S'Arti Nostra Dicembre 2020

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S’ARTI NOSTRA Auguste Rodin / Hans Arp Giorgio Princivalle Mirella Mibelli Art Explora Nicoletta Ceccoli Svenja Deininger Enoc Perez Brigitte Schindler Carlo Molino Nicoletta Ceccoli Tapirulan Time in Jazz Igino Panzino In una parte del tutto GiuseppeFrauGallery Daniela Collu Corrado Giaquinto Marinella Senatore The School of Narrative Dance Supplemento all’édizione di “SARDONIA“ Dicembre 2020


S’Arti Nostra

Programma Televisivo OnLine di Diffusione d’Arte Contemporanea a cura di

Demetra Puddu

Redattrice Artistica Anima la trasmissione “S’Arti Nostra” Collabora a Artis Aes Laureata in Lettere (curriculum moderno) à Università degli Studi di Cagliari Conservatorio Pierluigi da Palestrina di Cagliari Liceo Linguistico I.T.A.S. “Grazia Deledda” Cagliari demetra.uddup@gmail.com

Vittorio E. Pisu Redattore Capo

Direttore Fondateur et Président des associations SARDONIA France SARDONIA Italia créée en 1993 domiciliée c/o UNISVERS via Ozieri 55 09127 Cagliari vittorio.e.pisu@email.it http://www.facebook.com/ sardonia italia https://vimeo.com/groups/ sardonia https://vimeo.com/channels/cagliarijetaime SARDONIA Pubblicazione dell’associazione omonima

Supplemento al numero del Maggio 2020 in collaborazione con PALAZZI A VENEZIA

Publication périodique d’Arts et de culture urbaine Correspondance palazziavenezia@gmail.com https://www.facebook.com/ Palazzi-A-Venezia https://www.vimeo.com/ channels/palazziavenezia Maquette, Conception Graphique et Mise en Page L’Expérience du Futur une production UNISVERS vimeo.com/unisvers Commission Paritaire

ISSN en cours Diffusion digitale

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a una parte Auguste Rodin (1840-1917), l’antagonista del neoclassicismo di fine Ottocento. Dall’altra Hans Arp (1886-1966), il dadaista che ha scompaginato le regole della scultura tra le due guerre della prima metà del Novecento, astraendo i corpi e levigandone le forme. Per la prima volta, una mostra museale mette a confronto la produzione di questi due grandi protagonisti della scultura, analizzando le contingenze e le differenze formali nelle opere più note. Il punto di partenza della mostra – una delle più ampie mai allestite alla Fondazione Beyeler – consiste in due omaggi di Harp dedicati al suo predecessore: Automatic Sculpture (Homage to Rodin) e il suo poema del 1952 Rodin, mettendo in risalto anche la vena poliedrica dell’artista svizzero. “I capolavori scultorei di Auguste Rodin e Hans Arp costituiscono un modello fondamentale dello sviluppo della scultura moderna”, spiega il curatore Raphael Bouvier. “Rodin introdusse nuove idee artistiche e possibilità formali che Arp successivamente adottò, sviluppò, reinterpretò o contrastò nelle sue forme biomorfiche.”. Le forme, il corpo e la scultura si legano alla danza, grazie alla performance presentata da Anne Teresa De Keersmaeker – affermata coreografa internazionale – che sarà visibile presso la Fondation Beyeler tra il 29 gennaio e il 14 febbraio 2021. Con il titolo Dark Red, lo spettacolo mette in connessione l’ossessione per il corpo di Auguste Rodin con il desiderio di emancipazione e libertà formale di Hans Arp, diventando tutt’uno nella ricerca artistica di De Keersmaeker: “un’esplorazione delle capacità di astrazione del corpo”, viene spiegato, “una disposizione del movimento nel tempo e nello spazio”. Giulia Ronchi artribune.com

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AUGUSTE RODIN HANS ARP DAL 13 DICEMBRE 2020 AL 16 MAGGIO 2021 FONDATION BEYELER Baselstrasse 101 CH-4125 Riehen/Basel Tél. +41 61 645 97 00 Fax +41 61 645 97 19 info@fondationbeyeler.ch

uesto numero di S’Arti Nostra, il supplemento mensile di SARDONIA, é stato redatto interamente a Parigi dove tra la suppressione del volo di andata e di quello di ritorno che ho dovuto quindi modificare in fretta e furia sperando bene, il mio soggiorno si é protatto più a lungo che previsto, ma non senza qualche beneficio. A volte non é male prendere una certa distanza rispetto a quelle che spesso diventano delle abitudini e scoprire cosi qualche dettaglio o qualche aspetto della quotidianeità che non ci avevano interessati fino a quel momento. Certo la situazione non é veramente la migliore per parlare “nonchalament” d’Arte e delle sue manifestazioni, ma credo che sia appunto questa pandemia che ci permette di constatare a che punto gli Artisti non si sono arresi davanti a queste difficoltà che speriamo e crediamo assolutamente temporanee (anche se da febbraio saranno quasi dieci mesi che la maggior parte des manifestazioni artistiche, che si tratti di spettacoli, concerti, mostre ed esposiziopni sono state interrotte, riportate a giorni migliori se non addirittura cancellate), ma che hanno non solo continuato a produrre ma sopratutto, adattandosi e prendendo spunto da questa situazione, proponendoci delle soluzioni, delle risposte alle nostre ansione e terrificate domande. La redazione di queste pubblicazioni che curo ormai da più di trent’anni l’una e da qualche anno le più recenti, mi hanno permesso di scoprire tantissime iniziative che mi permettono di dimenticare le bruttezze di un mondo in preda al panico e capace di vomitare le peggiori infamie pur de cercare di rassicurarsi scovando colpevoli e capri espiatori altri che se stessi, e di avere fiducia nel futuro constatando l’incredibile quantità di iniziative, opere, creazioni, musiche, scritti ed altre manifestazioni del genio umano ci permettono effettivamente di ritrovare bellezza, serenità, energia, gioia e pace attraverso l’operato di tanti artisti vicini e lontani che ci invitano a osservare meglio il nostro mondo ed a carpirne le possibilità che si offrono a noi al dilà degli schemi e delle abitudini ormai superate. Mi sembra che da più parti si voglia ritornare ad un prima, ad una pretesa normalità, ma credo e spero che non sia possibile perché questa situazione, a meno di continuare a essere cechi nonostante tutto, ci ha mostrato, come in un esperimento a scala reale che ha inglobato il pianeta intero, a che punto ci stiamo sbagliando, a che punto non si potrà continuare a credere che un mondo finito possa diventare infinito. E se gli indici delle borse tendono a salire imperiosamente, diomenticando completamente la realtà della situazione che ormai da troppo tempo stiamo vivendo, temo che il loro sfracello sarà molto doloroso perché come al solito quelli che ne patiranno saranno sempre i più deboli ed anche se molti credono di sfuggire a questa ineluttabile sorte mi sa che si sbagliano terribilmente e di gran lunga. L’anno scorso mi ero completamente sbagliato affermando che gli anni venti del ventunesimo secolo iniziavano il primo gennaio 2020, fortunatamente essi iniziano questo primo gennaio del 2021, che lascerà il 2020 con i suoi sinistri ricordi, come uno fra i più recentemente calamitosi. Cosi per concludere quest’anno che nostante tutto ha visto le manifestazioni artistiche riuscire sia online che dal vivo a continuare a proporci il raggio di sole di cui abbiamo talmente bisogno vi propongo diverse informazioni. Non posso far altro che augurare a tutti noi un Buon Natale ed un Felice inizio del nuovo anno, anche se un mese di dicembre certamente diverso dal solito e durante il quale, a sentire gli ultimi Decreti ed altre informazioni diffuse dal governo e dai mass media, non potremo ritrovare i nostri cari più o meno lontani intorno al tavolo delle tradizionali festivià. Ringraziare certamente tutti gli infermieri, medici, pompieri ed altre istanze pubbliche che affrontano non solo la pandemia ormai tristemente celebre ma e sopratutto tante altre catastrofi che chiamamo naturali ma che sono semplicemente dei campanelli d’allarme che ci segnalano che ci siamo sbagliati, sia a costruire sul letto dei fiumi, anche se in secca da decenni, sia a continuare a riempire di cemento e mattoni, sopratutto le nostre coste, mentre migliaia di appartamenti, immobili ed altre costruzioni sono vuote ed abbandonate dimenticando anche interi paesi che ormai comportano meno di cento abitanti, senza parlare della miopia congenita de nostri governanti che continuano a credere che la cultura sia semplicemente un passatempo, un divertimento superfluo, un capriccio passeggero. Nonostante vi auguro tanti auguri e a l’anno prossimo.V.E. Pisu


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Foto galleriacomunaled’artecagliari

GIORGIO PRINCIVALLE D

a venerdì 30 ottobre, a distanza di trent’anni dalla scomparsa, l’Assessorato Cultura e Spettacolo del Comune di Cagliari, in accordo con la famiglia Princivalle, dedica all’artista Giorgio Princivalle una significativa retrospettiva: “Giorgio Princivalle. L’ anima malinconica delle cose”. Nel pieno rispetto delle regole date dall’ultimo DPCM, i Musei oltre ad essere gli unici luoghi della cultura a poter garantire l’apertura, assurgono in questo modo a simbolo tenace e determinato di speranza aprendo la strada maestra intorno a cui garantire la fruizione del patrimonio culturale. Un esempio virtuoso di come si possa, nonostante la crisi, favorire l’accesso in presenza all’arte attraverso una gestione scrupolosa delle visite. È il cuore della Galleria Comunale ad essere stato scelto per esporre circa quaranta lavori che ripercorrono l’opera e la ricerca di uno dei più originali pittori del secondo Novecento in Sardegna. Suddivisa secondo i suoi temi più cari come i cavallini, le spiagge, i ritratti di donna, il titolo della mostra riprende un affondo critico di Salvatore

iorgio Princivalle (1925-1989), nato a Baricella, in provincia di Bologna, da genitori sardi, trascorre la sua vita nell’Isola: a Olbia, paese natale della madre, a Nuoro, dove studia, e a Cagliari, città che sceglie per il lavoro e l’amore per l’arte. Molto legato al capoluogo, ai tempi il centro più vivace della Sardegna, l’artista si sente un Cagliaritano d’adozione. Ricco di interessi e dalla personalità complessa, sempre presente ai dibattiti e agli incontri d’arte, è tra i protagonisti della vita culturale e politica della città. Appassionatosi precocemente alla pittura, compie l’apprendistato nello studio di Giovanni Ciusa Romagna. Ancora studente, inizia a scrivere, con il significativo pseudonimo “l’implume censore”, sul giornale La Nuova Sardegna, con cui collaborerà a lungo. Il lavoro presso il Consiglio Regionale della Sardegna, distante dai suoi interessi, tra i quali si annoverano anche la letteratura, il teatro e la ceramica, ma aderente alla forte tensione civile che lo anima, lo porta a Cagliari, dove dagli anni Sessanta diventa un pittore dalla cifra stilistica riconoscibile. Numerose sono le esposizioni a cui partecipa, in Italia e all’estero, a partire dalla prima mostra del 1961. Avvicinatosi inizialmente all’arte astratta, Princivalle realizza opere dominate dal colore. Tra i suoi riferimenti artistici compaiono Vassilij Kandinskij e Paul Klee. Nei suoi dipinti, densi di significati, dà libero sfogo ai suoi sentimenti e alle sue fantasie; il segno è leggero, la materia evanescente e i colori tenui. Le immagini delicate riaffiorano dai ricordi, dalle reminiscenze, ed evocando un mondo onirico sembrano riportare all’infanzia. Profondamente radicato nella cultura dell’Isola, l’artista guarda lontano e ama viaggiare, ma ritorna sempre nell’amata Sardegna, i cui motivi della tradizione artigiana ritornano spesso, rielaborati, nelle sue opere. Acquario https://mediterranews. org/2020/10/cagliari-giorgio-princivalle-lanima-malinconica-delle-cose/

