Wait! n°40

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L’editoriale

di Marco Bianchi

Wait! talenti e

Questo nuovo numero è per noi molto importante: Wait! da oggi si potrà trovare avanguardie all’interno del circuito “The Best Shops”, l’associazione di negozi promossa da creative Camera Buyer. Si tratta di oltre 120 tra i migliori store di high fashion in Italia: quelli che hanno fatto Quadrimestrale illustrato la storia, quelli che determinano la nascita delle mode e delle tendenze e battezzano di Arte, Moda, Musica e i brand di successo. Punto di riferimento in tutto il mondo. Tendenze a distribuzione Approfittiamo di questo editoriale per ringraziare pubblicamente Camera Buyer per gratuita averci aperto le proprie porte con grande entusiasmo. Dicembre 2013 Non possiamo negare che per Wait sia un momento piuttosto significativo e che Anno VIII - Numero 40 segna un punto di riflessione in un lungo percorso cominciato quasi dieci anni fa. Direttore Responsabile Nato agli inizi degli anni 2000, quando il concetto di free-press era piuttosto nuovo Maurizio Scorbati in Italia, così come quello di blog, Wait si è posto come sua prima mission quella di Direttore Editoriale segnalare e promuovere i talenti emergenti e le avanguardie creative. Marco Bianchi Tramite il web e il cartaceo in simbiosi e muta interazione, abbiamo creato un marco@waitmag.com Caporedattore e consulente “mondo” che oggi si è completato con il progetto Waitmodels, in cui sono gli grafico utenti a diventare i protagonisti dei contenuti del sito, pubblicando i loro outfit, Annalisa K. Varesi mentre gli shop e brand possono pubblicare i loro still life, all’interno di una vera e annalisa@waitmag.com propria community. C’è molto streewear in Wait, ma non solo. Siamo sempre stati Redazione attenti a segnare negli anni gli stilisti più promettenti, venissero essi dalle scuole Pierpaolo Bironi, Iucu, di moda oppure dalla strada. Oggi però non si può non segnalare l’esplosione di Marco Goi un fenomeno: high-fashion e streetwear non sono mai stati così vicini. Mai così Collaboratori Giovanni Fossati, Luca capaci di guardarsi l’un l’altro e influenzarsi in maniera reciproca. Quasi tutte le Ceccarelli, Manuela Pizzichi, griffe contano nelle loro collezioni linee di sneakers, che sono diventate sempre Marta Guarnori più importanti, sia a livello di immagine che di fatturato. Pensiamo solo a Golden Graphic & Art Director Goose, brand che abbiamo seguito fin dalle sue primissime creazioni e che ancora Annalisa K. Varesi oggi detta legge nelle migliori boutique del mondo. Ma pensiamo anche a Margiela, Pubblicità Balenciaga, Kenzo, Valentino, Givenchy e tanti altri: se guardiamo le nuove collezioni, Wait Media srl info@waitmag.com non si può non riconoscere un intenso sapore street intriso nel lusso, mixato con classe superiore e materiali premium, sia esso di impronta sportiva che rock e punk. LA COPERTINA Marcelo Burlon con le grafiche disegnate da Giorgio Di Salvo è un fenomeno globale. E’ REALIZZATA DA Un brand come Obey è sempre più trasversale e si trova di frequente in spazi luxury, FOTO MARVELLINI mentre il suo fondatore Shepard Fairey partendo da graffiti, manifesti e dalla stickerEditore art, è oggi un artista mondiale molto quotato, noto ormai anche alla gente comune Wait Media srl, per il manifesto della campagna presidenziale Yes We Can che ha portato Obama a Via Parodi 3, Pavia Sede romana: diventare il primo presidente nero degli Stati Uniti d’America. E anche a proposito P.zza di Spagna 51, Roma di arte, se guardiamo come stano crescendo le quotazioni della street art, capiamo Stampa bene in quale direzione soffia il vento. Pinelli Printing srl Quello che è certo è che lusso e avanguardia oggi non possono vivere staccati dalla realtà, ma devono imparare a specchiarsi in essa. In Francia e in Giappone molti Aut. del Tribunale di Pavia brand hanno nel colto il segno da molto tempo, e, a livello di retail, Colette, lo ha n. 3/2012 già capito da oltre 10 anni. Wait, oggi più che mai, spinge ancora su quest’identità registro stampe cartaceo del 26/1/2012 street-fashion. Provando a leggere e ad anticipare le tendenze del mercato, all’insegna di una parola d’ordine: contaminazione.

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Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta senza l’autorizzazione scritta dei proprietari. La direzione non si assume alcuna responsabilità per marchi, foto e slogan usati dagli inserzionisti, né per cambiamenti di date, luoghi e orari degli eventi segnalati. Wait! è un marchio registrato www.waitmag.com - www.waitfashion.com www.waitmusic.com - www.waitgreen.com www.waitcinema.com - www.waitmodels.com info@waitmag.com

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TECH_Tech & Design

di Pierpaolo Bironi

KMkg iTree

Questa Docking Station per Ipod e Iphone è ricavata scavando un tronco d’albero nel quale sono stati inseriti i cavi e gli speaker per dare a questo prodotto una resa sonora eccellente. Al momento sono disponibili tre versioni: con legno di ciliegio, pioppo o abete rosso. Le dimensioni sono importanti, ma il vostro salotto o camera da letto acquisiranno uno stile unico. E’ distribuita da KMKG. www.kmkg.org

TECH& DESIGN ----------

Dock Station

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Un cubo per ascoltare la musica? Questa è la Dock di LG. Grazie ad Airplay potrete connettere i vostri dispositivi Apple senza cavo. Con la connessione Bluetooth LG ha dato la possibilità a chiunque di connettersi e poter utilizzare

questo prodotto. Potrete ascoltare la vostra playlist o la radio se preferite, oppure potrete utilizzarla come splendido oggetto di design per abbellire la vostra casa. www.lg.com

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JLB

LG

Pulse

Questa non è propriamente una Dock Station, ma ci va molto vicino. JBL Pulse sono degli speaker Bluetooth che si illuminano a tempo di musica grazie ai led con i quali sono ricoperti. L’effetto ottico è stupendo e la qualità sonora anche. Ha una batteria che dura 10 ore. www.JBL.com

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DOCK iXoost

Questa Docking Statione vince la palma di Top Docks 2013 secondo me. E’ realizzata con collettori per auto (marmitte) ed è disponibile con 8, 10 o 12 cilindri ad ognuno dei quali collegato agli Speaker. La potenza sonora raggiunge 70 watt per quattro canali e ben 140 watt al solo Subwoofer. Sul sito del produttore, inoltre, potrete scegliere tra vari modelli di collettori, come ad esempio quelli di una Ferrari da Formula Uno. www.ixoost.com

Questa Dock di stile è progettata da Samsung. La forma, semplice ma ricca di dettagli, la rende un oggetto di design oltre che una Dock davvero buona. Si potrà collegare agli smartphone Samsung, ma anche a quelli Apple. Funziona sia tramite Bluetooth sia tramite Airplay. La potenza del subwofer vi farà saltare sulla sedia. Il costo di questa meraviglia è di 450 euro circa. www.samsung.com

Bang& Olufsen

Bang and Olufsen ci presenta questa Dock Station portatile. Sembra un cestello, ma in realtà è un potente altoparlante con batteria integrata che vi permetterà di ascoltare musica ovunque. La parte superiore è studiata apposta per potervi appoggiare il vostro telefono. Se collegate il vostro Iphone al Beolit, questo fungerà addirittura da caricabatterie. www.bang-olufsen. com

DAE 750

Samsung

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TECH_Tech & Design

BEOLAB18 Bang &Olufsen

Beolab 18 di Bang&Olufsen sono una serie di speaker wireless da appoggio o da parete di ultimissima generazione. Ispirai ai leggendari Beo 8000, uno dei prodotti più venduti e ricercati dell’azienda, i Beolab 18 sono un concentrato di tecnologia. Sono studiati per una riproduzione dei suoni fedele e potente aumentando la perfezione della trasmissione WiFi. I Tweeter ed il Subwoofer riproducono una potenza di 160 Watt. B&O ha pensato a tutto,

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anche al design unico e ricercato. Gli speaker sono sormontati da una cupoletta di alluminio che emette una sottilissima luce verde quando il Beolab è acceso. La base in alluminio anodizzato antigraffio unisce il tronco del prodotto realizzato in legno tagliato in sottitli listelli. E’ disponibile in 3 colori: oltre al naturale legno, si potrà avere in bianco o in nero. www.bangolufsen.com



DESIGN_Furniture Design

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Inspired by Woods

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1. Leaf Stuhl di Arper; 2. Chouchin di Foscarini; 3. Trofeo Miho Unexpected Things; 4. Seasons di Tao Namura per Covo; 5. Hang It All di Vitra; 6. Divano Borghese di La Canche; 7. Wrong Wood di

Established&Sons; 8. Pouf Bosque di Seletti; 9. Brick Normann Copenaghen; 10. Superstructure di De Norde.

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ART_Graphic & Illustration

WHATWEDO COPENAGHEN ----------

Faunascape Prints

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Lo studio di graphic design WhatWeDo Copenaghen ha presentato una nuova serie di stampe su legno davvero suggestive, che letteralmente “mischiano� scorci di paesaggi incontaminati e sognanti alle forme di alcuni animali. Per ora, una civetta, un procione, una volpe, un coniglio, un pesce, un rospo e dei cavalli, ma nuove specie sono in arrivo. Completano la serie alcune stampe con scritte iconografiche in overlay. www.whatwedo.dk

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DESIGN_Green Design

LA MAGIA DEGLI ----------

Strings Gardens

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Gli String Gardens letteralmente “giardini su corda” – di Fedor Van Der Valk sono dei piccoli microcosmi verdi “sospesi”, una delicata unione fra natura e arte, perfetta per colorare di verde gli spazi più inaspettati. L’idea del giovane artistagiardiniere olandese s’ispira esplicitamente alla tecnica giapponese del Koredama – la coltivazione delle piante in globi di terra e muschio che possono, alle volte, essere sospesi – aggiungendovi complesse geometrie 3D di corde intrecciate, incrociate ed annodate fra loro. Il risultato riesce ancora a sorprendermi e meravigliarmi nonostante io segua

di Annalisa K. Varesi


quotidianamente Fedor sulla sua pagina Facebook da ormai più di un anno. Ma quali piante possono essere sospese? Potenzialmente tutte, sia da interno che da esterno, senza limite se non la dimensione delle stanze che ospiteranno il giardino. Le preferite di Van Der Valk sono gerani, castagni, passiflora, gelsomino e ibisco. Se volete ammirarli dal vivo, li trovate esposti, o meglio “sospesi” nelle vetrine di Pompom, nel cuore di Amsterdam (in Prinsengracht 8) uno dei fioristi più antichi e rinomati della città. stringgardens.com

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GREEN_Eco Project & Design

di Annalisa K. Varesi

ECO ------------Project &Design

Si chiamano “Nature Girl from the Forest” e altro non sono che tatuaggi temporanei per mostrare a tutto il mondo il proprio amore per la natura. Raffigurano, con incredibile chiarezza nei dettagli, due foglie di felce a grandezza naturale riprese da illustrazioni botaniche di epoca vittoriana. Il risultato è delicato, suggestivo e affascinante. Il fatto che siano realizzati con inchiostri ecosostenibili e venduti in una spelndida confezione in carta riciclata ce li fa amare ancora di più.

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www.the-aviary. co.uk



GREEN_Eco Project & Design Il cibo va certamente di moda. E fra chef, blogger e instagrammer c’è anche chi ne fa la materia prima per le proprie opere d’arte. Come nel caso di Julie’s Kitchen e dei suoi bellissimi collage. Scomposizioni che diventano soggetti nuovi, forme che si perdono e acquistano nuovi significati le une vicine alle altre. La giovane fotografa dietro tutto questo, Julie Lee, dice di essersi avvicinata a questo tipo di arte per caso, accorgendosi che la spesa rovesciata sulla tavola aveva un qualcosa di artistico. Da cosa nasce cosa, da foto nasce foto e così è nato un piccolo fenomeno da 35.000 fan su instagram. Giudicate voi. julieskitchen.me

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Il (magico) mondo dei tè e degli infusi forse più di altri ha accolto con naturalezza e successo la “rivoluzione” del biologico e dell’organico. La scelta è ampia e soprattutto dai paesi anglosassoni, per tradizione attenti e appassionati a questa bevanda, arrivano fino a noi prodotti da tenere decisamente sott’occhio. E’ il caso del tè Clipper, azienda storica inglese che produce da oltre venticinque anni ottimi tè, caffè e miscele organiche ed equosolidali. Tutto è naturale

al 100%: dal packaging, coloratissimo in carta certificata, alle confezioni delle foglie in sacchettini di cotone naturale non sbiancato senza punti metallici. Le miscele disponibili sono tantissime, dai classici tè per tutti i giorni (bianchi, neri e verdi) agli infusi più vari (provate quello al mirtillo selvatico!). Non mancano prodotti golosissimi come le cioccolate e i caffè. www. clipperteas.com

Non perdere sul nostro blog Wait Green i “Green Tips” tratti dal manuale “Vivere Green. Il Verde va di moda” edito da Hoepli. 99 facili consigli per imparare a vivere in maniera più rispettosa dell’ambiente. Da salvare, collezionare, stampare e ritagliare! www.waitgreen.com



di Annalisa K. Varesi

ART_The Photographer

Avete mai visto qualcuno fotografare persone con gli occhi chiusi? ovviamente Non intendo nel sonno. parlo di soggetti svegli e vigili, ritratti ciascuno nella propria quotidinanità, ma con un elemento in comune: gli occhi chiusi, appunto. una scelta sicuramente inusuale ma che ci ha

PAVLOVE DER VISIONAER ----------

Inneres Auge

affascinato fin dal primo istante. Abbiamo contattato l’autore di questi scatti per farci raccontare questo affascinante progetto. Pavlove der visionaer (ovviamente uno pseudonimo) è un fotografo di base a Milano. ha frequentato l’Istituto italiano di fotografia e l’Icp a NYC. Lavora come fotografo indipendente e Attualmente tieneanche un corso di fotografia all’interno del carcere di Bollate in collaborazione con Lomo Italia.

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Alessia Xoccato, fashion designer 10:33am, Atelier/Studio Savona 123, Milano


Lele Battista, musicista 11:28 am, Home, Milano

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Parlaci di te. Chi è Pavlove der Visionaer ? Pavlove der Visionaer è nato per gioco. Mi piaceva l’idea di anteporre i miei progetti fotografici alla mia persona. Pavlove infatti è sempre stato rappresentato da un cane, cane che a sua volta fa rimando in maniera abbastanza esplicita alla storia della psicologia e al più famoso “cane di Pavlov”. Pavlov è stato uno scienziato russo scopritore del riflesso condizionato attraverso degli esperimenti su dei (poveri, dico io) cani. Sorridevo al pensiero di capovolgere la realtà pavloviana inventandomi un fantomatico cane (Pavlove) che studiasse, con la fotografia, la Natura Umana. Non spiego spesso l’origine di questo pseudonimo. Nessuno me la chiede. Forse sono tutti appassionati di psicologia cognitiva. “Inneres Auge”. Come è nato questo progetto? Inneres Auge è un progetto iniziato nel 2009 quando lavoravo ad O’, un spazio che promuove l’arte contemporanea che si trova nel quartiere Isola di Milano. Mi capitava spesso di essere a stretto contatto con artisti di vario genere ed ero incuriosito più che dal loro lavoro finale, dal loro processo creativo e di come interagivano con gli spazi dove sviluppano i loro progetti. Da qui l’idea di fotografarli. Perchè gli occhi chiusi? Gli occhi chiusi è l’idea intorno a cui ruota tutto il progetto. Mi piace pensare che gli occhi siano realmente lo specchio dell’anima e che siano altresì il nostro filtro attraverso cui codifichiamo il mondo. La chiusura degli occhi rappresenta il momento in cui ci si astrae dal mondo per ridefinire sè stessi. Mi piaceva molto anche fare un riferimento al sogno, momento in cui la mente si libera totalmente

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Esther Mathis, artista 8:59 am, Home, Milano


Luigi Antonio Presicce, artista 10:02 am, Studio/Wunderkammer, Milano

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Mattia Buffoli, photographer 7:27 pm, Home, Milano


da preconcetti sociali. Inoltre più concretamente gli occhi chiusi mettono nella condizione di chi guarda la foto di soffermarsi maggiormente sui dettagli e sulla relazione tra il soggetto ed il contesto che lo circonda. Lo sguardo, in una foto, è solitamente ciò che cattura l’attenzione, Mancando lo sguardo si da maggior importanza al contesto. E’ un invito a guardarci dentro? Oppure vuoi dirci che quello che c’è fuori non merita di essere guardato? Tutto ciò che ci circonda ha una dignità e merita di essere guardato e conosciuto. Penso che la curiosità nei confronti del mondo sia fondamentale per conoscere gli altri e se stessi. Ma sono altrettanto convinto che la solitudine, intesa come momento di distacco temporaneo, sia fondamentale per imparare a vivere bene. E perchè la scelta di fotografare i soggetti nel loro ambiente lavorativo? Credo che gli ambienti raccontino

molto delle persone, il loro carattere e il loro modo d’essere. Volevo che gli individui fossero avvolti da elementi del loro vivere quotidiano per rendere il ritratto il più naturale possibile. Gli ambienti non sono mai stati alterati per rendere la foto più bella. Da questo punto di vista, il progetto ha un taglio quasi sociologico. Uno studio che analizza il rapporto tra gli individui e i loro spazi vitali. Anche il tempo in questo progetto è importante. Le foto sono tutte didascalizzate con l’ora esatta di quando è stata scattata la foto. I soggetti dei tuoi scatti come hanno reagito alla tua richiesta di chiudere gli occhi? Questo progetto ha avuto un incipit piuttosto lento. Contattavo per lo più persone a me sconosciute e presentandomi con questo bizzarro pseudonimo non avevo molta credibilità. Chi però accettava di farsi fotografare, una volta capito il mio lavoro e superato un primo momento

