Bassano città della conoscenza

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BASSANO CITTA' DELLA CONOSCENZA: UN PROCESSO DI RIGENERAZIONE METROPOLITANA

Indice:

1 Introduzione: il sapere forza guida della rigenerazione metropolitana

2 Il modello e la regola della rigenerazione urbana per affrontare la terza rivoluzione industriale 2.1 Il modello 2.2 La principale regola progettuale: il decoupling

3 Sapere e open innovation per ridisegnare la struttura urbana 3.1 CentralitĂ del sapere 3.2 Un'organizzazione del progetto con il modello dell'open innovation

4 Ripensare gli ecosistemi urbani 4.1 L'ecosistema delle risorse umane 4.2 L'ecosistema delle risorse produttive 4.3 L'ecosistema delle risorse naturali 4.4 L'ecosistema delle infrastrutture abilitanti

5 L'agenda di rigenerazione urbana 5.1 Industria urbana macro: il datacenter 5.2 Servizi urbani big: lo hub attrattore di nuovi talenti 5.3 infrastrutture abilitanti big: il network della scuola connessa 5.4 Manifattura medium: fablab + scuole 5.5 Manifattura small: l'aula connessa 5.6 Manifattura nano: smartphone + Arduino + app

6 Conclusioni

7 Bibliografia


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1- Introduzione: il sapere forza guida della rigenerazione metropolitana Il progetto “Bassano knowledge city”, è nato dal Master in progettazione sostenibile “Intelligent school building” promosso dall'Università IUAV di Venezia [1] e sviluppato attraverso un programma concordato con l'amministrazione locale, un gruppo di imprese e di ordini professionali. Esso propone il sapere quale forza guida della rigenerazione delle città e dell'economia urbana, nel rispetto dei limiti ambientali. Il sapere è visto come il carburante che permette ai sistemi (aziende, comunità, città, ...) di alimentare le nuove idee che generano innovazione grazie allla loro traduzione in brevetti, tecnologie innovative, start-up, nuovi servizi e prodotti, che saranno alla base dello sviluppo urbano, con un ruolo assimilabile a quello della grande industria e della produzione industriale di massa nel secolo scorso. Questo progetto è incentrato sul territorio policentrico del nord est Italia (800.000 abitanti) con baricentro la città di Bassano del Grappa (43.000 abitanti), comprendente il polo universitario e della ricerca della città di Trento e il sistema produttivo diffuso della provincia di Vicenza. Questo contesto è il secondo polo industriale italiano, si è formato e consolidato nel XX° secolo e richiede ora di essere rigenerato con urgenza per sopravvivere alle sfide tecnologiche, economiche e sociali in atto. Il progetto si articola in tre momenti: - individuazione del modello operativo - valutazione degli ecosistemi - un'agenda operativa incentrata sulla rigenerazione delle infrastrutture del sapere Il progetto propone la riqualificazione del sapere a scala metropolitana quale forza guida di un processo di rigenerazione basato sulla crescita delle risorse umane e sull'open innovation. Esso si colloca lungo l'asse teorico proposto inizialmente da Robert Solow e Jane Jacobs [2] , che individua nelle risorse umane e non nelle risorse fisiche i principali agenti di sviluppo. Questa impostazione trova conferma nelle elaborazioni empiriche delle conferenze Habitat, basate sul problema della gestione della crescita della popolazione e della sua concentrazione urbana, e della settima edizione della Biennale di Rotterdam, 2016 [3] che propone il tema "The next economy" inteso come "... an urban economy that is guided by a social agenda, is motored by meaningful employment, makes prudent use of natural and human capital, and generates greater social inclusion". Il modello Solow-Jacobs si inserisce in uno scenario contrastante, caratterizzato da: - simmetria fra depauperamento delle risorse naturali e crescita esponenziale dello stock di risorse materiali, dovuta anche a intensi processi di edificazione che non trovano riscontro nella domanda della popolazione e del mondo economico; - sottoutilizzo delle risorse umane e scarsi investimenti nella loro riqualificazione; - crescita esponenziale delle relazioni immateriali, che favoriscono processi contrastanti: l'aggregazione di persone creative, l'avvio di nuovi processi produttivi quali internet delle cose, il manifestarsi di importanti fenomeni di disoccupazione tecnologica; - emergere di nuovi modelli di organizzazione urbana, basati su una visione antropocenetica del territorio e su una gestione per piattaforme destinate ad aumentare la resilienza rispetto a innovazione, ambiente e società. La valutazione di questi elementi porta ad adottare un modello progettuale basato su [4]: - responsabilità sociale: per valorizzare le risorse umane e rigenerare le risorse naturali, attraverso la messa in atto di politiche di resilienza; - decoupling: per aumentare la produttività e diminuire l'uso di risorse; - metabolismo urbano: per gestire i flussi della città in modo integrato, come quelli di un organismo vivente, con l'obiettivo di minimizzare gli input ed eliminare gli output; - transizione da un'economia fossile ad un'economia basata su risorse rinnovabili e processi a zero emissioni, tenendo conto degli effetti dirompenti e non lineari dei processi di innovazione che tale transizione implica; - investimenti accelerati nei settori abilitanti promossi dall'UE: sviluppo delle capacità umane di alto livello (sapere, ricerca, formazione avanzata); tecnologie abilitanti (nanotech, biotech, elettronica, fotonica, ...); ICT e reti; produzione energia da fonti rinnovabili; gestione risorse naturali e rifiuti; mobilità ed edilizia sostenibile; servizi sociali (salute, sicurezza, educazione, cultura); - investimenti pubblici nelle nuove infrastrutture abilitanti: big data, reti, servizi alle persone; - gestione dei processi aperta e coinvolgente, secondo le regole dell'open innovation.


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Figura 1. La metropoli policentrica del nord-est

Figura 2. Un processo metabolico di rigenerazione urbana


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2 Il modello e la regola della rigenerazione urbana per affrontare la terza rivoluzione industriale La Commissione dell'UE, in un parere approvato nella conferenza di Siviglia, definisce gli elementi guida per la rigenerazione urbana sostenibile: lo sviluppo della green economy (quindi di un ripensamento della città in funzione dell'ottimizzazione del suo metabolismo) e un decisivo avanzamento delle politiche collaborative destinate al miglioramento della vita urbana [5]. Ma, dall'approvazione di quel documento, in rapida successione, è emerso un sistema di innovazioni radicali che va sotto il nome di “terza rivoluzione industriale” [6]. A causa di questa velocissima evoluzione il problema della rigenerazione urbana diviene anticipare e preparare il futuro superando la prassi del semplice miglioramento della città industriale. Questo conferma l'esigenza di una rapida evoluzione dei metodi di produzione e distribuzione del sapere, che oggi si manifesta con cambiamenti improvvisi (gli tsounami), per anticipare e gestire con efficacia gli effetti dei rapidi processi di innovazione.

