030
DA LUNEDI 9 A DOMENICA 15 SETTEMBRE 2019 +39 070 938 2084 info@terracruda.org
CUMBIDUS
SABATO 14 E DOMENICA 15 SETTEMBRE 2019
NURAMINIS
PIAZZA SAN PIETRO CASA PETRILLI TEL 346 36 86 353
https://www.unric.org/it/agenda-2030
info.terraaccogliente@gmail.com finanziato da FONDAZIONE DI SARDEGNA
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umbidus è una manifestazione di due giornate con incontri culturali ed enogastronomici, mostre e itinerari turistici nel centro storico di Nuraminis, all’interno di case campidanesi di proprietà. Gli appuntamenti sono dedicati alla letteratura contemporanea e alla musica ma anche all’architettura delle case tipiche campidanesi, questi ultimi in collaborazione con l’Associazione Nazionale Città della Terra Cruda. SABATO 14 SETTEMBRE -Ore 10.30 Laboratorio bambini/e (età 6-12 anni) Piazza San Pietro - Ore 17,00 Laboratorio adulti/e- Piazza San Pietro - Ore18,30 Dialogo tra scrittori di Sardegna - con Flavio Soriga e Francesco Bachis - Casa Petrilli - Ore 21,00 Su Cumbidu a cura di Associazione cuochi provincia Cagliari - Casa Petrilli - Ore 21,30 Gente della pianura - Ballate, storie e leggende campidanesi. Di e con Flavio Soriga e Renzo Cugis. Voce, chitarra, cori e murrungius , reading musicale Casa Petrilli
DOMENICA 15 SETTEMBRE - Ore 11,00 Tour delle case di terra con il professore Ugo Tonietti Piazza San Pietro. - ore 12,00 Presentazione del libro di Ugo Tonietti “ L’arte di Abitare la Terra” accompagnata da un aperitivo a cura delle Strade del gusto e dell’Associazione Semyai. Il tour è organizzato da Città della terra cruda con la collaborazione dell’Associazione Terras. - Ore 18,30 Presentazione del libro “L’isola delle anime” di e con Piergiorgio Pulixi. Presenta Alessandra Ghiani Casa Petrilli - Ore 21,00 Su Cumbidu a cura della Associazione Pro Loco Nuraminis- Casa Petrilli - Ore 21,30 Concerto dei Don Leone duo blues - Casa Petrilli Vi aspettiamo!!
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l glottologo Salvatore Dedola, nel suo libro “Monoteismo precristiano in Sardegna” affronta il tema del monoteismo delle antiche genti sarde osservando che, a suo giudizio “i nove nomi di Dio non sono altro che la descrizione dei vari aspetti (tutto sommato pochi) coi quali Dio si manifestava al suo popolo”. Le considerazioni di Dedola sono particolarmente interessanti e dettagliate e ci si limita pertanto a riportare esclusivamente alcuni brani del paragrafo dedicato a Iàccu, il terzo nome del Dio sardiano: “Circa l’etimo di Iàccu, Iaccos…, possiamo inferire che la sua base etimologica è ebraica, non per altro, ma solo perché gli Ebrei lo considerano il vero nome (quello segreto) del proprio Dio Onnipotente, da pronunciare così com’è scritto, ossia Yahuh. In Sardegna questo nome sacro è ripetuto numerose volte, nei nomi personali, nei cognomi, e anche in parecchi toponimi”…”L’interpretazione etimologica del tetragramma (interpretazione ebraica, s’intende) si basa su ‘Esodo 3, 13-14-15’, allorchè Dio manda Mosè dal Faraone a chiedere e ottenere l’uscita dall’Egitto. ‘Allora Mosè disse al Signore: Ecco quando io mi presenterò ai figli di Israele, e annunzierò loro: ‘Il Signore dei padri vostri mi manda a voi ‘, se essi mi chiederanno qual è il nome di Lui che cosa dovrò rispondere? ’. E il Signore rispose: ‘Io sono quello che sono’ e aggiunse: ‘Io sono, mi manda a voi’. Inoltre così disse il Signore a Mosè: ’Annunzia ai figli d’Israele che è il Signore dei vostro padri, Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe che m’invia a voi. Questo è il mio nome in perpetuo, questo è il mio modo di designarmi attraverso le generazioni’”. L’autore osserva inoltre che gli ebrei hanno origine sumerica e che il termine yahw può considerarsi composto da “ia” (esclamazione, esortazio-
Foto Sergio Melis Nicola Castangia
