Anno 4 Numero 1

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Anno4 Numero1

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www.voxpopuliweb.it Organo ufficiale della Giovane Italia Salerno

VOX POPULI Mensile gratuito di politica, attualità, cultura

L'ideologia, l'ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia. Giorgio Gaber, dal testo della canzone “Destra - Sinistra”

Rubacuori

Stanco di leggere di escort e bunga bunga? Dai uno sguardo a Vox Pouli (tanto peggio di così)... VOX HISTORIAE

POLITICA

SALERNO CITTÀ

L’Europa che risorge La pace armata delle dalle rovine di Berlino nostre missioni estere

Quel ecomostro del Crescent

9 novembre 1989: si sono ridisegnati confini geografici e mentali, la fine della divisione europea.

La FF. AA. italiane sono impegnate in diverse missioni estere. Per difendere la pace o per niente?

Il progetto di Piazza della Libertà sotto la lente del comitato “No Crescent” ed un nuovo progetto per la città.

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Pensando ovvero L’EDITORIALE

Festeggiamo. Ma troppi muri esistono ancora I giovani cancelleranno le ferite del Muro, disse Helmuth Kohl riferendosi al nove novembre del 1989. Ma come, in che modo i giovani possono cancellare “le ferite del muro”? La prima strada è il ricordo. Ricordare, ma come farlo? Possiamo farlo? Chi, come noi (ed il sottoscritto), lo ha studiato a scuola o ad una riunione di formazione politica ha realmente coscienza della portata storica che ebbe quel 9 di novembre del 1989? Mi sono convinto di no. Abbiamo contezza che sotto i colpi della storia e della realtà cadde insieme a quel muro un’ideologia malsana. Ma non so se abbiamo altrettanta consapevolezza che le nostre manifestazioni, le nostre rievocazioni spesso rimangono aggrappate come ventose al secolo scorso. Ci

sforziamo di innovare tutti gli anni, eppure sbagliamo alla radice: facciamo brindisi e battiamo le mani per quello che successe, senza attualizzarne il senso. Perché la caduta di quel muro non è stata solo la fine di un’epoca ormai in cancrena ma l’apertura di una nuova sfida ancora tutta da vivere. Tutto questo la Giovane Italia deve capirlo. È per questo che ho chiesto, ed ottenuto, alla mia comunità cittadina e provinciale di dedicare

Perché la caduta di quel muro non è stata solo la fine di un’epoca ormai in cancrena ma l’apertura di una nuova sfida ancora tutta da vivere

l’anniversario della caduta del muro di Berlino al premio Nobel Xia Liaobo ed a tutti i dissidenti cinesi. Un modo di ricordare senza ricordare. Parlare dei muri che devono ancora cadere, che stanno cadendo. Perché chi oggi festeggia l’89 in nome della libertà ritrovate, troppe volte dimentica i muri che nascondono agli sguardi spazi immensi di nuove libertà , che poi è il senso profondo di quello che avvenne. Lì, a Berlino. E nel mondo. di ANTONIO MOLA* *Presidente vicario Giovane Italia Salerno editoriali@voxpopuliweb.it

VOX MUNDI

SAHARAWI: il popolo del deserto senza Patria 9 novembre 1989, questa data non può far altro che ricordare al mondo la caduta del muro di Berlino che per anni è stato l’emblema dell’ideologia più sanguinaria che il mondo abbia conosciuto: il Comunismo. Ma mentre l’Europa e il mondo festeggiavano la caduta del regime comunista in Africa un popolo era ancora schiavo di un muro: il Saharawi. La storia di questo popolo è fatto di umiltà e semplicità e come loro stessi tengo a precisarsi come islamici semplici, rispettosi delle culture altrui e che altro non chiedono se non il principio dell’autodeterminazione dei popoli e il rispetto dei diritti umani. Tutto questo impedito dal Marocco che con l’inganno ne ha occupato i

