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▬ Dago © Wood e Gomez
AlmAnAcco dell’Anno PrimA █ i 12 +3 post 2013 che sono stati più visionati □ Charles Bukowski│ original text da the Paris Review→3 □ La Giovane Poesia│ da Marisa G. Aino & V.S.Gaudio →4 □ Eloisa che incede sexy e Stefania Sandrelli │ cinema e intersviste da “Fermenti” e V.S. Gaudio →5 □ Milva Lady Brecht │ musica leggera, intersviste del secolo scorso│ da Milva e Vuesse Gaudio →10 □ La suora svizzera buddista│ da Luciano Troisio →15 □ Il fantasma di Niusia│ da Ignazio Apolloni e V.S.Gaudio →18 □ Maya Solemnis vs Maya Desnuda │ fotografia , nuova narrativa e patagonismo da Stephen Markman e V.S.Gaudio →21 □ Aurélia Steiner o Lazare? │ fotografia e letteratura da Stephen Markman, Georges Bataille, Dirty e Lazare→24 □ Giallo Saraceno │ l’enigma televisivo del GHB→27 □ Il cappello di Dree Hemingway│fotografia da Blue Amorosi→30 □ La Stimmung con Arno Schmidt│ scrittura e poesia sulla madre rubata│ da Durka Tiskj, Jery Ryan, Geena Davis e Arno Schmidt→32 □Dago e le pulsioni parziali│ intersviste, comics, psicanalisi da Wood, Gomez, Skorpio e Venezia→46 □ La poesia del viandante │ poesia e critica, da Rabindranath Tagore, Giorgio Caproni, Franco Tralli e V.S. Gaudio →56 □ Tex e Mina Sutter│ intersviste, comics, psicanalisi lacaniana, test da Magnus→62 □ Il Kamasutra atletico di Pink│ poetry-song da Pink e Simona Pisani →71
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▬I tag del post-almanac 2013
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│marisa g. aino e la giovane poesia
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Charles Bukowski â–‘ To The Academians
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▬ post del 17 settembre 2013
▐ La giovane poesia Marisa Aino & V.S.Gaudio a due anni da "La temporalità dell'ombelico"
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© marisa g.aino 1971
Guardateli bene, Marisa Aino & V.S.Gaudio: siamo nel 1971 e, loro non lo sanno ma, sono solo a due anni da “La
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temporalità dell’ombelico” e da “Maya Solemnis”, di cui alcuni testi usciranno, poi, nel 1978, in V.S.Gaudio, Lavori dal desiderio (Guanda, Milano).Questa era la giovane poesia del xx secolo: patafisica, no?
© vuesse gaudio
La patagonica Marisa G.Aino un paio d’anni dopo con una poesia di V.S.Gaudio tratta da una Stimmung successiva ▬ post del 12 ottobre 2013
Stefania Sandrelli ▒ Intersvista data a Vuesse Gaudio
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Eloisa che incede sexy by
v.s.gaudio
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↑Pagina 16 di "fermenti" n.151, Roma giugno 1984
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↑Pagina 25 di "fermenti" n.151, Roma giugno 1984
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↑Pagina 26 di "fermenti" n.151, Roma giugno 1984
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La cover del numero 151(giugno 1984) di "fermenti" rivista di critica del costume e della cultura diretta da velio carratoni ▬ post del 3 novembre 2013
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v.s.gaudio, l’intersvistatore di Stefania Sandrelli, eccolo qui ancora in un altro numero di “fermenti”(n.183184) con il poemetto Bianca Deissi, per il quale in quegli anni ottanta ebbe a scrivergli un ginecologo di Venezia…che non conosceva il termine “Deissi”; V.S. ci faceva, con la Deissi, le Lebenswelt muovendo questioni di linguistica e contrapposizioni tra Guglielmo Cinque e Antinucci in quel di “Lingua e Stile”…e il medico nemmeno uno Zingarelli riusciva a consultare pur di dare i numeri epistolari al giovane poeta saraceno di ascendenza veneziana!│la foto - che ci mostra v.s.gaudio a Trento - è di Alfio Fiorentino│
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Milva ▒ Intersvista data a Vuesse Gaudio LE INTERSVISTE del secolo scorso di Vuesse Gaudio Finzioni sul “discorso attuale” dei personaggi dei mass-media
MILVA ▪ LADY BRECHT
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Sarà una “reginetta” senza più corona, né scettro, ma la voce le è rimasta, eccome. Né ha perduto la spavalderia guascona della “pantera di Goro”, la iattanza un po’ bullesca, il gusto dello sberleffo, ecc. La sua ugola brechtiana, il suo repertorio marxespressionista non piacciono ai fans dei Beatles, di Julio Iglesias, di Alice e Miguel Bosé. I suoi tifosi sono stati e sono altri: i guardiani di zoo, i Piaffofili, i Brechtomani e gli ex redattori di “Utopia”(rivista alla quale collaborava, all’inizio degli anni settanta, Massimo Gallerani).
D. Chi ha ridotto la canzone in questo stato? R. In quale stato? D. Come, quale? R. Non è poi così malconcio. D. Lo è, lo è .
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R. E’ semplicemente successo qualcosa d’imprevisto. D. E’ giusto barattare i cantanti come buoi? R. Sì, se si vuol dare agli sportivi sempre qualcosa di nuovo. D. E mantenerli come nababbi? R. In un mondo dove circola tanto denaro è inevitabile che siano ben pagati. D. La sua prima canzone? R. In fasce. O quasi. D. E come professionista? R. A sedici o a diciassette o a diciotto anni. D. La sua più bella canzone? R. Non esiste la più bella. D. La più brutta ? R. Nemmeno questa esiste. D. Cosa le ha insegnato Maurizio Corgnati? R. Una straordinaria umiltà. A certi livelli, comunque, gli allenatori non insegnano molto. D. C’è un grande matrimonio senza grandi partner? R. Intende senza grandi individualità? D. Sì. R. Impossibile. D. Come mai nascono sempre meno campioni? R. Perché si fanno meno figli. D. Si canta più coi muscoli, col naso, col cervello? R. Con tutto il corpo. D. Ma più di tutto? R. Col cervello. D. Che c’è ancora da inventare nella canzone? R. Niente. D. E’ giusto andare a cantare all’estero? R. Se bravi, sì. D. E Celentano come fa? R. Prende l’aereo, no? D. Anche più d’uno per nazione? R. Avendone i mezzi, non vedo perché no. La canzone è spettacolo. D. Il nostro miglior cantante? R. Non mi faccia far nomi: potrei dimenticare qualcuno. D. Tra quelli non pubblicati da Mondadori? R. Anche Einaudi non scherza. D. I suoi più grandi amori? R. Corgnati, per l’entourage che creò, e Gallerani, con cui tornai a vincere. Aveva un solo difetto. D. Quale? R. In certe occasioni pensò più a se stesso che al nostro gioco di squadra. D. Che fine ha fatto il Piave? R. Mormorò…mi pare. D. E il Maestro divo?
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R. Dopo Strehler, chi non lo è? D. E’ più un manager o un boss? R. Un illuminatore. D. Ha sempre usato bene il suo potere? R. Me l’auguro. D. Guai più ne ha combinati o subiti? R. Direi, subiti. D. Cosa deve a Massimo Gallerani?
12 Il n. 11 di "Utopia", anno III, novembre 1973 con disegni di Hans Bellmer
R. L’equilibrio filosofico. D. In che senso? R. Nel senso che è buono come il marxismo. D. Si spieghi meglio. R. Il marxismo allarga la distribuzione della ricchezza e quindi dà equilibrio. D. Ma che c’entra con Gallerani? R. Per dirla con Bertrand Russell, insieme abbiamo generalizzato la filosofia dell’invidia. D. E l’elogio dell’ozio, no?...Continuo a non capre. R. Chi ha messo nei guai la mia economia? D. L’eccessiva ingerenza statale di Corgnati, penso. R. E del Piave. Pur essendo nata al di qua del Po. D. Sì, ma lui voleva convincere lo Stato a fare meno cose e a rientrare nel suo alveo. R. Adesso, sono io che non capisco. D. Cosa vorrebbe fare che non ha fatto? R. Non andare a Bologna. D. Al Dams? Perché? R. Perché quando siamo andati a Bologna, dove mia madre aveva un fratello, che era mio zio, ma le difficoltà finanziarie aumentavano, allora mi sono decisa a cantare. D. Dove vuole arrivare?
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R. Dopo la Scala, arrivare in cima al tetto. D. A che è dovuto il ritorno al liscio? R. Non capisco. D. Cosa ha rappresentato Mina nella canzone italiana? R. Ha spezzato una traduzione piuttosto monotona. D. Direbbe con Dumas: “ La canzone è l’arte di servirsi degli uomini, facendo credere di servirli”? R. Sì. D. Si è mai innamorata? R. Che domanda… D. Le fanno più paura i missili sovietici o quelli americani? R. Che c’entra? D. E il cannone Parrott, in una guerra civile, le darebbe qualche pensiero? R. Forse è a lei che le problematizza l’idea del calibro… D. E’ vero che in vacanza balla la samba? R. Con sua madre, ammesso che si sappia chi fosse in realtà. D. Da quanti anni tira la carretta? R. Questa è come quella del Parrott, neh? D. Il suo più grosso buco? R. Non ricordo di preciso, ma devo averne fatti anch’io. D. Nell’acqua? R….nel disco! D. Cosa rende grande una cantante? R. La sua affidabilità, cioè la continuità nell’efficienza. D. E il manager? R. Saper sfruttare questa continuità. D. E il Gallerani? R. Metà e metà. D. Ma mi tolga una curiosità: ammesso che fosse imparentato con la donna dell’ermellino, in lei cosa credeva di vedere, la Gioconda? R. Direi più Sant’Anna che tiene in braccio la figlia. D. Certo che Freud, se ci fosse stato ancora, ne avrebbe sparato un’altra delle sue belle grosse, l'uccello di Leonardo , ne ha sentito parlare?!... R. Mi piace la sua grinta. D. No, non sta qui questa sua risposta. Va data a questa domanda: un giudizio su Strehler? R. Mi piace la sua grinta. D. E su Gallerani? R. Lei deve avere problemi non solo con i calibri del cannone ma anche con la zoofilia. Per via dell’ermellino, non mi fraintenda. D. Comunque: Gallerani? R. Mi piace la sua audacia. D. E quindi vede che c’entra il Parrott? Mi dica: cosa è stato per lei Nuvolari? R. Mai conosciuto. D. Mi scusi, ho sbagliato. R. Capita.
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Post-Almanac 2013 D. E Ascari? R. Un leone indomito. D. E se non partiva in testa? R. Perdeva. D. La testa? R. Sì. Peccato che fosse così sospettoso. D. Perché gli uomini amano le cantanti? R. Perché amano la voce. D. La canzone incattivisce l’uomo, o lo migliora? R. Lo migliora: mens sana in corpore sano. D. Basta solo ascoltarla o bisogna ricantarla? R. Se ha orecchio, il gaudio viene da sé. ▪[Hanno collaborato: per le domande, Roberto Gervaso; per le risposte, Silvio Berlusconi, Enzo Ferrari e Gianni Rivera] © anni Ottanta del secolo XX ▪
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La tagcloud di Wordle di questa Intersvista
▬ post del 21 novembre 2013
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░ La suora svizzera buddista di Luciano Troisio © the color blue photographed by Grace Adams
15 La suora svizzera buddista e la statua Kwan Yin by
v.s.gaudio
Nel capitolo 7: Deleghe di L’amore ai tempi del Pc[1], quando mi sono imbattuto nella suora svizzera buddista, pur sapendo che nel testo intransitivo asimmetrico-simmetrico del Poeta una delle preposizioni più in uso fosse senza e che, perciò, fosse in linea con l’uso della ragione corrente nello Zen, non nego di avervi cercato l’oggetto a, che sopravvive alla prova della divisione del campo dell’Altro attuata dalla presenza del soggetto, e che nell’esperienza buddista presuppone un riferimento o un collegamento con la funzione dello specchio. Insomma, avrei voluto vedere una suora svizzera buddista come Kwan Yin o Kwan Ze Yin che è una divinità femminile, colei che considera, che va, che si accorda: narra Jacques Lacan che “In Giappone quelle stesse parole si leggono Kwan non o Kwan ze non, a seconda che vi si inserisca o no il carattere del mondo”[2].
