Un modello di progettazione ecosistemica Valentina Cascione
Nel 2005 al termine del progetto di ricerca Millennium Ecosystem Assessment è stata rilevata una seria e crescente perdita di biodiversità e dei relativi servizi ecosistemici. I processi di degradazione degli ecosistemi e la conseguente capacità diminuita di fornire servizi potrebbe crescere molto nei prossimi cinquant’anni. Spesso pensiamo ai beni che gli ecosistemi ci forniscono come ad esempio il cibo, l’acqua o l’aria che respiriamo ma raramente ci si sofferma sull’importanza dei servizi. I servizi ecosistemici sono “i benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano e si possono dividere in servizi di fornitura, cibo, acqua, materie prime, materiali genetici, servizi
di regolazione, regolazione della qualità dell’aria, del clima, delle acque, assimilazione dei rifiuti, impollinazione, formazione e rigenerazione del suolo, servizi di supporto, conservazione della biodiversità e servizi culturali, ricreativi, estetici, educativi e formativi. Il Millennium ha calcolato che la perdita di questi servizi contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, diminuisce il livello di salute, riduce la disponibilità di risorse. Tra le principali minacce di perdita di biodiversità c’è la distruzione degli habitat data dal cambiamento di destinazione del suolo per lasciar spazio all’agricoltura estensiva, alle infrastrutture. Una soluzione possibile è cercare di avviare un
Venice, December 2013
Un modello di progettazione ecosistemica
processo di progettazione generativo e responsabile e che tenga in considerazione il valore del patrimonio naturale. È necessario concepire un nuovo modo di pensare le modalità d’uso dello spazio, non più basandosi su un modello che ignora la limitatezza delle risorse, con il continuo prelievo di risorse limitate, a favore di un nuovo modello di sviluppo che tenga conto del costo della perdita del patrimonio naturale ed abbia come centro la risorsa illimitata costituita dalla creatività. Lo sviluppo è deciso dalla valutazione del patrimonio naturale e della biodiversità e dalla valutazione del costo delle esternalità che e’ la base della mia riflessione. La biodiversità è quindi l’elemento fondamentale dello sviluppo e attraverso la manipolazione intelligente diventa l’elemento generatore. La rivalutazione della biodiversità è funzionale ad un modello di sviluppo guidato dalla regola del decou¬pling, proposta dall’Unione europea, secondo la quale l’aumento di produzione deve essere accompagnato alla diminuzione del consumo di risorse naturali. Decoupling significa letteralmente “ disaccoppiamento”, cioè rottura della relazione tra “mali ambientali” e “beni economici”, per raggiungere lo stesso risultato economico utilizzando meno materiali, quindi diminuendo il prelievo di risorse e aumentando l’efficienza del loro uso. L’utilizzo delle risorse dovrà essere più saggio, più utile, più pulito. Da queste regole si può ricavare un modello di analisi i cui input sono: - la valutazione dell’impronta ecologica, che misura il rapporto tra la pressione delle attività umane e la capacità di bioriproduzione della terra; - gli investimenti sul capitale umano, in base alle priorità del quadro strategico nazionale 2007-2013;
- il valore del patrimonio naturale, misurato con il metodo TEEB; - la valutazione del PIL ‘verde’ come base del rinnovo sia della base produttiva, sia dei contesti urbani. Questo modello è applicato al Friuli Venezia Giulia, che, pur rappresentando un terri-torio fortemente antropizzato, si qualifica anche per il suo elevato valore naturalistico, dato dalla varietà degli ambienti e della sua posizione biogeografica. Il Friuli Venezia presenta un’impronta ecologica di 3,98. Le risorse umane sono misurate in termini di creatività e conoscenza, fattori essenziali la crescita delle capacità. Gli indicatori utilizzati sono il livello di connettività, la capacità di innovazione, la tolleranza, la presenza di università, scuole, biblioteche, musei e teatri. La valutazione delle risorse naturali è stata fatta assumendo come base la geografia dei siti natura 2000, dei quali è stata rilevata la biodiversità, e la loro capacità di erogare servizi ecosistemici. La classificazione dei servizi ecosistemici assume come base il lavoro di De Groot-Costanza, mentre la loro valutazione avviene sulla base del lavoro di Scolozzi. La valutazione del PIL ‘verde’ avviene sottraendo al Pil il valore della perdita di produzione agricola, il valore della perdita di servizi ecosistemici i costi delle esternalità e aggiungendo il valore dei servizi (dell’ecosistema e delle persone) non pagati. Applicando questo modello, che mette il capitale umano, e quindi la creatività, risorsa illimitata, al centro del sistema, che rivaluta il valore, anche economico degli ecosistemi, si realizza la regola del decoupling, ossia si è in grado di aumentare la produzione senza perdita delle risorse naturali.