“Cara Camilla, sei venuta finalmente. Hai lanciato dei sassolini contro il vetro della finestra e io ti ho aiutata a entrare” (John Fante, Ask the Dust)
SULLA COSA BANDINIANA E L’ AORISTO DI CAMILLA L OPEZ
Fosse esistita a quei tempi Amy Smart non dico l’Amy Smart di “Rat Race” che sorvola con l’elicottero sul boyfriend che la sta tradendo e per questo sei sicuro che volerai ancora con lei ma l’Amy Smart del Pirelli 2002 di Peter Lindbergh 1 in cui lei a febbraio che è il mese della sua luna ma che è anche il mezzopunto radicale dell’ innalzarsi in volo della sua pulsione sessuale e che essendo nata a Topanga Canyon che è un po’ più su di Santa Monica dove te ne vai a fare il bagno con Camilla e che è come un personaggio di Philip Roth più matura e più immatura dei suoi anni, un po’ vola in “Rat Race” ed ha nell’arco del camminare di soppiatto per rubare benzina da un’auto della polizia con quei pantaloni da aviatore e il tubo di gomma la ragione del suo esserci, vuoi scommettere che avremmo chiesto alla sabbia nella Baia di Santa Monica se il grande Arturo Bandini quella notte fu con lei che fu un grande amante e che non avresti provato alcun desiderio per Camilla Lopez? C’eri andato con la sua macchina, o il suo elicottero, e insomma nuotò al largo, al chiaro di luna, com’era bella, era bellissima Amy Smart, e diavolo come la amavi, e diavolo che brutto tiro ti ha giocato pensava che eri un lunatico e che dicevi cose buffe e si è allontanata a nuoto, e quando l’hai vista al chiaro di luna in quell’oceano freddo alle due del mattino, hai capito tutto, di colpo, quella stessa notte hai capito che Amy era il tipo di ragazza che anche quando esci dalla Biblioteca Civica di via della Cittadella a Torino e la incontri poi sotto i portici di via Cernaia,in cui sta per incrociare Bruno Lauzi che da Milano è sceso alla stazione di Porta Susa 2 , ha sempre quell’aria che sta tra il nuoto, la luna di febbraio e lo shummulo che chiunque vorrebbe farle Amy quando l’hai vista non era girata di schiena per questo non hai notato la linea morbida e compatta delle spalle sotto il grembiule bianco, la lieve traccia dei muscoli sulle braccia e i capelli neri, folti e lucenti, che le ricadevano sciolti Amy non aveva il naso degli indios, piatto, con le narici larghe e le labbra spesse come quelle di una negra, né la carnagione scura di Camilla Lopez che quando camminava i seni si muovevano rivelando la loro sodezza 3
Amy che non è una che puoi incontrare a Torino d’autunno quando uscendo dalla Biblioteca Civica in via della Cittadella il poeta vedeva prima dei suoi capelli bianchi la chitarra di Bruno Lauzi che, sceso alla stazione di Porta Susa, se ne andava sotto i portici di via Cernaia pieni di gente incredibilmente divertente anche al Bar Pasticceria Querio dove c’era la cassiera che si alzava dallo scanno per mostrarti le paste più appetibili e non era una ragazza di circa vent’anni alta e dritta ma intanto che nel caffè lo zucchero si sciolga tutto la vedi che ha gambe lisce e forti e non è messicana né calabrese quando dalla cassa si portava al banco in piena vista da dietro intanto che mostrava il pasticcino giusto al cliente sapeva che non era il suo grembiule bianco che odorava di amido Amy Smart che è alta 5 piedi e 6 pollici e ha l’arco sull’Ebertin tra 6 e 11 gradi come l’ombra di luce che c’è tra Sole e Plutone lungo l’asse degli equinozi