2.1 Il modello Per affrontare i radicali (o dirompenti) cambiamenti il processo di rigenerazione urbana può essere rappresentato da un modello olistico di progettazione comprendente i seguenti elementi: 1) valutazione della velocità, direzioni ed effetti dei processi di innovazione; 2) studio degli effetti dei diversi approcci alla questione delle tecnologie e delle infrastrutture abilitanti: - ottimizzazione del metabolismo industriale a cui appartengono il sistema delle convenzioni internazionali sull'ambiente, che definiscono impegni di rigenerazione urbana e produttiva con orizzonte il 2050, ed il sistema delle trasformazioni economiche, orientato dalle tecnologie 'abilitanti' definite in Europa 2020 [7]; - analisi antropocenetica della città, cui appartengono le esperienze maturate nell'ambito della Convenzione Millennium, del Ministero dell'ambiente olandese, della città di Rotterdam [8]; - sviluppo delle tecnologie e delle infrastrutture abilitanti prioritarie secondo la classificazione dell'UE finalizzata al raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020; 3) valutazione degli effetti 'trasformativi' 'dirompenti' [9] dei processi innovativi su economia, natura, società; 4) sviluppo di politiche di resilienza per contrastare l'impatto dei cambiamenti sugli ecosistemi urbani, sempre più vulnerabili.

Figura 3. Un modello di rigenerazione urbana per affrontare la terza rivoluzione industriale: abilitante, dirompente, antropocenetico


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Più dettagliatamente le caratteristiche di ciascun elemento del modello sono: 1) valutazione della velocità, direzioni ed effetti dei processi di innovazione. Negli anni '30 del secolo scorso, Buckminster Fuller coniò la frase “cambiamento accelerato” per definire il trend tecnologico del “fare più con meno” che doveva caratterizzare lo sviluppo industriale, da allora è iniziato un processo che coinvolge pubblico e privato che richiede di riconoscere, capitalizzare e sviluppare tale cambiamento, basato sulle tecnologie dell'intelligenza artificiale, della robotica, della manifatturazione additiva, delle biotecnologie. Le performance di questi settori raddoppiano in un intervallo compreso fra i 12 e i 18 mesi, da cui la denominazione di 'exponential'. Essi richiedono alla pubblica amministrazione “capacità accresciute” ed investimenti per stoccare informazioni, manipolarle e distribuirle a cittadini e imprese. Questo implica un modello gestionale 'aperto', collaborativo e interattivo per gestire un ecosistema basato sulla creazione di valore grazie all'interdipendenza dei soggetti della quadrupla elica (p.a, imprese, ricerca e portatori d'interesse) i quali condividono le risorse, producono, contribuiscono ai benefici e investono per garantire il successo inteso come un comune processo collettivo. Il processo creativo accelerato obbliga a conoscere i bisogni ed i desideri della comunità, attrarre i soggetti e le comunità di talento, sviluppare conoscenze e capacità di innovazione, usare tecniche di coordinamento e tecnologie per agevolare tale processo. La funzione di innovazione perde la forma regolare della gaussiana che caratterizzava i cicli di Kondratieff dell'epoca industriale per divenire una funzione a forma di 'coda di squalo' caratterizzata da rapide ondate, gli tsounami che stanno caraterizzando gli attuali cicli innovativi. Il problema non è più la regolarità della programmazione che ha caratterizzato lo sviluppo industriale ma la rapidità nell'individuare e investire nei nuovi settori e infrastrutture 'abilitanti' e la consapevolezza degli effetti dirompenti dei nuovi cicli economici e sociali.

Figura 4. L’evoluzione dei processi innovativi: dalla regolarità della gaussiana alla funzione a “coda di squalo”


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2) sviluppo delle tecnologie e delle infrastrutture abilitanti, la rapidità dei cicli innovativi ha portato allo sviluppo di programmi di rigenerazione basati su: - processi derivati dalle Convenzioni internazionali sull'ambiente: esse impongono standard obiettivo che implicano radicali innovazioni sul fronte produttivo e riguardano: limitazione del consumo di materia nei processi produttivi, eliminazione degli output, uso di energie rinnovabili, crescita della biodiversità, protezione delle acque, autosufficienza riguardo la disponibilità di cibo. Il loro campo d'azione è concentrato sulla città ed implica notevoli innovazioni nella concezione dell'edificio (autosufficienza energetica e alimentare), della mobilità e dell'ambiente. La loro impostazione iniziale deriva da “I limiti dello sviluppo”, successivamente ripresa dal Wuppertal Institut attraverso gli studi sulla diminuzione del carico ecologico (il cui riferimento culturale è il metabolismo industriale) [10] ed è aggiornata con ritmo decennale in occasione delle conferenze dell'UNDEP sullo stato dell'ambiente. Sostanzialmente le Convenzioni mirano a sostituire i processi di produzione meccanici (per sottrazione di materia) con quelli biologici (o additivi), di conseguenza il rispetto degli standard implica investimenti importanti nella ricerca ed il completo rinnovo della base produttiva. Il raggiungimento degli standard è articolato in tre momenti: razionalizzazione di processo (che implica l'ottimizzazione dell'efficienza aziendale), razionalizzazione di sistema (che implica il lavorare in modo collaborativo per piattaforme), predisposizione di infrastrutture avanzate per la ricerca (che implica il coinvolgimento dello Stato); - le tecnologie abilitanti secondo il documento di programmazione comunitario “Europa 2020” e la sua declinazione operativa “Horizon 2020”, la rigenerazione urbana e l'avvio di nuovi processi occupazionali sono direttamente connessi al rinnovo accelerato del sistema produttivo e dei servizi grazie allo sviluppo delle “tecnologie abilitanti fondamentali” (KET's). Le KET's sono caratterizzate da un’alta intensità di knowhow e di R&D, da cicli d’innovazione rapidi, da consistenti spese di investimento e da alta qualificazione del lavoro. Tali tecnologie sono state classificate dall’UE [11] in base alla loro rilevanza sistemica e strategica nel rigenerare i processi economici dei settori pubblici e privati. Le “tecnologie abilitanti fondamentali” secondo l'UE, per aumentare la sua competitività sono sette. A queste si possono aggiungere i sistemi di servizi abilitanti, per rigenerare la città: I tempi di sviluppo della ricerca e dell’innovazione di questi settori sono lunghi e comportano rischi di investimento elevati, e condizioni molto onerose, specie per le PMI. A tale scopo, il programma Horizon 2020, nel secondo pillar “Leadership industriale”, sezione “Leadership in enabling and industrial technologies” stanzia circa 13 Miliardi di € di finanziamenti alla ricerca sull’innovazione. Secondo il regolamento UE n°1291/2013 tali attività prevedono un approccio integrato, quindi l'obbligo di operare per piattaforme, al fine di promuovere la combinazione, la convergenza e le sinergie delle tecnologie abilitanti nei diversi cicli d’innovazione e catene del valore;