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a parola è come un melograno: grigiastro, ruvido e inespressivo all'esterno, mentre all'interno conserva una miniera di rubini gustosissimi". Dedola, dopo la laurea in glottologia con una tesi in germanistica (lingua gotica), sviluppa il giusto metodo che permette di proporre l'etimologia di innumerevoli lemmi mai risolti prima, nonché di ribaltare pressoché tutte le etimologie già note. Infatti, le sue ricerche vanno oltre rispetto alla scuola indo-europeista (indo-germanista), oltre i traguardi della linguistica romanza, oltre gli studi di Wagner sulla lingua sarda. Egli evidenzia le lacune e le distorsioni ideologiche e colonialistiche del Wagner. Dedola riconosce e argomenta analiticamente la specificità della lingua sarda e le sue connessioni con le lingue mediterranee e semitiche, aprendo nuove strade di studio e comprensione. Dedola prende parte, in qualità di relatore, al documentario "Sardegna Tempio delle Acque" nel 2015; ha tenuto un centinaio di conferenze; è autore di numerosi volumi che spaziano dalla Grammatica Sarda Prelatina (Grammatica Storica del Sardo), al Monoteismo Precristiano in Sardegna fino, ai Cognomi, i Pani, la Flora, la Toponomastica Sarda. Sta uscendo il 3° tomo dell’Enciclopedia della Civiltà Shardana. Già terminato e d’imminente pubblicazione è il “Nuovo Dizionario Etimologico della Lingua Sarda”, che soppianta l’obsoleto “Dizionario Etimologico Sardo” di M.L. Wagner. S. Dedòla.
SALVATORE DEDOLA ne) unita all’accadico “ahw” dal significato di forza o potenza. Yahw può quindi assumere un significato esortativo, esclamativo di “Oh Forza”, “Oh Potenza”. “Il fatto che Dio abbia ordinato a Mosè di chiamarlo mediante un’esortazione riferita alla Sua potenza infinita” prosegue Dedola “non deve meravigliare, poiché nella ‘Bibbia’ (o anche nei ‘Vangeli’) Dio non ha mai cercato le astrusità e i sotterfugi, tantomeno le simbologie: anzi ha sempre voluto un rapporto chiaro e diretto con l’Uomo. Sono stati gli Ebrei ad avere forzato nella direzione di un distacco totale tra l’Essere divino e la Parola. E questa tradizione giudaico-cristiana è, purtroppo, ancora oggi, inossidabile”… ” Il fatto che i Sardi non abbiano mai patito il tabù degli Ebrei, la dice lunga sul fatto che il nome universale di YHWH dei Sardi è stato trattato con maggiore li-
bertà, visto che in Sardegna quel nome sacro esiste un po’ dovunque. Certo non esiste al modo come vorremmo, anche perché in Sardegna manca la tradizione scritta d’epoca precristiana (salva qualche frase fenicia). E tocca a noi oggi ‘sgusciare’ e ‘raddrizzare’ filologicamente certi nomi, certi epiteti, certi toponimi, allo scopo di capire la situazione di quei tempi e allo stesso tempo capire gli artifici che i preti bizantini inventarono, nella foga di ottundere e sopprimere ogni forma di dottrina che i Sardi avevano sulla religione di padri. Per recuperare la storia antica della Sardegna, basta partire dal fatto che i preti bizantini fecero ‘tabula rasa’ della pregressa religione, ma lo fecero con delle costanti che, una volta svelate, appalesano nitidamente le modalità con cui procedevano nel soffocare le parole-emblemi-simboli della religiosità del popolo. Il loro procedere era talmente capzioso che nessuno mai intuì
l’inganno. Si trattava, per lo più, di approfittare del fatto che essi parlavano greco ed avevano quindi una lingua assai diversa da quella del popolo sardo, che parlava ancora lo ‘ zoccolo duro ’ semitico. La differenza di toni, di accenti, di fonetiche, talora di concettualizzazioni da parte di quei preti che si sforzavano comunque di parlare sardo, suscitava nel popolo un irrefrenabile moto di simpatia e di disponibilità al dialogo. Quindi il popolo analfabeta accettava facilmente le ‘dotte’ prediche con le quali i preti spiegavano che YHWH (letto i-ahu) era lo stesso ‘San Jacopo o Giacomo’, che essi si premurarono da quell’istante di chiamare (guai a sbagliarsi!) con la fonetica sarda: Yahu, Yaku, Yaccu, Jagu. Fu tale la convinzione del popolo, che oggi ci ritroviamo una serie di località chiamate ‘Santu Jaccu, Santu Jacci, e ritroviamo pure il cognome Giàgu, tutti intesi come ‘Giacomo’! Ma è ovvio che ‘Iaccu, Giàgu’ non c’entra nulla con ‘Giacomo’ apostolo. ‘Iaccu, Giàgu’ è nome di origine mediterranea. Non è il vezzeggiativo di ‘Jacomo’…” Nelle foto di Sergio Melis e Nicola Castangia: il presunto nuraghe (o pozzo sacro) Sisini, il cui nome (identico a quello della frazione di Senorbì che lo ospita), deriverebbe, sempre secondo Dedola, da “Seh” Sinay (“Quello del Sinai”), uno degli antichi nomi divini di Yahweh. Nurnet - La rete dei Nuraghi