è quello l’arco che da un lato apre la strada bagnata e dall’altro ha piovosi manifesti del Calendario Pirelli in cui c’è Amy Smart che cammina col passo ostinato di quel suo ritmo di bolero, con quel suo arco di donna che pilota l’elicottero 4 e nell’attesa si mette a fischiettare, e se le guardi i piedi non è perché ha le huarachas scalcagnate chiedi a Bukowski che aveva trovato in biblioteca una copia di Ask the Dust 5 e gli parve che gli fosse capitato un miracolo, grande e inatteso,se fossi stato tu il boyfriend di Amy Smart che veniva da Topanga Canyon il suo boyfriend segreto lei ti avrebbe chiesto se al meridiano di Los Angeles s’impiglia l’orologio o con quella sua aria bagnata un po’ di mare e un po’ di shummulo “Vorresti che fossi la macchina manuale che ti suona il bolero?” il punto è che anche ad Amy piacciono le cose pazze, tipo mettersi a cavalcioni sulle tue spalle, e che se Arturo Bandini non le fa fare la carriola sarà difficile che gli diano ancora altri duecento dollari per un racconto la vita è futile, anche a Los Angeles, quelle mattine autunnali in cui c’è la polvere dell’Est, ed è una polvere da cui non cresce nulla, una furia cieca di un popolo perso e senza speranza, anche perché non c’è un centro di gravità, o altro che sia visibile la cassiera del Querio che non è come il dolce che ti indica è più di una promessa sensuale o una deliziosa sorpresa qualcosa che
non sia la scarpa scalcagnata del desiderio deve scompigliare gradevolmente la speranza d’erezione dell’autore chiedi ad Amy Smart che potrebbe essere non nel “Ghost Writer” di Roth in cui era Anna Frank l’eroina che ha lo stesso nome della moglie di John Fante 6 tanto che per questo parallelo che tra la Biblioteca Civica di Torino e quella di Los Angeles in cui Bukowski, nel centro della città, come il poeta in via Cernaia, ecco finalmente l’alterità radicale, l’impenetrabilità ultima degli esseri e dei popoli, l’irredentismo dell’ oggetto, così introvabile e irresolubile, così poco comprensibile, e perciò per niente sentimentale e inutile, circoscritta la terra come sfera, come spazio finito, così patagonistica “Sei tu la mia deterritorializzazione lenta, sei tu l’assenza che ha una qualità carnale, sei tu l’anamorfosi del mio oggetto radicale?” scrivi al poeta nel 2008 la storia d’amore in Ask the Dust è quasi vera nel senso che una volta sono stato infatuato della ragazza del romanzo e lei, secondo me, è affascinante e interessata alla vita reale perché è come Amy Smart che un po’ vola e un po’ ha nell’arco del camminare il suo pikë, che è questo, quell’aria a shummulo che hanno le ragazze di Topanga Canyon che non lavorano nel bar che ho descritto nel romanzo, ma che hanno questo bagliore di impotenza e di stupefazione che nonostante sia nel febbraio del Pirelli 2002 ha sempre il segreto di ciò che è sorpreso e svelato suo malgrado e che essendo non rappresentabile e indicibile come lo shummulo è il selvaggio che è in noi e che non si riflette, per questo sembra che sia tornata dal manicomio, dal deserto di Santa Ana, e punta verso il Meridiano del sibaritismo la negazione in russo con cui Lacan avvia gli aforismi sull’amore 7 e che sta tra l’angoscia, il tormento e il timore, è un po’ come la negazione in greco che tra desiderio, potenziale del presente, potenziale del passato, concessione e irrealtà finisce sempre per perdersi come l’oggetto a a metà strada nell’aoristo, tra quello a valore “ingressivo” e l’altro a valore “gnomico” il fantasma che è Ś in un certo rapporto di opposizione