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Avrei voluto – come lettore virtuale o tormentatore – una suora svizzera buddista che, come una statua buddista, avesse gli occhi né chiusi né mezzi chiusi, anzi di più l’avrei voluta senza questa fessura orizzontale, come la statua Kwan Yin senza la fessura degli occhi, “scomparsa nel corso dei secoli a causa del massaggio che le monache del convento, di cui la statua è il tesoro più prezioso, vi praticano più o meno quotidianamente, quando pensano di asciugare le lacrime di questa figura del ricorso divino per eccellenza”[3]: del resto l’avrei voluta come l’intera statua, che “è trattata dalle mani delle religiose allo stesso modo del bordo degli occhi. La sua levigatezza è qualcosa di incredibile e la fotografia può darvene solo un pallido riflesso, un riflesso di quello che è, su di essa, l’irraggiamento inverso di qualcosa che dobbiamo riconoscere come un lungo desiderio diretto nel corso dei secoli da quelle recluse su questa divinità dal sesso psicologicamente indefinibile”[4], che se non fosse arrivata prima al meridiano del poeta, avremmo potuto pensare alla S (tra Soggettività e Santità) incarnata in una forma femminile della divinità se non la riapparizione stessa della Shakti indiana, principio femminile del mondo, anima del mondo e anche del poeta: Fino all’anno scorso stava spesso in bikini aveva la testa rasata cosce possenti düreriane erotica preda probabile in ambito teutonico da flagellazione sado-maso.
Luciano Troisio Locations, imparmanenza Cleup 2012
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[1] Il critico ha scritto prima che il libro di Troisio fosse pubblicato con un altro titolo(Locations,imparmanenza): questo è il terzo paragrafo del suo saggio La poesia U Uang - Lü dell’Unico Asintoto che, comunque, potete leggere integralmente qui: cleup.it/libri/pdf/GAUDIO [2] Jacques Lacan, Le palpebre di Buddha, in: Idem, Il seminario, Libro X, L’angoscia 1962-1963, trad. it. Einaudi, Torino 2007: pag. 245. [3] Ivi: pag. 247. [4] Ibidem.
▬ post del 25 agosto 2013
17 Il saggio La poesia U Uang - Lü dell’Unico Asintoto di V.S. Gaudio è apparso anche in “la battana” n.189, Fiume-Rijeka, luglio-settembre 2013│
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V.S.Gaudio ● Il fantasma di Niusia
18 Niusia, nel momento in cui fa irruzione allora è sublime Il fantasma di Niusia, che è una figura della sineddoche predicativa, si era messo in orbita per conto suo e tutt’a un tratto, rispetto a questa estroversione orbitale delle sue proprie funzioni, siamo noi, io e chi ne ha definito il nome, a trovarci in uno stato di esorbitazione e di eccentricità. Siamo satellizzati da Niusia. Nell’era della leggerezza di peso, in cui vige l’obesità dei sistemi attuali, financo di quella che volgarmente va intesa come narrativa, in cui tutti i dispositivi di informazione, di comunicazione, di memoria, di stoccaggio, di produzione e di distruzione, hanno quella che Jean Baudrillard chiamò “gravidanza diabolica”, che ha questo di particolare, non ha valore d’uso. D’altra parte, tanti sono i messaggi e i segnali prodotti e diffusi che non avranno mai più il tempo d’esser letti, in questa sovrapposizione che liquida il sistema stesso, o in questa prodigiosa inutilità, la folgorazione permanente di Niusia è come la saturazione che supera l’eccedente, polisemo della voluttà e del reale, didietro della condensazione metonimica del socius, fa luce sulla fine dell’economia politica, che, non solo “cessa di essere sotto i nostri occhi, si trasforma da se stessa in una transeconomia della speculazione che si prende gioco della propria logica (la legge
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del valore, le leggi del mercato, la produzione, il plus-valore, la logica classica del capitale) e che dunque non ha più nulla di economico né di politico” │1│. Niusia, che, negli anni Settanta, era la figura della sineddoche dentro la variante predicativa del polisemo del reale, cioè investimento diretto di grandi insiemi, di masse, di campi sociali, di rapporti di produzione │2│, ora, riapparsa alla fine del primo decennio del XXI secolo, è un puro gioco dalle regole fluttuanti e arbitrarie, un gioco di catastrofe. È fatale, come il segno che presiede all’apparizione e alla sparizione di qualcosa, come lo stesso astro si connette al disastro; è fatale perché è nel cuore del sistema, e per questo è il contrario dell’accidente: ma si può dire che sia una macchina, tanto che, dalla sua energia viscerale, che – avendo preso il posto della negatività e della ribellione critica – possa sprigionarsi ogni irriducibile segno di violenza, un segno prezioso e soprannaturale di denegazione? Niusia, fosse stata al contempo introvabile e irriducibile, mettiamo nell’alterità radicale del mio oggetto a, allora, davvero introvabile come alterità in sé│3│ (evidentemente un personaggio) ma irriducibile come regola del gioco simbolico, insomma, dài, che dice Jean Baudrillard? “La cosa peggiore è la comprensione, che non è altro che una funzione sentimentale e inutile” │4│.
Io non capisco, non dovrò capirla, Niusia, d’altronde lei capisce se stessa? Dentro la regola dell’esotismo – che non mi fa ingannare dalla comprensione né dall’intimità – mantenendo l’altro nella sua estraneità, nel momento in cui fa irruzione allora è sublime. Niusia, come il personaggio femminile del mio Maya Solemnis │5│, con la sua estraneità alla propria cultura, in cui non si fonde mai, non ha bisogno di alcuna diversione mistica, è patagonica, fantasma di scomparsa, dentro la bolla patafisica e agonistica. Niusia, come “ogni oggetto fotografato non è altro che la traccia lasciata dalla scomparsa di tutto il resto. È un crimine quasi perfetto, una soluzione quasi totale del mondo che non lascia risplendere altro che l’illusione di tale o talaltro oggetto, di cui l’immagine crea allora l’enigma inafferrabile” │6│. E sapendo che “se una cosa vuole essere fotografata significa che non vuole consegnare il suo senso, che non vuole riflettersi” │7│, allora vorrà dire che Niusia vuole essere violata sul posto, perché è questo che vuole, illuminarsi in quanto dettaglio per sparire meglio.
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Maya Solemnis? © Stephen Markman
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1│ Jean Baudrillard, “Transeconomico”, in Idem, La Trasparenza del Male, trad. it. Milano: SugarCo Edizioni, 1991, p. 42. 2│Cfr. V. S. Gaudio, “Alcuni problemi della sintassi e del rapporto narratore-eroe in 3 mutazioni di matrice del romanzo contemporaneo”, Intergruppo, n.12, Palermo, maggio 1978. 3│“Quindi, a giudizio di Niusia il processo passava dall’egoismo all’alterità, e dall’alterità al meccano, nella forma iniziale ed al robot in quella finale, scorrendo per farsi di analisi chimiche, indagini e controlli con megacalcolatori che scindevano e catalogavano protoni, elettroni e neutroni, segni di più e segni di meno per farne un unico dato iniziale da moltiplicare per peso qualità e misura di ciascun essere vivente della famiglia umana”, Ignazio Apolloni, Niusia, capitolo Quarto, p. 87 della prima edizione, Palermo 1976. 4│ Jean Baudrillard, “L’esotismo radicale”, in Idem, La Trasparenza del Male, trad. it., cit., pag. 161. 5│Se ne possono leggere alcuni capitoli in: V. S. Gaudio, “Da ‘Maya Solemnis’”(1973), in Idem, Lavori dal desiderio, Milano: Guanda, 1978, pp. 41-52. 6│Jean Baudrillard, “Perché l’illusione non si oppone alla realtà”, in Idem, Patafisica e arte del vedere, trad. it., Firenze: Giunti Citylights, 2006, p. 89. 7│Ibidem, p. 88.
→ V. S. GAUDIO ● NIUSIA, L’INSOLUBILITÀ DELLA LETTERATURA Dalla Introduzione , di V.S.Gaudio, alla 2^ edizione- a 36 anni dalla prima-di Ignazio Apolloni, Niusia, edizioni Arianna Palermo 2012, che potete leggere integralmente in “Rivista di Studi Italiani”, anno XXX, n.1, Toronto giugno 2012 ▬ post del 7 agosto 2013
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Maya Solemnis vs Maya Desnuda
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maya desnuda
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(...) “Sono stata in collegio fino a sedici anni”. Poi venne da noi, in edizione straordinaria, ma quasi in sordina, un tantino più brava, strizzava, allora, l’occhio ai giovani ormai stanchi degli abiti lunghi in raso verde, quasi sexy volutamente laminata, abituata ogni domenica a visioni di ulcere traforate, a doni insoliti, ovviamente a Natale, quel primo Natale tra noi,
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gaia invitante inquieta già in linea elegante vista da dietro, colorata elettricamente, risultava spaziosa dinanzi all’albero in sospensione posteriore disponibile in bianco, la sera successiva allora si scoprì ricca e feconda di germi, cominciò a dire di avere l’orgasmo voleva ritornare a Parigi(ma c’era mai stata?) per dipingere lo stremo, diceva,il fulmine, la sifilide, il diavolo, già da allora belzebù… Così dal quartiere di provenienza si trasferì in uno residenziale, uno spazio proibito, cominciò a farsi contaminare voleva divenire una moglie straniera, esplose la solitudine, l’abitudine, la noia senza alcun compenso a nord verso la Nigeria chilometri di spiaggia deserta, intatta, la sua nuda spontaneità meravigliosa poteva fissare un reddito annuo medio di qualche milione: un ns sogno giovanile, allora aggrediva acerbi voraci spazi d’incredibile bellezza più tardi necessariamente nel presente soprattutto per esistere spalancava emergenze maliose, abbandonò la famiglia andandosene per una scaletta esterna, che collegava la sua camera al cesso, al portone… Dopo i ritocchi dell’ultimo momento, non programmò il futuro Anche se spesso diceva che un giorno o l’altro sarebbe morta. In alto a sinistra, l’idea di avere una occupazione fissa non la Sopportava, preferiva rilassarsi in una vasca da bagno.
[ V.S.Gaudio, da “Maya solemnis”(1973) in: Idem, Lavori dal desiderio, Guanda, Milano 1978]
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Post-Almanac 2013 © Stephen Markman
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www.craigtracy.com ▬ post del 19 luglio 2013
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E' AurÊlia Steiner di quale meridiano o è Lazare? mianonnadellozenha rebloggato newdawntwisted Fonte:mayadesnuda
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E’ Aurélia Steiner di quale meridiano? mayadesnuda: © Stephen Markman markmanphoto.com
O è Lazare? · (L’AZZURRO DEL CIELO) I a Xénie, che non avevo avuto che arrivasse a Barcelona. M’arrampicai per le scale, chiesi Paris allora, consultai un orario, cercai casa mia, in assenza di mia moglie
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Post-Almanac 2013 e pensavo che poteva essere tornata Irritato per quella voce ostile, la busta, e nella mia tasca era vecchia la scrittura sull’espresso in quella stanza, la lettera cominciava così, a Paris Dirty, ed eravamo al 4 di ottobre, tutte le indicazioni appena tornata, e riappesi il ricevitore, tra le mie gambe e mi lavai i denti, il telefono suonò. Non capivo. Dirty assomigliava a Lotte Lenia, una gonna molto corta le calze arrotolate sopra il ginocchio, anche rossa era alta e sottile, in ogni modo e scesi in strada, mi infilai una camicia, una giacca le scarpe e più in fretta prima, poi, e scesi in strada In un angolo senza dire una parola occasione d’esprimere e lei, dunque, d’improvviso persino davanti alla propria coscienza piuttosto che quella di un elemento che ha il contenuto nell’aspetto formale d’improvviso le cose si mettevano male, certo in una stanza senza dire una parola, nella posizione sicuramente Lazare, d’improvviso esige la riparazione e Dirty che viene e così vidi il cielo sopra la mia testa, in piedi sotto il cielo, C’erano le stelle Che il sole nascesse Che dell’alba Lazare, i miei occhi non più nelle stelle sopra di me nell’azzurro del cielo che avrebbe portato Dorothea lungo i muri, io, una infelice insolenza, la discussione -C’è anche Lazare? da: v.s.gaudio, dirty-love.l’amour-bleu.la stimmung con georges bataille
▬ post del 10 luglio 2013
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Giallo Saraceno • L'enigma televisivo del GHB
L’enigma della satiriasi suicida Apparentemente, V. era un suicida. Dose eccessiva di GHB. Eppure, c’era qualcosa che non quadrava per il maresciallo, o luogotenente, come lo chiamava l’assistente unep dell’ex pretura distaccata dell’ex pretura circondariale. Forse era la posizione del corpo. Era dentro l’apparecchio televisivo, un vecchio modello, di quelli che potevi ficcarci dentro qualcosa, specialmente da dietro. Ma qui non solo la testa sporgeva fuori ma anche il fallo. E, per Dio, che fallo! Che magnifico strumento! Che erezione! Quanto cazzo di GHB ha preso ‘sto coglione?! Per terra c’è un messaggio enigmatico, tipico di un suicida: “Cara S., sono allergico ai programmi della Rai, non la sopporto proprio ‘sta compagnia torinese che abita dentro l’agenzia delle entrate della provincia di Torino nel palazzo sequestrato perché cancerogeno e trasmette da Roma e fa diventare giornalisti professionisti tecnici del suono e commessi delle curie locali, ogni diocesi un tot a seconda dell’area amministrata. E così ho deciso di farla finita. Ti lascio tutto il patrimonio inesistente, che, per quanto riguarda l’ascendenza, è stato sottratto all’origine e, per quanto riguarda le immobilizzazioni immateriali non solo disneyane, è stato tutto omesso non solo all’origine. Non darti pena per me, ma provvedi a trovarti un pene per te. Preferisco essere morto che, non solo continuare a chiavarti ma, piuttosto , che continuare a pagare l’affitto che non attiene a nessuna regola, come ai tempi dell’equo canone, ti ricordi?, quell’usuraio del venditore di granaglie, che faceva pure il conciliatore nello sgabuzzino in cui pesava i sacchi di granone e orzo per le galline, non sapeva neanche cosa fosse, insieme al suo complice di carriera, l’addetto alla pretura distaccata del cavallo fortunato, che fece definire il calcolo dell’equo canone sulla base fissata dal locatore sul contratto, mai visto dal conduttore, depositato all’ufficio del registro con la mia firma debitamente falsificata. Addio. P.S. Forse questo non è il momento adatto per parlarne, ma ho ragione di sospettare che tua sorella se la intenda, una, con quell’asino del vicino e, l’altra, con quel cane di quello che sta più a est.” S. si morse nervosamente il labbro inferiore.
