SPQeR N. 1

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edizione speciale | n. 1 | rivista sportiva Bimestrale | Euro 5,90

80 pagine

Alexandra Kosteniuk

La

regina Scacchi

degli

Intervista esclusiva

rugby | di Duccio Fumero

Ruthie Wright la "Pink Machine"

un novemBre di sorprese aspettando il sei nazioni



DIAMO VOCE ALLO SPORT DEI NOBILI VALORI

editoriale

Claudio Micalizio

Cari lettori, è prassi consolidata che il direttore apra con un suo saluto il primo numero di ogni rivista che voglia esordire sul mercato. E di solito l’editoriale finisce per diventare un ‘pistolotto’ in cui ovviamente si decanta la qualità del progetto che sta iniziando, si promettono interviste esclusive, scoop sensazionali, ricchi premi e cotillon e magari un bel po’ di gadget per ‘pompare’ le vendite in edicola. Noi, no. Certo vi garantiremo ogni numero articoli e reportage inediti, esclusivi incontri a tu per tu con i più affermati campioni, rubriche tecniche a cura dei più affermati esperti del settore ma lo spirito con cui è nato SPQ&R è diverso. Non migliore o peggiore: semplicemente diverso. E crediamo basti sfogliare le prossime pagine per capirlo: in un paese in cui l’unico sport sembra essere il calcio, noi abbiamo voluto creare una rivista che parlerà ostinatamente – e orgogliosamente - di altre discipline, forse meno visibili sui media e certo meno remunerative per chi le pratica… ma non per questo meno ricche di valore e tradizioni. Pensate agli scacchi, al pugilato: non sono forse tra le attività ludiche e agonistiche con più storia alla spalle? E il Rugby: forse è meno importante soltanto perché nei tg o sui giornali se ne parla solo quando c’è a Roma il “6 Nazioni”? Certo che no e, sia chiaro, in Italia già ci sono testate specializzate che parlano di queste discipline con maestria e competenza: SPQ&R, però, oltre a raccontare con molta umiltà le vicende agonistiche e gli appuntamenti di questi sport si propone anche di promuoverne i valori più nobili, i segreti e le tecniche, con l’intento di avvicinare sempre più appassionati alla pratica. Sfida ambiziosa? Può essere, anche perché ha il sapore di un’autentica rivoluzione culturale in un paese letteralmente “nel pallone” come l’Italia. Ma noi ci proviamo. Lo abbiamo fatto per questo primo numero, lo faremo anche nei prossimi mesi che inevitabilmente si arricchiranno di nuovi spunti e nuove idee. Ma lo faremo tutti i giorni anche sul nostro sito on line www.spqrnews.com dove troverete, ora per ora, le notizie e gli approfondimenti dell’attualità quotidiana delle discipline che più ci stanno a cuore. Consentiteci però di dedicare le ultime righe alla nostra redazione: se questa rivista esce con articoli e commenti esclusivi e con un’autorevolezza tecnica e intellettuale in tutti i suoi contenuti, lo dobbiamo alle tante firme prestigiose che hanno sposato l’ambiziosa volontà di trovare un nuovo modo di raccontare lo sport. Sono campioni, allenatori, preparatori tecnici, osservatori e giornalisti che nelle proprie carriere hanno dimostrato come sia possibile praticare - o raccontare - con onestà uno sport fatto ancora di valori nobili. A loro e agli altri collaboratori che lavoreranno dietro le quinte (grafici, fotografi, ufficio marketing e commerciale, addetti alla distribuzione) l’augurio di buon lavoro e grandi soddisfazioni. A voi tutti grazie in anticipo per l’affetto con cui vorrete seguirci in questa avvincente impresa. Buona lettura. SPQ&R _ 3


18 46 72

sommario

36

35 Vignetta - Pestone di Lele Lutteri

5 Sorprese a Khanty Mansiysk di Volfango Rizzi

36 Il re é al tappeto: tra scacco matto e knock-out di Giuseppe Lettieri

6 La Scacchiera della Pieve di San Cassiano di Controne di Mario Leoncini

46 Primo incontro di scacchipugilato femminile della storia di Volfango Rizzi

12 Campionati Mondiali Giovanili 2012 di Daniela Movileanu

49 Gli scacchi-pugilato sbarcano alla Royal Albert Hall di Volfango Rizzi

18 Il fascino degli scacchi eterodossi di Luca Cerrato

62

40 Fumetto - La vera storia degli scacchipugilato di Dario Goricchi

8 Partita Commentata di Alexandra Kosteniuk “la regina degli scacchi”

14 Didattica - Alfieri buoni e alfieri cattivi di Riccardo Del Dotto

20 Scacchi? Piacere! - Disavventure di un autore di un manuale di scacchi di Sergio Pagano 23 Gli scacchi per corrispondenza di Pasquale Colucci

50 Il mio primo incontro con gli scacchi-pugilato di Roberta Gatti 52 Intervista - Ruthie Wright, la Pink Machine 58 Un novembre di sorprese, aspettanto il Sei Nazioni di Duccio Fumero

24 Rubrica - Una visita a ... di Omar Stoppa

62 Rubrica - Rugby istruzioni per l’uso: La storia e l’essenza del rugby di Michele Benazzo

28 Campionato Europeo dei pesi Welter: Bundu vince ancora di Anna Sgarbi

64 Rugby di base - Conosciamo il Rugby Voghera. Intervista a Niall Grossi

30 III Memorial Dante Burli: grande successo di Gianni Burli

68 Europa: quando l’ovale non gira di Duccio Fumero

31 La boxe amatoriale a Spoleto: una cascata di vittorie di Gianni Burli

72 Aromaterapia: l’ingrediente segreto per lo sportivo di Beverley Higham

32 Intervista - Ed Levine, Presidente IBO

76 Inizio di un viaggio ludico di Luca Cerrato

Ti piace questa rivista? Cerchiamo nuovi collaboratori. Scrivi in redazione per essere dei nostri. Ti aspettiamo! Periodico Bimestrale cartaceo ed elettronico Anno: I - N. 1 Direttore Responsabile Claudio Micalizio Direttore Editoriale Volfango Rizzi Redazione: Roberta Gatti, Chiara Gobbini, Luca Cerrato, Guido Rizzi, Sergio Pagano, Giuseppe Lettieri

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3 Editoriale: Diamo voce allo sport dei nobili valori di Claudio Micalizio

Hanno inoltre collaborato a questo numero: Michele Benazzo, Luca Cerrato, Duccio Fumero, Gianni Burli, Pasquale Colucci, Riccardo del Dotto, Dario Goricchi, Niall Grossi, Beverley Higham, Ed Levine, Alexandra Kosteniuk, Mario Leoncini, Daniela Movileanu, Anna Sgarbi, Omar Stoppa, Ruthie Wright Sito internet e versione elettronica: www.spqrnews.com E-mail: info@spqrnews.com

Progetto Creativo & Impaginazione: Paolo Armani Grafica: Paolo Armani, Chiara Gobbini e Gabriele Lutteri Direzione e Amministrazione Via Piero della Francesca 16 27055 Rivanazzano Terme (PV). Tel. 0383.92877 Editore Associazione Scacchi960 e Scacchi Eterodossi, Via Garibaldi 109bis 27058 Voghera (PV)

Stampa FDA Eurostampa s.r.l. Via molino vecchio 185 Borgosatollo (BS) Registrazione Tribunale di Voghera, in attesa di registrazione Abbonamento Italia € 31,00 per sei numeri doppi all’anno (rivista su carta) € 29,00 formato elettronico € 38,00 rivista su carta & elettronica


Scacchi Volfango Rizzi

Sorprese a Khanty Mansiysk Campionato del Mondo Femminile 11 novembre 2 dicembre 2012

Nella foto da sinistra: Anna Ushenina e Antoaneta Stefanova (di Khanty-Mansiysk Organizing Committee)

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uesto è stato l’anno in cui si è giocato il mondiale femminile a eliminazione diretta tra 64 giocatrici, mentre nel prossimo (2013) la nuova campionessa mondiale in carica sarà sfidata dalla vincitrice del Gran Prix Femminile 2011-2012, la (appena) ex campionessa Hou Yifan. Abbiamo dunque una nuova campionessa in carica, una giocatrice che nessuno pronosticava come possibile vincente alla vigilia, l’ucraina Anna Ushenina: una vera sorpresa. Anna partiva con il 30˚ punteggio Elo e non aveva mai vinto in carriera grandi competizioni. Oltre ad avere conquistato il titolo mondiale, l’Ushenina si è guadagnata anche il titolo di Grande Maestro, che spetta alla vincitrice della competizione. É stato il campionato delle sorprese, con molte delle migliori giocatrici uscite nei primi due turni: nel primo Almira Skripchenko (sconfitta da Monika Socko), nel secondo le tre migliori classificate per punteggio elo: la campionessa del mondo Hou Yifan (altro scalpo della Socko), l’indiana Koneru Humpy e Anna Muzychuk. Le prime due sono uscite dopo le due partite a cadenza lunga, mentre la terza agli spareggi rapidi contro Anna Ushenina. Solo la metà delle prime del tabellone è riuscita ad appro-

dare al terzo turno. Negli ottavi, si è assistito allo scontro tra le due sorelle Kosintseva: Tatiana e Nadezhda, con la vittoria di quest’ultima agli spareggi rapidi. Nei quarti: l’Ushenina (1,5 a 0,5 con la Kosintseva) è stata la sola a non dover ricorrere agli spareggi a tempo rapido per approdare alle semifinali. La Stefanova ha battuto la Sebag 3-1. La Dronavalli ha vinto la prima partita rapida col nero e patta la successiva, mentre le due cinesi, Wenjun e Quian, devono affidarsi alle partite semilampo per spezzare un equilibrio che si protraeva per cinque partite: alla sesta la Wenjun, con i pezzi neri, ha conquistato il punto. Semifinale: Stefanova ha battuto Dronavalli 1,5 a 0,5. L’Ushenina ha vinto la prima partita rapida ed è riescita a difendersi bene nella seguente. La finale é al meglio delle 4 partite: la Stefanova è protesa a bissare il successo, com’era accaduto nel 2004 in un campionato del mondo ad eliminazione diretta. Patte le prime due partite. L’ucraina si aggiudica la terza, ma la bulgara ottiene il punto intero nella quarta. Gli spareggi rapidi vedono la vittoria della Ushenina nella seconda partita. Complimenti Anna! SPQ&R _ 5


SCACCHI E ARTE Maestro Mario Leoncini

La

scacchiera della pieve di

San Cassiano di Controne

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I

Insieme a Roberto Cassano di Roma sto lavorando a un libro, dal titolo provvisorio “Itinerario scacchistico in Italia”, dove si presentano gli innumerevoli gioielli legati al gioco degli scacchi presenti nel nostro paese. La pieve di San Cassiano, in provincia di Lucca ha, al suo interno, una antica e misteriosa scacchiera. Nel comune di Bagni di Lucca, nella valle del torrente Lima, affluente del Serchio, sulle pendici del monte Pratofiorito si trova San Cassiano di Controne, un agglomerato di sette piccoli nuclei abitativi chiamati villette. Il toponimo Controne, secondo l’ipotesi più diffusa, deriverebbe da “contra”, a designazione di un luogo posto di fronte a un altro. Gli abitanti posti alla sinistra del Lima avrebbero chiamato la regione ai piedi di Pratofiorito Controne (la valle che sta di contro). La chiesa, già citata nell’archivio arcivescovile del 772, risale probabilmente al VI secolo anche se è stata riedificata in epoca successiva. Una pietra murata nel sedile posto sul prospetto nord reca incisa la data 1072. “E’dunque questa data quella della ricostruzione della chiesa, o si trova accidentalmente incisa in quel poggiolo?” si chiese lo storico dell’arte Enrico Ridolfi1 . Nella chiesa si notano due piani pavimentali. Il piano originario, che va dalla facciata alle ultime due colonne, è leggermente più basso rispetto alla soglia del portale principale mentre si accede a quello più recente tramite due scalini. Nel pavimento più antico, decorato a tarsia marmorea, varcata la soglia d’ingresso principale, troviamo una scacchiera 8x8 dalle caselle colorate di bianco e di rosso. Nell’Alto Medioevo i colori contrapposti al bianco erano il nero e il rosso. E il rosso fu proprio il colore che,

negli scacchi, fu contrapposto al bianco nei secoli XI-XIII. “Nel frattempo infatti il colore nero aveva conosciuto una notevole promozione da colore del Diavolo, della morte e del peccato era divenuto colore dell’umiltà e della temperanza, due virtù allora in piena espansione) e, soprattutto, le teorie di Aristotele sulla classificazione del colore, facevano ormai del bianco e del nero i poli estremi di tutti i sistemi. Da allora, l’opposizione del bianco e del nero iniziò ad essere pensata come più forte e più ricca di significato di quella tra bianco e rosso”2. Più avanti, verso il centro della sala, si

Il Maestro Mario Leoncini a partire dal prossimo numero su queste nostre pagine, inizierà un corso di scacchi per principianti. Seguite la rubrica di Mario per migliorare il vostro gioco, o per impararlo da zero.

trovano altre due scacchiere composte con la stessa tecnica, ma di dimensioni 8x10. La datazione più probabile del pavimento è intorno alla seconda metà del XII secolo “quando questa tipologia decorativa poteva essersi abbastanza diffusa anche nelle chiese del contado”3. Un pavimento con decorazioni simili si trovava nella pieve di Controne intitolata a San Giovanni Battista come riprodotto in un disegno di Enrico Ridolfi conservato nella Biblioteca Statale di Lucca4. Purtroppo il pavimento della chiesa fu rifatto in laterizio nel 19575.

Il disegno di Enrico Ridolfi Altre scacchiere colorate di rosso e di bianco si trovano al Palazzo dei Papi di Anagni (FR); nella chiesa di Sovereto (BA); nella basilica di Sant’Ambrogio a Milano; nella cattedrale di Crema e nel campaniletto in località La Costa, alle porte di Crema.

1. Basiliche medioevali della provincia lucchese. La guida inedita di Enrico Ridolfi (1828-1909), Lucca Silvana editoriale, 2003, pag. 190. 2. Pastoureau, Michel, Medioevo simbolico, 2005, pag. 261 3. Mucci Colò, Paola, La chiesa di San Cassiano di Controne nel territorio lucchese, Lucca, 2004, p. 110 4. Albeum Ridolfi E., XXXIX 5. Archivio Soprintenenza ai Beni AA. AA. AA. SS. Delle province di Pisa, Lucca, Livorno, Massa Carrara, pratica 26048, 5 ottobre 1957.

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Grande Maestro Alexandra Kosteniuk


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uella che vi propongo è una partita importante del 9° round delle Olimpiadi Femminili, giocata a Istanbul 2012 tra la Regina degli Scacchi Alexandra Kosteniuk e Swaminathan Soumya (India). La partita, che è commentata da Alexandra qui sotto, ha permesso alla squadra russa di vincere l›incontro per 3 a 1 e di conquistare il primo posto alle olimpiadi. «Sono molto felice di poter dire che siamo riu scite a riconfermarci a Istambul dopo la vittoria finale alle olimpiadi di Khanty-Mansiysk. Nel turno finale abbiamo schiacciato la squadra del Kazakhstan, (che nel turno precedente aveva pareggiato 2 a 2 con la Cina), per 4 a 0. La nostra squadra vincente era composta dalle sorelle Tatiana e Nadezhda Kosintseva, da Valentina Gunina, Natalija Pogonina, e da me, Alexandra Kosteniuk. Oltre a vincere le medaglie d›oro di squadra, abbiamo conquistato anche medaglie di scacchiera: Nadezhda Kosintseva in 3^, Natalia Pogonina in 5^ ed io in 4^. É molto difficile vincere quando tutti dicono che siete le favorite, pertanto sono particolarmente contenta di avercela fatta. Gareggiavano molte squadre forti, particolarmente quelle della Cina ed Ucraina, che sono salite sul podio insieme a noi». Questa partita é stata giocata nel 9° turno delle Olimpiadi scacchistiche a Istanbul. Continua la Kosteniuk “La mia squadra, che aveva iniziato con 5 vittorie, ha ottenuto tre pareggi nei turni 6, 7 e 8; pertanto l’ultimo incontro era decisivo per il nostro destino nel torneo”.

Alexandra Kosteniuk VS Swaminathan Soumya 6 settembre 2012, Istanbul.

1.e4 la mia mossa favorita, 1... c6 “Sebbene la mia avversaria avesse giocato anche la difesa siciliana, noi considerammo che avrebbe optato per una più solida difesa Caro-Kann, che ella gioca abbastanza spesso. 2.d4 d5 3.e5 Af5 4.Cf3 e6 5.Ae2 c5. Questa variante é diventata molto popolare per il nero negli ultimi anni; é una linea molto concreta con molta teoria e lunghe varianti

6.c3 generalmente opto per la variante più concreta 6.Ae3, ma per questa partita avevo preparato qualcosa di diverso”.

the chess queen Alexandra Kosteniuk commenta una sua partita delle Olimpiadi Femminili, che è stata determinante per la squadra russa per vincere l’oro. Traduzione di Volfango Rizzi Foto: chessqueen.com

6…Cc6 7.O-O cxd4 8.Cxd4

8.cxd4 é più giocata a questo punto, ma prendendo con il cavallo si apre la strada al pedone f che assumerà presto un ruolo importante nella partita. SPQ&R _ 9


8…Cxd4 9.cxd4 Ce7 10.Cc3 Cc6 (Vishi Anand nella sua partita con Magnus Carlsen preferì a questo punto impiegere un’altra variante col nero: 10… h6 11.Ab5+ Cc6 12.Axc6+ bxc6 13.Ae3 Ae7 14.Ca4 O-O 15.Tc1 Da5 16.Txc6 Tac8 17.Dc1 Txc6 18.Dxc6 Ad3 19.Tc1 Ab5 20.Dc7 Dxa4 21.Dxe7 Dxa2 22.Db4 Ac4 23.h3 a5 24.Db6 Db3 25.Dxb3 Axb3 26.Tc7 Tb8 27.Ad2 a4 28.Ac3 h5 29.Ta7 Tc8 30.Rh2 h4 31.g3 hxg3+ 32.fxg3 g5 33.g4 Rg7 34.Rg3 Rg6 35.Ta6 Ad1 36.Ta7 Ab3 37.Ta6 Ad1 38.Ta7 Ab3 1/2-1/2, Carlsen Magnus (NOR) 2772 - Anand Viswanathan (IND) 2788, Nizza (France) 16-032009 11.g4 Ag6 12.f4 con l’idea di intrappolare l’alfiere in g6
dopo aver giocato f5
12…Dd7 proteggendo quindi la casa f5 ( diagramma 1)

13.f5! giocata comunque! 13…exf5 14.h4! L’idea chiave del bianco. “Il mio allenatore, Alexander Riazantsev, mi aveva suggerito questa idea molto tempo addietro; ma uno deve essere paziente a volte per avere una possibilità di applicare nuove idee in partite di torneo. (Diagramma 2)

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Qui la mia avversaria pensò quasi un’ora per muovere”. 14…fxg4? “Non é sicuramente la migliore opzione per il nero; spero di poter mostrare in partite future la sorte che toccherebbe al nero se scegliesse altre varianti. Da questo punto iniziai a giocare da sola con la mia testa; questo negli scacchi moderni é un momento particolarmente pericoloso:la transizione dall’analisi casalinga al dover pensare con la propria testa. Ci sono innumerevoli esempi in cui Grandi Maestri dopo aver raggiunto una posizione vinta, secondo le loro analisi, non son stati in grado di concludere le loro partite con il punto pieno sebbene avessero un gran vantaggio dopo aver eseguito perfettamente il loro lavoro di preparazione casalinga”. 15.Axg4 Dd8

16.h5 Dh4 “E qui non ho certo giocato 17.hxg6?? Dg3+! 18.Rh1 hxg6+…. e vince il nero. Ho invece giocato la forte mossa 17.Rg2! proteggendo la casa g3”: ( Diagramma 3)


il nero deve ritirare l’alfiere, e l’unica casella dove può andar è 17…Ae4+ 18.Cxe4 dxe4. “Qui spesi del tempo esitando tra due mosse - Tf4 e Af4 che mi sembravano entrambe molto buone per me. Alla fine decisi per 19.Af4 pensando che finire lo sviluppo sarebbe stato molto importante”. Ma 19.Tf4 sarebbe stata ancor più forte, perché non dà alcuna pausa al nero per giocare e le seguenti varianti mostrano come il nero sia senza speranza”. Dopo Tf4 si minaccia Ad7+ vincendo la regina in h4, quindi il nero deve ritirare la donna e se: 19…Dd8 20.d5 Cxe5 21.Da4+ Re7 (21… Cd7 22.Txe4+ Ae7 23.d6) 22.Txe4 Dxd5

23.Ag5+ f6 24.Td1 b5 25.Txd5 bxa4 26.Texe5+ Rf7 27.Td7+ Rg8 28.Ae6#) e se 19…De7 20.d5! Cxe5 (20…Td8 21.d6 Dxe5 22.d7+ Re7 23.Tf5) 21.Da4+ Rd8 22.Txe4 f6 23.Txe5! (sebbene la più semplice 23.Ae3 vince lo stesso) 23…fxe5 24.Ag5 vincendo

19…Td8 20.Ag3 Dg5

(20…De7 non va bene per: 21.d5 Db4 22.d6) 21.Db3 (anche 21.d5!? é forte) (Diagramma 4) 21…Txd4! “Non mi accorsi di questa buona difesa; Sebbene la posizione del nero é ancora pessima, il bianco deve essere preciso adesso: 21…f6 22.De6+ Ae7

23.Tad1 Cxd4 24.Txd4 Txd4 e vinco la regina dopo 25.Af4 Dh4 26.Th1 (26.Tc1).