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territori ricchi di miniere di fosfati e riducendo il popolo pacifico dei saharawi in condizioni disumane costruendo un muro lungo 2700 km con bunker, campi minati e pesantemente sorvegliato. Dal ‘76 il Marocco tiene sotto il giogo della negazione della libertà, stretto nella morsa dell’oppressione! ignorando le richieste civili e democratiche di referendum e lasciando il muro della vergogna in piedi nonostante la volontà del saharawi di ottenere un’indipendenza civile e non con le armi! Ogni muro è un offesa non solo alla storia, ma all’umanità. di MARCO GUIDOTTI.

La storia del Saharawi ( ‫)صحراء‬ Nel 1975 la Spagna abbandona il Sahara Occidentale, 250 mila kmq, popolato da circa un milione di Saharawi. Il 6 novembre 1975 re Hassan II fece organizzare la "marcia verde" con cui 350 mila Marocchini entrarono nel Sahara Occidentale. Siti da visitare: it.wikipedia.org/wiki/ Muro_marocchino www.saharamarathon.org


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L’Europa che RISORGE dalle rovine di Berlino Ha cambiato la vita degli europei, ha abbattuto barriere fisiche ed ideologiche, ha permesso alle nuove generazioni di vivere un’autentica libertà: il crollo del muro di Berlino ha significato l’inizio di una nuova fase politica e culturale, decisa a lasciarsi alle spalle i totalitarismi senza dimenticare, credendo nel valore paradigmatico della storia. Ciò che ci induce a ricordare gli avvenimenti del 1989 non è una di quelle memorie storiche sterili e strumentali; è una memoria che si rinnova, che ha esteso i propri orizzonti e sulla quale è stata costruita una democratica coscienza comune. Il nove novembre del 1989, insieme al muro, è crollato il sistema sovietico comunista, si sono ridisegnati confini geografici e mentali, è giunta la fine della divisione politica e culturale dell’Europa. Sono notevoli le conseguenze internazionali e i mutamenti sociali successivi all’abbattimento del muro della repressione. In Italia il crollo del muro, ebbe come conseguenza immediata la fine del partito comunista italiano segnato dalla “svolta della Bolognina”, nella quale si cercò di mitigare la forza espressiva del nome cambiandolo in “Partito democratico della sinistra”. Bisognava dimenticare, insabbiare il passato con le sue false impotenze. Il PCI aveva avuto nel corso della storia, diverse possibilità di staccarsi dall’URSS: la rivolta d’Ungheria del 1956 o la primavera di Praga del 1968; rivolte popolari contro i regimi comunisti represse nel sangue. La rottura tuttavia, arrivò quando non c’era più nessun legame da spezzare, ovverosia dopo il crollo del muro. Sui rapporti tra il

Pci e Mosca, ha indagato il giudice Falcone: flussi di denaro sporco lasciavano Mosca nel momento del dissolvimento dell’Urss, attraverso canali riconducibili al Pci. Falcone fu ucciso alla vigilia dell’incontro col procuratore russo Stepankov che si stava occupando del caso. Le informazioni che Falcone aveva raccolto, passarono a Borsellino che scomparve poco dopo; il Pci, rimasto sempre fedele a Mosca, da sempre avrebbe ricevuto denari sovietici. Quando arrivò la rottura con Mosca? Quando era oramai chiaro che non sarebbero arrivati più quattrini. La rivoluzione europea che rappresentò il crollo del muro nasceva da anni di tensioni, cambiamenti, divisioni, la più eclatante delle quali era la divisione fisica della Germania. Essa rappresentava l’estrema conseguenza della guerra fredda, della separazione in due blocchi del continente: uno di influenza occidentale- americana, l’altro sotto il controllo dell‘Unione Sovietica. Collettivizzazione forzata dell’industria e del commercio privati, avevano comportato un vero e proprio esodo dalla Germania orientale all’ovest filo-occidentale. Per far fronte a tale situazione, nel 1961 era stato eretto il muro che per ventinove anni avrebbe separato le strade di migliaia di vite. L’appiattimento sociale, di cui l’omologazione di automobili e stipendi costituiscono l’esempio meno deleterio rispetto alla repressione feroce che l‘unione sovietica esercitò sugli stati satelliti e nella Germania dell’est, spiega i disperati tentativi finiti in tragedia di chi, avendo lasciato al di là del muro