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“Cosa ne pensa di questo, luogotenente, come la chiama quell’ex assistente unep che affiggeva sulle porte di ignari cittadini buste con la scritta “Stamperia Reale di Roma”?” Il maresciallo guardò i tubetti di GHB sul comodino(1). “Da quanto tempo ce l’aveva duro suo marito?” “Da anni. Era un’erezione psicosomatica. Ed ereditaria. Anche il nonno era affetto da satiriasi. Come chiudeva gli occhi, il fallo si rizzava. E il bello è che non poteva nemmeno passeggiare o scrivere poesie…” Il maresciallo notò un bicchiere di latte mezzo pieno sulla scrivania. Era ancora caldo. “Signora S. sua figlia è ancora all’università?” “Temo di no. E’ stata espulsa l’anno scorso, insieme a un docente e a un giornalista professionista, per comportamento immorale. E’ stata una sorpresa per noi. L’hanno colta mentre tentava di immergere un giornalista nano in un apparecchio televisivo sintonizzato su rai3. E’ una cosa che non sopportano nemmeno all’università della Calabria…” “E una cosa che non sopporto io è l’omicidio. Sua figlia è in arresto.”
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Il GHB non fa scrivere poesie...
Perché il maresciallo, o il luogotenente come lo chiama l’assistente unep che affigge le buste con su stampato “Stamperia Reale di Roma” con dentro un foglietto tagliato a metà stampato dalla tipografia Baudano, tuttora inesistente a Torino, sospettò che la figlia di S. avesse assassinato suo padre?
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Il corpo del signor V. fu trovato con il fallo eretto al 4° grado della scala di Eric Berne, l’orgoglio peyronico, e il televisore sintonizzato su rai3. Un uomo che guarda rai3 non potrebbe mai essere affetto da satiriasi. (1) Il GHB è conosciuto negli USA anche come "G", "Juice", "Liquid X" o "Liquid E" e meno come "GammaOh", "Georgia Homeboy", "Georgia Detwiler", "Blue Verve", "Gamma-G", "Qi", "scoop", "goop" o "gerb". In Italia è conosciuto anche come GBL.
Lebenswelt di V.S. Gaudio con Woody Allen
▬ post del 7 giugno 2013 Giallo Saraceno, inzialmente, era stato pensato come Giallo Pantano
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Dree Hemingway by Bruce Weber for Vogue Germany, June 2013
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Hat for Dree Hemingway Cappello per Sopportare Hemingway Durante la mia passeggiata di un po’ prima che il sole tramonti ho avuto anche oggi dei pensieri morbosi. Che cosa c’è che mi turba tanto che non appena arrivo al pioppo, metti che abbia percorso 400-500 metri, ho un’erezione che Eric Berne definiva l’orgoglio peyronico ? Che è quella del 4° grado, l’assoluto innalzamento, un pioppo là fuori eretto al vento e un pioppo qua dentro eretto controvento… E’ il cappello. Il cappello di Dree Hemingway. Non è la schiuma. Il cappello, e si è fatta appena adesso la doccia, ha la schiuma addosso e il cappello. Che cosa c’è che, a guardarle il cappello, la accomuni al Patamariel, che è quella superba cannoniera atavica, è la zia?, che anche lei avrà ereditato, questo possente paradigma della parrottiera(essendo il Parrott il famoso cannone americano) da cui si possono sparare bordate nell’immensità del cielo ? Probabilmente la calotta. Che, se ci pensate, c’è nel Parrott e c’è nel cappello, o, se si va dentro la nomenclatura del cappello, il fatto che ci si rinvenga mitra, kepì, lucernone(da carabiniere), cappello alla bersagliera, cappello alpino. O forse la guarnizione che è la montatura, se non la cappelliera che farebbe da specchio alla parrottiera, per via del Parrott questa, e del cappello, quella. Tant’è che mi viene da commutare l’aforisma sulla pubblicità di un circo a Parigi prima della seconda guerra mondiale[1] di cui riferisce Theodor W. Adorno nei Minima moralia[© 1951]:
“più cappello della cappella, più calotta del Parrott”, con un’allusione beffarda al visionatore che dal nonno non ereditò che solo questo soprannome “Parrott” che, un po’, allude al cannone americano e un po’ al “senza ruota” del “Pa-rrotë” albanese. E, a proposito di Adorno, che è tedesco come la rivista che ha così “incappellata” la misura ampia della discendente Hemingway, come non riconoscere in questa portatrice del cappello la “Bellezza del paesaggio americano: che anche nel più piccolo dei suoi segmenti sia iscritta, per così dire, come espressione, la grandezza smisurata di tutto il paese”[2]? Tutto ‘sto cappello per Dree Hemingway…che, dato come “Hat for Dree Hemingway”, varrebbe semplicemente un “cappello”, un testo introduttivo, “per sopportare(=Dree) Hemingway”!... ░ by Blue Amorosi
La pubblicità di un circo a Parigi prima della seconda guerra mondiale: “plus sport que le théâtre, plus vivant que le cinéma”: Theodor W. Adorno, Minima moralia, trad.it. Einaudi, Torino 2006: pag.228. [ii] Ibidem:pag.47. mianonnadellozen ha rebloggato gasstation dree hemingway en plein air e senza cappello [1]
▬ post del 27 maggio 2013
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IL NOME DELLA QUADRUPLICE MANDRAGORA
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La Stimmung con Arno Schmidt sulla madre rubata (Enthymesis oder w.i.e.h.© 1949)
se la terra è una sfera,dove fuggire perché finalmente non si debba più guatare con orrore in una faccia d’uomo? se fosse davvero una sfera, servendoci ad esempio della formula H=a. tg alfa calcoleremmo l’altezza di un monte secondo una misura sempre in difetto, poiché la base di esso verrebbe a trovarsi sempre più sotto e alla sera sebbene l’acqua fosse dolce pur ottundendo il filo dei denti
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e per designare il sole qui si dica “Ugrnja” grandi stelle baluginano fuligginose dietro, una folata di vento davanti, nessuna pista perché ogni traccia è stata cancellata tra le più desolate pietraie e i deserti che varco instancabile con questo mantello fulvo perché nessuno mi scorga nel mare di sabbia fin lì io voglio che sia un disco e come tale infinito fratello di sangue, stelo d’erba, ti amo il tuo splendore d’acqua si effonde sopra il mio cielo come una coppa di rugiada, una madre cui io protendo le mani e ti accarezzo, dolce e greve, e ancora e sempre, sempre ancora, come la donna che amo questa coppa del cielo azzurra che spande la sua luce dorata sul mio volto e non ho difesa e non lotto
[© jan saudek] (...)sempre ancora, come la donna che amo questa coppa del cielo azzurra che spande la sua luce dorata sul mio volto e non ho difesa e non lotto
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il vento che già giunge altero e se ne va tiepido e la giovane donna nel sole del mattino che volge la schiena all’osservatore alla pinacoteca di Alessandria sta la nuvola bassa e mi guarda si fa da presso il ruscello azzurro e argento, il meriggio se ne va il crepuscolo se ne va, la sera se ne va piena di fuochi e canto con voce che da stagni si fa acqua che balena azzurra sposa del vento nella notte è la mia sposa selvaggia, che un tempo rideva con più grazia e come ruote che guadano torrenti in mezzo ad acque bianche ricordo le sue natiche mentre io seguito il mio cammino l’ultimo segno di riferimento una piccola lastra di pietra sopra un dorso di roccia piatto, sulla destra dopo 50000 passi e una breve discussione sullo scarto di errore, con una variazione di 1,12 stadi se l’umanità riuscisse quanto prima ad annientarsi prima che si metta a volare per appiccare più agevolmente il fuoco dentro le città e lanciare veleno nei pozzi durante la notte e prima che la scrittura fissi per segni opere di poesia perenni e inutili e romanzi di basso conio e libelli per attizzare l’odio tra prestidigitatori truffaldini e pugilatori, tagliaborse, ruffiani, ciarlatani e puttane che nel migliore dei casi si tratta di poveri deficienti, zerbinotti vanesi e tromboni privi di cervello e ognuno è soddisfatto di sé, si atteggia a massima dignità
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si inchina con cortesia, gonfia grossolanamente le guance, gesticola, guata allocchito, schiamazza, strilla hanno un sacco di termini questi coglioni, esperti della vita che conoscono un numero sufficiente di furfanterie spicciole, e caratteri in sé conclusi che hanno finalmente disintegrato qualsiasi ideale, maniere disinvolte, sfacciate troie e già da un pezzo mature per la forca e il bordello per non parlare di chi sono i grandi, politici e oratori, principi e condottieri, che vanno strozzati senza indugio, prima che trovino il tempo e l’occasione di farsi il nome di Napoleone a spese di Joubert e la notte quando il vento si fa più forte e la sabbia diventa sempre più fina i libri, un coltello, un pezzo di pane e l’anfora, appesa alla fune presso che piena, l’arco e tre frecce per stare fermi nel medesimo posto foss’anche il quattordicesimo giorno e a occidente si levi una nuvola di polvere, leggera e dorata o una pesante coltre di sabbia e veloci sono i loro cammelli cursori
In "Thelma & Louise" Geena Davis spara...
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O è Susan Sarandon che spara...
abbiamo fatto una divertente gara di tiro con l’arco nel pomeriggio con Masbut che conficcò nella sabbia un palo e pose sulla cima una tazza di legno scuro anche a 60 passi la centrarono soltanto 2 dei 4 tiratori tra cui Geena Davis[1], inoltre io per il mio arco elastico e in perfette condizioni a 100 passi la colpii in pieno con la prima freccia, a 150 passi troppo lontano forse, se non ci fosse stato il vento qualche probabilità restava ancora solo Geena Davis urtò la tazza con la terza freccia facendola cadere a terra e alzò una mano nel vento, poi incoccò una freccia scura dall’affilata punta d’argento, tese l’arco e saettò il dardo in maniera tale che il nobile metallo fendette come una folgore la cavità crepata e afferrò la mia mano e disse parole gentili: era molto lieta che arcieri di così rara valentia percorressero il mare di sabbia, mentre i suoi compagni avevano spostato in silenzio una tenda nera, e lei mi domandò dentro che cosa facevamo in quel luogo e piuttosto cosa contenesse l’Anfora d’oro, lo spirito della quadruplice Mandragora?