22.Dxf7+ Rd8 23.De6

(23. anche Rh3 era un’altra mossa forte: 23…Ae7 (23…Cxe5 24.Axe5 Dxe5 25.Tad1) 24.Tad1 Rc7 25.Txd4 Cxd4 26.Dc4+ Cc6 27.e6+ Rc8 28.Td1)

23…Rc7 24.Tad1

“24.Tf7+ era molto più forte e precisa, ma durante la partita non ho visto la forte 26^ mossa in questa linea 24… Rb6 25.Af4 Td2+ (25…Dd8 26.Ae3 Ac5 27.Db3+ Cb4 28.Td7) 26.Rf1! (Io invece avevo calcolato solamente 26.Axd2 Dxd2+ 27.Tf2 e questa posizione non mi parve troppo chiara) 26…Dd8 27.Db3+ Ab4 28.Ae3+ la posizione é quasi vinta

24…Ac5?

Avrebbe offerto maggiore resistenza: 24…Txd1 25.Txd1 e poi Ac5; 26.Td7+ Rb8 e dopo 27.Df5 proponendo il cambio delle donne; se il nero lo evita giocando per esempio ...Dc1 (27…Dxf5 28.Axf5 Tf8 29.Axe4) 28.e6+ Ra8 29.Dxe4 Dg1+ 30.Rh3 Df1+ 31.Dg2 il re bianco é al sicuro e la mia posizione é sensibilmente migliore

25.Tf7+ Rb8 26.Txd4 Axd4 27.Dd7 Dd2+ 28.Rh3 Dxb2 vi sono diverse opzioni per terminare la partita; io scelsi: 29.Dc7+ Ra8 30.Ac8 e il nero abbandona: si minaccia il matto in b7, se 30 ... Cd8 31,e6 aprendo l’azione dell’Ag3 minacciando di dar matto con Db8 e non c’é difesa. 1-0. “Una partita molto buona in cui, usando la mia preparazione casalinga, ho raggiunto una posizione superiore e sono poi riuscita a convertire il vantaggio facendo il punto pieno, aiutando cosî la mia squadra a conquistare il nono turno e, in seguito, a vincere le Olimpiadi femminili per la squadra russa”. SPQ&R _ 11


Dalla nostra inviata Daniela Movileanu

Campionati del

Mondo

di Scacchi

Giovanili

2012

Foto: Alessia Santeramo

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584 ragazzi in gara al Mondiale Giovanile, tenutosi dal 7 al 19 Novembre nella cittadina slovena di Maribor. Ottima l’organizzazione: diretta video dalla sala di gioco, 10 scacchiere online per ogni categoria e una sfarzosa cerimonia di chiusura, che, con grande piacere del pubblico, ha visto la presenza dell’excampione del mondo Garry Kasparov. Fra i risultati degli Italiani, ottimo il 6° posto nell’U18F della WIM Marina Brunello; buono anche il risultato del FM Federico Boscolo, 28° con 6.5/11 punti nell’U18. Le nazioni maggiormente premiate sono state l’India (8 medaglie), la Russia (8 medaglie) e gli USA (4 medaglie). Di seguito, i vincitori delle varie categorie e i risultati degli scacchisti italiani. U8F: prima Asadi Motahare (Iran) con 10.5 punti su 11, seconda Tereshechkina Taisiya (Russia), terza Juhasz Judit (Ungheria). L’Italiana Garau Francesca chiude a 5 punti; U8 open: vince con 10 punti Abdusattorov Nodirbek (Uzbekistan), secondo il Turco Uzmcu Ahmet Utku, terzo Shen Christopher (USA). Due gli azzurri: Lunghi Samuele (4.5 punti) e Becchi Andrea (3.5 punti); U10F: oro per Priyanka N (India) con 9.5 punti, argento per Badelka Olga (Bielorussia), bronzo per Maltsevskaya Aleksandra (Russia). Per l’italia hanno partecipato Palma Maria (6.5), Scarpa Claudia (5.5) e Saba Gloria (4.5); U10 open: primo Nguyen Anh Khoi (Vietnam) con il sorprendente punteggio di 11/11, secondo Sargsyan Shant (Armenia), terzo Ram Aravind LN (India). Gli Italiani: Wang Cesare (6) e Sonis Francesco (4.5);


Marina durante un incontro

U12F: primo posto per Vaishali R (India) con 9 punti, secondo Abdumalik Zhansaya (Kazakhistan) e terzo Savant Riya (India). L’Italiana Scarpa Silvia conclude a 5.5 punti; U12 open: dopo numerosi tentativi negli anni passati, vince Sevian Samuel (USA) con 9 punti, secondo Wheeler Cameron (USA), terzo Zhu Yi (Cina). La rappresentativa italiana: Moroni Luca (7.5), Carnicelli Valerio (7), Arbore Daniele (5); U14F: prima Mahalakshimi M (India) con 9 punti, seconda Khomeriki Nino (Georgia), terza Monnisha Gk (India). Le Italiane Paolillo Gaia e Gueci Tea concludono rispettivamente a 6 e 5 punti; dopo un

Giorno di riposo: Alessia Santeramo e Tea Gueci

La premiazione di Marina

buon 5/8 iniziale, Tea ha ceduto nelle ultime partite non riconfermando il 7° posto dello scorso Mondiale U12F; U14 open: primo posto per Troff Kayden W (USA) con 9 punti, secondo Aravindh Chithambaram Vr (India), terzo Wang Richard (Canada). L’azzurro Zmengo Fulvio conclude a 6; U16F: vince Styazhkina Anna (Russia) con 9 punti, seconda Rodionova Polina (Russia), terza, dopo essere stata in testa per buona parte del torneo, Xiao Yiyi (Cina). Per l’Italia, Movileanu Daniela (la sottoscritta!) 5.5 punti, Gueci Laura 4; U16 open: primo Eliseev Urii (Russia) con 9 punti, secondo Girish A. Koushik

(India), terzo Chigaev Maksim (Russia). Gli Italiani: Gregori Giacomo (4.5), Vesce Emanuele (4); U18F: un meritato primo posto alla tredicenne Goryachkina Aleksandra (Russia) che vince con 9.5 punti, seconda Schut Lisa (Olanda), terza Severina Maria (Russia). Per l’Italia il sesto posto di Brunello Marina (7.5); Santeramo Alessia conclude a 5.5; U18 open: vince il GM Swiercz Dariusz (Polonia) con 9punti, secondo Gabuzyan Hovhannes (Armenia) e terzo Cori Jorge (Perù). Gli Italiani: Boscolo Federico (6.5), Maurizio Antonio (4.5) e Villa Giorgio (4.5).

Foto di gruppo

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Scacchi: Tecnica Maestro Riccardo Del Dotto

Alfieri buoni e alfieri cattivi Foto: Virginia Patrone


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on abbiamo mai avuto simpatia per gli Alfieri. Tipi obliqui, sfuggenti, difficili da inquadrare per chi come noi ha forti problemi di vista. Sono costoro albionici vescovi, giullari d’oltralpe, teutonici cursori o italici portabandiera? In passato pare che fossero addirittura elefanti. Non c’è da fidarsi degli Alfieri. Li credereste coerenti per quel loro destino monocromatico, li scambiereste per grossi pedoni come diceva Siegbert Tarrasch, ma forse è tutta una finzione. Sulla scacchiera sono i pezzi più umorali, più lunatici, più mutevoli. Non è un caso che si distinguano in buoni e cattivi. Come saperli riconoscere? “Quando l’avversario ha l’Alfiere, mantenete i vostri pedoni su case del colore di tale Alfiere. Se invece avete voi l’Alfiere, allora mantenete i pedoni - abbia l’avversario l’Alfiere o no - su case di colore opposto al vostro Alfiere. Naturalmente questi principi talvolta vanno rettificati in ossequio alle esigenze della posizione.” Così parlò Capablanca. Tutto facile, no? Insomma. Proviamo a chiarire la situazione e ricaviamo dall’affermazione di Capablanca tre principi: 1) Se siamo sprovvisti di Alfieri, mentre il nostro avversario ne ha invece uno a disposizione, cerchiamo di limitare la mobilità di tale Alfiere ponendo i nostri pedoni sul colore di quest’ultimo, al fine di ridurne il raggio d’azione. 2) Se al contrario abbiamo dalla nostra un Alfiere, cerchiamo di esaltarne le potenzialità e sistemiamo i pedoni sul colore opposto al nostro pezzo di riferimento, per non ostacolarne il cammino. 3) Attenzione: non prendete come oro colato questi due assunti, perché le eccezioni a scacchi pullulano. Immaginate di avere in un finale tutti i pedoni sul colore dell’Alfiere avversario, che magari riesce ad infiltrarsi nel vostro schieramento. Sarà una strage. Da tutto ciò discendono le definizioni dei nostri due tipi di Alfiere: Alfiere buono: situato su case di colore diverso da quelle dei propri pedoni (contano principalmente quelli centrali): ad esempio un Alfiere bianco in d3, con pedoni b2-c3-d4-e3-f2. Alfiere cattivo: situato su case dello stesso colore della propria struttura pedonale: ad esempio un Alfiere bianco in d2, con pedoni b2-c3-d4-e3-f2. E dopo tanto parlare, passiamo ad un esempio concreto.

Festival Internazionale di Imperia, settembre 2012

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Baslavsky I. Kondratiev P. Tallinn, 1947

Il Bianco dispone di una posizione ideale: questo Alfiere è talmente buono che può dirsi in odore di santità, poiché i pedoni disposti su casa scura gli garantiscono libertà di manovra. E non parliamo soltanto dell’Alfiere, ma anche del Re, vero protagonista del finale. Il Nero si ritrova invece con un Alfiere più cattivo di Mr. Hyde, in drammatiche ristrettezze di spazio, tali da costringerlo alla forzata passività. Cosa deve fare il Bianco per vincere questa partita? Semplice: giocare a 64 caselle. 1.Re3 Osservate come in questo finale entrambi i Re faranno sempre attenzione a passare dalle mattonelle scure, per evitare le case chiare, di pertinenza degli Alfieri. Pignolerie da Grandi Maestri, che vanno imparate. 1...Rf7 2.Rd4 Ae8 3.Rc3 Re7 4.Rb3 Rd8 5.Ra4! Ecco dove era diretto il Re. Nella posizione nera esiste un varco che conduce al buco in b6. Naturalmente il Re nero sarà in grado di otturare la falla, ma da ciò deriverà uno dei più seri problemi dei finali di Alfiere dello stesso colore: lo zugzwang. 5...Rc7 6.Ra5 Af7 7.Ac4! La regola del prendere di mira le debolezze avversarie: in questo modo si limita ulteriormente la già ridotta mobilità dell’Alfiere avversario. 7...Ag8 8.a4! (diagramma) Terminata la prima fase, il Bianco inizia la seconda che deve puntare necessariamente ad un’apertura della posizione per valorizzare il vantaggio di spazio dei propri pezzi. 8...Af7 9.b5 axb5 10.axb5 Ag8 Assolutamente didattica la conclusione

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derivante da 10...cxb5 11.Axb5 Ag8 12.Ae8! L’Alfiere buono dà la caccia al cattivo. 12...Ah7 13.Af7! Dominazione! 13...Rd7 14.Rb6 Re7 L’intrappolamento dell’Af7 è solo un’illusione. 15.Rxb7 Rxf7 16.c6 con successiva promozione. 11.b6+! Potrebbe sembrare un controsenso, ma in realtà il blocco del pedone sulla settima è un’altra caratteristica dei finali di Alfiere. Qui si programma infatti il tipico sacrificio laterale Aa6, che spianerebbe la strada al pb6, motivo per cui il Re nero non sarà in grado di allontanarsi troppo. 11...Rd8 12.Rb4 Ha inizio la terza fase. Riprendono le grandi manovre. 12... Af7 13.Rc3 Rd7 14.Rd4 Rd8 15.Re3 Rd7 16.f5! Altro strumento caratteristico dei finali di Alfiere dello stesso colore: la spinta di rottura per aprire una breccia nella posizione nemica. Che il rispetto della regola delle mattonelle non è una pedanteria, lo si capisce alla perfezione, immaginando cosa sarebbe successo se il Re bianco si fosse trovato in e4, anziché in e3, al momento di questa spinta f4-f5. 16...gxf5 17.Rf4 Ag6 18.Rg5 Ae8 Non ci sono alternative plausibili: 18...Ah7 19.Rh6 Ag8 20.Rg7; e se 18... Af7 19.Rf6 Ag8 20.Rg7. 19.Rf6 f4 20.Ae2 e con la caduta di e6 per il Nero la partita è conclusa. 1-0 Riassumiamo le tre fasi salienti di questa partita: 1) Trasferimento del Re verso l’unico varco presente nella posizione (b6), al fine di incatenare le forze nere alla passività (zugzwang); 2) Apertura delle linee per sfruttare il vantaggio di spazio; 3) Sacrificio di pedone per entrare nel campo nemico. In tempi recenti qualcuno si è divertito a rimescolare le carte. Pensiamo al Grande Maestro rumeno Mihai Suba, sostenitore del motto “Gli Alfieri cattivi difendono pedoni buoni”. Ma noi preferiamo credere alle fiabe di un tempo, dove i cattivi facevano sempre una brutta fine. Poi l’abbiamo già detto, che gli Alfieri ci stanno antipatici. Il bel libro Teoria del cambio di Gennady Nesis si apre con una frase emblematica di Yuri Razuvaev: “solo un Alfiere buono può essere sacrificato. Un Alfiere cattivo può essere soltanto perso.”


Del Dotto R. Cecconi G.A.

Campionato italiano a squadre, 2000 Può il Bianco tradurre in vantaggio materiale la sua supremazia territoriale? 28.Axg7! Sfianchettamento e sgombero. 28...Rxg7 29.Dd4+ f6 30.Txe8! Txe8 31.Da7 Il cambio in e8 è stato essenziale per poter intrappolare l’Aa7 senza incorrere in Ta8. 31...Dd7 32.Dxa6 1–0. Triste destino, quello dell’Alfiere cattivo in a6. Definire “combinazione” quest’ordine di mosse può sembrare eccessivo, tuttavia riscontriamo coordinazione dei pezzi, azione forzante della variante e realizzazione di un obiettivo positivo, ovvero il guadagno di materiale. Tra gli elementi che Yakov Nejstadt individua come componenti essenziali della combinazione, manca il sacrificio, l’aspetto forse più cruento del gioco. Un seguito quasi non-violento, diremmo, non invasivo, una “combinazione al laser”, che spesso ricorre nella prassi. Qualche similitudine è rintracciabile nella seguente partita.

Romanovsky P.A. Ravinsky G.I. Mosca, 1943

Prima di calcolare le varianti, la posizione richiede un’accurata analisi statica. Il Nero ha un pedone di vantaggio. Il che è niente se confrontato con lo splendido sviluppo del Bianco, che dispone di tutti i pezzi attivi, senza considerare la presenza scomoda di un chiodo conficcato in d6. Per non parlare poi degli Alfieri. L’Ac8 del Nero, in

quanto cattivo, si è meritato gli arresti domiciliari. 1.Ah6! La forza di questo sfianchettamento risiede soprattutto nella sua attitudine ad impedire l’arrocco corto del Nero. 1...Df6 Perde in modo simile alla precedente partita 1...0–0? 2.Axg7 Rxg7 3.Dd4+ Df6 4.Da7 e la Tb8 è condannata; insoddisfacente pure 1...Ae5 2.De3 f6 3.Tfd1 con la rinnovata minaccia di invasione in a7. 2.Axg7 Dxg7 3.De3! La debolezza delle case scure nello schieramento nero è disarmante. La scomoda presenza dell’Ac8 è d’ostacolo a qualsiasi tentativo di comunicazione tra le Torri. 3...Ta8 Inutile pure 3...b6 4.Dxb6!! ed il Bianco specula sulla debolezza dell’ottava traversa, che permette il matto di corridoio. 4.Da7!! Tratto di assoluta spettacolarità. Una specialità di Romanovsky, che ha inserito un esempio molto simile nel suo leggendario Il centro di partita. 1–0 Nella partita appena esaminata, dopo il cambio degli Alfieri in g7, la posizione nera denuncia un gravissimo indebolimento delle case scure, una debolezza “settoriale”, come avrebbe detto Alexander Kotov, un weak colour complex, se si preferisce l’inglese. A questo proposito ci viene in mente un ragionamento di David Bronstein: “le case nere dell’avversario sono deboli quando i suoi pedoni si trovano su case bianche ed egli non possiede l’Alfiere delle case nere. Ma se egli porta via tutti i pezzi dalle case nere contro che cosa io posso portare l’attacco? Andavo così ragionando, quando un giorno ho compreso che la debolezza delle case nere è nello stesso tempo anche una debolezza delle case bianche. L’attacco attraverso le case nere fa sì che una volta collocati i miei pedoni e pezzi sulle case nere, io muovo contro i pedoni e i pezzi avversari, situati su case bianche, i quali non hanno dove porsi al sicuro.” Se osserviamo la posizione conclusiva, vediamo che la Torre a8, collocata su casa chiara, è assolutamente impotente di fronte all’invasione della Donna avversaria in a7, che è casa scura. A chi attribuire la colpa di questa sconfitta?... Naturalmente all’Alfiere cattivo in c8. SPQ&R _ 17


Luca Cerrato

il

fascino degli scacchi eterodossi G

qualcuno). Famoso è anche l’incontro degli inizi degli anni ’70 nel quale gli scacchi assunsero un ruolo importante nella guerra fredda tra gli Stati Uniti d’America ed ex Unione Sovietica, con l’incontro per il campionato del mondo tra Bobby Fischer e Boris Spasskij. Per chi voglia imparare il gioco può entrare in una qualsiasi libreria e comprare uno dei tanti libri che insegnano i rudimenti di strategia degli scacchi e che a volte riportano anche una breve introduzione storica del gioco. Da questi cenni storici un lettore attento può derivare che il regolamento degli scacchi ha subito diverse varianti nel corso degli anni, che hanno stravolto le regole originarie. Qui di seguito proverò a riassumere brevemente la storia del gioco del re, orientata alla scoperta delle varianti storiche. Senza dubbio essa risulterà incompleta, ma occorrerebbero centinaia di pagine per renderla esaustiva. Spero in ogni caso di riuscire a fornire ai lettori delle varie forme che il gioco ha assunto nei quattro angoli della terra.

li scacchi sono tra i giochi più diffusi e conosciuti al mondo. Anche se non avete la più pallida idea di come muovere un Re oppure una Torre, senz’altro, almeno una volta nella vostra vita, vi sarà capitato di vedere una scacchiera, per esempio in un film oppure in un quadro. Il gioco è anche entrato nel parlare quotidiano con svariati modi dire, vedi “dare scacco matto” (vincere con una mossa decisiva), “subire uno scacco matto” (subire una sconfitta), oppure “tenere in scacco” (tenere sotto minaccia

Gli studi storici più accreditati datano la nascita degli scacchi con il gioco del Chaturanga, in India, verso il 600 d.C. Dal lontano oriente inizia il suo lungo viaggio verso l’occidente. In Persia diventa lo Shatranj, giocato dagli Arabi, che lo portarono, verso l’anno 1000, in Europa. Gli scacchi medioevali nel nostro continente subirono varie modifiche e

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inizialmente erano caratterizzati dalla lentezza delle aperture. Fino al quindicesimo secolo, infatti, mancarono sulla scacchiera pezzi di grande mobilità, come la regina (la Fersa si muoveva in diagonale di una casella) e l’Alfiere (al suo posto c’era l’elefante che muoveva di due caselle in diagonale). Per velocizzare e rendere meno monotono il gioco,furono introdotti anche i dadi: a seconda del risultato del lancio si muoveva un determinato pezzo. Questa modalità di gioco creò qualche problema con le autorità del tempo, per via delle scommesse intorno al gioco.

