N. 29 05/06 - 2010
“ll vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.” Steve Jobs WAIT! Bimestrale illustrato a distribuzione gratuita Direttore Responsabile: Maurizio Scorbati Direttore Editoriale: Marco Bianchi, marco@bella.li Caporedattore: Annalisa Varesi, annalisa.varesi@gmail.com Redazione: Iucu, Manuela Pizzichi, Gabriele Medico, Pierpaolo Bironi, Enrico Mauro, Michele Leonardi, Matteo Garlaschi, Giovanni Fossati. Marketing: Pierpaolo Bironi, pier.bironi@hotmail.it LA COPERTINA Eʼ REALIZZATA DA MASSIMO PASCA Aut. del Tribunale di Pavia n° 593 del 22/04/03 Editore: Korona srl - Pavia - 0382.538814 Stampa: Gruppo Pinelli - Via Farneti 8 - 20129 Milano
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Gaetano Pesce e Cassina rivisitano il tavolo Sansone, ormai fuori produzione, riproponendolo in sessantuno modelli unici, personalizzabili e colorati in resina. Esemplari che se idealmente congiunti ricostituirebbero la forma di unʼItalia, di 25 per 20 metri, dalle coste frastagliate e dalle numerose isole. Tavoli o complementi. Un originalissimo modo di celebrare i
Come conservare un oggetto per sempre? Ce lo suggerisce la natura: la resina fossilizzata. Ed è proprio quello che fa il designer koreano Jaeuk Jung: la sua Amber Chair rinasce a nuova vita inglobata in forme moderne e di design. www.jaeukjung.com
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ABChairs è una serie di 26 sedute modellate secondo i caratteri tipografici, progettate da Roeland Otten. Si tratta di un "alfabeto per sedersi" e di una serie di sedie per formare le parole. www.roelandot ten.com
Timothy Lines Braid Dead Rug. 100% handmade, fa parte di una collezioe di tre tappeti chiamata “New New England”. www.timothyliles.com
RocKandRoll by Karim Rashid per id-ee. Una sovrapposizione di linee tonde ma scomposte che danno origine a una forma statica e dinamica al tempo stesso. Feng shui a tempo di rock. www.id-ee.com
Vengono dal Giappone queste bellissime “Seasons”. Sono foglie in silice e silicone dagli usi più disparati, nate per arredare la tavola in modo originale e alternativo. Sono estremamente flessibili, ed essendo a base di silicone resistono alle più alte temperature, adattandosi sia al forno che alla lavastoviglie. Se non bastasse sono anche ecologiche, richiedendo meno energia delle tradizionali stoviglie per essere realizzate, ed essendo più resistenti e durevoli, garantendo una vita più lunga, e quindi uno spreco minore di risorse. Ogni pezzo nasce diverso dallʼaltro, mantenendosi a cavallo fra prodotto industriale e vera opera dʼarte. Lʼidea nasce dal rapporto tutto particolare che la cultura, e la cucina giapponese hanno con le piante ed i loro componenti, come appunto le foglie. Della designer Nao Tamura. now nao.com
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Lʼartista in copertina: MASSIMO PASCA Intervista di Annalisa Varesi
La copertina di questo numero di Wait! è stata personalizzata da Massimo Pasca. Massimo è un giovane pittore, illustratore, musicista, live painter (ma non solo…) pugliese trapiantato a Pisa. La sua arte è immediatamente riconoscibile, coloratissima, ironica e iconica, fra continui richiami allʼarte classica ed uno stile inconfondibilmente contemporaneo e pop. Parlaci di te. Chi è Massimo Pasca? Sono Nato in Salento trentacinque anni fa. Ora vivo da tantissimi anni a Pisa. Città nella quale dipingo, illustro e canto con i Working Vibes gruppo di cui sono il fondatore. Sono un guerriero basso di statura che al posto della lancia ha il pennello e la penna. Come sei arrivato al mondo dellʼarte? Era il tuo sogno di bambino? Sono figlio d'arte, anche se non ho mai frequentato scuole o accademie. Già da bambino lʼarte era una delle mie principali passioni, disegnavo e ricopiavo di tutto, dalle carte da gioco ai francobolli, Hello Kitty e Alan Ford, e poi avevo la fissa di ricopiare la Gioconda. A scuola quando facevo un disegno ottenevo il massimo dell'attenzione, e mi piaceva. Qual è, nellʼarte, la tua più grande ispirazione? Bella domanda. Credo riuscire a vivere oltre la morte, che poi è un poʼ il sogno di tutti gli artisti e 12 quello che ci spinge a fare
qualcosa che altrimenti sarebbe un lavoro come altri. Però molto piu concretamente è anche la voglia di farsi conoscere, ogni quadro credo sia un poʼ l'espressione migliore dell'io, siamo noi filtrati dal contesto che ci circonda. E lʼispirazione come diventa realtà? Dipingere, creare, studiare, smontare, analizzare, liberarsi creativamente senza vincoli senza attendere i tempi della società. Questa è la mia reltà. Ogni giorno. Potermi emozionare. Sei pittore, illustratore, musicista, live painter… Mi sono dimenticata qualcosa? Potrei dirti anche che scrivo, concepisco video, faccio performance teatrali, e faccio il dj.... ma sono tutti esperimenti fatti bene e in maniera seria per “capire” meglio il mondo che andrò a rappresentare. L'arte è un po un cane che si morde la coda. Penso che nel Rinascimento mi sarei trovato bene.
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un certo punto, nel silenzio della campagna, compare un muro. Lo osservo e lo corteggio, e solo in seguito inizio a dipingerlo. Fitto di segni, di significati a colori, magari un grosso drago e forse un misto tra una lucertola e un mostro sacro. Una sorta di divinità pagana che comunica bellezza e superstizione.
Puoi scegliere un enorme muro, in una qualunque città del mondo e farne ciò che vuoi… Fantastico. Scelgo la campagna salentina. Mentre sei in giro tra gli uliveti secolari che affonda14 no le radici nella terra rossa,a
Eʼ difficile fare lʼartista oggi? Cosa diresti ad un giovane che sta muovendo i primi passi in questo mondo? Se sei mosso dalla passione nulla è difficile, può essere difficile essere uomo oltre che artista, perchè devi anche vivere, mangiare, socializzare, e questo diventa un po difficile se dai tutte le tue giornate all'arte. A volte penso seriamente che l'arte crea un mondo intorno a me che vedo solo io, e quando ne esco iniziano le difficoltà. Il consiglo che darei è di dare impor-
tanza agli istanti più che ai minuti o alle ore. Cosa voglio dire? Che un artista lavora tanto per avere brevi attimi di felicità, che però sono intensi e non misurabili. Sono sensazioni fortissime, difficilmente spiegabili a parole.