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di Maria Cristina di Martino e Salvatore Farci
Ceramiche Artistiche Scalette Santa Teresa 09124 Cagliari Tel . 070 653898 rakucagliari@gmail.com vedi il filmato
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laborazione di Vincenzo Farci aprì ad Assemini la prima scuola-bottega d’arte ceramica, poi trasferita a Cagliari nel 1927. Intanto anche a Dorgali prese vita una scuola-bottega grazie a Ciriaco Piras, altro allievo di Ciusa, che impiantò una produzione ceramica che si avvaleva dei disegni di S. Fancello, giovane artista formatosi a Monza, ma con un forte senso della tradizione sarda che aveva saputo reinterpretare con linee spezzate e rapidi segni. La produzione figulina odierna riprende dunque modelli e fogge legati a quella spagnola seicentesca dell’estrecho de terra (chiamato in sardo su strexiu), cioè delle stoviglie in terracotta destinate all’uso quotidiano e facenti parte del corredo della sposa: quest’ultimo contava circa 40 pezzi tra vasi, pentole, conche e brocche. L’elaborazione artistica moderna non ha fatto altro che riprendere e reinventare queste forme. Vi sono oggetti diffusi un po’ in tutta la Sardegna: la brocca per l’acqua (sa mariga), i fiaschi per bere (su frasku, sa stangiada e su gallettu), i grandi tegami per la cottura dei cibi (su tianu e sa cassarola), le conche usate per gli impasti (sa scivedda e sa freguera), i vasi e gli orci (sa brunnia) per la conservazione degli alimenti, le brocche e i vasi per le grandi ricorren-
Foto Pietrina Atzori
FESTA CERAMICA DELLA
uella della ceramica in Sardegna è una storia che pone le sue radici nell’antichità più remota, ma che i documenti hanno dimenticato per troppo tempo. I musei e i siti archeologici sardi conservano al loro interno il ricordo di questa tradizione grazie ai tantissimi reperti che risalgono fino alla preistoria. La produzione ceramica di utensili d’uso quotidiano ha infatti inizio coi primi insediamenti e si evolve nella tipologia e soprattutto nella decorazione col passare del tempo, transitando nelle mani esperte degli artigiani prima nuragici, poi punici, romani e quindi medievali. La prima testimonianza scritta su un’arte ceramica in Sardegna risale al 1692, quando viene redatto lo statuto del gremio dei figuli di Oristano, che documenta l’esistenza di una corporazione dedita alla realizzazione di stoviglie di consumo popolare e che imponeva l’obbligo di non variare forme e canoni prefissati in origine. I dettami dello statuto hanno quindi fatto sì che per secoli la produzione sarda non fosse all’altezza di quella nazionale più raffinata ed elegante, dal momento che si continuò a produrre fino agli inizi del Novecento utensili rudi e modesti che riproducevano le forme tramandatesi dall’antichità. La continuità di questi esemplari si deve, comunque, anche ad un fenomeno di persistenza tipico di ogni forma artigianale dell’Isola e derivante dall’esistenza di modelli che per la loro essenzialità e praticità si sono rivelati perfetti nel tempo. Il primo a dare inizio alla creazione di forme nuove fu nella prima metà dell’Ottocento il generale La Marmora, che concesse ad un figulo oristanese il permesso di realizzare pezzi diversi da quelli usuali. La definitiva consacrazione della ceramica sarda a livello nazionale avvenne nel Novecento grazie ad artisti come Francesco Ciusa, i fratelli Federico e Melkiorre Melis e più avanti Ubaldo Badas, Eugenio Tavolara e Salvatore Fancello. Con essi si ebbe il passaggio ad una produzione di tipo “artistico”, da una parte volta alla realizzazione del pezzo unico, dall’altra alla conservazione e rinnovazione della tradizione secondo moduli capaci di fornire un’immediata impressione di colore locale. È datata 1919 l’apertura a Cagliari della S.P.I.C.A. (Società per l’Industria Ceramica Artistica) da parte di F. Ciusa, che chiuderà i battenti nel 1924 dopo aver vinto la medaglia d’oro alla Biennale d’Arte Decorativa di Monza. Dal 1919 F. Melis, allievo di Ciusa, con la col-
