ARMONIA DELLE RELAZIONI
l’Armonia nelle relazioni punto 3 dei quattro Orizzonti di Lavoro per l’assemblea nazionale MASCI 2019 (vedi pagina 30 dell’edizione speciale Assemblea 2019di Strade Aperte).
ADULTI CHE ACCOMPAGNANO Accompagnare l’altro nella relazione potrebbe risultare una missione, ma ci piace l’idea che gli adulti oltre che accompagnare si lasciano accompagnare per favorire l’equilibrio delle relazioni. L’espressione “adulti che accompagnano” va a braccetto con mettersi al fianco ovvero farsi prossimo; essere presenze vere e discrete, che non impongono le proprie idee. Ma prima di accompagnare è meglio che gli adulti siano pronti ad ascoltare l’altro. Dobbiamo pensare ad una pedagogia dell’attenzione verso l’altro. Accompagnare significa mettersi al fianco di colui che determina la strada, riuscendo a farsi piccoli al fianco dell’altro. Noi AS spesso siamo disponibili ad accompagnare, ma purtroppo spesso l’atteggiamento è di colui che sa tutto (perchè io…perché io…), invece dovremmo imparare a farci prossimi con discrezione, umiltà e rispetto delle scelte personali degli altri, togliere il proprio io e mettersi nei panni degli altri cioè provare EMPATIA. Anche la tendenza a metterci nella posizione di educatori non aiuta né noi né l’altro.
CAMMINO
A volte si cammina distratti al fianco del fratello e quindi bisognerebbe avere il coraggio di avere più attenzione nel cammino ( sia nostro che dell’altro ). Molti di noi AS camminano indifferenti al fianco del fratello senza tenere conto che serve dialogo, ascolto e saper attendere i tempi dell’altro.
TESTIMONIANZA Non è detto che quando l’individuo ha 60 anni o più è sicuramente testimone credibile, ad esempio anche nel Masci ci sono delle crepe. Dobbiamo cercare di superare ciò attraverso il confronto sereno, altrimenti si rischia di mettere sulla carta tante belle parole inutili se non siamo disposti a sporcarci le mani. L’umiltà è la condizione principale per non far crescere i rancori. La testimonianza dell’AS è stare vicino senza dare giudizi, anche e soprattutto nelle relazioni extra Masci. La comunità Masci deve essere “L’olio della lampada” ossia testimone di fede.
EQUILIBRI TRA GENERAZIONI Noi AS dobbiamo sforzarci di capire come comunicare con chi parla in modo diverso da noi
( ad
esempio con le giovani generazioni ),cioè dobbiamo cercare di capire cosa possiamo fare per comprendere gli altri. E’ giusto usare il termine EQUILIBRIO tra generazioni e non la parola EDUCAZIONE perché gli AS sono testimoni e non educatori. Trovare il proprio ruolo è importante perché non è che puoi fare relazione solo quando ti va, ma il ruolo ritrovato ti sprona a farlo costantemente.
LA COMUNITA’ “La comunità è una scuola che”…in questa frase c’è tutto. Nella comunità ci deve essere sintonia per poter camminare insieme verso la stessa meta. In essa deve esserci armonia di relazioni cioè un vero ascolto dell’altro ossia disponibilità
all’ inclusione / all’ accettazione.
Nel confronto aperto si tende a parlare piuttosto che ascoltare e anche mentre una persona ci parla noi pensiamo a come intervenire e quindi di fatto non stiamo ascoltando ma,* stiamo interpretando il parlare dell’altro. Alcune comunità fanno progetti sul tema delle relazioni ed altre cercano di adottare tecniche che aiutano a relazionarsi meglio praticando una buona comunicazione. Ad esempio c’è chi ha istituito il “guardiano del tempo” che è colui che cerca di regolare la discussione ma non toglie la parola. Altra esperienza positiva è la seguente: quando c’è da approfondire un documento ci si divide in piccoli gruppi, in ogni gruppo si legge il testo, si fanno 5 minuti di silenzio, ognuno sottolinea ciò che l’ha colpito e poi, a giro, si spiega perché. Poi ci si riunisce e ogni gruppo racconta come è andata. All’interno delle comunità ogni AS dovrebbe poter esprimere il suo pensiero sulla base del proprio vissuto, ma non deve sentirsi obbligato a raccontare le proprie esperienze di vita.* Nella comunità del fare si parla troppo poco. *Gli AS tendenzialmente fanno difficoltà a parlare, ma la TENEREZZA c’è. E’ vero che lo Statuto e il Patto sono lo spartito e noi i musicisti, ma ogni comunità usa gli strumenti che più le *sono affini. Se una comunità non riesce ad aiutare un fratello scout, quando si trova in gravi difficoltà, relazionandosi con lui, si rischia di sentirsi in colpa per non avere avuto la capacità. E’ importante stare vicino alle persone in difficoltà senza dare giudizi. Rudolf Nureyev diceva: ogni uomo dovrebbe danzare tutta la vita, non essere ballerino ma danzare.