Nella storia degli scacchi non può mancare un riferimento al libro de los juegos, di Alfonso X di Castiglia, (siamo nel 1283), dove viene descritto il gioco di Acedrex, una variante giocata su un tavoliere 10x10, in cui vengono introdotti anche dei pezzi eterodossi. Altra variante storica, derivata dagli Shatranj e in voga verso l’anno 1000, è rappresentata dagli scacchi bizantini, giocati su un tavoliere circolare. Nell’Europa centrale, dal dodicesimo al diciottedesimo secolo erano diffusi gli scacchi Courier, con la scacchiera allungata in larghezza a dodici caselle e l’introduzione del moderno Alfiere; in più compaiono due pezzi: il Saggio e il Jester. Fino ad ora abbiamo visto la storia delle varianti del gioco del Re nel mondo occidentale, ma non si pensi che in Oriente le cose siano rimaste ferme. Ad- dirittura alcuni studi attribuiscono

la nascita del gioco non in India, bensì in Cina con lo Xiangqi. Se non accadde effettivamente così, furono verosimilmente gli scambi commerciali a portarlo nel paese della grande muraglia.

Gli scacchi cinesi sono facilmente distinguibili da quelli occidentali anche agli occhi degli inesperti. In primo luogo, al posto delle caselle bianche e nere, compaiono due palazzi imperiali alle due estremità del tavoliere, (in cui verranno confinati gli imperatori), mentre i due campi di battaglia sono divisi da un fiume. Altra sostanziale differenza è che i pezzi sono piazzati sugli incroci e le classiche figure occidentali vengono sostituiti da pezzi cilindrici, su cui sono disegnati ideogrammi.

Qualche volta i giochi sono anche lo specchio della società del tempo. Il gioco del re arrivò in Giappone nell’epoca

Nara (710-794), periodo di grandi scontri tra i signori nipponici, e la regola della “cattura” risentì della filosofia del Samurai, che, una volta fatto prigioniero, cambia padrone. I pezzi catturati, infatti, non escono dal gioco, ma vengono messi nella riserva del’’avversario. Il giocatore di turno, al posto di muovere un pezzo sul tavoliere, può mettere in gioco un pezzo della riserva. In Oriente esistono altri giochi storici, che derivano dal Chaturanga, come lo Janggi in Corea, in cui il tavoliere è simile allo Xiangqi, ma senza la presenza del “fiume” e con i pezzi di differenti dimensioni a seconda della loro importanza. In Thailandia e Cambogia troviamo il Makruk, mentre in Mongolia viene giocato il Shatar, entrambi giochi fortemente improntati al Shatranj Questo breve excursus storico dimostra chiaramente che il gioco degli scacchi fin dalla sua nascita è stato qualcosa di vivo e soggetto ad evoluzione. E’ quindi del tutto plausibile immaginare ulteriori, future modifiche, oppure alla coesistenza di più varianti per rendere sempre più vivace il mondo delle 64 caselle. Il già citato Bobby Fischer, nonostante abbia dedicato gran parte della sua vita agli scacchi, aveva pensato ad una variante in cui la disposizione iniziale dei pezzi fosse casuale (rispettando alcune regole), con 960 posizioni iniziali legali, da cui derivò il nome scacchi 960 (anche conosciuti come Fischer Random Chess oppure Fischerandom). Ma di questa variante, come di altre, senza dubbio si parlerà sui prossimi numeri di SPQeR. SPQ&R _ 19


Arbitro Internazionale Sergio Pagano

Scacchi? Piacere! Disavventure di un autore di un manuale di scacchi

L

’idea ci venne un paio di anni fa. Quei miei venticinque lettori che avranno partecipato qualche volta al torneo di Ladispoli, località balneare alle porte di Roma, sanno che il cortile dell’hotel che ospita i tornei, se il tempo è clemente (e spesso lo è), consente anche di vagare con la fantasia e chiacchierare del più e del meno. E io, da poco diplomato istruttore di scacchi, e Francesco Casiello, che invece istruiva già da molti anni, ci siamo trovati in un caldo giorno di primavera a discutere di come dovrebbe essere un libro che insegni gli scacchi a chi di scacchi non sa, o non ricorda, alcunché. Dovrebbe essere avvincente... pratico... completo... far giocare ancor prima di conoscere tutte le regole... insegnare

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concetti ancor prima di conoscere tutte le regole... con diagrammi a colori... immerso nella realtà scacchistica contemporanea e in quella italiana... rilegato ad anelli, perché se devo muovere i pezzi sulla scacchiera non devo fare contorsionismi per tenere aperto il libro alla pagina corrente... Ma perché non lo scriviamo noi? Ci siamo detti. E così ci siamo imbarcati in questa avventura. Che sta per concludersi, ma che per molti aspetti è stata anche una disavventura. Che sto per raccontarvi. Il piano dell’opera ci è venuto quasi spontaneo. Ci è sembrato carino scrivere il libro in 64 capitoli: magari, come nella leggenda di Sissa, da un capitolo al successivo il lettore raddoppierà le proprie conoscenze! Scrivere non è la cosa più faticosa o complicata. Il lavoro maggiore nella stesura del testo consiste nella scelta degli esempi (nei primi capitoli quasi tutti costruiti ad arte, nel seguito quasi tutti tratti da partite giocate). Spieghiamo prima come muove il Re. Poi come muove la Torre. Poi come muove l’Alfiere. Sono tutti pezzi semplici, impareranno facilmente. E nel frattempo possiamo cominciare a trasmettere concetti quali l’importanza del centro, l’infilata, l’inchiodatura, la coordinazione dei pezzi per dare scacco matto. Quando il lettore imparerà a muovere i terribili Cavalli e i pedoni, saprà già qualcosa di tattica e di strategia, e giocherà con qualche idea!

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Ovviamente, nel frattempo si cerca un editore. Di questi tempi, con la crisi dell’editoria, la gente che non legge più, vuoi che non troviamo un editore interessato? Basta che gli diciamo: guarda che in Italia sta per esplodere un campione di livello mondiale: Fabiano Caruana è il più forte under 20 al mondo ormai da circa un anno, e sta scalando la graduatoria internazionale agile come uno scoiattolo... Ci sarà la fila di editori interessati! Ci vendiamo al miglior offerente!

modifiche; siamo ancora (dopo quasi un anno e mezzo) in attesa di una risposta alla nostra (cortese) richiesta. Finché non troviamo un altro editore che di scacchi non sa nulla, si occupa di pubblicazioni fiscali, stampa di agende, queste cose qua... Ma la cosa gli interessa, e troviamo finalmente un accordo soddisfacente per entrambi.

Come facciamo? Cerchiamo su internet i siti degli editori di cui conosciamo il nome, e scriviamo. Semplice, no? A parte il fatto che molti di questi siti dicono “Signori, siamo editori ma non siamo interessati a valutare proposte editoriali, per cui è inutile che ci scrivete, anche perché un indirizzo a cui scrivere non ve lo diamo” (che sarebbe un po’ come se un ristorante esponesse un cartello con su scritto “lo sappiamo che se state leggendo questo cartello esposto fuori dal nostro locale probabilmente è perché avete fame; ma è inutile che entrate, perché il gas non l’abbiamo acceso, la spesa non l’abbiamo fatta, il frigorifero è vuoto e non abbiamo neanche i tavoli e le sedie per farvi accomodare...”. Ma allora che ci sta a fare il ristorante, dico io?)... A parte ciò, di molti altri editori esiste in effetti un indirizzo a cui inviare le proposte editoriali. Prepariamo un bel testo, motivato, corredato da dati e informazioni, non troppo lungo per non annoiare... Una di quelle cose che dovrebbe incuriosire... E lo mandiamo ad alcune decine di editori: piccoli, medi, grandi. Avete presente quando mandate un curriculum vitae per trovare un lavoro? Uguale! Di tante decine di editori, rispondono in due. Uno che ci dice che non è interessato, e noi lo ringraziamo per aver risposto. Un altro invece interessatissimo, ci scrive, ci telefona, vuole concordare i dettagli e ci manda anche una bozza di contratto. Bozza che non ci convince del tutto, chiediamo alcune

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A partire dal prossimo numero, il nostro redattore, l’Arbitro Internazionale Sergio Pagano, terrà su questa rivista una rubrica dedicata ai vari regolamenti degli scacchi; saranno molto gradite domande da parte dei lettori: potete sottoporre casi particolari o chiedere delucidazioni su qualsiasi aspetto regolamentare. Si possono inviare le vostre domande scrivendo via email a: postalettori@spqrnews.com oppure spedendo una lettera in redazione.

vi aspettiamo numerosi!!!

L’unico problema è che vuole l’opera perfettamente impaginata; “capite, noi di scacchi non sappiamo nulla, lo mandiamo in tipografia così come ce lo fornite”. E qui comincia un altro capitolo dell’Odissea... Perché di scacchi noi qualcosa ci capiamo, un matto in due riusciamo a trovarlo (se non sono quelli della Settimana Enigmistica però!). Ma come s’ impagina un libro di scacchi? Come si fanno i diagrammi? Cerca… cerca... Troviamo un software su internet che permette di fare i diagrammi, ma solo in bianco e nero e di una qualità discreta ma non ancora soddisfacente. Coinvolgo allora un mio collega che è un mago nella scrittura di software per la gestione di immagini, alcuni programmi scritti da lui li ha usati nientemeno che la National Geographic... E ci fornisce la soluzione che cercavamo. Quindi, sempre con l’aiuto di internet (che non finiremo mai di ringraziare!), troviamo un impaginatore disposto a impaginarci il libro (“Però mi dovete aiutare voi, perché io di scacchi non capisco nulla!”. Aridaje!, dicono a Roma. Ma se qua di scacchi non capisce nulla nessuno, perché non riuscivamo a trovare un editore per un libro che insegna qualcosa di scacchi? Lo capiscono che il target di utenza è vastissimo, o no?). Per la copertina è stato tutto più semplice: c’è una brava disegnatrice che è addirittura arbitro regionale! Finalmente abbiamo a che fare con qualcuno che capisce di scacchi! Il libro sta per vedere la luce. Il titolo è “Piacere, scacchi!”. Speriamo che sarà un piacere leggerlo; è stato un piacere scriverlo, ma... che fatica, però!


Pasquale Colucci

Gli

scacchI

per corrispondenza

I

l gioco degli scacchi può essere praticato sia a tavolino, ossia tra due persone che giocano sedute l’una di fronte all’altra, sia a distanza. Nel primo caso parliamo tipicamente della partita di torneo ufficiale o della classica amichevole disputata al Circolo, mentre nel secondo si gioca standosene comodamente seduti a casa propria. Fino agli anni ’90 si giocava per corrispondenza, servendosi della posta ordinaria (le famose cartoline postali o scacchistiche); poi subentrò la trasmissione via e-mail e quindi il gioco on-line e quello tramite

web-server. Giocare a scacchi per e-mail o sul server è facile e divertente e offre la possibilità di incontrare avversari di tutte le parti del mondo (partecipando ai tornei internazionali). Il divertimento è la motivazione principale, ma è innegabile che per divertirsi veramente occorre lottare per raggiungere traguardi sportivi, costituiti dai titoli “ufficiali” e dalle “promozioni”, né più né meno di quanto avviene nelle competizioni a tavolino. Iscrivendosi alla nostra associazione si possono ottenere sia le promozioni alle varie categorie - Candi-

dato Maestro, Maestro e Maestro Senior – sia i titoli dei vari campionati italiani: Campionato Assoluto, Magistrale, Nazionale, Seniores, Juniores e Femminile (questi ultimi due ad iscrizione gratuita). Le categorie conseguite nei tornei italiani ottengono il riconoscimento anche da parte dell’ICCF, che organizza competizioni in cui è possibile conquistare prestigiosi titoli internazionali: Maestro Internazionale, Maestro Internazionale Senior, Grande Maestro. Da segnalare poi la possibilità di giocare per i colori della Nazionale Italiana, sia in incontri amichevoli a squadre, sia nelle più importanti competizioni, quali i Campionati Europei, Mondiali e le Olimpiadi. L’Iscrizione all’Asigc, oltre che permettere di praticare l’attività agonistica, dà diritto a ricevere un bellissimo libro annuale a colori di 352 pagine, lo “Yearbook Asigc”, e una rivista mensile on-line, la “Newsletter Asigc”. Per di più, essendo già aperta la stagione agonistica 2013, chi si associa adesso acquisisce anche il diritto a ricevere l’edizione dell’anno 2012, in distribuzione verso la metà del prossimo anno. E tutto questo per soli 30,00 euro l’anno; con riduzione del 50% della quota per le donne e gli under 18, che pagano quindi 15,00 euro (con primo torneo gratuito per i neo-soci). Coloro che volessero avere maggiori informazioni, possono consultare il nostro sito: www.asigc.it oppure scrivendo una e-mail a: alfierebianco@libero.it.

Notizia dell'ultima ora

in alto La copertina del numero 19 della Newsletter ASIGC

a sinistra La copertina del libro annuale

Il GMI FINOCCHIARO ha vinto, ormai matematicamente, il Campionato del Mondo per corrispondenza! Dopo la RIEGLER nel femminile, questo risultato completa una strepitosa doppietta che porta l’Italia ai vertici del telescacchismo mondiale! Guardando il tabellone del torneo (mancano pochissime partite, ormai) troviamo altri due azzurri al 2° e 3° posto! Se finisse davvero così, credo sarebbe la prima volta nella storia: gli amici ASIGC possono confermarlo? Intanto tutti gli auguri del mondo per queste bellissime feste che ci state facendo passare! Valerio Agostini


Una visita a...

Questa rubrica e' un

viaggio

di un giorno in un taccuino

Maestro Fide Omar Stoppa

Foto: Omar Stoppa

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C

on essa intendiamo invogliare il lettore a scoprire fisicamente i luoghi degli scacchi nelle realtà Italiane, esponendone le microstorie che sono parti ineludibili della nostra Storia. Gli scacchi sono un messaggio di pace; non importa chi tu sia e sotto quale cielo ti trovi: il giocatore di scacchi è ovunque un volto amico, una persona che condivide ed accetta, oltre che un linguaggio sportivo universale, un codice etico fondato sui valori dell’uguaglianza, del rispetto e dell’ospitalità. In tal senso i Circoli di scacchi sono stati e dovranno continuare ad essere zone franche, luoghi “sacri”, aperti a tutti: e come tali qui vogliamo celebrarne l’importanza in quest’epoca di immensa incertezza.

Non è un caso che il primo sodalizio, di cui tracceremo un pur breve affresco, si trovi in una città portuale come Genova: da qui forse è più facile calarsi nell’idea della vita come viaggio e avventura. “A me pare che Genova abbia la faccia di tutti i poveri diavoli che ho conosciuto nei suoi carruggi, gli esclusi che avrei ritrovato in Sardegna, ma che ho conosciuto per la prima volta nelle riserve della città vecchia, le “graziose” di Via del Campo e i balordi che potrebbero anche dar via loro madre per mangiare. I senzadio per i quali chissà che Dio non abbia un piccolo ghetto ben protetto, nel suo paradiso, sempre pronto ad accoglierli” (Fabrizio De Andrè) H: 9:00 Questa giornata dunque non può


doti teoriche di compositore di studi. Eccone uno dei più famosi ed istruttivi:

(6) - Il bianco muove e vince (1856) 1.Ah4 Rb5! 2.Af2 Ra6 3.Ac5! Ag3 4.Ae7 Rb5 5.Ad8 Rc6 6.Ah4! Ae5 7.Af2 Ad6 8.Aa7 Ae5 9.Ab8 Ad4 10.Ag3 Aa7 11.Af2+-

Genova, vinto dal bulgaro GM Boris Chatalbashev. L’itinerario prosegue a piedi per via XXV Aprile, P.zza della Fontane Marose,e poi via Garibaldi, patrimonio mondiale dell’umanità perché sede di Palazzo Bianco, Palazzo Rosso e Palazzo Tursi. I primi due eccellenti esempi architettonici ospitano collezioni d’arte permanenti, mentre l’ultimo è sede del Comune di Genova. Un paio d’ore sarà da mettere in conto per una visita a questo luogo incantato. Una curiosità che però spiega bene le mille anime di questa città: da via Garibaldi, appunto elegante meta turistica, diparte un vicoletto “della Maddalena”, luogo di perdizione perché sede dei famosi “bassi”, dimore e luoghi di “lavoro” delle prostitute.

H: 12:00 Andando oltre, chi si avventura tra gli odorosi carruggi può essere premiato con una sosta ristoratrice da Sa Pesta(Via dei Giustiniani 16r telefono 010-2468336 www.sapesta.it); a giudizio di chi scrive il posto giusto per capire Genova anche senza muoversi dai vetri ap-

c3 Cf6

hxg4 hxg4

Dxe4 Axf2+

che cominciare da una piazza incastrata tra alcuni vicoli che la tagliano di sbieco e subito dopo si fiondano nel buio del porto salmastro. Raggiungiamo a piedi Piazza Giustiniani dalla stazione Principe ,di prima mattina, uniti allo sciame di studenti che transitano per Via Balbi, sede delle prestigiose Università, e poi giù da via del Campo ove troviamo un museo intitolato proprio al grande cantautore Genovese. Il Palazzo Giustiniani è stato per trent’anni la sede storica del circolo Centurini: sembra un Dio greco pietrificato. Noi ci soffermiamo nell’ampia corte, adornata di marmi e stucchi, per iniziare a ragionare del nobil giuoco, in cui Luigi Centurini (Genova, 1820-1900) spiccò per le sue

pannati e i fumanti forni di questa antica trattoria, le cui pietanze tipiche saranno una “variante” assai gustosa. H: 14:00 Ristorati dunque anche nel corpo oltre che nell’anima, dopo pranzo risaliamo per via San Lorenzo, la cui omonima Cattedrale merita un’attenta visita (qui ci divertiamo a lanciare una piccola sfida al lettore: cercate di trovare sulla facciata principale la sagoma di un cagnolino, probabile dedica dello scalpellista al suo amato animale domestico, eseguita in uno dei successivi restauri). Più avanti ancora si mostra in tutta la sua straordinaria bellezza il Palazzo Ducale, prestigiosa sede per l’edizione del 2000 del Festival Internazionale di

H: 16:00 Più avanti c’è Piazza Portello. Qui prendiamo lo storico Ascensore di Castelletto, il cui perfetto stile Liberty è evidente all’arrivo nella spianata di Castelletto. A tal proposito Emanuele Luzzati ci ricorda che “Genova, dove si entra dai tetti delle case e si esce giù per le strade ripide, labirintica come un bosco, è la mia migliore musa. Tutte le volte che esco dall’ascensore del quartiere di Castelletto e guardo fuori mi stupisco, perché vedo sempre qualcosa di nuovo”. Ora siamo tra le colline, dove all’alba o al tramonto non è poi così raro che appaia “...nella bonaccia muta tra l’isole dell’aria migrabonde la Corsica dorsuta o la Capraia”, poiché anche la vista del sommo Montale da lì avrebbe SPQ&R _ 25


Cxe5 g3

Axc6 dxc6 potuto spaziare negli azzurri più lontani delle due Riviere. Qui permettetemi di suggerirvi una bella merenda presso la Gelateria Don Paolo, distante pochi passi, con i suoi dolci siciliani artigianali. A lungo ho sostato, solo, sulle panchine della spianata, meditando su miserie e splendori delle mie partite appena concluse, magari di fronte ad avvampati tramonti invernali. Per corso Firenze arriviamo poi a Villa Piaggio, sede del Centurini tra il 2008 ed il 2010. Immersa in un Parco pubblico, trascurata quanto basta da far-

Moderna, su cui si affacciano gli splendidi Palazzo della Regione e Teatro Carlo Felice, ci incamminiamo lungo i portici di Via XX Settembre, lodevole esempio di armonica commistione di diversi stili architettonici, e dopo poco raggiungiamo l’attuale sede del circolo Centurini, in una via del centro affaristico ed economico:

Cf3 Cc6 via Ruspoli (oscuro esploratore dell’Africa, la cui biografia riporta anche la morte avvenuta durante una battuta di caccia a causa di un elefante). Si avverte a distanza l’odore dell’olio usato nell’officina ove riparano le corriere del servizio pubblico. Una stanza al piano terra ci indica che siamo giunti nella sede attuale del circolo. Lo spazio è angusto e dalle pareti ci scrutano severi gli stessi sguardi dei

Ab5 Ac5 campioni del mondo, presenti in chissà quanti altri luoghi scacchistici del pianeta (soffermatevi ad osservarle:Tal sembra uno scienziato pazzo cui hanno appena comunicato che il lancio del missile non ha conseguito la distruzione voluta; Fischer ride da lontano, come un ragazzino che fa finta di non essere interessato a dove gli hanno nascosto il giocattolo amato, ma già progetta metafisici tatticismi per riaverlo..). Oggigiorno il circolo è indiscutibilmente un punto di riferimento nel panorama scacchistico ligure; per

0-0 Ag4

d4 Cxe4

si attanagliare dalla solitudine mentre di sera, per rincasare, ne varcavi l’austera vetrata d’ingresso da cui accedere al viottolo d’uscita,ha rappresentato una sorta di Buen retiro per il Circolo, data la sua posizione a volo d’uccello sulla Superba, sebbene scoraggiasse i soci più pigri o meno poetici ad una frequentazione quotidiana. H: 17:00 Prendiamo l’autobus numero 36 e ci dirigiamo verso la zone Brignole. Dopo essere ridiscesi in Piazza de Ferrari, centro nevralgico della Genova

di più vanta una formazione nella serie “Master” del campionato italiano a squadre, e altre 5 formazioni nelle serie minori. Presso la sede si svolgono con buona frequenza corsi di vario livello per adulti e bambini, curati da istruttori qualificati. Giova ricordare qui che le due punte di diamante tra i soci sono il MI Flavio Guido e il MF Raffaele di Paolo. La sede è aperta tutti i pomeriggi, e posso assicurare che anche i non soci saranno i benvenuti per un primo “ambientamento”.