con a e poiché a è irriducibile, è un resto, e che resiste a qualsiasi assimilazione alla funzione del significante, tanto che si presenta sempre come perduto 8 , essendo Camilla Lopez è ciò che si perde con la significantizzazione; fosse stata Marie Baray, come in realtà si presuppone che fosse, il desiderio, cioè l’ottativo della possibilità presente, non può che disgiungersi continuamente nella retorica negativa del Μή greco o del Num latino: il godimento forse, forse l’angoscia, o forse il desiderio? L’alterità di Amy Smart che fa irruzione nella nostra vita sotto forma d’un gesto, del suo volto, di una forma costitutiva del suo esserci, la linea del suo pondus, è nel deserto e nella polvere che ci folgora, perché detiene in un solo istante tutto ciò che non ci sarà mai dato di sapere, tanto che come Camilla Lopez, che come analemma esponenziale del fantasma di John Fante, si è commutata in Amy Smart, che è l’analemma esponenziale del fantasma di John Fante nel poeta al cui meridiano oggi passa, è il luogo che ci sfugge attraverso cui sia lui John Fante che io V.S.Gaudio sfuggiamo a noi stessi: il segno meno che sigla la funzione fallica, la mancanza, lo statuto di (-φ) è al centro del desiderio di John Fante ma è un nodo che,per Camilla Lopez, non è necessario, l’oggetto fallico non viene per lei che in secondo piano 9 ; Arturo Bandini non se ne accorge, lui pensa che il reale sia pieno di cavità e di polvere, non s’avvede che al reale non manca nulla, perché dico questo? Ma semplicemente per il fatto che lui sembra che sia devoto al participio futuro che indica un’azione che si svolge in un momento posteriore a quello del verbo reggente, tanto che, un po’ come avviene traducendo l’aoristo in italiano, il participio aoristo sembra assumere il valore temporale di anteriorità: lui sembra che non veda il fallo incarnato nell’immagine di Camilla Lopez, l’avesse appena intravistosi sarebbe invasato di Amy Smart, che ha il cognome di sua moglie e che, vai a vedere, è dalla zona di Topanga Canyon che proviene, precessione di tutte le determinazioni venute da un altrove, essendo così illeggibile e indecifrabile Arturo Bandini avrebbe potuto sposare la forma così estranea e così fortuita dato che in ogni modo non avrebbe mai potuto sapere chi fosse ?
“Il fallo , là dove è atteso in quanto sessuale, non appare mai se non come mancanza”10 : da qui il fallo è chiamato a funzionare come strumento della potenza ma, come desidera Camilla Lopez, è l’angoscia che s’erige. Alla potenza non si chiede di essere ovunque, un po’ come la polvere, è a lei che si chiede di essere là dove essa è presente, perché, come dice Lacan, “quando viene meno là dove è attesa, cominciamo a fomentare l’onnipotenza. Detto diversamente, il fallo è presente, è presente in ogni luogo in cui non c’è in quanto tale”11 . Detto tra noi, è il supporto di (+φ) che Arturo Bandini non trova in Camilla Lopez che, invece, Sammy trova, per poter godere appunto di una potenza ingannevole. Polvere in bocca, polvere nell’anima, via dalla gente polverosa e cerca il verde oceano, via con una ragazza vestita di verde fino a Long Beach con vista sul mare, e per tutta la sera una bottiglia di gin e quella lì verdevestita, che è Amy Smart, la chiama