VOX HISTORIAE 9 novembre ’89: si sono ridisegnati confini geografici e mentali, la fine della divisione europea. DI ALESSIA SENATORE

lavoro e affetti, esasperato dalla “vita sovietica”, cercò con ogni mezzo di oltrepassare quel muro, scavandol tunnel sotterranei, sotto il fuoco delle sentinelle, annegando nei corsi d’acqua che costeggiavano il muro. A ventuno anni dall’inizio di una nuova era, in Italia la sinistra più radicale ed i suoi simboli sono scomparsi, quantomeno dal parlamento. I crimini del comunismo perpetrati nella Germania dell’est come in Romania, Estonia, Bulgaria, Italia (già non dimentichiamo le Foibe) sono riusciti a scavalcare censure, negazionismo e tentativi di insabbiamento, con una vasta eco nella coscienza comune. Ciononostante, è ancora scarsa l’informazione rispetto a questi temi, perlomeno in Italia, dove l’egemonia (pseudo)culturale della sinistra, ha come diretta conseguenza scarsa informazione su temi dolenti, discriminazione, indottrinamento e libri di testo in cui la storia viene trasformata e mutilata. L’Europa libera e democratica che abbiamo oggi è figlia del crollo del muro ma di comunismo e dispotismo c’è n’è ancora tanto; oltre i confini dell’Europa, il rinnovamento culturale post ottantanove non è bastato a sradicare gli ultimi baluardi dei totalitarismi come dimostrano le esperienze della Cina, Cuba, Vietnam, Laos, Corea del Nord, Turkmenistan.

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CRESCENZO PUNTO &a CAPO

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I miti della sinistra:

Che Guevara, rivoluzionario ipocrita Da piccolo, quando ancora non ero avvezzo alle ideologie o alle prassi politiche e dei vari pensieri politici ho sempre provato uno strano senso di confusione sulla figura di Ernesto Guevara, confusione scaturita dalla pluralità di funzioni che rivestiva quella che sembrava a volte un prode guerriero a volte una marca di maglietta che fa trendy a volte insolito simbolo di pace. Da giovane adulto la confusione è andata mano a mano svanendo perché in me cresceva soprattutto la passione per la storia, fermamente convinto che bisognasse conoscere il passato per poter costruire nel presente un futuro migliore.vota rosario peduto Procedo per ordine partendo dalle origini del personaggio. Ernesto primogenito di una famiglia borghese benestante argentina nasce a Rosario il 14 giugno del 1928, infanzia segnata dal suoi problemi d’asma ma tranquilla e a 20 anni si iscrive alla facoltà di medicina ottenendo la laurea dopo diverse interruzioni nel ’53. Proprio in una di queste interruzioni iniziano i suoi punti di svolta. Compie un viaggio in Perù e in Sud America in motocicletta e si avvicina al pensiero rivoluzionario con letture marxiste pensando che la rivoluzione possa essere l’unica strada per l’abbattimento della disuguaglianza sociale e quindi ritornato in patria completa gli studi in medicina. Vota peduto a Salerno Completata la laurea compie altri viaggi per il sud America e aumenta il suo odio per gli Stati Uniti che considera il peggiore dei mali in quanto massima espressione dell’imperialismo. Incontra il futuro dittatore di cuba Fidel Castro e con