Settori produttivi abilitanti

Tecnologie abilitanti

Risparmio di materia

Materiali avanzati

Miniaturizzazione

Microelettronica Nanoelettronica Fotonica Nanotecnologie

Produzioni bio

Biotecnologie

Avanzamenti della logistica

Sistemi di fabbricazione avanzati

Servizi abilitanti per la rigenerazione urbana

Piattaforme

Trasporto fisico

Portante europeo per il trasporto ferroviario, porti e centri logistici

Dematerializzazione e connettività

Portante europeo a banda larga ed Agenda digitale

Riqualificazione ambientale

Progetto Life

Riqualificazione urbana

Progetto urban e direttive sulle caratteristiche tecniche di edificio

Tabella 1. Le tecnologie abilitanti e i servizi abilitanti fondamentali per la rigenerazione urbana


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Tabella 2. Gli standard obiettivo delle Convenzioni Internazionali sull'Ambiente e delle Direttive europee sulla rigenerazione urbana sostenibile


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- analisi antropocenetica delle risorse urbane: questo approccio ribalta il paradigma progettuale: la città è natura e quindi va considerata come qualsiasi altro ecosistema, anche se con gli esseri umani come specie dominante. L’Antropocene postula che i processi umani e naturali sono un insieme interconnesso, quindi dovremo sempre più basare le nostre decisioni sulla consapevolezza che gli interventi sulla città sono altamente pervasivi, interessano tutti gli angoli della biosfera e creano le condizioni per il nostro futuro collettivo. Il modello progettuale che emerge è olistico, capace di sfruttare le interdipendenze generate dalle relazioni fra risorse umane e risorse naturali, con lo scopo di ottimizzarne il metabolismo. Questo approccio, sostenuto dalla Convenzione Millennium, dal Ministero dell'Ambiente olandese e sperimentato a Rotterdam implica la ricostruzione dei flussi naturali della città, che diventano la materia prima e le forze guida della progettazione urbana [12] . Morfologia

Produzione di beni

Attività biotiche

Regolazione clima

Valore culturale

Vento

Aria pulita, fauna

Impollinazione,

Regolazione di

-

purificazione dell'aria

temperatura e umidità

Fiume Brenta e

Fauna fluviale e

Purificazione di acque

Regolazione di

canali

vegetazione

e suoli, trasporto dei

temperatura, umidità

nutrienti

e acidità delle acque

Aria e acqua pulita,

Impollinazione, ciclo

Regolazione del

Paesaggio e valore

fauna e flora

dei nutrienti,

clima, assorbimento di

ricreativo

formazione dei suoli,

CO2, adattamento

produzione primaria

alle catastrofi

Aria e acqua pulita,

Impollinazione, ciclo

Aria fresca in estate,

Paesaggio e valore

fauna e flora

dei nutrienti,

assorbimento CO2,

ricreativo

formazione dei suoli,

regolazione

produzione primaria

dell'umidità

Impollinazione, ciclo

-

Boschi

Parchi

Terreni agricoli

Cibo, aria pulita

dei nutrienti

Paesaggio

Pesaggio di colture locali

Siepi e alberature

Vegetazione

Impollinazione

-

Mitigazione estetica

Centro storico e

Vegetazione

Impollinazione

-

Valore culturale,

Ville venete

paesaggistico e ricreativo

Tabella 3. Matrice di valutazione della bioproduttività di Bassano 3) valutazione degli effetti trasformativi e dirompenti dei processi innovativi Gli attuali processi di trasformazione della città, dell'economia, della società non costituiscono un'evoluzione dei paradigmi consolidati, ma a causa della logica “trasformativa” dell'innovazione, rappresentano spostamenti o rotture dei paradigmi esistenti. Questa idea si basa sul concetto di Thomas Kuhn delle rivoluzioni scientifiche [13], in cui un paradigma scientifico è rovesciato da un altro (esempi classici sono la rivoluzione copernicana, le teorie di Einstein,....). Il principio è stato usato anche dal pensiero neoliberista: nella competizione economica gli effetti dei capovolgimenti 'trasformativi' non vanno letti solo per innovare localmente, ma devono essere interpretati come occasione, per città e società, di esportare i loro processi innovativi, al fine di tradurli in importanti vantaggi economici. Gli effetti 'trasformativi' dei processi di innovazione sono analizzati da Clayton Christensen e Joseph Bower nell'articolo Disruptive Technologies: Catching the Wave [14] che introduce nella letteratura il termine 'dirompente' (disruptive) per indicare gli effetti dell'innovazione. Essi sostengono che abitualmente i pubblici amministratori delle città, ma anche gli erogatori istituzionali del sapere, o le imprese preferiscono focalizzarsi su “sustaining innovations”, innovazioni incrementali, che puntano al miglioramento graduale dell’esistente (sia esso prodotto, servizio o modo di pensare). A loro modo di vedere, questo implica un rischio decisamente minore rispetto a quello di progettare un prodotto o un servizio ex-novo. Questo comportamento commette l’errore di ignorare le caratteristiche e gli effetti 'dirompenti' dei processi innovativi in corso, che non sono necessariamente particolarmente innovativi o complessi da un punto di vista tecnologico, ma possiedono alcune importanti caratteristiche:


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- inizialmente non sono percepiti dagli utenti, per questo sono ignorati da pubblica amministrazione e imprese, non dotate di long view o di senso del rischio; - evolvono in modo talmente rapido da rendere assolutamente obsolete le situazioni pre-esistenti, mettendo in crisi il modello organizzativo pubblico e fuori mercato le imprese; socialmente introducono processi decisionali semplificati e tendenti alla democrazia diretta, creando forti contraddizioni e crisi rispetto ai modelli di governance istituzionali. Un esempio di tali innovazioni è il passaggio dal computer fisso al laptop, al tablet, fino all'avvento degli smartphone che ha generato la convergenza dell'industria informatica con quella delle telecomunicazioni, portando le funzionalità del computer nelle tasche di ciascuno di noi, ma anche modelli di organizzazione sociale potenzialmente adhocratici, alternativi a quelli gerarchici. Innovazioni di questo tipo ridefiniscono radicalmente sia l'ecosistema della pubblica amministrazione, sia quello delle imprese, alla pari del concetto di valore e dei modelli d’organizzazione pubblici e privati. Attualmente l’analisi delle disruptive innovations è un fattore importante per la costruzione di scenari di trasformazione produttiva, spaziale e sociale della città. Campi di innovazione

Innovazione

1) CONNETTIVITÀ' - ROBOTICA DEMATERIALIZZAZIONE Simulazione dell’intelligenza umana

Computer neuronale

Robotica

Automation of knowledge work

Dematerializzazione

Cloud technology Mobile Internet The internet of things Big data organization

2) SVILUPPO ANTROPOCENETICO E METABOLISMO Lettura metabolica delle risorse urbane