sempre Camilla per sbaglio, finché lei urla:”Finiscila di chiamarmi Camilla! Io mi chiamo Amy, Amy Smart”. E dormendo con la verdevestita, fingendo che sia Camilla per tutta la notte e il giorno dopo, lì davanti al verde oceano: duecento dollari per un altro racconto e avrà Camilla a modo suo; perché sì Camilla, a modo suo l’ha avuta, la polvere si alza, non vola un uccello, non ci sono le luci del crepuscolo a riempire quella sera di marzo, c’è la polvere dello shummulo, Dio che Bandini penoso quella sera del compleanno di Amy Smart,con la sua regina che avrebbe voluto farsi fare lo shummulo, che è un po’ come l’incorporazione della voce, cosa che induce ad affermare che la particolarità della risonanza risiede nel fatto che vi domina l’apparato, lì è l’orecchio, che risuona solo alla sua nota, alla frequenza che le è propria; qui è lo gnomone che percorso nella lunghezza dello spazio che opera dunque come un tubo, di qualunque genere esso sia, flauto o organo, è un tubo a tasti, nel senso che è la cellula posta in posizione di corda – che però non funziona come una corda – a essere interessata al punto di ripercussione dell’onda e a farsi carico
di connotare la risonanza interessata. Per questo, per questo oceano che c’è nello gnomone di Amy Smart, lo shummulo ha tutta la polvere dell’oceano e del deserto di santa Ana, una musica elementare, chiedi a Charles Bukowski. Ci vuole poco per suonarle un bolero a patto che Camilla Lopez abbia un segreto e la sola maniera che lo abbia è che Arturo Bandini non voglia conoscerla né farsi riconoscere, la sola maniera di non incontrare Camilla Lopez è di seguirla e fin tanto quando avviene lei esiste, un po’ come il fallo che per quante volte sia presente, visibile, nella forma di un funzionamento del pene, quante volte possiamo leggere che non lo si vede al suo posto? L’azione dello shummulo che, in qualche modo, rimanda allo Shofar non foss’altro per quella sorta di tremolio tipico di un certo modo di suonarlo che viene detto “Zikkaron teruah”, non ha lo svolgimento rituale delle feste ebraiche 12 , forse per questa sua retorica negativa ha i tempi dell’aoristo e quindi, come l’oggetto a, ha tutto un ciclo emotivo a cui attenersi, un’unità di tempo della musica più antica che ritorna nel bolero o in questo accento melodico che quando Amy cammina ha un marcatore che ne riflette la luce o il centro di gravità è del motivo tanto che dando i numeri delle sue coordinate Arturo Bandini possa farsi un fantasma antropomorfo com’è allora che questo accento forte di battuta che c’è nel bolero di Camilla Lopez, che è un residuo dell’accento di danza o di marcia, non passa, non entra nell’orecchio dell’autore? Com’è allora che pur avendo uno stile a futuro contratto e insieme sigmatico, un po’ da futuro dorico, che, se vogliamo, è anche dentro l’aoristo dello shummulo , non riesce a capire Arturo Bandini che non è con l’aoristo gnomico, quello dell’azione extratemporale, che possa incominciare o continuare a non fare lo shummulo, che è sempre da presente-aoristo e allora non si fa con Camilla Lopez ubriaca di whisky e dolore, figuriamoci se ubriaco di whisky a settantotto cent, tutto nudo ad eccezione di un’inspiegabile scarpa, addormentato tra i suoi singhiozzi, infastidito solo dalle lacrime calde che gli cadevano sulle labbra, lacrime salate che gli ricordavano Sammy e il suo orrendo manoscritto 13 .