Matteo Mena + Ilenia Corti, Vernissage, designers 10:12 am, Home, Milano

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di imbarazzo, si lasciava andare totalmemte. C’è chi si è realmente addormentato. Con l’aumentare del numero di ritratti e dopo aver pubblicato il progetto sul web e su qualche rivista, le cose sono diventate molto più semplici. La persona che più ti è piaciuto ritrarre? Perchè? Un’artista africana della provincia di Dar es Salaam che non aveva mai visto una macchina fotografica in vita sua. E’ stato un incontro molto profondo. La sua genuinità mi ha spiazzato totalmente. C’è qualcuno che invece vorresti in futuro nei tuoi scatti? Vorrei fotografare Thom Yorke e Bjork

assieme sott’acqua. Ad occhi chiusi. Hai lavorato molto all’estero ma a tutt’oggi vivi in Italia, sbaglio? Cosa può dare, se c’è qualcosa che può dare, il nostro paese a un giovane artista e creativo oggi? Sono stato per quasi due anni a Berlino e poi un breve periodo a New York. Ora vivo di base a Milano anche se viaggio spesso per lavoro. Per me l’Italia, nonostante le difficoltà e la grande crisi che stiamo attraversando, è ancora una grande fonte d’ispirazione. Abbiamo un Paese bellissimo, ricco di cultura che dovremmo riuscire a curare e valorizzare maggiormente. Per cui se c’è qualcosa che il nostro paese può dare ad un creativo di oggi è sicuramente la forma mentis adatta. Ci sono state delle persone geniali, come Leonardo Da Vinci, Giotto ma anche, Modigliani, Montale, Fellini, Pasolini... Insomma ce n’è per tutti i gusti l’importante è documentarsi, studiare, appassionarsi. Progetti per il futuro? Mi piacerebbe inizare un progetto che ho in mente da due anni sul concetto di “animale” e di come il termina prende un accezione negativa in riferimento all’uomo. Vi terrò aggiornati. Infine, domanda classica: se ti diciamo “Wait!” cosa ci rispondi? Non c’è fretta. Le cose importanti non sono mai urgenti. www.pavlove.net

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Irene Pollini Giolai, writer/cultural coolhunter 10:49 am, Home, Milano


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ART_The Artists

di Pierpaolo Bironi

C’era una volta, in un pomeriggio piovoso, uno di quelli fatti per una gita al centro commerciale o in qualche fiera al coperto, il Circo delle Pulci di Milano, un luogo magico dove artisti un po’ noir e giovani stilisti cercavano di vendere e pubblicizzare i loro prodotti. Girando tra queste bancarelle, al riparo dalla

the importance of immagination ----------

Foto Marvellini

pioggia, mi sono imbattutto nello stand di Foto Marvellini. Sono rimasto subito colpito dalle immagini e dalle cornici che completano le loro fotografie. Ho passato dieci minuti ad ammirare le varie facce di Mazinga Z, Goldrake, dell’Uomo Ragno, Batman e molti altri appiccicate su fotografie d’epoca di personaggi improbabili. Nella mia mente si è materializzato subito un pensiero: voglio una loro cover sul numero di Wait! Ed alla fine eccoci qui a parlare di loro, del loro lavoro e del mondo Foto Marvellini. Carlo e Andrea Marvellini vivono a Milano, quartiere Bovisa. sono amici da 30 anni, ma questo è il loro primo progetto artistico insieme.

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ART_The Artists

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Com’è nato il progetto Foto Marvellini e quando? Due anni fa, alla fine 2011. Stavamo mettendo in cantiere progetti individuali diversi (istallazioni di Andrea e fotografie di Carlo). Un confronto reciproco su ambiti di ricerca simili ci ha fatto entrare insieme in un flusso creativo dal quale non siamo più usciti. Perchè avete scelto proprio questi soggetti? Studiavamo variazioni a ritratti fotografici di famiglia, declinando il loro doppio e il loro opposto: iI basso e l’alto, il vecchio e il nuovo, il sacro e il Pop, l’intimo e il potente, l’anonimo e l’icona. Il simbolo del doppio è la maschera, la maschera è il simbolo del supereroe, il suo opposto è il “normale”, come appunto gli antichi familiari. Abbiamo scelto la miscela di tutti questi elementi. Parlateci del vostro mondo, vi sentite parte delle vostre opere? Ammettiamo che le opere ci somigliano, sono particolarmente “nostre”. Siamo più titubanti sul fatto di appartenere al loro mondo perché è veramente sospeso in un limbo indefinito. Però ci identifichiamo

volentieri con il progetto, tanto che a lui abbiamo anche immolato i nostri veri nomi per assumere i panni degli eredi del mitologico archivio Foto Marvellini, tenuto nascosto dalle generazioni precedenti. Come realizzate le vostre foto? Tecnica, sviluppo, non vi chiediamo i segreti, ma di farci capire come si arriva a questo risultato. Per realizzare “Primo Archivio”, la prima serie “fine art” di Foto Marvellini a tiratura unica o limitatissima ci sono un po’ di passaggi. Si cerca l’idea nella fantasia pura, si focalizza il personaggio (supereroe, cartone animato, icona dell’arte “pop”), si individua il soggetto che lo interpreterà (uomo, donna, gruppo), lo si contestualizza (periodo storico, estrazione sociale), si fa “casting” tra centinaia di foto d’epoca e si acquisisce in scansione quella più consona. Poi si fotografano in studio gli elementi da inserire, con le stesse pose e luci della foto scelta. In post-produzione si fondono gli elementi aggiuntivi anticandoli con gli stessi segni del tempo presenti sull’originale. Si genera un file immagine che viene proiettato in camera oscura su carte baritate

ai sali d’argento. Un viraggio con acido tannico (“viraggio Marvellini”) e una cornice d’antiquariato adatta completano il lavoro. Poi abbiamo anche una prolifica serie di multipli, i Marvellini ReadyToHang, con tiratura infinita, realizzati con stessa tecnica che non esclude l’elaborazione completamente digitale senza foto in studio. Sono stampati con getto professionale e tutti montati in cornici vintage originali, che restituiscono unicità al singolo pezzo anche a questa serie. Utilizzate dei ritratti storici o ricreate anche quelli? La “base” è sempre una foto originale d’epoca, anche se le persone ritratte sono quasi sempre sconosciuti. Abbiamo ampie scelte grazie alle nostre ricerche personali e alla messa a disposizione di notevole materiale da parte di collezionisti di foto d’epoca, soprattutto lombardi. Quali sono i soggetti che amate di più? Il ritratto in genere è la forma espressiva che ci ispira costantemente. E tra i personaggi con cui mascherare i soggetti, forse, abbiamo una leggera predilezione

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per Batman. Lui è l’unico supereroe che non ha poteri soprannaturali, non è stato morso da ragni radioattivi o esposto a sostanze misteriose. Batman è figo proprio di suo! E ha una maschera più che fotogenica. Come scegliete il cartone animato o

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fumetto che deve andare a completare un’immagine? Spesso lo scegliamo prima in base ai nostri gusti e in relazione ad alcuni fattori, come ad esempio la forma della maschera o altri elementi distintivi. Altre volte è l’espressione o la posa di un originale a suggerirci

subito come trasformarla. Che cosa rappresentano per voi i fumetti, cartoni animati, ecc.? Espressioni artistiche, valide come le altre. Apparite mai nelle vostre foto?


Mai e cerchiamo di evitare anche le foto degli altri. Quasi che Foto Marvellini abbia una personalità tale che noi non ci sentiamo di personificare. E poi c’è il nostro palese amore per le identità nascoste. Vi hanno mai commissionato dei

lavori? Si. Produzione artistica e necessità pratiche alcune volte devono venire a patti. Sono molto stimolanti i lavori per i quali si interagisce con la creatività di altri: un regista per un manifesto cinematografico, musicisti per copertine di cd, stilisti per l’immagine

di una campagna pubblicitaria. Ma capitano anche lavori per committenti che vogliono “marvellinare” un loro parente, un avo. Sono sporadici, spesso a causa dei nostri impegni, ma divertenti perché si mette il naso negli album di famiglia degli altri. E poi sono anche molto gratificanti per il fatto che

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ci viene affidata la materializzazione fisica di un sentimento personale, un affetto, un ricordo. Raccontateci qualche aneddoto divertente su qualche vostra foto. Tra i tanti ci diverte sempre ricordare l’espressione catatonica di una ignara signora quando si è imbattuta nella sua giunonica zia. Era ritratta da Foto Marvellini nei succinti panni di Wonder Woman. Quale lavoro ha avuto maggior successo? Non sapremmo indicare una preferenza verso un’opera piuttosto che un’altra. Vogliamo bene veramente a tutte. Avete in programma mostre? Se sì diteci dove e quando. I Marvellini Fine Art nel 2014 gireranno qualche fiera d’arte e collaterali, programmano alcune collettive e una mostra personale. I Marvellini Ready To Hang non abbandonano la partecipazione ad eventi off milanesi nei quali i multipli Marvellini hanno sempre successo. Molti di questi eventi sono estemporanei. Tra quelli ricorrenti, invece, ci sono il Circo delle Pulci ed Elita. Secondo voi cosa vede la gente nelle vostre foto? Forse sorpresa, divertimento, inquietudine, nostalgia, ironia, tecnica… Di sicuro vede anche due quarantenni un po’ pazzi. Preferite definire le vostre opere fotografie o quadri? Non ci formalizziamo. E se lo facessimo non escluderemmo la categoria “installazione”. Infatti la cornice, che non manca mai, è parte integrante del progetto. Come avviene la scelta delle cornici? Sono antiche? Tutte originali antiche o vintage, frutto di lunghe ricerche che continuano fino dell’abbinamento più consono alla foto da montare. Non nascondiamo che alcune volte siamo partiti proprio da cornici molto particolari, che ci hanno ispirato. Le riconosciamo come prodotto di un artigianato artistico di alto livello. Una maestrìa italiana che purtroppo sta scomparendo.

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Chi volesse acquistare un vostro quadro, oltre che guardare sul sito, cosa dovrebbe fare? Avete un negozio o uno studio aperto al pubblico? Chi cerca un Foto Marvellini alla fine ne viene in possesso. Nella casa


laboratorio della Bovisa qualcuno ci passa sempre ma più spesso spediamo, anche all’estero. Qual’è il soggetto che vorreste rappresentare ma che non siete mai riusciti a realizzare? Se ce n’è uno. Ci sta dando filo da torcere la Donna Invisibile, per ovvie ragioni. Cosa significa questo lavoro per voi? Che sensazioni vi dà? Forse ci cura. Quanto può costare una vostra opera? I Marvellini ReadyToHang hanno una distribuzione dal carattere volutamente hobbistico che rifiuta i canali tradizionali delle gallerie e del mercato dell’arte. Punta su un bello molto accessibile e appaga un lato del nostro animo un po’ “street-art”, di bisogno di creazione non finalizzata

al solo guadagno. Sono quotati tra i 50 e i 200 €, dipende soprattutto dalla preziosità della cornice. I Marvellini Fine Art invece, dalle tirature uniche o limitatissime, richiedono molto lavoro e materiali costosi in ripresa, postproduzione e camera oscura. Sono presenti solo nel circuito gallerie. Inevitabilmente si rivolgono a collezionisti evoluti ma ci stiamo sforzando, finché dipende soprattutto da noi, di mantenere stabilizzata la quotazione di queste opere intorno ai mille euro. Vedo che siete recensiti da siti e riviste importanti anche fuori dall’Italia, come vi accoglie il pubblico straniero? Ci accolgono molto bene. Alcune immagini, particolarmente potenti o d’effetto, certamente hanno aiutato la diffusione. Ma quello che ci rende

particolarmente soddisfatti è che Foto Marvellini, anche quando presentato come la “curiosa iniziativa di due beffardi italiani”, non manca mai di vedersi riconosciuta la tecnica e soprattutto l’implicito amore per la fotografia e in genere per l’arte visuale che il progetto celebra. Forse è anche per questo che, cosa rarissima in Internet, tutti pubblicano le immagini Foto Marvellini sempre corredate dalla loro cornice. La nostra intervista con i Marvellini, purtroppo finisce qui. Oltre alla loro simpatia abbiamo potuto apprezzare la loro professionalità e le doti artistiche. Wait! Li ringrazia per aver “Marvellinato” la cover di questo numero. Se volete vedere i loro quadri potete andare su: www.fotomarvellini.com

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di Iucu

ART_Iucu Art Club Nell’opera di Morris il colore assume sembianze animali, le pennellate pulsano e vibrano leggiadre in un ambiente piccolo e ristretto, appena utile a contenere quelle morbide spire. La luce invade tutta la superficie e il colore esplode in un unico macro cosmo impalpabile; la massa di colore espande morbida e umida, lo sguardo perde “fuoco” e l’occhio si concede a virtuose trasparenze.

IUCU ART CLUB ----------

Morris Luis vs. Piero Dorazio Morris Louis (Baltimora/1912Washington/1962) e Piero Dorazio (Roma/1927Perugia/2005) sono maestri del colore, creatori di luci astratte bidimensionali, di superfici trasversali tridimensionali.

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Nell’opera di Dorazio la tela, pur essendo dipinta, sembra “tessuta”. I colori si intrecciano in un’armonia dove “verticale, orizzontale e diagonale” convergono in un’unica geometria cromatica; il rigore delle linee ricorda un passo militare, da destra a sinistra e viceversa, un gioco di trasparenze, un riflesso vitreo in perpetuo movimento.



di Pierpaolo Bironi

GAMES_Recensioni

GAMES ---------

Reviews

DEAD RISING 3 XBOX One

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Zombie, Zombie, Zombie. L’imperativo di Dead Rising 3 è quello di sconfiggere maree di Zombie prima che uccidano voi e i pochi cittadini rimasti nella città. Voi siete Nick Ramos un giovane meccanico che impugna sempre un saldatore, e vivete nella città di Los Perdidos. Il gioco consiste nel completare le varie missioni che troverete sparse cercando di sopravvivere all’orda assassina che sta conquistando la città. Capcom, la casa sviluppatrice per questo capitolo, ha fatto uno sforzo di fantasia oltre l’immaginabile: grazie ai progetti sparsi in giro per il mondo del gioco potrete creare diverse armi e mezzi di trasporto ai limiti dell’incredibile. Che ne pensate di guidare una moto creata combinando uno schiacciasassi? Io immagino migliaia di Zombie spappolati al mio passaggio. Oppure, ricordate Blanka, il mitico combattente di Street Fighter? Se troverete la sua maschera, avrete la possibilità di creare un’arma che simula la sua mossa elettrica in tutto e per tutto. Il gioco ha una durata di oltre 70 ore se vi impegnerete a completare tutte le quest e i segreti presenti. La cosa veramente stupenda è la possibilità di interagire con Kinect o smartphone alle vicende della storia. Potrete impartire ordini ai cittadini che salverete, gridare per sviare gli Zombie sulle vostre tracce... Se avete un tablet o uno smartphone potrete anche ricevere delle chiamate in audio dai superstiti che vi apriranno nuove parti del gioco. Insomma Dead Rising è un vero colossal da scaffale.

battlefied 4

XBOX One, XBOX 360, PC, PS3, PS4

Siete soldati e siete in missione. Siete un gruppetto di 4 uomini che si trova ad affrontare un’avventura impossibile. Siete in un auto che s’inabissa e state lottando sottosopra per cercare di uscire da quella che potrebbe diventare la vostra tomba. L’unica scelta è abbandonare il vostro compagno ferito, infrangere il vetro e mettervi in salvo. Questione di vita o di morte. A questo punto l’immagine sfuma e vi troverete a 20 minuti prima di questi eventi, immersi nella vostra missione, forse la vostra ultima missione. Adrenalinico, graficamente all’avanguardia, ecco il quarto capitolo della saga di Battlefield, lo sparatutto amato in ogni parte del globo. Il gioco, uscito alla fine di Novembre, promette di essere un’esperienza ludica estrema e senza compromessi. Potrete usare diverse armi, mezzi, ci saranno esplosioni, missioni su missioni, uccisioni tutto ciò che serve per tenervi incollati allo schermo per tutta la sua durata, senza stancarvi mai.

Motor sport 5 XBOX One

Eccoci qui a parlarvi dell’ennesimo sequel di un gioco che ha avuto un buon successo in passato. Forza Motorsport 5 è una saga sui motori che grazie alla piattaforma Xbox One trarrà sicuramente vantaggio. Questo capitolo è migliorato in tutto, sia nella grafica che nel gioco. Ma veniamo a noi. Volete intraprendere una carriera da piloti? Volete cimentarvi su alcuni dei circuiti più belli del mondo? Se amate le auto e la velocità, ma nella vita reale non potete spingere i vostri bolidi oltre il limite consentito dal codice allora compratevi questo gioco e un volante e cominciate a sognare. Potrete provare diverse automobili sportive, superbolidi che vi faranno girare la testa. Il gioco si svolge su 8 mini leghe, ognuna delle quali con un diverso livello di difficoltà e diverse automobili. Ogni lega è una modalità carriera da circa 90 minuti di durata. Con Forza Motorsport 5 potrete anche giocare online con avversari scelti dai vari server, ma con caratteristiche simili alle vostre per rendere ancor più difficile e avvincente la vostra esperienza multiplayer. Ho dimenticato di dirvi che la grafica è così dettagliata che anche gli interni vi sembreranno veri.



BOOKS_Recensioni

1.

Thinking with type Ellen Empton

2.

Star wars. the ultimate action figure collection

3.

Raccontare gli alberi Valentinis-Evangelista

BOOKS ---------

4.

Selection &Review di Annalisa K. Varesi

The monocle guide to better living

5.

Tree house 38

Philip Jodidio

5.

green architecture Philip Jodidio

6.

a map of the world

7.

HADID

Philip Jodidio


1.

“Type”. Ovvero “font”, ovvero caratteri tipografici. Ovvero una cosa serissima. Per chi fa grafica ma non solo. Spesso sottovalutiamo l’importanza del giusto “carattere”, non ci prestiamo attenzione, dando per scontato che uno valga più o meno come l’altro. Grossissimo errore. Questo libro vi aprirà le porte di un mondo magico, in cui sono le sfumature, le piccole differenze, le dimensioni e le giustapposizioni a fare la differenza. Nelle intenzioni dell’autrice non un volume sui “font”, ma una guida pratica su come usarli. In realtà, un affascinante racconto di una storia e una chiave di lettura per guardare i dettagli in modo tutto nuovo.