Antonio Demuro su Princivalle e la sua opera. L’artista recupera dall’infanzia alcuni oggetti archetipo come il cavallino, le teste di bambole, la gallinella, per investirli di quella luce malinconica che l’occhio adulto acquisisce col tempo; parliamo di una malinconia non adombrata dalla tristezza ma, al contrario, pervasa di una dolcezza infinita che riscalda l’aria e porta ogni cosa fuori dal tempo. Sul lavoro di Princivalle si è espresso più volte il critico Enrico Endrich, che dopo aver citato la metafisica, la poetica di Klee, i ricordi d’infanzia di Kandinsky scrive con ammirazione: “Quale complessità d’impulsi, di motivi, di memorie, di ridestarsi o profilarsi di stati d’animo, quale sorprendente riaffacciarsi di squarci di vita vissuta! L’aspirazione all’infinito la si coglie chiaramente nelle immagini diafane, lievi che escono dal pennello del nostro pittore e che tendono a librarsi nei cicli della speranza e dei sogni. Sono immagini fragili, dolci, delicatissime, fluttuanti sull’onda dei ricordi, delle reminiscenze, delle sensazioni sottili”. Acquario

Giorgio Princivalle

L’anima malinconica delle cose a cura di Efisio Carbone e Stefania Mele fino al

17 gennaio 2021 Galleria Comunale d’Arte Giardini Pubblici Largo Giuseppe Dessì CAGLIARI S’ARTI NOSTRA 3


Esposizioni

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irella Mibelli è nata ad Olbia (SS) il 18 aprile 1937. Diplomata a Roma presso l’Istituto d’arte Zileri, ha frequentato nel 1958 a Salisburgo la Scuola del vedere diretta da OSKAR KOKOSCHKA presso la Sommerakademie fur Bildende Kunst. Ha insegnato dal 1968 al 1996 Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale di Cagliari. Ha studiato calcografia a Cagliari, xilografia, lithografia e tecniche antiche d’incisione a Urbino. Inoltre ha frequentato il corso di pittura diretto da Jorg Immendorff presso la Sommeracademie fur Bildende Kunst di Salisburgo e il 1° e 2° “Stage Avanzato d’Incisione” a Cagliari curato Enk De Kramer. Pur continuando a utilizzare le tecniche tradizionali quali l’olio e la tempera ha ben presto prediletto l’acquerello, cercando e trovando risultati assolutamente originali sia nel campo del figurativo che dell’astrattismo. Negli ultimi anni la sua ricerca ha abbracciato tutte le tecniche d’incisione come la xilografia, la calcografia, la lithografia e la serigrafia utilizzando anche materiali inconsueti come le superfici di plexiglass. Nell’ambito di un intervento di riqualificazione urbana del Comune di Quartu S.E. (CA) ha realizzato il progetto “Intervento su muro cieco” che ha avuto come proposito la valorizzazione della facciata cieca di una palazzina nella piazza XXV Aprile. L’opera è stata realizzata su una superficie di circa 100 mq utilizzando materiali di recupero quali i rottami di laterizi e il ferrovecchio. Muore a Cagliari il 31 agosto del 2015.

gliari 1994 – Galleria del Cervo Olbia 1993 – Rosa Rosae, personale, Portico S. Antonio, Cagliari. 1989 – Galleria Comunale Cagliari 1987 – Incisioni all’acquaforte e all’acquatinta Stamperia l’Aquilone – Cagliari 1987 – Tre Giorni a casa di Mirella Mibelli, Pirri – Cagliari 1984 – Galleria 9 Colonne – Organizzazione d’ARS – Bergamo 1982 – Stamperia l’Aquilone – Cagliari 1979 – Galleria Il Portico – Nuoro 1979 – Galleria La Bacheca, Cagliari 1977 – Galleria La Bacheca – Cagliari 1970 – Galleria Dattena – Cagliari 1957 – Cenacolo – Cagliari

2018 – Just Pictures, mostra antologica, Temporary Storing, Cagliari. 2007 – Martinica, La collezione del MAN dialoga con Mirella Mibelli, Man Nuoro. 2003 – Bosa, Casa Deriu, Personale 2000 – Cuori pulsanti, personale per rassegna di Arti Visive Attra- vedi i video versamenti, Casa Olla, Quartu. https://vimeo.com/272007410 1995 – Galleria Man Ray Ca- https://vimeo.com/340269105

MIRELLA MIBELLI

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ella Collezione Civica degli Artisti Sardi, una delle collezione permanenti dei Musei Civici di Cagliari, sono presenti alcune opere di Mirella Mibelli (Olbia, 1937-Cagliari, 2015), straordinaria artista del secondo Novecento sardo, che desideriamo menzionare oggi 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, a sottolineare l’importante attività delle artiste donne nel mondo dell’arte. Mirella Mibelli si diploma all’Istituto d’Arte Zileri di Roma e frequenta poi, nel 1958, la prestigiosa Scuola del Vedere di Salisburgo, fondata dall’artista e drammaturgo Oskar Kokoschka, che vi insegnava pittura. La pittrice ricorda che nella scuola austriaca si lavorava tutto il giorno con l’acquerello e che il grande Kokoschka valutava positivamente i suoi lavori, rendendola, come racconta lei, gonfia di orgoglio, perché a quel tempo il maestro era per lei un mito, un essere irraggiungibile che finalmente poteva vedere da vicino (Filo linea colore, 2013). Mirella diventa poi maestra

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nella tecnica dell’acquerello, la sua preferita. Tra le numerose mostre italiane ed estere a cui partecipa è la personale del 1989 alla Galleria Comunale d’Arte, dove espone quasi esclusivamente acquerelli. Negli ultimi anni la sua ricerca ha abbracciato tutte le tecniche d’incisione come la xilografia, la calcografia, la lithografia e la serigrafia utilizzando anche materiali inconsueti come le superfici di plexiglass. Nell’ambito di un intervento di riqualificazione urbana del Comune di Quartu Sant’Elena, il progetto “Intervento su muro cieco” ha avuto come proposito la valorizzazione della facciata cieca di una palazzina nella piazza XXV Aprile. L’opera è stata realizzata su una superficie di circa 100 mq utilizzando materiali di recupero quali i rottami di laterizi e il ferrovecchio. « Le barche, però, le vedo andare calme al largo, con le vele gonfie, colorite come tulipani: vanno laggiù, dove il mare e il cielo si confondono in uno stesso vapore violaceo, mentre a riva le onde si portano via il vento, giocando con esso come i delfini

fra loro». In una delle letture ad alta voce, Mirella Mibelli aveva chiesto che fosse sottolineato questo passo da “Il paese del vento, della divina Grazia. La matita era corsa fra queste righe, che adesso diventano epitaffio, viatico, un saluto pieno di luce a questa grande pittrice del Novecento sardo, mancata il 31 agosto 2015. Inutile tornare a spendere parole su una malattia che ha condannato Mirella, nata a Olbia nel 1937, ad un’esistenza sempre più in sofferenza, sempre più in sottrazione, sempre meno vita, se non fosse che la vita, a volte, arriva potente da altre parti, per altre vie, che non è dato conoscere, a chi è esterno al dramma, e forse nemmeno a chi ne è toccato. L’acquerello intitolato Bagnante, firmato e datato 1956, che mostra una figura femminile realizzata con macchie di colore, sembra anticipare la sua produzione artistica rivolta all’astrattismo. https://unionesarda.it https://mirellamibelli.wordpress.com/bio/ https://mirellamibelli.com/


Foto françoisroelants

ART EXPLORA I

l primo premio europeo Art Explora «per favorire la condivisione delle arti e della cultura» viene attribuito il 3 dicembre, a Parigi. Si rivolge a tutti i musei d’Europa che hanno un progetto innovativo per conquistare nuovi pubblici, anche i più lontani, isolati o svantaggiati: bambini, anziani, giovani delle periferie, malati, detenuti o portatori di handicap... Le candidature si sono chiuse il 25 settembre con una grande partecipazione: gli organizzatori hanno ricevuto circa 350 progetti in arrivo da grandi istituzioni di 20 Paesi, come il British Museum di Londra e il MaXXI di Roma, il Van Gogh Museum di Amsterdam e il Prado di Madrid. Una prima scrematura ha permesso di selezionare 23 progetti finalisti (per l’Italia soltanto la Fondazione Burri di Città di Castello), da cui poi la giuria internazionale, composta da 12 personalità del mondo della cultura (tra cui Sam Stourdzé, direttore di Villa Medici, la coreografa Blanca Li e l’architetto Jean-Michel Wilmotte), ha scelto i tre progetti vincitori. Al primo premio sono attribuiti 80mila euro, al secondo

50mila euro, al terzo 20mila. Il premio nasce dalla collaborazione originale di un’istituzione secolare come l’Académie des Beaux-Arts, creata nel 1816, e una giovane fondazione, Art Explora, che ha per slogan una nota frase di Dostoevskij: «La bellezza salverà il mondo». Nel suo manifesto si legge: «La cultura liberamente vissuta è una passerella verso l’altro. Essa attenua le differenze. E allora non è più questione di genere, di ambiente sociale, di nazionalità, di religione; è solo questione di un incontro, con se stesso e con l’altro». Il fondatore di Art Explora è Frédéric Jousset, 50 anni, imprenditore francese di successo (il cui patrimonio era stimato nel 2019 dal settimanale economico francese «Challenge» in 230 milioni di euro), ma anche mecenate e collezionista. Nel 2019, Jousset, che venti anni fa fu tra i fondatori di WebHelp, azienda leader nel settore del call center con un fatturato annuo di 1,5 miliardi di euro, ha deciso di mettere il suo fiuto per gli affari al servizio dell’arte e ha dunque creato Art Explora, una fondazione senza collezione, ma dotata

di un capitale di 6 milioni di euro e di una dotazione annua di 2 milioni, con lo scopo di rendere l’arte accessibile ai più. «La Fondazione nasce dal presupposto che, nel campo dell’arte, l’Europa non ha un problema di offerta, ma di domanda, spiega Jousset a «Il Giornale dell’Arte». In un Paese ricco di storia come l’Italia non si è mai troppo lontani da un monumento o da un museo. Neanche la Francia è un Paese sprovvisto di luoghi di interesse culturale, eppure, da dati del Ministero della Cultura, solo un francese su due visita ogni anno un museo o un sito culturale. La nostra missione è dunque di far entrare l’arte e la cultura nella vita del più grande numero di persone possibili, aiutando le istituzioni museali ad andare incontro al loro pubblico e ad acquisire nuovi pubblici. La Fondazione, aggiunge Jousset, ha un’ambizione universale ed è anche per questo motivo che non porta il mio nome. Intende essere un “moltiplicatore” di idee e tessere partenariati. Nel caso del premio europeo, si è associata all’Académie des Beaux-Ar-

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ts, che mette a disposizione del progetto il suo nome, la sua serietà e un luogo magico come la “Coupole” dell’Institut de France, a Parigi, per la consegna dei premi, mentre noi forniamo il finanziamento e il team imprenditoriale. Nel giro di pochi mesi ci siamo fatti conoscere in tutta Europa. La maggior parte dei progetti che abbiamo ricevuto si iscrivono nella nostra filosofia proponendo progetti nelle scuole, negli ospedali, nelle prigioni. Per esempio il Mucem, il Museo delle civiltà dell’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia, ha proposto di mettere in funzione una navetta gratuita per andare a prendere i giovani delle periferie difficili e invogliarli a visitare il museo. Durante il viaggio viene offerta loro una mediazione personalizzata che prepara la visita in un’atmosfera amichevole. Un altro bel progetto del Van Gogh Museum ha proposto di utilizzare la realtà virtuale per avvicinare gli anziani delle case di riposo all’opera di Van Gogh. Ci siamo accorti che spesso sono le innovazioni più semplici a essere anche le più efficaci. Ma soprattutto è stato un piacere constatare che i musei non sono indifferenti al problema e che anzi sanno di poter svolgere un ruolo attivo nella vita sociale e come veicoli di conoscenza per le giovani generazioni. Che l’arte può davvero rendere la società più unita». Il premio europeo è solo una delle attività della Fondazione. Quali altri progetti avete in corso? Finanziamo la prima retrospettiva di JR, il celebre artista e fotografo francese al crocevia tra arte e azione sociale, che apre questo mese alla Saatchi Gallery di Londra. Faremo anche delle azioni per i bambini delle scuole della periferia londinese, perché possano andare a visitare la mostra. Finanziamo poi il nuovo «museo mobile» del Centre Pompidou, il MuMo, un camion che, a partire dalla fine del 2021, percorrerà le strade di tutta la Francia, con tappe nelle cittadine e nelle periferie, facendo viaggiare 25 opere, scelte nella sua collezione. In un secondo tempo l’idea è di varcare i confini e, per tre mesi all’anno, (segue pagina 6)