quotazioni salgono), c'è chi mi vorrebbe vedere “sistemato”, in tutti sensi, economico, sociale, estetico. E poi ci sono io che se proprio devo immaginarmi mi vedo in un sogno: io che cammino
Come ti vedi da qui a 10 anni? Onestamente non riesco ad immaginarmi. C'è chi crede che sarò un famoso pittore perciò oggi compra le mie tele, c'è chi mi immagina morto ( la vecchia storia dove l'artista muore e le
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in una città colorata, sul mare con le strade leggermente in discesa, dove da aprile in poi c'è bel tempo, dove gli anziani mi insegnano a vivere e i bambini a sognare ancora. Ma parlavamo di un sogno... Cʼè un sogno ancora chiuso nel cassetto? Da buon surrealista sogno ad occhi aperti. Se chiudi un sogno in un cassetto vuol dire che vuoi realizzarlo, costringelo in un certo senso. Io lo lascio libero di volare, sperando che
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torni da me. Infine, domanda classica, se ti diciamo “Wait!” cosa ci rispondi? Ti rispondo con la forza della poesia di Bob Marley: I don't wanna wait in vain for your love!!! www.massimopasca.it
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The “Scandinavian” (Im)possible Project Intervista di Pierpaolo Bironi
WAIT! È sempre in movimento, alla ricerca di stimoli, mosso dalla voglia di scoprire nuove idee, nuovi talenti, nuove avventure. In questo numero vi raccontiamo un viaggio, unʼesperienza artistica di quattro ragazzi, anzi quattro fotografi, che hanno fatto loro lʼidea “Polaroid impossibile project” di Polaroid. Sono Elena Vaininetti (25 anni, fotografa studentessa di scienze e conversazione dei beni culturali presso l'università di Milano), Anna Morosini (23 anni, fotografa e laureanda in lettere presso l'università di Perugia), Andrea Colombo (26 anni laureato in Communication Design presso il politecnico di Milano) e Gabriele Chiapparini (30 anni fotografo). Questo gruppo di giovani talenti ha deciso di fare un viaggio in Scandinavia tutto documentato con scatti Polaroid, con un diario di bordo Live tramite un blog e con l'incontro scambio con altri giovani fotografi emergenti locali. L'idea ci è sembrata da subito interessante. Avevamo presentato il loro progetto sui nostri blog. Ora i 4 artisti sono tornati e ci raccontano la loro incredibile esperienza. Parlatemi della futura mostra, dove la farete e quando? Come pensate di organizzarla? GABRI: La mostra “ufficiale” sarà a fine settembre da Fabrica (in Strada Maggiore) a Bologna. Lʼidea che abbiamo è di creare anche altre piccole esposizione parallele dove utilizzeremo le foto che per vari motivi non rientreranno in quella principale. ANNA: Infatti le foto esposte nella mostra principale saranno fondamentalmente il “racconto di viaggio”, mentre invece nella mostra “off” pensavamo di esporre polaroid sempre scattate durante il percorso ma che per alcuni aspetti sono più persona18 li e meno “localizzabili” nella
dimensione “viaggio”. ELENA: Inoltre allʼinterno della mostra principale da Fabrica all' anteprima fotografica esporremo anche le borse che Momaboma sta realizzando con le nostre polaroid e il materiale che abbiamo raccolto in viaggio. Raccontatemi un avvenimento particolare che ha lasciato il segno e che non dimenticherete mai. ELENA: Quando ho visto da lontano le Isole Lofoten, è una cosa da non credere, sembrano quelle isole dei cartoni animati con montagne acuminate e nuvoloni sulle vette. La cosa che pensano tutti quando ci arrivano è:"Ma come ha fatto l' uomo a stabilirsi qui?"
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ANNA: Lʼattraversamento di un alce sulla strada, davanti alla nostra auto, nel mezzo della foresta norvegese. Era grande come un elefante, e nero. Ed io avevo appena detto “basta, ora voglio vedere un alce”. Così sembrava davvero di essere in un posto dove tutto può succedere. GABRI: Non dimenticherò mai il viaggio in nave da Bodo a Moskesen. E penso di non essere lʼunico. Andrea e Anna mi hanno “raccontato” di essere stati, su mio suggerimento a chiedere al comandante a che forza fosse il mare… Forza 3. Chiaramente non era vero. ANNA: Era per farlo stare sere20 no.
Ho letto sul vostro diario di viaggio che avete perso una macchina fotografica Polaroid, come è successo? Raccontacelo, visto che un pezzo della vostra avventura vi ha lasciato con lei. ELENA: (risata), ne abbiamo perse ben tre. La prima di Gabriele è finita in acqua durante una gita in barca al tramonto su un fiordo. La seconda, quella che doveva essere la polaroid di scorta, si è rotta per guasto tecnico. E la terza Andrea ha pensato bene di lasciarla sul tettuccio della macchina e partire. Se ne è accorto dopo ore, ma ovviamente era troppo tardi. Alla fine sono rimaste solo le due sx 70 di noi
ragazze, che ci siamo spartiti gli ultimi giorni. ANDREA: come ho scritto in un post sul nostro blog/diario di viaggio, mi è capitato di perdere la mia Polaroid (nel modo più stupido possibile: lasciandola sul tetto dell'auto dopo aver scattato delle polaroid ad alcune renne). Appena mi sono accorto, con un gesto tanto disperato quanto malinconico, sono tornato indietro alla sua ricerca per più di 200 km attraverso la Lapponia, territorio dimenticato da tutti, nel bel mezzo della notte artica, da solo. Questo piccolo viaggio nel viaggio è stato sicuramente un momento indimenticabile.... Come avete scattato? Che tecniche avete usato? Avete trovato difficoltà a trovare modelli? Come avete impostato questo percorso nella sua parte artistica. ELENA: Ci siamo fotografati molto a vicenda, ma il paesaggio e gli scorci mozzafiato che abbiamo incontrato così di frequente durante il viaggio sono stati i nostri veri modelli. ANNA: O comunque sono stati fonte dʼispirazione.. Una sorta di filtro che ha anche influenzato il modo in cui fotografavamo gli altri… Noi. Personalmente mi interessava molto anche ritrarre le persone che incontravamo.. cosa che mi è riuscita in parte perché lʼincalzare degli spostamenti rendeva abbastanza frenetico il tempo passato insieme ai contatti, mentre per scattare, soprattutto in analogico, servirebbe sempre un tempo dilatato, ipoteticamente infinito. GABRI: Io ed Anna abbiamo scattato
solo in Polaroid. Andrea anche con una Hasselblad e Elena anche in digitale. Tecniche? Un sacco e un sacco diverse. Ma sono segrete. Consigliate a WAIT qualche artista che secondo voi vale la pena seguire e tenere d'occhio. ELENA: Io mi sento di consigliare Johan (www.flickr.com/photos/visuellafasi), il fotografo svedese che ci ha ospitati a Gamleby, adoro le sue Polaroid, sono rimasta veramente colpita dal suo stile. ANNA: Si poi è bellissimo. ANDREA: Consiglio anche i lavori di uno dei suoi compagni di classe, Petter Dahlström Persson, concettuali e sofisticatissimi... Cos'è “impossible project” per voi, o meglio che significato date voi a questo progetto? ANDREA: Il fatto di aver alle spalle un nome come quello ci ha gonfiato come tanti piccoli pavoni. Eʼ un onore essere sostenuti da un progetto che sta resuscitando le tanto adorate Polaroid, un progetto che come noi ha come prima volontà quella di ridare visibilità ad un mezzo oramai quasi dimenticato ma dalle ancora infinite potenzialità artistiche. Per ognuno di voi qual'è la foto più importante e quale significato le date? ANDREA: Premetto che in un viaggio come questo non è realmente possibile identificare uno scatto sopra a tutti (anche se bello e ricco di 21 significati), sarebbe decisamen-