Lo shummulo 14 , che ha dentro l’acqua, la pietra da mulino e la mula, ha sempre un innesco di retorica negativa, ma quando c’è l’aoristo -ingressivo o gnomico che sia- è acting out, nel senso che è antitetico al passaggio all’atto: quando Arturo Bandini incontra Camilla Lopez è assolutamente certo che si tratta di un a per il soggetto. Tempo di guardarle le scarpe ed è evidente che l’a in questione può essere per Arturo Bandini il superio più molesto: è l’ acting out 15 che mostra la donna fallica e quello che mostra è il resto, la sua caduta, ciò che cade; tra il soggetto Ś e l’Altro Å, non autentificabile, mai completamente autentificabile benché sia impersonato da Camilla Lopez, ciò che spunta è questo resto, a, è la libbra di carne, è questo l’acting out in termini di peso del desiderio, l’a piccolo o la libbra di carne che sono le gambe lisce e forti o la sodezza dei seni, è questa la “mostranza” che serve per tappare i buchi del desiderio, come quelli della malinconia; solo che l’acting out non è un sintomo, c’è il transfert selvaggio che, un po’, fa Baudrillard, l’alterità rad icale, l’irredentismo dell’oggetto, il selvaggio incomprensibile, non sentimentale 16 , un po’, per addomesticarlo, richiede l’interpretazione per capire in che modo attaccare il cavallo alla stanga per farlo girare nel maneggio. In che modo agire con l’acting out, non certo con l’aoristo, perché così non lo si interpreta, né lo si proibisce, né si rinforza l’io, avrebbe potuto sognarlo Arturo Bandini. Ma se con l’acting out c’è il cavallo che scalpita , è con lo shummulo che la mula dovrà azionare la pietra del mulino, il transfert selvaggio addomesticato per rinforzare l’io di Arturo Bandini, in qualche modo è questo che avviene, solo che, intanto, l’a , la libbra di carne, insorto, è rimasto assolutamente intatto, tra manicomio, cane e deserto. Lo shummulo evanescente è questo che vuole Camilla Lopez? O è questo che vuole mostrare, come Diana che Lacan indica come colei che mostra la fuga o il segreto della Cosa, e la Cosa freudiana è ciò che Freud ha lasciato cadere. La femminilità? La donna fallica che cosa lascia cadere? La libbra di carne che mostra? Le scarpe scalcagnate? E questo che cade in Arturo Bandini, come quando Freud scopre la passeggiata notturna che la sua fidanzata aveva fatto il giorno stesso in cui si erano scambiati le promesse decisive, e senza dirglielo, con un vago cugino 17 , come Sammy, uno di quei bellimbusti del futuro, come si suol dire, assicurato- il che vuol dire che non ne hanno nessuno. Da qui l’angoscia sembra che sia un timore senza oggetto, nel senso che nega il desiderio irrealizzato, il potenziale del passato e il potenziale del presente, per questo lo shummulo è evanescente18 perché Arturo Bandini con la retorica negativa dell’aoristo non dice di quale oggetto si tratti, e che non lo si può nemmeno dire. Avrete capito allora perché da questa mancanza l’indicibile della donna fallica – che è la madre quando lascia cadere la libbra di carne- il desiderio realizzato concede l’ottativo,
con Amy Smart, che è il segreto di Joyce Smart? Camilla Lopez mostra la fuga o il segreto della Cosa. La Cosa bandiniana è ciò che Bandini ha lasciato cadere. Ma essa continua dopo la sua morte ed è ancora lei a condurre ogni caccia, sotto forma di tutti noi, John Fante,Charles Bukowski, Amy Smart, V. S. Gaudio 19 . 1