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lui partecipa alla conquista di Cuba partendo dal Messico con uomini armati e sbarcando sull’isola. Dopo l’iniziale confronto con l’esercito cubano di Batista i sopravvissuti tra cui il “Che” si riorganizzano in guerriglia contro il regime e negli ultimi giorni del ‘ 58 arriva la vittoria grazie anche alla collaborazione di alti ufficiali che erano al servizio di Batista e che passano con Castro. La rivoluzione con le armi sembra avere fine ma inizia quella del torture e dei campi di concentramento. Guevara inizialmente promosso comandate della fortezza-prigione “La Cabãna” procedeva con esecuzioni sommarie, amava far sfilare sotto “el Paredòn” i condannati, un muro rosso tinto sangue di vittime innocenti e amava inoltre amministrare il colpo di grazia ai prigionieri in gran parte politici puntandogli la pistola alla nuca e premendo il grilletto e nel ricordare questi eventi Juanita Castro sorella di Fidel che lo descrive così: “Era disumano, un uomo senza sentimenti che in realtà voleva fare solo ciò che aveva occupato per tutto il suo tempo: la guerra di guerriglia”. Istituì i primi campi di concentramento per gli “asociali” (tra i quali anche gli omosessuali oltre che agli oppositori politici) tutto questo spinse molti cubani liberali all’esodo verso le coste sicuramente più democratiche dell’America del Nord. Presa la cittadinanza cubana diventa anche ministro dell’industria facendo sprofondare l’isola nel più profondo degrado (non che prima navigassero nell’oro) ma altro non fu che l’attuazione del pensiero

Il “Che” esaltato dalle magliette dei pacifisti era uno spietato assassino DI PIETRO CRESCENZO marxista di cui era completamente soggiogato Che Guevara filosovietico. Molti diranno che aveva raggiunto il potere e vi aveva rinunciato e per questo ne fanno un’icona della libertà (hic!). Allora cosa fa questo falso mito del novecento? Non fa altro quello che gli riesce meglio fare ovvero uccidere. Ed è proprio in una di queste missioni sanguinolente in Bolivia che viene catturato e il 9 ottobre del 1967 si pone la parola fine a quello che fu un massacratore di gente e quello che la storia, quella vera, ricorderà come tale. Oggi fa tristezza vedere ragazzi affermare che esiste un Che Guevara buono come un santo, una persona da venerare trasformando quello che fu un assassino come tanti che la storia ha conosciuto in personaggio eroico scindendo deliberatamente e arbitrariamente i principi marxisti-leninisti e dunque comunisti come qualcosa di diverso dalla loro applicazione altri affermeranno che Guevara ha semplicemente sbagliato a fidarsi di Castro… ma dico combattere per un popolo e liberalo per migliorarne le condizioni di vita e vedere che queste non cambiano non è forse un contro senso non rimediare?!? Perché allora non agire per una contro riforma? Cosa c’è di eroico in una persona che ha ucciso barbaramente, torturato e compiuto efferatezze? Quale principio può far scindere le sue azione spregevoli dalla sua ideologia? Cosa fa ritenere simbolo di pace o di libertà un uomo che afferma di amare l’odio e coltivarlo perché rende l’uomo una macchina perfetta per uccidere ?