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h3 h5


Dg4 Axd4 H: 19:30 Ormai è sera. Dopo aver salutato gli amici scacchisti con cui si è fatta subito amicizia (gens una sumus) e lanciato un’ultima occhiata all’immensa collezione di libri nuovi e antichi con alcune rarità, custoditi forse un po’ mestamente dentro un armadio di ferro, ci dirigiamo senza indugio verso quella che rappresenta la tappa conclusiva della nostra passeggiata scacchistica. Il piccolo mondo si trova in via Ravecca, a ridosso della casa di Cristoforo Colombo ed è aperto tutte le sere dopo le 20, tranne la domenica. Il proprietario Stavros, ingegnere greco in pensione, la cui fervida immaginazione vi catturerà al primo incontro, si occupa di accogliere l’ospite con giochi e rompicapo di ogni sorta, quasi mai facilmente risolvibili. Nel frattempo si beve, si suona la chitarra o si gioca a scacchi, sia classici sia eterodossi. L’orginalità sta nel sentirsi da subito a proprio agio, in un piccolo mondo

appunto, dove da sempre gli scacchisti di ogni sorta trovano rifugio nelle lunghe notti invernali.Questo primo racconto finisce qui. Come il lettore avrà notato, non si è voluto ricorrere alle descrizioni dei luoghi e delle cose, non essendo questo l’intento della nostra rubrica. Chi comunque avrà il piacere di cimentarsi nel ripetere l’itinerario sopra descritto e fissare per la prima volta nella propria mente le immagini dei luoghi ricordati, potrà partecipare al nostro piccolo concorso. Si tratta di sistemare le 12 foto, secondo l’ordine cronologico in cui sono riportate nell’articolo: ad ogni foto viene abbinata una mossa (bianco e nero). Se sistemerete tutte le foto in ordine corretto, potrete ricostruire una famosa miniatura.

Biblio grafia “La storia degli scacchi in Italia” Di A.Chicco e G.Porreca “E poi il futuro” di G.Harari “Montale tut te le poesie” “Scaccomat to” rivista ufficiale del circolo Centurini di Genova, ed. on-line

e4-e5

La soluzione e i dati della partita nel prossimo numero.

Il 17 novembre 2012 è nata la Associazione Scacchi960 e Scacchi Eterodossi. Scopri il mondo degli scacchi eterodossi e visita la nostra pagina

Facebook: www.facebook.com/AssociazioneScacchi960EdEterodossi Il nostro sito internet sarà presto accessibile a questo indirizzo:

www.associazionescacchi960.it

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Pugilato Anna Sgarbi

(Ufficio stampa Boxe Loreni - Di.Pa.Sport)

bundu Difende il titolo di Campione Europeo dei Pesi welter Foto: Marco Chiesa

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uesta sera Rezzato si è tinta di viola. Il viola della Firenze di Leonard Bundu 28 (9)+2= che a 2’42” della prima ripresa si è confermato campione europeo dei pesi welter, atterrando con uno spettacolare gancio sinistro lo sfidante, il francese Ismael El Massoudi 37(14)+5-. Dopo i match validi per il titolo contro gli italiani Petrucci, Moscatiello e Castellucci si era arrivati ad un avversario straniero con un record di grande rispetto. Il match è partito con Bundu all’attacco, ma in modo prudente studiando l’avversario. Quasi subito ha cambiato guardia e ha portato qualche combinazione al corpo che ha messo in difficoltà il francese. Fulmineo, un gancio sinistro al volto ha atterrato l’avversario che, allo stop dell’arbitro, si era già rialzato, chiaramente non in grado di proseguire l’incontro, nonostante le sue (tardive) proteste. Bundu vuole di più. Arrivato a 38 anni punta più in alto. Da capire ancora quali potrebbero essere le sue possibilità a livello internazionale. Supervisore EBU: Dott. Antonio Del Greco Arbitro: Manuel Oliver Palomo Giudici: David John Irving, Zvanko Rukavina, Arnold Golger Nel sottoclou della serata, esito inaspettato per il match Ouerghi3(2)+ 2- contro Sabau 4(1)+. Questo incontro si presentava forse come il più equilibrato tra quelli di contorno. È terminato a 1’26” della prima ripresa, quando un gancio sinistro precisissimo del rumeno, che or-

mai da anni vive a Piacenza, ha messo KO Ouerghi. Soccorso immediatamente dal medico della riunione, il Dott. Tagliafierro, l’atleta del M. Zennoni si è ripreso bene e sicuramente non si farà fermare da questa sconfitta. Grande soddisfazione invece per Sabau e i Maestri Mosconi e Alberti. Il sardo Alessandro Murgia 10(6)+ ha battuto Marijan Markovic 4(3)+ 16- per KOT a 2’34” della seconda ripresa. Murgia ha un fisico notevole e una boxe pulita. Il croato, dopo aver subito un richiamo ufficiale al secondo round, è stato contato 2 volte, inducendo l’arbitro a decretare lo stop. Incontro abbastanza statico quello tra il friulano Fabio Tuiach 24(14)+ 2- e il “fuori forma” Kreso Bogdanovic 2+ 4-. Pochi colpi e molti giri intorno al ring. Nel minuto di riposo dopo la terza ripresa Bogdanovic segnala un dolore alla spalla destra che gli impedisce di continuare l’incontro. Viene decretato KOT, ma è più facile chiamarlo abbandono. Nell’intervista dopo il match, Tuiach lancia apertamente la sfida a Matteo Modugno, impegnato in questo periodo con le World Series per la conquista del titolo italiano, detenuto dal colosso della Boxe Parma. E’ terminato ai punti l’incontro tra Samuele Esposito 12(7)+ 1- e Luis Garcia 5+ 11- 3=. Per sua stessaammissione, non è stato il match migliore di Esposito, che comunque ha affrontato un avversario che, a dispetto del record, non era semplice. Dal Team Ortiz (Nicaragua) arriva anche Michael Carrero 11(5)+ 20- 3=, avversario di Brunet Zamora 23(10)+ 1- 2=. Dopo due riprese abbastanza statiche, a partire dalla terza si sono visti scambi interessanti da parte di entrambi i pugili. Colpi più precisi da parte di Zamora, al suo primo match tra i pesi leggeri. Quasi al termine dell’ultimo round un colpo del pugile di Loreni ha messo in difficoltà l’avversario, che ha dovuto sputare il paradenti per poter riprendere fiato. Chiara vittoria ai punti per Zamora. Un ringraziamento a Mario e Graziano Loreni che, con tutto il Team, hanno nuovamente riempito il Palazzetto di Rezzato, già teatro di numerose riunioni. Il prossimo appuntamento per il Team Loreni-Di.Pa.Sport sarà a Piacenza, per il tradizionale Santo Stefano pugilistico. SPQ&R _ 29


MAESTRO EMERITO GIANNI BURLI

Foto: Boxe Spoleto

BOXE: GRANDE SUCCESSO PER IL .

"3 MEMORIAL DANTE BURLI" Anche questa volta si è trattato di una vera e propria festa dello sport. Del pugilato in particolare, ma l’emozione e il sentimento che ha pervaso tutto il pubblico accorso al Palazzetto dello sport nelle due giornate di gara (17 e 18 di novembre), era davvero un qualcosa di sport a trecentosessantagradi. E se da un punto di vista agonistica sabato sera si è trattata di un grande evento pugilistico, la giornata di domenica ha visto salire sul ring in occasione del trofeo Città di Spoleto, una moltitudine di appassionati della nobile arte del pugilato, dagli otto anni fino ai 58, tanti erano gli anni del concorrente più in là con gli anni. Una vera ed festa dello sport con intere famiglie con prole arrivate a Spoleto da molte città delle Marche e del Lazio, Con il suono dell’ultimo gong, suonato nel pomeriggio di domenica è calato il sipario su questa terza edizione del Memorial che la Boxe Spoleto ha voluto dedicare al suo fondatore e nume tutelare, il Cav. Dante Burli. La manifestazione di sabato sera , con la presenza a bordo ring di numerose personalità tra cui il Vice Sindaco Stefano Lisci e l’Assessore allo Sport del Comune di Spoleto Yuri Cerasini, si è aperta con

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una bellissima sorpresa che tutti i ragazzi della Associazione pugilistica spoletina hanno voluto fare al loro maestro Gianni Burli. E così sulle ali delle musica del pugilato per antonomasia, la prima edizione di Roky, sono saliti sul ring, con una maglietta raffigurante il viso del loro Presidente scomparso tre anni fa, tutti i frequentatori della palestra della Boxe Spoleto, dai bambini ai pugili e agli amatori, una lunga sequela di ragazzi e ragazze che hanno di fatto riempito i quattro lati del ring. E successivamente sono state proiettate sulla parete del palazzetto a lato del grande poster raffigurante le tre generazioni tecniche della famiglia Burli, l’indimenticabile Dante, Gianni e Fabio, tutta una serie di diapositive raffiguranti gran parte della storia del sodalizio spoletino. Un grande applauso ha fatto da corollario alla consegna da parte della piccola Emma Fausti, a suo nonno, il Maestro Gianni Burli, di un paio di guantoni rossi con la stessa immagine stampate sulle magliette. Come dire un inizio niente male per una grande serata di pugilato che poi, visti i risultati, sarebbe diventata una magica serata per la Boxe Spoleto.

La cronaca pugilistica Stavolta i protagonisti sono stati i pugili della Boxe Spoleto, dilettanti e professionisti che hanno difeso i colori di Spoleto nel corso della manifestazione intitolata al compianto Presidente il Cav. Dante Burli. E dobbiamo dire che l’hanno fatto nel migliore dei modi. Vincendo cioè tutti gli otto combattimenti che erano in programma contro validi avversari dell’Abruzzo. Ha aperto la serata nei pesi superleggeri il debuttante Tomarelli Francesco che ha battuto ai punti il pari peso Castellani Luca. Il secondo combattimento della serata ha visto salire sul ring nella categoria dei pesi welter il guardia destra Zepponi Simone che, al termine delle tre riprese regolamentari, ha avuto la meglio contro il più esperto Iezzi Daniele. E’ stata poi la volta dell’altro pugile della Boxe Spoleto, il peso leggero Zefi Glen. Lo speletino ha condotto il combattimento


dall’alto della sua superiorità tecnica affrontando a viso aperto il suo antagonista Samara Olexander che dall’alto dei suoi 54 combattimenti era certamente più esperto. Ma il match è stato gestito e guidato dallo Spoletino che si è aggiudicato il combattimento per squalifica dell’avversario alla 3° ripresa. Bella è stata la vittoria del peso medio della Boxe Spoleto Palazzari Giorgio che pur essendo al debutto, ha dimostrato delle qualiotà non indifferenti battendo ai punti l’abruzzese Vallucci Lorenzo. Il quinto combattimento della serata che ha visto la presenza in sala del Vice Sindaco Stefano lisci e dell’Assessore allo Sport Yuri Cerasini, è stato quello che ha visto di fronte nei pesi welter lo spoletino Duliba Naza che ha battuto al termine di un bellissimo combattimento, il coriaceo Leone Antony. E’ stata poi la volta del peso mediomassimo Nigro Raffaele che ha faticato

non poco per tener a bada un pugile del valore dell’avversario Verdile Mario. Ma alla fine delle tre riprese il giudizio dei giudici è stato unanime decretando la vittoria ai punti del Nigro. Ultimo combattimento tra dilettanti al limite della distanza olimpica delle tre riprese da tre minuti ciascuna è stato quello che nella categoria dei pesi massimi ha visto di fronte Doda Valentino che ha battuto ai punti Regi Christian

con una condotta di gara estremamente utilitaristica non lasciando scampo all’avversario. L’ottavo match della bella serata pugilistica è stato quello che ha visto il debutto tra i professionisti del peso welter spoletino Ndreca Gjon opposto al pari peso Maurizio Amedeo al limite delle sei riprese da tre minuti. Il combattimento è stato altamente spettacolare in quanto lo spoletino ha cominciato la prima ripresa conquistando il centro del ring e impostando il ritmo di gara che più gli si confaceva. E questa tattica ha dato i suoi frutti, colpendo l’avversario con ganci e colpi diretti al viso e al tronco. E così è stato per la seconda e terza ripresa nel corso del quale, dopo uno scontro fortuito, il suo avversario ne è uscito con una ferita sopra la testa. Fata visionare la ferita al medico di servizio, costui dichiarava finito il combattimento

in quanto il pugile non poteva continuare. Come da regolamento, essendo stata la sospensione del match all’interno delle prime tre riprese, si è andato al conteggio dei cartellini per l’assegnazione del verdetto ai punti. E la vittoria ah arriso allo Spoleto Ndreca Gjon che ha così inaugurato nel migliore dei modi la sua carriera tra i professionisti.

LA BOXE AMATORIALE A SPOLETO: UNa cascata di vittorie.

Se la giornata di sabato ha visto di scena il pugilato olimpico, quello cioè fatto di agonismo, domenica 18 novembre il Palazzetto dello Sport di Spoleto è stato invaso da decine e decine di praticanti la boxe amatoriale provenienti da Marche, Lazio ed Umbria. Una vera e propria desta dello sport con bambini, ragazzi e ragazze, uomini e donne che si sono cimentati nella espressione non agonistica della nobile arte del pugilato. Sulla lunghezza di due riprese da due minuti ciascuna, sotto l’attenta guida di un arbitro federale ( per l’occasione una graziosa ragazza), sono saliti sul ring più di cinquanta partecipanti dagli otto anni ai sessanta!!! I confronti sono stati leali e senza alcun contatto, così come precede il regolamento della federazione pugilistica Italiana. Alla manifestazione sono stati presenti oltre gli atleti anche numerose famiglie al seguito che di fatto hanno contribuito alla bellissima riuscita dell’evento sportivo. Presente il Delegato regionale per l’Umbria Riccardo Lini, il Consigliere federale Marcello Stella e tutto lo staff dirigenziale della Boxe amatoriale italiana. SPQ&R _ 31


Pugilato Volfango Rizzi

i.b.o.campione di Integrita'. e la f.p.i.? Intervista a Ed Levine (presidente I.B.O.) di Volfango Rizzi Traduzione di Giuseppe Lettieri

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ingraziamo il Presidente dell’Organizzazione Internazionale di Pugilato, Sig. Ed Levine, per averci gentilmente concesso l’intervista che segue. Sig. Levine, seguo da molti anni la crescita ed il percorso dell’ IBO (International Boxing Organisation) ed ho molto apprezzato che tale organizzazione si sia adoperata al superamento di alcune difficoltà che lo sport del pugilato incontra nell’era contemporanea. Mi viene anzitutto spontaneo chiederLe, considerando che tale disciplina conta già diverse “associazioni, federazioni, organizzazioni, sindacati e simili” a livello mondiale, quali siano stati i motivi che hanno indotto a fondarne un’altra (la IBO appunto)?

Non mi piace rispondere ad una domanda con un’altra domanda, ma è specifico in questo contesto. C’è qualcuno o una qualunque altra entità nel pugilato che ha il potere o l’inclinazione di cambiare lo statu quo del pugilato stesso? Le organizzazioni esistenti, in particolare i più “riconosciuti” organi sanzionatori, hanno una completa, esclusiva, nonché un incontrastato monopolio nello sport del pugilato. Se si guardasse al mondo del pugilato attraverso un’ottica realistica, si prenderebbe consapevolezza che alcune di tali “credibili” organizzazioni sono in realtà del tutto l’opposto. Tutte possiedono lo stesso modello di business e sono immuni da ogni forma di critica. L’arroganza prevale sulla responsabilità. Noi, invece, offriamo un sistema alternativo


basato su aspetti fondamentali quali trasparenza ed integrità morale. Alla luce di queste Sue autorevoli considerazioni, è senz’altro interessante far conoscere al pubblico quanti e quali traguardi sono già stati raggiunti dall’IBO nel corso dei suoi 24 anni di vita e, in particolare, nei 13 della Sua presidenza. Quando assunsi la presidenza, il mio

rà per divenire il principale organismo di riconoscimento dei titoli dei pugili professionisti? La nostra crescita aumenta sensibilmente adattandosi al marketing dei Top 100 e all’avanzamento della forza dei nostri campioni. Stiamo inoltre lavorando alla creazione di una “blue chip list” di giornalisti esperti di pugilato, abili nel modificare i punteggi assegnati dal computer. Infatti, il computer non è in grado di riconoscere una buona sconfitta da una cattiva vittoria. Allorquando sarà nota la differenza della nostra organizzazione rispetto alle altre, potremmo continuare a crescere. Secondo Lei, prendendo in esame i principali “riconosciuti” enti che citava prima, questi ultimi tendono ad ostacolare in qualche modo il lavoro svolto dall’IBO? In caso affermativo, come la vostra organizzazione risponde a questi tentativi? Alcuni tra i più riconosciuti organi sanzionatori provano effettivamente a boicottare il lavoro dell’IBO. Ciò, infatti, è proprio quello che riteniamo sia avvenuto in Italia. L’IBO è vista come un pericolo e un diretto competitor alle esistenti alleanze che tutelano soltanto i propri interessi. Noi riteniamo che i promotori e i manager siano talvolta del tutto esclusi da tali organizzazioni nel momento in cui decidono di collaborare con l’IBO.

obiettivo principale fu quello di inserire l’IBO nel grande circuito del pugilato e di farne un rispettabile organo sanzionatorio. Ciò si è rivelato un percorso piuttosto articolato, poiché l’opinione pubblica è sfavorevole alla nascita di nuovi organi similari. Tuttavia, nonostante il cammino denso di ostacoli, siamo oggi riconosciuti quale entità prestigiosa ed affidabile. Può cortesemente indicarci gli obiettivi che l’IBO si propone di raggiungere nei prossimi anni e le strategie che adotte-