ARMONIA TRA LE RELAZIONI Si potrebbe definire l’armonia tra le relazioni anche* come armonia per le relazioni. Bisognerebbe tendere ad arrivare insieme allo stesso livello usando la comunità come un’orchestra. E’ bello avere vicino a noi persone con occhi che esprimono il sorriso perché rivela un cuore buono, ma il mio coraggio deve tendere ad accogliere anche colui che mi guarda storto e non mi fa sorrisi. Dobbiamo cambiare il nostro orizzonte consapevoli dei limiti e delle potenzialità dell’uomo; prendere con “leggerezza” le nostre relazioni personali ammettendo la propria difficoltà, pur con la massima disponibilità nel raggiungere una meta comune. La tenerezza è una delle più belle porte per aprirci la strada verso l’altro. La tenerezza è in relazione alla fragilità e al non-giudizio. E se troviamo chi la pensa diversamente? il Papa ha detto che dobbiamo dare testimonianza e non fare proselitismo. La relazione implica il darsi per gli altri. Il servizio è sempre verso persone e quindi è relazione.
LA FAMIGLIA
La famiglia è la fucina delle relazioni dove sin da bambini si impara l’ABC delle relazioni. È importante creare un’atmosfera calda in famiglia; dobbiamo provare a esprimere sempre tenerezza con chi abbiamo davanti, sia nella relazione della vita familiare ma anche nella relazione nella comunità Masci. Infatti sia nella famiglia come anche in comunità c’è sempre più bisogno di accoglienza e tenerezza. Nella famiglia la prima regola è l’accoglienza. Sono avvenuti molti cambiamenti nella struttura della famiglia attuale. Dobbiamo avere fiducia nelle nuove generazioni ( non possiamo più imporci come nel passato ), vederne la fragilità con tenerezza sia nei nostri confronti ( magari non ci sentiamo più all’altezza ) sia nei confronti degli altri. Dobbiamo dare ascolto alla persona o al grido dei nostri figli o nipoti che forse non comprendiamo appieno a causa della nostra fragilità. Attraverso la cultura del dialogo possiamo scoprire ad esempio i loro talenti ( i “ semi “ del Piccolo Principe ) o la gioia, tutti ne sono portatori in modo più o meno palese, si deve solo trovare il modo di riconoscerla. Il servizio stesso è portare di gioia per chi lo fa e per chi lo riceve. E’ con gioia, che si può trovare l’anello di congiunzione che può unire delle realtà che hanno difficoltà a dialogare, trovando i loro talenti da valorizzare.
Incontrare Dio, una questione di relazione. Dal Dio immutabile al Dio dell’incontro. La questione di Dio sembra che venga offuscata, tolta, scartata dalle relazioni umane soprattutto nella cultura occidentale. Una cultura che cambia e che secondo me soffre un nuovo parto. E’ diventato difficile parlare di Dio. E’ diventato per certi versi assurdo parlare ancora di Dio in un mondo sempre più tecnologico e virtuale. Invece vediamo vari tentativi di esprimere una relazione con l’assoluto che sfugge al controllo delle religioni. E proprio per la povertà nella quale stiamo vivendo, non riusciamo a vedere davanti a noi delle vie d’uscita. Molte sono le cause che interpellano anche il mondo dei credenti che spesso vivono di risposte confezionate. Sono quelle risposte che possiamo comparare con la rigidità degli scribi e dei farisei, fatti di durezza di cuore e di mente. Se il mondo delle relazioni sta affrontando una nuova epoca storica in tutti i settori della vita, compreso il rapporto con la natura, non restano escluse le relazioni religiose e spirituali di qualunque credo. Ne è un esempio l’incontro di Papa Francesco ad Abudabi. Chi l’avrebbe pensato un incontro con i mussulmani? Chi avrebbe firmato un tale documento comune? Ma pensiamo soltanto anche alle relazioni con le altre realtà religiose e cultuali. La svolta nella preghiera ecumenica del 27 ottobre 1987 ad Assisi voluta da Papa Giovanni Paolo II ormai non si cancella. Forse noi cattolici l’abbiamo dimenticata. Forse l’abbiamo vissuta come conquista della chiesa cattolica romana. Ma se tutti hanno risposto a quell’invito, significa che qualcosa sta cambiando nelle relazioni con Dio e con la vita dell’umanità. La questione Dio ritornerà ancora e manifesterà nuove sorprese purché il vecchio concetto di sacro come confine, come diverso, non prevalga sulla libertà di Dio e sulla libertà della coscienza. Due realtà molto importanti
IN SINTESI
La comunità può dar vita ad una pedagogia dell’attenzione all’altro, tramite l’ascolto e l’accoglienza del suo pensiero. Si comincia partendo dalla famiglia usando nei suoi confronti indulgenza e tenerezza verso se stessi e verso i familiari proseguendo poi con gioia il cammino nelle nostre comunità e nel mondo.