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Foto Maurine-Tric

(segue dalla pagina 5) far viaggiare il camion in Svizzera, in Belgio e, perché no, in Italia. Il 15 gennaio inauguriamo inoltre nel quartiere di Montmartre, a Parigi, una residenza per artisti in collaborazione con la Cité Internationale des Arts, con 10 atelier, circondati da uno splendido giardino. Le borse di studio, da tre a sei mesi, saranno consegnate a progetti di artisti, singoli o in duo con un ricercatore, selezionati in funzione della loro dimensione sociale e su temi dell’esplorazione scientifica e tecnologica. L’idea è di rompere con gli stereotipi legati all’immagine dell’arte élitaria e dell’artista isolato. Le candidature si sono chiuse il 6 novembre e abbiamo ricevuto oltre mille progetti da artisti di 60 Paesi. A ottobre, in piena crisi sanitaria, ha lanciato anche un’altra struttura, ArtNova, un fondo di 100 milioni di euro. Si tratta di un fondo «impact investing». Non ha missione filantropica. L’obiettivo è di raccogliere risorse investendo in aziende e progetti, ma solo a due condizioni. La prima è che nel business model sia previsto un investimento nel settore della cultura. Per esempio abbiamo investito in Artsper.com, una piattaforma online che permette alle gallerie d’arte di dematerializzare i loro inventari, presentando le opere online, e di entrare in contatto con i potenziali acquirenti. Sono proposte solo opere a piccoli budget, tra mille e duemila euro. Il progetto rientra nella nostra visione di democratizzazione del mercato dell’arte, che in questo modo si apre ad acquirenti nuovi, persone che non avrebbero mai acquistato in galleria. La seconda condizione è che il 50% del valore aggiunto realizzato venga versato nel capitale permanente di Art Explora, per poter alimentare le casse della Fondazione e quindi finanziare le sue azioni filantropiche. Come mai ha deciso di lasciare il suo posto di ceo di WebHelp per dedicarsi all’arte? Se ho lasciato le funzioni operative, resto ancora azionista di WebHelp, un’azienda che in 20 anni è cresciuta molto. Oggi conta 55mila dipendenti ed è presente in 40 Paesi. So che è un lusso ma posso dire che ho raggiunto i miei obiet-

tivi professionali e che sono fiero del percorso fatto finora. Ma sono anche fiducioso nel futuro e, a 50 anni, ho i mezzi, il tempo, l’energia e la volontà per affrontare nuove sfide. Bill Gates, a cui certo non mi paragono, ma che è per me un modello assoluto, ha lasciato Microsoft quando aveva la mia età. Intorno a me vedo un mondo che soffre e i mesi di lockdown forse hanno accelerato la presa di coscienza. Sulla mia scelta deve avere di sicuro contato anche la paternità. Avere una bimba di quattro anni ti fa riflettere su che tipo di mondo si vuole lasciare ai propri figli. Infine ritengo che per essere efficaci non si debbano svolgere due lavori allo stesso tempo.

be bisogno anche dei soldi dei mecenati privati? Invece Loyrette mi mostrò una serie di progetti «hors les murs» che restavano nel cassetto per mancanza di soldi. Mi parlò di conferenze di Storia dell’arte nelle prigioni e negli ospedali, di scavi archeologici in Sudan sospesi da anni, di collezioni di libri d’arte per i bambini. Avevo 35 anni e la mia azienda già funzionava molto bene. Allora decisi di impegnarmi. L’ultimo finanziamento che ho fatto in favore del Louvre è stato di un milione di euro. Di questi, 800mila euro sono stati utilizzati per la realizzazione di un’opera cinetica dell’artista venezuelano Elias Crespin, «L’Onde du Midi», che è installata in modo permanente nel museo da inizio 2020. Da diversi anni è «Grand Gli altri 200mila euro sono Mécène» del Louvre. In che stati destinati al rinnovamencosa consiste la sua collabora- to del sito internet del museo. zione con il museo? Un giorno, nel 2006, incon- È lei stesso collezionista d’artrai in modo del tutto casua- te. Quali artisti colleziona? le Henri Loyrette, il diretto- Anche se acquisto opere re-presidente del Louvre di d’arte regolarmente, non mi quegli anni. posso definire un collezioniParlammo di mecenatismo. sta. Per me il collezionismo, All’epoca ancora mi dicevo: quello vero, implica la nozioma perché il Louvre, il museo ne di ricerca e di esaustività più grande del mondo, avreb- della collezione. Io acquisto

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soprattutto in funzione delle circostanze, sulla scia degli incontri. E ho un limite: le pareti di casa! Colleziono solo artisti contemporanei ancora vivi, non per motivi speculativi e sicuramente non perché considero l’arte contemporanea superiore. Per me non ci sono gerarchie nell’arte. Ma perché le opere contemporanee mi parlano del mondo in cui vivo e mi riconosco di più in loro. Do molta importanza al colore. Tra gli ultimi acquisti ci sono opere dell’artista afroamericano Rashid Johnson, dello statunitense Sterling Ruby, del thailandese Korakrit Arunanondchai e dello spagnolo Secundino Hernández. Nel 2016 ha acquistato per 5 milioni di euro da Thierry Taittinger il mensile «Beaux-Arts Magazine». È importante per lei essere presente anche nell’editoria? A dire è il vero è stato un «coup de coeur». Non avevo previsto di acquistare la rivista. Il proprietario dell’epoca aveva a cuore che la testata fosse nelle mani di qualcuno che, oltre al progetto impren-


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per scoprire insieme le opere che potrebbero trasformare la vostra vita per sempre. Forse verrà il giorno in cui anche voi diventerete dei divulgatori culturali. Scoprirete allora la gioia di creare legami profondi con coloro che vi sembravano così diversi. Sulla nostra piattaforma e sulla nostra barca si creano ponti, mai barriere, perché la cultura dovrebbe sempre essere questo. La Fondazione Art Explora è partner della Cité internationale des arts per la co-costruzione di due nuovi programmi di residenza per artisti e ricercatori di tutto il mondo. La prima sessione di residenza inizierà nel marzo 2021. Questa partnership si svolgerà sul sito di Montmartre, a due passi dal Sacro Cuore. Dal 1971, la Cité vi sviluppa programmi di residenza in una quarantina di laboratori in otto edifici circondati da un grande giardino alberato. All’interno di questo complesso, Villa Radet ospita oggi laboratori e spazi espositivi. #RésidencesArtExplora Art Explora, in questo desiderio di mobilità e di riduzione dei divari culturali, si unisce al progetto MuMo e al Centre Pompidou per creare un nuovo camion museale che partirà sulle strade della Francia per raggiungere tutti i pubblici a partire dalla fine del 2021. Art Explora collabora anche al primo tour pilota del 2020 con l’attuale MuMo. Le opere d’arte moderna e contemporanea del Centre Pompidou viaggeranno così in diverse regioni e villaggi della Francia. A partire dal 2021, il tour si svolgerà anche in Europa grazie alla collaborazione con le principali istituzioni europee e sarà caratterizzato da due mostre tematiche annuali. Il MuMo (museo mobile) è stato fondato nel 2011 da Ingrid Brochard per rendere accessibile l’arte moderna e contemporanea a chi ne è lontano. I destinatari di questa iniziativa sono gli scolari e le strutture in campo sociale e medico-sociale (case di riposo, centri sociali, case per bambini, ecc.), con l’obiettivo di incoraggiarli ad assumersi dei rischi e incoraggiarli a lasciarsi andare. Il MuMo festeggerà presto il suo decimo anniversario ed è già riuscito nella sua missione di portare le opere in regioni lontane dai centri culturali: (segue pagina 8)

ditoriale, portasse in sé il Dna della cultura. E io corrispondevo a questo profilo. All’epoca «Beaux-Arts» esisteva solo in formato cartaceo, non proponeva servizi aggiuntivi e non aveva ancora realizzato la sua rivoluzione digitale. Ho capito subito le forti potenzialità del marchio, legato alla sua notorietà. La visita della redazione, diretta da Fabrice Bousteau, mi ha definitivamente conquistato. Ci siamo rimboccati le maniche. A differenza di tante testate che, durante le crisi, tagliano nella redazione e nell’impaginato, noi abbiamo fatto l’esatto opposto. Abbiamo rinnovato la grafica, arricchito i contenuti. Oggi il giornale è più spesso e lussuoso e attira nuove pubblicità. Le vendite sono cresciute. Abbiamo implementato il sito e la presenza sui social e lanciato diversi servizi a beneficio di professionisti del mondo della cultura e dei privati. Per esempio abbiamo creato una società di consulenza con conferenze nei musei o nelle aziende. Nel 2018 lei ha contribuito a lanciare il Pass Culture, per i giovani di 18 anni.

A ottobre 2020 il budget del progetto contava 50 milioni di euro, e gli iscritti erano 100mila giovani. Quale bilancio fa di questa esperienza? Preciso che ora non ho più nessun ruolo operativo perché ho lasciato il Comitato strategico più di un anno fa. Nel 2018 il Governo mi ha chiesto di apportare una logica imprenditoriale al progetto: avevano bisogno di elaborare dei percorsi in termini di tecnologia, metodi di rimborso e finanziamento. Sono contento sia andato a buon fine. Per la prima volta il Ministero della Cultura è entrato in una logica di fondazione, interessandosi cioè non all’operatore ma al pubblico, e sovvenzionando non l’offerta, ma la domanda. E per la prima volta ha messo sullo stesso piano pubblico e privato: non conta cioè se il giovane va in un teatro pubblico o privato, conta che vada a teatro per la prima volta. È una vera rivoluzione nella cultura pubblica francese. Luana De Micco, da Il Giornale dell’Arte numero 413, dicembre 2020 https://www.ilgiornaledellarte.com/

Primo premio europeo Art Explora I premiati 1 MUCEM Destination MUCEM 2 Museo Nacional Thyssen-Bornemisza #VersionaThyssen 3National Gallery: Jan van Huysum Visits… vedi il video https://artexplora.org/ edition-2020-du-prix -europeen-art-explora -academie-des-beaux-arts/ S’ARTI NOSTRA 7

Poiché può assumere la forma di un’opera lirica, ma anche di una battaglia hip-hop, Munch’s Cry o Hitchcock’s Birds, la cultura è una metamorfosi costante. Passa da una mano all’altra, da un orecchio all’altro, da un orecchio all’altro, da un orecchio all’altro, da un occhio all’altro e si trasmette attraverso la forza dei nostri sensi. E una cosa rimane immutabile: la cultura vissuta liberamente è un ponte verso l’altra. Attenua le differenze. Non è più una questione di genere, di estrazione sociale, di nazionalità, di religione, ma di incontro. Un incontro con se stessi e con l’altro. Condividere la cultura con tutti, affinché tutti si aprano agli altri attraverso la cultura, significa abbattere i muri che separano le persone. È questo ideale che guida Art Explora, e tutti noi, professionisti della cultura e volontari di tutti i ceti sociali. Dai quattro angoli del pianeta, ci stiamo infiltrando senza problemi nella vita di tutti, dai porti, dalle scuole e dagli schermi, nel meglio della creazione artistica. Così, in podcast o in video, a vela, a motore o anche a piedi, abbiamo deciso di incontrarvi

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(segue dalla pagina 7) 150.000 visitatori si sono incontrati attraverso 7 paesi in Europa e in Africa. Il 50% dei bambini del programma non era mai stato al museo prima d’ora. Il 50% si ferma nei villaggi con meno di 2.000 abitanti o nei Distretti di Politica Urbana “Offrendo una nuova visione dell’arte, il MuMo aiuta a mostrare ai bambini che il museo può essere un luogo dove ci divertiamo e scopriamo cose che ci piacciono. Rappresenta quindi uno strumento ideale per colmare questo divario sociale; partecipa ai lavori preparatori avviati dalla scuola per i bambini per portare i genitori al museo”. Il partenariato Forte di questa competenza operativa e del successo di pubblico, il MuMo e il Centre Pompidou hanno deciso di unire le forze con Art Explora per un nuovo tour del camion del museo. Questo progetto sociale e culturale fa parte della missione di interesse generale della fondazione: sfruttare la forza della cultura per avviare il dialogo e avvicinare le persone. Secondo Frédéric Jousset, fondatore di Art Explora, “le disuguaglianze nell’accesso alla creazione sono ancora troppo presenti. C’è un urgente bisogno che la cultura esca dai suoi soliti circoli e si rivolga a tutti gli spettatori”. È questa l’urgenza che ha motivato la decisione di Art Explora di diventare mecenate partecipativo del progetto. La fondazione sostiene il progetto nel suo complesso e sviluppa i contenuti culturali che accompagnano le mostre. Art Explora mobilita la sua rete di mediatori con la sua comunità di oltre 400 volontari in tutta Europa. La fondazione programma anche, secondo le tappe del camion del museo, incontri e laboratori con gli artisti delle regioni per il pubblico scolastico. Infine, poiché la tecnologia digitale è al centro delle ambizioni di Art Explora, la fondazione produrrà anche brevi video attorno alle opere esposte per rendere l’esperienza accessibile a tutti, attraverso la tecnologia digitale. https://artexplora.org/les-residences-art-explora-cite-internationale-des-arts/ https://artexplora.org/le-musee-mobile/