In che modo la vostra organizzazione cerca di farsi conoscere dai mass media e dal pubblico in generale? Noi cerchiamo di raggiungere i media tramite il racconto di storie. Attualmente lavoriamo con due principali siti di pugilato. Alcuni anni fa l’IBO veniva menzionato raramente negli articoli di pugilato: oggi invece la maggior parte di coloro che scrivono di pugilato menzionano l’IBO e molti hanno iniziato a notare la differenza con altri enti. Il modo in cui il ranking è visualizzato sul vostro website è cambiato e il rating che ogni atleta ha raggiunto è ora nascosto. In un editoriale Lei ha scritto che questo è stato necessario farlo, poiché altri erano soliti sfruttare quei punteggi SPQ&R _ 33


per migliorare i propri. Vuole spiegarci i motivi di tale cambiamento, considerando che il Suo principale obiettivo era di migliorare i punteggi degli atleti, rendendoli meno approssimativi? Secondo Lei è da considerarsi positivo il fatto che gli organi di pugilato e le riviste riportino tali punteggi? Le uniche due informazioni che sono state modificate e che non sono ora più visibili sono i punti ed i campioni del mondo. Questi ultimi, tuttavia, sono stati classificati in base ad una tabella comparativa gestita dal computer a seguito degli incontri. Questi dati sono totalmente oggettivi ed elaborati in via informatica senza input umano. Abbiamo riscontrato che alcune delle riviste più famose di pugilato non hanno mai adottato i rating dell’IBO. Forse siamo visti come competitors, in ragione dei punteggi altrui cercando di screditare i nostri, sostenendo l’inaffidabilità di un nuovo organo sanzionatorio. Gli stessi evitano di adottare i nostri rating poiché risalterebbe la loro incompetenza. Altra novità: la classifica attualmente prevede che, per ogni categoria di peso, i campioni dell’IBO e dei quattro storici enti certificatori devono essere collocati in alto come campioni, e, di conseguenza, risulta una lista dei 100 atleti restanti. Personalmente preferivo quando i campioni stessi erano inclusi all’interno della lista ed era così possibile vedere esattamente dove erano posizionati. Nel settore degli scacchi, osservando ad esempio la lista FIDE del mese di Novembre 2012, si nota che il campione del mondo risulta attualmente posizionato al numero 6, non celato in virtù del suo titolo. Secondo la Sua opinione, nascondere il nominativo degli atleti renderebbe la lista meno trasparente rispetto al passato? Quali sono dunque le ragioni alla base di tale cambiamento? Apparentemente risulterebbe meno trasparente rispetto al passato, tuttavia si

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osserverà il livello di competitività attraverso i risultati degli incontri negli ultimi 6 mesi e la posizione in classifica degli atleti sconfitti in carriera. Secondo le critiche di alcuni giornalisti sul nostro sistema di ranking, il campione non dovrebbe essere elencato indicando i suoi sfidanti. Può illustrarci le principali differenze tra il mondo del pugilato negli Stati Uniti e in Europa. Attualmente c’è molta più attività in Europa rispetto gli Stati Uniti. Il pugilato è sempre stato uno sport la cui crescita e popolarità sono direttamente proporzionali allo sportivo che intende migliorare le proprie condizioni di vita ed ottenere vantaggi economici. Negli Stati Uniti è facile per gli atleti dedicarsi ad altri sport come il baseball, football e basket e trovare un’ occupazione sportiva. Si può inoltre affermare che vi sono numerose richieste in merito al pugilato in Europa orientale e in Asia. Non so se Lei è del tutto al corrente della situazione del pugilato in Italia: uno sport molto popolare e importante fino agli anni ’40, cui fece purtroppo seguito il declino. Ancor oggi è piuttosto raro assistere in TV a incontri di boxe . A Suo parere quali possono essere le ragioni del declino e quali le possibili soluzioni di ripresa? La Federazione Pugilistica Italiana sembra indirizzare i suoi sforzi verso il pugilato amatoriale rispetto a quello professionistico. Ciò si paragona all’esempio di giovani studenti nei college ai quali verrà negato un lavoro una volta laureati. Andrebbe pertanto sviluppato il loro talento creando visibilità. L’IBO stabilì quattro incontri per i titoli regionali per consentire agli atleti meritevoli l’ascesa nel panorama internazionale di pugilato. Non garantire un aiuto a tali atleti, ai loro manager e promotori ha indubbiamente comportato un notevole declino del pugilato professionistico italiano.

Anche se il pugile Emiliano Marsili ha conquistato il titolo mondiale IBO nella categoria dei pesi leggeri nel Gennaio 2012, la FPI non gli ha riconosciuto tale titolo. Ciò non invoglia un promotore a organizzare in Italia eventi che includano combattimenti con titoli assegnati dall’IBO. Allo stato attuale, se un pugile combatte in un incontro IBO può rischiare severe sanzioni. Perché ciò accade e come sta operando in proposito l’IBO per migliorare la situazione? La vera sconfitta in questo caso non è dell’IBO. La nostra è una presenza mondiale e riconosciuta. E’ spiacevole osservare che il pugilato italiano abbia assunto questa posizione, che chiaramente diminuisce le opportunità per i pugili italiani, manager e promotori. Noi riteniamo che la posizione assunta dalla FPI è azionata da politiche di affiliazioni esistente e dalle pressioni che queste ultime esercitano sulla FPI stessa. Sperando in una favorevole situazione politica italiana, auspichiamo una proficua collaborazione futura. Il mondo del pugilato sta per subire una profonda rivoluzione il prossimo anno, quando nell’autunno del 2013, l’AIBA lancerà l’APB (AIBA Professional Boxing). Lei considera questa novità una minaccia o un’opportunità? E che tipo d impatto potrà avere nel mondo del pugilato? Non prevedo alcun tipo d’ impatto. Le strutture di potere esistenti sono troppo dominanti. Quale importante combattimento sarà in programma nei prossimi mesi con in palio i titoli IBO? Tutte le date possono essere reperite sul sito ufficiale dell’IBO http://www.iboboxing.com. Grazie molte per il Suo tempo e la Sua disponibilità. Auguro a Lei e all’IBO tanto successo nel raggiungere gli obiettivi prefissi.


La Vignetta lele Lut teri

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Maestro Fide giuseppe Lettieri

il Re e' al tappeto tra scaccomatto e knockout Foto: Lettieri

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La noble art: dalla nascita e sviluppo del pugilato alla invenzione degli scacchi - pugilato


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Introduzione storica al pugilato “Come un pesce viene spinto dal soffio di Borea sulla spiaggia coperta di alghe, e l’onda scura lo travolge, così quello, colpito, vacillò”. (Omero, Iliade, 1800 a.C. circa) è così che Omero, nel ventritreesimo libro dell’Iliade, descrive una delle più antiche gare di pugilato, avvenuta in occasione delle cerimonie per onorare i caduti in guerra, tra Epeo, il famoso costruttore del cavallo di Troia, ed Eurialo, noto per aver preso parte alla spedizione degli Argonauti. Sin dagli esordi di questo leggendario sport, si tramandano storie e racconti attraverso fonti storiche e mitologiche. Infatti, il pugilato, unitamente alle altre discipline sportive culturali ed educative, era frequentemente praticato quale esercizio nella eventualità di combattimenti militari. Si può dunque far risalire la pratica di tale disciplina sportiva all’epoca della civiltà minoica e micenea nell’antica Grecia. Fonti mitologiche riportano che Teseo sia stato il promotore del combattimento fra due guerrieri, i quali, sfidandosi a colpi di pugni, avrebbero terminato l’incontro con la morte di uno dei due. Tuttavia, si afferma con certezza storica che soltanto nell’anno 688 a.C. il pugilato fu riconosciuto quale disciplina sportiva ufficiale durante la XIII manifestazione dei Giochi Olimpici greci. In tale occasione la vittoria finale andò all’atleta greco Onomasto da Smirne, primo Campione Olimpico della storia del pugilato. In quelle gare ufficiali agli atleti era consentito utilizzare unicamente fascette in cuoio a protezione di mani e avambracci, escludendo qualunque capo di vestiario, ad eccezione talvolta di calzature leggere. Riguardo al regolamento delle gare, non risultano dettagliate argomentazioni; tracce di manoscritti e dipinti riportano alcune regole vigenti durante gli incontri, come ad esempio l’assenza della

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suddivisione in round e il tempo indeterminato del combattimento, che continuava sino alla resa di uno dei due atleti. Per oltre mille anni, con la caduta dell’Impero romano d’Occidente, il pugilato fu abbandonato definitivamente fino al 1681, quando in un giornale inglese si riportò un combattimento di boxe. In seguito a tale pubblicazione il pugilato si diffuse nel periodo della rivoluzione industriale in Inghilterra, particolarmente tra i lavoratori. In quel periodo si distinse il campione inglese James Figg (1695-1740), che introdusse le principali tecniche di combattimento dell’era moderna e che, vincendo 15 incontri consecutivi, venne proclamato campione del mondo di pugilato. Il suo successore, Jack Broughton, formulò il primo regolamento scritto nel 1734, che prevedeva l’utilizzo dei guantoni, la delimitazione del ring tramite corde, la figura di un arbitro e proibiva i colpi al di sotto della cintola. Nel 1865, ad opera del marchese di Queensberry, il regolamento precedente si trasformò in codice scientifico, contrassegnando in tal modo la nascita della boxe moderna. Il nuovissimo codice pugilistico prevedeva l’uso obbligatorio dei guantoni, la divisione in round, ciascuno della durata di tre minuti con un intervallo di uno, la regola del KO, nonché l’introduzione delle categorie di peso (leggeri, medi, massimi). Infine, nel corso del 1900 furono introdotte definitive innovazioni, vigenti tuttora, quali nuove categorie di peso (medio-leggeri, piuma, gallo, mosca e medio-massimi) e limitazioni a 20, 15 e 12 riprese della durata degli incontri. In Italia, la Federazione Pugilistica Italiana (FPI) fu fondata a Sanremo nel 1916 da Goldsmith e Lomazzi, che diventarono rispettivamente Presidente e vice Presidente federale. I primi campionati italiani si svolsero alcuni anni dopo, precisamente nel 1920. In quel periodo fra gli atleti italiani si distinsero a livello internazionale Erminio Spalla, campione europeo nel 1923, e Primo Carnera, che conquistò il titolo mondiale nel 1933. E’ sorprendente dunque ripercorrere l’evoluzione di questo sport fin dalle sue origini assai antiche, e divenuto tanto popolare e praticato da produrre atleti “mitologici” del calibro di Muhammad Ali, Jack Johnson, Rocky Marciano, Benny Leonard, e di italiani quali Nino Benvenuti, Gianfranco Rosi e Patrizio Oliva.


Gli scacchi pugilato Durante il periodo di studi di Criminologia presso la City University di Londra, precisamente nel Febbraio 2012, rimasi folgorato da un’ affissione pubblicitaria riportante l’incontro di scacchipugilato “Russia contro Inghilterra”. Pura coincidenza volle che il luogo deputato allo svolgimento degli incontri di scacchipugilato riportati sulla locandina, fosse ubicato nei pressi della mia residenza studentesca, precisamente alla Scala nightclub. Spinto dal desiderio di conoscenza, nel mentre richiedevo dettagliati chiarimenti agli organizzatori dell’evento, ricordai istintivamente di aver avuto la grande opportunità di incontrare sul mio percorso scacchistico Sergio “the phoenix” Leveque. Questo stimato campione e mio caro amico, vittorioso nel 2010 a Londra contro Woolger, promotore di tale disciplina nel Regno Unito, mi ha istruito sui fondamentali da seguire. Il principio base degli scacchipugilato è costituito dalla perfetta combinazione del supremo sport da combattimento –la boxe- e la principale disciplina mentale –gli scacchi-, che richiedono entrambi all’atleta il massimo sforzo fisico e mentale. L’organo di governo di tale innovativa disciplina, “The World Chess Boxing Organisation (WCBO)”, fu fondato nel 2003 a Berlino da Iepe rubingh, l’ideatore degli scacchipugilato. I principali obiettivi che si propone la WCBO si riassumono in: promozione e divulgazione degli scacchipugilato attraverso campionati ufficiali e combattimenti promozionali; formazione di una struttura mondiale di associazioni e organizzazioni di scacchipugilato; supporto e preparazione degli atleti. “Sul ring si combatte, sulla scacchiera si fa la Guerra!” (WCBO) In un incontro di scacchipugilato i due atleti alternano rounds di scacchi e di pugilato. Il match ha inizio con un round di scacchi, seguito da un round di boxe, cui segue un altro round di scacchi e così via alternandosi. L’incontro prevede

11 rounds: 6 di scacchi e 5 di boxe. Ogni round di scacchi dura 4 minuti ed ogni atleta ha a sua disposizione 12 minuti sull’orologio. Un round di boxe dura invece 3 minuti. I diversi rounds sono intervallati da 1 minuto di pausa durante il quale gli atleti cambiano vestiario. Il match viene deciso da: scaccomatto (round di scacchi), superamento del tempo limite (round di scacchi), ritiro dell’avversario (round di scacchi o di boxe), KO (round di boxe), o per decisione arbitrale (round di boxe). Nel caso in cui la partita di scacchi terminasse con una posizione di stallo, l’avversario con il punteggio più altoriferito all’incontro di pugilato si aggiudica la vittoria. In caso di pareggio anche ai punti, viene decretato vincitore l’atleta con i pezzi neri.

Tra scaccomattO e knockout Riguardo al mio approccio iniziale nei confronti di questo nuovo sport, in concreto nasce dall’opportunità di essere seguito in tale percorso dal grande campione partenopeo Patrizio Oliva, che si allena presso la palestra dell’ A.S.D. Pro Fighting Fulgor di Napoli. Per esperienza diretta posso affermare che, contrariamente al mio convincimento circa l’utilizzo della forza fisica e dell’uso prevalente dei pugni, la boxe prevede essenzialmente notevole sforzo tecnico negli arti inferiori, in quanto tutto il movimento insiste sulla corretta esecuzione dei movimenti delle gambe. Nonostante l’attribuzione riferita alla boxe di sport violento e diseducativo, il principale insegnamento che ho appreso dagli allenamenti di Patrizio si traduce in una valida formazione non solo a livello fisico, ma soprattutto a livello comportamentale e nell’ambito sociale quotidiano, quale difesa personale. Nella sua caratteristica accezione tecnica ed educativa, lo sport del pugilato è stato a giusta ragione definito una “nobile arte”, convinzione questa, condivisa da molteplici atleti praticanti SPQ&R _ 39


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Scacchipugilato a Londra per il primo

incontro agonistico tra 46 _ SPQ&R

donne


dal nostro inviato volfango rizzi

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Foto: Roberta Gatti

uattro incontri per la serata alla “Scala” di Londra, tenutisi il 29 settembre, ma nessun riferimento da parte dell’organizzazione al, dapprima annunciato e poi evidentemente cancellato, primo quadrangolare dei pesi massimi nella storia degli scacchi-pugilato. Folto pubblico in sala, con tante persone che arrivano già molto presto per trovare posto, per assistere alla competizione sportiva, che inizia un’ora e mezzo prima rispetto agli spettacoli serali italiani. Il primo incontro di cartello vede due contendenti, Steve Yorrath e Patrick Teehan, certamente abbastanza anziani e fuori forma per salire sul ring. In effetti, viene annunciato che sono tornati sul ring solo e proprio per questo evento, in sostituzione di un altro incontro che era saltato. Entrambi gli atleti sono gallesi e sono presentati come pesi massimi, ma è evidente che il primo fa parte di una categoria di peso superiore a quella del secondo; quindi uno scontro impari. L’unica speranza per Patrick Teehan sarebbe di essere abbastanza mobile e colpire l’avversario aggirandolo, considerando che Steve Yorrath é molto sovrappeso ed estremamente lento. Ma come detto, Teehan é anch’egli in là con l’età e forse non troppo in forma, cosicché l’incontro termina alla quarta ripresa, la seconda di pugilato, con Patrick Teehan incapace di sostenere i colpi di un avversario molto più alto e pesante di lui. Dopo essere stato messo al tappeto due volte durante la seconda ripresa di pugilato, Teehan sembra decidere che ne ha abbastanza per la serata e l’arbitro dichiara un KO tecnico. Sebbenequesto non sia risultato quindi un incontro spettacolare, gli spettatori hanno iniziato a scaldarsi, entrando nell’atmosfera di festa e divertimento che queste serate di scacchi-pugilato vogliono essere: più avvenimenti di spettacolo che sportivi. Si guarda con trepidazione quindi al secondo incontro sperando che questo offra qualche cosa di meglio sotto l’aspetto sia pugilistico sia scacchistico. L’incontro è di per sé già emozionante per il fatto che sul ring si affronteranno due donne. Si tratta di un avvenimento già altre volte programmato a Londra, ma poi disatteso per abbandoni od indisponibilità prima degli incontri. Anche questa volta é stata difficile mettere in piedi questo incontro femminile, perché l’avversaria annunciata di Ruthie Wright si è ritirata a meno di una settimana dalla data dell’incontro. Fortunatamente, e in tutta fretta, gli organizzatori sono riusciti a trovare la disponibilità di Red Dexter, che si è prestata a sostenere il combattimento. In palio c’é il titolo britannico dei pesi leggeri. SPQ&R _ 47


Ruthie si presenta in sala con scritta in volto la concentrazione e la determinazione di una guerriera; Red, invece, pare prestarsi di più alla serata di spettacolo per divertire il pubblico. L’incontro, fissato sulle sette riprese, inizia come sempre con la partita a scacchi; una partita di re che pare, nelle sue prime mosse, poter portare ad una Viennese. Ma dopo la quarta mossa del nero: Ad6, e la quinta del bianco: Ca4, si comprende che il livello non sarà molto alto e che Red Dexter (con i pezzi bianchi) non ha avuto il tempo di allenarsi sufficientemente negli scacchi. Questa sua carenza di preparazione la spronerà probabilmente puntare alla vittoria nel pugilato e prima del limite. Tuttavia, quando inizia il secondo round (il primo di pugilato!) appare subito chiaro che Ruthie sarà un’avversaria molto difficile da battere sul ring: i sui diretti sono potenti e fanno molto male ed è sicuramente lei a essere la più pericolosa anche nel pugilato. Ruthie va in vantaggio negli scacchi e si arriva alla sesta ripresa, l’ultima di pugilato. Trascorsi soltanto 13 secondi dall’inizio, Red alza il braccio e si ritira dopo aver subito diversi colpi al volto. Le due atlete, soprattutto Ruthie, hanno boxato bene, mentre la parte attinente agli scacchi è risultata un po’ deludente, con l’arbitro che é dovuto intervenire in più occasioni per far ritirare mosse illegali di Red. Ciononostante, il pubblico era entusiasta e il Maestro Internazionale Malcom Pein riusciva ad entusiasmarlo con i suoi commenti durante i round

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di scacchi. In ogni modo ci si aspettava che l’incontro seguente potesse elevare maggiormente il livello di agonismo e, soprattutto, di tecnica. Dopo l’intervallo di spettacolo con Tina e i suoi hula-hoop ha inizio il terzo incontro. Si affrontano Jason Longers (con j bianchi) e Ben “il vegetariano” Reid per l’incontro valevole come la semifinale del titolo britannico dei pesi massimi. L’incontro parte bilanciato nella prima e terza ripresa degli scacchi (anche qui non di alto livello, con una torre in a1 lasciata in presa dopo poche mosse e non catturata dall’avversario). Ma nella parte pugilistica, non appena Ben accusa il primo vero pugno nel secondo round, si capisce che non sarebbe riuscito a resistere alla pressione che gli portava Jason Longers, un pugile Gianluca Sirci

semi-professionista, che ha dimostrato di saper stare sul ring, di muoversi molto bene, veloce e preciso nel portare i colpi. Nel frattempo erano arrivati in sala diversi scacchisti professionisti, tra i migliori al mondo, incluso due ex campioni internazionali come Vaselin Topalov e Rustam Kasimdzhanov, in concomitanza con la disputa in quei giorni a Londra della prima tappa del Gran Prix FIDE 2012-2013. Il terzo incontro finiva con un altro KO tecnico: Ben Reid, che era stato messo al tappeto nella quarta ripresa, decideva (o non riusciva) a continuare il combattimento. Si attendeva ora, con crescente attesa, l’ultimo incontro della serata che riguardava due scacchisti-pugili esperti: Gianluca Sirci e Andy «la roccia» Costello. Si erano già affrontati in due precedenti occasioni, entrambe valide per il titolo europeo dei pesi massimi. Questa volta perø Gianluca, il detentore del titolo, era sì a Londra per questo incontro, ma senza il titolo in palio, visto che si sarebbe dovuto tenere un quadrangolare di pesi massimi. Durante la serata è però annunciato che il combattimento è valido per il titolo. L’allenatore di Gianluca, il Maestro Emerito Gianni Burli, é subito andato a chiedere chiarimenti, ottenendo rassicurazioni in merito. Ma proprio quando Gianluca stava aspettando di essere chiamato a fare il suo ingresso sul ring, ancora una volta l’incontro é stato annunciato valevole per il titolo di Campio-


ne Europeo dei pesi massimi. Questo ha fatto sì che Gianluca sia entrato nell’arena non concentrato a dovere e con altri pensieri nella mente. Dopo il breve intermezzo, in cui Ruth lanciava al pubblico animali gonfiabili, é iniziata la prima ripresa. Subito si é capito che questo sarebbe stato l’incontro migliore per la qualità del gioco espresso sulla scacchiera. Il sorteggio ha assegnato a Gianluca i pezzi neri, ed egli molto presto si é trovato a dover difendere una difficile posizione dopo la sua quarta mossa: 1)d4-d5 2) Cf3-Cc6 3) e3-Af5 4) Ad3-Ch6? 5) 0-0 -e6 6)c3-Ad6 7)Dc2-0-0 8)Cd2-Cg4 9)h3-Ch6? 10) e4!-dxe4 11) Cxe4. Con questa difficile posizione da difendere per Gianluca terminava la prima ripresa. Nel pugilato il secondo round vedeva dei grandi colpi scambiati dai due scacchistipugili, ma anche tante azioni terminate con i due che si legavano. Alla ripresa della partita di scacchi Gianluca continuava con 11) ...-Dd7? cui Andy rispondeva con la corretta 12) Axh6 e dopo 12)... gxh6 13) Cf6+ vinceva la dama. Da quel momento in poi è stata una partita in salita per Gianluca, che termina la terza ripresa con lo stesso numero di pedoni dell’avversario e due torri incolonnate sulla colonna aperta «d», ma con Andy che aveva invece torre e regina. A questo punto Gianluca deve puntare a vincere per KO, ma nella quarta ripresa non riesce ad imporre completamente la propria boxe, e i due contendenti continuano a legarsi sul ring. Andy appare un po’ stanco, forse non è nella forma migliore, ma Gianluca non riesce approfittarne. Nel quinto round Gianluca riesce a raddoppiare le sue torri sulla seconda traversa e, per una mossa, ha avuto anche la possibilità di catturare il pedone in f2 rimasto difeso dal solo re in g1. Un paio di tratti successivi, Gianluca prende il pedone bianco in e5 e perde la dominanza in seconda traversa; la mossa seguente perde una torre, catturando un pedone che era difeso. Dopo un’ulteriore mossa, in cui i due antagonisti catturano le rispettive torri, rimasto solo con re e pedoni Gianluca abbandona senza provare a portare a termine quel round, per poi giocarsi un’altra ripresa di pugilato.

volfango rizzi

E gli scacchi-pugilato arrivano alla Royal Albert Hall con un tutto esaurito

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ercoledì 10 ottobre é una data da ricordare per la storia degli scacchipugilato, che fanno il loro ingresso in una prestigiosissima sede: la storica Royal Albert Hall a Londra. Solo undici giorni sono passati da quando si era organizzato l’ultimo evento di scacchi-pugilato a Londra, eppure il pubblico non pare stanco di seguire questo sport, anzi i biglietti erano già tutti esauriti cinque settimane prima di iniziare l’evento e nemmeno gli accrediti stampa venivano più consegnati. Per fortuna, si offriva la possibilità al pubblico di seguire in diretta i combattimenti e lo spettacolo via internet, come del resto era già avvenuto in occasione dell’evento alla Scala di Londra di qualche giorno prima. La serata si non prospettava particolarmente appetibile, poiché il match di Ruthie era stato cancellato per l’ennesima volta e rimanevano solamente tre incontri in programma, uno dei quali avrebbe visto due impiegati, che lavorano per grossi gruppi bancari, giocarsela per il titolo dei bancari. Viceversa, i tre incontri sono stati tra i migliori, s noe probabilmente i migliori, che lo sport degli scacchi-pugilato abbia finora saputo mostrare. Le riprese di scacchi sono state commentate in sala “dal solito” Maestro Internazionale Malcom Pein.