ze con decorazioni che prendono spunto dalla fauna locale, dal mondo agrario, dai pani tradizionali, etcetera. etc. Estremamente affascinante e caratteristica in tal senso è la brocca della sposa, recipiente per l’acqua facente parte del corredo nuziale, che varia forme e ornamenti a seconda che sia realizzata a Dorgali, a Oristano o nel Campidano: essa, in generale, è caratterizzata da una decorazione esagerata, quasi barocca, dove i motivi floreali o quelli ripresi dai pani votivi s’intrecciano a figurine simboliche appartenenti all’immaginario religioso. Momento particolarmente suggestivo e quasi sacrale è quello della lavorazione di questi manufatti e opere d’arte. La scelta dell’argilla è fondamentale per l’esecuzione finale. La scelta ricade tra l’argilla rossa, usata per i lavori decorati poi col fuoco, il caolino, utilizzato per i prodotti più fini, e l’argilla grigia, destinata al vasellame comune. La maniera più nobile e spettacolare per dare forma a questo materiale così povero è quella di lavorarlo al tornio, strumento che richiede grande maestria ed esperienza per l’elevata difficoltà tecnica, ma che permette di creare pezzi unici e dalle forme spesso eccezionali. Per la piccola produzione in serie si usa invece la fog-
giatura a stampo. Il manufatto a questo punto viene decorato a rilievo se serve e messo ad essiccare in un luogo riparato, quindi viene verniciato rapidamente: è così pronto per la fase successiva, quella molto delicata della cottura. Un tempo questa operazione veniva eseguita all’interno dei forni a legna, oggi praticamente scomparsi perché troppo rischiosi e lenti, tranne che ad Assemini dove ancora è possibile trovarne qualcuno. Attualmente si preferisce usare forni elettrici o a gas, più sicuri, veloci ed economici. Una volta ottenuta la terracotta si può procedere alla sua decorazione con materiali coloranti (ossidi di metalli in genere) e al rivestimento con cristalli polverizzati per ottenere lo smalto. Segue quindi la seconda cottura, più difficile rispetto alla prima, perché il manufatto non deve entrare a contatto col fuoco. Un tempo infatti l’apertura del forno a legna veniva eseguita con dei riti di scongiuro per la buona riuscita del lavoro. Tra le città e i paesi che vantano una lunga tradizione nel mondo della ceramica possono essere citate Oristano, Pabillonis, Dorgali, Sassari e Siniscola, anche se i centri di maggiore produzione si concentrano nell’entroterra cagliaritano e in particolare ad Assemini, dove i maestri ceramisti, pluripremiati nei concorsi nazionali e internazionali, mostrano ancora la loro abilità a sa roda (il tornio). Ed è proprio la cittadina di Assemini, assieme a Oristano, ad essere stata annoverata negli ultimi anni nell’AiCC (Associazione Italiana Città della Ceramica), che riunisce le città italiane di affermata tradizione ceramica in base alla Legge 188/1990, che tutela la denominazione di origine della produzione di ceramica artistica e tradizionale mediante l’apposizione di un apposito marchio. www.sardegnaturismo.it https://it.latuaitalia.ru/made-in-italy
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i scrive Nora e si legge festival Jazz. Ma non solo: dal 13 agosto al 7 settembre si allunga la stagione degli spettacoli estivi con quattro eventi fuori festival, a Pula. Quattro spettacoli e tre diverse – e suggestive – ambientazioni a fare da cornice. La rassegna è organizzata dall’Associazione Enti Locali per le attività Culturali e di Spettacolo, insieme alla Fondazione di Sardegna, il Comune di Pula, la Regione Sardegna e il Mibac, Turing Club Italiano Sardegna e Sardinia Ferries. Il programma prevede il 13 agosto alle ore 22 in Piazza del Popolo “Claudia Aru e le sue Tzias”. Il 14 agosto, sempre in Piazza del Popolo alle ore 22, si esibiranno Guillermo Espinosa, in arte “ElGuille, e i suoi musicisti: dalla Cumbia alla Timba. Il 24 agosto alle ore 21 alla Torre di Cala D’Ostia, Black Lands, Silvia Belfiore e Andrea Morelli, e infine il 7 settembre alle 21 a Sa Caliscedda, Punta Santa Vittoria, l’ultimo appuntamento con Francesca Corrias e Filippo Mundula. Non mancate.