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Davvero Geena Davis urtò la tazza?
e da quella volta passai ogni sera per strade e vicoli e vidi le luci abbaglianti delle vetrine e le bettole del vizio e della delinquenza, mille facce, diecimila facce, centomila in questo posto in cui era sempre autunno e le donne erano magre, i grassi bottegai spiavano curiosi tra scaffali bisunti, fuoco venne, morbo e guerra, e venne il dio della febbre, con la faccia volpina, il mazzo di frecce rosse sul petto Weilaghiri, la città infernale mentre la nave salpava prendendo il largo con il vento in favore e sarebbe stata incenerita da una pioggia di fuoco e per la prima volta avvertii la sete si fece avanti un giovane marinaio e Jeri Ryan[2] e prendemmo in gran fretta la via del ritorno quando a filo dell’orizzonte ecco il sole del deserto remoto da me, che ero balzato in piedi di scatto
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in che punto incontrai Geena Davis e le raccontai delle nuvole d’ebano, orlate d’argento, i vicoli oscuri della città, la tenda tutta foderata di un rosso tenue, con ricchi motivi di pampini, ricamati in oro, il principe che vede la piatta soffice bolla di fumo sospesa sopra la città, grigia come piuma, con venature rosse e nere
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Jeri Ryan è Seven of Nine
allora il nemico invase il paese, 10000 barbuti cavalieri irrompono a briglia sciolta con i mantelli al vento, la luna si levò in volo nel velluto della notte sospesa a metà della parete rossa di sinistra tenerezza Geena Davis era andata verso sud-est e io stavo dentro una pietra azzurra , tanto astrale era la notte, vedevo ancora le sue vesti orlate dall’aurora e il suo deretano a fare ombra sul grado 25 del cosmogramma di Ebertin attraverso lo spiazzo luminoso, vuoto l’alba se ne va,
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il meriggio se ne va, il crepuscolo se ne va, la sera se ne va, piena di fuochi camminando tutta la notte ogni cosa è nettamente brunastra e d’oro e i neri vicoli incantati il cammino percorso risulta maggiore se procedo verso sud è oltremodo evidente dalle impronte chiaramente riconoscibili il piede di un uomo che calzava una scarpa stretta dalla suola a belle squame e quella successiva era l’impronta di un poderoso artiglio d’uccello come se fosse Durka Tiskj che passa al Meridiano 117°50’ W[3] a 10 passi dalla parete rocciosa così l’Agatodemone tra piede e artiglio allargò le braccia: “ohò” mi fece danzando sulla trave nella luce dorata di un crepuscolo che se ne va, di una sera che se ne va, di una notte che se ne va, e come una lucerna di rame la luna sospesa dietro a me sulle rocce, lì, sull’orlo del dirupo, un volto di pietra voglio scrivere in fretta tanto che gridai “quanto dista ancora dal Meridiano la città di Anaheim?” e il demone rispose nel vento “Più in là, quanto basta per il mezzopunto tra il Sole e la Luna, sino ai confini del mondo, dove non esiste l’uomo” e si sparse maggiormente sopra la nera balaustra sull’anatema che in un sussurro azzannò il tempo e tutta l’umana razzaccia maledetta come se lo strepito di ali di questo passaggio al Meridiano una torre di sabbia facesse levare e un cerchio vuoto cancellasse la traccia del tempo nel meriggio che se ne va l’uccello vola a grande altezza fino al crepuscolo che se ne va durante
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la misurazione dei gradi, l’ultimo punto della Sfera e dell’anno dove brilla la stessa Venere di Geena Davis fino alla sera piena di fuochi dove si è ancora in vita tuffandoci dentro la pietra cava del grembo di una madre che delimita l’orizzonte, la sua traccia d’ombra in linea retta con una lieve deviazione verso occidente, sul vasto altopiano deserto col suo monotono grido nella fissità lunare in vista della città di Weilaghiri che luminosa e unita si stende davanti a chi la madre gli è stata rubata una volta aperta la cancellata d’argento della porta e quando quasi in punta di piedi per le belle strade larghe
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Durka Tiskj il suo volto è azzurro nella notte di ghiaccio?
si era inoltrata Durka Tiskj nei cortili vuoti percorsi dal vento quasi maschera di cristallo il suo volto è azzurro nella notte del ghiaccio con gemiti che dalla vetta inaccessibile al margine estremo sulla crepa successiva del tempo che correva sottile come un capello di donna verso la sera quando è il cuore che sbatacchia cavo e allentato e lei è altissima sulla trave tanto da toccare il cielo,
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la parete che pencola sul poeta che indietreggia attonito tanto che si ritrova di fronte alla casa della sua fanciullezza, sulle rive dell’Istro ora che vive tra due errori cardinali, come se il tempo fosse una superficie e non una linea e di giorno la mente come un barcaiolo in un fiume scendesse durante la notte e si aggirasse a suo talento per tutto il campo del flusso temporale con la sabbia del deserto durante marce sempre più lunghe qua giù nel Sud dove abitano genti dal piede di capra e più in alto ancora, altre, che dormono per 6 lune e nessun uomo sa quale aspetto abbiano questi luoghi dove sto già da un’ora seduto qua su e tutto è in questo dettato sull’orlo del cratere una scarpa d’argento traforata quest’immagine che sembra originare un programma e il programma un testo e il testo una pratica tanto che il fantasma annuncia il ricordo che prende all’infinito la realtà aperta dei testi la Tavola numerica, il Viaggio sotterraneo, il Triste cavaliere, l’Isola rocciosa, e l’antologia con lo Spirito delle acque, lo Spauracchio, l’Anfora d’oro, l’Agatodemone e la quadruplice mandragora “dovrebbe essere qui” su questa trave Durka che è inaccessibile talora addirittura in questa vertigine in cui arrampicandoci per lo stretto canalone la cui profondità misurava l’ombra dello gnomone che per essere attraversato ci vorrà un’ora anche in silenzio come è giusto che sia nella macchina della lussuria così ben oliata che solo a tratti zufola qualche gemito al fondo della
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pagina in maniera del tutto inattesa un’amplia valle delicata e maestosa nella calcinante calma meridiana in cui Durka scopre la bellezza del suo nome naturale e la rettitudine del suo soprannome che non so se si può leggere secondo un principio di delicatezza che come dice Barthes per Sade non è un prodotto di classe o un attributo di civiltà[4], è una potenza di analisi e di godimento, una mutuazione inaudita che sovverte il senso stesso del gaudir se c’è un giallo spento che seppur di seta è pesante coltre di sabbia nella luminosità della sera che turbina radente il plenilunio al Meridiano di Weilaghiri
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su questa trave Durka che è inaccessibile talora
“isola sull’orizzonte, uccello di carne, ti amo il tuo splendore di muso e caviglia si effonde sopra di me balza in mezzo al cielo questa linea di rugiada io protendo le mani e ti accarezzo
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un passo molto vicino all’occhio tanto che dolce e greve la carezza di questa piegatura che è un sentiero tracciato all’ombra un po’ sopra il tramonto dove lungo il dorso della mano ad altezza d’occhio sull’orizzonte c’è la groppa che semplicemente vibra e dove non ho difesa e non lotto a 16 gradi dopo che avendo tagliato il sole e la luce si è allontanata tra polvere e nuvole bianche, il vento che giunge altero e se ne va tiepido e il ruscello si fa da presso, azzurro e lucente come se ci fosse tra vento e natiche all’interno dell’arco solare che senza rumore balza e mi guarda il meriggio se ne va, il crepuscolo se ne va, la sera è piena di fuochi e spuntano bianche stelle non c’è scalpitio, né richiamo o grida in platea o sulla strada prima di afferrare gambe e braccia, piedi e culo, muso e dorso fino alla bisettrice dello gnomone acqua che stagni balena azzurra in questo golfo in cui tutto si richiude polvere e sole, lacca di garanza cremisi e bianco anche se per essere così verticale il buco ha il colore rosso uccello che va fino in fondo alla luce che sta venendo mentre io seguito il mio cammino lanciando richiami alla sposa del vento, la mia sposa selvaggia che ha la morsa di Grhya[5] quel che va preso al volo e che chiama, invoca, e che qui è come se fosse il sole di Ugrnja questo Heimlich del volo terrestre che solleva e tira su, nell’ora del cuore freddo del mare facendosi spaccata al Medio Cielo all’alba se ne va, al meriggio se ne va, al crepuscolo se ne va, nella sera piena di fuochi in questa Stimmung della madre che ha questo vento
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troppo largo che accarezza il ventre e sudore e muso tra aria e acqua tenera di legno discende con strepito d’ali verticalità assoluta rubata diffrazione del silenzio e del fondo-pagina che rovescia la robustezza del nome[6] che è come l’anfora appesa alla fune che sciaguatta presso che piena e l’Agatodemone che viaggia sotterraneo o vola come fa Durka e porta una scarpa d’argento traforata, dalla punta ricurva quando attraversa la città e non è a piedi nudi che leva il suo grido nella fissità lunare dei solstizi 10 gradi dopo il plenilunio che a questa latitudine fanno più di 50000 passi con una variazione di 1,12 stadi”
[1] Per l’abilità di Geena Davis, l’attrice protagonista di “Thelma & Louise”, nel tiro con l’arco vedi la
nota 1 in: L’assassinio del Poetosofo conferenzierie al Museo di Antropologia ed Etnografia di Torino, in: Anonimo del Gaud, L’Assassinio dei Poeti come una delle Belle Arti, © 1999-2002.
[2] Jeri Ryan(22-2-1968, h 5’8”) è l’attrice, tedesca come Schmidt, che interpreta “Seven of Nine” nella serie
televisiva “Star Trek-Voyager”. [3] Cfr. V.S.Gaudio, La Gru di Anaheim. Il passaggio di Durka Tiskj al Meridiano 117°50’ W, © 2005. Leggi anche: lunarionuovo: la gru di anaheim [4] Cfr. Roland Barthes, Sade II, in: R.B., Sade, Fourier, Loyola, trad.it. Einaudi,Torino 1977: Il principio di delicatezza:pag. 157. [5] Cfr. V.S.Gaudio, La Gru di Anaheim, cit. Leggi anche: Blue Amorosi, La Gru di Anaheim e la Domatrice di leoni in Oklahoma, in: pingapa [6] Che è questo segno “proprio quello della donna, perché essa vi fa valere il suo essere fondandolo fuori dalla legge, che la contiene sempre, per effetto delle origini, in posizione di significante ovvero di feticcio”. E “bisogna che in questo segno ci sia un noli me tangere ben singolare perché, simile alla torpedine socratica, il suo possesso paralizzi il suo uomo al punto di farlo cadere in ciò che in lui si tradisce senza equivoco come inazione” e occorre che la lettera, del nome, “sia stata dotata della proprietà della nullibiété”: se a lei basta mantenersi immobile alla sua ombra, l’uomo,rapito questo segno, nefasto e maledetto, nella verticalità del significante o del feticcio, materializza l’istanza della morte ?(Cfr. Jacques Lacan,Il seminario su La lettera rubata, trad.it. in : J.L., La cosa freudiana, Einaudi, Torino 1972: pagg.31-40).
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Il Nome della Quadruplice Mandragora è anche in: · ilcobold.it · lastanzadinightingale
Google per il 540° anniversario della nascita di Copernico
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isola sull’orizzonte, uccello di carne, ti amo il tuo splendore di muso e caviglia si effonde sopra di me balza in mezzo al cielo questa linea di rugiada
▬ post dell’1 maggio 2013
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● DAGO E LE PULSIONI PARZIALI Dal farsi incubare di Claudia De Andujar al farsi inculavriàre di Druuna
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Lo sguardo da dietro di Claudia De Andujar
DAGO E LA PULSIONE EROTICA VENEZIANA E SIBARITA
di
v.s.gaudio
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Finalmente un’intervista senza che l’intersvistato sbeffeggi l’intersvistatore, un dialogo colto sulla psicanalisi lacaniana tra due nobili veneziani, il Giannizzero nero, il Rinnegato Dago e il Giannizzero Sibarita, il critico-zen, dal cognome veneziano disconosciuto
Cover by Carlos Gomez di "Lo sfregiato", Ristampa DAGO n.68, gennaio 2008
VS Dago, come mai non c’è n’è una che non te la passi e Tex, invece, come dire, è così ascetico?
DAGO Che fosse criptica non c’è dubbio. Lesbica non direi. VS Amava il fallo e le sue varianti? DAGO Mi pare di sì. Anche le sue DAGO ?! costanti. No? VS Pensi che dipenda da Robin Wood? VS Quando l’hai fatta godere DAGO Non saprei. Può darsi. toccandogliela sul cavallo, e le dicevi che VS Senti. Volevo chiederti questo: come la bestia era un bell’animale, che mai quella Vedova Nera, la Claudia De ansimava…sotto sotto ti stavi riferendo Andujar, reagiva così istericamente al direttamente alla cavalcatrice? godimento? DAGO Tu che dici? DAGO Non saprei. Cosa vuoi che ti VS Non lo so. Robin Wood che dice? Ma dica…reagisce così perché aveva paura era cubana o spagnola la nobile signora di cedere? Claudia de Andujar? VS Ma la fallicità la spaventava così DAGO Spagnola, non v’è dubbio. Cuba tanto? Non è che fosse, in effetti, era di là da venire. Cioè stava per un’omosessuale criptica? venire. VS Tornando a Tex. Metti che a un certo punto Tex capita anche lui a Cuba, a La Habana, e le fa alla Claudia quello che le hai fatto tu, lei farebbe tutto quel casino una volta tornata a casa?
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DAGO Ma chi cazzo è ‘sto Tex? VS Tex Willer, il ranger che ho intervistato prima di te. Un altro tipo che sa difendersi e sa menare le mani. Solo che è un po’ ascetico… DAGO Cioè, non va con le donne, non se lo mena nemmeno?
Il test può essere consultato anche nell'Archivio de La Stampa ottenendo addirittura un pdf: queste le coordinate, che qualora non permettano, come avviene facilmente, di ottenere quanto richiesto, vanno sostituite con la ricerca mediante l'indicazione del titolo del test ("forzati del sesso o casti e puri?") o dell'autore ("vuesse gaudio") e la data("20 luglio 1993"): lastampa/forzati del sesso o casti e puri?