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pace armata delle nostre

La missioni all’ESTERO

«Ancora un abbraccio di dolore e di solidarietà, a nome di tutti gli italiani, ai genitori, ai familiari dei nostri quattro alpini caduti. Dobbiamo a questi ragazzi infinita riconoscenza per aver sacrificato le loro giovani vite servendo con altruismo e coraggio una causa giusta e facendo onore nel modo più alto al loro e nostro Paese, all'Italia». Queste sono le parole con cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha reso omaggio ai quattro alpini della Brigata Julia vittime di una imboscata in Afghanistan lo scorso 9 ottobre. E così l’ennesimo lutto colpisce l’Italia che piange i propri figli morti in terra afghana in prossimità del mese di Novembre, un mese importante per il nostro esercito. Due sono le ricorrenze in questo mese: la festa delle Forze Armate il 4 Novembre, una data storica, in cui si completava con la fine della Prima Guerra Mondiale, il ciclo delle campagne nazionali per l'Unità d'Italia. E l’altra ricorrenza, questa, invero, triste e dolorosa, il settimo anniversario del primo tragico attentato nel dopoguerra contro l’esercito italiano: l’attentato di Nassiriya, in Iraq, il 12 novembre 2003. Oggi come allora una nazione è stata scossa dal dolore, oggi come allora l’Italia si è unita idealmente in un abbraccio ai familiari delle vittime ma purtroppo oggi come allora quasi a fare da contraltare alla necessità di essere uniti nel momento del cordoglio e parlare con voce univoca e forte contro questi vili attentati si sono levate accese discussioni e pretestuose polemiche circa la necessità o

l’opportunità di far tornare i nostri soldati dall’ Afganistan e più in generale sull’opportunità della partecipazione italiana alle missioni di pace. Non è casuale aver riportato le parole del Presidente Napolitano, sono una sufficiente risposta a quanti anche questa volta hanno preferito la strumentale polemica al doveroso e rispettoso silenzio. Ciò nonostante riteniamo opportuno proporre alcune considerazioni. La partecipazione delle Forze Armate italiane alle operazioni militari internazionali è un elemento strutturale della politica estera del nostro Paese da almeno vent’anni. Non è un caso. L’Italia impiega i propri soldati all’estero sia perché è aumentata l’instabilità in aree nelle quali sussistono interessi nazionali da tutelare, sia perché farlo si è dimostrato utile a promuovere lo status internazionale del Paese. Di certo, l’esercito italiano nei “teatri” in cui è impegnato non è in guerra. La guerra, infatti, è finalizzata alla distruzione delle capacità offensive e strategiche dell'avversario, al fine di prevalere in una disputa tra due o più stati sovrani; i militari in Afghanistan e ovunque sono stati e sono tuttora impegnati, non hanno lo scopo di distruggere ma quello di favorire la ricostruzione post-bellica del tessuto sociale, amministrativo, giudiziario e di governo della regione, la ripresa industriale, lo sminamento, la cura dei malati, le vaccinazioni, la salvaguardia degli indifesi L’esercito è pertanto chiamato a garantire la pace e la convivenza civile di popolazioni prostrate, finché queste non riusciranno a organizzarsi da sole.

POLITICA La FF. AA. italiane sono impegnate in diverse missioni estere. Per difendere la pace o per niente? DI PIERPAOLO RISPOLI Certo, potrà sembrare un ossimoro, ma a volte la pace deve essere garantita con l’uso della forza. L’obiettivo da raggiungere però è troppo importante e strategico, ne va della sicurezza mondiale. Evitare che ci siano paesi in cui, complici regimi dittatoriali, il terrorismo internazionale abbia il tempo e le risorse economiche ed umane per organizzarsi e colpire l’Occidente, causando instabilità e terrore. Un’ultima considerazione va fatta circa i militari caduti. Quando questo avviene, un dolore pervade tutti o almeno tutti quanti sono dotati di un cuore e di un cervello (a differenza di chi, in passato, si è macchiato di azioni e di slogan irripetibili). Ma dobbiamo anche ricordarci (e per certi versi molti parenti delle vittime ce lo ricordano) che i nostri ragazzi hanno scelto questo tipo vita, e hanno scelto consapevolmente di partecipare alle missioni di pace. Conoscono i rischi che corrono, sono in altre parole consapevoli che la morte potrebbe essere nascosta in ogni angolo. Ma è il loro lavoro: sono dei professionisti, e non ignari militari di leva in prima linea per gli effetti di un atto proscrittorio. Hanno scelto volontariamente questo genere di vita accettandone gli onori e gli oneri. Rimproverare un governo per una decisione che potrebbe segnare definitivamente e irrimediabilmente la vita dei nostri militari è ingiusto e ipocrita: i militari che sono morti in Iraq, in Afghanistan o nel resto del mondo sono morti da eroi per servire la nazione, per servire l’Italia.