Rilievo del metabolismo delle risorse

Salvaguardia dei servizi e prodotti della natura

Politiche di salvaguardia delle risorse

Produrre in simbiosi con la natura

Next generation genomics

Energia da fonti rinnovabili

Renewable energy Energy storage Grid scale storage

3) NUOVA INDUSTRIA Applicazioni industriali

Advanced robotics Autonomous vehicles 3D printing Advanced materials

Tabella 4. Le innovazioni dirompenti nel campo della rigenerazione urbana

4) politiche di resilienza contro l'impatto dei cambiamenti sugli ecosistemi urbani, sempre più vulnerabili. A causa della complessità e imprevedibilità delle variabili che influiscono sulla progettazione e sulla gestione della città, fra cui i cambiamenti climatici, le migrazioni, le crisi economiche, i cambiamenti tecnologici, la rigenerazione diventa un processo dinamico, multiscala e complesso dove nessun attore o gruppo di attori può avere una piena conoscenza o controllo. Questo implica che il contesto metropolitano non è formato da uomini versus la natura ma è un sistema ecologico caratterizzato dall'interazione fra sistemi umani, naturali e infrastrutturali. Da cui alcuni principi di progettazione resiliente: - le risorse umane non sono esogene ai sistemi ecologici (come abitualmente vengono trattate nei progetti), ma ne sono la parte determinante; - i sistemi ecologici sono aperti, hanno stati multipli e instabili, sono regolati da fattori esogeni; - di conseguenza gli ecosistemi hanno dinamiche probabilistiche, fatti storici o esogeni contribuiscono alla probabilistica natura del cambiamento nei sistemi. Gli eventi eccezionali, che distruggono la componente fisica dei sistemi sono da considerare componenti di un sistema ad una specifica scala. Ne deriva che la rigenerazione urbana resiliente della metropoli del Nord-est tenderà all'aumento dell'iterazione e dell'integrazione dei suoi sistemi e funzioni con gli ecosistemi naturali, i servizi e le risorse. Questa iterazione accresciuta non solo ridurrà i costi di realizzazione e mantenimento delle infrastrutture, ma ridurrà la probabilità che le infrastrutture subiscano impatti negativi dai crescenti shock ambientali dovuti ai cambiamenti ed aumenterà il benessere dei cittadini.


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2.2 La principale regola progettuale: il decoupling I processi innovativi citati, tecnicamente si basano sulla regola del decoupling, ossia aumentare la produttività diminuendo il consumo di risorse. Questo produce radicali effetti di sostituzione nella composizione dell'economia, oltre a cambiamenti 'dirompenti' nei processi sociali. Si parla di tre declinazioni del decoupling: rispetto alla produzione, all'organizzazione d'impresa, agli effetti occupazionali [15] .

Decoupling 1: aumento di produttività e diminuzione del consumo di materia. È il percorso virtuoso fin qui delineato che sta portando a gran velocità verso la terza rivoluzione industriale, grazie alla sostituzione dei settori produttivi e degli assetti gestionali della seconda rivoluzione industriale con assetti dominati da connettività-dematerializzazione-robotica e sviluppo antropocenetico del territorio;

Decoupling 2: il paradosso della concentrazione monopolistica 'aperta' e del costo marginale 0). Il percorso identificato richiede grandi investimenti in presenza di rischi elevati, quindi il forte coinvolgimento dello Stato: questo da luogo all'esigenza di creare nuove infrastrutture urbane abilitanti, creare piattaforme cui partecipano grandi imprese in modo collaborativo, una sorta di 'cartelli aperti' (come l'Industrial Internet Consortium, dedicato alla città e alle produzioni 'smart', promosso da General Electric, AT&T, IBM, CISCO e aperto in modo collaborativo). A questo fa riscontro la produzione a costi marginali tendenti a 0, grazie alle tecnologie additive, che rendono possibile la disponibilità di macchinari raffinati a grandi masse di operatori . Questo da luogo a nuovi processi produttivi altamente diffusivi (l'integrazione nelle scuole dell'apprendere e del produrre, la diffusione dei FabLab,.....), ma al basso costo degli strumenti tecnologici fa riscontro una remunerazione tendente a 0, con un impoverimento crescente della popolazione che si allarga ai ceti medi produttivi e intellettuali. Sono fuorvianti quindi le trattazione di Jeremy Rifkin (Una società a costo marginale 0) o di Stefano Micelli (Futuro artigiano)[16] che descrivono un nuovo 'rinascimento' grazie alle macchine additive e alle tecnologie cibernetiche, perché non tengono conto non solo del ruolo schumpeteriano della grande industria, ma anche della sua funzione nel gestire una distribuzione del reddito di tipo monopolistico. Da cui il quesito: le nuove tecnologie creano economie in cui il vincitore prende tutto?;

Decoupling 3 aumento produttività e disoccupazione tecnologica. La Harvard Business Review (n° 6, giugno 2015), in una intervista a Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee autori di “La nuova rivoluzione delle macchine” [17] denunciano “Il grande disaccoppiamento” ossia “la produzione è in crescita, ma i lavoratori non partecipano al banchetto”. Lo scenario dell'innovazione si sta coniugando dunque con quello della crescita delle povertà, in un quadro in cui, secondo McAfee gli esseri umani sono ancora molto superiori in tre aree di competenze. Una è la creatività di alto livello che genera grandi idee commerciali, scoperte scientifiche, romanzi appassionanti e così via. La tecnologia non farà altro che amplificare le capacità di chi sa fare queste cose. La seconda categoria inattaccabile è quella delle emozioni, delle relazioni interpersonali, dell’assistenza, del supporto psicologico, del coaching, della motivazione, della leadership e così via. La terza categoria è la destrezza, la mobilità. È incredibilmente difficile insegnare a un robot ad attraversare un ristorante affollato, sparecchiare una tavola, riportare i piatti in cucina senza romperli, il tutto senza terrorizzare i clienti. La percezione sensoriale e la manipolazione sono complicate per i robot. Nella visione di McAfee il lavoro sarà appannaggio di élite ad alta capacità (un suo slogan è “non vorrei essere il centesimo violinista al mondo ), per cui il problema dell'innovazione è inscindibilmente legato al problema della redistribuzione (il salario di cittadinanza, la crescita stazionaria,.....) che, comunque si pensi, non può più seguire i principi della seconda rivoluzione industriale.