Risultati Nel primo incontro della serata Chris Levy, Regno Unito (pezzi bianchi) contro Tim Bendfeldt, Germania. Bendfeldt vince al 5˚ round per scaccomatto. Bryan Woon, Singapore, (pezzi bianchi) contro Sean Mooney, Canada. Mooney vince all’ 11˚ round per il tempo. Jose Sanchez Amen, Costa Rica, (pezzi bianchi) contro Dymer Agasaryan, Armenia. Agasaryan, vince al 4˚ round ai punti; la partita di scacchi é terminata patta
 alla terza ripresa. Si é effettuato quindi un ultimo round di pugilato e poi l’incontro é stato assegnato ai punti dall’arbitro; un solo punto ha diviso i contendenti.

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scacchi - pugilato di Roberta Gatti

primo incontro con gli scacchipugilato il

L Foto: Roberta Gatti

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o scorso 29 settembre a Londra ho assistito per la prima volta ad un incontro di Scacchi-Pugilato. Fino a pochi mesi prima non conoscevo l’esistenza di questo sport e la curiosità di capirne le regole e vederlo praticato era molta. Non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Sono arrivata a La Scala, il locale in cui si è svolta la manifestazione, ed ho trovato molti ragazzi giovani, pronti a divertirsi. L’allestimento consisteva solo in un ring con un paio di maxi schermi: che cosa c’era di tanto speciale? Poi si sono accese le luci sul ring e un presentatore ha annunciato l’inizio del primo di quattro incontri che si sarebbero tenuti quella sera a scopo benefico.


Al centro del ring sono stati collocati due sedie ed un tavolino con sopra una scacchiera; sono poi stati presentati gli atleti tra l’acclamazione della folla, segno che erano già conosciuti e seguiti, e li hanno fatti sedere muniti di cuffie, in modo che non potessero sentire suggerimenti, e l’incontro è iniziato. Sui maxi schermi è apparsa la scacchiera su cui venivano segnate le mosse fatte dai giocatori. Il presentatore si è rivelato essere anche un comico: perciò, oltre a commentare le mosse dei due contendenti, faceva battute divertenti e cabaret. Finito il tempo a disposizione per gli scacchi, i due sfidanti hanno infilato i guantoni ed hanno disputato un match di pugilato. Quando lo si racconta o si cerca di spiegarlo a chi non conosce, lo Scacchi-Pugilato sembra difficile possa realmente accadere, perché si passa dalla tranquilla strategia

degli scacchi alla veloce e muscolosa disciplina del pugilato. Il match si può vincere per scacco matto oppure per ko. Magari qualcuno, come ho potuto vedere, non è molto portato per il pugilato, ed allora si improvvisa un incontro divertente, fatto di mosse sceniche che divertono il pubblico. Quella sera ho avuto il piacere e l’onore di poter vedere sul ring e conoscere personalmente Gianluca Sirci, campione Europeo di Scacchi-Pugilato (attualmente ci sono solo due italiani ad alti livelli) ed il suo allenatore, il Maestro Gianni Burli. Si tratta di due persone davvero speciali, che danno molto a questo sport e che hanno determinazione e voglia di continuare a migliorare spendendo nuove energie. Tra un incontro e l’altro, durante le pause di preparazione degli atleti successivi, si intercalano spettacoli

di cabaret, di ballo o di contorsionismo, qualsiasi cosa possa far divertire nell’attesa del match successivo. Qui da noi, in Italia, non è conosciuto; viceversa a Londra ho avuto modo di constatare che è molto seguito, soprattutto dai giovani, ed apprezzato. Personalmente mi sono davvero divertita molto. E’ stata un’esperienza positiva, constatando anche che i giovani partecipano con entusiasmo: c’è aggregazione e gioia. Finiti gl’ incontri si rimane nel locale per una partita di scacchi tra amici o per ballare in discoteca. Questo è uno sport che allena sia la mente sia il fisico, può essere praticato da chiunque a qualsiasi età, senza distinzione di sesso ed è divertente. Per questo credo meriti più spazio anche qui in Italia, in modo da formare atleti che possano competere ed eccellere in questa nascente disciplina.

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scacchi - pugilato Intervista di Volfango Rizzi

"La mia nuova vita e' iniziata appena ho vinto il titolo di scacchi-pugilato" - dice la Pink Machine - "Sono sempre positiva e non rimpiango affatto le decisioni prese" Cara Ruthie, innanzitutto congratulazioni per aver vinto il titolo inglese della categoria pesi piuma. Quali emozioni ti ha provocato questa vittoria? Sono molto onorata di aver conquistato il titolo britannico di scacchi-pugilato dei pesi piuma. Sono molto entusiasta e sicuramente impegnata a ricercare nuove tecniche di miglioramento sia negli scacchi sia nel pugilato. In complesso mi ritengo soddisfatta che il duro lavoro abbia dato i suoi frutti e ringrazio i miei allenatori di avermi supportato in questa duplice disciplina. Assistendo al tuo incontro alla “Scala”, sono rimasto impressionato dalla potenza dei tuoi colpi. Come ti sei allenata per l’incontro? Questa probabilmente sembrerà una lunga storia… ho desiderato praticare gli scacchi-pugilato fin dall’ Ottobre 2010, ma il mio compagno non era molto d’accordo all’idea di vedermi essere presa a pugni in faccia, essendo molto protettivo nei miei confronti. Il mio primo combattimento risale all’ottobre 2011, in occasione dell’evento “White Collar”, in maniera non prevista, perché sono stata avvertita soltanto con 9 giorni di anticipo. Prima di allora la mia unica esperienza sul ring si limitava all’allenamento con i pads, tuttavia accettai senza indugio poiché fortemente motivata a salire sul ring e dimostrare le mie potenzialità in particolar modo al mio compagno.

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Traduzione di Giuseppe Lettieri e Guido Rizzi Foto: James Bartosik


Pink Ma chi ne

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Dopo aver lottato per tre rounds completi e contrastando la mia più esperta avversaria, conquistai il cuore del pubblico. Nonostante avessi per so l’incontro ai punti, questa risultò una delle più fantastiche esperienze della mia vita. Dopo quell’incontro organizzai un viaggio in Tailandia, dove iniziai ad allenarmi a tempo pieno 7 giorni alla settimana, due volte al giorno per 7 settimane, in uno stage di Arti Marziali Miste. Tra le mie sessioni della durata di cinque ore al giorno, prendevo lezioni di scacchi dal mio coach e compagno Andy “The Rock” Costello. So che negli ultimi mesi ti sei attivata per cercare alcuni sponsor. Ci sei riuscita? Ho ottenuto una piccola sponsorship da “Lutadora”, azienda che spero raggiungerà ottimi risultati nel Regno Unito come distributore ufficiale di abbigliamento femminile per discipline di combattimento. Nonostante la maggior parte delle aziende sponsor ricercassero atleti da medaglia d’oro per copertine e servizi fotografici, ho avuto l’onore che “Lutadora” riponesse fiducia in me. In realtà noi atleti lavoriamo duramente per raggiungere obiettivi sportivi. Più recentemente una compagnia chiamata “Skintight” ha offerto una sponsorizzazione a me e al mio compagno Andy. Tale azienda è specializzata in indumenti di lycra, principamente fuseaux alla moda. Collaboriamo con l’azienda offrendo il nostro contributo nel design di alcune Rash Guards e Grappling Leggins per BJJ, specificamente per il nostro club. Inoltre Sweetcheeksuk.com mi sponsorizza con cioccolato e dolci (e qui Ruthie scoppia in una risata!)… ogni volta che concludo un “fight camp” (programma di dieta/allenamento), loro mi offrono una deliziosa cesta di cioccolato belga…(altra sonora risata!). Idealmente mi piacerebbe trovare uno sponsor serio che mi possa aiutare a sostenere i costi di viaggio per potermi allenare anche in altri Paesi, per consentirmi di migliorare le mie capacità sportive. Il mio principale obiettivo è dimostrare che, indipendentemente dall’età, si è sempre in tempo per decidere chi voler diventare! Occorre semplicemente mangiare il giusto cibo e allenarsi in maniera corretta. Mi piacerebbe rappresentare un esempio di atleta femminile per le altre donne che pensano di essere troppo mature per raggiungere una buona forma fisica o combattere sul ring, giustificandosi con l’ essere troppo deboli o col non avere tempo sufficiente. Oltre gli scacchipugilato, pratichi anche arti marziali o discipline di combattimento? Mi alleno in Jiu Jitsu brasiliano e attualmente posseggo la cintura blu sotto Raphael Dos Santos; mi alleno inoltre in Muay Thai, Pugilato e Wrestling. Di recente ho iniziato a praticare Arti Marziali Miste (MMA), perchè mi piacerebbe riunire tutte le mie abilità e mettermi alla prova in tali combattimenti. Questa è una delle mie “missioni rosa”! Vedremo come si combineranno gli impegni con quelli degli scacchi-pugilato. Negli ultimi giorni hai preso importanti decisioni riguardanti la tua carriera? Puoi spiegare ai nostri lettori l’influenza legata alla vittoria del titolo sui tuoi impegni lavorativi? La vittoria di scacchipugilato non ha inciso sulla mia decisione di lasciare il mio lavoro di docente: avevo, infatti, già rassegnato le dimissioni un mese prima dell’evento. Se non altro durante la preparazione all’incontro ho capito che il mio allenamento e la mia salute erano più importanti del mio lavoro. Il lavoro come docente al college era molto impegnativo e assorbiva molte ore del mio tempo tra preparazione, correzione dei compiti e riunioni. Prima di fare la docente e di andare in Tailandia, lavoravo come istruttrice d’informatica e di Fitness; pertanto ho deciso di

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ritornare a questo tipo di vita.. Posso così gestione in autonomia le mie ore ed inserirvi i tempi di allenamento per le future competizioni. Nutro profonda passione per l’insegnamento ed ero entusiasta di insegnare ai miei studenti 17-19enni, tuttavia ho dovuto scegliere cosa sarebbe stato più produttivo per i miei hobby e stile di vita. All’età di 38 anni, e avendo sofferto in passato di ipotiroidismo e del M.E. virus, ritengo che il mio allenamento e la mia vita personale siano più importanti del mio lavoro. Come procede la tua nuova vita e come si svolge la tua normale giornata lavorativa? La mia nuova vita è iniziata appena ho vinto il titolo di scacchipugilato. Sono sempre positiva e non rimpiango affatto le decisioni prese. Ho ricevuto alcune richieste come insegnante di pugilato per fitness ed anche come istruttrice informatica da parte di alcune aziende. Dal 5 novembre inizierò un nuovo lavoro come personal trainer presso la palestra Exeter Fitness First, e sono ottimista per diventare una buona istruttrice ed allenatrice. Ora mi sento molto più felice! Non sono ancora sicura dal punto di vista economico, ma credo che alla fine tutto si sistemerà per il meglio. Così facendo, avrò l’opportunità di vedere il mio fidanzato per alcune romantiche sessioni di allenamento scacchistico (…Ruthie si fa una gran risata!) Ritornando in tema di scacchipugilato, quest’anno hai avuto alcune delusioni da avversarie che si sono ritirate dal combattimento all’ultimo momento? Se non sbaglio, è accaduto tre volte in meno di un anno. Secondo te, perché è successo? Personalmente ritengo che ciò sia dovuto al fatto che vi sono pochi pugili donne. Di conseguenza riuscire a trovare chi giochi anche a scacchi diventa ancora più complicato. Però, visto il successo del primo, storico incontro femminile alla “Scala”, ho fiducia nella crescita di questa disciplina anche in altri paesi, come Germania e Siberia. La mia prima avversaria si è ritirata dall’evento di marzo, nonostante avesse ben sette anni di esperienza pugilistica e dunque un vantaggio assoluto nel pugilato. Entrambe abbiamo imparato a giocare a scacchi dal Natale 2011 e pertanto avremmo avuto le stesse mie possibilità di vincere sulla scacchiera. Sono rimasta molto delusa nell’apprendere che in realtà lei non aveva intenzione di imparare a giocare a scacchi, ma semplicemente dibattermi nella boxe. Naturalmente il promotore, Tim Woolgar, non autorizzò l’incontro, che avrebbe dovuto viceversa essere uno spettacolo di scacchipugilato. La mia seconda avversaria, Beth Cordingly, fu la stessa, che aveva risposto alla richiesta avanzata da Rosie Sexton, lottatrice classificata nella disciplina MMA. Beth, esperta nella disciplina di boxe tailandese e giocatrice di scacchi, contattò l’organizzazione londinese, accettando di sfidarmi il 29 settembre. Rimase in contatto fino a 10 giorni prima dell’incontro con l’organizzatore dell’evento. Ma improvvisamente, sia lei sia il suo istruttore ignorarono le nostre chiamate e non risposero ai nostri messaggi. Restammo profondamente amareggiati da tale comportamento. Fortunatamente una ragazza di nome Jenny-Anne Dexter mi contattò tramite Facebook e si offrì per sostituirsi nell’incontro all’atleta rinunciataria. L’incontro da disputare mi preoccupava, poiché Jenny-Anne, cintura nera di Taekwondo, aveva combattuto già ben sei incontri di kick boxing e si era allenata con un coach molto preparato. Le sono comunque molto grata di aver accettato di combattere con me per il titolo britannico. Dieci giorni dopo avrei dovuto avrei dovuto sostenere un altro combattimento al Royal Albert Hall, ma la mia nuova avversaria si ritirò. In conclusione, se Jenny-Anne non avesse preso il posto di una delle mie sfidanti, non avrei avuto alcuna opportunità di combattere quest’anno! SPQ&R _ 55


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Quando un’avversaria si ritira da un combattimento è molto difficile trovare una sostituzione a causa della scarsità di pugili femminili nelle diverse categorie di peso. Ancora più complicato è trovare una atleta della medesima categoria. Cosa potrebbe essere fatto per promuovere gli scacchipugilato tra le donne nel Regno Unito? Pensi che potrebbe diventare uno sport popolare tra le ragazze? Mi auguro che la recente trasmissione televisiva del primo combattimento ufficiale femminile di scacchipugilato e lo streaming in diretta possano favorire la diffusione di tale disciplina nel Regno Unito. Nello specifico, le atlete inglesi, grazie alle tecnologie come Facebook e d’altri social network, hanno divulgato notizie ed articoli riguardo le varie discipline pugilistiche. Ritieni di essere più forte nel pugilato o negli scacchi? E quanto tempo dedichi settimanalmente alle due discipline? Pratico entrambi gli sport a livello dilettantistico e sempre mi considero non all’altezza, ritengo però questo uno stimolo a superare le difficoltà, anche grazie all’ ostinazione del mio carattere. Soltanto adesso sono stati mossi i primi passi negli scacchipugilato in Italia. Secondo il tuo punto di vista, quali errori occorre necessariamente evitare e che cosa, viceversa, deve essere fatto perché diventi uno sport popolare in questo Paese? In primo luogo occorre fondare un club di scacchipugilato, e soltanto in caso d incremento del numero dei praticanti sarà possibile organizzare un’esibizione. Si potrebbe anche iniziare con alcuni combattimenti dimostrativi, allo scopo di suscitare interesse tanto fra gli scacchisti quanto fra i pugili. Occorre organizzare e presentare gli eventi in maniera professionale e, nel contempo, anche divertendosi. Sarebbe bello poterti vedere combattere in futuro su un ring italiano di scacchipugilato. Sei mai stata in Italia? Non sono mai stata in Italia, ma mi piacerebbe molto visitarla, così come pure altri paesi. Avendo un figlio piccolo da accudire, sono stata impedita di viaggiare per un lungo periodo. Se ricevessi un

invito in Italia, coglierei l’opportunità al volo, ne sarei profondamente onorata e molto emozionata. Gli inglesi sono noti per il loro disinteresse ad imparare lingue straniere. Parli altre lingue oltre all’inglese? Mi interessano le lingue straniere e conosco il francese a livello scolastico. Tuttavia preferisco allo studio delle lingue l’attività fisica e l’esercizio motorio. Non mi appassiona la lettura ed essendo irrequieta, per il mio compagno è stata un’ impresa insegnarmi il gioco degli scacchi. La posizione statica del giocatore di scacchi mi renderebbe impaziente, costringendomi ad alzarmi continuamente durante la partita. Dovendo scegliere l’apprendimento di una lingua straniera, probabilmente sceglierei il portoghese o, magari, potresti convincermi che imparare l’italiano sia più facile. Ruthie, quali sono i tuoi programmi per il futuro? I miei programmi per il futuro consistono nel proseguimento degli allenamenti di scacchipugilato, sperando di poter gareggiare in Inghilterra o in un altro Paese. Desidero inoltre partecipare a combattimenti di boxe tailandese ed entrare nel mondo dell’MMA come Cage Fighter approssimativamente per il luglio prossimo. Vorrei, inoltre, concludere la mia carriera sportiva all’età di 40 anni con una competizione di body building. Tali aspettative sono da me denominate “missioni rosa”. Infine, salirai sul ring l’8 dicembre alla “Scala” di Londra? E contro chi combatterai? Desideravo davvero salire sul ring l’8 dicembre, ma dopo aver contattato il promotore ho appreso che non era disponibile alcuna sfidante e, con grande delusione, dovrò nuovamente rinviare. Mi auguro di poter comunque assistere, in supporto degli altri atleti. Ti ringrazio di avermi dedicato la tua attenzione e ti auguro grandi successi, come da te desiderato. Ti ringrazio per l’opportunità dell’intervista e ti auguro il meglio per la nuova avventura degli scacchipugilato in Italia e, soprattutto, per la tua rivista. SPQ&R _ 57