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SALERNO CITTÀ L’inchiesta

Quel ecomostro del Crescent ...

Un progetto per la città Il Crescent, la gigantesca muraglia alta circa trenta metri e lunga trecento, che il sindaco di Salerno minaccia di costruire sulla storica spiaggia di Santa Teresa, rappresenta il progetto simbolo della “mala urbanistica” attuata nella nostra città! Con la costruzione di enormi quartieri popolari dormitorio in periferia, di pseudo parchi abitativi che si affacciano dalle colline, di falsi fabbricati rurali che costellano la campagna circostante la città, di fabbriche dismesse in attesa di essere trasformate ad uso abitativo; gli ultimi spazi liberi presenti in città sono sistematicamente occupati dal cemento e dall’asfalto, causando un anacronistico quanto spietato consumo del territorio, in contrasto con la filosofia urbanistica più avanzata e sensibile nella ricerca dell’innalzamento della qualità della vita delle città. Tutto ciò propagandato con progetti di costose archi star o meno, testimonial d’eccellenza per ostentare una inverosimile “Salerno europea”, che al momento non vede, in quindici anni, completata almeno una delle opere più volte inaugurate per pezzi, in modo del tutto strumentale ad una politica di piccolo cabotaggio, alquanto “paesana”. Anche l’area a ridosso della storica spiaggia di santa Teresa, ha dunque subito l’onta della cementificazione per fini speculativi, in una zona super vincolata per i suoi pregi paesaggistici. La cosiddetta piazza della libertà in fase di costruzione, ha già sottratto un’ampia porzione della storica spiaggia di santa Teresa e di mare ad essa antistante,

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Il progetto di Piazza della Libertà sotto la lente del comitato “No Crescent” DI RENATO GIORDANO

In 15 anni a Salerno non è stata completata nessuna grande opera. Piazza della Libertà ha sconvolto la spiaggia di Santa Teresa, area demaniale sottoposta a vincoli paesaggistici. Non è stato fatto alcun concorso di idee per riqualificare la zona.

stravolgendo la familiare linea di costa. I cittadini salernitani, ignari, hanno subito per lungo tempo una massiccia campagna di promozione ufficiale da parte dell’amministratore locale riferita a una piazza, un magnifico progetto di piazza contornata da “colonne in alabastro” la cui vastità dello spazio sarebbe stata più estesa di quella di Piazza Plebiscito del capoluogo di regione. Il preludio per attuare una spietata speculazione immobiliare su un area di proprietà demaniale sulla quale per legge possono essere realizzate solo opere pubbliche; senza indire un Concorso internazionale di idee per il miglior progetto valutato da una Commissione di qualità; senza proporre in via preventiva alla cittadinanza l’ipotesi di un progetto di riqualificazione sicuramente necessario in quella zona. Al contrario, in tutta fretta si approvò, senza farne pubblicità, una delibera che stabiliva le caratteristiche formali del progetto di riqualificazione di quell’area e si assegnò all’archi star Bofill l’incarico di disegnare quanto già stabilito nei dettagli dalla delibera comunale (del

Piazza della Libertà in costruzione

GC n754 del 25-05-2007) sulla base di un curriculum per progetti simili valutato da una commissione composta da tre dipendenti comunali Nasceva così, intorno alla piazza al posto delle decantate “colonne di alabastro”, il mega edificio Crescent. A questo scempio si è opposto un gruppo di cittadini che hanno dato vita ad un Comitato civico (www.nocrescent.it). che, sulla base di dati e documenti ufficiali, ha dato corso ad una campagna di sensibilizzazione sia sulla stampa nazionale sia su quella internazionale, raccogliendo adesioni di migliaia di cittadini salernitani e non solo, di associazioni di respiro nazionale, non ultimo quelle di personaggi della cultura, dello sport e dello spettacolo; che ha prodotto anche una decina di interrogazioni parlamentari bipartisan e cinque ricorsi straordinari al Capo dello Stato. Ancora oggi in quest’area è possibile attuare una proposta alternativa alla costruzione del mostro Crescent, che vada incontro alle esigenze di qualità della vita dei cittadini, con opere pubbliche e di servizi per la nostra bella città (…)