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Figura 6. Decoupling 1: la regola generale del decoupling proposta del Wuppertal Institut e adottata dall’UE

Figura 7. Decoupling 2: I cambiamenti tecnologici imposti dal risparmio di materia e aumento di produttività sono appannaggio di imprese multinazionali, i quali usano la loro supremazia in modo aperto,accessibile a chiunque voglia entrare nella loro rete: l’Industrial Internet Consortium

Figura 8. Decoupling 3: Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee in “La seconda era delle macchine” denunciano il “grande disaccoppiamento”, ossia la crescente disoccupazione generata dai processi di automatizzazione imposti dal decoupling


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3. Sapere e open innovation per ridisegnare la struttura urbana 3.1 Centralità del sapere Data la complessità dei processi in corso, la crescita delle risorse umane, e quindi del sapere, è una condizione essenziale del benessere individuale e collettivo. Come le produzioni anche i sistemi legati alla produzione e diffusione del sapere sono investiti da grandi tsounami: della didattica a distanza, dei corsi long life learning, dell'evoluzione da passivi ad attivi dei metodi didattici, dell'ubiquità degli strumenti operativi, del suo rapporto con la città. Ma sopratutto il sapere per funzionare necessita oggi di infrastrutture abilitanti importanti, le quali, come nell'ottocento la gerarchia delle fabbriche, contribuiscono a ridisegnare la struttura urbana. Infatti il rinnovo del sapere è connesso alla disponibilità di nuove industrie di base destinate alla raccolta delle informazioni, a nuove industrie manifatturiere destinate alla loro manipolazione, a strutture di istruzione reticolari, diffuse e integrate con i centri creativi della città. Inoltre stiamo assistendo alla fusione dell'istruzione con il produrre, attraverso i FabLab (grazie alla miniaturizzazione dei macchinari e al loro costo decrescente), dell'istruzione con i poli creativi e dell'istruzione con i centri di ospitalità per gestire gli scambi culturali generati da piattaforme scolastiche integrate, anche a scala internazionale.

3.2 Un'organizzazione del progetto con il modello dell'open innovation Il progetto di rigenerazione urbana implica un notevole avanzamento nella capacità operativa della pubblica amministrazione. Essa infatti si deve configurare come un'evoluta macchina di presa delle decisioni, supportata da infrastrutture cibernetiche, destinate alla raccolta di informazioni e alla loro elaborazione, a servizio non solo della città ma dell'intera economia. Nello stesso tempo è impegnata nella gestione della trasformazione dei processi urbani, da consumatori di risorse naturali ad antropocenetici, ossia in simbiosi con i processi naturali. Entrambi questi processi implicano alti fattori di rischio che devono essere compensati con un'agenda per la resilienza, destinata a prevenire la disoccupazione tecnologica, il cattivo uso delle risorse naturali, gli effetti di fattori climatici imprevedibili. Per gestire tale complessità l'Unione europea raccomanda un'organizzazione della pubblica amministrazione ispirata al modello dell'open innovation [18], in quanto i processi innovativi si basano sulla capacità di internalizzare la maggiore quantità possibile di input provenienti dall'esterno. Secondo questo modello la pubblica amministrazione supera il ruolo di mero elaboratore e controllore di norme, per diventare un soggetto attivo 'abilitante', capace di attirare e sollecitare il maggior numero possibile di portatori d'interesse, con lo scopo di innovare radicalmente le infrastrutture ed i servizi pubblici. La pubblica amministrazione diviene così promotrice di una piattaforma di relazioni locali, regionali e internazionali, destinata ad attrarre attivamente le risorse umane e finanziarie indispensabili. La piattaforma viene rappresentata con un nodo di Moebius, nel quale la pubblica amministrazione, attraverso la sua leadership coinvolge i portatori d'interesse, i quali in modo collaborativo, sono chiamati: - ad attrarre i nuovi saperi indispensabili per la rigenerazione urbana e produttiva; - a sviluppare le infrastrutture 'abilitanti' senza le quali sarebbero impossibili i processi di rigenerazione; - a sviluppare nuovi servizi interattivi per avviare un rapporto fra pubblica amministrazione e cittadini.


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Figura 9. Gli stakeholder di Bassano coinvolti nella rigenerazione urbana e i principi dell'open innovation


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4. Ripensare gli ecosistemi urbani La lettura dello spazio metropolitano di Bassano procede attraverso un'analisi critica degli ecosistemi che compongono il territorio, attraverso un metodo le cui parole chiave sono ciclo di vita di ogni singolo elemento e metabolismo dei fattori, con l'obiettivo di valutare la coesione sociale, l'elasticità rispetto alle ondate innovative, il peso dell'impronta ecologica. Il territorio metropolitano è interpretato come un tappeto urbano intelligente la cui impronta ecologica è oggi superiore a 4.

4.1 L'ecosistema delle risorse umane [19] Gli insediamenti del sistema urbano del Nord-est sono caratterizzati da insediamenti contigui ma amministrativamente frammentati, la loro caratteristica è quindi l'articolazione in piccole unità ad alta prossimità, in cui è molto intenso il flusso pendolare. La qualità degli insediamenti è generalmente molto alto, con un'alta concentrazione dei servizi nel centro storico. La popolazione, oltre che nei suoi aspetti quantitativi è letta rispetto a: - disponibilità dei tre capitali: culturale, sociale ed economico. Bassano si caratterizza per l'alta disponibilità media di capitale economico, coniugata con un livello di scolarità medio basso e uno spiccato individualismo. La élite economica è piuttosto consistente, riguardo all'innovazione il suo atteggiamento è di follower, data la scarsa propensione ad investire in ricerca. Nelle classi più giovani all'aumento del sapere corrisponde una crescita del livello di instabilità occupazionale. Nel futuro Bassano dovrà attrarre nuovi lavoratori emergenti, caratterizzati da: giovane età, alta cultura e socialità, tendenza alla residenza temporanea. Dovrà investire nell'educazione continua per contrastare il declino dei lavoratori tradizionali e dei precari, che si prevede aumenteranno per effetto dell'automazione e robotizzazione di produzione e servizi; - livello di creatività: la classe creativa a Bassano è condizionata dalla disponibilità dei tre capitali sopra illustrati. Il suo incremento è indispensabile per affrontare i cambiamenti tecnologici, economici e sociali. A questo fine è indispensabile intensificare il sistema delle relazioni metropolitane, specie con il polo universitario e della ricerca di Trento e curare l'importazione anche temporanea di popolazione qualificata, oltre che sviluppare politiche per l'aumento della coesione sociale; - livello di connettività: il livello di connettività della popolazione è mediamente alto, supportato più dalle imprese che dalla pubblica amministrazione; – consistenza degli innovatori: non costituiscono una vera e propria classe, ma sono presenti sul territorio nuclei limitati ma rilevanti di innovatori. Particolarmente debole è il supporto della pubblica amministrazione rispetto ai processi di innovazione, e questo rende particolarmente difficoltosa la riconversione della popolazione e lo sviluppo di più adeguate forme di collaborazione sociale.


