Botteghe di Calabria

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Animatore di Comunità

Speciale botteghe di Calabria Relazionarsi col territorio

Alcuni ”punti e spunti” dalle botteghe nel … dopo botteghe SOMMARIO Premessa

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Tattarattatà

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Da una esigenza ad una corrispondenza

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Animatore di Comunità

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Relazionarsi col territorio

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Un contributo … Franco Nocera

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Esperienze di … bottega

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Fuoco di Bivacco

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San Nicola dell’Alto: Bottega aperta

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Un contributo … Amelia Perri

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Esperienza di servizio nel campo della salute mentale

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Matloob e Suleyman

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Campo… Incontro… Cammino

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Le “Botteghe” viste da … San Nicola

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A’Scasistica

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Una strada di libertà

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Premessa Vogliamo condividere questo contributo scaturito dalle botteghe di Calabria tenutesi il 1-2-3 giugno 2018 a San Nicola dell’Alto (KR): “Animatore di Comunità” e “Relazionarsi col territorio” Questo contributo è stato scritto a più “teste” e doveva essere già condiviso a pochi mesi dall’evento ma, per un serie di motivi che non elenchiamo per non tediarvi, siamo arrivati ad oggi,... dopo nove mesi esatti! coincidenza? ... a voi lettori le considerazioni finali. E’ un contributo ... “ragionato”... certamente non emozionale, della maggior parte dei partecipanti al campo. Ci scusiamo se a qualcuno non è giunta corretta voce per aderire alla costruzione di questa raccolta di contributi… siamo comunque sempre aperti ad aggiungere altre belle pagine a questo piccolo lavoro di importante rendicontazione. Nel continuare con la premessa, vedrete che nella maggior parte dei contributi, se non in tutti, il luogo dove si sono svolte le botteghe ha suscitato particolare emozione. Ci sembra opportuno sottolineare anche l’importanza della diversità di appartenenza identitaria dei partecipanti, MASCI, AGESCI, SPRAR, ARBËRESHË, CITTADINI LOCALI, e la diversa provenienza regionale non proprio vicina, ha attuato mirabilmente il primo punto del nostro PATTO COMUNITARIO “Siamo uomini e donne provenienti da strade ed esperienze diverse, ma uniti dalla convinzione che lo scautismo è una strada di libertà per tutte le stagioni della vita e che la felicità è servire gli altri a partire dai più piccoli, deboli ed indifesi”.

L’impegno resta comunque quello di vivere a 360 gradi tutta la nostra Adultità Scout, confermando l’invito rivoltoci da Papa Francesco nell’incontro al sessantennale del nostro Movimento: …Camminanti, non erranti…non quieti. Buona Lettura…

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Tattarattatà … tattarattatà … Di Pino Romeo

Tattarattatà … tattarattatà … tattarattatàtattarattatàtattarattatà! … vuole essere il rullo di tamburo. Un rullo che solitamente ritma una sequenza (marcia, cerimoniale, …) o preannuncia un avvenimento o dà l’inizio ad un evento (allarme, giostra cavalleresca, ...).

Alla bottega della Calabria di San Nicola dell’Alto, in mezzo a noi aleggiava niente di meno che lo “spirito” di un folle direttore di “tamburo” della lontana e sconosciuta Aissur e precisamente della sconosciuta città di Veik con un nome altrettante sconosciuto e strano Ellof con la pretesa, completamente infondata, di voler insegnare agli A.S. presenti di come si suona il tamburo! Pensate un po’! … voleva davvero insegnarci a suonare il tamburo! … Roba veramente da pazzi! … credetemi! …. È proprio il caso di dire che era proprio tutto suonato! Ogni mattina ci faceva sistemare i tamburi bassi, medi e alti; ogni mattina ci faceva prendere le bacchette del tamburo ora a destra, ora a sinistra, ora davanti, ora invertiti, ora alternati … Roba da matti! Eppure, nonostante tutto …. Abbiamo suonato (si fa per dire) il tamburo! Sì! Ogni mattina suonavamo “Tattarattatà” Ed è così che il nostro “tattarattatà” ogni mattina, dopo le lodi (… lascio al lettore la fantasia di intuire quale era l’attività prima delle lodi) … ecco, dicevo, dopo le lodi, il nostro “tattarattatà” ogni mattina dava inizio alla giornata della bottega. Giornata intenPagina 3