te riduttivo. Sceglierei di farvi vedere una foto scattata il primo giorno che abbiamo messo piede in Norvegia, essa è esemplificativo di quello che ci aspettava da li a 2 settimane... GABRI: Non cʼè (per me) una foto significativa in modo particolare. Ci sono dei “filoni” di foto. Sono particolarmente legato a certi ritratti. ANNA: Eʼ impossibile parlare di foto preferita.. Tantomeno di foto più significativa. Ci sono però delle foto che adoro, sia mie che dei miei compagni, che sono fiera siano nostre e che di certo sono strettamente legate a quanto intenso è stato per noi questo viaggio. Sono estremamente soddisfatta del materiale prodotto. La vostra vita ora è cambiata in qualche modo? ANDREA: Eʼ troppo presto per dirlo, sicuramente è successo qualcosa ma devo rendermene conto ancora... ANNA: Più che cambiato, per quanto mi riguarda, ho scoperto qualcosa che avevo già, ma che faticavo a vedere. In senso pratico alcune cose sì, sono cambiate (scattare un pacco di polaroid non è più lʼesperienza ascetica che era prima)… La vostra visione dell'arte è cambiata in qualche modo? ELENA: Non proprio cambiata, diciamo che questo viaggio è stata una ventata d'aria fresca. Sono rimasta piacevolmente sorpresa di come in Scandinavia i giovani che abbiamo conosciuto siano ottimisti e impegnati riguardo al loro futuro nel mondo dell' arte, 22 hanno o si creano lo spazio di
cui hanno bisogno. Un po' del loro ottimismo mi dev'essere rimasto appiccicato addosso. GABRIELE: No. Ora dopo la mostra dove vi condurranno le vostre strade? ANNA: Speriamo che la mostra dʼapertura ed i vari eventi collaterali ad essa collegati abbiano successo.. Speriamo che il progetto piaccia e che lo si possa portare in giro e far conoscere il più possibile. Personalmente mi piacerebbe che il successo spinga nuovi sponsor a chiederci di rifarlo. Stavolta in un posto caldo però!!! A parte gli scherzi, speriamo che il progetto ed il suo risultato piaccia e che ci arrivi qualche proposta… Parlateci dei luoghi che avete visitato, quali avete nel cuore, quali odiate, e soprattutto dove mandereste WAIT? ELENA: Non andate mai a Monjoen in Norvegia, noi abbiamo rischiato il suicidio in quel posto. Un villaggio di 5 case affacciato sulla strada principale iper trafficata, per di più l' intero campeggio puzzava di nafta, e i bungalow erano a misura puffi. ANDREA: Non si può non apprezzare un posto come le Lofoten, sembra l'anticamera di un mondo nuovo e mai esplorato, un luogo dove ti senti impotente ed inconsistente, dove la natura ha una potenza che difficilmente in altri luoghi dell'Europa continentale si può osservare... Dovete andare li, tra aprile e maggio, durante o scioglimento delle nevi, rimarrete senza parole. Un altro posto dove dovrete sicuramente anda-
re è la punta meridionale dell'isola di Oland, in Svezia. Lungo l'unica strada che porta al faro di Ottenby, di notte, potrete fare incontri che solo nelle fiabe si possono vivere: branchi di daini che corrono a fianco l'auto e lepri che sbucano dietro i banchi di nebbia. ANNA: Le isole Lofoten. Ti tirano fuori tutto. Avete avuto delle esperienze negative, pericolose? Se sì quali? ELENA: I ragazzi durante un giro in barca sul fiordo si sono arenati su unʼ isoletta popolata solo da caproni incredibilmente aggressivi, avrei voluto assistere alla scena, loro raccontano di essersi salvati per un pelo. Per non parlare d e l
viaggio in nave da Bodo alle Lofoten, il pezzetto di mare più mosso della scandinavia, io e Gabriele abbiamo passato le 3 ore più brutte della nostra vita, seduti sul ponte della nave immobili e zitti fissando l' orizzonte tentando di trattenere il vomito. Una frase di saluto ai nostri lettori. GABRIELE: Yo Yo Bye Bye (cercate su you tube). www.fourlines.it
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BORED... ... but not boring! Intervista di Marco Bianchi
E' una situazione ormai classica e ci fa molto piacere. Ci occupiamo di talenti e giovani brand emergenti. Decine, centinaia l'anno. E' qualcuno cresce così tanto e bene, che poi diventa anche nostro sponsor. E' un dovere e un piacere intervistare Bored. Marchio che ci ha già colpiti diverso tempo addietro, ma che, all'ultima edizione di Pitti Immagine uomo, abbiamo recensito con abbondanti immagini sul nostro blog. Si era capito che Bored stava spiccando il salto verso una dimensione più importante e matura. D'altronde che fare? Come dicono quelli di Bored... lo streetwear...capita. E così abbiamo intervistato Bebo e Massimo, anima imprenditoriale e anima 'grafica' del brand. Voi siete Bored. E il motto è “We are Bored”. Di cosa siete 'bored'? Ma in realtà sono molte le cose di cui siamo stufi. Se dovessimo pensare ad argomenti relativi al nostro settore, sicuramente la prima che ci viene in mente è un certo "poserismo" italiano. Importiamo dallʼestero culture e tendenze scimmiottandone i costumi senza coltivare una reale passione. Ci viene in mente l'esempio dello skateboard, sport principe della street culture, del cui stile in molti si appropriano ma in realtà sono pochissimi a praticarlo. Un'altra cosa di cui siamo stufi è un certo tipo di immaginario dello stile italiano, caratterizzato dai grandi marchi di "sportwear" e veicolato dai soliti testimonial (dai che avete capito tutti di che marchi stiamo parlando...). Un altro payoff che spesso utilizziamo è "Bored but not boring", che sta a indicare il nostro desi24 derio di proporre un immaginario
che si stacchi dal piattume attraverso l'ironia e la "freschezza". Griffes, outlet, mega catene, made in china a gogo... Chi lo fa fare a dei ragazzi di buttarsi nella vasca degli squali? Beh, io (Bebo) ho sempre sostenuto che lo streetwear capita. Quindi è capitato che l'esperienza grafica di Massimo si fondesse con la mia esperienza commerciale e di prodotto. Questo è un momento in cui il mercato è in forte cambiamento, noi vorremmo sfruttare le nostre piccole dimensioni per riuscire a seguirlo più agilmente dei grandi marchi. La vera sfida è proporre un prodotto di qualità a prezzi molto competitivi, così da lasciare un'ampia marginalità al negoziante, che al giorno d'oggi si vede in competizione con gruppi contro i quali altrimenti non potrebbe vincere tenendo tuttavia un prezzo al pubblico interesante.