Rugby union

Un novembre di soprese aspettando il sei nazioni

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U di Duccio Fumero Foto: Elena Barbini

n mese di grande rugby. Il novembre ovale ha vissuto una delle sue annate migliori, con match equilibrati, risultati a sorpresa e, in generale, un livellamento che ha permesso di godere ottimi spettacoli più o meno su ogni campo su cui si è giocato. E’ arrivata la prima sconfitta in 15 mesi per gli All Blacks; il primo insuccesso dopo dieci anni di dominio in Europa, mentre Samoa ha sorpreso tutti andando a espugnare Cardiff. Come ha fatto anche Tonga, che dopo aver spaventato l’Italia ha battuto la Scozia. Italia, infine, capace di giocare alla pari con All Blacks e, soprattutto, con l’Australia. Certamente un mese intenso che fa da preludio al prossimo Sei Nazioni 2013. Quindi, senza addentrarci in cronache ormai stantie e lontane dei match disputati, vediamo di capire come arrivano le sei squadre europee al massimo torneo continentale. Ha dato cappotto la Francia, capace di battere nettamente l’Australia all’esordio, bloccare l’Argentina e, infine, superare i sorprendenti samoani. Insomma, i transalpini stanno bene, anche se va detto che quest’anno si sono risparmiati le corazzate neozelandesi e sudafricane. Da evidenziare il ritorno in grande spolvero di Frederic Michalak in cabina di regia. Il numero 10, esiliato durante il regno di Marc Lievremont, sembra


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aver risolto quell’annoso dubbio su chi mettere a comandare la squadra francese. Convincente, preciso al piede, fantasioso ma concreto, potrebbe essere l’arma in più nel prossimo Sei Nazioni, dove la Francia si presenta con i favori del pronostico. A insidiarla, più di tutte dovrebbe essere l’Inghilterra che, nonostante le sconfitte con Australia e Sud Africa, ha dalla sua l’entusiasmo di chi ha saputo fermare gli All Blacks. Un novembre altalenante per i britannici, che però hanno dimostrato di essere al livello di tutte le formazioni dell’Emisfero Sud. Se con Australia e Sud Africa hanno pagato un po’ di sufficienza, con la Nuova Zelanda hanno messo in vetrina una mischia devastante, terze linee spettacolari e trequarti che possono cambiare il match in un attimo. E il giovane Owen Farrell in cabina di regia è il degno erede di Johnny Wilkinson. E’ crisi nera, invece, per i campioni in carica del Galles. Dopo il Grande Slam del 2012, infatti, i Dragoni hanno perso tutti i match disputati tra giugno e novembre. Warren Gatland, il coach, ha la testa altrove, visto che la prossima estate guiderà il tour australiano dei British&Irish Lions, e il Galles pare aver perso quel quid che gli ha permesso di dominare l’ultimo Sei Nazioni. L’esodo di molti campioni in Francia, l’incapacità di provare soluzioni nuove, i tanti giovani talenti lasciati a casa hanno pesato su una squadra che non solo è stata umiliata dagli All Blacks e battuta all’ultimo dall’Australia – ma che in casa ha subito lo scalpo sia dalle Samoa sia dall’Argentina. Galles da rifondare e Sei Nazioni durissimo quello che lo aspetta. Non entusiasmano ma non deludono. Come ogni anno l’Irlanda si presenta sfavorita al torneo continentale, ma come sempre lotterà sino alla fine per il titolo. La vecchia guardia non molla, anche se ormai Jonathan Sexton ha spodestato Ronan O’Gara dalla cabina di regia, e Brian O’Driscoll continua a essere il faro che illumina il XV di Declan Kidney. A novembre ha alternato alti e bassi, ma il netto successo contro l’Argentina conferma che l’Irlanda è squadra da battaglia vera, squadra che quando sente l’odore del sangue si riscopre ben più giovane della sua età

anagrafica. Può essere la terza incomoda dell’anno, ma è oggettivamente un gradino sotto Francia e Inghilterra. Altra squadra in profonda crisi è la Scozia. Il k o contro Tonga è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso già fragile. Reduce dal cucchiaio di legno l’anno scorso, dopo un giugno di successi è arrivato un novembre ricco di k o: Con gli All Blacks, con il Sud Africa, ma – come detto – soprattutto con Tonga. La Scozia è precipitata al 12° posto nel ranking mondiale e Andy Robinson ha dato le dimissioni subito dopo la partita. Formazione da rifondare e Sei Nazioni che si prospetta difficilissimo per il XV di Edimburgo. Probabilmente la favorita per l’ultimo posto; ha davanti a sé un anno di transizione o poco più. Infine, l’Italia. Il novembre azzurro è iniziato con lo spavento Tonga, poi sono arrivati i 68 minuti degli All Blacks e una ripresa che ha rischiato di portare al k o dell’Australia e al primo successo italiano contro le regine dell’Emisfero Sud. Non è, purtroppo, accaduto, ma l’Italia esce rinfrancata da questi test match e con maggiori consapevolezze: in primo luogo che, finalmente, si gioca in XV. Dopo i quattro anni sprecati con Nick Mallett, il suo difensivismo ottuso e la sua volontà ferrea di non far giocare i trequarti, ecco che Jacques Brunel ha ribaltato le carte in tavola. Si gioca per divertirsi e far divertire. Stop al catenaccio “alla Trapattoni” del sudafricano e libertà alla linea arretrata di provare a giocarlo quel benedetto ovale. Il risultato sono state sfide appassionanti, divertenti (lo ha confermato anche capitan Parisse di divertirsi, finalmente), e che hanno rischiato di produrre risultati sorprendenti. Insomma, è un’Italia in crescita e che, ora, deve confermarsi. E deve farlo da un punto di vista mentale, superando quei passaggi a vuoto avuti con Tonga e nel primo tempo con l’Australia. Entrare in campo con la voglia di far male fin da subito, senza paure, senza dubbi. Se gioca così il quindici italiano può provare a rimescolare le carte già nel prossimo Sei Nazioni, dove non parte sicuramente come ultima ruota del carro. E con tre match casalinghi e la trasferta in una Scozia in crisi, chissà…! Magari qualche colpaccio ci scappa pure. SPQ&R _ 61


rubrica Rugby: istruzioni per l’uso michele benazzo

Foto: Vasini

la storia e l'essenza del rugby 62 _ SPQ&R


Il rugby è uno sport bestiale giocato da gentiluomini”. Così Henry Blaha descrisse il Rugby, cogliendo in poche parole il significato profondo della palla ovale. Ad una prima occhiata sembra un gruppo di giganti, di energumeni, come li definì Oscar Wilde, che sfoga la propria violenza: in realtà è un sistema perfetto che usa il fisico solo come mezzo per esaltare la profondità dell’ animo e della mente di un giocatore. Non è uno sport violento; è uno sport fisico. La differenza può sembrare piccola ma in realtà è assai profonda: il corpo, nel rugby moderno è una componente importante, ma non essenziale. Cuore e testa: ecco i due elementi principali. Il primo è essenziale, perché da esso discendono i valori che permeano l’essenza stessa del Rugby: onore e rispetto. Per i tuoi compagni di squadra anzitutto: il rugbysta non può nulla da solo; entra in campo con quattordici compagni e deve giocare per loro, sacrificandosi per loro, condividendo con loro gioie e dolori, sudore e sangue. In secondo luogo per gli avversari. La palla ovale, tanto è imprevedibile nel campo quanto lo è al di fuori: è in grado di unire anche coloro che per ottanta minuti si confrontano fisicamente e si sfidano; non a caso ogni partita termina con il consacrato terzo tempo, in cui ci si complimenta e si solidarizza con gli avversari. Infine, verso le regole: senza di esse e senza la disciplina che impartiscono, probabilmente tutto si risolverebbe in una gigantesca rissa senza controllo e senza senso. In campo la parola dell’arbitro è legge; non si può discutere anche quando la sua decisione è sbagliata. In molti altri sport la forza del regolamento è ormai svuotata, poiché continuamente discussa e criticata. La nobiltà del rugby sta proprio in questo: sottostare a regole ferree, che conferiscono ordine, gerarchia, disciplina, elementi alla base del senso del rispetto e dell’onore: è un cerchio che si chiude. Di conseguenza l’aspetto fisico, la prestanza del corpo assumono valenza di sovrastruttura; possono essere sì un valido aiuto, ma rimangono polvere senza il cuore e la testa, veri e propri padroni quest’ultimi della palla ovale. Per tutti questi motivi il Rugby non è un semplice sport: è una scuola di vita; rivela la vera essenza di un uomo. Le sfide ed i valori che si ritrovano in tale pratica sportiva sono i medesimi che ritroviamo nella vita quotidiana. Quando uno è rugbysta, lo rimane per sempre: è un tratto distintivo che ti segna dentro, si appiccica a te e da lì non se ne va più. Rappresentando dunque la pratica rugbystica come un’intersezione di valori, di culture, di rigore e di umanità, essa assume quasi un cliché di serietà e di compostezza molto particolari, rasentando un aplomb quasi britannico. Effettivamente la tradizione vede la nascita del Rugby proprio nell’isola inglese. Nel 1823, infatti, uno studente del Rugby College, William Webb Ellis, durante una partita di football prese la palla con le mani e corse oltre la linea di fondocampo, segnando, di fatto, la prima meta della storia. Bisognerà attendere il 1871 per assistere alla nascita del primo organismo ufficiale del Rugby: il Rugby Football Union. Questo ente, tuttora esistente, è il fulcro organizzativo della pratica rugbystica in Inghilterra. Il Regno Unito, patria della palla ovale, ha visto il rapido diffondersi di questo appassionante sport non solo in Inghilterra ma, travalicando i confini politici e territoriali del Paese, si è espanso a macchia d’ olio, contagiando anche Galles, Scozia ed Irlanda. In poco tempo tutti i possedimenti europei della corona inglese ospitarono lo sport dalla palla ovale e iniziarono così ad organizzarsi i primi tornei. Il XIX secolo vide il fiorire del colonialismo inglese. Il periodo vittoriano fu assai roseo per l’ espansione della vessillo di San Giorgio: vasti possedimenti oltre oceano e sparsi in tutto il mondo vedevano sventolare la bandiera della monarchia britannica nelle proprie città e nei propri porti. L’ imperialismo della regina Vittoria era radicale: non si limitava ad un semplice sfruttamento delle risorse e delle popolazioni colonizzate, ma, al contrario, mirava a rendere quest’ ultime parte integrante della società britannica, motivo per cui la cultura e le tradizioni venivano esportate nei territori conquistati. Non fu fatta eccezione per il Rugby: Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, isole Fiji furono “colonizzate” dal Rugby, che tuttora è lo sport più praticato. Nel 1895 vi fu una seconda separazione, questa volta interna alla Rugby Union: alcuni club nel nord dell’Inghilterra, per motivi di carattere sociale ed economico, si staccarono dall’RFU, fondando un’ altra associazione rugbystica parallela, che muterà profondamente le regole del gioco, dando vita al moderno Rugby League, comunemente chiamato Rugby a 13. I concetti e i valori di base dello sport rimangono i medesimi, ma il numero dei giocatori passa da 15 a 13. A questa differenza principale se ne aggiunsero altre, rendendo di fatto, la Rugby League totalmente diversa dalla Rugby Union. Tuttavia è ancora oggi prassi assai comune che i giocatori passino dall’uno all’altro tipo di Rugby. Col tempo sono nate anche ulteriori varianti del rugby, che però hanno una diffusione minore, come ad esempio il touch rugby o il beach rugby, solo per citarne alcune. In questi ultimi anni il movimento rugbystico in Italia si sta sviluppando, anche se il lavoro che ci attende è ancora lungo, rapportandoci anche alle nostre rivali europee, che hanno un modo più consapevole e diffuso di intendere e interpretare la cultura rugbystica, . C’è tanta voglia di fare bene e questo porta a sperare in un futuro positivo, tenendo conto che il Rugby è più di uno sport: è un modo di vivere; faticoso, complesso ma affascinante e, soprattutto, divertente. Per chi non lo sapesse…basterebbe solo provare.


Rugby di base

conosciamo il rugby

voghera Intervista a Niall Grossi (dirigente del Voghera Rugby) di Volfango Rizzi Foto: rugbyvoghera.com

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uando è nata L’ASD Rugby Voghera e come sono stati i primi 4 anni? L’associazione è nata ufficialmente il 4 luglio 2007 per merito dei soci fondatori Orazio Valle, Giuseppe Giovanetti, Gaetano Prini, Andrea Santamaria e Domenico Princi. Ma i primissimi passi risalgono ad un paio di anni prima. Il rugby a Voghera è intimamente connesso con il Cus Pavia Rugby, fino a qualche anno fa unica realtà rugbistica di tutta la provincia. Da anni, precedentemente alla nascita effettiva della squadra, il direttore tecnico del Cus, Nino Prini, collaborava con l’allora professore di educazione fisica Maurizio Schiavi, a quei tempi anche assessore allo sport e alla cultura, nell’ambito dell’attività scolastica dell’ Istituto tecnico Gallini. Tuttavia i ragazzi formati in ambito studentesco avevano come unica realtà limitrofa Pavia e col passare del tempo si cominciò a palesare la necessità di una squadra aVoghera. Fu così che un gruppo, inizialmente ristretto, incominciò ad allenarsi autonomamente con l’aiuto di Schiavi che forniva un campo e di Prini che forniva un allenatore, Corrado Serrati. Grazie anche ad una maggiore diffusione mediatica del rugby, dovuta alla grande crescita della nazionale italiana, il gruppo si ampliò anche se non a sufficienza da poter formare una squadra effettiva. Ma la competenza e passione dell’allenatore Serrati tennero unito il gruppo, che, grazie al sostegno di Prini e del Cus poté partecipare ad amichevoli e fare così le sue prime esperienze.

Parallelamente a questi avvenimenti tre ex giocatori del Cus: Giuseppe Giovanetti, Orazio Valle e Mimmo Princi, di concerto con Prini e il Cus, stavano avviando l’attività giovanile ed il progetto scuola rugby. Messe in contatto queste due realtà, il passo successivo fu la costituzione della società cui i ragazzi allenati da Serrati si unirono prontamente. Così una squadra seniores fu creata senza avere però i numeri per poter partecipare ad un campionato. Nella primavera del 2008 l’ASD RUGBY VOGHERA partecipa al Torneo Dei Longobardi, un torneo per squadre cadette e squadre neo formate. Con risultanti altalenanti l’ASD partecipa a tutte le giornate previste, e il gruppo continua ad allargarsi. Verificate le oggettive possibilità, è dell’estate 2008 la decisione di partecipare al campionato di serie C: il Rugby Voghera viene così inserito nel girone lombardo-piemontese insieme a Borgomanero, Cologno, Crema, Novara, Opera, Seregno, Verbania e Vercelli. La stagione si conclude con 0 vittorie e l’ultimo posto in classifica. Dopo quella, prima grande esperienza il gruppo è via via cresciuto in numero e competenza, grazie al lavoro di allenatori come Marco Piacentini e dell’attuale Vittorio Palmerini. Le difficoltà sono state molteplici, ma altrettante le soddisfazioni. A 4 anni di distanza dall’esordio nella serie C la crescita è stata costante fino ad ottenere lo scorso anno il terzo posto nel girone (nonostante 8 punti di penalità a causa della mancanza delle giovanili!).

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Nella foto l’allenatore Vittorio Palmerini

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Quanti giocatori e dirigenti fanno parte della Società? In quale campionato milita e quanti vi allenamenti settimanali effettuate? La rosa dei giocatori della seniores non è ancora completa, solitamente arrivano ad essere una quarantina e anche più. Per quanto riguarda le giovanili il discorso è diverso e da trattare separatamente. Gli attuali dirigenti sono il Presidente Bruno Magnani, il responsabile del settore giovanile Giuseppe Giovanetti, il vice presidente Vittore Colombo ed il sottoscritto che si occupa della seniores sia come dirigente che preparatore atletico (e pure giocatore in caso di necessità). Quest’anno siamo stati inseriti nel girone 6 della serie C (Lombardia-Piemonte). Il gruppo si allena 3 volte a settimana: martedì, giovedì e venerdì. Le partite vengono disputate la domenica.

alla F.I.R. (ci sono inoltre contributi ed incentivi da parte della federazione) e designare una società tutor. La società tutor fornisce i tecnici e la scuola può partecipare ai concentramenti del minirugby, oltre che ai campionati studenteschi promossi dalla F.I.R. Talvolta siamo stati fortunati altre meno, ma nella maggior parte dei casi la risposta è stata entusiasta (soprattutto quella dei bambini) e la collaborazione con docenti e dirigenti scolastici eccellente. Qualche genitore magari è stato diffidente agli inizi, ma si subito potuto ricredere: ahimè!, persiste ancora il pregiudizio del rugby come sport violento. Ma solo chi non lo conosce potrebbe definirlo tale, per non parlare del minirugby che con la violenza non ha proprio nulla a che spartire ed è invece incredibilmente formativo, sotto tutti gli aspetti, da quello motorio a quello educativo.

Negli ultimi anni state dedicando tempo ad insegnare il rugby ai giovani in età scolare. Può specificarci questi interventi e come è accolta dalle scuole locali l’introduzione di questo sport? Sin dalla nascita dell’associazione abbiamo progettato e riservato energie alla propaganda, essendo Voghera e dintorni una zona priva di retaggio rugbistico. Volontà ed energia però non bastano. L’assenza di risorse economiche purtroppo limita il potenziale vero di quest’area. Al momento ce la caviamo con lo sforzo dei dirigenti e dei ragazzi della società, che gratuitamente si prestano all’attività formativa di base. Nel dettaglio: ogni scuola può affiliarsi

Avete un settore femminile e quali sono i piani futuri al riguardo? Non parlerei propriamente di settore femminile. Lo scorso anno, quasi per caso, un gruppo di ragazze ha iniziato ad interessarsi e ci è sembrato giusto dar loro l’opportunità e ne seguiremo con cura eventuali sviluppi. A pro di questo devo dire che nella nostra zona, come spesso anche in Italia, per le ragazze non ci sono sport di squadra alternativi alla pallavolo, quindi, se prenderà piede, sarà un’alternativa in più per le sportive dell’Oltrepo. Il rugby femminile sta crescendo in Italia di pari passo con lo sviluppo del movimento. Per quest’anno vedremo se si riuscirà a costituire un gruppo, che possa defi-


nirsi tale per numeri e per costanza; questo è il primo passo e il primo obiettivo. Per il dopo non ci si pone limiti. Come si sostiene finanziariamente il club? Quant’è facile trovare finanziatori e sponsor? Qui si arriva al punto dolente. Finanziariamente sì può contare, anche se non è un esempio questo periodo di crisi economica, su qualche piccola sponsorizzazione per materiale sportivo o poco più. Fortunatamente il comune di Voghera ci ha permesso di utilizzare il Campo Giovani, quindi non abbiamo il peso di un affitto del campo, che non potremmo altrimenti permetterci. I giocatori e dirigenti fanno il resto, pagandosi tutte le spese e contribuendo con una piccola quota per le tasse federali e le spese necessarie durante la stagione. E tanta, tanta energia e buona volontà per sopperire alla diffi-

coltà di reperire risorse. C’è stata da poco a Roma l’elezione del nuovo consiglio federale; quali interventi ritiene potrebbero essere utili per una piccola società di provincia come il Rugby Voghera? Il nuovo presidente della Fir,Alfredo Gavazzi, si è candidato come “successore” del precedente, Giancarlo Dondi. Non ci aspettiamo quindi una rivoluzione nella conduzione in generale della federazione. Non entro nelle dinamiche specifiche; la federazione ha già forme e modi d’ incentivare il rugby. Per il nostro caso specifico, essendo un società abbastanza periferica rispetto ai tradizionali centri del rugby, la maggior parte delle difficoltà risiedono nel reperire

risorse economiche e in questo non possiamo certamente confidare in un intervento dall’alto. Noi intanto lavoriamo come abbiamo sempre fatto e vediamo cosa ci riserverà il futuro. Quali interventi specifici potrebbe adottare invece il Comitato Regionale Lombardo per rendere più efficace sul territorio il proprio lavoro? Da questo punto di vista siamo abbastanza fortunati. Il Comitato ha lavorato molto bene negli ultimi anni e la crescita del movimento lombardo è stata evidente. In generale abbiamo potuto osservare che la domanda dei tecnici, a tutti i livelli supera l’offerta (soprattutto nelle aree con meno tradizione come la nostra). Un maggiore sforzo nella formazione in questo senso sarebbe utile. Anche rendere più appetibile ai dirigenti scolastici l’inserimento del rugby nelle scuole aiuterebbe, ma le situazioni sono talmente differenti che è difficile farne un discorso generale senza dilungarsi troppo. Uno degli aspetti che sono convinto andrebbe invece rivisto riguarda le risorse dedicate alle selezioni regionali e ai selezionatori. Siamo convinti che invece di avere molti tecnici che svolgono part-time questa funzione, sarebbe più efficace averne in numero minore, ma che si dedichi completamente a questo lavoro. Senza nulla togliere a chi già investe tanto tempo senza pensare al ritorno economico, crediamo che figure totalmente dedite, professionalmente competenti, potrebbero ottenere risultati migliori. Quali sono i piani e i sogni del Rugby Voghera per quanto concerne i prossimi anni. Lascerei da parte i sogni e rimarrei con i piedi per terra. C’è ancora tanto lavoro da fare. Il progetto prevede per i prossimi anni di investire tutto il possibile nella propaganda e riuscire in capo ad un paio d’anni ad avere un settore giovanile degno di questo nome. Dovremo lavorare per reperire le risorse (o convincere l’amministrazione locale ad erogare qualche fondo) per sistemare irrigazione e illuminazione del campo. Dal lato puramente sportivo la nostra seniores ha il dovere di giocarsi tutte le partite a viso aperto. Il valore del nostro campionato non dipende unicamente dalla posizione in classifica a fine anno, ma dal fatto che nonostante tutto andiamo avanti e riusciamo e crescere e a diventare sempre più competitivi. Il Rugby a Voghera deve rimanere una realtà e non una passione passeggera. SPQ&R _ 67