sa di confronto, di condivisione, di relazione, di spunti di riflessioni, di nuove conoscenze, di nuovo bagaglio …. Una giornata dove le ore scorrevano velocemente ed inesorabilmente, così veloci che si arrivava al pranzo e alla cena senza rendersene conto. (!?!?!?!?!? ????) Ma la particolarità del “tattarattatà” è stata che a furia di “suonarlo” abbiamo chiesto allo “spirito” del folle direttore Ellof proveniente dalla città di Veik della terra di Aissur di dirigere un ultimo “tattarattatà” da San Nicola dell’Alto affinché il suono del tamburo, nell’augurarci buona strada, potesse risuonare nelle nostre menti per essere così quel rullo di tamburo che annuncia l’inizio di un nuovo cammino ricco di nuove condivisioni, nuove relazioni, nuovi spunti di riflessioni, nuove conoscenze, nuovo bagaglio per essere così sempre donne e uomini di frontiera nelle nostre Comunità, nelle nostre Regioni. Quindi, …. tutti insieme, …. non ci resta altro da fare che …. Tattarattatà … tattarattatà … tattarattatàtattarattatàtattarattatà! Tattarattatà … tattarattatà … tattarattatàtattarattatàtattarattatà!. … …. …

Tattarattatà … tattarattatà … tattarattatàtattarattatàtattarattatà!. … …. ...


Da un’esigenza ad una corrispondenza Di Antonio Pallone (S.R. Calabria)

In questi anni ho percepito, sempre più come uno stringente bisogno, quello di rapportare la mia vita con tutto quello che faccio e che mi circonda. Sento la necessità - mi sento chiamato - in maniera non monotona, a vagliare, sperimentare con creatività, alcuni stimoli che mi provengono dall’appartenenza, intensamente vissuta, all’interno del Movimento. Questa mia necessità, trovando terreno fertile nel gruppo di lavoro, ha colto ed elaborato in maniera originale alcune indicazioni provenienti dalla nostra società in continua evoluzione.

Con questo BI-Campo, in realtà BOTTEGHE, alla luce anche del corrente indirizzo di programma nazionale, si è provato a dare forma a quella nuova visione/ interpretazione dei campi di formazione, più esattamente, campi non chiusi sull’argomento dalla rigida scaletta, ma campi aperti anche all’esperienza di ciascuno e soprattutto aperti alla realtà locale. Con la rivisitazione di queste Botteghe, quindi, da una parte, si è provato a dare diversa forma e contenuto, a quell’animazione che nelle nostre comunità non dovrebbe mai esaurirsi e che è capace di reinterpretarsi sempre, in chiave attuale, con sguardo al futuro. Dall’altra, a partire dall’esperienza vissuta, si è stimolata la rilettura attenta dei nostri territori in chiave di risorse diverse ed eterogenee in grado comunque di arricchire le nostre, a volte stereotipate, esperienze di Scout. Tutto questo ha trovato un luogo, nell’abbastanza lontano dai circuiti turistici territorio della provincia di Crotone, più esattamente, nell’accogliente borgo di San Nicola dall’Alto dall’1 al 3 giugno 2018. La proposta San Nicola dall’Alto-Carfizzi, sin dalle prime battute, ha registrato una sorta di posizione quasi spiazzata e spiazPagina 4