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Come nasce e cresce Bored? Bored nasce 10 anni fa come progetto di street art di Massimo, teso a coinvolgere grafici ed illustratori nei più svariati progetti. Da li a stampare le prime t-shirt con il logo della poltrona (figura iconica dell'annoiato) il passo è stato breve. Tante altre grafiche si sono susseguite negli anno fino all'arrivo di Bebo che ha dato una struttura a questa creatività. 3 aggettivi per definirvi. Curiosi, ambiziosi e belli belli belli in modo assurdo 3 motivi perchè i negozianti dovrebbero puntare su di voi. In un mondo in cui i negozianti sono soffocati tra le grandi catene con prezzi molto bassi e le grandi aziende, che pretendono minimi d'ordine sempre più alti e sono sempre meno elastiche, noi diamo al negoziante un buon ricarico e gli andiamo incontro il più possibile, senza minimi o pacchetti predefiniti. Le nostre grafiche sono sempre estremamente curate e colorate, e offriamo anche tante novità a livello di prodotto.
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3 motivi perchè i clienti dovrebbero scegliervi e magari amarvi. Ci piace che i nostri clienti entrino a far parte della "Bored people", quindi che non comprino solo i nostri prodotti ma che condividano i nostri valori. Vorremmo che i ragazzi ci scegliessero tra tanti brand perchè andiamo a richiamare delle icone pop radicate nella cultura di ognuno di noi e rilette con ironia e colore.
Grafiche semplici e di forte impatto, ma che denotano grande 'professionalità e capacità.' Come nasce e si evolve Massimo come grafico? La mia (Massimo) passione per la grafica nasce fin dall'infanzia. Già allora collezionavo cataloghi, stickers e riviste che contenessero immagini che muovevano la mia curiosità......... Marchi che nascono, durano 2 stagioni e si spengono. In America crescono solide realtà. Qui molti marchi di successo sembrano più mode passeggere, che vengono spazzate via dalla moda successiva. C'è un futuro vero e solidità per lo streetwear in Italia? Non volevamo relegare la nostra creatività alle sole grafiche, quindi appena ne abbiamo avuto la possibilità, abbiamo deciso di creare dei prodotti più elaborati. E' stato molto interessante e stimolante per noi ottenere un effetto grafico solo con cuciture e l'utilizzo di materiali diversi. Già dalla prossima collezione la nostra evoluzione passerà da un arricchimento del nostro catalogo in termini di prodotto e non solo di grafica. Oltre alle grafiche ho trovato interessanti nella nuova collezione alcune felpe con costruzioni per cosi dire 'sartoriali' e anche dei pantaloni in felpa ad effetto vecchio Levis 'engineered'. Trovo che un lavoro del genere valorizzi un brand e non lo appiattisca solo sulal classica t.shirt, che ormai fanno un po' tutti. Cosa ne pensate? Siamo interessati a tutto ciò che
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caratterizza lo stile, non solo l'abbigliamento, quindi abbiamo creato degli accessori che portassero il nostro stile nel mondo tech, come le cuffie e il porta lap-top in felpa.
zione con i ragazzi di Monoty Clothes. Questa è la prima di quella che spero diventerà una lunga serie di collaborazioni che io trovo estremamente stimolanti.
Ho visto che avete presentato delle interessanti headphones. Avete in mente altri progetti del genere con prodotti che vadano oltre l'abbigliamento? Sì, a questi accessori se ne aggiungeranno altri, anche frutto di collaborazioni con altri brand di amici. Presenteremo infatti una linea di portafogli in collabora-
Eravate presenti all'ultimo Pitti a Firenze. Ha funzionato la manifestazione? Può dare un contributo importante a un brand come il vostro? Insomma, la consigliate ai vostri giovani colleghi? Il Pitti per noi è stato un ottimo punto di partenza. Ci ha fruttato molti contatti e sicuramente, per un brand che parte dall'Italia, è la prima fiera da prendere in considerazione. E a proposito delle fiere estere... Avete mai pensato di andare al Bread & Butter a Berlino? Il B&B è un passo da fare successivamente, con una buona visibilità e le "spalle larghe" Quindi, non vediamo l'ora di esserci Dovete sponsorizzare un vip, un personaggio famoso. Chi, budget a parte, vorreste vedere indossare Bored? A livello musicale i primi che vorrei vedere con i nostri prodotti sono i Crookers e Dizzee Rascal, e poi qualche atleta di action sport, come Travis Pastrana, e poi Rita Levi Montalcini.
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www.boredshirts.com
TORTUGA di Valerio Evangelisti - Mondadori Premessa: non ho mai amato le storie di pirati e ancora meno il genere fantasy (di cui Evangelisti è un indiscusso maestro). Allora perché ho comprato questo libro? Ad essere sincera per la copertina, splendido artwork del collettivo Malleus che davvero non sono riuscita a riposare sullo scaffale: un enorme teschio dai riflessi dorati che mi invitava allʼavventura. Ne è valsa la pena? Assolutamente sì. Scordatevi i pirati che siamo abituati a vedere al cinema o in tv, scordatevi lʼamore, lʼonore, scordatevi i buoni sentimenti. La filibusta non è posto per animi sensibili (e stomaci deboli). Evangelisti ci trasporta in un mondo fatto di pura e assoluta crudeltà, in cui la violenza è lʼunica possibilità di sopravvivenza. Fra ex sacerdoti, galeotti, capitani e vere canaglie, su un mare che è “vita” allo stato puro. Alla fine, con un poʼ di vergogna, sarete costretti ad ammettere che in fondo, esserci davvero, non sarebbe stato poi così male… ANNALISA VARESI ACCIAIO di Silvia Avallone - Rizzoli Acciaio è il clamoroso romanzo dʼesordio di Silvia Avallone, originaria di Biella, classe 1984, laureata in filosofia a Bologna. Un racconto che parla della periferia Italiana come mai prima dʼora. Il successo di vendite e lʼesplosione di questo fenomeno letterario rendono questo libro una vera perla da posare con riguardo nella propria libreria. Anna e Francesca, la mora e la bionda sono due splendide ragazze inseparabili, fino a che Anna non conosce Mattia e scopre il sesso. Trascinate da famiglie problematiche incapaci di formare un figlio, le due ragazze si perderanno di vista vivendo numerose difficoltà e crudeli prove, fino al momento della riconciliazione. Un viaggio attraverso una periferia italiana affrontata sotto un punto di vista del tutto nuovo. La Avallone mostra una qualità letteraria sopra la media regalando una perla nella brulicante letteratura italiana. PIERPAOLO BIRONI