Foto RadioX.it
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Tra il mondo del fare, l’opificio per eccellenza, e il mondo del dire, tra questi estremi, c’è (e non può non esserci) come interfaccia e strumento di raccordo proprio la narrazione. Ovvero la capacità di inserire il pensiero e l’azione, il dire e il fare, entro una trama comune che consenta agli interpreti dell’una e dell’altra vocazione di riconoscersi a vicenda come appartenenti allo stesso orizzonte civico. La mancanza di questa trama comune tra il mondo delle professioni, più in generale del lavoro, e quello delle narrazioni è una delle cause tutt’altro che remote e occasionali delle rovine e del clima di decadenza in cui viviamo ormai da molti anni. Il sogno di costruire qualcosa che guardi al cielo, ovvero che superi i limiti dello spazio e del tempo in cui siamo costretti, dipende dall’esistenza di un linguaggio comune, di una narrazione condivisa. Ogni volta che l’opificio, il mondo del fare, si dimentica di essere interprete di una delle nostre numerose narrazioni collettive, si dimentica anche che il suo orizzonte non è l’edificio che sta progettando, ma l’uomo che lo abita, l’unica creatura narrante del creato. Ecco perché il progetto è anche narrazione e l’urgenza di trovare una trama comune vale per noi come per tutti. La sfida dei progettisti oggi è ricordarsi di essere narratori a loro volta. Solo così questo smetterà di essere e comportarsi come un paese privo di trama.
10 Luglio 2015#lingu@ggi Francesca Corrias & Filippo Mundula
ianrico Manca batteria; Filippo Mundula contrabbasso; Paolo Carrus pianoforte; Francesca Corrias voce. Questi i musicisti che si sono esibiti in uno dei più Famosi Jazz club della Bulgaria. Mecoledì 10 luglio 2019,la favolosa voce di Francesca Corrias accompagnata dai virtuosismi dei talenti Sardi Gianrico Manca alla batteria Filippo Mundula al contrabbasso Paolo Carrus al pianoforte hanno entusiasmato il pubblico di Sofia. Questo concerto è il proseguo di accordi nati da oltre due anni messi in piedi dal Circolo Sardo di Sofia Sardica e il Jazz di Sardegna che ha portato alla firma del gemellaggio con il Jazz Festival di Basko . Un autentico movimento culturale che ha sviluppato il Progetto Jazzino.Eu Residenze artistiche permettendo lo scambio di talenti Sardi e Bulgari che si sono interscambiati in concerti sia in Sardegna con nomi di Famosi Musicisti e Cantanti a livello internazionale come Vassil Petrov e di musicisti e cantanti Sardi al Festival di Bansko e a Sofia. “Il progetto di residenza artistica Jazzino.EU si è concluso quest’oggi con l’esibizione degli artisti tutor del progetto Francesca Corrias e Gianrico Manca, in formazione quartetto insieme a Paolo Carrus e Filippo Mundula presso il jazz club 5 di Sofia in Bulgaria. Il progetto, finanziato con il concorso di risorse dell’Unione Europea, Repubblica Italiana, Regione Autonoma della Sardegna e del POR-FESR Sardegna 2014-2020, ha contato 126 giornate di attività tra il 2017 e il luglio 2019, tra cui 48 giornate dedicate ai concerti alla residenza artistica- jazz club Jazzino di Cagliari. La tappa in Bulgaria bissa il successo dell’Agosto 2017, con l’esibizione della band Roundella al Jazz Festival Internazionale di Bansko.” Carlo Manca
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SHARPER
SHARING RESEARCHER’S PASSION FOR EVIDENCE AND RESILIENCE
NOTTE EUROPEA DEI RICERCATORI Piazza Garibaldi - Sa Manifatura - Geo-Musei Cagliari dal 23 al 26 settembre 2019
TESSIDA Tessere relazioni per rigenerare l’economia sociale
MODALITA’ DI ISCRIZIONE E DI PAGAMENTO L’iscrizione va fatta compilando il modulo a link https://docs.google.com/ f o r m s / d / e / 1 FA I p Q L Seo-VIMk8rm-gCWS4Os4gOlfosgh8_PVMpNBOGkMRvxtW6IWw/viewform
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Seminari nelle scuole Giua, Pacinotti, Euclide, Convitto Nazionale e Alberti