SALERNO CITTÀ

CONTATTI ● REDATTORE CAPO: redattorecapo@voxpopuliweb.it

L’inchiesta Quel ecomostro del Crescent. Un progetto per la città (da pag. 6) (…)salvaguardando le sue bellezze ambientali. Il tutto realizzato con un bando pubblico sulla base di un PROJECT FINANCING, al fine di incrementare la funzione turistico ricettiva della nostra città con infrastrutture adatte allo scopo. Per creare una riqualificazione sana non speculativa, che esalti le caratteristiche ambientali dei luoghi che sia il fiore all’occhiello per la nostra città, nella sua parte più rappresentativa verso il mare, in continuità con il Centro Antico, con la presenza di elementi distintivi come la Villa Comunale, il Teatro Verdi e la storica scuola elementare Barra, in alternativa all’inutile “piazza”, intervenendo sul

costruendo solaio di cemento di copertura del parc he g gio : con verde pubblico attrezzato.E’ possibile in alternativa ad Proposta alternativa per Piazza Della Libertà un edificio privato quale è il Crescent, creare sbarcando nella nostra città un “borgo marinaro” costituito di p o t r a n n o apprezzare la bellezza edifici bassi a ridosso del porto immediatamente turistico con funzioni varie, paesaggistica del Centro antico e del abbracciati dalla d’intrattenimento, di servizio al Lungomare diportismo, turistico ricettivo, che retrostante collina da cui domina il possa svolgere la funzione castello d’Arechi. d’accoglienza per i turisti che

POLITICA LOCALE

Due conti (che non tornano)in Regione Campania Che Bassolino fosse una sciagura per l’umanità era probabile. Che fosse il terzo anticristo profetizzato da Nostradamus ne avevamo qualche dubbio. Che fosse il peggior amministratore che i campani abbiano avuto (e per quindici anni votato) ne siamo certi. Perché tornare a parlare del guaglione che aveva come voglia di creare il comunismo al babà, vi starete chiedendo..ve lo state chiedendo, vero? Non per una forma molto, decisamente troppo, perversa di masochismo ma per una banale (mi si scusi il termine) relazione ispettiva effettuata dal ragioniere generale dello Stato Mario Canzio. A leggerla ci si rende conto di come Bassolino & Co siano stati capaci di condurre la Regione Campania in un baratro amministrativo-contabile irrecuperabile, almeno nel breve termine. Spese effettuate in violazione della

Costituzione (ovvero indebitamento utilizzato per spesa corrente invece che per investimenti come prescrive la Carta), bond sottoscritti le cui somme sono state utilizzate per pagare le retribuzioni degli operatori forestali e il servizio di antincendio boschivo, per finanziare iniziative di dubbio interesse turistico quali fiere, mostre, contributi a case di produzione cinematografica e per opere di manutenzione ordinaria, società partecipate che perdono denaro… un disastro! Andiamo per ordine. L’analisi si ferma al 2009, proprio nell’epoca Bassolino. Sono sette pagine fittissime di cifre prescrizioni, considerazioni da cui emerge un quadro drammatico della situazione finanziaria di Palazzo Santa Lucia: l’indebitamento complessivo ha raggiunto i 13 miliardi di euro (il