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NATO PER RINCORRERE. BRUCE SPRINGSTEEN, LA VITA, IL ROCK, LʼAMORE E NIENTʼALTRO di Gianluca Marozzi Castelvecchi Quando Bruce Sprinngsteen ti cambia la vita. Un ragazzo di 22 anni molato dalla fidanzata viene trascinato per caso ad un concerto del Boss. Da quel momento la sua vita sarà uno svolgersi di eventi il tutto con la colonna sonora del grande cantante. In un susseguirsi di 50 concerti in diverse zone del mondo al seguito del tour di Springsteen il protagonista rivivrà tramite la simpatica ironia dellʼautore una serie di amori, situazioni, emozioni che gli cambieranno completamente la vita. Simpatico, dinamico e mai noioso “Nato per rincorrere” è un bellʼesempio di letteratura allʼitaliana. Marozzi classe 1971 ha scritto 12 libri (e la musica cʼè sempre), ha vissuto 50 concerti del Boss, ed ha ovviamente suonato in una band rock... Non ne sarete mica stupiti? PIERPAOLO BIRONI
FASHION BOOK REVIEWS LA MODA E LA RAGIONE di Nino Casalino - Ed. Lupetti Cosa sarebbe la nuda storia, qualunque cosa essa racconti, se non fosse traboccante di curiosità e minuziosi particolari? Anche nozioni tecniche, raccontate attraverso avvenimenti e personaggi che gli hanno in qualche modo riguardati, sarebbero unicamente un elenco tecnico/cronologico di cose, date ed altro ancora. Nino Casalino, grande conoscitore e disegnatore di tessuti, per vent'anni collabora con i piu' importanti lanifici del mondo e dopo diverse esperienze accumulate sul campo, da vita al suo libro "la moda e la ragione": la MODA vissuta attraverso l'evoluzione della società, le guerre, la frivolezza degli anni migliori e la RAGIONE di chi con competenza e dedizione disegna e confeziona, con stile e talvolta bizzaria. Nel libro non mancano schemi e tabelle di tessuti che danno un taglio tecnico alla pubblicazione, oltre che ad immagini "amarcord" di completi sartoriali di ogni epoca. IUCU CHE COS'E' LA MODA di Vanni Codeluppi - Ed. Carocci Vanni Codeluppi insegna sociologia dei costumi alla IULM, in questo libro analizza avvenimenti e protagonisti della moda, soffermandosi sui principali avvenimenti: la nascita del prèt-à-porter, lo sportswear, lo sviluppo del jeans... E' un analisi approfondita e critica, non solo storica, di come le scelte degli stilisti si sono incrociate con la loro contemporaneità e usi e costumi della società dall'800 fino ai giorni nostri. Lettura veloce, scorrevole, soprattutto curiosa. IUCU
YOUNG EUROPEN FASHION DESIGNERS - Ed. DAAB Questo libro vuole essere una panoramica importante sulle tendenze contemporanee e le intuizioni delle "nuove leve" della moda. Ha un aspetto "bibblico" con le sue 400 pagine, si puo' consultare come un "dizionario illustrato" o sfogliare come una rivista di settore. Ogni designer ha a disposizione circa una decina di pagine, dove in una breve carrellata di foto (di ottima qualità) ed una sintetica biografia (con foto dello stilista) si può intuire lo stile, le "intenzioni" e il proprio tratto distintivo. Lo consiglio sicuramente agli "addetti ai lavori", ma
anche a chi con la moda "ci gioca e basta", perchè ricco di spunti pratici. IUCU
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“UOCHI TOKI” Intervista di Michele Leonardi
Pensi 'rap italiano', dici 'Uochi Toki'. Un automatismo, un riflesso incondizionato, un meccanismo consolidato. Che si rafforza tirannicamente dopo l'ascolto di 'Libro Audio'. In occasione del primo concerto tenuto in Sicilia dal duo, Wait! ha avuto modo di chiacchierare con Napo e Rico, al secolo Matteo Palma e Riccardo Gamondi; essenzialmente, uno tra i migliori gruppi italiani degli ultimi anni. Tra le vostre tematiche ricorrenti rientra sicuramente l'uso delle metafore. Potete spiegarci perché? R: Beh, perché forse le metafore sono la figura retorica peggio utilizzata in generale nella musica, e in particolar modo dai rapper. Quindi fare delle metafore azzeccate e precise sicuramente ci fa discostare un pochettino dall'utilizzo classico di questo strumento, che viene usato per fare dei parallelismi forzati. Nel rap molte volte si pensa semplicemente alla rima, quindi si parte prima dalla parola che fa rima e poi si costruisce una metafora arraffata, alla bell'e buona. Un'altra fissazione: la cucina. Ho persino letto un'intervista in cui, ad una domanda sulla possibile ricetta del successo, avete giustamente risposto con una ricetta di cucina vera e propria. R: (Ride, ndr) La ricetta del successo l'ho scritta io, ed è in realtà una citazione della ricetta del pesto di mia madre, di cui vado particolarmente fiero. Quando passiamo dalle parti dei miei, in provincia d'Alessandria, ci fermiamo spesso e facciamo coincidere la sosta con la pausa pranzo o cena per scroccare vari manicaretti. In ogni caso: ci piace un sacco mangiare e ci piace un sacco cuci34 nare, quindi questa passione da
qualche parte salta fuori, non possiamo tenerla nascosta. Lo studio di Rico si chiama 'Fiscerprais', voi vi chiamate Uochi Toki. Sbaglio o c'è un richiamo all'infanzia, un vincolo particolare? R: L'origine dei due nomi in realtà non coincide con lo stesso periodo. Ho scelto il nome 'Fiscerprais' semplicemente per un parallelismo: come da bambino giochi con qualcosa a bassa fedeltà per registrare, in maniera analoga – e con giocattoli ahimè parecchio più costosi di quei registratori! – mi trovo nel mio studio ancora a giocare. Invece 'Uochi Toki' è semplicemente un nome stupidissimo che avevamo pensato per un altro gruppo, poi abbiamo deciso di applicarlo al nostro. Prima noi ci chiamavamo Laze Biose, però cominciavamo – e questa cosa ti può far ridere – ad essere un po' troppo famosi come 'Laze Biose'. Eravamo di fatto totalmente sconosciuti, però si stava creando intorno a noi la credenza che facessimo un certo tipo di cose, allora abbiamo deciso di spiazzare un po' tutti e cambiare nome, scegliendone uno, come ho già detto, stupidissimo. Poi si può pensare che i walkie-talkie sono due, sono due radio che tengono due amici, comunicano in bassa fedeltà. Ma in realtà non c'è un significato nascosto. Se ognuno ci
trova il suo: meglio, visto che non ha un'interpretazione univoca. “Se una major ci contattasse, ci chiedesse di accettare: prendetelo come un segnale. Vuol dire che non c'è proprio più niente da sfruttare”. Sono parole vostre, che inevitabilmente mi portano a chiedervi: vi ha per caso contattato qualche major ultimamente? R: (Ride, ndr) No, la proposta più major che abbiamo ricevuto ci è stata fatta durante il periodo di 'Vocapatch' (primo album a nome Uochi Toki, 2003, ndr). La Promorama ci aveva contattato per un live su Mtv Brand New, e gli abbiamo detto di no. Loro ci sono rimasti molto male: non erano abituati a sentirsi dire di no, perché