Ricercatori alla Spina il 25 settembre 2019 Conferenza con Luna Rossa Prada Pirelli Team 26 settembre 2019
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TESSERE RELAZIONI PER RIGENERARE L’ECONOMIA SOCIALE
13, 14 E 15 SETTEMBRE 2019 TERRA DE MESANIA BAULADU SCUOLA DI COMUNITA COOPERATIVE
terrademesania@gmail.com
a Notte europea dei ricercatori fa capo al progetto europeo Sharper (Sharing researchers’ passions for evidences and resilience) “European researcher’s night” e coinvolge gli specialisti di dodici dipartimenti e di vari centri di ricerca. Dopo il successo della scorsa edizione con la partecipazione di oltre diecimila visitatori, la Notte torna con installazioni artistiche, mostre interattive, attività per bambini e ragazzi, laboratori, concerti, conferenze. In scaletta oltre 70 interventi e 30 gazebo in piazza. Con il pubblico che potrà immergersi nel mondo della ricerca e stare a stretto contatto con i ricercatori. Verranno presentate le attività a studenti, cittadini e imprese. La manifestazione viene seguita con trasmissioni in diretta da UnicaRadio.it ed è curata dall’Università del capoluogo e dalla sezione di Cagliari dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). La Notte mira a coinvolgere i cittadini nella quotidianità dei ricercatori e del ruolo che ricoprono nel contri-
Foto MoMA Museum of Modern Art
27 SETTEMBRE 2019
Foto Scuola di Comunità Cooperative
evidente da tempo che gli strumenti attivabili sia dallo stato sia dal mercato non sono piu’ in grado di creare condizioni per lo sviluppo e spesso neanche per mantenere l’esistente Contemporaneamente, soprattutto nelle aree “marginali” appaiono sempre piu’ spesso esempi di cooperazione comunitaria che operano con l’obiettivo di (ri)creare reti sociali, economiche, culturali Le forme di cooperazione possono essere molteplici, alcune di tipo economico, altre di tipo culturale, altre di tipo associativo, e devono essere calate nel luogo e nella comunita’ a cui si riferiscono, tenedo conto con precisione delle sue caratteristiche e necessita’ Ecco allora che imprese sociali, cooperative, associazioni, imprese profit legate a territori e/o comunita’ ben precise, sempre piu’ spesso giocano il ruolo di attivatori di luoghi, comunita’, economie In quest’ottica l’associazione Terra de Mesania vuole portare la riflessione e la formazione sui modi in cui si puo fare e si fa comunita’, analizzandone gli aspetti e le forme che questi modi possono assumere, portando esempi concreti di buone prassi, senza nascondere le criticita’ e i vincoli tecnici, e vuole cominciare a gettare le basi, in Sardegna, per un percorso di formazione in cui i partecipanti trovino lo spazio di confronto e il supporto necessari per realizzare la propria idea di comunita’ cooperativa Il tema di questa edizione e’
buire alla costruzione del futuro della società. Peraltro, la manifestazione andrà in scena in concomitanza anche a Nuoro con una serie di eventi. Menu allettante e suggestivo. Dalle nanoparticelle ai menhir ma anche teleriabilitazione, cannabis e cervello, ambiente e sicurezza Dalla materia oscura alle nanoparticelle passando per acqua, menhir, alieni, teleriabilitazione, economia circolare, disuguaglianze, sicurezza, scene del crimine, ambiente, cultura e territorio, antichi testi sardi, automazione, cannabis e cervello, scimmie e diritto d’autore, carcinomi e genetica. Questi sono solo alcuni degli ingredienti dei seminari divulgativi tenuti dai ricercatori nelle scuole primarie e secondarie nelle attività di natura artistica e scientifica alla Manifattura tabacchi. La scaletta della manifestazione prevede le “Quattro chiacchiere con i ricercatori”, a cura dell’ateneo e dell’Infn di Cagliari, l’Area kids (esperimenti e attività per bambini), gli European corner (opportunità a sostegno della ricerca e programma Maria Curie).