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orna anche quest’anno Affiche, l’annuale mostra a cielo aperto organizzata da Tapirulan, in collaborazione con Comune di Cremona, giunta alla nona edizione. Affiche è una mostra atipica perché allestita negli spazi che di norma vengono riservati alle affissioni pubblicitarie o ai manifesti elettorali, un’esposizione che si estende in tutto il territorio cittadino di Cremona attraverso un percorso di circa 20 chilometri. Ogni anno vengono esposte le opere di un grande illustratore internazionale e le sue immagini – solitamente pubblicate in riviste, quotidiani e libri – si propongono direttamente ai passanti, siano essi a piedi, in macchina o in bicicletta. Quest’anno l’ospite è Nicoletta Ceccoli. Nicoletta Ceccoli è un’artista completamente diversa da quelli proposti precedentemente, normalmente più legati alla grafica e all’illustrazione digitale. L’autrice (giurata anche nella nuova edizione del Concorso

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di illustrazione, UTOPIA) lavora con tecniche tradizionali, il pennino non è quello di Photoshop, ma quello con le setole. Setole finissime con le quali delinea le sue figure, prevalentemente femminili, circondate da mondi immaginari non proprio rassicuranti, popolati da draghi, pesci, polipi, topolini, biscotti viventi o conigli di peluche. La partenza della classica biciclettata inaugurale è fissata davanti allo Spazio Tapirulan (corso XX Settembre, Cremona) per domenica 4 ottobre alle ore 11. In compagnia dell’autrice si percorrerà una parte del percorso e grazie ad alcune soste si potrà dialogare con l’artista davanti alle sue “affiche”, un’occasione per scoprire i retroscena dei suoi lavori più importanti. Non c’è bisogno di essere abili ciclisti per partecipare alla biciclettata (pensata per essere affrontata anche dai bambini), tuttavia i più pigri potranno fermarsi allo Spazio Tapirulan e ritrovare le immagini esposte in un luogo più “tradizionale”, dove

l’esposizione rimarrà allestita fino al 31 gennaio 2021, aperta dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19 con ingresso gratuito. La mostra in galleria presenta un percorso più vario e ricco, con l’esposizione anche di diverse opere originali tratte dai libri realizzati dall’artitsa a partire dagli anni ’90. L’esposizione per le strade cittadine si può visitare seguendo le indicazioni e il percorso delle mappa distribuita in città o consultabile sul sito affiche.tapirulan.it. Sono 43 le immagini affisse, con dimensioni che vanno dai 140×200 cm fino ai sei metri per tre. NICOLETTA CECCOLI Nicoletta Ceccoli è nata nella Repubblica di San Marino il 17 marzo del 1973. Si è diplomata nella sezione di cinema di animazione presso l’istituto d’arte di Urbino. Ha iniziato a dedicarsi all’illustrazione dopo essere stata selezionata alla mostra degli illustratori della fiera internazionale del libro di Bologna nel 1995. A partire dal 1997 ha realizzato i suoi primi libri editi da


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Fatatrac e Arka. Nel 2001 illustra La foresta-radice-labirinto di Italo Calvino e Pinocchio editi da Mondadori. Sempre nel 2001 vince il premio Andersen come migliore illustratore. Nel corso degli anni ha illustrato numerosi libri con editori statunitensi, britannici, svizzeri e taiwanesi. In Italia l’editore Logos ha pubblicato numerose sue monografie. Tra i suoi clienti figurano: Random House, Simon and Shuster, Barefoot Books, Greem Press, Fabbri, Europacorp, Macy, Diesel, Houghton Mifflin, Henry Holt, Mc Cann Lowe, United Airlines, Vogue. Nel 2008 ho lavorato come disegnatrice di personaggi per un progetto di animazione francese 3d “La mecanique du couer” con la direzione di Mathias Melzieau e la produzione di Luc e Silla Besson. Le sue opere sono state esposte in diverse collezioni in tutto il mondo. info@tapirulan.it

AFFICHE MOSTRA PERSONALE DI NICOLETTA CECCOLI

fino al 31 Gennaio 2021

CREMONA SPAZI AFFISSIONI SPAZIO TAPIRULAN

info@tapirulan.it S’ARTI NOSTRA 9

apirulan nasce nel 1994 tra i banchi del liceo scientifico Aselli di Cremona quando un gruppetto di studentelli sfaccendati decise di dare vita ad un giornale umoristico. La fine del liceo pose fine anche a quell’intensa esperienza editoriale. Ma nel 2004, per iniziativa dei vecchi redattori del giornale e con l’ingresso di nuove leve riprese l’attività fondando un’associazione culturale per promuovere e dare visibilità agli artisti contemporanei. L’Associazione organizza esposizioni, mostre, concorsi di poesia, concorsi di illustrazione e narrativa. Tapirulan è anche casa editrice (Edizioni Tapirulan) e pubblica libri di racconti illustrati, libri di poesia e fotografie, il calendario degli illustratori. La maggior parte delle iniziative di Tapirulan sono documentate nella fotogallery e nella videoteca del sito. Ad aprile 2015 è stata aperta la nuova sede espositiva in corso XX Settembre 22 a Cremona, aperta tutti i giorni (tranne il lunedì) dalle 16 alle 19. Le pubblicazioni riguardano prevalentemente il mondo dell’illustrazione (monografie di autori o cataloghi di mostre), ma non mancano libri di poesia e racconti, guide turistiche e alcuni progetti davvero difficili da classificare. Gli autori vengono pubblicati gratuitamente e l’Associazione si fa carico (nel limite delle sue possibilità) della promozione e della distribuzione dei libri, che si possono trovare solo in alcune librerie. La distribuzione dei nostri libri è affidata a possenti braccia, agili gambe, cartoni ondulati, buste imbottite e solerti postini. A parte questi ultimi, il resto è rigorosamente di nostra proprietà. Chi è interessato ad acquistare le pubblicazioni di Tapirulan può farlo sul sito www.tapirulan.it (spedizione gratuita oltre i 29 euro di spesa), oppure entrando nello Spazio Tapirulan, al civico 22 di corso XX settembre a Cremona. Le nostre produzioni si trovano anche nelle migliori librerie. Chi è interessato a diventare una delle migliori librerie può contattarci:

info@tapirulan.it Tel.+39 0372 750435 +39 328 8518849 Spazio Tapirulan, corso XX settembre 22, 26100 Cremona


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Photo humptonartshub

venja Deininger Nata nel 1974 a Vienna. Vive e lavora tra Vienna, Berlino e Milano. La Pattern Room della Collezione Maramotti ospita Two Thoughts, mostra personale di Svenja Deininger che raccoglie un ciclo di nuove opere pittoriche concepite specificamente per questo progetto e in dialogo con quattro dipinti degli anni Venti dell’avanguardista polacco Władysław Strzemiński, in prestito dal Muzeum Sztuki di Łódź. Partendo da un quadro del 2018 acquisito dalla Collezione Maramotti e prendendo spunto dalla ricerca di Strzemiński e dalle sue Architectural Compositions realizzate quasi un secolo fa, Deininger ha lavorato su numerose opere contemporaneamente per giungere alla selezione finale dei dipinti, alla “frase” che essi compongono sulle pareti della sala. Deininger concepisce infatti le sue opere all’interno di un processo ininterrotto: ogni dipinto, sul quale lavora anche per lungo tempo, non è un’entità conclusa, ma un tassello del discorso creativo che conduce l’artista a visualizzarne la collocazione in un contesto spaziale definito. Affine alla generazione di unità lessicali e alla contemporanea elaborazione di una loro sintassi, il processo creativo di Deininger prende forma attraverso passaggi successivi e pazienti sulla superficie di ogni singola opera e si sviluppa nei rapporti tra i diversi dipinti. Le texture, le consistenze e gli spessori che si svelano a una distanza ravvicinata dalle opere sono ottenuti dall’artista mescolando gesso, polvere di marmo o colla ai colori ad olio –materiali che assorbono e restituiscono la luce in modo differente – così come procedendo per stratificazioni di colore e lavorando sia sul fronte che sul retro delle tele. Le composizioni di linee e colori rimandano a una dimensione astratta, ma l’immaginario di Deininger attinge alla realtà di forme e oggetti concreti, che sono poi trasposti e ibridati sulla tela, ricombinati per aprirsi a nuove interpretazioni possibili. Anche l’apparenza piatta della superficie delle opere è spesso

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scardinata da un’osservazione attenta, che rivela livelli diversi di profondità e rapporti talvolta prospettici tra gli elementi. Deininger, che lavora esclusivamente con la luce naturale, dipinge reagendo passo dopo passo alle fasi successive della generazione stessa delle opere, nel tempo del loro farsi, della loro “messa al mondo”. La sua pittura è sperimentale nel processo – di cui gli errori e i cambi di direzione sono parte connaturata – ed esatta e calibrata nel risultato formale. In questo progetto connesso e ispirato a Strzemiński emerge la riflessione di Deininger sulla ricerca di un artista della generazione dell’Avanguardia, lontano dal punto di vista storico e teorico, ma in cui riecheggiano affinità formali inaspettate e una comune profonda ricerca sull’essenza della visione e della pittura.

isale agli anni Settanta il proposito di Achille Maramotti di costituire una raccolta d’arte contemporanea che diventasse un luogo di fruizione estetica e intellettuale, aperto a un pubblico di appassionati. Fino al 2000 un certo numero delle opere acquistate erano esposte negli spazi di passaggio dello stabilimento Max Mara di via Fratelli Cervi per promuovere una quotidiana, stimolante convivenza fra creatività artistica e disegno industriale. Non è perciò un caso che questo edificio, sia ora divenuto la sede permanente di una collezione d’arte.

Collezione Maramotti Via Fratelli Cervi 66 42124 Reggio Emilia tel. +39 0522 382484 info@collezionemaramotti.org collezionemaramotti.org

Two Thoughts Jusqu’au 6 dicembre 2020

Ufficio stampa Rhiannon Pickles – Pickles PR tel. +31 (0)6158 21202 rhiannon@picklespr.com

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rendendo spunto dal tema di Fotografia Europea 2020 “Fantasie. Narrazioni, regole, invenzioni” *, Collezione Maramotti, in collaborazione con Museo Casa Mollino, presenta Mollino/Insides, un percorso di mostra con opere pittoriche di Enoc Perez e fotografie di Brigitte Schindler e di Carlo Mollino. Attraverso alcuni scorci dell’ultima enigmatica dimora di Mollino in via Napione a Torino – che ospita ora il Museo Casa Mollino – trasformata dall’interpretazione pittorica di Perez e dall’occhio fotografico di Schindler, si accede alle fotografie degli anni ’50 e ’60 delle modelle di Mollino, sfumate nell’essenza misteriosa dell’immaginario che abitano. Dalla seconda metà degli anni Novanta Enoc Perez, artista portoricano con base a New York, ha avviato una ricerca su architetture iconiche del Novecento e su come queste siano state appropriate dall’immaginario collettivo come forme e metafore sociali di fascinazione e di bellezza. Al contempo, dalla materia pittorica affiora una consistenza fantasmatica delle immagini, simboli che il tempo


Photo albertozanetti

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trasfigura e trasporta in una dimensione più indefinita, a tratti onirica. Alla Collezione Maramotti appartengono già diverse opere dell’artista, tra cui un dittico su Casa Malaparte realizzato per una mostra temporanea nel 2008 e ora esposto in permanenza. Nel settembre 2019, Perez ha visitato il Museo Casa Mollino e scattato delle fotografie degli interni, a partire dalle quali ha tratto e realizzato, specificamente per questa mostra, alcuni nuovi dipinti di grandi dimensioni. La stessa Casa è stata e continua ad essere fonte di ispirazione anche per Brigitte Schindler, la cui passione per la fotografia ha dato vita, negli ultimi tre anni, a immagini suggestive e prospettive inedite degli interni, ricche di dettagli rivelatori. Queste fotografie di Schindler – mai esposte prima – intercettano il mistero sospeso negli ambienti, le sottili connessioni tra gli oggetti accuratamente scelti e posizionati da Mollino. In un raffinato equilibrio di specchi, riflessi, metamorfosi e disvelamenti, le sue visioni introducono chi guarda in profondità a un percorso di scoperta estetica

econcettuale del complesso mondo di Carlo Mollino, personalità multiforme del Novecento, conosciuto, tra le altre cose, come architetto, designer e fotografo. La fotografia accompagna Mollino (1905-1973) dall’infanzia fino alla sua scomparsa. Egli la utilizza come strumento per la creazione di una realtà diversa, alternativa. Il corpo femminile è un tema ricorrente, dai primi ritratti di ispirazione surrealista alle polaroid di nudi degli anni Sessanta. Con grande minuzia, Mollino sceglie e prepara ambienti, oggetti, vestiti, accessori per ritrarre le sue modelle, le trasporta in uno spazio particolare accuratamente studiato, ne glorifica la bellezza, ne esalta l’iconografia. Attivato da uno sguardo visionario e teso alla sperimentazione, Mollino si dedica alla composizione di un’immagine ricercata e multiforme della controparte femminile ideale della sua esistenza, alla creazione di quello che Fulvio Ferrari, direttore del Museo Casa Mollino, definisce un “esercito di farfalle”, che completi Mollino e lo accompagni anche oltre la vita terrena.