tutti pensano ad Mtv come una grande occasione, mentre altre categorie di gruppi lo vedono come il male, come una cosa da rifiutare per rimanere veramente underground. In realtà noi avevamo detto di no semplicemente perché il feedback sarebbe stato troppo grosso per le nostre risorse. Sarebbe arrivata un sacco di merda, avremmo avuto un'attenzione di tipo frivolo troppo grossa. Qual è la vostra definizione di “libro audio”? R: Come il libro è un contenitore, lo è anche un cd. Nel caso di 'Libro Audio' – che è la nostra applicazione del concetto di libro audio – si tratta di racconti all'interno di questo contenitore che è il cd. Il cd ti dà la possibilità di mettere musica, oltre
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che parole. Quindi perché non utilizzare questo spazio in più? Cos'è, lasciamo dei megabyte vuoti? No! Parte dei personaggi che prendono vita in “Libro Audio” sono inventati. E' una caratteristica che vi accomuna all'universo cantautorale: che legame avete con quest'ultimo? R: Napo ascolta Gaber e De André, però non sono i suoi principali ascolti o i suoi riferimenti. Noi in realtà non ci discostiamo dal rap, lo stiamo facendo semplicemente nel modo che più ci interessa, servendoci dell'aneddotica e dei racconti con uno sfondo. Quello che noi facciamo, in pratica, è mettere la narrativa nel rap. Parlando di web, l'eco di “Libro Audio” mi è parsa abbastanza diffusa ed apprezzata. Voi che ne pensate? R: Puoi avere la nostra stessa opinione, nel senso che noi vediamo quello che vedi tu. I feedback che ci arrivano sono praticamente tutti positivi, quindi non sono in realtà feedback, non sappiamo se il disco sia piaciuto veramente. Ad alcune persone è piaciuto e ce l'hanno fatto 36 sapere,
però a quante non è piaciuto e non l'hanno detto? N: Sì, infatti: le riviste e il web servono come promozione, per sapere cosa pensa la gente bisogna fare domande dirette, e in quel caso si ottiene la sapienza, indagando bene, sul trenta per cento di quel che pensano. Il trenta per cento ermeneutico. Napo, tu disegni col nome di Lapis Niger. Fate parte dei gruppi de “La Tempesta”, una casa discografica che sembra rivolgere parecchia attenzione all'arte del disegno. Oltre te, penso a Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, Alessandro Baronciani degli Altro, i video realizzati per Vasco Brondi. E' una pura casualità questa, oppure no?
N: E' una pura casualità. R: Per noi, però! Per i Tre Allegri Ragazzi Morti, che gestiscono 'La Tempesta', chissà! Insomma: a Toffolo piace disegnare e fare musica, quindi probabilmente gli possono piacere queste cose. N: Sì, però loro disegnano in modo diverso. Baronciani lo fa per lavoro, fa l'illustratore, quindi non disegna solo i suoi libri a fumetti. Lui la prende molto allegramente, io non riuscirei a fare quel lavoro. Toffolo invece fa i libri, scrive, però si prende anche delle pause di riflessione, non disegna. Io ho tutt'altro modo di disegnare, ovvero io punto a disegnare ogni giorno: sono proprio dei metodi totalmente differenti di approccio alla cosa. Ed è soprattutto per questi metodi che io non ho ancora mandato fuori nessun libro, e loro ne hanno mandati fuori un po'. Tornando alla rete: attualmente è il mezzo d'informazione principale che esista, i vostri colleghi lo sfruttano parecchio. Sul sito internet dei Uochi Toki, invece, si legge: “ha vinto, l'html mi ha sconfitto”. Come mai questo distacco? R: (Ride, ndr) Quello l'ho scritto io ed effettivamente la mia pigrizia nello studiare l'html mi ha sconfitto. Sfruttiamo maggiormente Myspace, la sua comodità. Il fatto che anche una persona incapace come me riesca a fare degli aggiornamenti ha permesso di vincere ad un servizio che in realtà è più scadente rispetto alle potenzialità di internet. Su un sito potresti fare quasi quello che vuoi, potresti almeno estendere molto il concetto. Invece su Myspace hai un format da rispettare, per quanto tu possa modificarlo. In realtà io non ho curato nemmeno la grafica del nostro Myspace perché, oltre l'html, sono stato sconfitto anche dal css! E così ho dovuto chiamare qualcuno che program-
masse il nostro sito per far sì che non fosse una merda incredibile. N: C'è da dire che noi ci siamo tenuti in contatto con un sottobosco di power-nerd. Non i nerd che vedi in giro alle feste, ma quelli che non vedi in giro perché sono effettivamente nerd, perché stanno attaccati al computer. Affidiamo a qualcuno la programmazione della pagina MySpace, a qualcuno la programmazione di plug-in, eccetera. R: Infatti sto radunando pian piano un manipolo di esperti informatici per creare plug-in per la realizzazione del prossimo disco, e devo ammettere che sono già a buon punto. Ho già trovato dei validi collaboratori. Possiamo sapere qualcosa su questo prossimo disco? Ad esempio, la tempistica. Entrambi: Eh, tempistica! R: Questa è la domanda più difficile! N: Noi vorremmo che fosse pronto domani e che dopodomani ce ne fosse un altro, però non sapendo ancora come sarà, non possiamo neanche sapere se e chi lo pubblicherà e in quanto tempo. Non ci sono pezzi pronti, perché noi adesso non facciamo più un pezzo dopo l'altro, ci occupiamo prima della struttura, prendiamo determinate decisioni. E' come scrivere un libro. R: Però qualcosina di elettronica c'è già: qualche bozza. Insomma non è che lo stiamo solo pensando, ci stiamo ancora pensando ma in maniera concreta. N: Abbiamo comunque un'idea abbastanza consolidata di che cosa parlerà e dove andrà a parare. Cioè? N: Figa. E basta. www.myspace.com/uochitoki
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CYPRESS HILL - RISE UP
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LITFIBA - SOLE NERO
Ecco il ritorno i B.Real e soci, reinventatisi cross-over, nonostante il passato old school. Mix di influenze tropical-rock-rap. Ibridi. VOTO: 6 G.F.
Il sogno è realtà. I Nuovi Litfiba ! il confronto con il passato non finirà mai, ma questo presente è molto meglio di un passato recentissimo chiamato "essere o sembrare" . VOTO: 7 G.F.
CALIBRO 35 – RITORNANO QUELLI DI... CALIBRO35
GOGOL BORDELLO TRANS-CONTINENTAL HUSTLE
Atmosfere Blaxploitation-poliziottesche per questa band milanese che rispolvera sountracks firmate da mostri sacri come Morricone e Oliver Onions. Tarantino style… VOTO: 8 G.F.
Bregovic o Strummer ? Carovana gitana o Punk Uk? Un disco energico, vitale e scoppiettante. Kusturica fuso ai Clash. Wow! VOTO: 8 G.F.