Rugby union

Europa quando l'ovale non gira di Duccio Fumero

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l 2012 si è chiuso da un punto di vista rugbistico con le due giornate di Coppe Europee che hanno visto impegnati sei team italiani. In Heineken Cup la Benetton Treviso e le Zebre, in Challenge Cup Calvisano, Cavalieri Prato, Mogliano e Rovigo. Un’avventura continentale che ha evidenziato tutti i limiti del nostro movimento. Treviso con dignità. Iniziamo con le note positive. Seppur chiudendo i primi tre turni di Heineken Cup con tre sconfitte, la Benetton ha ancora una volta mostrato come possa competere alla pari – o quasi – con i più forti team europei. La sua rimonta in casa dei Leicester Tigers e le prove positive con Ospreys e Tolosa evidenziano come il XV di Franco Smith sia ormai pronto al salto di qualità. I giovani italiani – da Gori a Minto – si mettono in mostra, crescono partita dopo partita e il lavoro fatto negli ultimi due anni dà i suoi frutti. A dimostrazione che partire da un progetto, investire sui giovani più promettenti e dare tempo a tutti di crescere senza pressioni è la strada per crescere. Ed è la dimostrazione che la RaboDirect Pro 12, se affrontata in maniera funzionale, porta a risultati sul campo e aiuta anche la nazionale. Zebre a terra. I problemi visti in Celtic League si espandono quando si va in Europa per la franchigia federale con sede a Parma. Tre sconfitte, zero punti, quattro mete fatte, quindici subite. L’avventura delle Zebre è l’altra faccia della medaglia dell’esperienza in Pro 12, l’esatto opposto di quel che è accaduto a Treviso. Dopo due anni di Aironi, infatti, il lavoro che era stato a fatica impostato a Viadana è stata azzerato e, nonostante l’ossatura sia quella degli Aironi, i passi indietro sono evidenti.

Foto: Vasini

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Foto: Alfio Guarise

La vecchia guardia non dà il contributo che ci si aspettava da loro, i giovani sono obbligati a prendersi responsabilità che probabilmente non sono ancora nelle loro corde. Lo staff tecnico, giovane e inesperto, non permette alle nuove guardie di fare un percorso di crescita che li porti a essere a livello internazionale. Come ha sottolineato anche coach Gajan “perdere aiuta a perdere” e questa esperienza sta minando le certezze di una squadra che rischia un’involuzione ancora più pericolosa nei prossimi mesi. Disastro Challenge. Ma ancora peggio va se si scende in Challenge Cup, la seconda manifestazione europea per club. Qui partecipano le quattro migliori formazioni del campionato italiano, cioè un campionato semiprofessionistico, per non dire semidilettantistico. Eppure l’ottusità federale negli ultimi anni ha continuato a voler mantenere lo status quo, obbligando team non all’altezza a confrontarsi con corazzate europee ben più ricche ed esperte di loro. Così i confronti impari tra Calvisano e Bath, o Mogliano e London Wasps, Rovigo e Perpignan e Cavalieri Prato e Stade Français si trasformano in veri e propri calvari.

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Subire 10 mete in ottanta minuti, non potersi neppure lontanamente mettere in gioco non serve a crescere, a migliorare. Come ha detto Umberto Casellato, tecnico del Mogliano, queste partite sono semplicemente “frustranti”. Certo, portano nelle casse delle società centinaia di migliaia di euro, ma vale la candela l’umiliazione e le figuracce che ciò comporta? E, quel che è peggio, è che quando i team d’Eccellenza hanno la fortuna di affrontare team più deboli sulla carta, come quelli rumeni e spagnoli, la storia non cambia. Le sconfitte subite da Calvisano e Rovigo contro i Bucarest Wolves e il Guernica non sono più accettabili. Perdere contro la quinta formazione del campionato spagnolo, iscritta alla Challenge Cup solo per la rinuncia economica delle prime quattro, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. A questo prezzo non si può andare avanti. E, per fortuna, probabilmente non si andrà avanti così. Rivoluzione in vista. Già, non si andrà avanti così, anche se ancora non si sa come si andrà avanti. Da mesi, infatti, le maggiori nazioni europee stanno discutendo per riformare le Coppe europee.

Da un lato inglesi e francesi, che vogliono rivoluzionare tutto, dall’altra i celtici, che premono per mantenere lo status quo. In ballo la torta economica – che gli anglofrancesi vogliono tagliare in maniera diversa per averne una fetta più ricca – e la torta sportiva – con gli stessi anglofrancesi che vogliono un minor accesso dei club di Pro 12. Oggi, infatti, in Heineken Cup entrano praticamente tutti i club della Celtic League, anche quelli scarsi come le Zebre. Il confronto è duro, ci sono stati ultimatum e ricatti, ma una possibile soluzione sembra in vista. Per garantire rappresentatività a tutte le nazioni, infatti, il compromesso sul tavolo prevede una Heineken Cup a 20 squadre (oggi è a 24), con sei inglesi, sei francesi, sei celtiche e le due vincitrici delle coppe. Per quel che riguarda le celtiche, accederebbero alla Heineken le quattro semifinaliste della Pro 12, più la miglior scozzese e la miglior italiana. Le altre due, di conseguenza, scivolerebbero in Challenge Cup. Togliendo spazio ai club d’Eccellenza, finalmente. Insomma, basta umiliazioni ridicole e inutili per i nostri club in Europa e, forse, la possibilità di guadagnarsi quel rispetto che oggi è solo utopia.

Foto: Alfio Guarise SPQ&R _ 71


Beverley higham

aromaterapia l'ingrediente segreto per lo sportivo P 72 _ SPQ&R

er ogni atleta, o persona sportiva, un corpo e una mente agili sono la chiave del successo. Rimanere mentalmente in allerta, con idee chiare e precise e una mente libera per pensare sono gli strumenti basici per ottenere il meglio dalle proprie prestazioni. Come può essere d’aiuto in questo esercizio l’aromaterapia? L’aromaterapia è costituita dall’uso controllato di oli essenziali, che si estraggono da piante aromatiche, per la maggior parte attraverso un processo di distillazione. Messaggi chimici provenienti dagli oli possono

far riaffiorare alla coscienza memorie passate, esercitando un effetto sul sistema limbico, la sede di tutte le nostre emozioni. Questi potenti doni aromatici naturali sollecitano il nostro senso basico dell’olfatto e le molecole che li costituiscono sono poi condotte all’interno del nostro corpo, attraversando il naso, il sistema olfattivo e le piccole ciglia. I neurotrasmettitori stimolano poi nella nostra mente il rilascio di ormoni, che producono uno stato di benessere interiore e fisico, tali da permettere di migliorare sensibilmente le performance.


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Il semplice annusare l’olio di menta piperita prima di un incontro sportivo sveglierà la tua mente. Il rosmarino, conosciuto per il ricordo, migliorerà la tua memoria, mentre il basilico si ritiene che migliori le capacità mentali! Perché quindi non abbiamo usato l’aromaterapia prima? La risposta é che lo abbiamo fatto. L’aromaterapia ha una storia antica, e la guarigione di atleti nell’antica Grecia e Roma era una degli utilizzi fondamentali dell’aromaterapia; prerogativa quest’ultima che ha contribuito a farla ritornare in auge anche nei tempi odierni. Passando a considerazioni di carattere maggiormente pratico e specifico, si è da tempo sperimentato che, ad esempio, il massaggio con oli di erbe come il pepe nero e lo zenzero é in grado di scaldare i muscoli e di migliorare la circolazione sanguigna. La maggiorana dolce è un ottimo rimedio per spasmi muscolari e contribuisce ad alleviare i dolori muscolari. Il gonfiore e gli infortuni alle articolazioni possono essere calmati con camomilla e lavanda. Per l’uso, é importante diluire sempre gli oli essenziali in un olio vegetale come quello di semi d’uva o di mandorla dolce. Gli oli essenziali non devono essere applicati sulla pelle se non

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preventivamente diluiti. Usarne “poco” è sempre meglio di “molto”: non bisogna abusarne. Le istruzioni riportate qui sotto intendono essere solamente una guida conoscitiva, ma necessariamente indicativa, riguardante alcuni usi degli oli essenziali. Se ne volete sapere di più, il miglior suggerimento che posso suggerirvi è quello di rivolgervi e consultare un aromaterapeuta professionale, il quale saprà consigliarvi al meglio. Metodo d’uso: Per applicazioni dermiche (sulla pelle): 5 gocce di olio essenziale ogni 10 ml di olio vegetale. Per inalazioni: 3 gocce di olio essenziale in/su un fazzoletto. Per la vasca da bagno/immersione, in una vasca da bagno di misure medie: prima aggiungete 8-10 gocce di olio in una taz-


zina di latte, mischiate, e poi disperdete nell’acqua. In commercio si trovano miscele già preparate e pronte all’uso, mentre per casi specifici occorre l’intervento dell’aromaterapeuta. Soprattutto nel mondo sportivo è assai noto che un massaggio dopo un incontro migliora notevolmente i tempi di recupero. Per di più, l’inalazione di oli da un fazzoletto o da un inalatore può accrescere l’energia e stimolare la fiducia, attenuando ansia e stress pre-partita. L’aromaterapia procura tanti e concreti benefici agli atleti in generale, tra cui anche a quelli di scacchi-pugilato. Mi auguro che questa breve presentazione faccia nascere in voi il desiderio di accostarvi all’aromaterapia e di coglierne i benefici effetti sul corpo e sulla mente.. In attesa di poter condividere con voi altri segreti “aromatici” nei prosimi numeri, buona fortuna col vostro sport!

Beverley Higham é un’ aromaterapeuta di grande esperienza, qualificata presso la Scuola di Aromaterapia Shirley Price alla fine degli anni ‘80. Ha sempre avuto un interesse per le piante e le terapie naturali. Ha iniziato a insegnare aromaterapia al Wigan & Leigh College dove ha insegnato per 24 anni. Ha una grande passione per la sua materia e ama aiutare le persone, pertanto lei dice che “l’unire l’aromaterapia e l’insegnamento è stato un grande dono per me”. Nel 2004 ha ricevuto una medaglia d’eccellenza dall’Istituto City and Gulds di Londra per l’insegnamento e l’apprendimento. Nello stesso anno ha vinto anche il premio “the inspiration challenge” della casa editrice Hienneman. “Questo é stato un anno fantastico e il premio in denaro mi ha dato la possibilità di portare otto dei mie studenti in un viaggio aromatico in Francia. Insegna tuttora presso il Wigan & Leigh College insegnando in corsi di livello universitario oltre a continuare con l’insegnamento dell’aromaterapia, inoltre “Sviluppo prodotti aromatici usando alcuni di più favolosi oli che ho mai trovato: gli oli essenziali Oshadhi. La mia serie di miscele “Time” ha ricevuto molti complimenti e riscontri positivi poiché sono stati veramente creati con passione e amore”. Se avete domande sull’aromaterapia (e magari altre terapie complementari) per Beverley, potete inviarle scrivendo a: postalettori@spqrnews.com oppure spedendo una lettera in redazione. Beverley sarà contenta di rispondere ai vostri quesiti.

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Luca Cerrato

Inizio di un viaggio ludico

Foto: Luca Cerrato

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olti di voi, lettori di SPQeR, saranno probabilmente appassionati ad almeno uno degli sport che trattiamo in questa rivista, che sia il rugby, il pugilato oppure il gioco degli scacchi. Questi vostri interessi possono rappresentare un semplice passatempo, una valvola di sfogo dai problemi della vita quotidiana, oppure, per i più fortunati, un lavoro a tempo pieno. Il dedicarsi a un proprio, personale hobby è senza alcun dubbio un modo per sentirsi meglio con se stessi. A livello medico, infatti, è stato dimostrato che il semplice e naturale gesto di correre agisce sugli ormoni del nostro corpo e crea una dipendenza positiva che, senza dubbio alcuno, è meglio di mille medicine. Per nostra fortuna al giorno d’oggi chi pratica sport non viene più visto come un individuo anomalo, del tutto originale, come, purtroppo, a volte accadeva in passato. Certo, ci sono ancora molti che si stupiscono della fatica spesso gratuita, e dunque senza alcun tornaconto materiale, di uomini e donne che praticano attività sportive. Quando da uno sport fisico si passa un esercizio della mente (come possono essere gli Scacchi e la Dama) gli atteggiamenti incominciano a cambiare. Se comunque l’attività fisica è associata al mondo degli adulti, l’attività ludica, almeno in Italia, è collegata al mondo dei bambini e quindi, se essa è esercitata da un adulto, viene maggiormente vista come perdita di tempo. Personalmente, credo che questo tipo di atteggia- mento sia una mancanza di cultura ludica; infatti, pensare che il gioco sia solo una necessità del fanciullo è profondamente sbagliato. Bisognerebbe fare distinzione tra due modi di giocare: quello dei bambini, caratterizzato da giochi più liberi (cioè un tipo di gioco poco vincolato da rigide regole), dando ampio risalto all’improvvisazione, e quello dei grandi, dove la riflessione, il ragionamento hanno un ruolo fondamentale, e che richiede il rispetto di precise regole. Anche chi fa sport potrebbe storcere il naso nel considerare gli Scacchi, la Dama e un qualsiasi altro gioco un’attività di fatica; questo perché non si considera la capacità di concentrazione richiesta da una partita a scacchi e tutto il lavoro di preparazione per arrivare pronti ad un torneo. Per introdurvi gradualmente nel mondo dei giochi da tavolo, da questo numero comincerò a scrivere una serie di articoli, orientati a far conoscere i giochi stessi (le varie tipologie, le regole, ecc..) e proverò a proporvi una visione della situazione ludica sia in Italia sia all’estero. Sono abbastanza convinto che la gran parte dei giocatori occasionali conosca quasi esclusivamente quei quattro o cinque giochi da tavolo che possono essere acquistati nei centri commerciali, oppure SPQ&R _ 77


che hanno appreso durante la loro adolescenza. Niente di più sbagliato, sarebbe come dire che la letteratura italiana si sia fermata ai Promessi Sposi del buon Alessandro Manzoni e che da allora ben pochi libri di un certo rilievo siano stati scritti. Come nel mondo dei libri ci sono case editrici che ogni anno pubblicano centinaia di volumi, anche l’editoria ludica specialistica è molto attiva; ogni anno, infatti, sono messi in commercio decine di nuovi prodotti, alcuni originali, altri meno. Purtroppo, vendere questi libri agli adulti e soprattutto indurli a giocare, in Italia è ancora più difficile che far leggere un buon libro, in virtù del loro accostamento al ludico mondo fanciullesco. Per descrivervi, anche se modo molto sommario la varietà dei giochi da tavolo ed anche la mia passione ludica, vi descriverò il mio viaggio alla fiera internazionale del gioco di Essen. In questa cittadina tedesca del nord ovest si tiene ogni anno la fiera più importante d’Europa. Dedicata ai giochi da tavolo. Dalla mia città natale, Torino, per arrivare ad Essen ci sono circa mille chilometri, una vera e propria trasferta ludica, che di solito si affronta in gruppo. Quest’anno la partenza era fissata per la sera di giovedì 18 ottobre. Dopo qualche picco-

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lo inconveniente iniziale, attraversiamo, nella notte la Svizzera e una buona parte della Germania, arrivando a destinazione alle otto e mezza della mattina. Piazzato il camper nell’area riservata prima delle dieci, nonostante la notte trascorsa quasi senza chiudere occhio, eravamo in attesa dell’apertura. Quando le porte del “paradiso” si aprono, ci si trova di fronte agli enormi spazi espositivi delle maggiori case editrici, con una sterminata quantità di tavoli dimostrativi per giocare alle ultime novità, ma, nonostante il loro numero, è sempre difficile trovare un posto libero ed è vivamente consigliato prenotare il tavolo. Anche le enormi pile di scatole di giochi fanno la loro bella figura. Data la vastità della rassegna, ognuno sceglie di visitarla come meglio crede: questo non per scarsa socialità tra di noi, ma per la semplice ragione che i nostri interessi ludici sono differenti. Alcuni hanno appuntamenti presso editori per cercare di strappare un contratto, altri puntano direttamente a determinati padiglioni, mentre io decido di dare un’occhiata veloce, per poi concentrarsi sui giochi astratti (nei prossimi numeri scoprirete questa categoria di giochi). Durante le due ore che impiego a visitare,

superficialmente, i sei padiglioni, ho l’occasione di scoprire le novità dei grandi editori (Hasbro, Ravesburger, Queen Games, Gigamic,ed altri), con centinaia di


persone impegnate ai tavoli, negozi in cui poter acquistare a prezzi vantaggiosi (si va ad Essen anche per questo), le piccole case editrici in cui è possibile avere un

contatto più personale e chiacchierare con alcuni autori di giochi. La fiera è frequentata da appassionati provenienti da tutta Europa e non solo. Per avere un idea della quantità di giochi presenti, vi basti sapere che l’intera durata della manifestazione (quattro giorni) non basterebbe a provarli tutti. Il più delle volte la scelta che si fa, per giocarne il più possibile, è sedersi ad un tavolo, farsi spiegare le regole del gioco (il bello di queste manifestazioni è la pre- senza dei dimostratori) e giocare pochi turni in modo da capirne il meccanismo, ma difficilmente si finisce una partita completa. Anche la varietà dei giochi è assicurata. I bambini più piccoli per esempio si possono sedere ai tavoli della Ha-ba; le famiglie hanno una quatità enorme di proposte (Hasbro, Ravesburger e tanti altri); i giocatori più incalliti possono rivisitare i tradizionali giochi (vedi Coloni di Catan, Carcassone, Power Grid, ecc...) con le ultime espansioni, oppure le novità editoriali che escono in occasione di Essen. Durante la fiera capita spesso di fare interessanti incontri. Per esempio, mi è capitato di parlare con una coppia di peruviani, che usano il gioco come medicina alternativa alle malattie della vecchiaia (secondo la teoria che usare il cervello

e tenerlo in esercizio allontana malattie come l’Alzheimer). Ho anche provato una piacevole sorpresa nell’incontro con un editore di libri che quest’anno ha pubblicato la ludografia di Alex Randolph, il primo autore professionista nel campo ludico, che oltre a regalarmi il libro (purtroppo per me in tedesco), mi ha fatto vedere un prototipo, originale, di un gioco di Alex, mai pubblicato. Nell’area riservata alla Euro- pean Society of game collectors mi è stato presentato il presidente onorario, un simpatico signore, che mi parla delle sue ricerche storiche sui giochi e di un articolo che aveva scritto per una rivista ludica tedesca, in cui raccontava come ai tempi della guerra fredda la Germania dell’est copiasse i giochi occidentali. Se per me l’appuntamento annuale con la fiera di Essen è sempre una grande e piacevole esperienza, spero con i prossimi articoli di incuriosire e far avvicinare i lettori di SPQeR al mondo del gioco intelligente, cosicché ognuno riesca ad intraprendere il proprio viaggio ludico, seguendo i propri gusti giocosi. Giocare è un’ottima occasione per socializzazione: non è sempre facile riunire intorno ad un tavolo differenti generazioni, ma il gioco ha questa enorme potenzialità che dovrebbe essere utilizzata il più possibile.

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