Mollino molto raramente utilizza come ambientazione per le sue fotografie la sua ultima dimora di Via Napione – mai realmente abitata e sempre tenuta segreta –, disegnata nei minimi dettagli e concepita come specchio della sua visione del mondo. In un percorso eclettico in cui sempre il contenuto precede la forma e la forma non è mai scontata, dalla camera oscura del fotografo alla camera oscura, nascosta e segreta, delle sue case (in particolare dell’ultima), Mollino lavora con la materia della “parentesi necessaria” che è la nostra vita, studia ed esplora la bellezza della natura (umana e non) per indagare il senso profondo dell’esistenza attuale e preparare la sua prosecuzione ultraterrena. Oltre al soggetto delle opere in mostra – Mollino e il suo raffinato e complesso immaginario – trasformazione e creazione visionaria accomunano i tre autori. Perez muta in pittura l’architettura e gli spazi, passando attraverso la riproduzione fotografica, aggiungendo nuovi livelli di lettura e di valori associati a quelle immagini. L’utopia degli architetti nella

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progettazione di edifici e spazi è condivisa dall’artista nella dimensione del linguaggio pittorico e nel valore della sua espressione. Mollino costruisce concettualmente e fisicamente i mondi/ case in cui ambientare le sue fotografie. Ogni oggetto, ogni dettaglio diventa simbolo e attivatore di storie e rimandi. Con un approccio mentale estremamente ordinato e uno stile a un tempo composto ed estremo, Mollino dà vita a narrazioni e scenari altri, simbolici e spesso di complessa decifrazione. Schindler si concentra sull’essenza di dettagli all’apparenza minori, sulla loro capacità di diventare chiavi e indizi per accedere a una magia dello sguardo, a nuove “stanze visive”. Ogni scatto condensa lo scenario di un racconto che si rivela attraverso gli oggetti del mondo, grazie a uno spostamento della loro percezione.

Mollino/Insides fino al 16 maggio 2021

arlo Mollino (Torino, 1905-1973) è stato architetto, designer, fotografo, scrittore, sciatore, pilota di auto da corsa e di aerei acrobatici. Tra i suoi progetti architettonici più celebri rientrano la Società Ippica Torinese (1936-1940), la Slittovia del Lago Nero (1946-1947), la Casa del Sole a Cervinia (1955), il Palazzo degli Affari (1964-1972) e il Teatro Regio di Torino (1965-1973). Come designer, dagli anni Trenta Mollino concepisce arredi, spesso in pezzi unici o in serie limitate, in cui si fondono un elevato livello di artigianalità e la sperimentazione di nuovi materiali e tecnologie, come la tecnica della curvatura “a freddo” del legno compensato, che applica a sedie, poltrone e tavoli fin dagli anni Quaranta. Nel 1910 il padre allestisce una camera oscura nella casa di famiglia a Rivoli e Mollino apprende i primi rudimenti di fotografia. I primi scatti resi pubblici sono degli anni Trenta. Si cimenta con macchine diverse (dalla Leica alla Minox fino alla Polaroid, di cui è uno dei primi utilizzatori) e svariati formati, scatta sia in bianco e nero che a colori, esplora a fondo pratica e teoria del mezzo fotografico, pur non considerandosi né un fotografo, né un artista. Nel suo “Il messaggio dalla camera oscura” (1949), volume di 444 pagine con 323 riproduzioni di 132 autori, Mollino definisce la fotografia un “falso documento, più o meno consciamente fabbricato e scelto con fini tendenziosi e personali, truccato ad arte con elisioni, accostamenti, selezioni trasfiguratrici, insomma un documento colto in modo tale che dell’oggettività avrà solo l’apparenza”. Mollino utilizza la fotografia come strumento per trasformare la realtà, per costruire una biografia densa di poesia e metamorfosi. Dagli anni Trenta fino alla morte, Mollino utilizza diverse case torinesi come scenari per ritrarre i suoi “corpi femminili”, da Casa Miller (19361942) a Villa Scalero (19561962) e Villa Zaira (dal 1962). Nel 1968 completa Villa Avondo in via Napione, presso la quale scatta solo poche polaroid, ma dove allestisce un luogo, segreto, come dimora per la propria anima dopo la morte. https://www.collezionemaramotti.org/

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Photo s’undamanna

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stata pubblicata poche ore fa la graduatoria della Legge 7 della Regione Sardegna che finanzia le manifestazioni pubbliche di grande interesse turistico dello spettacolo e della cultura. Legge che fino allo scorso anno supportava i grandi eventi dello spettacolo a fronte di un punteggio di merito, e che stavolta è stata aperta a tutti con un procedimento deplorevole da tutti noi più volte sconsigliato. Quello del “bando a sportello”. Ne fruiranno 22 soggetti su 164 per un totale di € 750.000,00; passa chi ha depositato per primo la domanda in ordine di tempo senza tenere conto di nessuna valutazione di merito. Il festival TIME IN JAZZ, nonostante le promesse fatte dall’ Assessorato al Turismo e in un momento così difficile, non ce l’ha fatta ed è in posizione 50 perché deposita la domanda alle ore 08.00.04. Quattro millisecondi dopo l’apertura del bando. Un anno di lavoro non riconosciuto e mandato in fumo per una frazione millesimale di tempo. Non solo il nostro, ma quello di tantissime altre realtà che, con coraggio e determinazione, hanno deciso soprattutto quest’anno di andare avanti e di dare un segnale positivo. Tante come quelle che, fortunatamente, sono in pole position depositando la domanda prima di altri, che magari non avevano una buona linea internet o una sveglia con l’orario perfetto. Parlo soltanto del mio festival (posto che non lo si conosca) per dire che è stata una delle prime manifestazioni in Italia a dare un segnale di ripartenza, che ha costruito un ricco cartellone di otto giorni con circa cinquanta concerti e con attività parallele dedicate all’infanzia, al cinema, all’editoria, all’enogastronomia e al green collezionando una rassegna stampa che ha parlato al mondo con un incremento del 400% rispetto allo scorso anno. E’ questa la Sardegna che

abbiamo portato in giro e il turismo che ci piace e che si completa con quello estivo delle coste e con quello invernale dell’entroterra, che ancora quasi non esiste se non grazie a piccole e virtuose esperienze. E’ possibile che tutto questo valga una manciata di secondi? Anzi: quattro millisecondi esatti in cui si bruciano i € 60.000,00 che ti sono stati platealmente promessi e che, a manifestazione avvenuta e con i soldi spesi, non ti verranno erogati. Creando un buco dell’ozono nel bilancio già consolidato e obbligandoti a fare i conti della serva con la programmazione del 2021. Ecco perché siamo tutti “canes de isterzu” (letteralmente “cani da secchio”), a morsicarci gli uni con gli altri e a latrare sotto il tavolo in attesa che ci si butti il pezzo di carne o piuttosto l’osso. Che brutta fine la cultura. E che brutta fine la nostra Regione tanto amata e tanto bisognosa. Paolo Fresu

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ondato e diretto da Paolo Fresu nella sua Berchidda, il festival Time in Jazz riunisce nella sua formula musica, arte, cinema e ambiente. Mentre stiamo lavorando a una XXXIV edizione che sarà memorabile, portiamo avanti molti progetti collaterali. Da 34 anni andiamo avanti per la nostra strada. Vicini. Uniti. Non ci ha mai fermato nulla. Neppure il Covid19 Difficilmente ci lamentiamo. Ma. Questo è quello che è accaduto a #TIMEINJAZZ da parte della RAS - Regione Autonoma della Sardegna che ha preferito anteporre, a quanto pare, la velocità di un clic a una storia, a progetti internazionali, a sfide che attraggono decine di migliaia di spettatori ogni anno ai nostri concerti. L’accaduto lo racconta egregiamente il nostro direttore artistico Paolo Fresu. Noi, invece, di parole ne abbiamo altre. Ma sono volgari. RAS - Regione Autonoma della Sardegna

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Il 1 dicembre, alle 17.30 in diretta su facebook.com/ita-

liajazz.it il nostro direttore artistico Paolo Fresu ha tenuto a battesimo il libro “I Festival jazz in Italia. Un’analisi di impatto sul territorio” (Manni Editori, 2020). Insieme a lui ci saranno Corrado Beldì e Francesco Martinelli insieme agli autori: Severino Salvemini, Costanza Sartoris e Arianna Riccardi. L’incontro sarà moderato da Roberto Valentino. La ricerca è stata promossa da Associazione I-Jazz e realizzata grazie al contributo del Mibact. E stato un momento di approfondimento su un tema particolarmente sensibile in questo momento storico.

Associazione culturale Time in Jazz Via Umberto I, 37 07022 Berchidda (SS) Tel. 079 703007 – Mob. 3203874963 segreteria@timeinjazz.it pec: timeinjazz@pec.it https://timeinjazz.it/


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asce a Sassari il 18 giugno del 1950. Compie gli studi presso l’istituto statale d’arte sotto la direzione di Mauro Manca. Ha insegnato presso il liceo artistico di Cagliari e in seguito negli istituti d’arte di Sassari, Alghero, Valenza Po e Roma; è vincitore di concorso per le cattedre di decorazione nelle accademie di belle arti. Inizia la sua attività nei primi anni ‘70 muovendo dall’idea di un’opera d’arte intesa come prodotto di un linguaggio peculiare e autonomo, dotato di infinite possibilità espressive, con la realizzazione di strutture tridimensionali di impianto geometrico neocostruttivista; negli anni ‘80 si dedica alla pittura trasferendo la stessa impostazione progettuale in una ricerca di genere analitico. A partire dal 1996 realizza una serie di lavori pubblici: ad Alghero, piazza Duomo “Via Crucis”, scultura; a Nuoro piazza Veneto, scultura in ricordo di Antonietta Chironi; a Berchidda scultura per la collezione “Time in jazz”; per il GAL Anglona-Monteacuto una serie di nove sculture segnaletiche distribuite negli itinerari del progetto “Sulle

orme del tempo”; a Tortolì per il museo Su logu de s’iscultura, come vincitore del concorso regionale “Sa die de sa Sardigna”, realizza una grande scultura in metallo; a Carbonia, vincitore del concorso bandito dal Comune, installa un suo lavoro nella Torre Civica. “Nonostante si presenti come una concatenazione di limpide certezze, lineari procedure, sicuri raggiungimenti, tutto il percorso creativo di Panzino nasce dalla crisi, dal confronto col silenzio. Quando il pittore esordisce, giovanissimo, nei primi anni Settanta, ha dalla sua un talento naturale di inequivocabile evidenza, una scioltezza operativa non comune, un gusto senza cedimenti. Potrebbe metterli in gioco tranquillamente e invece sente questa sua facilità di fare come una sorta di ostacolo, se non come qualcosa che assomiglia vagamente a una colpa. La sua ricerca s’è quasi fatalmente indirizzata verso il filone percettivo-costruttivo della sperimentazione contemporanea: da una parte è lo sbocco naturale di una sensibilità costituzionalmente orientata verso il rigore e la pulizia formale, dall’altra è il modo per

assoggettare quella sensibilità ad un controllo razionale che elimini i rischi di un paventato compiacimento edonistico. Perché allora problema essenziale per Panzino è l’individuazione di un ruolo nel sociale alla propria opera e al proprio essere artista e la definizione delle responsabilità che ne derivano.” Marco Magnani Bibliografia G. Altea, “Geometria e casualità: la ricerca di Igino Panzino”, Ichnusa, 17, 1989, pp. 68-72; Igino Panzino, catalogo della mostra, Cagliari, Comune di Cagliari, 1993; G. Murtas, Igino Panzino, catalogo della mostra, Galleria Teodote, Pavia, 1995; G. Altea, M. Magnani, Igino Panzino. Arte a Palazzo Ducale, catalogo della mostra, Sassari, Provincia di Sassari, 1997; M. Cosseddu, “I luoghi collettivi di Igino Panzino”, Ziqqurat, I, 3, 2000; Igino Panzino. Scala 1:10, catalogo della mostra, a cura di M. Cosseddu, S. l., Serigrafica, 2001; G. Altea, G. Murtas, Igino Panzino, Nuoro, Poliedro, 2006; S. Borsato, Igino Panzino, catalogo della mostra, Roma, Galleria Arte e Pensieri, 2006. Mostre personali 2006 - Cagliari, Castello di San