SUD SOUND SYSTEM ULTIMAMENTE L'ottavo album della band e' un disco ricco di colori, sapori e richiami al Salento. L'ascoltatore sarà portato in un viaggio culturale e musicale da non perdere.. VOTO: 7 G.F.
MIKE PATTON – MONDO CANE Un tuffo nella musica italiana ’60 . Cover pazze di canzoni “evergreen”, da Paoli a Tenco, da Buscaglione alla Vanoni. Perla rara. VOTO: 9 G.F.
“La Vetrina Del Vinile” Segnalazioni, rarità e pezzi cult dal mondo del vinile in collaborazio-
ne con Discobolandia.it
“ELECTRIC LADYLAND” è il 3° ed ultimo album della “The Jimi Hendrix Experience”. Difatti la spasmodica ricerca da parte di Hendrix dellʼalbum perfetto incrinò i rapporti con il suo produttore Chas Chandler e il suo bassista Noel Redding che non apprezzavano il suo estremo perfezionismo e le lunghissime ore di lavoro necessarie per ogni pezzo. Non avranno avuto tutti i torti, noi però ringraziamo lʼartista per aver consegnato alla storia della musica un vero capolavoro. Oltre alle controversie con i componenti del gruppo ci fu anche un problema sulla copertina per la quale Hendrix aveva fornito indicazioni dettagliate alla “Reprise” , etichetta americana che produceva i suoi dischi. Addirittura lʼartista le inviò un disegno della cover che avrebbe dovuto rappresentare un gruppo di bambini seduti su una scultura tipo Alice nel paese delle meraviglie a Central Park. La Reprise ignorò le richieste dellʼartista e pubblicò lʼalbum con una foto dellʼartista su sfondo giallo-arancio. La Track Records (poi Polydor), che produceva i dischi di Hendrix in Inghilterra, produsse una copertina che rappresenta 19 donne completamente nude con in mano i precedenti album di Hendrix. Questa rara versione rimase pochissimo in commercio. Bisogna ricordare che nel 1968 una cover così esplicita era destinata a suscitare critiche e indignazione, e proprio per tali motivi fu quasi immediatamente sostituita dalla cover americana, che divenne quella ufficiale. “Electric Ladyland” è sicuramente il capolavoro di Jimi Hendrix e comprende una vasta gamma di stili e generi musicali dalla psichedelia di “Burning of the midnight lamp” al blues jam di “Voodoo chile” per finire con il sociale di “House burning down”. Un disco quindi che a prescindere dalle curiosità legate alla sua storia, merita di essere ascoltato e collezionato. La rivista “Rolling Stone” lo ha inserito tra i 50 album più belli della storia della musica in assoluto.
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RECENSIONI - Elettronica STRIP STEVE - DELTA DISCO EP Un po' french un po' fidget un po' quello che volete, il giovane talento francese è tornato con un nuovo lavoro freschissimo, frizzante con sonorità retrò in stile disco music. Cinque tracce una più bella dell'altra, qualcuna più tranquilla qualcuna un po' meno. Un taglia e incolla con i campioni ben strutturato. Un successo garantito. Gabriele Medico MINITEL ROSE - ATLANTIQUE Di questi giorni è l'uscita di ATLANTIQUE, secondo album dei Minitel rose, trio francese originario di Nantes. Esce a due anni dal loro primo lavoro, “The french machine”, che ha riscosso un enorme successo sia in Francia, sia nel Nord Europa. Tra gli artisti Valerie collective, crew finora poco conosciuta nel mercato nostrano, si sono contraddistinti soprattutto per le melodie romantiche e per lo stile canoro fascinoso. Il loro sound è stato influenzato indubbiamente dalla musica anni ottanta e soprattutto dalle soundtracks dei film di fantascienza più visionari che hanno segnato l'arte e la musica di quell'epoca in una concezione post-futuristica del rock. Questo secondo album, sicuramente meno di nicchia e più popolare, non rinnega la sua anima francese, ma segue senz'altro l'onda elettronica attuale. Un album non da ballare, ma da scoprire. Un progetto che regala atmosfere sobrie e contenute, ma che trascinano. Gabriele Medico SCUOLA FURANO - TRIBUTE Dopo qualche tempo Borut torna alla ribalta con un lavoro tutto nuovo e pronto per far ballare i dancefloor estivi. Le sonorità sono quello che contratddistinguono questo artista, l'house pura in pieno stile 90's, per capirci quella di artisti come Armand Van Helden o i Master At Work, solo per citarne un paio caso. Cassa dritta e bei bassoni, insomma groove. Questo Ep contiene 4 tracce che sicuramente non deluderanno l'attesa formatasi attorno a questo atteso ritorno. Ancora una volta i ragazzi de La Valigetta ci hanno visto bene è hanno postoil loro marchio di garanzia sopra ad un altro successo! Gabriele Medico
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ANDY RICHARDSON: “No Photoshop Campaign” Intervista di Marco Bianchi
Andy Richardson in questa campagna come anche in questa intervista da una dimostrazione di straordinaria lucidità. Questo tempo, questa crisi. Sensazioni ma anche chiare visioni. Non è più il tempo di lustrini, nani e ballerine. E' giunto il momento di re-intrecciare i rapporti tra un brand e il suo pubblico, quello vero. Coloro che ne fruiscono davvero. Quelli che lo comprano e quelli che lo vendono, e quindi lo scelgono. Non se ne può più di vip e fenomeni di turno che ci mostrano dall'alto cosa dobbiamo indossare. E' il momento di gente vera, con vite vere. Sono loro gli attori in gioco. E la macchina fotografica li ha inquadrati. Giocando con loro, ma senza trucchi e, soprattutto, senza farne fenomeni da baraccone. Per una campagna che sa, finalmente, un po' di fresco.