zante rispetto a quanto atteso, infatti l’apparente solito centro storico, ad una lettura man mano sempre più approfondita ha disvelato assonanze e dissonanze, fortemente identitarie, capaci di interrogare ed interrogarci. Dentro questa continua relazione con il vissuto portato da noi stessi ed il territorio “non consono” sono trascorsi tre giorni, tra vecchie e nuove prospettive, intensi ed imprevisti, ricchi di appassionanti scoperte ma anche di conferme. Ancora una volta, quindi, l’esperienza vissuta in forme e contenuti differenti ci ha permesso di ridare significato alla nostra memoria portandoci con lo sguardo e con la mente a guardare più chiaramente alle attuali prospettive di cambiamento che ci interrogano ogni giorno. Sentir parlare di storie antiche di immigrazione e di emigrazione, che hanno costruito per poi abbandonare San Nicola dell’Alto, Carfizzi e i centri limitrofi, alla luce del nuovo asilo ai migranti dei nostri giorni, proprio negli stessi luoghi, ci ha interrogato non poco. Con l’intento di non voler trarre conclusioni o sintesi, mi soffermo invece sul mezzo che, non so se è azzardato poter definire anche metodo, riprendendo una riflessione di Henri Bergson, il quale ci ricorda che: la buona comunicazione (relazione) avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento di anima, "im-portante", cioè "portato dentro", "nel cuore", esattamente il “grazie” che devo e dobbiamo a San Nicola dell’Alto e Carfizzi. -


Animatori di Comunità Zina Lo Bello— Comunità M.A.S.C.I. Strongoli 1°

La Bottega sul ruolo dell’animatore dove l’animazione è intesa come dare anima e spirito di iniziativa alla comunità. In questi tre giorni insieme ai partecipanti alla Bottega ci siamo sforzati di diventare artigiani dell’animazione. Passo dopo passo ci siamo fatti condurre dalla parabola dei talenti. Siamo partiti dalla Comunità come luogo di formazione, di stile inteso come modo di relazionarsi con gli altri, come modo di vivere nel mondo, imparando ad essere più pronti a salvare un’affermazione del fratello piuttosto che a condannarla (Cit. Sant’Ignazio di Loyola). Comunità come luogo di partecipazione spontanea dove si progetta e dove ci si dona. Comunità come luogo di silenzio che non è solitudine (non si vede nulla non si sente nulla eppure qualcosa risplende nel silenzio, (Cit. Il Piccolo Principe) comunità di fede, di preghiera e di studio. Se la Fede non diventa cultura cioè conoscenza non la si può trasmettere agli altri; solo così possiamo diventare persone credibili, testimoni: andare alla ricerca della parte invisibile del fratello, solo così possiamo dire di conoscerci. La Parola chiave della comunità è infatti: SERVIZIO Noi non siamo uomini di servizio, ma del servizio. È importante riflettere “se mi espongo per dire e fare, o faccio e dico per espormi”. Il servo risponde ad una chiamata ad una vocazione cioè ad un orientamento della propria vita, non ci si inventa servi, non ci si auto proclama (Cit. dal vangelo Il padrone chiamò i suoi servi; è Dio che fa il primo passo, chiama per farci vivere il progetto che Lui ha per me e attraPagina 5

verso il quale posso arrivare alla Santità. Il grande mistero del servizio non è quello che faccio o non faccio ma come lo vivo, la grandezza sta dunque nella qualità del dono della mia vita. Ci siamo soffermati poi sulla figura dell’adulto scout, come portatore di talenti nella comunità, quindi riflettendo sulla parola TALENTI. Essi sono i doni che ci sono stati consegnati per metterli al servizio della Comunità, al servizio degli altri senza paura, essa blocca le relazioni. È stata la paura che ha bloccato il servo della parabola, nel NON mettere a frutto il suo talento. Il padrone gli aveva dato fiducia, lui ha risposto con la paura. Avvolte neppure noi sappiamo di possedere questi grandi doni, ma è la Comunità stessa che, come terreno fertile, ci risveglia e ci spinge ad alzarci dalle nostre comodità e ci fa comprendere quali grandi doni possediamo. I semi sono invisibili, dormono nel segreto della terra, fino a che all’uno o all’altro “piglia la fantasia di svegliarsi” (Cit. Il Piccolo Principe). Siamo arrivati insieme al ruolo dell’animatore come figura che non sovrasta, ma che accompagna, un testimone non un protagonista. Parole chiavi dell’animatore e della Comunità stessa sono GIOIA e SPERANZA. Siamo magazzini di gioia anche se avvolte tendiamo a tenerla compressa danneggiando noi stessi e gli altri. Abbiamo bisogno di diventare banditori di gioia e di ottimismo, di quella gioia che Dio ha messo nei nostri cuori non solo per un giorno, ma per sempre.