2.

Ecco il libro che farà felice il piccolo nerd nascosto in ognuno di noi (su non fate i vaghi... tutti ne abbiamo uno). Parlando di “collezioni”, quelle delle action figures di Star Wars sono sicuramente fra le più affascinanti, ricercate e ammirate in tutto il mondo. Se ne possedete una (invidia!!!) questo libro vi servirà per mettere un po’ ordine o per il più classico dei «ce l’ho... ce l’ho... mi manca...». In caso contrario potrebbe essere la spinta giusta a cominciare. Perchè ricordate che dentro ognuno di noi è sempre nascosto un piccolo nerd. E che la forza sia con voi.

5.

4.

Che quelli del magazine Monocle siano circondati da un’aura di “figaggine” non è una novità. Che siano capaci di trasmettere altrettanta figaggine a tutto ciò che toccano, nemmeno. Questa “guida per vivere meglio” è quindi il libro che tutti i veri fighi/trendsetter/hipster/ modaioli del mondo devono avere sul comodino. 400 pagine di consigli, reportage, idee, luoghi da visitare e prodotti interessanti da provare, accompagnati da foto ed illustrazioni che faranno impazzire gli affezionati del magazine di Tyler Brûlé e non solo. Se poi nemmeno questo libro basta a rendervi fighi, non sappiamo che farci.

6.

Alzi la mano chi non ha sognato, almeno una volta, di avere una bella casetta sull’albero... Beh, vi farà piacere sapere che, nel mondo, ce ne sono parecchie e non parlo affatto di giochi per bambini. Questo “Tree Houses” di Taschen ci mostra dei veri gioiellini di architettura sospesi fra i rami di sperdute foreste, vere case in tutto e per tutto, abitabili (spesso abitate) e ricche di comfort e fascino. Vi verrà immediatamente foglia di fare un milione di dollari e costruirne una tutta per voi.

3.

Vi siete mai fermati ad ascoltare gli alberi? Gli alberi cantano, respirano, ci parlano. Li avete mai guardati? Questo ingombrante volume vuole spingerci ad osservare e ascoltare questi giganti buoni, insegnarci come interpretarli, come capirli, come amarli. Le bellissime illustrazioni dell’inedito duo Valentini-Evangelista accompagnano brani di letteratura e poesia, miti e leggende, per un viaggio davvero suggestivo e coinvolgente. Giusto così, per darvi da riflettere, lo sapevate che “È su pali di larice che poggia la città di Venezia”?

BOOKS ---------

Selection &Review

7.

Quanto mi piacciono le mappe illustrate? Non importa quanto particolareggiate o veritiere siano, esplorare una città, una regione, o l’intero mondo su queste colorate tavolozze ha un fascino unico. Forse riporta un po’ all’infanzia con la giustificazione che “stiamo parlando di arte ohibò!”. Nelle pagine di questo libro ne troverete tante, tantissime, dalle classicissime Londra e Parigi, fino all’Africa e a tanta Italia: illustrazioni 2d, disegni “pixelated”, e bellissime prospettive che paiono quasi tridimensionali. La tentazione di strappare ogni pagina e farne un quadro sarà forte. Resistete!

Se Taschen dedica uno dei suoi volumi “a grande diffusione” - quelli da 9.90 euro al pubblico per intenderci, mentre è in uscita un Vol.2 in edizione più costosa all’architettura sostenibile, vuol dire che forse ci siamo. Il momento della riscossa di tutti gli alternativi verdi del mondo è arrivato! Un libro fotografico e volutamente non tecnico che mostra tutto il meglio dell’architettura “green” in giro per il mondo, mescolando (come fa spesso Taschen) grandi nomi ad assoluti emergenti.

8.

Partiamo da un presupposto lapalissiano: Zaha Hadid spacca. Il suo nome è sulla bocca di tutti, tutto quel che tocca diventa oro, tutti la vogliono, molti la imitano ma lei rimane la Signora dell’architettura mondiale. Venendo incontro a questo momento di notevole hype, Taschen aggiorna il volume del 2009 includendo anche i progetti più recenti firmati dal noto architetto. Se già la amate un volume imprescindibile. Se invece non la conoscete l’acquisto è consigliatissimo. Ma fate attenzione: una full immersion fra le forme fluide e avveniristiche firmate Hadid potrebbe farvi venire il mal di mare!

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di Marco Goi

MUSIC_What’s New

MUSIC ---------What’s New

miley cyrus “BANGERZ”

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Si fa un così gran parlare di Miley Cyrus, del suo posare nuda per Terry Richardson, del suo limonare con dei martelli, del suo sculettare e del suo mostrare la lingua continuamente, del suo essere una zoccola, per riassumere, che spesso ci si dimentica che è anche una cantante e attrice. Tralasciando la sua carriera recitativa che, dopo la serie Disney Hannah Montana, non è mai decollata, occupiamoci della parte musicale che invece, grazie anche ai trasgressivi fattori di cui parlavamo all’inizio, sta spiccando il volo. “We Can’t Stop” è stata una hit perfetta, una party song in slow motion che ha funzionato alla grande e che Rihanna si starà ancora mordendo le mani per averla rifiutata. Il secondo singolo “Wrecking Ball”, un pezzone melodrammatico (pure troppo), si è rivelato non solo strappalacrime ma anche strapazzaclassifiche ed è volato dritto alla numero 1 della Billboard chart americana. Certo, anche il video della canzone in cui era nuda e si faceva un martello ha contribuito ad aumentare l’hype nei suoi confronti. Due pezzi nient’affatto malvagi, per lo meno se considerati all’interno dell’ambito del mainstream pop attuale, che lasciavano intendere che, al di là di scatti osé e pose sexy, potesse esserci una certa sostanza musicale. L’album “Bangerz” conferma sostanzialmente questi sospetti. È un disco di pop commerciale che funziona, suona bene e ha alcune trovate non male, come l’hip-hop saltellante di “4X4” o la dubstep di “Fu” o la raffinatezza (ebbene sì) di “Rooting for My Baby”. Qualche altro pezzo sarebbe stato onestamente da evitare, come “My Darlin”, una pessima revisione di “Stand by Me” di Ben E. King, ma d’ora in poi fate attenzione perché Miley non sa solo sculettare, non sa solo importunare dei poveri martelli innocenti, ma sa anche tirare fuori della musica niente male. Voto: 6+

drake “NOTHING WAS THE SAME”

Drake è un po’ il Nick Drake della musica hip-hop. “Sì, vabbè…” dira qualcuno storcendo il naso vistosamente. Eppure andatevi a sentire la malinconica ballatona “Hold On, We’re Going Home” e ditemi se non è il pezzo che avrebbe potuto tirare fuori l’autore di “Pink Moon” se, anziché il cantautore acustico di professione, avesse fatto il rapper. Già con i suoi primi due album “Thank Me Later” e “Take Care”, Drake prendeva le distanze da un certo tipo di rap machista e gangsta e con questo nuovo “Nothing Was the Same” prosegue nella stessa direzione. Il suo è un rap delicato, gentile, che accarezza le orecchie anziché aggredirle. Drake è il rapper gentiluomo con voce vellutata che, invece di sparare le sue rime a raffica come un Busta Rhymes o un DMX, preferisce porgerle come fossero un mazzo di rose. Il suo flow sa cullare come una ninna nanna, si senta l’ipnotica “Furthest Thing” o ancora la pianistica “From Time”, delicata come una piuma. Detto questo, non manca anche qualche momento più up-tempo, come il primo singolo, una delle bombe hip-hop più esaltanti dell’anno, “Started From the Bottom”. Anche se, a dirla tutta, c’è chi mette in discussione che il rapper abbia davvero cominciato dal “bottom”, dal fondo, visto che non proviene dal ghetto e visto che già a 15 anni era una baby-star grazie alla serie tv canadese Degrassi: The Next Generation. Qualunque sia la sua storia personale, ciò non cambia il fatto che, quando parte la base del pezzo, non si può fare a meno di ondeggiare la testa. Nell’album c’è poi spazio per “WuTang Forever”, uno splendido omaggio allo storico clan di rapper, ma questo è un lavoro in grado di piacere anche, e forse soprattutto, a un pubblico poco avvezzo al rap. Perché, storcete il naso finché volete, Drake è un po’ il Nick Drake della musica hip-hop. Voto: 7


ICONA POP “THIS IS… ICONA POP”

Le Icona Pop le conoscete tutti, vero? Se siete di quelli sbadati che non fanno troppo caso ai nomi dei gruppi magari starete facendo “No” con la testa, però di certo le avrete sentite. La loro mega hit “I Love It” è stata suonata ovunque: uscita inizialmente nel maggio del 2012, è impazzata un po’ in tutto il mondo soltanto l’ultima estate. Si è ascoltata in tutti i club, in tutte le radio, è diventata persino la sigla dello spinoff di Jersey Shore, Snooki e JWoww, è stata suonata nelle serie Glee, The Vampire Diaries, Girls e pure nel videogame Need for Speed: Most Wanted 2012. Insomma, non si scappa, da qualche parte l’avrete sicuramente sentita e ora è arrivato anche il loro album d’esordio. Le Icona Pop tengono fede al loro nome e al titolo del disco: This Is… Icona Pop. Niente di più, niente di meno. Sono le icone pop del momento e poco importa che il prossimo anno non riconosceremo manco più le loro facce. Che già adesso, ma che facce hanno le Icona Pop? Boh, e chi se le ricorda? Le due fanciulle svedesi, al secolo Caroline Hjelt e Aino Jawo, vivono nel presente. Nel qui e ora e i loro 15 minuti di celebrità se li stanno giocando alla grande. Li stanno sfruttando in pieno. Se tra qualche tempo saranno ricordate, se saranno ricordate, come one hit wonder per l’electro anthem “I Love It”, non si sono comunque accontentate di tirare fuori una sola canzone che spacca. Hanno fatto un intero disco che suona come se fossero delle Go-Go’s remixate da David Guetta e che è pieno di potenziali inni da locale trendy, dall’irresistibile “All Night” alla nuova versione di “Girlfriend” già di 2Pac e poi di Jay-Z in coppia con Beyoncé, passando per la contagiosa “On a Roll” che mi immagino suonata in qualche jingle di Mtv. Veloce, fresco, spensierato, questo è il dance party album perfetto o quasi dell’anno. Queste sono le Icona Pop. Qui e ora. E a chi importa del domani? I don’t care. I love it. Voto: 6,5

JANELLE MONAE “THE ELECTRIC LADY”

Jackie Brown è il vostro film di Tarantino preferito? Al solo sentire nominare gli Anni Settanta avete un sussulto nostalgico che manco Fabio Fazio ai tempi di Anima Mia? Ecco trovato il disco che fa al caso vostro. Si tratta di “The Electric Lady”, il secondo album di Janelle Monáe, la favolosa Janelle Monáe, la quale, dopo un esordio della Madonna come “The ArchAndroid”, ha rilanciato un lavoro ancora più grande, ancora più ambizioso, ancora più godurioso. Nell’album sono presenti vari ospiti – e che ospiti! – ma non è la solita parata di nomi messi lì per cercare di allargare il pubblico e sdoganare la Monáe presso le masse. I vari Prince, Solange, Esperanza Spalding, Miguel ed Erykah Badu – ve l’ho detto che erano dei signori ospiti – sfilano al suo fianco, fanno il loro porchissimo dovere, ma la regina del disco resta sempre e solo lei, Janelle. Più che una regina, una “Q.U.E.E.N.”, per dirla con il primo singolo estratto. La splendida voce della Monáe surfa con disinvoltura tra basi funk, momenti Disco Stu, soul raffinato, ballatone R&B mai smielate e sempre cool (basti ascoltare la splendida “Primetime” in duetto con Miguel), accenni di sinfonie classiche e siparietti da musical, pezzi rock & roll (la scatenata “Dance Apocalyptic” che farebbe il paio perfetto suonata con “Hey Ya” degli Outkast) e un velo di nostalgia retrò che aleggia sull’intera produzione. Una nostalgia principalmente per gli Anni Settanta. E pensare che la Janelle è nata nel 1985 e, soprattutto, non è nemmeno mai stata ospite da Fabio Fazio. Voto: 8+

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MUSIC_Recensioni

SoftMoon

“Zeros”

Questo album è una sorta di incubo claustrofobico. Una serie di tracce dark ambient mescolate al Wave Punk di ultima generazione che riprende con carattere il basso/chitarra scuola Cure, ma con sperimentazioni sonore così ardite da ricordare in chiave molto più ermetica e cupa i loopatissimi e fulminatissimi Cabaret Voltaire. Ricerca ossessiva di una perfezione geometrica che solo lo zero può raggiungere. Sperimentatori ! Voto: 6,5 G.F.

i cani

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TINDERSTICKS

“Across six leap years” Niente di nuovo per la band di Londra esplosa negli anni 90 nel cosiddetto Baroque Rock alternativo. Difatti, questo album è la composizione di vecchi brani sfortunati rivisitati in chiave sicuramente più intima e sempre contro i diktat del target pop che vuole Mtv: brani di atmosfera, lenti e malinconici come certe ballate dei Bauhaus o Ian Curtis e compagni. Per gli amanti del genere un voto sopra la media. Come diceva Mr. Aiazzone… “provare per credere. “ Voto: 7 G.F.

the stepkids

“Glamour”

“Troubadour”

Dopo “Il sorprendente album di Esordio” titolo ieratico per la band romana capitanata da Nicolò Contessa, ecco il secondo, non così sorprendente, giovane e scellerato come il primo, ma con un suono molto più curato e preciso, l’uso non più così eccessivo di bassi saturati per creare il fantomatico effetto Post Punk o testi fluorescenti a base di luoghi comuni capitolini per Pariolini di 18 anni. Il ragazzo della Roma “BBène” è cresciuto, Milano non così lontana anche se la strada per il successo non può passare attraverso questo disco. Voto: 7, G.F.

Terzetto eclettico e davvero interessante quello dei Stepkids che con questo lavoro hanno mostrato al pubblico che il Pop può essere composto anche da alchimie sonore, Groove anni 70 in chiave elettronica e un pizzico di umorismo alla Frank Zappa. Sintetizzatori Progressive con alle spalle basi dell’Hip Hop più contemporaneo, Banjo e brassmaster per riprendere ed influenzare il jazz dei mostri sacri rivisitati. Una Bomba per il suo genere! Bravi figliocci. Voto: 8 G.F.

gazebo penguins

BLOODY BEATROOTS

Rabbia esplosiva per l’opera terza dei Penguins, trio Emo-Core di Correggio, patria di Lucky Luciano Ligabue. Disco malinconico nella sua cattiveria criptica, voglia di tornare indietro solo per rendersi conto di quanto fosse un periodo da dimenticare quei 15 anni di provincia passati a far cazzate! Trentenni che si guardano allo specchio e riflettono. Il sound ricorda i Weezer o gli Alkaline Trio, EM-alternative anni 90 ma con maggior potenza sonora e vocale. Il giusto proseguimento di Legna, vero album manifesto di questa band tonica e corroborante. Voto: 8, G.F.

Che cosa si può dire Sir Bob Cornelius Rifo, progettista e fondatore delle Barbabietole Sanguinanti. Il nuovo album è estremamente più pop del passato e di quanto possiate pensare, ma la novità sonora che riesce a trasmettere ogni volta è qualcosa di sempre verde ed innovativo. Non è tutto. A quwsto giro il 35enne di Bassano del Grappa ha avuto una collaborazione Top con un altro sir.. Paul Mc Cartney, sulla base che ricorda il pezzo dell’amico del Teatro degli Orrori Direzioni Diverse. Maestro del Crossgenre. Bel Regalo. Voto:7 G.F.

“Raudo”

the strokes

“Hide”

“Comedown Machine”

GOV’T MULE

Siamo forse arrivati troppo tardi per parlare di questo splendido album? Casablancas e la sua band, forse influenzati dall’onda RAM dei Daft Punk, hanno deciso di dare un forte taglio col passato. Sonorità funky con uso sapiente e tacito di elettronica d’ascolto, anche se alcune tracce riescono ancora a ricordare il vecchio stile Strokes di Is This It. Tap Out gira che è un piacere e Chances è la nuova Digital Love. Copertina RCA sicuramente merito del nostrano batterista Fabrizio Moretti. Glitterato. Voto: 8 G.F.