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Figura 10. Una lettura quantitativa e qualitativa della popolazione metropolitana, il caso di Bassano


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4.2 L'ecosistema delle risorse produttive [20] L'universo delle strutture produttive è complesso, comprende circa 100.000 imprese, molte di rilevanza internazionale e si configura come un sistema integrato articolato nelle filiere: agroalimentare, siderurgica, elettromeccanica/elettronica, costruzioni, sistema casa, sistema moda, turismo e beni culturali. Questo sistema economico è spazialmente diffuso, la sua accessibilità è affidata al sistema stradale, l'infrastruttura ferroviaria non è attrezzata con moderni servizi logistici, l'accesso agli aeroporti ed ai porti è ugualmente difficoltoso. Le infrastrutture immateriali sono deboli, specie per quello che riguarda la capacità di rete, la disponibilità di data base e di servizi avanzati. I servizi all'economia sono concentrati nei centri maggiori (Bassano, Vicenza, Trento). L'erogazione della conoscenza e della ricerca hanno come punto di eccellenza Trento, ma l'attenzione generalizzata ad importare conoscenza e a diffondere il sistema della ricerca sono due punti problematici. La questione che deve affrontare questo sistema economico, oggi ad altamente produttività, è la sua capacità di affrontare rapidamente una serie di cambiamenti 'dirompenti', che rendono obsoleti sia gli attuali processi produttivi, sia il ruolo della pubblica amministrazione. Questi cambiamenti sono: - il passaggio da produzioni per sottrazione di materia a produzioni additive, quindi dalle produzioni 'meccaniche' a quelle 'biologiche'; - integrazione dei nuovi prodotti 'biologici' con l' interattività e l'interconnessione, grazie a Internet delle cose; - cambiamenti nei modelli organizzativi d'impresa sopratutto a causa dei rapidi progressi nella connettività, che implicano anche un forte avanzamento nella dematerializzazione. In questo campo i progressi sono stati rapidissimi nell'ultimo decennio siamo passati dall'impresa 2.0 basata sull'interazione tra gli utenti (social net, wiki), all'impresa 3.0 (basata su integrazione di rete e cloud, cioè su uno spazio di archiviazione dati e software pressoché infinito), per finire con l'impresa 4.0 basata su Internet delle cose, dove i dati vengono scambiati tra persone, tra persone e oggetti e tra oggetti, con il supporto della cloud; - passaggio da una pubblica amministrazione il cui ruolo principale è il controllo dei processi a una istituzione proattiva impegnata a sollecitare l'innovazione e ad attrarre le conseguenti risorse umane e finanziarie per realizzare le nuove infrastrutture abilitanti (scuole, ricerca, reti, sistemi di archiviazione e manipolazione di massa dei dati) destinate a supportare l'evoluzione tecnologica a favore delle imprese, descritta al punto precedente, e per erogare i nuovi servizi per una cittadinanza 'smart'. Seguendo il pensiero di Charles Landry, espresso nell'articolo The City 1.0 The City 2.0 The City 3.0 [21] , e le indicazioni dell'Unione europea nel campo dell'organizzazione economica e sociale il sistema metropolitano di Bassano deve essere ripensato come un insieme di piattaforme dell’innovazione, con la partecipazione attiva dei soggetti della quadrupla tripla elica (pubblica amministrazione, imprese, ricerca, portatori d'interesse), con lo scopo di sviluppare una “urbanistica soft”, che prenda in considerazione la piena esperienza sensoriale della città, ed in cui apprendimento e auto-sviluppo sono cruciali. In questo disegno il sistema metropolitano deve sfruttare il valore aggiunto dell’ ’EIT (European Institute of Innovation and Technology) con sede a Trento e diramazioni lungo l'asse Trento-Rovereto, nella direzione di una sua più intensa integrazione con il sistema di imprese di Bassano, per creare un triangolo d'avanguardia educazione-ricerca-impresa, con lo scopo di aumentare il livello di resilienza rispetto agli effetti dirompenti sia delle innovazioni di prodotto sia del nuovo sistema di servizi che è chiamata ad erogare la pubblica amministrazione. Lo stesso discorso vale per la connessione con la ricerca lungo l’asse Verona-Padova-Venezia, anche se con un livello di valore aggiunto mediamente più basso, ma con alcuni nodi di eccellenza. In questa visione, Bassano diverrebbe una piattaforma di attrazione e di ‘facilitazione’, in grado di aumentare esponenzialmente il livello di conoscenze tecnologiche per l’intero Nord-est, grazie alla capacità di far interagire culture multidisciplinari riconosciute a livello internazionale, favorire scambi attivi di esperienze, velocizzare la realizzazione di prodotti e servizi innovativi, con una propensione per lo sviluppo dei settori abilitanti. Il sistema economico di Bassano dovrebbe di conseguenza configurarsi come piattaforma metropolitana 2.0 destinata ad evolvere rapidamente verso la configurazione di piattaforma metropolitana 4.0. Il concetto di piattaforma metropolitana 2.0 è un'estensione del termine ‘impresa 2.0’, coniato da Andrew McAfee nel 2006 [22], che indica un’organizzazione di tipo circolare, in cui ogni elemento della quadrupla elica è soggetto interattivo dei processi innovativi, grazie alla connessione in tempo reale con altri lavoratori, imprese, o portatori d'interesse. Con questa visione si allargare esponenzialmente la massa di soggetti coinvolti nel processi di innovazione e si dilata anche la nozione di spazio fisico, connettendo le imprese ai centri di elaborazione culturale del sistema metropolitano ed ai centri internazionali. Questa infrastruttura dovrebbe rapidamente evolvere verso la forma di piattaforma metropolitana 4.0 per affrontare le opportunità della ‘connettività esplosa’, ossia sfruttare le potenzialità della cloud e


17 dell’interattività degli oggetti (cloud computing, big data, social media, mobilità). Per lo sviluppo economico della metropoli bassanese si apre una nuova dimensione organizzativa basata sulla ‘distanza zero’, cioè sulla simmetrica prossimità di impresa, pubblica amministrazione fisica e virtuale e cittadini. Questo aumento esponenziale della connettività è al servizio di nuove opportunità sia per il mondo imprenditoriale sia per la pubblica amministrazione, perché al tradizionale operare in ambienti urbani di alta qualità e ad alto valore relazionale, si aggiunge il valore della ‘distanza zero’, che permette decisioni più veloci, responsabili e interscambiabili, per elevare il livello di soddisfazione sia dei cittadini che del mondo economico. In questa realtà la piattaforma di Bassano 4.0 esige un’attiva presenza della p.a nel ridisegno di una nuova industria di base destinata all’archiviazione e gestione dell’enorme flusso di dati prodotto dalle città. A questa nuova industria devono seguire nuove industrie ‘manifatturiere’ anche di dimensione micro e nano per la manipolazione dei dati e dei servizi prodotti nella nuova industria di base. La piattaforma metropolitana ispirata alle potenzialità della cibernetica deve essere integrata da una piattaforma biologica. Siamo nell’Antropocene, dobbiamo cambiare rapidamente i drive di progettazione, a tutte le scale, dedicando maggiore attenzione ai processi naturali che caratterizzano il contesto di Bassano, grazie alle forze guida illustrate al capitolo che segue.