Volando in elicottero con Amy Smart in “Rat Race”(2001), può essere ritenuto naturale che il fotografo del Pirelli 2002 sia Lindbergh, ma che Lindbergh, che è proprio quello della trasvolata sull’Atlantico, si infili in un altro ro manzo di Philip Roth (“Il complotto contro l’America”, trad. it. Einaudi, Torino 2005) dopo averlo fatto sottentrare in “The Ghost Writer”(1979, trad. it. Einaudi, Torino 2002), doppiando così anche la presenza del ro man ziere americano a Torino, la cosa è davvero Heimlich. 2 Co me avviene in: V.S.Gaudio, Il bolero di Madeline e Bruno Lauzi sotto i portici di via Cernaia a Torino, “Lunarionuovo”, nuova serie n.17, Prova d’Autore, Catania novembre 2006; poi, “Zeta” n.78, Campanotto editore, Udine gennaio 2007. 3 Cfr. John Fante, Chiedi alla polvere, trad.it. Einaudi St ile Libero, Torino 2004, pagg.38-39. 4 Cfr. V.S.Gaudio, Il bolero…, cit., al paragrafo (5). 5 Si tratta dell’edizione del 1939 pubblicata da Stackpole Sons, che fu tradotta in Italia nel 1941 con il titolo Il cammino della polvere (Mondadori, Milano). Dopo la morte di John Fante, fu ripubblicato da SugarCo, Milano 1983, con il titolo Chiedi alla polvere e una introduzione di Charles Buko wski; poi, Marcos y Marcos, Milano 1994. Per la nostra Stimmung abbiamo usato la traduzione Einaudi Stile Libero 2004, in cui c’è anche il Prologo a Chiedi alla po lvere, che, in Italia, era apparso tra i racconti di John Fante, La grande fame, trad. it. Marcos y Marcos, Milano 2002. 6 Amy Smart (Topanga Canyon, 3.26.76), che è dentro il nostro Bolero, cit., è l’attrice non solo di “Rat Race” ed è sostanzialmente l’immagine di febbraio nel Pirelli 2002 fotografata da Peter Lindbergh; Amy Smart è l’analemma esponenziale della moglie di John Fante che si chiama Joyce Smart, è a lei che è dedicato Ask the Dust. A my Smart è la d ifferenza esponenziale del fantasma di Camilla Lopez, che si fa anamorfosi dell’a piccolo attraverso Joyce Smart? O è Joyce Smart che, essendo l’anamorfosi dell’a piccolo di Camilla Lopez, fa passare al meridiano del poeta il suo fantasma esponenziale col corpo di A my Smart? 7 Cfr. Jacques Lacan, Aforismi sull’amore, cap. XIII in: Idem, Il Seminario, Libro X, L’angoscia 1962-63, trad.it. Einaudi, To rino 2007. 8 Cfr. Jacques Lacan, ibidem: pag.188. 9 Cfr. Jacques Lacan, La donna, più vera e più reale, cap. XIV in: Idem, Il Seminario, trad. it. cit. 10 Jacques Lacan, Ciò che entra dall’orecchio, cap. XX in :Idem, Il Seminario, trad. it. cit.:pag. 293. 11 Ibidem. 12 Cfr. Jacques Lacan, La voce di Yahweh, cap. XVIII del Seminario citato, in particolare pagg. 265-272. 13 Chiedi a Luciano Bianciardi, che l’avrebbe pensata e l’avrebbe “scritta come un bitin icco arrabbiato, dieci anni or sono, quando il signor Jacques Querouaques forse non aveva nemmeno imparato a tirarsi su i calzoni” e che, per questo, avrebbe fatto “squillare co me ottoni gli aoristi,zampognare come fagotti gli imperfetti, pagine e pagine di avoivoevo da far scendere il latte alle ginocchia, svariare i presenti dal gemito del flauto al trillo del violino alla pasta densa del violoncello, tuonare come g rancasse e timpani i futuri carichi di speranza”.Chiedi a Bianciardi [La vita agra, Rizzoli, Milano 1962], Bandin i, e, se proprio vuoi, te li farà sentire tutti insieme, orchestrati