Questo album è un caso eccezionale perché stiamo parlando di una band/genere che solo gli USA potevano sviluppare in seguito ai Gretaful Dead. Il genere è da considerarsi “Jam Band” ovvero quelle band che suonano prevalentemente dal vivo “blues da strada” ma con un seguito al di sopra della norma. Shout è il loro primo album in studio e oltre ad essere unico ha al suo interno ospitate di valore: su tutti Ben Harper, Grace Potter, Ty Taylor e altri grandi signori del blues. Perla Classic- Rock! Voto: 8 G.F

“Shout”


MUSIC ---------The Cult di Marco Goi Eminem

“the marshall mathers lp” I sequel non esistono soltanto nel mondo del cinema. Quando una cosa funziona, la si può replicare all’infinito e ciò vale non solo per i film, ma anche per i dischi. La “moda” del seguito è una pratica piuttosto comune soprattutto nel mondo dell’hip-hop. L’ha fatto Jay-Z con la sua serie “The Blueprint”, giunta nel 2009 al terzo capitolo, Lil Wayne non è stato da meno, tutt’altro, con il suo ciclo “Tha Carter” arrivato nel 2011 al volume IV, e ora anche Eminem ha seguito l’esempio dei colleghi dando alle stampe “The Marshall Mathers LP 2”, il sequel del suo album più celebre e venduto, quello in cui si metteva in gioco fin dal titolo con il suo vero nome, “The Marshall Mathers LP” del 2000. Dopo essersi presentato con “My Name Is”, contenuta nel suo primo lavoro major “The Slim Shady LP”, il suo debutto underground vero e proprio era invece stato “Infinite”, Eminem esplode letteralmente in tutto il mondo con “MM LP”, un lavoro pieno di pezzi grandiosi, trascinato da 3 singoli pazzeschi: “The Real Slim Shady”, “The Way I Am” e “Stan”. “The Real Slim Shady” è un pezzone cazzone e cazzaro come pochi. La base potente e scanzonata tirata fuori da Dr. Dre mette di buon umore anche oggi a una quindicina d’anni di distanza (urca, come passa

il tempo!), e le rime graffianti e goliardiche di Em prendono di mira tutto e tutti, sopratutto il gotha del pop commerciale di inizio anni Duemila composto da Christina Aguilera, Britney Spears, ‘N Sync e Will Smith. Quel gotha di cui entra prepotentemente a far parte, con i 27 milioni di copie vendute dal disco nel globo, e in cui in qualche modo rimarrà intrappolato negli anni successivi. Con i suoi lavori seguenti Marshall Bruce Mathers III si troverà a dover vestire di nuovo i panni dell’alter-ego che si è creato, come in “Without Me”, dove lamenta, ironicamente ma fino a un certo punto: “I’ve created a monster/’Cause nobody wants to see Marshall no more/They want Shady”. Il Marshall Mathers che conquista il pubblico, quello che fa parlare di sé e attira le attenzioni del mondo è quello rappresentato dal suo lato più stupido e sguaiato. Dietro alla feroce ironia presente in quel suo lato, ve ne sono però anche altri, meno appariscenti ma non meno fondamentali e che, anzi, più rappresenteranno il rapper negli ultimi anni. Uno è il suo spirito rock, che emerge con prepotenza nel secondo singolo dell’album, la potente e incazzata “The Way I Am”, il suo vero manifesto esistenziale, ancora più della sua prima hit “My Name Is”. Un brano dall’anima dark e fortemente rockettara. Non a caso è uscito anche un remix con il featuring di Mr. Marilyn Manson, ripresa di recente con il suo ultimo lavoro e messa ben in evidenza in nuovi pezzi come “Berzerk”e “Survival”. Il terzo singolo dell’album “Stan” ci fa conoscere invece un altro Eminem ancora, quello più melodico e riflessivo. Grazie al campionamento di un brano della delicata cantante inglese Dido, “Thank You”, il rapper si presenta con un suono più pop e radio friendly, mentre lo splendido testo è costruito su una serie di lettere di un suo fan immaginario che fa fuori se stesso e la fidanzata incinta. Quasi una sceneggiatura cinematografica che prova una volta per tutte il talento del rapper. Un talento non solo da ironico cazzaro, che pure ci piace, ma anche da perfetto cantautore dei nostri tempi malati.

43


di Cannibal Kid

MOVIE_Recensioni

MOVIE --------Da Vedere

“la grande bellezza” DI paolo sorrentino Cast: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli

44

È possibile girare La dolce vita ai giorni nostri? Dev’essere quello che si è chiesto Paolo Sorrentino prima di cominciare le riprese della sua pellicola più ambiziosa, più grande, più impressionante, ma purtroppo anche non del tutto riuscita. Non al 100%. Diciamo solo al 90%. Cosa che comunque significa che questo è il film italiano di più grande bellezza degli ultimi anni. Questa è La dolce vita nella Roma di oggi. Una Roma che fondamentalmente è sempre la stessa e forse anche le persone che la popolano sono rimaste le stesse. Non c’è stata un’evoluzione, un qualche tipo di ricambio generazionale. Tutto è rimasto fermo e l’unica cosa rimasta è guardare in maniera nostalgica al passato. E così il protagonista della pellicola Jep Gambardella, lo straordinario attore feticcio di Sorrentino, Toni Servillo, giornalista mondano, anzi “re dei mondani”, passata quota 65 anni continua a vivere la notte, a frequentare i party e le performance artistiche che si susseguono senza sosta per le vie della capitale. Laddove però gli ambienti sono pregni di rilevanza storica, i personaggi che incontriamo sono vuoti. “Tu chi sei? Tu non sei nessuno,” dice una bambina a Jep e lui in effetti non sa cosa ribattere. Ci troviamo di fronte a un’umanità svuotata, a discorsi che sono un semplice “bla bla bla” buoni per i salotti bene romani, ma non tutto è perduto. ATTENZIONE SPOILER Nel finale, Paolo Sorrentino vuole regalare un filo di speranza al suo protagonista. Peccato sia proprio la parte meno convincente del lavoro. Dopo averci accompagnato nell’Inferno di questa “amara vita”, il regista tenta una via misticoreligiosa poco riuscita con la figura della Santa. Tutta la pellicola è giocata sul contrasto tra sacro e profano ma, laddove con la rappresentazione del secondo, il film si avvicina al capolavoro, con la messa in scena del primo incespica. Forse però non è nemmeno colpa di Sorrentì. È solo che nell’Italia di oggi c’è spazio unicamente per i gironi infernali e un Paradiso è proprio meglio non cercarlo.

“JOBS” DI JOSHUA MICHAEL STERN Cast: Ashton Kutcher, Dermot Mulroney,

Josh Gad, Lukas Haas

Ok, abbiamo inserito Jobs tra i film da evitare, ma non è che sia proprio da evitare come la peste. Si tratta, anzi, di una visione interessante, però i meriti sono tutti da attribuire al personaggio di cui tratta. A livello cinematografico, la pellicola è invece parecchio deludente. La regia è piatta, l’interpretazione di Ashton Kutcher decente ma non del tutto convincente, e insomma non riesce a rendere merito in pieno alla figura su cui è incentrata. Quale figura? Non l’abbiamo ancora detto ma dal titolo probabilmente l’avrete capito da voi: Steve Jobs. Il geniale imprenditore e inventore americano scomparso nel 2011 avrebbe meritato un biopic di ben altro livello. Se Mark Zuckerberg di Facebook s’è beccato un capolavoro dei nostri tempi come The Social Network, il cofondatore (insieme a Steve Wozniak e Ronald Wayne) di Apple avrebbe meritato almeno altrettanto. Quella che ne è uscita è invece una pellicola che si limita a raccontare, in maniera lineare e senza coraggio, una parte della vita di Jobs, dagli anni universitari fino al periodo precedente l’ideazione dell’iPod. Laddove al genietto della Apple piaceva sempre rischiare e mettersi in gioco, questo film decide di fare esattamente l’opposto. Sceglie di svolgere il compitino in modo diligente, anziché provare qualcosa di nuovo. Jobs è una visione che gira su Windows, non su Macintosh. È una pellicola che indossa le cuffiette nere di un vecchio Walkman, non quelle bianche stilose dell’iPod. È il film biografico che potrebbe essere perfetto per un Bill Gates, non per uno Steve Jobs.

MOVIE --------Da Evitare



di Marco Bianchi

FASHION_The Interview

NOT TIME TO LOSE ----------

Minimarket del Riciclo

46

La storia di

Quella di Minimarket

Minimarket e di come

è una esempio che

questi ragazzi

dimostra come la

hanno costruito

forza delle idee,

in un paio d’anni

il tempismo e le

un brand, anzi una

intuizioni possono,

serie di brand di

più di capitali e di

successo sotto un

strategie pianificate

unica sigla (NTTL),

a tavolino.

ha qualcosa di

Una delle storie

unico e miracoloso.

più incredibili

I negozi aperti uno

dell’urbanwear

via l’altro in tutta

italiano si sta

l’italia, una serie di

scrivendo nel

linee che nascono

periodo più difficile

in successione

dell’economia del

e diventano

nostro paese.

best-seller in

Abbiamo voluto

centinaia di negozi,

intervistare

la capacità di

direttamente i

cogliere al volo

ragazzi per capire

ogni tendenza

come sono riusciti

trasformandola in

in questo piccolo

un progetto vero.

capolavoro.


Partiamo dall’inizio di questa storia. Raccontatemi quando nasce Minimarket. Tutto nasce dall’incontro virtuale dei due soci, Filippo Lombardo e Davide Frappietri, avvenuto grazie ai social che oggi, non a caso, sono il maggiore mezzo di comunicazione tutt’ora utilizzato dalla nostra azienda. E’ proprio su Facebook che Filippo nota la creazione di una t-shirt realizzata da Davide e decide di contattarlo. Tanti brand sotto un’unica ‘sigla’, una crew e una società che si chiama NTTL. Ma cosa significa questo sigla, me lo potete svelare? Not time to loose. Quando avete capito che stava succedendo qualcosa di grosso? Non lo abbiamo ancora capito. Quanti negozi avete aperto fino ad oggi e quanti negli ultimi 12 mesi? Ad oggi abbiamo 21 store Minimarket in tutta Italia, la media di una nuova apertura al mese. Come capita a volte nella vita, spesso si fatica a convincere i primi e poi a seguire tutto diventa più semplice. E’ stata dura all’inizio? E’ stata dura, durissima. Siamo partiti da zero, proprietari unicamente di un’idea sulla quale abbiamo puntato tutto mettendoci completamente in gioco (abbiamo dovuto posticipare l’apertura del nostro primo store di Rimini perché non avevamo i soldi per comprarci la cassa…). Oggi per fortuna possiamo dire che è un po’ più facile. La fatica e l’impegno, che non abbiamo mai smesso di dare, sono stati ripagati velocemente dalla fiducia di chi ha creduto in noi, mettendosi in gioco a sua volta e chiedendoci di poter seguire quello che abbiamo iniziato a costruire ed entrare a far parte nel progetto Minimarket. Al contrario, oggi che tutti vi richiedono di aprire un Minimarket e vogliono i vostri prodotti, è facile dire no? In che modo accettate delle collaborazioni di franchising e

quando rifiutate? Non è mai facile dire di no, ma a volte è necessario. Le collaborazioni che fino ad oggi abbiamo sposato sono nate tutte dall’esplosione di un mix di ingredienti per noi fondamentali: positività, passione e sinergia. L’età media dei ragazzi che hanno aperto uno store Minimarket è di 22 anni. Sono giovani che hanno voglia di riscattarsi da una società che in questo momento è in grado di offrire ben poco. Hanno passione, hanno voglia di fare, hanno sogni. Ecco, se dovesse mancare tutto questo, i soldi non sarebbero sufficienti. Quanto conta il rapporto umano in quello che fate e quali sono le qualità fondamentali per essere nella vostra squadra? Il rapporto umano è fondamentale. Il nostro staff, grazie al quale ora non potremmo essere quello che siamo, è il motore dell’azienda. Persone che credono in noi e nella nostra realtà e con cui c’è un reciproco rapporto di stima e fiducia. Come è possibile in tempo di crisi avere oggi una crescita di questo tipo? Con una totale dedizione al proprio progetto. Quali sono ad oggi le linee che avete lanciato? C’è qualche linea in prossima uscita di cui mi volete anticipare? Ad oggi la N.T.T.L. SRL è proprietaria e distributrice di sette differenti brand: Minimarket, BetPet, NAIS, L’idea di Sara, M.U.T.I., ZEN e Poeti Rock. A breve uscirà anche una nuova bomba, Criminal Brothers, presentata in anteprima in occasione del prossimo evento Pitti a gennaio. Non c’è il rischio di montarsi la testa e perdere il contatto con la realtà? Il contatto con la realtà forse lo abbiamo già perso da tempo… Da quando abbiamo deciso di inseguire il nostro sogno. Le nostre teste però non si sono ancora montate, non abbiamo ancora raggiunto il nostro obiettivo!

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Innanzitutto: come fate a cogliere i trend? Ricerca, intuizione, passione, uno staff eccellente e il non porsi alcun limite perché da tutto si può trarre ispirazione. Uno dei vostri segreti è stato quello di essere sempre attenti e veloci nel cogliere nella aria mode e tendenze e nel passare dall’idea al prodotto finito in tempo velocissimo. E qui che c’è un altro lato dell’importanza del Made In Italy: la possibilità di produrre sul territorio, di seguire la produzione personalmente e la possibilità di poter avere il prodotto tra le mani dopo pochi giorni averlo concepito... Immaginiamo, se produceste in Cina, quanto ci mettereste a ricevere riassortimenti, campionari e tutto il resto. Esatto. E’ questo che ci consente non solo di passare in breve tempo dalla bozza di un’idea alla realizzazione del capo, ma di mantenere una realtà estremamente dinamica e veloce e, come noi amiamo definirci, contemporanea. A volte possiamo sembrare circondati dal caos, ma stiamo solo viaggiando di pari passo con la moda e le tendenze che, solitamente, non amano i ritardatari. Minimarket e la copie. Ho visto che spesso tantissime vostri prodotti sono stati copiati. Cosa pensate quanto vedete ‘fotocopiato’ un vostro prodotto e come vi tutelate? In queste situazioni sarebbe forse opportuno mantenere una certa diplomazia, ma non è il nostro caso. Dato il sangue caldo che scorre nelle nostre vene non possiamo e non vogliamo essere politicamente corretti di fronte a situazioni di plagio. Non siamo i tipi che credono alle frasi fatte tipo “Tante copie, tanto onore”. Noi crediamo in altre cose, quelle vere, quelle che possono fare moda, quelle che ci hanno permesso di creare un vero e proprio Stile. Si tratta di creatività, idee nuove, di rivisitazione PERSONALE… Beh, abbiamo constatato che non tutti ce l’hanno. Per fortuna però possiamo vantare clienti che sanno riconoscere l’originalità del capo e ci premiano continuando a sceglierci. Un altro grande merito che vi attribuisco e quello di cogliere al volo le tendenze, ma di riuscire a elaborarle in maniera vostra e assolutamente personale. Non c’è nulla che sia copiato ma è tutto molto originale, molto ‘minimarket’... In cosa consiste il gusto ‘minimarket e la vostra impronta? Come hai già detto tu nella domanda, Minimarket ha creato il suo stile.

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Quest’estate ha iniziato a scoppiare in giro per l’europa la febbre della stampa allover a sublimazione, in particolare su felpa. Voi nel giro di 2 mesi siete riusciti a uscire con una collezione di nome M.U.T.I, che ha


lasciato tutti a bocca aperta e che costava la metà di molti altri brand. Avete voglia di raccontarmi come avete fatto? Uno staff preparatissimo che riesce a mettere subito in pratica le nostre intuizioni e le nostre richieste, richiedendo sempre il 100% in ogni singola fase che accompagna il capo, dall’ideazione alla messa sul mercato. Se vuoi essere vincente, non puoi far sì che una cosa escluda l’altra. Devi contemporaneamente mantenere i più elevati standard di produzione, la qualità dei materiali utilizzati e un ottimo prezzo. Nttl e il rap . Ho la sensazione che anche qui avete centrato un altro obiettivo. Abbiamo vissuto gli anni ‘90 e i primi 2000 con i miti dei calciatori e le veline. Calciatori che erano modelli di stile e facevano vendere i capi. Modelli lontani spesso dalla realtà e dalle persone vere. Oggi per fortuna nella moda non se li fila quasi più nessuno. I calciatori continuino a incantare all’interno degli stadi. Invece a quanto pare il mondo hip-hop è diventato il motore dello stile urban. Persone seguitissime, con tanti fan, ma allo stesso tempo più vere e che il pubblico sente più vicine. Mi sbaglio? Come è nato e cresciuto questo rapporto con il mondo del rap? Il rap è la nostra passione, da sempre. Prima lo seguivamo e guardavamo i nostri miti solamente con occhi di fan. Poi, quando si è presentata la possibilità di incontrare alcune delle persone facenti parte del panorama del rap italiano, si è scatenata subito una forte sinergia. La moda e la musica sono entrambe due forme d’arte che parlano alla gente, in maniera semplice e diretta. Molti cercano di attingere dal mondo della strada per trarre ispirazione. Noi invece ci sentiamo parte della strada proprio come lo è l’hip-hop. Minimarket e Guè Pequeno. Come è nato l’incontro e il feeling e come è partita l’idea di sviluppare la linea Zen assieme? Molto facile. Non poteva essere diversamente per noi. Quando abbiamo avuto l’occasione di incontrare personalmente Cosimo Fini, abbiamo capito all’istante che era il testimonial che stavamo cercando. Il suo stile, l’icona che rappresenta nel mondo della musica e la sua personalità, oltre al suo amore viscerale per la moda, non ci hanno lasciato dubbi. Così, tra un pranzo e qualche bottiglia di Shampo di troppo, è stato facile entrare in sintonia. Dopo solo un mese eravamo soci della linea ZEN che a 60 giorni dalla sua uscita ha già superato i 20.000 capi. Questo successo è merito della collaborazione di tre eccellenze: Minimarket, Cosimo Fini e Giorgio Di Salvo. Ed è già pronta la nuova collezione P/E 2014 che sarà presentata al Pitti di

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FASHION_ The Interview gennaio. So che oggi supportate anche giovani fenomeni rap/hip hop che stanno facendo strada. E’ vero che avete prodotto anche un video? Quali sono i giovani più promettenti della scena? Mi fate il nome di un cantante che ci stupirà prossimamente? Ci sono un sacco di nuove promesse, tra queste anche molte nostre amicizie e proprio per non fare torto a nessuno non facciamo nomi, certi che avrete modo di conoscerli molto presto anche da soli. Cosa vorreste che fosse NTTL/ Minimarket tra 5 anni e dove sognereste di trovarvi tra 10 anni? Continuare ad essere quello che siamo, perfezionandoci, migliorando, ma senza dimenticare chi siamo e da dove veniamo. Abbiamo fame e ambizione da vendere, queste sono le doti migliori e non ci diamo né traguardi né limiti. Il nostro motore è il business solo se intriso di passione, perciò tra 10 anni potresti anche trovarci dall’altra parte del mondo a vender piadine se questo ci facesse star bene. Un sogno nel cassetto personale al di fuori del mondo della moda? Un sogno alla volta, lasciateci il tempo di svegliarci da questo. Sempre in giro per l’italia, ad aprire un nuovo negozio dietro l’altro o a dare vita a un evento. Non vi ho mai visto fare una vacanza negli ultimi 2 anni. Mi sbaglio? A quando e dove un po’ di meritato riposo? Hai ragione… Ma se non considerassimo e non vivessimo questa bellissima avventura come fosse già una specie di vacanza, ora non saremmo qui.

www. minimarketstore.it

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WAIT_Shooting

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Ginevra Sorgente “Camaieu� Photography: Antonio Guzzardo Makeup artist: Valentina Pintus Designer: Ginevra Sorgente www.facebook.com/ ginevrasorgentefashiondesigner Model: Giuseppe@ yourwaymanagement Thanks to: Mimmo (Milo) Lodedo, Elena Muratore

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di Annalisa Varesi

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IL PRIMO VERO SHOWROOM ONLINE ITALIANO

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WelcomeOrder

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Un progetto innovativo a cui Wait partecipa come co-fondatore e media partner, nato da soli 6 mesi. Welcome Order è il primo vero showroom online italiano. Abbiamo intervistato Marco Bianchi, Marco Sermoneta e Giuseppe Donati co-fondatori del progetto.