VS Niente. Nel test della Castità ha fatto 5 punti: un ascetico che non ti dico, sembra più che Ignazio Francesco Saverio a Goa! DAGO In che senso? VS Nel senso che almeno la rete di immagini di Ignazio è paradigmatica; quella di Francesco Saverio è sintagmatica. DAGO E che vuol dire? VS Che non ci pensa nemmeno di sbieco. DAGO E Gregorio Lopez Morejra allora che lascia quell’incanto di Leonora, la figlia del Governatore, per andarsene in Brasile con la nave che gli ha dato il padre di Leonora, che tipo di ascetico sarebbe?
VS Ascetico del poi. Prima, se l’è fatta la Leonora e poi fa l’ascetico per sogni di espansione. In verità è andato a trombare a colpo singolo in Brasile… DAGO A colpo singolo? VS Sì, una botta e via…che ho i sogni da realizzare! DAGO Beh, se vai a vedere, anch’io me la svigno così. Anche se la mia ragione fallica è diversa. VS Lo sai che “l’inconscio è piuttosto qualcosa di prossimo alla vescica e questa vescica si tratta di vedere, che, a condizione di metterci un lume dentro, può servire da lanterna”? DAGO Per vedere se la luce qualche volta ci mette un po’ ad accendersi? VS ?! DAGO L’inconscio, io che sono il giannizzero nero e che di virtù saracene qualcosa ne dovrò pur sapere, non mi è mai capitato di sentirlo così vicino ai coglioni…
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VS L’inconscio, se è questo che vuoi sapere, ha sempre uno statuto fallico; per questo, gli avventurieri, i guerrieri, i ribaldi hanno sempre un’anima a cazzo; e l’anima a cazzo, si sa, ha la più fedele realizzazione psicosomatica in tipologie alla Nobile Signora Claudia De Andujar, la Vedova nera: anche se la fai venire a cavallo masturbandola, lei è come i cani di Atteone: se tu ti muti in un cervo per
goderti Diana, essi è per questo che potranno divorarti! DAGO Dai, svelamelo: cosa ho ottenuto nel tuo test sulla castità? VS Saresti un astensionista del dopo, come Gregorio Morejra anche tu, ma in verità per te il mito della sessualità non è tramontato, hai fatto esattamente 20 punti, proprio 1 in più per non essere considerato nell’arco del finto celibe.
Dago, "Il volto della morte", & Carlos Gomez, Ristampa DAGO n.67, dicembre 2007:pag.26.
DAGO E di Brancusi, quello de “Il volto della morte”, che ne pensi?
La pagina 40 de "Il volto della morte", by Wood & Gomez
VS Come ti ha detto subito Joao “all’inizio lo credevo soltanto una bestia stupida, ma in lui c’è qualcosa di più”. Quel qualcosa in più, che è la libbra di carne, l’oggetto a, che, realizzato dalla ragazza india da salvare e salvata, gli strapperà il cuore, e lo divorerà,
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come i cani di Atteone: la giovane india, che, poi, anche lei, sarebbe un astensionista del dopo, visto che gliel’ha data senza che Brancusi l’avesse nemmeno un po’ pretesa, è un po’ come Diana; tu pensi di essere il cacciatore, invece sei la sua preda! DAGO Toglimi una curiosità , poeta collo del Giannizzero Nero che le esperto di mitologie erotiche: la Nobile insinua le sue sotto le cosce e le afferra Signora Claudia de Andujar, a volerle le chiappe, fottendola passeggiando. dare il massimo gaudio, come andrebbe DAGO L’attività della pulsione in Claudia presa? con quale farsi si va facendo? VS Nel trentottesimo modo del “Foutre VS Se ti riferisci alle varianti del farsi di du Clergé de France”: l’inverso della cui ho scritto in Aurélia Steiner de bestia a due teste. Tu, disteso sul dorso, Durrës, è la pulsione orale del farsi l’uccello in aria come se fosse il sbafare quella che agita l’isteria di meridiano di La Habana; la Nobile conversione della Nobile Signora. Signora Claudia De Andujar si sistema su DAGO Ma che strano…io avrei pensato di esso al rovescio, con la testa dalla di più al farsi vedere… parte dei tuoi piedi, facendo in modo di VS A dirla senza peli, la pulsione piazzare la f. proprio di fronte al tuo effettiva sarebbe quella del farsi piolo. Poi, l’impugna e se lo infila da inculare, che, a livello della Schaulust, è sola. Non dovrete far altro che aiutarvi a metonimica allo sguardo. vicenda con reciproche scosse per farlo DAGO Detto questo, penso che sarebbe “incubare” maggiormente: il piacere si ora di parlare dell’orecchio… accresce nella misura in cui il gaudio VS Sempre per il tuo periodo a Cuba: penetra più a fondo. una moneta d’oro, un’orecchia di indio. DAGO Beh, avrei pensato di più alla E la tua Nobile Signora Claudia De trenta, l’”Ercole”… Andujar a far orecchie da mercante…o VS Certo, non fa una piega. Siamo di zoccola. dentro la teoria fisica dell’amore, il velle DAGO Occhio che non vede, orecchia bonum alicui di San Tommaso, che che non sente… consiste effettivamente in questo, VS Ciò che entra dall’orecchio…Dago, l’amore: volersi il proprio bene . Tanto non te l’immagini! che la 34 la chiamerei “il Giannizzero DAGO Penso che sia nell’orbita della Nero” oppure “il Dago: d’altra parte è pulsione del farsi sentire, che sta tra così che entra in scena il gaudio di l’Autoerotisch e il sadomasochismo… Claudia de Andujar, lei è a cavallo, ed è VS Certo che se ti sentisse Jacques come se fosse a cavalcioni del fottitore, Lacan…non starebbe più nella propria tu le masturbi la f., in verità ti impugna il pelle… c. e te lo scrolla finché, rigonfio degli DAGO Ammesso che io vada urlando, spiriti vitali, alza la testa altera. Poi se lo una volta tornato in Europa: “Ho avuto infila nella f. e passa le braccia intorno al la pelle della sua f.”! VS E’ questo che mi piace di più in te, la discrezione e la convinzione che il fallo sia come il meridiano, che, a qualsiasi longitudine si eriga in mezzo a qualsiasi orrore, merda e sangue, e tranquillamente eiaculi, sborri, liquida solo il transfert!
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DAGO Poi, per l’orecchio, per quella storia di una moneta d’oro, poi due e tre, ad orecchia, si è finalmente sentito che Claudia De Andujar la Nobile Signora in verità era stata una gran puttana prima in Spagna e poi a Cuba, dove, si sa, le donne bianche valgono di più di 3 monete per orecchia.
VS Fosse stata veneziana come te, l’avresti saputa amare? DAGO La finalità biologica del dispositivo di sessualità è connessa al tragitto del dispositivo di alleanza. VS Chi te l’ha detto questo? DAGO Se ci fossero stati l’arco e la meta, la verità biologica sarebbe entrata nell’orecchio prima.
Claudia de Andujar e Dago, a pagina 38 de "L'oro e il sangue", Ristampa DAGO n.69, febbraio 2008
VS E quindi…niente 38 per farsi inculare ma Dio, che c’è di meglio di un buon antico modo di fottere alla sultana?! DAGO No…alla sultana, no. C’è il rischio che vengano occupati i due buchi senza sapere qual è la pulsione che al momento sta scopando, sarebbe stato meglio fottere nel primo modo, nel buon modo antico, quello in cui l’india giovanissima fotte Brancusi, che, è per questo, gli mangia il cuore al romeno, l’india vuole il proprio bene, non fosse altro per il dispositivo di alleanza, Brancusi pure e il dispositivo di sessualità, non connesso al dispositivo di alleanza, fa sì che Brancusi non si renda conto che la sua pulsione parziale è quella del farsi ingoiare. VS Dimmi una cosa, Dago: Robin Wood si è dato alla psicoanalisi di Lacan, o nei tuoi pellegrinaggi da rinnegato, sei finito pure a Paris in qualche freddo inverno degli anni Sessanta a riscaldarti l’anima in un Seminario dello psicoanalista francese? DAGO Perché mi chiedi questo? VS Per via della metonimia che c’è ultimamente nelle tue storie: d’accordo, la realtà dell’inconscio è sessuale, i tuoi compagni d’avventura se la tirano a volte con pillole di saggezza che manco mia Nonna dello Zen; la realtà, invece, è desessualizzata, capita spesso che tu fotti qualcuna e poi un tuo amico occasionale se la sposi, cos’è una nuova
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pratica della fratellanza o l’anello di giunzione tra dispositivo di sessualità e alleanza, insomma il doppio fallo della redenzione? DAGO Forse l’irredentismo esotico, no? C’è la patafisica del cazzo di quell’altro francese che pure, per farsi capire, non se ne fotteva un cazzo. VS Baudrillard? DAGO Che, se vai a vedere, con la sua teoria dell’inseguimento, cosa più del suo teorema è dentro le mie storie e la mia epica? VS A proposito del patagonismo, quando ti incontra Claudia De Andujar, sembra che percepisca la patafisica fallica che c’è in te… Ma in verità è il fantasma il sostegno del desiderio, non è l’oggetto che è il sostegno del desiderio… DAGO Il soggetto è Claudia e lei si sostiene come desiderante in rapporto a un insieme significante sempre molto complesso, che passa come analemma esponenziale al suo meridiano in quel momento.
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La pagina 52 de "Lo sfregiato": l'incontro tra Dago e la Vedova Nera
VS Quindi il patagonismo fallico di Dago è nell’oggetto a di Claudia? DAGO E’ così. VS Ho pensato spesso che se, invece di Robin Wood, avesse scritto le tue storie Pierre Klossowski, chissà cosa avremmo letto? O visto? Oppure, per restare nel mondo dei Comics, metti che a disegnarti e farti le storie fosse stato Eleuteri Serpieri e saresti compagno d’avventura di Druuna, l’avresti chiavata?
DAGO Che si può dire? Con Pierre Klossowski, non saprei. Magari a fottere Roberta secondo le leggi dell’ospitalità, questo si. Con Druuna, tu credi che anche lei avrebbe percepito la mia patafisica fallica incrociandomi dal Governatore di Cuba? VS E come l’avresti presa? DAGO E secondo te come andrebbe presa Druuna? VS Non lo so. Dimmelo tu… DAGO Qual è la pulsione sessuale del farsi di Druuna?
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VS Farsi…quella di Claudia De Andujar? DAGO Dici? VS Altrimenti? DAGO Farsi druunare, no? VS O farsi incubare, anche.
53 Druuna, by Eleuteri Serpieri
DAGO Allora, come la dovrei prendere Druuna? VS Nella 38, no? DAGO Senza alcuna differenza di meridiano? VS L’importante è che l’analemma esponenziale del suo oggetto a passi al meridiano nel momento in cui vi passa il tuo oggetto a. DAGO Farsi druunare: è forte, no? VS Druuna, mi sa che preferirebbe farsi dagare. DAGO Hai ragione. A volte scopro di essere un ingenuo… VS A proposito di incubare, per Cuba e la Nobile Signora De Andujar, in Calabria ci sarai stato qualche volta a scorazzare con i Saraceni o i Veneziani? DAGO Per l’affinità fonica della “Calàvria” che si fa “culàvria”, a
“inculavriàre alla sultana” la Nobile Signora moglie del Vice-Re spagnolo? VS E per il “teorema di Bragalla”? DAGO C’era anche il “fantasma di Bragalla”. VS E l’oggetto a. DAGO Ma si imbragalla di più sulle coste che sull’alto monte. VS Per la storia della piana della Grande Troia ch’era Sibari e la sua lussuria? DAGO E il Saraceno vedeva la divina Grande Troia seduta tra il ruffiano e il violento con un bicchiere sudicio…ma el vizio della sodomia era in lui, insomma questo poteva essere. VS Basta così Dago, altrimenti va a finire che mi tiri dentro le “Facezie” di Piovano Arlotto e la “Cazzaria” di Vignali.
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DAGO Beh, Niccolò Franco, ch’era veneziano come me e un po’ come te, non diceva che bordelli e sodomie si fan dai cazzi? VS Ma a proposito lo sai che tirando dentro Druuna ti disegnerebbe Eleuteri Serpieri che è veneziano pure lui e allora con questa alleanza sibarita tra Saraceni e Grande Troia la pulsione di Druuna vai a vedere che sarebbe quella di farsi inculavriàre? DAGO Mi sa che anche questo rientra in ciò che entra dall’orecchio; vai a vedere è sempre il suono dello Shofar a inculare il mondo. Ma mi accorgo ancora che scopro di essere a volte ingenuo: abbiamo taciuto dell’anima, il doma-sguardo e lo sguardo da dietro[1]. L’oggetto a nel campo del visibile è lo sguardo, e Carlos Gomez, non so se anche Robin Wood, l’aveva capito bene.