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Photo igino panzino

IGINO PANZINO

Michele 2004 - Toulon, La Seyne sur mer, “Les Chantiers de la lune”, a cura di Jacqueline Herrero 2003 - Tortolì, Museo di arte contemporanea Su logu de s’iscultura, a cura di Edoardo Manzoni 1997 - Sassari, Palazzo ducale, “Arte a Palazzo Ducale”, a cura di Giuliana Altea e Marco Magnani 1987 - Roma, Galleria Artivisive, a cura di Sylvia Franchi 1983 - Vigevano, Galleria Il Nome e Sartirana Castello, a cura di Giorgio Forni 1981 - Genova, Centro del Portello 1980 - Pavia, Collegio Cairoli 1978 - Roma, Galleria Contini, a cura di Ermanno Leinardi 1978 - Cagliari, Galleria Duchamp, a cura di Angela Grilletti Migliavacca Mostre collettive 2006 - Alghero, Villa Costantino, “Il riflesso, il dubbio, la minaccia”, a cura di Anne Alessandri, Giuliana Altea e Cristophe Domino 1998 - Palermo, Orto Botanico Università, “Palme d’autore”, collezione permanente a cura di Carmine Siniscalco e Domenico Guzzi 1994 - Milano, Palazzo della Rinascente, “Imaginaria 94” 1988 - Basilea, Galleria Artivisive, “Fiera internazionale d’arte” 1987 - Parigi, Grand Palais des Champs Elysèes, “Grands et Jeunes d’aujourdhui” 1983 - Nuoro, Biblioteca Satta, “Venticinque anni di ricerca artistica in Sardegna”, a cura di Salvatore Naitza 1982 Parigi, Espace Da et Du, “Lautre face de l’art en Sardaigne”, a cura di Anna Maria Janin 1975 - Cagliari, Galleria Comunale d’arte, “La collezione d’arte contemporane della Galleria Comunale di Cagliari, a cura di Ugo Ugo ed Antonello Negri 1973 - Roma, Galleria Artivisive, “Geografia/4” a cura di Sylvia Franchi Premi e riconoscimenti 2006 - Carbonia, Torre civica, vincitore ex aequo del “Concorso per la realizzazione di un opera d’arte per la sala consiliare del Comune di Carbonia” 2003 - Tortolì, Su logu de s’iscultura, vincitore ex aequo del “Concorso di scultura Sa die de sa Sardigna, bandito dalla Regione Sardegna 2001 - Gal Anglona-Monteacuto, vincitore della gara per il progetto “Sulle orme del tempo” 1999 - Birori, Tratalias, Tresnuraghes, vincitore del “Concorso nazionale legge 717/49” per la realizzazione di tre sculture per le caserme dei Carabinieri 1994 - Milano, Palazzo della Rinascente, segnalato al “Concorso di grafica e pittura italiana Iimaginaria 94” sardegnacultura.it


Foto rossanacorti

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n una parte del tutto é una mostra racconto fatta di opere scelte tra disegni (in gran parte della serie di “Prima del Sogno”), foto e poesie del progetto delle “Stanze-Specchio” e un sonoro (collegato a una sola opera) di Rossana Corti, congiunti al micro zibaldone degli “Appunti sparsi(Sentire)” di Silvia Piras; con due frammenti; rispettivamente di poesia e di prosa; evidenziati; insieme agli elementi vitali del silenzio, dei vuoti e delle forme strutturali della Galleria Virtuale. Tutto é corpo, singolare e molteplice. Opere come presenze. Ogni elemento si pone direttamente a contatto con le superfici, libero da costrizioni formali. Le informazioni su ciascuna opera si ricevono toccando la sua immagine. Il percorso é libero all’interno della Galleria Virtuale, ma é vero che una sorta di sintesi dell’intera mostra é concentrata nel “trittico”; costituito da un disegno e da due frammenti (l’uno in prosa l’altro di poesia), installato nella Sala Centrale, proprio davanti allo sguardo di chi entra. Il “trittico”, composto per l’esposizione, é formato/ dal disegno “Prima del sogno 05” (dalla serie di progetto “Prima del Sogno”); dal frammento di prosa di Silvia Piras (tratto dalsuo zibaldone di “Appunti sparsi (Sentire)”) e da quello di poesia di Rossana Corti (tratto da “Di nasi e di orecchie e di mani protese” e dal progetto artistico delle “Stanze-Specchio”), posti specularmente, sulle pareti ai suoi lati; Nella sola opera “Prima del sogno 05” é stato inserito un brano sonoro; In tutto il resto della Galleria Virtuale ci si muove immersi nel silenzio; tra spazi che comunicano gli uni con gli altri per mezzo di semipareti, che permettopno di vedere le opere all’interno delle Sale Laterali, in uno scambio “osmotico”. C’é una differenziazione di contenuti tra le due Sale. - in quella a sinistra, sulle tre pareti non “spezzate”, sono esposti solo disegni a penna Bic Cristal nera e pastelli su cartoncino, con le tre opere centrali legate alla serie di progetto di “Prima del Sogno” e con, sulla semiparete più stretta, la Presentazione della mostra, in una doppia versione in Italiano ed in Inglese, già diffusa in Rete per tramite

IN UNA PARTE DEL TUTTO/ IN A PART OF THE WHOLE solo exhibition online by

Rossana Corti with micro zibaldone

“APPUNTI SPARSI (SENTIRE) SCATTERED NOTES (FEEL) by Silvia Piras inside Virtual Gallery

artsteps.com https://www. artsteps.com/ view/5fc56379377bd24874cdb6a1

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delle piattaforme di Unica Radio e di ERxibart; Alcune note: Le Stanze Specchio sono un progetto artistico iniziato il 1 Agosto 2019, che mette a confronto specularmente una foto e una poesia in verso libero, sotto lo stesso titolo. All’interno di “In una parte del tutto” ci sono 4 poesie e due foto della serie, ma solo “Nenia” é una stanza-specchio completa delle sue due parti.(vedi foto qui sopra) NENIA by Rossana Corti (10 Gennaio 2020, Luna piena)

Stanze-Specchio

Ascolto E da tutto imparo a restare senza avere fretta

Da qualche parte

De “Il nuovo cammino” é presente solo la fotografia. Prima del Sogno é una serie di progetto incentrata sulla trasposizione, in forma di disegno, di immagini affiorate alla mente nella fase intermedia tra sonno e veglia, velocemente abbozzate, prima che “il risveglio” ne cancelli il ricordo.

Da “Appunti sparsi (Sentire)”

“Sembra ieri Ed è sempre Come una strada contorta che inganna Portandoti dove devi essere Esattamente come puoi essere È un “Quando” senza un “se” Perché è già. Forse è sempre stato

In un punto spartito in due.

Credo di dover aprire la finestra, qua dentro non si respira. E lo dico a voce alta, alzandomi Qua dentro non si respira. e mi rendo conto di non essere la sola a parlare. ApriMi - dice qua dentro io non respiro. All’interno di “In una parte ApriTi. del tutto” sono inserite quattro opere della serie. Silvia Piras


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’uomo è tra i pochi esseri viventi in grado di riconoscere la propria immagine in uno specchio, ma il riflesso pone il soggetto davanti a un altro sé stesso: lo specchiarsi diviene dunque l’occasione per riconoscersi. Se lo specchio permette innanzitutto di vedere sé stessi, indagando sul proprio aspetto, nel nostro caso vogliamo portare questa attenzione sul paesaggio che viene riflesso. Quindi il riconoscersi nello specchio vale tanto per l’individuo quanto per la società. La villa Stefani rappresenta iconograficamente il Villaggio di Normann, riuscendo a mantenere intatto il suo fascino nonostante lo stato di abbandono in cui versa. Ma questa poesia viene messa a dura prova dalle assi poste a sbarrare il portone d’ingresso e le due finestre al piano terra, lasciando negli abitanti e nei visitatori una sensazione negativa. Nell’attesa che un giorno la villa sia restaurata e/o perlomeno messa in sicurezza per essere visitata, l’Associazione Villaggio Normann ha pensato di chiedere al collettivo Giuseppefraugallery (residente nel villaggio) e alla Scuola

Foto giuseppefraugallery

A

Civica Arte Contemporanea di creare un intervento ambientale che, concentrandosi sulla porta e le finestre, cercasse in una soluzione artistica una rivalutazione estetica e una riflessione storica e sociale. L’opera del collettivo Giuseppefraugallery è costituita da tre specchi in acrilico infrangibile, inseriti in un’intelaiatura di legno naturale incassata nella cornice in muratura del portone e delle due finestre al piano terra. Le strutture sono fissate per incastro, sono removibili e non necessitano né di opere murarie né della rimozione delle assi esistenti. Giuseppefraugallery ( Eleonora Di Marino, Pino Giampà, Riccardo Oi, Davide Porcedda) è un collettivo di artisti che agisce attraversando i campi dell’arte e dell’attivismo, sperimentando nuove forme d’arte, di resilienza e resistenza culturale. L’obiettivo di incidere sulla realtà portando la comunità a pensare forme di sviluppo alternative ed innovative, si compie attraverso azioni e progetti che sappiano relazionarsi con le istanze locali ed essere attivi nella divulgazione dell’arte stessa.