Ciao Marco come nasce l’idea di Welcome Order? Vorremmo fare una premessa. Non vogliamo arrogarci il diritto di aver inventato niente. Diciamo innanzitutto che Welcome Order è un’idea apparentemente geniale, ma noi non abbiamo inventato nulla di nuovo. Si tratta dell’evoluzione di un classico business to business, già presente in maniera embrionale sui siti di molti brand ed esistono esperienze analoghe americane ed europee. Noi però gli abbiamo dato una forma innovativa e abbiamo adattato il format alle nostre idee, che arrivano dalla esperienza lunga ed eclettica del nostro staff. Welcome Order nasce come una reazione forte. Uno slancio verso il futuro e, allo stesso tempo, dalla voglia di superare tante problematiche del settore. Quali problematiche? La crisi ha messo in luce problematiche già esistenti che ora si sono accentuate. Noi con questo strumento diamo una risposta effettiva a molte di queste. Welcome Order si mette al servizio di negozi, brand e agenti, creando una piattaforma per evolvere ed ottimizzare il loro lavoro, velocizzarlo, risparmiare tempo e costi di spostamento. Quali sono i vantaggi per i negozi? Con Welcome Order i negozi possono innanzitutto visionare le collezioni via web in anteprima, sia quelle sul pronto che sul programmato, ed effettuare i loro ordini direttamente online. Pensate al risparmio di tempo, di benzina, di energie. I negozi nel corso della stagione spesso si accorgono di aver necessità di un determinato prodotto, di cui sono carenti: andando sul nostro portale possono immediatamente visionare le migliori offerte per le categorie di prodotti che stanno cercando. E riceverli in negozio dopo 24 ore. E se una collezione decidono invece di toccarla con mano,

possono contattare lo showroom di riferimento e prendere un appuntamento; tutti i dati sono presenti sul nostro sito. Non solo. Possono cogliere al volo offerte speciali e scontistiche di fine stagione che i brand mettono in atto per svuotare le scorte. E i vantaggi per i brand? I brand oggi vivono diversi problemi. Quelli che lavorano sul programmato, spesso a inizio stagione scoprono che una parte del magazzino rimane bloccata perche negozi che hanno ordinato hanno chiuso o non sono nelle condizioni economiche di ritirare il prodotto. Con Welcome Order, non solo incrementano le vendite e il numero dei clienti, ma possono immediatamente mettere in circolazione il prodotto per i negozi che invece lo richiedono. Inoltre, incrementano la visibilità del proprio catalogo su uno showroom virtuale che oggi ha una mailing listi di oltre 3000 clienti internazionali. C’è la grande occasione per un brand italiano di farsi conoscere all’estero in Europa e dagli store russi e cinesi che visitano il nostro sito. Non corrono il rischio di consegnare il prodotto a un cliente sconosciuto? No. Ogni cliente registrato è censito in maniera certosina, in ogni dettaglio: dai dati commerciali, ai brand che sono trattati nel negozio, al numero di vetrine. Ogni ordine inviato online è in realtà una ‘proposta d’ordine’ che è ricevuta sia dall’azienda che dall’agente di zona (che meglio di tutti conosce la piazza). La ‘proposta’ viene valutata sotto i vari aspetti (minimo d’ordine, disponibilità della piazza, adeguatezza del posizionamento), per poi dargli seguito positivo o negativo in base alla propria valutazione. E per i metodi di pagamento? Ogni brand sceglie il suo. Con l’estero si lavora normalmente con pagamento anticipato

con acconto alla conferma dell’ordine, ma anche in Italia si lavora molto con pagamento a vista per o pronto. E in tutto questo, gli agenti non si sentono scalvalcati? No. Laddove esistono gli agenti, con l’aiuto della nostra piattaforma hanno ridotto i costi, di viaggio e movimento, in particolare per veloci e piccoli riassortimenti, e hanno acquisito tanti nuovi clienti. Le provvigioni sono sempre a loro dovute perchè noi lavoriamo con un canone stagionale fisso. Questo è davvero il lavoro 2.0 nell’epoca di internet. Immaginate poi il disastro che spesso accade coi riassortimenti: normalmente sono inviate dall’aziende un pdf con il catalogo e a lato complessi excel con codici di prodotto senza foto. Il negozio deve fare un lavoro certosino per fare un ri-ordino, salvo poi, magari scoprire che i prodotti richiesti sono nel frattempo esauriti. Con Welcome Order a fianco delle foto del prodotto ci sono i quantitativi immediatamente disponibili: è sufficiente mettere i prodotti con le taglie desiderate nel carrello e premere invio. Le aziende aggiornano i magazzini in tempo reale su uno speciale excel e quindi non ci sono rischi di perdite di tempo. Un ultima considerazione: uno showroom può ospitare un numero relativo di aziende a seconda della superficie dello spazio. Con l’ausilio dello showroom online non ci sono limiti: è sufficiente saper usare la moderna tecnologia. Su che target lavorate? Il nostro target è medio alto e alto. Va dal negozio streetwear evoluto ai negozi con prime linee. Abbiamo diviso il sito in 3 categorie di brand: lo steetfashion, il fashion e hig fashion + l’avanguardia. I negozi di fascia alta oggi attingono alla fascia top, ma sono interessati a inserire anche progetti streetwear creativi e originali. La nostra vocazione rimane

in primo luogo lavorare con brand emergenti ricchi di talento, passione e creatività, qualunque fascia essi siano. Per quello Wait è oggi il nostro media-parner ideale: dieci anni di storia e di ricerca, sincronizzate con un nuovo strumento di vendita, certificano il progetto e lo rendono inimitabile. So che avete aperto il progetto verso la Russia e la Cina. Sì abbiamo delle figure dedicate alla presentazione del progetto e la sua promozione verso questi due mercati particolarmente ricchi e interessanti, ma allo stesso tempo difficili da penetrare. Ci stiamo lavorando su. Insomma: sembra un porgetto perfetto. Il cosiddetto ‘Uovo di Colombo’. Lo è. Mette d’accordo e felici tutto. Solo i dinosauri del passato possono pensare di non utilizzare un sistema di questo tipo. Welcome Order è 50% comunicazione e 50% business, perchè, in ipotesi estrema, se un brand non ricevesse ordini, avrebbe in ogni caso una visibilità straordinaria delle sue collezioni. Come promuovete il progetto? Innanzitutto col passaparola dei negozi e dei brand che hanno aderito, molti dei quali con grandi successi. Abbiamo una newsletter straordinaria, frutto di anni di lavoro, in italiano e in inglese inviata a oltre 3000 negozi del mondo tutte le settimane. Immaginate di essere i titolari di un brand emergente. Dopo un anno lo conosceranno tutti. E inoltre abbiamo un valore aggiunto che non ha e non potrò mai avere nessuno. Che cosa? Il supporto mediatico di Wait Magazine. Vuoi mettere? www.welcomeorder. com

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FASHION_The Interview

“GRAVITY DISTORSION AND TIME DISPLACEMENT”

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PeterNon

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di Marco Bianchi

La prima volta che ho visto le Peter Non è stata subito una folgorazione. è Quella piccola energia che mi sento scorrere nella schiena quando vedo una forma nuova, ma così azzeccata e perfetta, che era già nell’aria: ci voleva solo qualcuno che le desse una forma visibile e una materia palpabile. Gli inventori di Peter Non hanno avuto un piccolo colpo di genio: hanno coniugato la forma e la suola di una classica Birkenstock dandole però un design unico, riconoscibile e a mio avviso meraviglioso. Da lì, stagione dopo stagione, hanno ampliato la collezione mantenendo sempre un preciso gusto. e come è stato sottolineato da autorevoli buyer, hanno dato vita a un genere di prodotto completamente nuovo nel mondo della calzatura. E scusare se è poco. Abbiamo intervistato Massimo Pasqualon e Silvia Lo Giudice, i giovani creatori del brand.


Quando nasce il progetto Peter Non? Il progetto Peter Non nasce il 10 gennaio del 2011. Con che idee e perchè è nata la voglia di fare questa collezione? L’illuminazione arriva da un viaggio di tre mesi in Asia, una vera e propria pausa sabbatica dai precedenti lavori, che ci ha permesso di svuotare la mente e di ripartire con una prospettiva e una visione completamente diversa delle cose. Durante il nostro viaggio, osservando una calzatura tipicamente comfort (senza fare nomi), abbiamo pensato a quanto questo tipo di prodotto sia molto valido dal punto di vista della salute e della postura del piede, e a quanto sia altrettanto carente nello stile e nei materiali. Ed ecco l’idea: creare una calzatura comfort con tutte le carte in regola per essere anche cool. Avete un’azienda ‘di famiglia’ che produce calzature? No, ma abbiamo un’azienda di un’altra famiglia che ci tratta come figli. Qual è il vostro background, quello che vi ha portato fin qui? Tutto tranne che le scarpe. Massimo ha una formazione da industrial designer e un’esperienza nella comunicazione e nell’ambient design. Silvia viene da una formazione di marketing e gestione d’impresa, ha lavorato prima in agenzia di comunicazione a Milano e successivamente nel marketing di prodotto di Diesel. Ho visto che l’ultima collezione, a mio avviso molto bella, si è sviluppata tantissimo. Sia nei modelli, di cui alcuni specificatamente femminili, sia nella ricerca

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FASHION_The Interview dei materiali che nella loro lavorazione. Una collezione a mio avviso importante ma anche ‘impegnativa’ dal punto di vista produttivo. Mi sbaglio? Si, ci piace alzare di stagione in stagione l’asticella di dove possiamo spingerci. Man mano che assorbiamo nuove lavorazioni e nuovo know how cerchiamo sempre di reinterpretarli con il nostro stile. Ho osservato la vostra costanza e ‘pazienza’, nel percorrere la vostra strada. Sempre con grandissma coerenza ed estrema cura di ogni dettaglio e senza cercare scorciatoie o ‘furbate’. Un prodotto che è partito ‘monoprodotto’, che è stato subito accolto benissimo dai migliori buyer, che io definirei ‘palati fini’ ma che ha bisogno del ‘suo tempo’ per essere conosciuta e assorbita da un pubblico più vasto. Mi sbaglio? Io volevo chiedervi come fate a mantenere questa pazienza e coerenza. E’ davvero una cosa che ammiro. L’importante, quando si crea un progetto, è avere ben chiare le proprie idee in testa. La strada che si vuole seguire, i risultati che si vogliono raggiungere, i paletti autoinflitti che decidiamo di non superare. Uno dei maggiori punti di forza di Peter Non sta proprio nella coerenza. Questo permette a noi di essere super chiari con i nostri interlocutori, ma anche di fare in modo che il prodotto sia sempre riconoscibile. In questo modo, quello che trasmettiamo attraverso la nostra comunicazione e le nostre scelte stilistiche risulta qualcosa di assolutamente iconico. Non crediamo che questo processo sia complicato,

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a patto di avere chiarezza con sè stessi e continuare a superare i propri limiti. Quali sono i paesi che oggi hanno accolto meglio il vostro progetto? Visto lo stile del prodotto, questa è la domanda in cui tutti si aspettano che il Giappone sia la risposta. Ormai le nostre creazioni cominciano a trovarsi su tutti i principali mercati, oltre ad essere raggiungibili attraverso lo store online www.peternon.com/shop.

Ho visto che avete fatto una collaborazione speciale con Lucio Vanotti. Cosa mi dite al riguardo? Lucio Vanotti è prima di tutto un amico e poi è tra i designer italiani con cui più ci rispecchiamo per la coerenza con cui porta avanti il suo progetto. Peter Non e Lucio Vanotti si caratterizzano entrambi per il minimalismo e l’ergonomia delle forme. La collaborazione dal punto di vista stilistico è un make up realizzato da Lucio sulla nostra forma base. Ci sono altre collaborazioni in cantiere? Tante. Quali sogni avete nel cassetto con il vostro progetto? Avete qualche anteprima da darci? Il sogno che avevamo nel cassetto con il nostro progetto in realtà si sta già realizzando, con risultati che non ci aspettavamo di ottenere in cosi breve tempo.Ci siamo gasati parecchio quando Il chief buyer donna di Isetan, a Tokyo, ci ha parlato di Peter Non definendolo come una categoria di prodotto completamente nuova. Anteprime: anche qui le novità in arrivo sono tante, sia dal punto di vista del prodotto che da quello commerciale, ma per ora, acqua in bocca! WWW.PETERNON. COM

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London calling

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Jovonna London 68

di Marco Bianchi

Nata nel 2007, la linea Jovonna esplode a Londra. Jovonna è una giovane fashion designer che vive a Londra ma ritorna nella sua Cina per produrre le proprie collezioni. Nel 2010 nasce la sua sorella Jovonnista London, con un prezzo più accessibile e creata per essere distribuita all’interno di Topshop. Da lì il brand si diffonde in numerose boutique inglesi. Una linea che sa molto di una Londra giovane e glamour, fatta di vestitini sfizosi e dal gusto rock, camicette borchiate, dettagli in paillettes, trench leggeri. Uno stile irresistibile ad un prezzo veramente concorrenziale. Jovonnista è un nuovo must che oggi sta prendendo piede anche in Italia ed è proprio per questo siamo andati a intervistare la fondatrice del brand.


Ciao Jovonna! Abbiamo letto che sei mezza Inglese e mezza Cinese. Questo nel senso che i tuoi genitori sono cinesi e inglesi, oppure sei diventata inglese di adozione? Haha! Sono originaria della Cina, ma vivo in inghilterra da oltre 10 anni. Ora chiamo ‘casa’ entrambi i paesi. Che cosa hai preso dalla cultura dei due paesi? Il profumo della moda inglese è una tale ispirazione, praticamente per chiunque lavori nell’industria del fashion. L’attitudine ribelle e avventurosa mi ispirano in modo paricolare, senza per questo essere riflessi direttamente nei miei disegni, ma più che altro nella mia brandphilosphy. Mi piacerebbe vedere tutte le ragazze vestite Jovonna per colpire e per sentirsi speciali. Penso che essere cinese mi aiuti a mantenere una mentalità funzionale nel momento di disegnare le collezioni, scegliere i tessuti e i dettagli. Vorrei disegnare qualcosa di vestibile, coordinato e durevole. Com’è iniziato il tuo cammino nella moda? Sia mia nonna che mi mamma erano in grado di tagliare e realizzare i propri vestiti. Questo mi ha ispirata fortemente durante la mia crescita. Ho iniziato con l’idea di avere il mio proprio brand e ho lavorato per una piccola casa indipendente di gioielli e questo mia insegnato cosa fare e cosa non fare nella fashion industry. Ho poi iniziato a vendere i miei design a Londra, al mercato di Portobello e al vecchio mercato di Spitalfield durante i weekend. Allora sono stata scoperta da Topshop e Asos e a quel punto le cose sono decollate abbastanza rapidamente. Quando ti sei resa conto che il tuo brand aveva un fortissimo appeal? Quando le piccole e grandi boutique del mondo hanno iniziato a inviarmi email. E’ stato quello il momento in cui mi sono resa conto che avevo un posto nel mondo del fashion. Quando è inziata la collaborazione con Topshop? Un giorno un buyer mi ha intercettata al Old Spitalfield market, dopo che mi aveva cercata per un po’ in quando aveva visto i miei modelli in alcune boutique e su Asos.com Cosa ti aspetti dal mercato italiano? Sono lusingata dall’accolglienza caldissima che le mia collezioni hanno avuto e di come i clienti italiani abbiano accolto me e il mio design.

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Vorrei diventare l’alternativa italiana ai soliti marchi high-street e costruirmi una base di clienti a cui offrire ciò che cercano quando hanno bisogno di vestiti creativi. Sei esaltata dall’inizio della collaborazione coi i più importanti negozi italiani come Excelsior a Milano? Avere il sigillo dell’approvazione di alcuni tra i più influenti store a Milano e un grande spinta per la mia fiducia. Vorrei ringraziare il mio distributore italiano Baltimora per aver fatto un eccezionale lavoro di marketing e per aver dato al brand uno speciale appeal verso il pubblico. Che cosa ne pensi dell’Italia e del suo senso dello stile? Ho un grande amore per il profumo dello stile italiano. I ragazzi e le ragazze hanno una grande attenzione al dettaglio quando acquistano quello che vorrebbero vestire. Studiano ciò che vestono loro e quello che vestono gli altri. La moda e lo stile sono una parte importante della vita di ogni giorno. Qual’è il mercato, dopo quello inglese, che ti sta dando maggiore soddifazione? Penso che lo stile inglese sia molto ricercato al momento, con pionieri come Christopher Kane, J.W Anderson and Roksanda Ilincic per citarne solo alcuni. E’ un grande momento per entrare in altri mercati europei come l’Italia, la Germania e la Spagna. Non c’è un paese in particolare che mi da più soddisfazione di un altro. Sono sinceramente grata quando i negozi scelgono di vendere il mio brand, perchè so quanta competizione feroce c’è la fuori. Da dove prendi ispirazione? Dalle passerelle? Dalla strada? Dalla vita reale? In quale maniera nascono le tue collezioni? La mia più grande ispirazione arriva dai miei fornitori di tessuto. Questo mi aiuta a reallizzare i modelli che sogno e a disegnare quello che vorrei che vestissero le ragazze-Jovonna. In aggiunta a questo osservo le sfilate dei miei designer preferiti e guardo religiosamente alcune delle più influenti passerelle. Qualche volta questa diventa anche una ragione per evitare di usare idee simili a quelli dei brand più importanti in quando so che, di conseguenza, molti fashion-brand avranno in collezione qualcosa di molto simile.

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Quale sarà il trend della prossima stagione in cui tu credi maggiormente?