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Lorena bendata e Dago by Wood e Gomez in "Skorpio"n.32 15-8-2002
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[1] Anche lo sguardo di Lorena è dietro nel campo pulsionale in cui l’effetto di linguaggio è perennemente mescolato al fatto, è come se fosse nel campo dell’Altro, da cui sta facendo tutto per uscirsene, e intanto l’Altro è già qui: tra la benda che gli mette Dago e le braghe che le tira giù, lo sguardo di Lorena, che è visibile perché viene da dietro, è come se fosse parallelo alla mancanza centrale del desiderio, che è , appunto, l’algoritmo(-φ). L’oggetto a nel campo
del visibile è lo sguardo, per questo quello che Lorena vede è il fallo. Noi la guardiamo, e siamo soggetti al doma-sguardo, specialmente quando Dago la possiede o la benda per imbragallarla, perché siamo indotti ad abbassare lo sguardo e a non vedere, poi all’improvviso rialziamo lo sguardo e ci afferra l’oggetto a, il travestimento dell’anima. Insomma, è resto detto: lei sta per uscirsene e dà-da-vedere, è così che afferra il fallo, in questo invio da dietro, invia la voglia.Che, a ben vedere, ha sempre e solo le braghe per venire a galla[cfr. il “teorema di Bragalla” di cui si dice più sopra nell’intersvista].
Per le varianti delle pulsioni del farsi date in Aurélia Steiner de Durrës, leggi anche :
lhung-up-di-madonna-e-lo-shumepike in particolare la nota (4) in cui sono date in Shqip le varie pulsioni del farsi. ▬ post del 19 marzo 2013
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LA POESIA DEL VIANDANTE E DELL’AMORE CHE ABITA NEGLI OCCHI DI QUALCUNO di V.S.Gaudio “Abita negli occhi di qualcuno l’amore non domanda ma risponde, come la poesia è voce dell’attesa, e la vita in versi sai che non funziona anzi fa acqua dentro gli aggettivi.” [Franco Tralli,Muove la Regina, Imprimatur Bologna 2001]
1 La poesia di Franco Tralli mi riporta a un mio saggio su Rabindranath Tagore, pubblicato nel 1978 in “Galleria” [1], la rassegna bimestrale di cultura diretta da Leonardo Sciascia, Mario Petrucciani e Jole Tornelli e che dedicavo a Carlo Cignetti, il poeta torinese autore di Un gioco di carte, e a Silvia Zangheri, la figlia del sindaco di Bologna durante gli anni di piombo [2]. Il rapporto di sinestesia e la contingenza dell’anima, il Tu non ha identità, il Tu rileva l’identità di percezione dell’Io, il finito esaurisce l’impersonalità dell’Assoluto, ossia : 1)”nella scrittura di Tagore tutto il movimento semantico si congela in quiete dell’identità di percezione” [3]; 2)”l’interazione con l’habitat è una sospensione temporale” [4]; 3)”l’immaginario(…) è il luogo della trascendenza dell’ego, solamente che, nel caso di Tagore, questa trascendenza ha la duttilità della quiete, chiasma che dona corpo al mondo” [5]. In Muove la regina di Tralli [6]: a) il Tu ha un’identità; b) il Tu rileva l’identità di percezione dell’Io; c) il finito sembra che non contenga il significato del Tu; pertanto: 1) nella scrittura di Tralli, il movimento semantico si congela sì in quiete dell’identità di percezione, ma il sintagma, a differenza di Tagore, non è sentenza, non è aforisma che contiene; 2) ma, allo stesso modo, “l’oralità stessa della percezione, pur nella densità delle incorporazioni, è resa ad un tempo passato, quindi si raccoglie e si ordina in una identità di pensiero che cataloga le modalità temporali. Anche al presente, la percezione, l’interazione con l’habitat è una sospensione temporale” [7], cioè il punto 2) ha la stessa valenza sia in Tagore che in Tralli; 3) nella poesia di Tralli, in particolare in Muove la regina, la trascendenza dell’Io ha una sensorialità più inquieta, sembra che il tempo attualizzato non venga moltiplicato dal trasversale dell’interazione, ma la privazione dell’immediato attua quell’asimmetria su cui ci si interrogava per Tagore con questo enunciato: “la quiete dell’identità di percezione può correlare il sema movimento ?” [8]. L’identità di percezione dell’io di Tralli ha una sorta di quiete in movimento, il “passaggio che sembra leggerezza” [9]: nel poeta bengalese, “il desiderio corre parallelo al godimento: la strada della libido scopre segrete similitudini affettive” [10];
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nel poeta bolognese, la strada della libido non è ipotattica come lo è l’affetto, “lo spazio non ha margine” [11], e la valigia, che struttura atti, percezioni e riflessioni, sì, passa ma “la faccia del mondo” – quell’atleta che saltava i fossi – è come “l’amore che non ha nome né recinti” [12]: il desiderio corre, ma la felicità, una dolcissima minaccia, è sospesa. Vedete,la poesia del viandante di Franco Tralli ha tutta la virtù della sospensione temporale: è il rapporto 2) che accomuna Tagore e Tralli: in TAGORE: - L’aria di primavera di tanto in tanto si scuote: arriva solamente un gemito ……………………………………………………………. ………………………………… ………………………………… Impallidisce la luce del sole nel mio giardino [13] in TRALLI: Fama di primavera, c’è un arrivo da queste parti e per sopprimere la scena ………………………………………………….. …………………………………………….. …………………………………………… il prudente declivio che smussa la passione agli uncini [14] Ma la sospensione temporale che, come scrivevo per Tagore, reca silenzio, se elude l’istante come l’ellisse dello spazio, è una privazione dello storico, allora “il tempo guizza o palpita, ha una gioia delicata, filo di delizia che collega i semi vita e movimento” [15]: la privazione dello storico in Tagore ha questa valenza perché, come abbiamo visto, il desiderio corre parallelo al godimento; la privazione dello storico in Tralli, perché ha una sensorialità più inquieta, non ha il tempo che guizza di Tagore ma quello che, per Giorgio Caproni, denominammo “un brivido di tempo” [16]: perciò, come “nella Stimmung di Giorgio Caproni c’è il magro dell’impossibile del fuori di diventare oggetto di conoscenza, il fenomeno rimane nella sua potenza latente”, così anche in Tralli “la costante dell’affettività come momento di possessione scandisce un progetto di isolamento dallo stesso contorno della solitudine” [17]: il brivido di tempo ha dentro “l’avventura dell’evasione come sema, che connette talmente la storia e il tragico da privarne la pulsione affettiva a livello di tempo” [18], ed è Caproni; il brivido di tempo cerca fuori il superamento della solitudine: Tagore ne fece una “pratica estatica” dell’interagire con “l’amore che avvicina all’altro sentito come ’altro io’ , dove il noi, elemento qualitativo immanente all’io, moltiplica l’umano nel necessario della comunione” [19]; ma il tempo, in Tralli, è, in quanto fulcro dell’istantaneo e dell’eterno, come il presente, ha la metafisica intersoggettiva di Maurice Nédoncelle:” Ce qui sépare les personnes c’est la sensation” [20]: e allora qui il brivido di tempo sembra che sospenda quello che è, per Nédoncelle, l’ appello di trascendenza, punto culminante della reciprocità che fonde la prospettiva dell’io e dell’Alter(=Dio, il Mondo) e conduce il Bezug(=Rapporto, sensu Heidegger) all’agape. La poesia del viandante non ha Il lieu opératoire de l’interontique: Diversamente, come avviene in Tagore, la comunione si sarebbe iscritta come imperativo della preghiera, “modalità ingiuntiva che accresce il sentimento di presenza” [21].
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Al chiasma che dà corpo al mondo servono le figure, che rendono la presenza, come la ripetizione, l’ amplificazione, l’apostrofe, l’ipotiposi, l’enallage delle persone, l’interrogazione retorica. Con la duttilità della quiete, l’esercizio di Tagore ha la qualità del romantico che risponde della fedeltà del decadente; con la sensorialità inquieta, l’infinito non si colma, il Dasein sembra che abbia una sorta di prossimità controllata in quanto nella trasparenza dell’oggetto non c’è cuore né domanda [22], ma se l’amore predilige i confini in qualche modo l’ Alter è, sì , l’orizzonte che circoscrive il Dasein [23] ma non è quell’orizzonte, a cosa serve dunque la metafora [24]? Se la Ninfa del Cielo non raccoglie desideri con l’incalzate delirio della primavera, la Dea del Cielo non riporta alla soavità della grazia serena i desideri: i sememi delle Due Donne [25] del Balaka di Tagore: CUPIDITA’ GIOVINEZZA : PROSPERITA’ GRAZIA (Primavera) (Autunno) costituiscono il paradigma dell’unione che infinisce il tempo del desiderio nella poesia di Tagore; in Tralli, tutte le donne del viandante mostrano allegorie alla deriva: nomi incantati e cuori colpi di dettagli, ma in esse il semema di Inge non può essere riprodotto, definito, fantasmato con nessuna “grafia dei novantanove nomi di Dio”. A cosa serve dunque la metafora.
2 La poesia dell’amore che abita negli occhi di qualcuno[26] è come l’angelo che adesso ha gli occhi grandi[27]: cambia nome e cognome alle cose. Tat tvam asi “Dio è il mio sé” equivale a “quello sei tu” [28]: e rifacciamo il rapporto di sinestesia che esprime così la contingenza dell’anima, “il mondo è il corpo di Dio, il corpo di Dio è il mondo dell’io e del tu” [29]: a) il Tu si sdoppia b) il Tu rileva l’identità di percezione dell’Io c) lo scambio risolve la dualità: na iti, na iti: non così, non così d) il finito esaurisce l’impersonalità dell’Assoluto ma non il suo significato. L’opacità del reale, la trasparenza della cosa, la superficie dell’apparente: tutto nella virtualità della coppia nome/cosa. La Lebenswelt come seconda vita: “Il feeling di Whitehead è la Lebenswelt. Nel feeling l’universo non si chiude in una teoria compiuta. Si attua in un processo, nella storia delle varie vite, in ogni interrelazione degli eventi nel tempo.(…)La Lebenswelt è Lebensvorgehen di cui il senso è dato dalla temporalità nella misura in cui la temporalità può realizzare un telos. E poiché la temporalità è consumo e morte, la vita ha un senso se riesce a trasformare la morte in vita” [30]: la poesia dell’amore che abita negli occhi di qualcuno può procedere come la regina, in linea retta, orizzontale o verticale o diagonalmente, “nelle cose che poi rifanno il mondo dal niente, che s’accende e si colora di foglie e boschi nei pensieri, l’intreccio che completa nel prodursi l’intero sapendo cos’è senza poterlo dire” [31]. Il re, che è il poeta, è come l’angelo che adesso ha gli occhi grandi, cambia nome e cognome alle cose, perciò è come il pedone, ha un canone di giuoco che si può addimandare pigliare o prendere
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di passaggio: non è un caso se l’Attore(sensu Greimas) il Re, in Tagore, in quanto destinatore ha l’apposizione negativa: deve ricevere dal destinatario i sememi del positivo per poter facilitare lo scambio del senso del desiderio: Sememi del Re : LAVORO QUOTIDIANO TRIBUTO vs vs vs Sememi del Destinatario: SOGNO NOTTURNO IMMENSITA’ [32]. La Poesia del Viandante, quando si fa Poesia dell’amore, è come il Re che piglia di passaggio: abita negli occhi di qualcuno torna con l’alba, fa le capriole è amore che sconfina oltre i luoghi è ragazze guerriere,maculate ha mappe d’animali, piazze di ritorni è Bologna che ti cerca, assediata [33]. L’alter è, così, un universo mobile, che annulla opposizioni, dove il Tu è, nello tsesso tempo, causa materiale e strumentale del mondo, è lo specchio dove viene annullata la teoria del dvaitadvaita[dottrina del due non due] di Nimbarka(1162), la verità essenziale dell’io che conosce la contingenza del corpo in rapporto all’habitat: “Dal punto di vista del corpo, io sono il Tuo servo, dal punto di vista dell’ego, sono una parte di Te; dal punto di vista del Sé, io sono te stesso. Tale è la mia convinzione” [34]. La poesia dell’amore che abita negli occhi di qualcuno è il dialogo di questo silenzio da cui si radica l’assenza dell’alter ed è anche la privazione che si interroga sulla completezza che le manca [35], perciò la mancanza, facendosi sottrazione di tempo, può estendere il passato nella storia, ed essendo riprodotta e fatta dalla memoria che è,secondo Minkowski, la meno personale tra le funzioni della vita psichica [36], ha una valenza che sta tra il principio di riduzione e quello di esclusione. Muove la Regina: come la temporalità della Lebenswelt che realizza un telos, “la vita ha un senso se riesce a trasformare la morte in vita”, in uno spargimento di mosse finali, la regina frantuma l’istante per scrivere il percorso: dalla tenerezza e l’attesa dei miracoli del I Gran Pezzo al punto estremo dove l’esplosione è carica di mappe del II Gran Pezzo, dall’amore senza nome e recinti del III Gran Pezzo all’amore che sconfina oltre i luoghi del IV Gran Pezzo, a tutte le donne del viandante del V Gran Pezzo che è quel Re-viandante che ora a destra ora a sinistra si fa Alfiere, Cavallo, Torre o semplice Pedone per servire la Regina con nomi incantati e cuori colmi di dettagli. La Poesia del Viandante si fa dunque Poesia dell’Amore che abita negli occhi di qualcuno: a questo serve dunque la metafora. Il fantasma della Regina Perduta fa guadagnare la mossa al Re anche se il Poeta non vince la partita perché la vita in versi non funziona, anzi fa acqua dentro gli aggettivi.