DI ANTONIO MOLA

boom, in base a quanto accertato, si è registrato in cinque anni, dal 2004 al 2008), la spesa è fuori controllo e le risorse in cassa scarseggiano. Basti pensare che al 31 dicembre 2009 in cassa c’erano circa 240 milioni, scesi a 50 sei mesi dopo. Il 31 luglio scorso, invece, la Regione aveva a disposizione 80 milioni e, trenta giorni dopo, circa 357 milioni. Ed anche quando si parla di entrate, lo si fa in senso e col segno negativo. Le entrate accertate, ma non ancora riscosse, indicate nel bilancio con una cifra che sembra corrispondere poco alla realtà: 19,6 miliardi di euro. Una cifra praticamente impossibile da ottenere indietro, scrivono gli ispettori, perché simile ai “crediti in sofferenza”, quelli che le banche sono costrette a depennare progressivamente trasformandoli in perdite. “Sofferenza”, appunto. Il leitmotiv della Regione Campania.

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L’INIZIATIVA sciolgono in emozione e speranza quando ciò che avevi immaginato riesci a realizzarlo. Ovviamente non è tutto perfetto, esiste sempre l’imprevisto. Ma la vicinanza delle persone, l’interesse dei passanti e gli elogi, spero onesti, ti riempiono il una cuore di entusiasmo. Una manifestazione dal forte ricordo manifestazione storico, ma attualizzata perché dedicata ai dissidenti cinesi ed al premio Nobel Liu Xiaobo, per il quale, tutto il movimento La manifestazione di Giovane provinciale, ha raccolto le firme per Italia Salerno nella città capoluogo liberarlo. completa il ciclo di iniziative per Nei pannelli dipinti dai writers l’anniversario della caduta del abbiamo immaginato di rievocare la muro di Berlino libertà creativa delle pitture murali DI ANTONIO MOLA* del Muro di Berlino che fu anticipatrice della libertà politica dei Alcune manifestazioni, per giovani tedeschi, vittime incolpevoli scenografia e contenuti, rimangono della guerra. Invece, in quei graffiti nell’immaginario collettivo e abbiamo trovato qualcosa in più: il personale impresse più di altre. coraggio, l’audacia, la passione di Momenti di vita e militanza di cui, stare per strada, affrontando a probabilmente, parlerai per anni. La muso duro le critiche, con un sorriso stanchezza e il sacrificio, il sonno i complimenti. Il lavoro è ancora perso ad attaccare manifesti e a tanto e per realizzare un’idea, a pensare come andrà quel giorno, si volte, non basta una generazione.

Non si può dividere il cielo:

bellissima!

“Non si può dividere il cielo”, manifestazione per ricordare la caduta del muro di Berlino, si è svolta a Salerno il 14 novembre. Hanno partecipato writers salernitani che hanno dipinto alcune pareti di cartone.

La giornata è stata dedicata a Liu Xiaobo e a tutti i dissidenti cinesi. Sono state, infatti, raccolte le firme per liberare il premio Nobel e gli altri prigionieri cinesi rinchiusi nei Laogai.

Però abbiamo dimostrato, prima di tutto a noi stessi, che non abbiam fatto cadere il testimone che ci hanno passato. Lo abbiamo raccolto con ritardo, forse, e con qualche dubbio. Ma oggi è tra le nostre mani, con tutto il suo fascino e con tutto il suo onere. Ora bisogna coltivare la motivazione dei militanti, ritrovare la sintesi e, quando occorre, fare quadrato. Insomma, dobbiamo ritrovare un comune senso di appartenenza e rinnovare la volontà di fare un percorso insieme. Dobbiamo ritrovarci. Come si fa nel campo di battaglia quando sono cessati gli spari e si dirada il fumo: si chiamano i compagni per nome, ad uno ad uno, per contare i vivi, i feriti e i dispersi. Perché da oggi si marcia compatti, chi si tira fuori rimarrà lì. Non si torna più indietro. Il futuro non aspetta nessuno e la fortuna, da sempre, sorride agli audaci e beffeggia i vili. *Presidente provinciale vicario Giovane Italia Salerno


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