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La stagione primaveraestate 2014 è molto fresca, orientata alle stampe: le ragazze e i ragazzi saranno più audaci nell’utilizzo di blocchi di colore e mix di stampe. Sarà una stagione divertente per vestirsi. Jovonna salirà certamente su questo carro ma manterremo anche diversi disegni classici e useremo gli ultimi tessuti, perchè non possiamo tutti vestirci come alberi di Natale durante la vita quotidiana. Info distribuzione Italia: www.baltimora studio.it www. jovonnalondon. com

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Wait shop

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Paris Roma

Per chi come me è profondamente affascinato dallo stile cosiddetto dark rock, Paris di Roma è un nome quasi leggendario. Un negozio che avevamo da tempo tanta voglia di inserire nelle nostre interviste. Eccoci qui, finalmente ad intervistare stefano, il titolare.

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di Marco Bianchi


So che il negozio ha una lunga storia. Me la racconti? C’è stata una evoluzione di prodotto nel corso della storia del vostro negozio. Quale? Paris nasce agli inizi degli anni cinquanta, anni di ricostruzione, il dopoguerra, dove si viveva in bianco e nero, le carte erano state rimescolate e molte certezze erano crollate. Mio padre, come tanti altri, prese l’iniziativa e si inventò una nuova esistenza. Un banchetto all’aperto, su strada, quello era Paris... In vendita prodotti americani come lenzuola, occhiali, saponi, dentifrici, tutto rigorosamente Made In Usa e tutte novità difficili da trovare a quei tempi. La Pan American World Airways era il sogno che portava lontano... Devastata dal 2° conflitto mondiale, l’Italia si riprende e conquista il benessere. Il banco di Paris attraversò con fortuna gli anni cinquanta. I clienti aumentarono, i prodotti in vendita erano molto ricercati e all’ inizio degli anni sessanta sul banco arrivarono i primi jeans, sempre rigorosamente americani: Levi’s, Lee, Wrangler. Erano i costumi a cambiare, erano le basi per quello che poi verrà chiamato SportsWear... Artisti, modaioli incalliti, nobili in decadenza, borghesi e disperati facevano la fila per accaparrarsi un paio di Jeans. Fù un successo. Alla fine degli anni sessanta, le rivolte studentesche diedero a questo modo di vestire una sorta di appartenenza, una divisa. Il rifiuto della società dei consumi ironicamente portava a nuovi costumi. Mio padre aprì il banco con un Italia che aveva difficoltà a mettere insieme una cena e si ritrovò con il miracolo economico, per poi arrivare alla contestazione. Oramai davanti al banco c’era la fila, ci si accapigliava per le Clarcks, per i Levi’s, per le Chester...

Era il momento di fare. Mio padre aprì un negozio, lo chiamò Paris. Era il suo nome, era conosciuto con quel nome, ed era un nome antico ed esotico...andava bene! La struttura era semplice: banconi in legno, mobili in ferro e manifesti senza cornice sui muri. Il tutto strapieno di pantaloni, scarpe, camicie e maglioni, ed una folla a curiosare e comprare. Era il negozio perfetto per la fine degli anni sessanta. Era crudo e disordinato affatto patinato, arrivavano gli anni di piombo... Nel 1970 la Import Line di Firenze, distributore Levi’s italiano, premiò il negozio per essere stato il primo nelle vendite in tutta Italia! Lo SportsWear prese forma. Fila, Tacchini, Ellesse, Dolomite entrano da Paris, lo sport venne sdoganizzato ed i primi capi tecnici vengono adattati alla vita di tutti i giorni. Gli anni passano, il negozio Paris restò ad affrontare il ‘’Fashion’’ anni ottanta, il decennio ubriaco della Milano da bere, il ritmo frenetico, Roma si veste di nuovi abiti quasi sempre ‘’firmati’’, arriva la ‘’moda’’. Paris apre un secondo negozio fedele al mito americano. Arrivano le Timberland arriva anche Craxi... il nostro Rambo. Nuovi miti e valori, ognuno pensa di potere fare qualsiasi cosa... Anni novanta, Paris mi accoglie con Henry Loyd, Barbour, Husky, Dr Martens, Levi’s... Sportswear e tradizione. In quale momento c’è stata il passaggio verso prodotti “rock e gothic”? Quando, agli inizi degli anni novanta, ho cominciato a lavorare da Paris mi sono istintivamente reso conto che avevo non solo un eredità famigliare, ma anche una grande storia di lavoro romana. Ma io ero diverso. Degli anni che ho attraversato a mente prima, gli anni di mio padre, e che io in parte non ho neppure vissuto, mi avevano

colpito le sottoculture, le sfumature... Pensando all’Italia mi vengono in mente le comparse della Dolce Vita, il Beat Italiano, i primi Ultrà nelle curve , l’arte cinetica e via dicendo. In questo si può inserire il “passaggio” verso un altro stile. Anche se io preferisco evitare parole come “rock” e “gothic”. Cerco di mescolare lo shaker con vari elementi, agitarlo e preparare un cocktail adatto ai giorni nostri, al 2013. Altrimenti, rimane quel

gusto amaro di passato che non è mai andato come doveva a andare. Ho iniziato nei primi anni novanta, gli anni dei Nirvana. Il bicchiere della Milano da bere era vuoto. La corsa frenetica era finita...Nascevano termimi come “baggy”, arrivava lo “Street”. I centri sociali riunivano a Roma gente di tutti i tipi e lo stesso facevano i primi rave capitolini. La gente voleva essere comoda e disponibile. I “punkabbestia” lo erano.

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North Face, Columbia, Carhartt, Dickies e poi le scarpe da skate, Emerica, Globe, DC Shoes ed anche Chocolate ed Indipendent e la Stussy. Era un fiorire di nomi, la maggior parte americani. Ne passarono tantissimi in negozio in quel periodo. Le influenze erano tante: writers, Hip Hop, Rave, Skate, Surf e tanto altro. Era lo Street... Paris era Street ed io con lui. Arriva il duemila, il nuovo secolo, e Paris festeggia i cinquanta anni e invecchio anche io. Prima odiavo il termine bottega, così diminutivo rispetto alla laboriosità di negozio come “anti-ozio”. La globalizzazione, il mondo che sconfina la “bottega” come luogo quasi artistico destinato a riporvi oggetti di ogni sorta, souvenir di viaggi lontani. Inizio a girare per fiere, mercati, scantinati, atelier e gallerie. Mi diverto, cerco cose nuove, arrivano nuove collezioni, nuovi stili. Anche di vita. Inizio con Evisu, Burro, Supreme, Neighborhood, Duffer of Saint George, Unrivaled, Mastermind, Maharishi, Marjan Pejoski. Paris diventa veramente una cosa personale. E siamo ad oggi Dicembre 2013. Mi ritrovo con Lost&Found, Boris Bidjan Saberi, Incarnation, Julius-Garden, The Viridi Anne, Inaisce, Barbara I Gongini... e tanta altre! Cosa rappresenta Roma per voi? Quanto c’è di ‘Roma’ nel vostro store? Potreste aprire o gestire un negozio in un’altra città italiana? E in Europa? Se doveste spostarvi dove aprireste un altro negozio ? “PARIS” è una storia romana, vive e si svolge a Roma. In qualsiasi altra città del mondo sarebbe stata un’altra storia. Ha un essenza storica nella città di Roma.

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Quali caratteristiche deve avere un marchio per poter entrare nella tua brand list? Quale prodotto (al di là delle vendite) siete pù orgogliosi di vendere? C’è un marchio che pensate di avere scoperto e lanciato? Guarda, in verità è molto istintiva la scelta. Riafforano i ricordi e mi lascio trasportare da una nuova collezione, oppure penso ad un mondo futuro e mi immagino dei nuovi usi e costumi adatti. E poi la parola “marchio” non mi piace, mi ricorda molto le vacche marchiate a fuoco dai cow-boys! Preferisco un nome da ricordare magari con difficoltà, con il tempo, preferisco lo stile, il tecnico, il confortevole,


il sartoriale, l’handmade, il folk, le quadriglie, l’autentico, l’acustico. Credo nell’internazionalità. Non conosco nessuno che abita nel mio palazzo quì a Roma e ogni giorno c’è un occasione di contatto con un cittadino del mondo. Questa è una caratteristica di oggi, del mio oggi, delle collezioni che mi interessano. Un senso riconoscibile internazionale legato a tutti i paesi del mondo, anche se poi magari pensato e creato in un piccolo paese del Molise. Ed è anche nell insieme che il negozio, la bottega, la boutique ha un senso. Deve essere vero, autentico, deve avere uno stile... Ed è in questa ottica che lo proponiamo, ma non lanciamo, nel senso di far conoscere, far sapere come non fossero solo cose materiali, ma con un valore in più. Un mondo piccolo, ma sempre un mondo, quello che ruota intorno a Paris. Si torna a Roma, alle persone che osservano le vetrine e non entrano, a chi invece entra, alla musica di sottofondo, un ambiente, gli abeti appesi, i personaggi... Non è un marchio, è un insieme di variabili. Nella ricerca di nuove collezioni talvolta basta un occhio motivato, la curiosità. In un club, in un bar, per strada si coglie uno stile, una provocazione... Si parte dallo stile, poi arrivano i “prodotti”. Si cercano i prodotti quando piace uno stile. Come vi rapportate con questa situazione di crisi? La sentite? Quali sono le vostre strategie? Certo in Italia, come in altri paesi, la situazione non è allegra ma mentre noi perdiamo le nostre certezze, i nostri valori ed anche i nostri soldi, nel mondo ci sono milioni di persone che si arricchiscono di certezze, valori ed anche di soldi. Siamo una realtà romana e quindi lavorare solo in loco sicuramente rappresenta una difficoltà. Guardare la vita in maniera oggettiva non è semplice, ma ci fa capire molte cose, ci pone al di sopra delle parti. Ho una boutiquè a Roma, in una Italia piena di fuffa, ma non perdo di vista i miei valori, la mia verità. Questa è la mia strategia.. Sbaglio o non avete una pagina Facebook e un sito? Scelta alternativa o allergia alla moderna tecnologia? Avete o avete intenzione di aprire uno shop online? Allergia alla moderna tecnologia! E’ vero, da Paris non abbiamo Facebook e neppure un sito anche se quest’ultimo effettivament è in programma. Comunichiamo con Instagram come @

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parisrome e con un blog “ParisOracle” in modo, come dire, tecnologico. Credo in una comunicazione spirituale, non dico un partecipare all’altare ma almeno un senso credibile, di stile, di pensiero, di idee da comunicare. Senza troppi commenti ed interferenze, senza troppi “marchi” da divulgare. Il punto fermo rimane lo stile, quello fà la differenza. Se non avessi un negozio cosa faresti nella vita? Il DJ di salsa a Manila o forse un allevamento di lombrichi commestibili in Val d’Arno.

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3 canzoni (nome canzone e autore) che ami mettere come sottofondo musicale nel vostro store. Insomma, qualcosa che si addice al vostro spirito. Il folk psychadelico degli Arborea in ‘ Fortress of the sun’ Slow Focus dei Fuck Buttons... acidi e ipnotici. E poi gli italiani MopMop ‘Isle of Magic’. Credere per vedere... parisoracle.tumblr. com



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Fashion man ----------

Sweater Weather

Industry of All Nations//

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Non importa quello che facciamo ma come lo facciamo. E’ questo il motto di Industry of All Nations, un progetto che lavora a livello mondiale per sviluppare le eccellenze locali in un ottica di un mercato che non depredi e sfrutti dall’esterno le risorse, ma che contribuisca a sviluppare le abilità dei nativi e dei lavoratori senza modificare il loro stile di

vita. E’ così che questa maglieria viene sviluppata grazie al lavoro di una cooperativa di La Paz le cui principali azioniste sono 1200 famiglie di coltivatori degli altipiani boliviani. Il frutto del loro lavoro è l’Alpaca, fibra naturale e altamente pregiata con cui sono poi filati questi meravigliosi maglioni.

www.industryofallnations.com


Burberry

Burberry

Thom Browne

Givenchy

Kolor

Todd Snyder

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Missoni

Saint Laurent

Paul Smith

Moncler

Waler Van Beirendonck

Carven


Howlin// Howlin’ ha sede ad Anversa, nel Belgio settentrionale, nella regione delle Fiandre. La famiglia sin dal 1981 produce maglieria in Scozia. Ebbene sì, avete letto bene... Loro sono di Anversa, ma si sa, i commercianti delle Fiandre sono molto abili e quindi grazie alle loro rapporti commerciali la maglieria che creano è realizzata in Scozia in fabbriche tradizionali altamente qualificate, per poi essere venduta in tutto il mondo e all’interno del rinomato negozio di famiglia ‘Morrison’. Nel

2009 nasce Howlin‘ (noto anche come Howlin’ by Morrison) il brand che è il frutto di questo know-how decennale e di un mix di alta qualità, autenticità, un prezzo concorrenziale e infine, last but not least, un gusto delizioso. E’ così che Howlin’ in breve tempo diventa un marchio di maglieria inserito nei migliori store indipendenti di alta gamma. Oggi Howlin’ è un piccolo gioiellino in continua crescita. Da tenere d’occhio.

howlin.eu

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White Mountaineering

Moncler

Undercover

Maison KitsunĂŠ

Inveerlallan

William Fox & Sons


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Fashion woman ----------

Chic& Cozy

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Saint Laurent


Mary Katrantzou

Lanvin

N째21

Tibi

Chloe Sevigny x Opening Ceremony

Ivan Grundhal

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di Marco Bianchi

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Reviews

Leit Motiv Fall-Winter 13/14// Leitmotiv nasce dalla capacità creativa di Juan Caro e Fabio Sasso. Juan, sudamericano, si trasferisce in Europa e si specializza in arte visuale. Fabio, studente al Dams di Bologna, realizza una ricerca sul rapporto tra arte e moda e intanto si forma come sarto. Insieme, dal 2006, creano Leitmotiv: un’armonia di ricerca artistica e artigianato sartoriale. Nel loro lavoro, la moda trae spunti dall’arte; questa ambivalenza si esprime attraverso la ricerca di materiali, fantasie e pattern. L’atmosfera delle loro creazioni è al confine tra il gusto barocco e decorativo di Fabio e la

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trama gotica di Juan; traggono ispirazione da immaginari complessi, fiabeschi e surreali che trasformano in suggestioni visive attraverso le stampe e gli accessori, in perfetta continuità tra le forme del maschile e del femminile, tra gli elementi del passato e del futuro, tra il cimelio e l’avanguardia. La collezione Fall/Winter 13-14 è un vero trionfo di colore e calore, la sua donna è una fata - o meglio una vera regina del bosco - che gioca con forme, tessuti e fantasie con gusto e naturalezza.

www.leit-motiv. com


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Clock Two by Biegert & Funk

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Hanno avuto la classica idea geniale. Quella che dici: perchè non ci aveva ancora pensato nessuno? O meglio, perchè non ci avevo pensato io??? E’ infatti, posso immaginare che un’idea simile l’avesse già avuta e messa in pratica anche qualcun altro, magari qualche tipico brand di orologi giapponesi. Qui però, dell’idea se ne sono impossessati i designer tedeschi di Biegert & Funk. E quindi hanno realizzato una cosa a modo loro: un design preciso, una costruzione pulita e impeccabile. Una qualità altissima. Forse anche troppo, oserei dire, visto il prezzo del prodotto (l’orologio da parete parte da 885 €). Ma c’è da dire che hanno sviluppato al meglio un’idea che porta alla creazione di 3 tipi differenti

di orologi: quello grande da parete (Qlocktwo), quello da tavolo (Qlocktwo Touch)e quello da polso (Qlocktwotouch W). Non basta: oltre ad aver sviluppato la gamma dei colori, hanno anche ampliato la gamma alle diverse lingue (oltre che in Inglese e Tedesco ci sono addirittura in Russo, Turco, Svedese, Danese, Norvegese e anche Italiano). Tra gli altri (tantissimi) premi, hanno vinto il Best Design Award del 2013 e l’ iF Product Design Award. Biegert & Funk è una company molto particolare: ha un approccio vario e multidisciplinare. Capace di realizzare non solo prodotti, ma anche pubblicità, campagne, brans e apps!

www.biegertfunk. com


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Supreme x Btuce Lee x Vans// Supreme sa sempre come trasformare concetti pop, magari già abusati, in qualcosa di figo. Ecco che arriva tutta una speciale capsule dedicata al leggendario Bruce Lee e, come se non bastasse, un’intera serie di scarpe dedicate a Bruce in collaborazione con Vans. Già oggetto di culto.

supremenewyork. com

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Carhartt x APC Fw 13-14// Anche questa stagione Carhartt e APC hanno unito le loro energie per dare vita a una capsule collection in grado di sintetizzare le caratteristiche di entrambi i brand. Il risultato è una collezione dove il gusto workwear si sposa con il minimalismo e la pulizia del marchio francese.