in sinfonia; ti darà la narrativa integrale-ma la definizione, attento, è provvisoria; proverà a riscrivere tutta la vita non dico lo stesso libro, ma la stessa pagina; dello stesso personaggio ti canterà l’indifferen za di Camilla e di Anna, la disubbidienza, l’amo r coniugale, il conformismo, la sonnolenza, lo spleen, la noia e il rompimento di palle.”Et dietro poteranno seguire fanterie assai illese”? 14 Per venire a capo dello shummulo, che è un neologismo che deriva dai neologismi shummulon e shumullar che congiungono lo shumë albanese del superlativo assoluto “molto” con il sostantivo mulë (mula), da un lato, e con il sostantivo mullar (pietra da mulino), dall’altro, cfr. : V.S. Gaudio, Shummulon vs Shumullar, La Stimmung-shqip con Samuel Beckett, “Rockaby”, ©2006; V.S. Gaudio, Aurélia Myslimane Gurgur, in: Idem, Aurélia Steiner 2, © 2005. Se lo Shofar in quanto tale rende presente l’angoscia , il suono dello Shofar, lo zikronot, che è la rimemb ranza legata a questo suono,rende orale il fallo evanescente; lo shummulo, che è la losanga i cui vertici sono desiderio(tra immagine e traccia), angoscia, a piccolo e godimento dell’A ltro, ha l’essenziale del mo mento(-φ), il residuo soggettivo a livello della copulazione che, come direbbe Lacan, essendo dappertutto unisce solo in quanto manca là dove sarebbe propriamente copulatorio: per questo, lo shummulon è la rimemb ranza legata a questa copulazione deviata, tanto che, se lo Shofar viene equiparato al muggito di Yahweh, lo shummulo sarebbe equiparabile al suo sommo gaudio; al punto che se ,nella losanga che è lo gnomone dell’oggetto irredento, c’è questo bagliore ai quattro vertici, allora è questo l’oggetto patagonico, inafferrabile, quello che fa pulsare (-φ), la fun zione fallica. Insomma, sia lo Shofar che lo Shummulo, quando si sente, si percepisce, la loro “voce”, autorizzano il popolo ad avvicinarsi al cerchio circoscritto da fulmin i e lamp i in cui si svolge, come riferisce Lacan a pagina 269 del cap. XVIII del Seminario citato, il dialogo tonitruante tra Mosé e il Signore. 15 Per venire a capo dell’acting out, cfr. Jacques Lacan, Passaggio all’atto e acting out, cap. IX del Seminario citato da pag. 124 in poi. 16 Cfr. Jean Baudrillard, La trasparenza del Male, trad. it. Sugarco edizioni, Milano 1992. 17 Cfr. quanto riferisce Lacan nel Seminario X, t rad. cit. a pagina 141.
18
Nella losanga dello shummulo, ve ne sarete accorti alla nota 13, ponendo il desiderio a sinistra per chi guarda, tra immagine e traccia, lo si è posto in uno degli angoli ottusi, come il godimento dell’Altro¸ mentre l’angoscia, che è la formu la (-φ ), essendo nell’angolo acuto superiore è posto di fronte all’a piccolo; ora, se vi chiedete cosa sottentra negli angoli ottusi, quelli del bagliore o del senso nascosto, dell’Heimlich, v i spiegherete il mistero riguardando il Quadro (-φ) di Lacan a pagina 331 dell’edizione citata del Seminario X, in cui, alla fascia 4 dell’i mmagine , corrisponde la potenza dell’Altro e alla fascia 2 della traccia corrisponde,sempre nel fuso o nel palo dell’angoscia(-φ), la domanda dell’Altro. Per dirglielo ad Arturo Bandini, lozenge, che non è “Los Angeles”, o losanga, che allittera e rima “Topanga”, o losange, per usare la lingua di Camilla Lopez, che, per farsi specchio di
lozana, che è “piena di vita”, richiede per essere tale il “vigore” che Camilla Lopez non ha. Di pari passo, come potete vedere voi che leggete e non, ahinoi, John Fante né Charles Bukowski, la losanga che ricaviamo dall’ovale a fuso, co me se fosse un merid iano, ottenuto con l’elongazione del mezzopunto 6/11 dove c’è il pikë Q/Z, il dito indice, nella foto del “Pirelli 2002”, di A my Smart indica proprio lassù, come se fosse “interzato” o semplicemente è la “punta” del triangolo formato da due linee che muovendo dal grado inferiore 45 converge nel grado 8.5, mezzopunto Q/Z, la “voce” dell’a piccolo, che, in quanto “immagine” alla fascia 4 e come angolo ottuso del “rombo”, è la potenza dell’Altro : hai visto, Bandini, che tira su Amy Smart? Che aspetti a farla entrare? To the devil, Bandin i, fai entrare Smart: Ask in Smart! 