Allora Andy, raccontaci il progetto. Lo trovo innovativo, stimolante, fresco. La nuova campagna fw10 "No Photoshop Campaign" nasce come un segno di ribellione. Ribellione ad uno status quo che il fashion system per anni ha voluto imporre attraverso campagne patinate. Il mondo negli ultimi mesi è ca biato, le regole che sono valse fino ad oggi, tra qualche mese ci faranno sorridere sarcasticamente. In un momento di crisi come questo la gente vuole tornale all'essenziale, si è stufata del palco artefatto dalle luci di pailette e lustrini e vuole andare in profondità, vedere cosa c'è nel backstage. Da questa esigenza e nata la “No Photoshop Campaign”: nessun trucco, nessun ritocco, facciamo 42 vedere l'essenziale. Nessun
modello professionista, nessun fotografo dopato. Solo la verità. Chi sono quelli che, per ora, hanno partecipato alla campagna? Parlaci di loro in 2 parole. Nostre muse sono trend setter, persone che nella vita di tutti i giorni indossano i nostri capi, che li amano e che ci vivono dentro. Shop owners, musicisti, designer, rockers, stylist. Sono loro. Qualcuno che abbia qualcosa da dire. A breve sul nostro sito troverete i loro profili, i loro interessi, i loro sogni. Vita reale non photoshoppata. Quelli che per ora vedete qui ritrati sono Davide Turcati titolare dello store Maybe a Travagliato, Enrico Rossi, titolare d Abbey Road shop ad Arezzo e Peter Parker, professione rocker. Ma la gente è davvero satura di
nani e ballerine? O solo un certo pubblico, che in parte può essere il tuo pubblico? Secondo me in larga parte no. Nani e ballerine fanno sempre audience. Il nostro pubblico forse oltre a un bel sedere da importanza anche ad altri
aspetti. Diciamo non si limita alla prima occhiata. Parliamo un attimo ancora di crisi. Come fa un brand come il tuo, che punta tutto sulla qualitĂ e sui dettagli a mantenersi competitivo in un
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momento in cui i prezzi (bassi) contano e la gente fatica ad arrivare a fine mese? Sembra che gli H&M di turno la buttino tutto su un fashion molto fast e molto cheap, spesso anche nei materiali. La qualità non soffre in questo momento? O può essere l'occasione per un rilancio? In cinese la parola “crisi” è formata da “pericolo” e “opportunità”. È una grossa opportunità per tutti per tirare fuori il meglio di noi. Torniamo alla “No Photoshop Campaign”. Davvero non avete usato Photoshop? Le foto sono troppo belle. Neanche un po' di Photoshop? Nel caso, complimenti al fotografo... Non lo abbiamo usato. Il fotografo, Niccolò Celesti è un fotografo dʼassalto, un tipo da giungla. Ci siamo trovati subito. Qual' è o quali sono i capi più riusciti, insomma, quelli che ti metterai nell'armadio anche tu? Il trench blu avio sicuramente. Nel tuo 'avatar' su Facebook leggo una scritta 'We need a man who can dream. Cosa vuoi dire con questo? Vieni a Pitti e lo scoprirai.
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Da fine Maggio disponibile in tutti gli store H&M (e già sold out nella maggior parte del mondo) la terza collezione H&M Fashion Against AIDS, iniziativa meritevole (e di successo) per raccogliere fondi e soprattutto sensibilizzare i giovani sui temi dellʼHIV/AIDS, che ha visto la collaborazione di alcuni fra gli artisti più famosi ed amati del panorama musicale mondiale. Come nelle precedenti edizioni del progetto il sapore e lʼispirazione della collezione sono i più famosi festival dʼoltreoceano, come il Coachella, ed infatti fra abiti e bracciali indie possiamo trovare anche sacchi a pelo, tende, e tutto quello che è necessario per vivere al 100% questi eventi. www.hm.com
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ART & EXHIBITIONS
PAUL MCCARTHY “PIG ISLAND” DAL 20 MAGGIO AL 4 LUGLIO 2010 PALAZZO CITTERIO - MILANO Artista unico, ormai celebre, amato e detestato, senza dubbio coraggioso. La sua mente ha partorito sedie con falli a sorpresa e cacche gonfiabili formato gigante in parchi meravigliosi. Autoritratti scultorei con genitali all’aria aperta e riproduzioni colorate di ex presidenti degli Stati Uniti che si divertono “alle spalle” di animali veramente sfortunati. Un babbo natale che a tutti i buoni porta in dono un vibratore ed una stanza infernale con porte metalliche che sbattono all’infinito fino a farti sperare di impazzire, e anche in fretta. Nella sua “Pig Island” il confine tra uomo e maiale sfuma parecchio. Violenza a fiumi e trash come se piovesse. Che alla fine il mondo vero non è meglio, e magari fosse solo questione di un’isola. McCarthy ti fa credere che il peggio possa essere solo finzione e te lo chiude in un museo, anche solo per un pò. La sua arte è tutto questo: niente di meno e molto di più.
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di Manuela Pizzichi
YOKO ONO “I’LL BE BACK” DAL 25 MAGGIO AL 30 OTTOBRE 2010 STUDIO STEFANIA MISCETTI - ROMA Certo che se sposi uno dei Beatles non hai da stupirti di finire sulla bocca della gente. Ovvio che se poco dopo il gruppo si scioglie, le chiacchiere potrebbero diventare alquanto fastidiose. Se poi sei pure una tosta come il marmo che se ne strafrega delle sparate altrui… In pratica diventi un bersaglio umano di critiche a vita. Fortuna che per Yoko niente di questo è mai stato un problema. Buona o cattiva poco importa, brutta o bella ancora meno. Una donna scandalosamente forte, inarrestabile e audace, in costante evoluzione. Proprio come la sua arte. Un percorso femminile di continua avanguardia, ricerca e sperimentazione contro ogni convenzione e preconcetto: Lennon si innamorò delle sue opere ancora prima che di lei. Lei che non ha mai mollato, ed è sempre ritornata. Anche stavolta, a 14 anni dalla sua ultima personale nella capitale. E Lo fa con una nuova installazione: She’ll Be Back.
“POP SURREALISM” DAL 26 GIUGNO AL 15 OTTOBRE 2010 MUSEO CARANDENTE PALAZZO COLLICOLA - SPOLETO (PG) Quaranta artisti chiamati ad esporre da tutto il mondo per 80 opere che raccontano la nascita e lo sviluppo esponenziale del movimento del Pop-Surrealismo, a partire dagli anni 70 fino ad oggi. Agli occhi severi dell’arte più tradizionale, probabilmente una banda di pazzi visionari, che rispondono al nome di Mark Ryden, Ron English, Gary Baseman, Kris Lewis e Shepard Fairey, per citarne solo alcuni. Creatori moderni di un universo figurativo immaginario dove cose, persone e animali, reali o fantastici vivono in un mondo allucinato, dove non esiste innocenza che non sia stata violata o bellezza senza imperfezione: ogni icona è dissacrata, colorata, sconvolta in ogni dipinto e illustrazione. A cura di Gianluca Marziani e Alexandra Mazzanti, è il primo evento italiano tutto dedicato a questa fetta di arte contemporea che in molti attedevano di gustare. Se siete fra questi, adesso è tutta vostra.
JAKE & DINOS CHAPMAN “THE SUN WILL SHINE BRIGHTLY ON YOUR ROTTING CORPSE WHILST YOUR BONES GLIMMER IN THE MOONLIGHT” DAL 25 MAGGIO AL 16 LUGLIO 2010 PROJECTB CONTEMPORARY ART MILANO Adorabilmente scorretti, indiscutibilmente geniali. Artisti concettuali inglesi, iniziano a collaborare negli anni90, conquistando presto fama mondiale e valutazioni da svenimento. Con le loro creazioni hanno spaventato e incantato. Smosso stomachi deboli e risvegliato incubi neanche troppo infantili. Smontato ogni rassicurante falsa certezza con la potenza destabilizzante di quella realtà cruda e in fondo terribilmente vera che ognuno di noi preferirebbe dimenticare. I fratelli Chapman arrivano ora in Italia per presentare il loro ultimo progetto, il cui titolo tradotto dovrebbe suonare più o meno come “Il sole splenderà brillante sul vostro cadavere marcio mentre le vostre ossa risplendono al chiaro di luna”. Andate, e non dite che non vi avevamo avvisati.
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