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Una collezione veramente completa che include anche intimo, giacche in pelle, capospalla, pantaloni e anche un orologio. Tra tutti i capi in particolare noi adoriamo il maglione in stile NATO con inserti sulle spalle.

www.carhartt. com


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Rains// Giorni di pioggia intensa? Dalla Danimarca arriva il prodotto piĂš stiloso. Una linea che si chiama, guarda caso, Rains e produce mantelle e capi anti-pioggia caretterizzati dal tipico stile pratico e

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minimale scandinavo. Un gusto pulito e sottile che adoriamo. La qualità è ottima e il prezzo assolutamente accessibile, da 80 a 115 euro. Disponibili sul sito ufficiale

www.rains.dk


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American College x Schott// Qual’è il brand che a livello di bomber ha lasciato maggiormente il segno negli anni ‘90? Ma Schott, ovviamente. Lo sappiamo, la moda è ciclica: ma non per questo il passato ritorna come una fotocopia. Va attualizzato. In quest’ottica sembra ancora più vincente la scelta di American College di uscire con una speciale serie in collaborazione con Schott con un fit

rivisitato: non più largo ma ‘slimmato’ e non più solo nero, verde e blu, ma in una gamma di tantissimi colori, di tendenza.

www.american collegeusa.com

Nullame// Prendiamo un orologio. Defunzionalizziamolo completamente. Leviamo meccanismi, lancette. Lasciamo solo la bellezza di un oggetto, creato a mano, lavorando la pelle toscana e il legno. Un orologio che non segna più l’isterico scorrere dei minuti, ma che invita alla contemplazione, al riprenderci il tempo, the time to be. Ecco Nullame. L’idea è geniale, anche se

ad essere sinceri avevi già visto un concept analogo ad opera di Natalia Brilli. Nullame tuttavia è un oggetto del tutto diverso che profuma di legno e pelle e del piccolo meraviglioso mondo artigianale italiano. Lo trovate da Bjork a Firenze.

www.nullame.com

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Pedestrian// Credo che avere successo oggi, per un brand emergente di jeans e pantaloni, sia una delle imprese più difficili in assoluto. Sul 5 tasche e sul chino non si può far emergere una grafica fulminante, o logo molto ultra-visibile che diventa facilmente riconoscibile e virale, se indossato dalla gente e dal testimonial giusto come avviene per felpe e t-shirt. Per il pantalone non è proprio così. Ci siamo divertiti a stilare un’ipotetica lista dei 10 comandamenti per dare vita a un brand emergente di pantaloni di successo. Ecco il risultato dei nostri studi. Cosa deve avere il pantalone giusto per far breccia nel mercato? 1- Deve avere il fit più giusto. La prima cosa è questa: un pantalone deve vestire bene. E fare un bel sedere. Ma ricordate che le mode cambiano. Il fit che piaceva 2 anni fa, non

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piace più tanto la stagione presente. Il fit si evolve. 2- Deve essere quasi un mono-prodotto. Proporre al massimo 2 fit per non confondere totalmente i consumatori in un labirinto di varianti. 3- Deve avere una bella cartella di colori, portabili, dai classici blu, neri, grigi, fango fino a qualche colore più originale ma pur sempre mettibili. 4 Deve essere comodo, piacevole da portare. 5- Deve essere un prodotto di alta qualità, meglio se Made In Italy. 6- Deve essere ben distribuito, inserito in un circuito di bei negozi, le cui vetrine diano immagine e credibilità al prodotto e i cui clienti facciano da passaparola. 7- Deve avere un piccolo elemento di riconoscibilità, un elemento non volgare e non gridato ma che allo stesso tempo l’occhio sappia riconoscere e memorizzare. 8- Deve offrire un buon

ricarico per permettere ai negozi di scegliere lui anzichè un altro dei tantissimi brand presenti sul mercato. 9- Deve offrire un prezzo finale competitivo per il cliente. Fuori dall’ hifashion sono finiti i tempi dei jeans da oltre 200 euro. 89-90 euro sarebbe il prezzo ideale. 10- L’effetto magia. Non lo sappiamo spiegare ma è quel fattore imponderabile che contribuisce al successo di un brand. Un appeal misterioso. Ecco, facendo questo ipotetico elenco possiamo dire che Pedestrian, il nuovo brand di pantaloni lanciato quest’anno da Fashion No Victim possiede tutte le prime 9 caratteristiche (e probabilmente anche la decima). E’ un pantalone che centra subito il fit più giusto della stagione: ha cavallo leggermente basso, senza eccessi, ha una gamba slim che si

stringe ulteriormente verso il fondo (in inglese si dice ‘tapered leg’), è comodissimo grazie a quel filo di elastame presente nel cotone, è totalmente Made In Italy, ha un ottimo ricarico e infine un logo che entra in mente: la silouette del pedone degli scacchi che riprende il nome Pedestrian, inciso su bottoni e sulla salpa in pelle. A quanto risulta dal nostro sondaggio le vendite sono state eccezionali, tanto che l’azienda ha fatto diversi rilanci di produzione durante la stagione. Cosa veramente rara (e inattesa) per un pantalone alla sua prima stagione, quando il prodotto deve essere prima provato dai clienti per dar tempo a loro di fidelizzarsi e abbandonare i loro brand abituali. Insomma: che stia scoccando anche il ‘fattore magia’? Stiamo a vedere.

www.pedestrian clothing.com


Han Kjobenhavn x Pendleton // Una fantastica collaborazione tra il brand danese Han Kjobenhavn e il brand storico americano di tessuti Pendleton. Il risultato sono una serie di capi realizzati con una lana a tintura blu indigo in diverse gradazione tessuta in modo da formare il disegno di un’orca. La mini

collezione è composta da pantaloni, camicia e giacca. Il prezzo è ovviamente allineato al livello di questa chicca. Disponibili su Need Supply.

www.hank jobenhavn.com

Pietro Ferrante Linea Argento 925 // Pietro Ferrante dopo aver conquistato il cuore dell’urban fashion con i suoi di gioielli artigianali Made In Italy e dal prezzo ‘democratico’, lancia la sua nuova linea in argento 925. Una serie che unisce le creazioni rock e

irriverenti del Maestro con un materiale più prezioso, rendendole assolutamente irresistibili, anche per i clienti più esigenti.

www.ferrante gioiellerie.it

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di Marco Bianchi

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Sneakers &Shoes

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Vans x Liberty Art Fabrics// Dopo il gradissimo successo della prima collaborazione, ecco la seconda partnership tra Vans e Liberty of London, lo storico negozio londinese e brand unico specializzato in tessuti di rara bellezza. Unire la classe e l’archivio storico di Liberty allo streetwear puro, due realtà apparentemente agli antipodi, dà vita ancora una volta a qualcosa di unico. Ma più che le parole, servono gli occhi per capire di cosa stiamo parlando. I modelli in uscita sono 5. La Vans Era 59 è presentata in 2 varianti di colore: i motivi utilizzati sono il Capel floreale, realizzato per la prima volta nel 1978, e il Melly maculato.

Poi c’è la’ Authentic che sfoggia la stampa più longeva del gruppo. Liberty Hera, infatti, risale agli anni ’90 del 1800 ed è ormai diventata un marchio, con le sue inconfondibili piume di pavone, stampate in due tonalità. La Sk8-Reissue è presentata nel modello Lanthe, realizzata per la prima volta nel 1967 ,che orna i due inserti laterali La Sk8-Hi Slim è disponibile solo nelle misure femminili e mette in risalto il motivo floreale Glenjade di Liberty, una stampa allover, denominato Ditsy Floral, e deriva da un disegno che risale agli anni Trenta e fu prodotto in serie nel 1955.

www.vans.it


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Converse x Margiela// Le nuove Converse x Margiela. Già di per sè è una collaborazione fighissima. E’ bella anche solo la scatola con due nomi così importanti, e per certi versi, lontanissimi, che sono accostati tra di loro per una collaborazione esclusiva. Cosa ne penso? Lo dico subito: da un lato mi hanno un pò deluso. Mi aspettavo qualcosa di più sorprendente. Dall’altro però la scelta è estremamente coerente. La scelta di verniciare di bianco un paio di classiche Chuck Taylor All Star and un paio di Jack Purcell è perfettamente coerente coi lavori e con la storia stilistica di Margiela e delle sue calzature, in cui gli effetti di ‘immersione nella vernice’ sono un grande classico. Però ci pensi e in effetti ti dici ‘Lo potevo fare anche io’. Se pensi al prezzo delle scarpe (200 euro), ti sentiresti un po’ scemo a spendere dei soldi per 2 mani di vernice bianca che potresti anche dare da solo. Poi pensi a quanti artisti hanno fatto

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uno spruzzo su tela o un semplice netto taglio e sono entrati nella storia. Il gesto, il segno, l’idea. Il tempo che spacca la vernice, da cui sotto emerge il colore originale, dando vita a una scarpa a suo modo unica e diversa da ogni altra. Certo, qui non si tratta di un artista e di un’opera unica, ma in fondo la moda è una forma d’arte che gioca con il nostro subconscio e il nostro gusto. E nonostante ti trovi a scuotere la testa di fronte a un paio di scarpe tinte nella vernice a 200 euro, prende vita il fascino e la magia della moda: sarà il nome, saranno la storia che emanano questi due immensi immaginari, ma quelle scarpe, se le guardi bene hanno un fascino magnetico, che tra le pieghe e le rotture della vernice in qualche modo riesci a sentire. E non puoi far finta di non sentire.

www.converse. com


Converse Pro Field// La risposta di Converse alle varie sneakers da montagna con un ‘tuning’ in stile boot sono queste. Si chiamano Pro Field, hanno la suola alta in stile Vibram cucita su soletta in cuoio con cucitura a vista, tomaia in pelle abbinata a nylon o lana, linguetta in

pelle e lacci in cuoio per la versione non in lana. Veramente azzeccate e prezzo ottimo di 110$ in territorio americano. Ci sono in Europa? Non lo sappiamo ancora.

www.converse. com

P448 SS-14 Preview// In anteprima alcuni pezzi della collezione P448 per la prossima Primavera/ Estate 2014. Il brand si conferma per la qualità del prodotto - artigianale - per la scelta azzeccatissima di materiali, pattern, lavorazioni e trattamenti che regalano ad ogni pezzo un inconfondibile sapore used, oltre che

per l’imbattibile rapporto qualità/prezzo. La pelle dell’invernale viene sostituita da morbido canvas, ma il discorso non cambia. Le premesse per confermare il successo ci sono tutte.

www.p448.it

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Rombaut Vegan Shoes//

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Scarpe artigianali premium, belle come sculture, una meraviglia per gli occhi, ma con un’ anima. Il marchio Rombaut infatti, uscito sul mercato con la sua prima collezione questa stagione, realizza queste scarpe utilizzando solo materiali ecologici e dando vita alle prime vere scarpe d’avanguardia completamente sostenibili. Le scarpe Rombaut sono realizzate infatti in uno speciale materiale ricavato dalla corteccia degli alberi, prelevata in Uganda ed essicata e lavorata in Toscana, a cui è aggiunta gomma amazzonica per dare resistenza e impermeabilità. Di conseguenza il prodotto

finale non contiene nessun elemento di provenienza animale e nessun componente potenzialmente tossico. Le scarpe sono realizzate in Italia da esperti artigiani. A nostro avviso è il primo vero progetto ‘crossover’ di calzature tra alta moda ed ecologia completamente sostenibile. Mats Rombaut è il designer che ha immaginato e dato vita al progetto. Mats ha 26 anni, è di origine belga ma oggi è di stanza a Parigi. Nel suo curriculum vanta una collaborazione da Lanvin e Damir Doma.

www.rombaut. com


Adidas Stan Smith// Quante volte sentiamo parlare di rilanci. Non si sa più cosa proporre, e allora si va a ravanare negli archivi, a pescare nel passato, alla ricerca di un vecchio best-seller sperando che si possa riproporlo con qualche successo, magari dopo aver rivisto qualche dettaglio. Ma questa volta è diverso. Ti arriva in redazione il comunicato del rilancio delle Stan Smith di Adidas. Le vedi, e ti rendi conto che sono perfette,

che è il loro momento, che avresti voglia di indossarle. Ora. Questa edizione limitata è stata appena presentata da Barneys a New York: si tratta di un paio di classiche Stan Smith leggerissimamente rivisitate nella silouette e proposte in pelle premium. E’ solo l’antipasto del rilancio della serie Stan Smith, in arrivo per il 2014, con una più ampia gamma di modelli. YEPA!

Nike SneakerBoots Collection// Ecco migliore capsule collection di Nike della stagione. Si chiama Sneakerboot, e come suggerisce il nome realizza un piccolo tuning alle scarpe, in modo da rendere più ‘boot’ e meno sneakers, per affrontare meglio l’inverno. Le suole si alzano, i materiali diventano più caldi e più

waterproof. Le colorazioni sono sul marrone e verde militare accesi da dettagli giallo senape o arancio. Lo stile, nonostante questa trasformazione, non diminuisce ma aumenta notevolmente.

www.nike.com

www.adidas.it

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Common Project//

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Common Projects è un brand di sneakers premium fondato nel 2004 da Prathan Poopat e Flavio Girolami. Nel corso delle stagioni in marchio è riuscito ad affermarsi in un circuito delle migliori store del mondo grazie a uno straordinario connubio tra linee pulite e praticamente immortali, materiali premium e il dettaglio ‘killer’ per intenditori: il codice seriale dorato impresso sul lato della scarpa. Il codice sul lato è un idea geniale. Lancia una sorta di messaggio ai ‘coinnoseurs’: chi se ne intende, capisce al primo sguardo che si tratta di Common Projects. Chi non se ne intende non lo vedrà neanche e potrà semplicemente apprezzare

il minimalismo delle forme. La nuova collezione mantiene molti dei bestseller, in primis nel bianco e nel nero e sviluppa la sua gamma delle forme ‘evergreen’ partendo dalle sneakers a punta tonda basse e alte, passando per le desert boot, le derby, le slip-on, le authentic, gli stivaletti stile Doc Martens fino alla novità delle ‘vintage running’. Monocromatiche oppure con sottili abbinamenti tonali (2 toni di grigio, 2 toni di blu ecc.) le Common Projects si confermano una perla per palati fini.

www. commonprojects. com


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Karma of Charme// Il brand Karma of Charme nasce nel 2005 quando in un piccolo borgo del centro Italia (Casette d’Ete) si decide di voler iniziare a creare qualcosa di realmente piacevole ed appagante, a dispetto delle rigide e asfissianti leggi del mercato. Qualcosa in cui poter fondere insieme l’esperienza della vita, concetti filosofici piuttosto che psicologici e l’alto artigianato calzaturiero, che in quei luoghi si respira da sempre.Regina è la pelle, sapientemente conciata, sfumata, lavorata e interpretata con tecniche antiche. I concetti di “artigianale” e “cucito a mano” caratterizzano il brand in tutte le sue creazioni, modus operandi

ma anche filosofia di vita e di produzione di un’azienda che punta tutto sulla qualità e sulla ricerca dell’emozione.

www. karmaofcharme.it

Charlotte Olympia Cosmic Collection//

Ecco una delle limited edition più attese della stagione, la Cosmic Collection di Charlotte Olympia, una collezione in edizione limitata composta da pantofole in suede “Birthday Shoes” e da clutch in smalto e oro “Zodiac Pandora”. Potrete quindi scegliere

tra ben 12 paia di scarpe, uno per segno zodiacale. Il modello sono i classici slipper (a metà strada tra un pantofolina super chic e un mocassino) e sono caratterizzati da un prezioso decoro, proprio davanti, raffigurante il simbolo o il segno dello zodiaco, con smalti colorati e brillanti cristalli Swarovski. I dettagli sono smaltati e decorati a mano. Ogni modello è correlato di un libricino dedicato allo zodiaco. Dove si possono acquistare? Ovviamente nei negozi Charlotte Olympia di Londra e New York e sul sito internet della design.

www. charlotteolympia. com

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Puma Blaze of Glory Sneakers Freakers Re-Issue Pack// PUMA e Sneakers Freaker, il magazine di riferimento per tutti i devoti della sneaker culture nel mondo, hanno unito le forze ancora una volta, a distanza di un anno, per celebrare la sneaker che ha sancito l’inizio della loro collaborazione: la PUMA Blaze of Glory. Presentata per la prima volta nell’aprile del 2008 nella versione ‘Great White’, la Blaze of Glory SNEAKERS Freaker è stata un successo; accolta con entusiasmo dagli appassionati rimasti affascinati dalla tomaia in nubuck e suede silver-grey, dai dettagli aqua blue e blood red, e dal celebre sharkthemed. Cinque anni più tardi, in occasione del quinto anno di collaborazione, PUMA e Sneakers Freaker presentano una doppia ed esclusiva release della Blaze of Glory – proposta nelle due colorazioni originali e in una nuova ed inedita versione leggera – che sarà disponibile in selezionati store di tutto il mondo e, in Italia, da Backdoor a Bologna e da Sneakers76 a Taranto dal 29 Novembre 2013. Il 5th Anniversary Pack Blaze of Glory PUMA x Sneaker Freaker sarà in vendita in una speciale scatola con imbottitura sagomata e con il marchio di fabbrica del progetto, il diamante ‘shark attack’, in rilievo.

www.it.puma. com

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Puma MMQ: Macht Mit Qualität // PUMA presenta, per la primavera/estate 2014, una selezione di prodotti originali e collaborazioni esclusive dedicate in particolare ad un pubblico di appassionati, fashion trend setters e sneaker

freaker. Tra le nuove icone della stagione, direttamente dall’archivio PUMA, spicca la collezione MMQ: il significato di questa sigla ha origine nella storia del brand che in passato identificava

i suoi prodotti con una label che ne certificava la qualità superiore: PUMA Macht Mit Qualität (PUMA produce con qualità). In breve, MMQ. Oggi la collezione PUMA MMQ rinfresca i prodotti

iconici del brand dando un approccio più naturale alla tecnologia, con spunti interessanti, twist performance e street vibe. Queste le principali novità della stagione:

www.it.puma.com

Leather Disc Cage Lux Opt.2 – il look futuristico della PUMA Disc è stato rivisitato con un tocco elegante che combina la tomaia in lussuoso nubuck a inediti dettagli in sughero. E’ disponibile in tre varianti colore: Gray, Dachshund, Chilli. A renderla un’edizione da collezione è l’uso della suola in gomma da running Trinomic ripresa direttamente dall’archivio dell’originale modello.

www.it.puma.com

Trinomic XT2 MMQ - Una versione pregiata dell’inimitabile sneaker da running anni ‘90 di PUMA che incorpora oggi il tema d’ispirazione stagionale dedicato al Brasile grazie all’uso di materiali artigianali e che le conferiscono un tocco handmade; il look ricercato è sintetizzato dall’uso della leggera e traspirante pelle rovesciata per la costruzione della tomaia e dai dettagli in morbida pelle.

www.it.puma.com

Stepper - sneaker d’ispirazione basket, presenta una tomaia in pelle di prima qualità con dettagli in suede e collar imbottito in morbida pelle per il massimo comfort.

www.it.puma.com

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AGENDA_Art & Event

AGENDA ---------Art & Event

Frida Kahlo/ Diego Rivera. L’arte in fusione 9 ottobre 2013 - 13 gennaio 2014 Musee d’orsay, parigi “La mia notte è come un grande cuore che pulsa. Sono le tre e trenta del mattino. La mia notte è senza luna. La mia notte ha grandi occhi che guardano fissi una luce grigia che filtra dalle finestre. La mia notte piange e il cuscino diventa umido e freddo. La mia notte è lunga e sembra tesa verso una fine incerta. La mia notte mi precipita nella tua assenza. Ti cerco, cerco il tuo corpo immenso vicino al mio, il tuo respiro, il tuo odore. La mia notte mi risponde: vuoto; la mia notte mi dà freddo e solitudine. Cerco un punto di contatto: la tua pelle. Dove sei? Dove sei?”