Inoltre, dal 20 al 28 settembre, si tengono una serie di attività al confine tra arte e scienza alla Manifattura Tabacchi. Tra queste l’installazione “Museum of the moon” di Luke Jerram e la mostra interattiva “L’universo a portata di mano” a cura dell’Infn. Di forte interesse anche “Aspettando la notte”, seminari che dal 23 al 26 settembre si tengono nelle scuole secondarie Giua, Pacinotti, Euclide, Convitto nazionale e Alberti. In calendario anche “Ricercatori alla spina” il 25 settembre e, il giorno seguente, la conferenza-incontro con Luna Rossa Prada Pirelli team. L’evento è organizzato da Università di Cagliari e sezione locale dell’Infn con il coinvolgimento di Regione Sardegna, Comune di Cagliari e Nuoro, Sardegna Ricerche, 10Lab, Istituto nazionale astrofisica (Inaf), Crs4, Sardegna Teatro, Manifattura Tabacchi, Associazione laboratorio scienza, Associazione ScienzaSocietàScienza, complesso didattico Santa Caterina, Associazione Coderdojo Quartu, Associazione Ideas, Cnr-Iom, Ctm, Ris-Carabinieri, Polizia, Comando provinciale Vigili del fuoco. Il progetto è finanziato dall’Assessorato regionale pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport nell’ambito del bando Por-Fesr 2014-2020 e dall’Assessorato comunale cultura e spettacolo. Venerdì 27 settembre, dalle 16 alle 24 piazza Garibaldi, ma anche la scuola “Alberto Riva”, la Manifattura tabacchi in viale Regina Margherita e i Geo-musei in via Trentino ospitano un evento senza eguali. Informazioni: www.unica.it
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Museo Diocesiano Via del Fossario Cagliari Castello Da martedì alla domenica dalle 17 alle 20 (lunedì chiuso).
ue oggetti sacri carissimi al papa Clemente VII, alias Giulio Zanobi di Giuliano de’Medici, trafugati dai Lanzichenecchi durante il Sacco di Roma e venerate come vere e proprie reliquie sono esposte ogni anno nella Cattedrale di Cagliari nei giorni dell’Assunta. Si tratta del celebre Trittico di Clemente VII e della “sacra spina”. Era il 6 Maggio 1527 quando le truppe dei Lanzichenecchi, composte da diecimila soldati mercenari arruolati nell’esercito dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, saccheggiarono Roma lasciando dietro di sé un terribile bilancio di morte e distruzione. Alle morti provocate dai soldati, si aggiunsero quelle procurate dall’epidemia di peste portata dagli invasori per un totale di circa cinquantamila anime. Il “Sacco di Roma” fu il più violento che la città avesse mai conosciuto, al punto da mettere in ombra quelli compiuti in tempi più lontani dai terribili Unni, i quali, tuttavia, mostrarono rispetto verso i luoghi di culto. Stavolta, invece, perfino la Basilica di san Pietro, simbolo del Cristianesimo fin dalle origini, fu ridotta ad un cumolo di polvere e macerie. Nella sua “Storia d’Italia, Francesco Guicciardini scrive: “Tutte le cose sacre, i sacramenti e le reliquie de’ santi, delle quali erano piene tutte le chiese, spogliate de’ loro ornamenti, erano gittate per terra; aggiugnendovi la barbarie tedesca infiniti vilipendi. E quello che avanzò alla preda de’ soldati (che furono le cose più vili) tolseno poi i villani de’ Colonnesi, che venneno dentro. Pure il cardinale Colonna, che arrivò (credo) il dí seguente, salvò molte donne fuggite in casa sua. Ed era fama che, tra denari, oro, argento e gioie, fusse asceso il sacco a più di uno milione di ducati, ma che di taglie avessino cavata ancora quantità molto maggiore”. Tesori d’arte, oggetti sacri, dipinti e prziose reliquie vennero distrutti, trafugati e portati lontano da Roma. Tra queste il celebre velo della Veronica, un sudario di lino nel quale si diceva essere impresso il volto di Gesù Cristo. Dallo stesso appartamento privato del papa Clemente VII furono asportati arredi e oggetti sacri. Trascorse molto tempo prima che parte di questo enorme patrimonio materiale fosse recuperato e reintegrato nei luoghi d’origi-
Foto Museo Diocesano