Figura 11. La piattaforma integrata di Bassano


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4.3 L'ecosistema delle risorse naturali [23] La introduzione del pensiero antropocenetico nella progettazione del territorio metropolitano ha come presupposto il principio dell'intangibilità delle risorse, ossia alla fine di ogni intervento lo stock di capitale naturale deve essere uguale o superiore a quello preesistente. Questo rende necessario il passaggio da un metodo descrittivo delle risorse naturali ad uno operativo, che permetta di valutare la consistenza della materia prima 'natura' anche dal punto di vista economico e le regole della sua manipolazione. L'obiettivo è di aumentare il patrimonio biotico, grazie ad un processo di progettazione realmente simmetrico con le regole di funzionamento della natura. Si tratta quindi di integrare la tradizionale metodica descrittiva delle risorse, comprendente beni naturali e artefatti storici, con la valutazione: - del ruolo dei singoli elementi riguardo alla produzione di beni e servizi da parte del capitale naturale, grazie all'elaborazione di una matrice di valutazione della biodiversità del territorio metropolitano; - del valore economico delle produzioni e dei servizi della natura secondo la metodica della Convenzione Millennium e del programma TEEB, al fine di elaborare bilanci integrati di progetto, che tengano conto responsabilmente della perdita di valore (o del guadagno) della comunità, in termini di capitale naturale, per effetto dei nuovi interventi; - dell'impronta ecologica dei diversi interventi al fine di non compromettere la bio capacità del territorio; - del metabolismo delle risorse per diminuirne il consumo ed eliminare le esternalità negative. Con queste elaborazioni si intende mettere la natura al centro della progettazione urbana nella consapevolezza che lo sviluppo non sarà determinato dalla produttività del lavoro o dallo sfruttamento delle risorse fisiche, ma dalla progettazione responsabile delle risorse naturali. Infatti, dobbiamo tener conto che dal 1850 la produttività del lavoro è aumentata di 20 volte, non è quindi utopia pensare che la rivoluzione biologica o antropocenetica che sta iniziando permetta l’aumento di 4 volte in 50 anni o di 10 volte in 100 anni della produttività delle risorse. Per fare ciò non possiamo progettare a tecnologia costante, occorre cogliere la sfida del rinnovo dei codici progettuali, per uscire dal declino che ci attanaglia, avviando una progettazione coerente con gli obiettivi delle Convenzioni internazionali sull'ambiente sottoscritte dalla nostra comunità a partire dalla Conferenza di Rio del '92, che sono fondati su: - riduzione dell’energia per unità di Prodotto Lordo; - riduzione di emissioni di carbonio per unità di energia; - valutazione responsabile dei progetti che consideri il consumo di risorse e il benessere della comunità.


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Figura 12. Mappatura dell'ecosistema biotico di Bassano


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4.4 L'ecosistema delle infrastrutture abilitanti [24] Il progetto procede ad una dettagliata analisi del livello infrastrutturale fisico, al fine di individuare gli interventi atti sia alla diminuzione del loro carico sull'ambiente naturale, sia per sostituire gli elementi fisici con infrastrutture dematerializzate. Il risultato è una lettura del contesto articolata in: - componente "grey", cioè i manufatti tradizionali (edifici, rete viaria, rete impianti, rifiuti, ecc), basati su prelievo di materia, consumo di energia, produzione di emissioni e rifiuti, che vanno ripensati rispetto a: risparmio di materia, nuovi requisiti qualitativi, utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili, una connettività evoluta, capacità di produrre cibo; - infrastrutture per l'energia, oggi oggetto di un intenso ripensamento nella direzione delle smart grid, ossia dell'autosufficienza e dell'auto-generazione da risorse rinnovabili; - infrastrutture "soft", che comprendono le nuove strutture di telecomunicazione e la loro applicazione anche ai processi produttivi: - infrastrutture destinate ad attrarre, produrre e distribuire creatività , il motore dell'innovazione.


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Figura 13. Le infrastrutture abilitanti della cittĂ connessa (fonte: https://machinaresearch.com)


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5 L'agenda di rigenerazione urbana

Figura 14. Il progetto “Bassano città della conoscenza” arriva a una sintesi progettuale grazie all'Agenda di rigenerazione. Essa parte dalla consapevolezza che Bassano deve adeguatamente affrontare un nuovo ciclo economico basato sullo scambio di informazioni e che questo scambio non può essere monopolio di intermediari privati. Tutto questo richiede investimenti eccezionali in risorse umane, e fa emergere l'esigenza di una serie di nuove infrastrutture urbane: per lo scambio di informazioni fra privati; per lo scambio di informazioni fra P.A. e cittadini; per lo scambio di informazioni 'industriali' fra persone e cose.


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Di conseguenza l'agenda di rigenerazione urbana, oltre ad enunciare i progetti essenziali (ottimizzazione del metabolismo urbano, agenda digitale, smart grid, piano per contrastare i cambiamenti climatici, programma di adesione alle piattaforme internazionali), propone una serie di progetti fisici prioritari che riguardano [25]: le nuove industrie urbane di base (I data center), l'attrattore e scambiatore di nuove conoscenze (lo hub del sapere), i generatori di nuove conoscenze (il sistema delle scuole).


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5.1 INDUSTRIA URBANA MACRO Il data center

Il datacenter per stoccare ed elaborare dati necessita di un edificio di consistenti dimensioni (impegna più di 10 ha) per stoccare e manipolare memorie. La sua unità base è lo scaffale contenente le memorie (rack) i cui multipli formano l'area dei server vera e propria, cui si aggiungono l'area degli impianti tecnici per la generazione dell'energia, per la ventilazione e il raffrescamento, e l'area di elaborazione e amministrazione costituita da uffici e attrezzature per il personale. Il maggior input è il consumo d'acqua generato dal problema del raffrescamento dei rack. Il datacenter di Bassano è localizzato in edifici industriali dismessi, per favorire nuovi cicli di rinnovo a zero consumo di nuovo suolo.

Modello organizzativo di datacenter

Modello morfologico dell'edificio


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5.2 SERVIZI URBANI BIG Hub del sapere

Lo hub del sapere nasce dal principio secondo cui l'innovazione è esponenzialmente connessa all'importazione di nuovi saperi. Di conseguenza Bassano è chiamata ad attrarre persone con capacità di alto livello e patrimoni culturali diversificati, secondo lo slogan “i talenti attraggono talenti”. Il progetto dello hub di Bassano prevede, su un'area di 20 ha, un sistema integrato di edifici e di servizi, facilmente accessibile dalla ferrovia, destinato alla residenza temporanea, alle attività di :ricerca, mostra, diffusione e commercializzazione dei risultati.

Programma funzionale dell'hub

Modello morfologico del sistema


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5.3 INFRASTRUTTURE ABILITANTI BIG Scuola connessa

Il rinnovo della scuola è indispensabile per sostenere il rinnovo produttivo proposto a Bassano, una impostazione rafforzata dalle recenti politiche governative per la realizzazione di scuole a forte contenuto di innovazione. Il progetto 'scuola connessa' è l'occasione per avviare una progettazione integrata supportata da un monitoraggio continuo per garantire la sicurezza e la funzionalità delle strutture. Il metodo progettuale è quello proposto nel volume “dal banco alla nuvola” [...] coerente sia le linee guida strategiche europee che e nazionali sull'educazione.