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A scrivere queste parole la pittrice messicana

Frida Khalo. Il “dove sei” è ovviamente il collega, amante, marito e amico di tutta la vita, Diego Rivera. A questa coppia, a queste vite appassionate e mai dome e al loro legame, non solo romantico ma anche artistico, è dedicata una eccezionale mostra - fino al prossimo 13 gennaio 2014 al Musee D’Orsay, che quasi anticipa quella in programma a Roma nella primavera del 2014. Un vero evento - le opere di Frida non venivano esposte in Francia da quindici anni che cavalca il “mito” legato alla personalità e alla vita uniche di questa artista che ha l’indubbio merito di presentare le sue opere assieme a quelle di Diego Rivera, come per confermare l’impossibilità del loro divorzio, pronunciato nel 1938, ma rimesso in discussione dopo appena un anno di separazione. Per ammirare, scoprire o riscoprire due artisti - e persone - dal fascino intramontabile. A.V.


Miguel Ángel Martín

Wildlife Photographer of the Year

9 Novembre 2013 16 Novembre 2013 mondo bizzarro, roma

19 ottobre 2013 22 dicembre 2013 museo minguzzi, milano

Il Time lo ha definito “Il miglior disegnatore europeo di fumetti”. È Miguel Ángel Martín: nelle sue storie, ambientate in città asettiche e futuristiche, si mescolano violenza, sesso e fatti di cronaca nera. “Brian the Brain” ma non solo. Un’occasione unica di osservare da vicino il lavoro di questo maestro.

Torna al Museo Minguzzi la spettacolare collettiva che propone gli scatti vincitori dell’omonimo concorso di fotografia naturalistica. Esposte anche alcune opere di grandi dimensioni dell’artista milanese Michele Vitaloni, rappresentante di spicco della Wildlife Art e dell’iperrealismo scultoreo.

Andy Warhol a Palazzo Reale 24 ottobre 2013 - 9 marzo 2014 malazzo reale, milano

Wim Wenders Appunti di Viaggio

Il mondo dei robot

21 settembre 2013 - 17 Novembre 2013 museo pignatelli, napoli

26 ottobre 2013 12 gennaio 2014 museo wow, milano

L’attività di film maker di Wenders è da sempre accompagnata dalla fotografia, che riveste nei suoi celebri film un ruolo fondamentale. Le opere esposte in questa mostra, realizzate in Germania, Armenia e Giappone sono accompagnate da brevi appunti dell’artista che “immortalano” il pensiero al pari delle immagini.

Una mostra che racconta i robot del nostro immaginario, dalla letteratura ai fumetti. Cuore dell’esposizione i droni di Star Wars insieme a illustrazioni d’autore, filmati, cartoon, Lego, Magnus, Patlabor, Evangelion, Asimov, dagli Usa al Giappone. Da perdersi e perderci la testa.

“L’Autunno Americano” milanese prosegue in pompa magna con una mostra dedicata niente meno che a Andy Warhol, pioniere della pop art statunitense. I capolavori di Warhol arrivano direttamente da una collezione speciale, quella della Brant Foundation, fondata da un personaggio d’eccezione, un amico intimo dell’artista, che negli anni ha raccolto i suoi lavori più significativi e preziosi. Peter Brant acquisisce la prima opera a firma Andy Wahrol nel 1967, quando Warhol era agli albori di quello che poi si rivelò un enorme successo di fama globale. Il primo capolavoro della sua collezione fu un disegno della famosa Campbell’s Soup, un’opera che ha decretato l’inizio di una tra le collezioni di arte contemporanea più prestigiose al mondo. In scena oltre 160 opere, dai primi disegni di Warhol fino alle Ultime Cene - presentate proprio a Milano nel 1987, in quella che fu l’ultima mostra di Warhol, poco prima della morte per una banale operazione. E ancora gli autoritratti e le opere più iconiche come le Electric Chairs del 1964, l’incredibile ritratto di Mao, i fiori e uno dei più celebri capolavori in assoluto di Warhol, la Blue Shot Marilyn (1964), il ritratto della Diva hollywoodiana, tela che in mezzo agli occhi della star immortale ha una cicatrice importante (restaurata), quella proprio del proiettile che nel 1967 a Andy costò quasi la vita. Imperdibile. A.V.

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Liguria

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Lombardia

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GIORGIO CRIPPA Via Comelico 3, 20135 Milano GLAMOUR IN ROSE Via Solferino 12, 20121 Milano GOA CORPORATION Via A.Sciesa 22,20135 Milano HOOP SHOP Via Dante 18, 20017 Rho (MI) IEFFE RAPPRESENTANZE Via Morimondo 16 (Ex Richard Ginori) 20143 Milano J.A.T. Via Morimondo 21, 20143 Milano JUMP Via Sciesa 2/a 20100 Milano JUMP Via Pacini 13, 20100 Milano LUCA ROMA Via Suzzani 295, 20162 Milano MASCHERONI Via Prealpi 28, 20034 Giussano (MI) MINIMARKET DEL RICICLO Via Casale 6 Alzaia Naviglio Grande, 20144 Milano MELODY MAKER Via Tortona 5, 20144 Milano MULINO DOKS DORA Toffetti 9 20139 Milano OLIMPIA D. via Carlo D’Adda, Milano PINK Via Friuli 19, 20135 Milano SAPI C.so Plebisciti 12, 20129 Milano SIZE MILANO Via Cascina Venina 7, 20090 Assago Milanofiori (MI) SKIPINTRO Via Donatello 2/m 20100, Milano SOTAVENTO V.le Lecchi 7/9, 20135 Milano SPECIAL C.so di Porta Ticinese 80, 20123 Milano STUDIO MILANO Via G. Bugatti 12, Milano OFFICINE TESSILI Showroom, Centro Le Pagode s.s. 11 padana superiore n° 30, 20063 Cernusco Sul Naviglio (MI) VINICIO DONNA Piazza Monumento 3, 20025 Legnano (MI) VINICIO UOMO Corso Italia 22, 20025 Legnano (MI) PURE C.so del Popolo 50/56 20038 Seregno (MI) MONZA E BRIANZA NORRGATAN Vicolo Lambro 1, 20900 Monza PESSINA ACTIVE Via Italia 3 Monza CARNELLI Via Italia 36, Monza SHAPE SRL Via degli Scotti 4, 20040 Busnago (MB) BALTIMORA STUDIO Via Aliprandi 19, 20900 Monza (MB) LOLLY C.so Libertà 37, 20031 Cesano Maderno (MB) AUGUSTO VERGANI P.zza Nazionale 15, 20056 Trezzo Sull’Adda (MI) PAVIA GLAMOUR CAFE’ C.so Cavour 20 (presso Centro Poli), 27100 Pavia MINERVA BAR & LOUNGE P.zza Mierva, 27100 Pavia SAFARA’ Via Strada Nuova, 27100 Pavia SUPER*FLY DELUXE Via Parodi 3, 27100 Pavia RUMBLE FISH Via Roma 16, 27029 Vigevano (PV) HOSTARIA DEL MERCATO VECCHIO Via C. Battisti 9, 27029 Vigevano (PV) GLAMOURCENTER Via Mondetti, 11/A 27029 Vigevano CENTRO POLISPORTIVO SANTA MARIA Via S. Maria 80, 27029 Vigevano (PV) SONDRIO BUNKER SHOP Via Bottarola 11, 23100 Sondrio THE PRESIDENT Via Trieste 58, 23100 Sondrio THE PRESIDENT Via Stelvio 19- 23017 Morbegno (SO) CONTATTO Via Vanoni 18, 23017 Morbegno (SO) SLAM CONCEPT STORE Viale Orobie 8, 23013 Cosio Valtellino (SO) VARESE RANE URBANE Via Del Cairo 1, 21100 Varese IL CLAN Via Broggi 6, 21100 Varese REFRESH SHOP V.le Garibaldi 27/A, 21026 Gavirate (VA) PACIFIC SHOP Largo San Giuseppe 3, 21052 Busto Arsizio (VA) PACIFIC SHOP Via Daniele Crespi 1, 21052 Busto Arsizio (VA) MARCO MOREO INDUSTRIE Via Damiano Chiesa 1, 21013 Gallarate (VA)LIMITED Viale Europa 4/c, 21010 Golasecca (VA)

Marche

ANCONA MBC Via Commercianti 7, 60019 Senigallia (AN) PHOENIX Via Albertini 36, Gross pad.12, 60131 Ancona UNDERGROUND LEGEND SRL Piazza Giuseppe Garibaldi 6, 60044 Fabriano (AN) ASCOLI PICENO EPTA Via Del Trivio 28, 63040 Ascoli Piceno URBAN STREET Viale Cavallotti 129, 63822 Porto San Giorgio (AP) BLAB Via Ugo Bassi 91, 63074 San Benedetto del Tronto (AP) MACERATA COMBO Via Matteotti 160, 62012 Civitanova Marche (MC) MARCO MOREO INDUSTRIE Via Ascoli 10/12, 62010 Montecosaro (MC) SNOWY SUMMIT Via C. Vanni 141, 62014 Corridonia (MC)

Molise

CAMPOBASSO A.D. 59 Fashion Shop Via Ferrari 59, 86100 Campobasso COCOLOCO Piazza G.Pepe 56, 86100 Campobasso

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Piemonte

ASTI EHY! SHOP Interno Corso Alfieri 241, 14100 Asti BIELLA SUPERSTAR Via Italia 82, 13886 Biella (BI) TORINO PINK NOISE Via Somalia 6, 10127 Torino FLOWER DISTRIBUTION Via Bologna 220, 10154 Torino SPAZIO 211 Via Cigna 211, 10154 Torino SERAFINO FERRUCCIO Via Val Prato 68, 10155 Torino STICKY FINGERS Via delle Orfane 24 D, 10100 FRAV via Po 3, 10100 Torino FRAV Via Bonelli 11, 10100 Torino FULL 80 Via Bologna 220, Int. 17/20, 10152 Torino YOU YOU SHOP P.zza Vittorio Veneto 12/F, 10123 Torino FRAV P.zza S. Marta 4, 10015 Ivrea (To) VERCELLI NOVE Piazza Palazzo Vecchio 9, 13100 Vercelli VALENTINO TOP Via Fratelli Laviny 15-19, 13100 Vercelli

Puglia

BARLETTA-ANDRIA-TRANI MINIMARKET DEL RICICLO Via Mario Pagano 176, 70059 Trani (BAT) ROOMS 18:20 Via Firenze 28, 76123 Andria (BT) BARI BANANA MOON C.so Cavour 45, 70122 Bari CULP DENIM Via Sparano 101, 70121 Bari CULPADO Via Sparano 85, 70121 Bari I FANIZZI Via Sparano 48, 70121 Bari I FANIZZI Via Melo 9/11, 70121 Bari I FANIZZI C.so Benedetto Croce 195 70121 Bari OLIVER STONE Corso Cavour 103, 70121 Bari UNKNOWN Via Principe Amedeo 98, 70123 Bari HOTEL MAISON Via De Gasperi 55, 76011 Bisceglie (BA) VINCENZO ZAGARIA Via S. Giuseppe 5, 70014 Conversano (BA) BRINDISI SUITE P.zza G.Matteotti 9, 72100 Brindisi G.M. Via Gorizia 65, 72021 Francavilla Fontana (BR) FOGGIA MANHATTAN FASHION STORE C.so Garibaldi 23, 71100 Foggia TARANTO SHOPPING VOGUE Via Campania 137, 74121 Taranto L’UOMO Via Acclavio 56, 74123 Taranto SANGIORGIO VITO C/O SNEAKERS FOR LIFE Via della pace 43, 74013 Ginosa (TA)

Sardegna

CAGLIARI MONOMUSICSHOP, Via Eleonora d’Arborea, 09125 Cagliari NEW YORK P.zza Martiri, 09100 Cagliari EMANUELE VASSENA Via Bulgaria 1/a, 90045 Quartu Sant’Elena (CA)

Sicilia

CATANIA IBRIDI via S. Filomena 26, 95100 Catania MATAS C.so Umberto 239/241, 95024 Acireale (CT) DOMENICO LEOTTA Via G. Verdi 37, 95030 Nicolosi (CT) MESSINA CHIRICO BOUTIQUE SRL Via Dei Mille 68-70, 98122 Messina PALERMO ERDAGOSTUDIOS Via F.Ferrari Orsi 78 Piano Semi interrato-1, 90123 Palermo (PA) TRAPANI LOOK BOOK Via G. Amendola 10-12, 91011 Alcamo (TP)

Toscana

112 114

AREZZO MR TOMMY Piazza XX Settembre 1, 52025 Montevarchi (AR) VOGA SHOP Via De Redi 3, 52100 Arezzo MANTOVANI C.so Italia 49, 25027 San Giovanni Val d’Arno (AR) BAZAAR ABBIGLIAMENTO Via Roma 83/85, 52014 Ponte a Poppi (AR) FIRENZE RASPINI Via Roma 25, 50100 Firenze GERARD LOFT Via dei Pecori 36/R, 50100 Firenze FLOW STORE Via Vecchietti 20/26, 50100 Firenze GLUE FIRENZE ALTERNATIVE CONCEPT SPACE c/o U.S. Affrico Viale Manfredo Fanti 20, 50100 Firenze GOLD Via Verdi 19/R 50100 Firenze GOLD Via Gioberti 54/R 50100 Firenze GRIFFE Via G. Ambrosoli 52-6, 50136 Firenze SOCIETÈ ANONYME Via G.B. Niccolini 3/F 50121 Firenze VERDE GIOIA Via Santo Stefano 102, 50013 Campi Bisenzio (FI) NAIVE Via Giuseppe del Papa 57, 50053 Empoli (FI)

EMIVLAB Via F.Meucci 17/19, 50012 Bagno a Ripoli (FI) PITT UNITED Via Di Porto 99, 50018 Scandicci (FI) MAZZANTI & BANDINELLI Via Massimo D’Antona 17, 50019 Sesto Fiorentino (FI) GROSSETO MILK Via Cavour 1, 58100 Grosseto LIMI TED Via Amorotti 21, 58022 Follonica (GR) LIVORNO CUCCUINI Via Ricasoli 35, 57125 Livorno LUCCA GIGOLO’ Via Calderia 10, 55100 Lucca LENCI Via Santa Croce 36, 55100 Lucca FIACCHINI Via Carducci 8/A, 55042 Forte dei Marmi (LU) PISA GIGOLÒ C.so Italia 51, 56125 Pisa ROYALE STORE P.zza San Paolo all’Orto 2, 56125 Pisa DIVO Via Di Bientina 64, 56020 Santa Maria Monte (PI) DIVO C.so Matteotti 24, 56025 Pontedera (PI) BEAT Corso Matteotti n. 139 – Pontedera (PI) MAZZEI Via I Maggio 18, 56025 Pontedera (PI) PISTOIA BONVICINI C.so Matteotti 21, 51016 Montecatini Terme (PT) SIMONE MIGLIORINI ABBIGLIAMENTO Via Del Can Bianco 8, 51100 Pistoia PRATO POP P.zza Sant’Antonino 15, 59100 Prato LION SHOP Via Pasubio 12/30, 59100 Prato SIENA OZ SHOP Via XX Settembre 31, 53036 Poggibonsi (SI)

Trentino Alto Adige

BOLZANO A STORE Via Bottai 4, 39100 Bolzano TRENTO KOSMOS GALLERY Via Manci 75, 38122 Trento SEVEN BEST Galleria Partigiani 7, 38122 Trento KOSMOS Borgo S. Caterina 25, 38068 Rovereto (TN)

Umbria

PERUGIA SMOOTH Via Settevalli 298, 06129 Perugia COOLCHA SRL Via A. da Sangallo 17/F, 06034 Foligno (PG) CAVALLO PAZZO (FRIENDS) C.so Cavour 15, 06034 Foligno (PG) DODI SPORT V.le Umbria 50, 06063 Magione (PG) LO STRACCIAIO Via XXIV Maggio 35/b, 06055 Marsciano (PG) PESARO E URBINO MINIMARKET DEL RICICLO Via Nolfi 108, 61032 Fano (PU) TERNI SARTORIALIST (HOTEL) Via Del Leone 2/4, 05100 Terni

Valle D’Aosta

AOSTA MORAMARCO 33 Via S. Anselmo 33, 11100 Aosta OFFICINETESSILI - BARRADUE S.N.C. Via Hotel des Etats, 9/11, 11100 Aosta

Veneto

PADOVA MAGLIFICIO CIEFFE SRL Pass. Del Bottesin 15, 35028 Piove di Sacco (PD) SACO SAS Via Corsica 17, 35127 Padova ROVIGO EDWARD Via Trento 9, 45100 Rovigo TREVISO PROSPECTING by Slash, Piazza della Dogana 10, 31100 Treviso (TV) VENEZIA BRICK LANE man street style, Via Cairoli 106, 30031 Dolo (VE) DAVIDE SPORT di Davide Liva, P.zza Marconi 27, 30038 Spinea (VE) HOTSTUFF Via Bafile, 30016 Lido di Jesolo (VE) SPINAZZE’ Via Como 1, 30027 San Donà di Piave (VE) VICENZA ATOM PLASTIC Via Schiavonetti 16, 36061 Bassano Del Grappa (VI) CLACSON Via Jacopo da Ponte 10/12, 36061 Bassano del Grappa (VI) EIGHTBALL Via Schiavonetti 22, 36061 Bassano del Grappa (VI) FREE STYLE Via B. Bizzio 4, 36050 Bolzano Vicentino (VI) VERONA FOLKS Via Sole 7, 37121 Verona DOUBLE FIVE SRL Via Adua 16, 37121 Verona MR GULLIVER Via San Vitale 37/E, 37129 Verona FASHION NO VICTIM Via Morgagni 4/a, 37135 Verona BLUE DISTRIBUTION SRL Via Pietro Vassanelli 52, Bussolengo (VR)




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