SPECULUM NATURALE (SPECCHIO DELLA NATURA) SPECULUM HISTORIALE (SPECCHIO DELLA STORIA). INTERVENTO AMBIENTALE DEL COLLETTIVO GIUSEPPEFRAUGALLERY SULLA VILLA STEFANI NEL VILLAGGIO MINERARIO NORMANN GONNESA (SU) A cura dell’Associazione Villaggio Normann e della Scuola Civica Arte Contemporanea, con la collaborazione del Comune di Gonnesa. https://giuseppefraugallery.blogspot.com/ S’ARTI NOSTRA 15

lla luce della situazione estremamente critica in cui versano le arti visive, finora ignorate nelle misure del Governo, il Forum dell’arte contemporanea italiana lancia la campagna #arteculturabenicomuni. In un momento in cui le più autorevoli voci internazionali invocano per l’Italia un New Deal per la Cultura, realizziamo con sconcerto che la direzione presa è quella opposta. Una società che non sostiene l’arte e la cultura si priva della creazione di una visione collettiva da cui non si può prescindere nel processo di ricostruzione che stiamo attraversando. Sulla base della paralisi e chiusura di centinaia di spazi artistici e culturali, dell’assenza di riconoscimento giuridico dell’artista, della precarietà del lavoro nell’arte, della crisi che ha investito l’intero comparto, abbiamo invitato gli spazi del contemporaneo a unirsi in un intervento collettivo per portare all’attenzione dell’opinione pubblica e degli organi governativi una condizione non più sostenibile. Il 9 dicembre si terrà online il terzo Focus del Forum dell’arte contemporanea italiana dal titolo Resistenze! Spunti, appunti, riflessioni, esperienze e speranze per un processo alternativo di azione e partecipazione capace di generare un cambiamento nei contesti sociali in cui si opera organizzato da Giuseppefraugallery/Scuola Civica Arte Contemporanea.. Resistenze! invita i partecipanti a riflettere su alcune di queste domande ed eventualmente ad aggiungerne altre: • Cosa significa oggi fare ed essere resistenza? • Resistenza come pensiero critico: come stimolarlo nelle comunità? • Non basta fare politica per fare resistenza, ma si può fare resistenza senza fare politica? • Nell’art. 1 della nostra Costituzione il diritto di resistenza trova la sua legittimazione nel principio della ‘sovranità popolare’: il concetto di resistenza può essere quindi istituzionalizzato senza ridurne la forza? È da considerarsi come un momento sovversivo di opposizione al potere costituito, o come azione costruttiva e trasformativa? • Anche alla luce della vicenda Covid-19, in che modo l’arte e la cultura possono contribuire alla soluzione delle emergenze sociali, economiche, ambientali? #arteculturabenicomuni. #scuolacivicaartecontemporanea


Foto robadidonne.it

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aniela Collu é un autrice televisiva italiana, conduttore televisivo e conduttore radiofonico, noto anche su Internet come Stazzitta, dal nome del suo blog. Laureata in Storia dell’Arte nel 2013 partecipa al programma televisivo Aggratis! condotto da Fabio Canino e Chiara Francini su Raidue in qualità di commentatrice fissazionista. Nel 2014 ha scritto e condotto il programma d’azione su Radio 2 in collaborazione con Gianluca Neri e torna in televisione al fianco di Mara Maionchi e Davide Camicioli con il talk show Extrafactor, in cui racconta le opinioni del web su scommesse. Nel 2014 e 2015 lavora come autrice per alcuni programmi televisivi, tra cui Grande Fratello. Ritorna a Radio2 alla conduzione di Bella Davvero insieme a Costantino D’Orazio e all’edizione estiva di Decanter insieme a Luisanna Messeri Nel 2016 lavora come autrice al programma televisivo Stato civile - L’amore è uguale per tutti, per Rai 3 e PanamaFilm. Nello stesso anno conduce di nuovo l’Extrafactor e lo Strafactor con Mara Maionchi e Elio, all’interno di X Factor. Dal febbraio 2017 conduce The Real insieme a Filippa Lagerbäck, Marisa Passera, Barbara Tabita e Ambra Romani, in onda tutti i giorni su TV8. Nell’autunno dello stesso anno conduce nuovamente lo Strafactor con Elio, Drusilla Foer e Jake la Furia. Dal 2016 è anche opinionista fissa al programma comico di Rai 2 Sbandati. Nel 2020 torna a X Factor per la conduzione di Hot Factor, il format che sostituisce l’Extrafactor a fine puntata e raccoglie i commenti “a caldo” dei giudici. Il 5 e il 12 novembre 2020 sostituisce Alessandro Cattelan, positivo al Covid-19, alla conduzione di X Factor 2020.

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aniela Collu sveste per una volta i panni della blogger dall’ironia tagliente Stazzitta per indossare quelli, inediti, di scrittrice e di critica d’arte. Lo fa con un libro, “Un minuto d’arte”: 60 capolavori per riscoprire il piacere dell’arte senza filtri, senza soggezione, e con uno sguardo libero. Il tuo, che racconta dei più grandi capolavori artistici mondiali con leggerezza, per far capire che l’arte non è argomento esclusivo degli esperti ma può essere apprezzata e discussa da tutti. Perché tutti pensano che per apprezzare l’arte siano necessari paroloni incomprensibili o libri pallosissimi? Daniela Collu vuole dimostrarci che non è così. Storica dell’arte per formazione e conduttrice radiotelevisiva per professione, ci invita a una passeggiata tra 60 opere, artisti e monumenti fondamentali, facendoci scoprire che si può godere della bellezza senza soggezione e persino con divertimento e ironia. Scopriremo che le risposte possono essere sorprenden-

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ti, acute, geniali, a volte di un’ironia e una libertà mai incontrate prima. E se l’arte contemporanea ci concede il lusso del rebus, ci stupiremo a ritrovare lo stesso gioco di significati nascosti, slittamenti e misteri nell’arte antica, nel Medioevo e nel Rinascimento, nelle pale d’altare e nei ritratti con le damine e il levriero afghano impeccabilmente in posa. Raccontando aneddoti scemi ed elargendo informazioni preziosissime, “Un minuto d’arte” ci insegna a usare curiosità e senso critico, a costruirci i nostri strumenti per osservare il bello, regalandoci la granitica certezza che la creatività ci salverà tutti. Quando il MoMA è lontano ma la voglia di Les demoiselles d’Avignon prende il sopravvento, ecco un libro ricco di immagini e tutto da leggere, per guardare all’arte con occhi nuovi e ricordarci che la bellezza è un’esperienza che può cambiarci la vita. Dall’arte contemporanea passando per il Medioevo e il Rinascimento, Daniela ci trascina trasmettendoci la sua passione per i capolavori dell’arte di tutti i tem-

pi, tra aneddoti divertenti e informazioni preziosissime. Un minuto d’arte è un ottimo strumento per imparare a usare curiosità e senso critico, costruendoci nostri propri modi per osservare il bello, partendo dal presupposto che la creatività ci salverà tutti. Se davanti a una tela di Jackson Pollock la tua reazione è «vabbè, con una latta da cinque litri nel garage di zio Franco questo lo facevo pure io», questo libro è per te. Quando il MoMA è lontano ma la voglia di Les demoiselles d’Avignon prende il sopravvento, ecco un libro ricco di immagini e tutto da leggere, per guardare all’arte con occhi nuovi e ricordarci che la bellezza è un’esperienza che può cambiarci la vita. Daniela Collu continua su: https://libri.robadadonne.it/libro/ un-minuto-darte-60-capolavori-per-riscoprire-il-piacere-dellarte-senza-filtri-senza-soggezione-e-con-uno-sguardo-libero-il-tuo/ Roba da Donne


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CORRADO GIAQUINTO N

on a tutti è noto che la figura di Babbo Natale si origina da quella, storica e documentata dalle fonti, di San Nicola, detto «di Bari» perché nella Basilica pugliese è la sua sepoltura (d’altronde è anche il patrono di quella cittadina). In realtà il religioso visse tra III e IV secolo avanti Cristo e nacque a Patara di Nicia, per poi trasferirsi a Myra, situata nell’attuale Turchia, dove prese i voti come sacerdote e da dove iniziò la sua opera di evangelizzazione. Subì le persecuzioni durante l’impero di Diocleziano, venne imprigionato e poi liberato da Costantino in persona, una volta che il cristianesimo divenne religione ufficiale. E proprio dall’Oriente è partito il suo culto: a Costantinopoli gli furono dedicate ben venticinque chiese e tramite biografie redatte sia in greco che in latino la sua fama si diffuse fino all’Italia. La popolarità del santo è legata al fatto che i suoi miracoli più famosi riguardarono bambini o adolescenti: da qui la sua trasformazione nella figura di babbo natale, che non casualmente in alcu-

ni paesi ha proprio gli attributi del vescovo, quale era Nicola. Celeberrima la resurrezione dei tre fanciulli che vennero barbaramente uccisi da un macellaio per poi rivenderne le carni; altrettanto nota (e molto rappresentata nella Storia dell’Arte) la storia delle tre doti in oro donate ad altrettante fanciulle per evitare che venissero avviate alla prostituzione dal padre. In questa mirabolante tela di Corrado Giaquinto (modello per una tela licenziata nel 1746 per la chiesa romana di san Nicola dei Lorenesi, oggi perduta) è invece raffigurato il momento in cui il santo salva dei pescatori da un naufragio causato dall’intervento del demonio. Apparso sotto le sembianze di una donna, chiese a dei marinai di portare un unguento fino a Bari e di cospargerne il contenuto sulle pareti, stratagemma congeniato al fine di far crollare la Basilica. Compresa la macchinazione, e gettato il contenuto in mare il maligno, per vendetta, scatenò una tempesta che rischiava di travolgere l’imbarcazione: invocato, san Nicola non solo placò i venti ma si racconta che aiutò gli

uomini sulla nave là dove ce n’era bisogno, come se fosse un membro dell’equipaggio. Giaquinto coglie il momento in cui il mare si sta calmando e sta per tornare il sereno, con l’Immacolata Concezione che appare tra le nubi portata da un nugolo di putti giubilanti, mentre la solenne figura del vescovo incede sulle acque: e congegna una macchina figurale di forte impatto visivo, tutta forme frastagliate e colori trasparenti come pietre semipreziose che riflettono scintillando la luce, creando una vera festa per gli occhi nella perfezione di forme incorrotte. La capacità di padroneggiare una composizione con numerose figure dalla quale risulta una raffigurazione fastosa, improntata a un edonismo quasi «pagano» nella sua scoperta piacevolezza espositiva, palesa anche l’altissima perizia tecnica di Corrado Giaquinto, che fu uno dei più abili decoratori del suo tempo. Alessandro Agresti h t t p s : / / w w w. i l g i o r n a l e dellarte.com/articoli/l-avvento-nell-arte-italiana-6-dic/134959.html

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orrado Giaquinto (18 febbraio 1703 - 1765) fu un pittore rococò italiano. Nato a Molfetta, in provincia di Bari, da ragazzo fece l’apprendistato presso un modesto pittore locale, Saverio Porta, (c16671725), sfuggendo alla carriera religiosa che i suoi genitori gli avevano destinato. Nell’ottobre 1724 lasciò Molfetta, e insieme ai contemporanei Francesco de Mura (1696-1784) e Giuseppe Bonito (1707-1789), si formò dal 1719-23 nel prolifico studio napoletano di Francesco Solimena, sia con Solimena che con il suo allievo Nicola Maria Rossi. Nel 1723 si trasferì a Roma per lavorare nello studio di Sebastiano Conca. Dipinge in San Lorenzo in Damaso, San Giovanni Calibita e il soffitto di Santa Croce in Gerusalemme. Nel marzo 1727, con Giuseppe Rossi come assistente, Giaquinto apre uno studio indipendente vicino al Ponte Sisto, nella parrocchia di San Giovanni della Malva a Roma. Nel 1734 sposa Caterina Silvestri Agate. La prima opera documentata di sua mano è il Cristo crocifisso con la Madonna, San Giovanni Evangelista e Maddalena, commissionata nel 1730 dal re Giovanni V del Portogallo per la cattedrale della Mafra. Nel 1733 l’architetto e direttore artistico di Casa Savoia Filippo Juvarra invitò Giaquinto a Torino, dove dipinse una pala d’altare di San Giovanni Nepomuceno. Giaquinto tornò brevemente a Roma nel 1735, dove la moglie morì poco dopo il parto. Tornò poi per i tre anni successivi, per completare gli affreschi per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di Santa Teresa a Torino. Nel 1738 Giaquinto tornò a Roma. Nel 1740 Giaquinto divenne membro dell’Accademia di San Luca e donò il suo bozzetto dell’Immacolata Concezione con Elia profeta per la chiesa torinese del Carmine, una tela commissionata dal marchese Giuseppe Turinetti di Priero, che giunse finalmente a Torino nel 1741.. A Madrid fu patrocinato da Ferdinando VI, e fu infine nominato direttore dell’Accademia di San Fernando. La sua influenza fu sentita da pittori come González Velázquez, José del Castillo e Mariano Salvador Maella. Morì a Napoli nel 1765.