Modello di monitoraggio delle scuole


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La riqualificazione delle scuole del contesto di Bassano va oltre quella dei manufatti in quanto il sistema scolastico è reinterpretato come una piattaforma creativa e generativa, con molteplici declinazioni: -organizzativa, in quanto alla sua rigenerazione è il frutto della collaborazione dei soggetti della quadrupla elica: p.a., ricerca, imprese, cittadini. La scuola diventa così un urban living lab capace di interpretare e soddisfare bisogni e aspirazioni della popolazione per trasformarli in motore dello sviluppo; -didattica, la filosofia dei tre maestri (docente, famiglia, ambiente) si evolve verso sistemi di apprendimento adhocratici, in cui il docente è nello stesso tempo insegnante e facilitatore; -spaziale, la struttura della nuova scuola è quella della piattaforma capace di coniugare elementi materiali ed immateriali ed è motore di un nuovo modello produttivo guidato dal sapere.

La piattaforma integrata del sistema scuola


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La sfida di questi principi è la capacità di sviluppare progetti in grado di realizzare “scuole come motore della città”. La scuola viene progettata come un 'toolkit' capace di integrarsi con le altre strutture urbane per promuovere la produzione di innovazione.

La logica della scuola come toolkit


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Tecnicamente si tratta di proporre strutture integrate con i centri esterni di produzione di big data e con gli hub della conoscenza, per essere sempre in contatto con i nuovi saperi. Al loro interno sarĂ molto sviluppato l'aspetto laboratoriale, in collegamento con le imprese. La scuole rigenerate avranno la forma di piattaforme non solo per imparare, ma anche per produrre, (grazie all'integrazione con i fablab), per generare coesione e nuove relazioni, anche internazionali.

Il modello organizzativo del sistema scolastico urbano


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5.4 MANIFATTURA MEDIUM FabLab

Un passaggio importante è la progettazione di fabbriche e laboratori per la realizzazione di nuovi prodotti e servizi (manifattura additiva, servizi interattivi, nuova editoria, produzione di software, ‌). Essi implicano spazi di dimensioni e ruoli molto diversi, arrivando fino ai piccoli spazi multifunzionali dei fablab, caratterizzati anche da strutture temporanee, o integrabili con scuole o industrie esistenti.

Il modello organizzativo del fablab


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5.5 MANIFATTURA SMALL Aula connessa

Le nuove capacità richieste dai processi innovativi nascono da un rinnovato modello di apprendimento e di funzionamento della scuola, in cui la centralità dell’aula viene superata. L'aula diventa parte di un organismo complesso: la sezione/aula è una “home-base”, punto di partenza e arrivo delle attività, caratterizzata da una grande flessibilità e variabilità d’uso.

Un modello dinamico per l'aula


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5.6 MANIFATTURA NANO Smartphone

La rigenerazione della cittĂ e delle sue produzioni comprende anche gli attrezzi miniaturizzati che usiamo tutti i giorni, che vanno dalle apparecchiature che garantiscono la connettivitĂ degli edifici fino a strumenti di lavoro come la piattaforma Arduino o gli smartphone. Questi strumenti sono gli 'impianti' di uso quotidiano di una nuova generazione di imprenditoria diffusa. Con la nuova struttura industriale urbana che propone questo progetto, pervasiva e miniaturizzata, decade la morfologia moderna di area industriale in favore di una morfologia diffusa di 'prosumer' (piattaforme di produttori/consumatori) collegati in rete. Si realizza cosĂŹ in modo soft la nuova Bassano 4.0

Le app, nuove strutture di servizi

Arduino, nuova fabbrica

Sensing tech, l'uomo incorpora la macchina


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6 Conclusioni Oggi il processo di rigenerazione urbana deve affrontare contemporaneamente una serie di ondate di cambiamento straordinarie: la rivoluzione demografica, che implica aumento della capacità di accoglienza, tolleranza, condivisione, la rivoluzione cibernetica, che implica, tra l'altro, una pubblica amministrazione con capacità accresciute, per contrastare i processi di robotizzazione a danno dei cittadini, la rivoluzione antropocenetica, che implica nuovi rapporti fra le risorse umane e l'intero sistema biotico, la terza rivoluzione industriale basata su iperconnettività e biotecnologie. In questo ambiente di trasformazione il progetto propone la tesi che tale situazione deve avere come forza guida la trasformazione delle infrastrutture legate al sapere, perchè solo la crescita delle risorse umane può generare una cittadinanza responsabile, capace di affrontare un così complesso cambiamento. Questo principio ha alcune importanti ricadute nel processo progettuale: riguardo alla dimensione di spazio e alle funzioni. Riguardo alle dimensioni di spazio la rivoluzione del sapere implica spazi complessi, di tipo metropolitano, al fine di creare sinergie fra importanti strutture didattiche e di ricerca, con il fine di importare conoscenza, elaborarla, esportarla, trasformando così i luoghi in piattaforme 'aperte'. Riguardo alle funzioni le strutture del sapere si configurano come le nuove industrie di base urbane, che hanno definitivamente sostituito quelle della seconda rivoluzione industriale, esse sono: i centri di stoccaggio della memoria, i centri di elaborazione, pubblici e privati, i nodi di diffusione della conoscenza. Questo sistema è accompagnato da investimenti nelle infrastrutture 'abilitanti' sopratutto reti e ricerca. Siamo di fronte a un processo di trasformazione che richiede enormi investimenti: in organizzazione, sopratutto da parte della pubblica amministrazione, e finanziari, per la realizzazione delle nuove infrastrutture. E' un processo, che per la sua imponenza richiede la collaborazione degli elementi locali con quelli nazionali ed internazionali, ma sopratutto è un processo che richiede apertura alla collaborazione e alle visioni per il futuro. Esso viene sperimentato nel ricco territorio del nord est dell'Italia, con l'avvertenza che se gli attori non saranno sensibili ai fattori e rischi del cambiamento, saranno travolti in breve tempo dai suoi effetti 'dirompenti'. Il lavoro fin qui svolto è vissuto di generosità individuali (imprese, ricercatori, studenti) e della sordità istituzionale e delle rappresentanze economiche, metafora della chiusura dell'Italia verso la complessità generata dall'innovazione e verso l'industriosità che caratterizza fasce sempre più ampie di cittadini. Ma data la situazione italiana, debole nelle sue organizzazioni centrali, è solo dalla riconversione a livello metropolitano che nasceranno sostanziali ipotesi di ripresa economica e di rigenerazione urbana. E in questa direzione saranno avviati i lavori per una seconda fase operativa del progetto, centrata sulla ricognizione delle nuove culture e sulla implementazione delle nuove infrastrutture.


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