19 Che cosa si può chiedere, a chi, a Lacan o a Barthes, sul fatto che, tanto per ritornare agli angoli ottusi della losanga(vedi nota precedente), o il “rombo” o il “punzone” che venga denominato, sempre per A my Smart che si fa oggetto patagonico e irredento nel “Pirelli 2002”, ‘ché di questo si tratta, è entrata nella nostra storia non perché Sammy le aveva ordinato di andarsene e aveva tirato sassi contro il cane, Willie o Pancho che fosse[è sempre evidente il riferimento allo shummulo evanescente che attiene a Camilla e a Bandini, al “pisello” o al “p ipino” di “willie” fa da specchio il “tranquillo” e il “placido” di “pancho”], che era stufo di lei e non gliene fregava niente, ma forse perché c’è, per quel che m’è rimasto, quel gran masso, il “macigno”, che a un certo punto è lì, reso patagonico, sulla strada che porta a Topanga Canyon, e anche se Amy Smart lo ignora, e anche John Fante, Bukowski e Bandini, e insomma è così, nessuno sa niente di questo macigno[che, essendo ,nella lingua di Camila, “peñasco”, fa girare il fuso anche ad Ushuaja per Aurélia Peñascon, che non è altri che “Aurélia Steiner d’Ushuaia”: cfr. V.S.Gaudio, Aurélia Steiner d’Ushuaia, La Stimmung con Arno Schmidt, “Kosmas oder Vo m Berge des Nordens”,© 2007; la trovi in “Arenaria” 4, ragguagli di letteratura a cura di Lucio Zinna, Ila Palma Ed izioni, Palermo settembre 2010] che c’è sulla strada per Topanga cosicché lei non se ne possa andare, può darsi che sia tornata a Los Angeles o è per questo che va in giro con l’elicottero, come in “Rat Race”, insomma è così, questo c’è da chiedere a Jacques Lacan, oppure chiedi a Roland Barthes perché il poeta si ritrova, appunto, l’immagine del febbraio del “Pirelli 2002” e che, co me se fosse uno “scudo” posto sul grafico a 90° di Ebertin, vi fa una “convenevole partizione” che, impropriamente, alcuni arald isti chiamano il
calzato, che, blasonando, tira fuori un triangolo isoscele che ha il vert ice nel “capo”(tra 6° e 11°) e la base nella “punta”, che è il 45°, che è il fuso centrale del grafico a 90° d i Ebert in? Ch iedi a Barthes o a Lacan perché c’è la mano destra con l’indice sporgente di Amy Smart - che fa la base del triangolo isoscele del calzato – e se questa mano può prendere il no me di mano giurante, foss’anche solo per suonare ad Arturo Bandini un “bolero manuale” alla memoria? Sarà allora per questa mano giurante che fa
il calzato che il “punctum”-che è il puntellare del “calzare” - è reso dalle scarpe che Amy Smart calza a farla entrare nella nostra storia proprio perché , con quelle scarpe,sì che, si fa lo shummulo, e non con le “huarachas” di Camilla Lopez, che è con quelle che se n’è andata, chiedi al deserto di Santa Ana, qualcuno l’avrà tirata su e l’ha portata in Messico, e può darsi che siano rimaste le huarachas su quel lato della strada polverosa nel boschetto di yucche?
| Questa Stimmung con John Fante è stata pubblicata fino alla pagina che reca la nota 13 in: Alessandro Gaudio, Il limite di Schönberg.Il principio ibrido, il disagio e la mancata fine del romanzo, Prova d’Autore di Nives Levan, Catania 2013. Precedentemente era apparsa nell’omonima rubrica del titolo del libro, curata mensilmente da Alessandro Gaudio 8 V.S. Gaudio per “lunarionuovo”, la storica rivista di letteratura diretta da Mario Grasso |
Ebook d i Issuu │il 29 ottobre 2014 ▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