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Foto marinellasenatore

al 2006 Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, 1977) coinvolge milioni di persone in progetti ed esperienze creative condivise, attivando «cortocircuiti energetici» che superano la distanza fisica, tema tristemente attuale. Molti i progetti in corso. Dal 3 dicembre al 7 febbraio 2021 a Palazzo Strozzi di Firenze presenta «We Rise by Lifting Others» (Ci eleviamo sollevando gli altri), a cura di Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi: una grande installazione per il cortile di oltre dieci metri di altezza, costituita da centinaia di luci led, ispirata alle luminarie della tradizione popolare dell’Italia meridionale, e un programma di workshop partecipativi. L’Istituto Italiano di Cultura di Madrid fino al 26 febbraio 2021 ospita la mostra «Un corpo unico / Un cuerpo único», a cura di Ilaria Bernardi, mentre alla Fondazione Nicola Del Roscio di Roma prosegue fino al 16 gennaio la collettiva, a cura di Pier Paolo Pancotto, che affianca a Marinella Senatore il collettivo Claire Fontaine, fondato nel 2004, e la pittrice Pasquarosa (1896-1973). Marinella Senatore, stiamo vivendo un periodo che obbliga a riconsiderare le idee di comunità, vicinanza e relazione, temi caratterizzanti la sua espressione artistica. Come incide questo sul suo lavoro? La partecipazione non è soltanto una pratica, ma anche il focus della mia ricerca condotta negli anni. Le interazioni tra gli esseri umani, la vicinanza, il sentirsi parte di una collettività, sono sempre stati espressi dai partecipanti ai miei progetti e in questo momento sono ancora più evidenti. La mia pratica si interroga, si trasforma e si modella anche sulla base del fatto che le persone reagiscono più consapevolmente a questi temi rispetto al passato, proprio data la loro improvvisa mancanza. Il presente può quindi rappresentare un’opportunità per dare vita a nuovi progetti e a nuove modalità di

MARINELLA SENATORE

WE RISE BY LIFTING OTHERS a cura di Arturo Galansino

Dal 3 dicembre 2020

al 7 febbraio 2021

Palazzo Strozzi piazza Strozzi | FIRENZE Tel. 00 39 055 2645155

https://www.palazzostrozzi.org/ S’ARTI NOSTRA 18

espressione? Ne sono assolutamente convinta. Fin dagli inizi del primo lockdown mi sono chiesta se questo momento potesse essere, nella sua tragicità, un’occasione per ripensare a certe modalità di stare insieme, a quello di cui si ha più bisogno. Il progetto ideato per Palazzo Strozzi, «We Rise by Lifting Others», è in presenza e in parte online. È diventata una necessità unire la dimensione fisica e quella digitale? Ho sempre utilizzato le tecnologie, cercando di prenderne il meglio e sfruttando tutte le possibilità che offrono, quindi non sono nuova al lavoro online. Il percorso a Palazzo Strozzi inizia dalla grande installazione concepita per il cortile e ispirata alle luminarie della tradizione popolare tipiche dell’Italia meridionale. Questo monumento composto da luci e parole attiva il lavoro che verrà poi svolto durante i workshop sul movimento, inteso come espressione dell’individuo

all’interno di una costruzione corale creativa. Inoltre, una serie di contenuti ideati per l’online, quindi non surrogati di un’esperienza in presenza, verranno condivisi attraverso i canali digitali di Palazzo Strozzi con un’audience molto più ampia. La partecipazione si può declinare in mille sfaccettature e non implica necessariamente la presenza fisica. Qual è il ruolo delle parole nel suo lavoro? Può spiegarci il filo narrativo delle tre frasi scelte per questo progetto? La parola è molto importante e la utilizzo sia nei lavori bidimensionali sia in quelli di azione in strada. È uno strumento che permette di operare delle possibilità di scambio, oltre a innescare dei meccanismi. «We Rise by Lifting Others» l’ho letta sulla t-shirt di un manifestante negli Stati Uniti, «The Word Community Feels Good» (la parola «Community» fa sentire bene) è invece una citazione del filosofo e sociologo Zygmunt Bauman, mentre


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Foto laurasciacovelli

’Istituto Italiano di Cultura di Madrid presenta, dal 19 novembre al 26 febbraio 2021, l’esposizione site specific Marinella Senatore “Un corpo unico” / “Un cuerpo único”, a cura di Ilaria Bernardi. La mostra è dedicata a uno tra i più importanti artisti italiani della sua generazione, Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, 1977), che a Madrid ha vissuto dal 2005 al 2011, laureandosi alla Facultad de Bellas Artes dell’Universidad de Castilla-La Mancha, dove è stata poi dottoranda e docente di linguaggio audio-visivo e visual art, così come è stata docente dell’Universidad Complutense de Madrid. Appositamente concepita dall’artista per l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid, la mostra si sviluppa in quattro sale. Nella Sala Belvedere, Senatore rende omaggio alla città di Madrid con la proiezione del film Rosas: Public Opinion Descends upon the Demonstrators, prodotto dal Matadero e ivi girato nel 2012. Si tratta del terzo e ultimo capitolo della trilogia di film Rosas (2012) che corrisponde al più grande progetto partecipativo ad oggi realizzato dall’artista, vedendo il coinvolgimento di 20.000 partecipanti. Nalla Sala Belvedere Anexo è proiettato The School of Narrative Dance: Ongoing Documentary, iniziato nel 2013 e sempre in aggiornamento, che illustra il concept e le tappe di The School of Narrative Dance, la scuola nomade e gratuita fondata da Senatore nel 2012, la quale costituisce il suo progetto più noto e continuativo, essendosi sviluppato sino ad oggi in 29 differenti città del mondo con la partecipazione di oltre sei milioni di persone. Infine, la Sala Blanca e la Sala Espejos vengono presentati per la prima volta due nuovi cicli di opere, Un corpo unico e Autoritratto, concepiti nel marzo 2020 e realizzati per gli spazi espositivi dell’ Istituto Italiano di Cultura di Madrid, che segnano una svolta nel percorso dell’artista in quanto sottendono una più specifica concezione di un tema da sempre per lei cruciale, la comunità, formalizzandolo con una prassi operativa del tutto inedita. Autrice di una pratica multidisciplinare, caratterizzata da una forte dimensione corale e partecipativa, Senatore in questa mostra ci induce a ripensare la natura e la valenza delle formazioni collettive, consentendoci di immaginare e dare avvio a un cambiamento sociale.

«Breathe, You Are Enough» è mia. Sono tutte frasi volte all’emancipazione dell’individuo, questa è la cosa più importante: nella mia pratica e per come vedo io il mondo, è sempre una dimensione collettiva quella che fa emergere il singolo. Durante i workshop, questi e altri testi verranno utilizzati per generare dei contenuti non verbali, fatti di gesti e movimenti, ma estremamente narrativi. La luminaria «rivisitata» ricorre spesso nel suo lavoro. Quale significato ha per lei l’elemento luce? La luminaria è una sorta di catalizzatore, un attivatore di energie, un’architettura effimera che crea spazi temporanei di socializzazione. Quando ho studiato e lavorato nel cinema il mio focus era proprio l’illuminazione, l’ho sempre trovata molto poetica. Come la parola, la luce può rivelarsi strumento di resistenza e anche di rivoluzione. Alla fine, il mio lavoro si potrebbe veramente definire

come una grande esplosione energetica. Come procede l’attività di «The School of Narrative Dance», il progetto itinerante da lei iniziato nel 2012, e al centro di una sala della mostra di Madrid? «The School of Narrative Dance» (la scuola nomade e gratuita che costituisce il progetto più noto e continuativo di Marinella Senatore, essendosi sviluppato sino ad oggi in 29 città del mondo con la partecipazione di oltre sei milioni di persone, Ndr) sta lavorando ad Amsterdam, con tutte le misure di sicurezza del caso e avrà una restituzione filmica. I coreografi e i partecipanti si adattano alla realtà dei tempi, dunque le performance avvengono in piccoli episodi, con partecipanti che danzano a distanza di dieci metri l’uno dall’altro. L’assenza di contatto fisico, le modifiche nello stare insieme narrano questi tempi. E il nostro lavoro non finisce a causa delle limitazioni, che invece ne diventano parte integrante. Carlotta de Volpi

MARINELLA SENATORE

UN CORPO UNICO UN CUERPO UNICO a cura di Ilaria Bernardi

fino al 26 febbraio 2021 Istituto Italiano di Cultura Calle Mayor, 86 28013 Madrid Tel: 0034. 91.547.52.05 Fax: 0034.91.542.22.13 iicmadrid@esteri.it https://iicmadrid.esteri.it S’ARTI NOSTRA 19

https://iicmadrid.esteri.it/


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Foto cnao.fr

el 2012 Marinella Senatore ha fondato la Scuola di Narrative Dance, incentrata sull’idea di narrazione come esperienza che può essere esplorata coreograficamente, sull’apprendimento non gerarchico, l’autoformazione e la creazione di una cittadinanza attiva attraverso l’educazione informale. Il movimento e la narrazione sono considerati linguaggi comuni attraverso la celebrazione dei gesti volgari, amatoriali e professionali dei partecipanti. The School of Narrative Dance è un progetto a lungo termine. È “incentrata sull’idea di narrazione come esperienza che può essere esplorata coreograficamente, sull’apprendimento non gerarchico, l’autoformazione e la creazione di una cittadinanza attiva attraverso l’educazione informale”. Nomade e gratuita, la Scuola assume forme diverse a seconda degli spazi che occupa temporaneamente, e propone un sistema educativo alternativo, basato sull’emancipazione, l’inclusione e l’autocoltivazione” come dice l’artista stessa. Inoltre, l’idea di “danza narrativa” suggerisce diverse possibilità di narrazione, e quindi di percepire e definire la realtà. La Scuola di Narrative Dance di Roma, vincitrice del Premio MAXXI 2014, ha coinvolto più di 300 persone per cinque mesi in un workshop che ha trasformato temporaneamente il museo in un laboratorio di “educazione alternativa” che è culminato in una performance. Riflettendo sul concetto di opera d’arte come “forma espressiva partecipativa”, Senatore ha orchestrato un processo creativo in modo tale che tutti i partecipanti (molti dei quali partecipano al mondo dell’arte per la prima volta) condividessero le loro competenze, i loro ricordi e le loro esperienze in un dialogo aperto. La pratica artistica di Marinella Senatore è caratterizzata dalla partecipazione del pubblico. Dove viene invitata, l’artista convoca intere comunità e fa scrivere loro sceneggiature che vengono poi recitate utilizzando le più avanzate tecniche cinematografiche per evidenziare il potere creativo della folla e per impegnarsi in un dialogo tra storia orale, cultura e strutture sociali.

Incoraggia tutti a condividere le proprie conoscenze, a formare nuovi gruppi e a mettere in comune le proprie idee. La Scuola di Danza Narrativa utilizza la danza come linguaggio comune per riunire e celebrare il vernacolo e il dilettante. La Scuola di Narrative Dance è quindi un’indicazione della capacità dell’artista di collegare l’arte e la società, l’intimo e il pubblico, in una pratica orientata alla comunità piuttosto che all’individuo e al Contributi di Giovanna Melan- dare spazio a tutti. dri, Anna Mattirolo, Hou Han- Il volume, attraverso i testi ru, Francesco Ventrella, Mari- di Francesco Ventrella, Hou nella Senatore, Giulia Ferracci, Hanru, Anna Mattirolo e una Studio Assemble. pubblicato sceneggiatura di Giulia Ferracci e Senatore, analizza la nell’aprile 2017. traiettoria dell’artista, con edizione bilingue particolare attenzione a The (inglese / italiano) € 18,00 School of Narrative Dance. lespressesdureel.com Il volume comprende una ricca serie di fotografie: la documentazione dell’aula costruita sulla piazza del MAXXI dal gruppo di architetti britannici ASSEMBLE, le lezioni che vi si sono svolte e la performance finale di teatro-danza diretta dai coreografi del gruppo berlinese ESPZ.

vedi il video https://vimeo.com/92776503 S’ARTI NOSTRA 20

https://marinella-senatore.com/project/the-school-of-narrative-dance/

M

Marinella Senatore (née en 1977 à Cava dei Tirreni, Italie, vit et travaille à Londres et Berlin), qui se définit comme une « artiste visuelle », expérimente diverses formes d’expression comme la performance, le théâtre, la danse et le chant. Sa pratique se caractérise par la participation du public, dans une expérimentation avec la puissance créatrice de la « foule» qui engage un dialogue entre l’histoire, la culture et les structures sociales. Il suo lavoro è stato recentemente presentato al Centre George Pompidou, Parigi (2017); Queens Museum, New York (2017); Documenta, Kassel (“Under the Mango Tree”, 2017), Kunsthaus Zürich (“Action!”, 2017); Laboratoires d’Aubervilliers, Parigi (2016), High Line, New York (2015) e Castello di Rivoli (2013). Ha partecipato a numerose mostre collettive come la 13a Biennale di Lione (2015), la 5a Biennale di Salonicco (2015) e la 54a Biennale di Venezia “ILLUMInazioni” (2011). https://www.cnap.fr/school-narrative-dance https://www.centrepompidou. fr/fr/programme/


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