veramente un capolavoro il trittico conservato nel museo del Duomo di Cagliari. Un’opera fiamminga attribuita alla scuola di Rogier van der Weyden, a sinistra Sant’Anna con la Vergine e il Bambino, a destra Santa Margherita e il drago. Bellissimi ma… il confronto con la centrale Madonna addolorata e il Cristo con la corona di spine fa sobbalzare. Subito il pensiero corre alla deposizione del Prado, capolavoro del grande pittore fiammingo. La benda di lino bianca straordinariamente dipinta come quella della Vergine di Madrid, gli occhi arrossati e pieni di lacrime, come le lacrime più famose della pittura fiamminga dipinte da van der Wayden sempre per quella deposizione della gilda dei balestrieri, il sangue del Cristo reso con incredibile drammaticità in tutt’e due le opere. E si potrebbe davvero dire che ci sia della mano del maestro. Ma ancora più leggendaria è la storia di questo trittico donato da Clemente VII alla cattedrale di Cagliari, il papa scampato al tremendo sacco di Roma. Quando nel 1527 la città fu messa a ferro e a fuoco e spogliata di ogni ricchezza un rapace soldato spagnolo il lanzichenecco Juan Barsena si impossessò del prezioso dipinto arraffandolo direttamente dalla stanza del pontefice. Fuggitivo verso la Spagna, il suo veliero fu colto da una tremenda tempesta mentre era in fuga da Gaeta. Il soldato fece voto di donare dipinto alla chiesa del primo approdo. E così avvenne, quando la facciata della Cattedrale di Santa Maria apparve dorata sul colle del Castello di Cagliari e finalmente l’imbarcazione trovò un sicuro rifugio, il trittico venne affidato all’arcivescovo Gerolamo da Villanova. Quando il papa tornò in Vaticano il dipinto venne restituito, ma il pontefice lo rimandò a Cagliari riconoscendo il miracolo e confermando la donazione nel 1531. Da allora fu noto come Trittico di Clemente VII. Paolo Curreli
TRITTICO DI CLEMENTE VII ne o perché fosse donato alla comunità come pegno di riconoscenza. Una di queste vicende lega Roma a Cagliari ed è narrata in una serie di documenti custoditi nell’Archivio del Capitolo Metropolitano di Cagliari e datati tra il 1527 e il 1529. Dai documenti si apprende una storia incredibile che si ripete ancora oggi, rinnovando una tradizione di oltre quattrocento anni. Nel settembre del 1527 approdarono al porto di Cagliari due navi partite da Gaeta. Giunte poco lontano dalla Sardegna, le due navi incontrarono una terribile tempesta. Spaventati dalla loro possibile fine, alcuni viaggiatori comunicarono ai religiosi presenti nell’imbarcazione di avere con sé delle reliquie trafugate durante il sacco di Roma. Una volta arrivati a Cagliari, i religiosi informarono dell’accaduto l’arcivescovo di Cagliari, il quale per accertare la veridicità dei fatti e la natura delle reliquie istruì un processo. Pare che gli stessi soldati, pentiti e colti dal rimorso del furto, nell’imminenza di un grave pericolo fecero voto di restituzione di quanto illecitamente sottratto dalla “città eterna”.
Dal verbale risulta che tale Giovanni Spagnolo da Toledo fosse in possesso di preziose reliquie consegnategli a Gaeta da una donna che le ebbe a sua volta dal segretario dell’arcivescovo di Bari. Dopo varie traversie, le stesse reliquie giunsero nelle mani di alcune persone che decisero di destinarle alle chiese di Spagna. La tempesta mando a monte il progetto. Tra queste la “Sacra Spina” , così chiamata perché apparteneva alla corona di spine che Gesù Cristo fu costretto a portare nella sua lunga agonia, e il Trittico attribuito al pittore fiammingo Rogier van Der Weyden, trafugato dall’appartamento privato di Sua Santità Clemente VII dal soldato di Barcellona Giovanni Borsena.Il Papa, commosso dalla fedeltà dell’arcivescovo cagliaritano, decise di donare gli oggetti alla città di Cagliari, affinchè fossero venerate come reliquie e chiedendo che tutti gli anni, in occasione della festa dell’Assunta, queste fossero esposte in Cattedrale alla venerazione dei fedeli. Alla venerazione della Sacra Spina legò anche la concessione dell’Indulgenza Plenaria, indulgenza che venne
riconfermata nel 1992 dal Papa Giovanni Paolo II. Il resto delle reliquie e degli oggetti recuperati furono rimandati da Gerolamo Di Villanova al Papa tramite il canonico cagliaritano Matteo Corellas. Tra le più belle opere d’arte fiamminga, il Trittico si compone di tre scomparti modanati in legno dipinto che raffigurano la Pietà (al centro), la Madonna con Sant’Anna e il bambino (a sinistra), e Santa Margherita con il drago (a destra). Sebbene non si conosca l’autore, la critica l’ha attribuito al celebre pittore fiammingo Rogier Van Der Wayden, attivo nelle Fiandre tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo e celebre per la Deposizione custodita al museo del Prado a Madrid. Con tutta probabilità il papa, amante della pittura fiamminga, acquistò il dipinto durante un suo breve soggiorno nelle Fiandre per poterlo custodire all’interno delle sue stanze. AGOSTO 15, 2019 DI ROBERTA MEANDSARDINIA.IT
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