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[1] Si tratta di: V.S.GAUDIO, Rabindranath Tagore: la trasparenza dell’Alter, in “Galleria”, anno XXVIII, n.4, Sciascia Editore, Roma-Caltanissetta 1978. [2] Un gioco di carte, Ant.Ed., Novara 1974. Cignetti, del 1927, è stato Lecteur d'Italien all’Università di Algeri. Ha tradotto Beckett, Robbe-Grillet e Levy-Bruhl. La dedica era motivata dalla costituzione dell’alter in Cignetti: a forte reversibilità semantica. L’ alter trasparente della Zangheri, l’altro destinatario della dedica, aveva una sorta di punto di instabilità che poteva far configurare, almeno in quegli anni, un atteggiamento relazionale soggetto a una evidente pluralità di tempi personali: un tipo nervoso largo, avrebbero sentenziato i caratterologi francesi. Da un lato, un poeta che aveva acquietato l’identità di percezione; dall’altro, una Mademoiselle tanto vivace e irrequieta che non poteva non aver reso totalmente contingente l’anima, o l’animus(sensu Jung), in questo caso. [3] Vedi V.S.GAUDIO, Rabindranath Tagore…,loc.cit :pag.237. [4] Ivi:pag.238. [5] Ibidem. [6] FRANCO TRALLI, Muove la Regina, Imprimatur, Bologna 2001. [7] Cfr.V.S.GAUDIO, loc.cit.:pag.238. [8] Ibidem:pag.239. La risposta: “Il movimento è nella profondità semantica, la quiete nella superficie sintattica allarga i tempi concedendo l’identità di percezione all’eccedenza della voluttà: perciò la voluttà ha l’oralità di una quiete che contiene il Per-Sé e l’In-Sé”. [9] FRANCO TRALLI, op.cit.:pag.87: il verso è: perché il passaggio sembri leggerezza. [10] Cfr. V.S.GAUDIO, loc.cit.:pag.239. [11] Cfr. FRANCO TRALLI, op.cit.:pag.43. [12] Ibidem. Il corpus di versi utilizzato è: Lo spazio non ha margine,/passa la valigia e cosa ne fu/di
quell’atleta che saltava i fossi,/scadenze d’ospedale,qualche favola//la faccia del mondo,una dolcissima/minaccia di felicità, sospesa. [13] RABINDRANATH TAGORE, Balaka, trad.it. P.Marino Rigon, Guanda, Milano 1977: pag.88. [14] FRANCO TRALLI,op.cit.:pag.69. [15] Cfr. V.S.GAUDIO, loc.cit.:pag.239. [16] Cfr. V.S.GAUDIO, Indizi e altre cose per Giorgio Caproni, in “Quinta Generazione”, anno IV, nn.25-26, Dedicato a Giorgio Caproni, Forlì 1976: pag.34: “Ma la privazione non tampona
solamente le falle retoriche, impone un fremito, diciamo un brivido di tempo, che ripercuote il fuori e il dentro,e sugli orli l’ombra che sfugge allo sciamare dell’usura accorda il movimento come funzione contigua”. [17] Ibidem: pag. 37. [18] Ibidem. [19] Cfr. V.S.GAUDIO, Rabindranath Tagore…,loc.cit: pag.242. [20] Cfr. MAURICE NÉDONCELLE, Sensation séparatrice et dynamisme temporel des consciences, Blond et Gay 1977 : pag. 22. [21] Cfr. V.S.GAUDIO, Rabindranath Tagore…, loc.cit.: pag.243: “La comunione si iscrive come imperativo di preghiera, modalità ingiuntiva che accresce il sentimento di presenza”. [22] Cfr. FRANCO TRALLI, op.cit.:pag.95: Forse si dirà che nella trasparenza/dell’oggetto non c’è
cuore né domanda/e che l’amore predilige i confini. [23] Cfr. V.S.GAUDIO,Rabindranath Tagore…,loc.cit.:pag.244: “Il Geist di Tagore elabora dal Dasein i dati fondamentali dell’Essere: a)l’Alter è il suo Dasein e perciò si dona la contemplazione di un aspetto verbale che ha perso il senso della prospettiva( si nullifica la distanza ego-Alter e prospera l’ipotiposi);b)l’Alter è l’orizzonte che circoscrive il Dasein, ma non è quell’orizzonte e perciò si dona l’ingiunzione della funzione conativa come apostrofe che implichi l’enallage delle persone; c)l’Alter è lo stesso Geist che trascende il Dasein, caricando l’ego di una trascendenza che lo sottrae alla successione temporale, perciò gli indizi sintattici ed espressivi di a) e b) si intrecciano”. [24] E’ l’ultimo verso di Muove la Regina:ma senza l’interrogativo. [25] Cfr. V.S.GAUDIO, Rabindranath Tagore…,loc.cit.:pag.243.
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[26] Cfr.FRANCO TRALLI, op.cit.:pag.15, nell’ambito del I Gran Pezzo: Abita negli occhi di
qualcuno/l’amore non domanda ma risponde. [27] Ibidem:ag.27. [28] Cfr.V.S.GAUDIO, Rabindranath Tagore…, loc.cit.:pag.236. [29] Ibidem. [30] ENZO PACI, Diario Fenomenologico, Bompiani,Milano 1973: vedi 28 marzo 1958:pag.50.
[31] E’ l’ultima strofa della poesia che muove il III Gran Pezzo. [32] Cfr. la Tavola dei Sememi a pag.240 in: V.S.GAUDIO,Rabindranath Tagore…,loc.cit.: anche IL CAMMINATORE ha l’apposizione negativa: strabiliante come questa correlazione attanziale in Tagore si realizzi quasi un secolo dopo in Tralli: IL RE-VIANDANTE del V Gran Pezzo.Ancor più sorprendente è che, nella Tavola, al destinatore IL RE non corrisponda che un destinatario indefinito. Stupefacente il fatto che all’Attore IL CAMMNATORE corrisponda, come destinatario, COLUI CHE NON CONOSCI, che, avendo come sememi TRANQUILLITA’ Û NOSTALGIA, è l’immagine attanziale dell’amore che abita negli occhi di qualcuno di Tralli! [33] Il RE-VIANDANTE piglia di passaggio con i versi dei vari Gran Pezzi: I,III, IV,V. Solo dalla II sezione, quella del Gran Pezzo della Regina Perduta, “la casa ha sotterranee radici che scompongono gli scacchi ai pavimenti”: il Re non può muoversi, sta addirittura per essere preso. [34] Ossia: dehaddhya tu daso ‘ham jivabuddhya tvad amshakah: atmabuddhya tvam evaham iti me nascita matih: Bhagavata: cfr. la stessa citazione in SARVEPALLI RADHAKRISHNAM, saggio introduttivo a. Bhagavad Gita, trad.it. Astrolabio Ubaldini, Roma 1964. [35] Cfr. V.S.GAUDIO, Indizi e altre cose per Giorgio Caproni,loc.cit.: pag.35. [36] Cfr. E.MINKOWSKI, Réflexions à propos du passé, in « Revue Philosophique » n.2, Paris avrilejuin 1971.
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[La cover del monografico di “Q.G “ dedicato a Giorgio Caproni e la cover di Muove la Regina di Franco Tralli]
▬ post del 16 febbraio 2013
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●Tex e Mina Sutter nella Blue Valley di
v.s.gaudio
MINA SUTTER e l’ oggetto a di TEX Di ritorno dalla Valle del terrore(1), Tex è intervistato e testato da V.S.Gaudio
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VS Ciao Tex! Dopo quest’avventura un po’ Unheimlich, pensi di poter tornare un giorno laggiù in quella Valle che adesso è un po’…meno inquietante? TEX Non lo so. VS No? Nemmeno per rivedere la Mina Sutter? TEX Un po’ sì.
VS Pensi che debellando il terrore, una cavallerizza di tale fatta ti piacerebbe vederla cavalcare finalmente nel gaudio? TEX Senti. Quando io parlo, lo sai, mi fa parlare Nizzi, che non è uno sprovveduto e anche lui a retorica…ne sa qualcosa.
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VS Un po’ prolisso, a volte, non trovi? Tu sei in definitiva uno che fa performances, tira pistolettate e cazzotti, non ti infiocchetta troppo la frase lunga? TEX No comment.
gaudia 2.0
VS Ascolta, Tex. Ritornando a Mina. Lo sai, è un tipo normolineo al limite più lieve dello stato mesomorfo. Quando l’hai vista vestita da cavallerizza, cos’hai pensato? Ovvero, è nei tuoi pensieri che circuisce il tuo oggetto a?
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TEX Ho capito cosa vuol dire. Sì, è un bel tipo. Ma io sono stato felicemente coniugato con l’indiana Navajo madre del mio Kit. VS Ma proprio non ti tira nemmeno un po’ la Mina Sutter? Tu cavalchi, tiri colpi e cazzotti, lei cavalca, e a pensarci bene dovrebbe quantomeno saper tirare colpi e…
TEX Ma dai. Io sono un ranger. VS E i ranger, si sa, non hanno pensieri molesti? TEX Beh, questo proprio no. I pensieri si fanno. Uno sta lì al bivacco, la notte è lunga. E un tipino alla Sutter che maneggia l’arma si fa presto a sognarla…
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VS Come mai c’è poca femmina, anche se Jacques Lacan sentirebbe lo stesso odor di femmina dovunque e di più proprio perché non la si vede la…cosa, come mai, dicevo, c’è così poca o per niente femmina nelle tue avventure, che cos’è sto paradigma dell’astinenza?
gaudia 2.0
TEX Non lo so. Dipende dagli sceneggiatori e dall’ideologia editoriale, penso. Quanto a me, vabbè, cosa vuoi che ti dica? Quando Magnus ha tirato dentro un bocconcino come la figlia di Sutter…beh, l’acquolina in bocca non è che non mi sia venuta…
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VS Solo l’acquolina in bocca? TEX Le spari precise tu! VS Quando l’hai vista, ti ha fatto balzare l’oggetto a al meridiano, a braccetto della giovane figlia del Gran Capo dei Navajos da cui hai avuto Kit? TEX Ma è diverso. La Sutter è intanto bionda. VS E le bionde non tirano? TEX Certo che tirano. VS La Sutter come tira secondo te? TEX Come “come tira”? VS Insomma tira come e perché tira?
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gaudia 2.0
TEX Tira e basta. VS E’ precisa? TEX Beh, dovrei essere preciso io, in questo caso. VS Al primo colpo? TEX Ma può essere anche nei colpi successivi. Potrebbe pure tirare lei… VS Ti piacerebbe vederla tirare? TEX A te no? VS E se poi lei tira e tu spari? TEX Beh, si continua, no? A quel punto la colpisci tu… VS Però…cos’è questa, la tecnica amorosa dei ranger o la pratica fallica della prateria? TEX E’ un po’ più dentro l’archetipologia del fottere navajo… VS Quindi la Sutter ti tira? TEX ?! VS Lo sapevi che c’è un equipaggiamento offensivo in Gran Bretagna chiamato “Ranger”? TEX No. VS Costituito da 72 tubi montati su una struttura brandeggiabile montata su veicoli per il trasporto truppe. Il Ranger permette di lanciare contemporaneamente, fino a una distanza di 100 metri, le 18 mine da 62 mm di diametro contenute in ognuno dei tubi. TEX Ah, ho capito, ti riferisci alla connessione tra Ranger e Mina…e i 72 tubi? VS Ma, a proposito, voi Rangers dell’US Army, poi, quando fu brevettato il cannone Parrott l’avevate in dotazione? E se sì, come mai per far fuori la setta dei vendicatori, non ti sei tirato dietro nemmeno il più piccolo dei tre, quello da 10 libbre e 2,9” di calibro? TEX Ah, tu sapevi già che c’era la setta dei vendicatori da far fuori con il cannone Parrott! Ma l’hai visto, poi, che percorso c’era da fare per arrivare a Sutter’s Rest? Come cazzo te lo tiravi dietro un
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Parrott ammesso che fosse in dotazione?...Mi sa che tu alludi a qualcos’altro… VS Avresti voluto un Magnus più romantico allora? TEX Romantico no. Più dentro le risoluzioni immediate di un Henry Miller o di un Bukowski. VS Azzo’!...Ti piacerebbe farti disegnare e sceneggiare da Hermann, quello di “Jeremiah”? Con quello se non altro la Sutter te la faresti… TEX Inginocchiata, con i calzoni abbassati…e la luna piena e il fuoco di un bivacco. VS Anche in un androne in quella roccaforte dove abita felicemente sposata, no? TEX Hermann lo permetterebbe? VS Certo. Come minimo ti farebbe una scena in cui lei te lo tira fuori dai calzoni e tra hand e blow job…vedresti un po’ com’è brava a sparare la signora! TEX ?!
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VS Nel Test sulla castità (2) hai ottenuto solo 7 punti, saresti un celibe sensuale ; dice il testologo: “In attesa di un partner soddisfacente(attraente) fantastichi, lavori o incorri in qualche avventura di passaggio”. Questo, dopo aver incontrato la Sutter. Prima, secondo me, avresti fatto meno di 5 punti e saresti stato un celibe ascetico , che “ha detto no al sesso in modo totale e concreto. Come Gabriella Brown, l’autrice di The new celibacy, sostieni che l’essere umano dopo i 25 anni non ha più alcuna necessità di avere rapporti sessuali”.
gaudia 2.0
TEX Detto così, non fa una piega. VS Sveliamo ai lettori almeno la risposta all’ultima domanda del test: 14: La passione amorosa, ovvero…a) un inganno della volontà di vivere(Schopenhauer); b) una stupidità temporanea(Ortega y Gasset); c) la manifestazione piena della vita. Cos’hai scelto,Tex? TEX La a). VS 0 punti. Dentro la bolla del celibe ascetico vs sensuale. Fatto al cinema il Tex dopo la Valle del Terrore chi vorresti che fosse Mina Sutter, tra Milla Jovovich, Uma Thurman e Maria Sharapova?
TEX Esclusa la terza che è tennista e ‘sti trabocchetti li vai a fare a tua sorella, tra Uma e Milla non saprei proprio chi scegliere. Tutt’e due non si può? Magari Tex ritorna in quella che fu la Valle del terrore e trova una
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sorella di Mina, di cui prima non si sapeva niente, visto che nella storia di Magnus il fratello nascosto di Mina era lui il capo della setta dei vendicatori(3); e Uma o Milla una sarà Mina e l’altra la sorella, a seconda dell’età che questa avrebbe. VS Così il celibe diventa rimetti a sedere col culo sopra sempre più sensuale…Ascolta, la sbarra della staccionata? Tex: a dover scegliere tra le c) Nella postura 40, che è posizioni di cui al Kamasutra chiamata in quel Kamasutra del Furguwune "U Togu du Marsianu", la Silano(cfr.→furguwunebellezza dello spettcolo del silano-2-lebuco, o della luce azzurra, del posture ; →vsgaudio-illampo, che è la pietra del kamasutra-del-furguwune), tuono, il fulmine, il bagliore come te la "furgugliuneresti" ainico, che per la strettezza la Sutter? indicibile, stringe con una a) Nella postura 14 in cui la tenerezza assoluta: minèca(minèca vs Mina!) la Mina(=che riduce o appoggia la “vrigliozza”, il amplifica Minèca, la Signora, ventre, sopra il palo di una l’hai notato?) si mette bella staccionata, ‘u ddrugu drittu, piegata sopra il palo della e tu allippi ‘u ddrugu menz’u staccionata col culo in bella culu allenzato? vista: tu le abbassi i calzoni e b) Nella postura 34, in cui chi metti in mezzo e sopra, “futta” sta seduto e ‘ a oppure lo lasci andare dietro, strocca, la Sutter, s’assetta o fa sosta, va avanti e asùpa a issu e poi passìja indietro, su e giù, nel canyon, cuoddru a Gaudio ca insomma la furguwùnij buona parruttìja, in parole povere, buona e quando stai per glielo “amporgi” improprio e venire esci da dietro e vai nel intr’u tupinaru e così facendo cannitu…e il bagliore ainico e passeggi e quando ti stanchi la il gaudio sono dentro e fuori dalla pietra del tuono?
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TEX Nell’ultima. A patto che venga chiamata “Blue Valley’s Light”. E sia chiaro che la posa, che è alla base di quello che chiami il Furguwune, non è che una via di mezzo tra il Califourchon francese(a cavalcioni) e l’ “a cavalcioni” texano( o californiano, con la profonda valle sperduta tra le montagne della California, in cui è ambientata la storia disegnata da Magnus) che serve a formulare la formula chimica, l’acronimo, un po’ come fece Marcel Duchamp per Monna Lisa(Elle a Chaud au Cul= LHOOQ): M.I.N.A. : My God(=M); If that dont fuck all!(=I;”le fotto tutto”); Notch(=N; “figa”);Ass(=A;”culo”) (4). VS Un po’ complicato come acronimo, non trovi? E a dire il vero l’acronimo – anche se il Furguwune viene fatto in California o in Texas ed è del tuo oggetto a – l’avresti dovuto fare in tedesco, visto che la Sutter è di origini tedesche[5]… TEX Andiamo a bagnarci il becco, escribano del carajo! VS Buona idea, vaquero ascético…
(1) cfr. Tex, "La valle del terrore", Albo Speciale Tex n.9, giugno 1996, testi di Claudio Nizzi; disegni di Magnus. (2) Il test può essere consultato anche nell'Archivio de La Stampa ottenendo addirittura un pdf: queste le coordinate, che qualora non permettano, come avviene facilmente, di ottenere quanto richiesto, vanno sostituite con la ricerca mediante l'indicazione del titolo del test("forzati del sesso o casti e puri?")o dell'autore("vuesse gaudio") e la data("20 luglio 1993"): lastampa/forzati del sesso o casti e puri? [3] E’ davvero Heimlich il fatto che il fratello di Mina assuma come eteronimo il cognome Bonner, che allittera un po’ il “Bonheur” di Gaudio, l’intersvistatore di Tex Willer! [4] Oppure: M= “Make”, che starebbe per “fare”( o “farsi”); I=”Itch”, che è “prurito”, “desiderare”; N= è sempre “Notch” e A=”Ass”. Il tutto come acronimo di :”farsi desiderare (in quanto)figa(e)culo” ovvero “fare prurito(=desdierio) coome figa e culo”.
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[5] D’altra parte, in “Mina” c’è tutto il senso della rovina dei Sutter, l’oro e la miniera. Anche con lo schema verbale “mine” si ottiene ciò che Tex va a fare, e avrebbe potuto ulteriormente fare con un’altra soluzione,almeno per colmare i passaggi al meridiano, californiano o texano che fosse, del suo oggetto a: “scavare”, “estrarre”, “minare”.
▬ post del 7 gennaio 2013
░ Dalla pagina 244 dell’Albo Speciale del Tex di Magnus, Mina Sutter saluta Tex e il nostro oggetto “a”│
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PinKama Atletico
Il kamasutra atletico di Pink
E’ tutto così evidente: l’acrobazia fisica è ovvia. Nella clip di “Try”, la cantante si solleva in aria, traversa “volando” tutta la scena, si stacca da terra tirata da una forza incomprensibile. Non è proprio così. Ma mettiamo che lo sia. E allora Pink vola davvero come volò Giovanni Grasso? O sono gli spettatori ad avere l’esperienza del volo per immedesimazione? Come scrive Ruffini:”Tra miracoli e conversioni tutto è possibile. Ma noi stiamo cercando di dimostrare proprio questo: che prodigi di tal genere sono possibili perché sotto c’è il rigore di una “scienza preziosa”. Non dimentichiamo Artaud. Grasso volò con il corpo, ma soprattutto volò nel corpo. Altrimenti, Mejerchol'd l’avrebbe messo tra i pupazzi meccanici di Tairov, e non tra i suoi attori acrobati. Grasso volò nel corpo, cioè assorbì in ritmo l’esplosione atletica. Ed è con questo “ritmo di volo” che allo spettatore fu ‘concesso di identificarsi’”[1].
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Nel 1908 l’attore siciliano Giovanni Grasso in tournée in Russia tocca, tra le altre piazze, Odessa dove lo vede un Isaak Babel quattordicenne compiere qualcosa di miracoloso, nei panni di un pastore geloso della propria fidanzata che si mette a civettare con un signorotto di città alla fine del terzo atto: “restò un momento cogitabondo; poi sorrise e si sollevò in aria, traversò volando la scena del nostro teatro cittadino, calò ringhioso alle spalle del signorotto e lo morse alla gola, succhiando torvo il sangue dalla ferita”[2]. Grasso è l’attore biomeccanico. Pink è nell’atletica o nell’agonismo del ritmo.
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Del “corretto processo organico”, attivato da Giovanni Grasso, la reviviscenza dello spettatore riflette la sua plasticità; nel “corretto esercizio organico”, per quanto sia montato in un video, la plasticità di un corpo normolineo mesoendomorfo com’è quello di Pink[3], attiva una sorta di “Kamasutra” atletico fantasmato. Certo, nel ritmo di volo in cui attore e spettatori si uniscono, Mejerchol’d dice che è “tempo incantato”, e la cinestesia di Giovanni Grasso è dentro questa bolla; nel ritmo atletico in cui la cantante e il visionatore (del video) si uniscono, non è il tempo che è incantato, ma è incantata la prossemica: la cinestesia del corpo normolineo mesoendomorfo di Pink produce il Kamasutra atletico del suo oggetto a per il fantasma del visionatore. Simona PisaniSimona Pisani [1] Franco Ruffini, Attori e spettatori. La fine di un racconto, in: Idem, Teatro e Boxe, L’atleta del cuore nella scena del Novecento, Il Mulino, Bologna 1994: pag.162. [2] Ibidem:pag.160. [3] Pink, che fa volare il suo corpo compatto e pesante come se fosse l’analemma esponenziale dell’oggetto a del visionatore, è una normolinea(è alta 5’4”, ovvero 163 cm) meso-endomorfa, che ha quindi un Indice Costituzionale compreso tra 56 e 57( difatti supera il limite mesomorfo che è 56 per quel “pesante” che la dota dell’Indice costuzionale afferente al primo grado di stato endomorfo) e un Indice del Pondus teso tra il grado 12(il più elevato del valore “alto”) e il grado 11(il primo livello del valore “altissimo”). Indice Costituzionale di Pink: Hips 92 cm x 100= 9200 : Height (5’4”) 163 cm = 56.44, che è, appunto, da stato mesoendomorfo. Indice del Pondus di Pink: 163-(92+peso60=)152=11, che è , come detto, il primo livello del valore ALTISSIMO del Pondus.
♫ Ascolta e guarda il video di “Try” direttamente su gaudia 2.0 ░
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▬ post del 28 dicembre 2012
Anche se pubblicato il 28 dicembre 2012, questo post è stato compreso tra i post del 2013
La cover del patagonico libro Teatro e Boxe di Ruffini citato da Simona Pisani per il Kamasutra atletico di Pink│
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Post-Almanac 2013 Da gennaio a dicembre 2013 I 12+3 Post Più visionAti dell’Anno su
□ Charles Bukowski│ original text da the Paris Review→3 □ La Giovane Poesia│ da Marisa G. Aino & V.S.Gaudio →4
□ Eloisa che incede sexy e Stefania Sandrelli │ cinema e intersviste da “Fermenti” e V.S. Gaudio →5 □ Milva Lady Brecht│ musica leggera, intersviste del secolo scorso│ da
Milva e Vuesse Gaudio →10 □ La suora svizzera buddista│ da Luciano Troisio → 15 □ Il fantasma di Niusia│ da Ignazio Apolloni e V.S.Gaudio →18
□ Maya Solemnis vs Maya Desnuda │ fotografia , nuova narrativa e patagonismo da Stephen Markman e V.S.Gaudio →21 □ Aurélia Steiner o Lazare? │ fotografia e letteratura da Stephen Markman, Georges Bataille, Dirty e Lazare→24 □ Giallo Saraceno │ l’enigma televisivo del GHB→27 □ Il cappello di Dree Hemingway│fotografia da Blue Amorosi→30 □ La Stimmung con Arno Schmidt│ scrittura e poesia sullla madre rubata│ da Durka
Tiskj, Jery Ryan, Geena Davis e Arno Schmidt→32 □ Dago e le pulsioni parziali│ intersviste, comics, psicanalisi da Wood, Gomez, Skorpio e Venezia→46 □ La poesia del viandante │ poesia e critica, da Rabindranath Tagore, Giorgio Caproni, Franco Tralli e V.S. Gaudio →56 □ Tex e Mina Sutter│ intersviste, comics, psicanalisi lacaniana, test da Magnus→62 □ Il Kamasutra atletico di Pink│ poetry-song da Pink e Simona Pisani → 71
L’ Intersvista con Dago, a pagina 46, è il post, più visionato del 2013│ Dürka Tiskj è l’immagine del vento nella Stimmung con Arno Schmidt
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