Una comunità triste, spenta che non ride, che non gioca, invecchia presto lasciando tracce opache sul suo percorso, e non riflette la gioia di Dio. La speranza ci mantiene liberi e sereni; ci fa vedere la luce, ci cambia individualmente rendendoci capaci di contagiare gli altri, segna il passo della nostra strada, ma domanda un impegno sempre rinnovato. La bottega si è conclusa condividendo alcune tecniche di animazione: vincere la timidezza, essere pronto ad improvvisare a voce alta e sicura con sguardo sorridente, con apertura a tutto il cerchio, cercando di coinvolgere tutti, specialmente i più timidi ma senza strattonarli evitando di leggere, ma raccontando svegliando così la fantasia dei partecipanti. La lettura stanca specialmente se si hanno cadenze e toni pesanti. Serve vivere tutto con tranquillità, non è necessario farsi prendere dall’ansia, non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, dobbiamo solo divertirci stare insieme e donarsi. Questi consigli sono stati vissuti in concreto al bivacco, dove abbiamo visto tutti i

partecipanti presenti coinvolti in un turbinio di gioia di emozioni e di grande fratellanza.-

Semel … “Questo notiziario è uno strumento per tutti... usalo!... è anche TUO”! Franz PETITO Invia i tuoi articoli/contributi a vgr.pino@gmail.it Pagina 6


Relazionarsi col territorio Pino Romeo — Comunità M.A.S.C.I. Battipaglia 2

Eccoci qua! È giunto il momento di doverci “relazionare” (per restare in tema) sulla bottega da poco conclusasi … (o appena iniziata?!?).

In queste calde ore notturne, il “Pierino” che è in me suggerisce: “Scrivi: tutto bene! Grazie!” … alzati ed esci! … ma il tattarattatà, la veglia, l’albero, il bivacco, la Comunità tra noi concretizzatasi, le testimonianze, la Comunità di San Nicola dell’Alto, mi inducono a non cedere alla tentazione. Per il tema trattato, questa bottega, trattandosi di bottega, si è svolta come tale. Un senso comune è stato quello di sentirsi tutti protagonisti, vivendo le attività senza essere oppressi oltre modo dagli orari o dal corri corri. Tutti si sono messi in relazione! Seppur brevi, fin dall’inizio, non sono mancati quei due/tre significativi rinvii all’indirizzo programmatico, al convegno di novembre “Attenti e sensibili al cambiamento” e, ovviamente, trattandosi di relazione, ai principi basilari della “comunicazione”. La bottega è stata vissuta godendo della bellezza dell’incontro, della relazione tra noi e quella con il territorio che ci ha ospitato. Nella verifica, qualcuno ha detto: … “anche se con molti di voi già altre volte mi sono incontrato, la prossima volta che ci incontreremo, vi chiamerò per nome … chiamerò le singole persone per nome”. Credo che questa espressione possa, in un certo qual senso, far percepire il clima che si è creato alla bottega. E poi, cosa dire delle testimonianze vere, autentiche vissute, anche sulla propria pelPagina 7

le, sia dall’Associazione “Intese” – familiari e volontari per la salute mentale che dal centro Sprar di seconda accoglienza “Le 12 Stelle”? Gaetano Lillino e Ciccio Vizza hanno condiviso, raccontato un racconto da cui traspare l’amore per quello che fanno, dove la stanchezza e le difficoltà vengono superate dai piccoli, ma nel contempo, grandi progressi, dalle conquiste quotidiane ma, soprattutto, dalla speranza che già oggi … è un giorno migliore di ieri. E’ da evidenziare che la scelta di San Nicola dell’Alto è stata una scelta … fortuita? …. Illuminata? … non lo so! Quello che so è che ci siamo trovati in una Comunità arbereshe di circa 700 anime che di fatto vivono l’essenzialità, la relazione, l’accoglienza, aperta al confronto e alla condivisione tra loro e loro con gli altri, in poche parole “donne e uomini di frontiera”. Altra considerazione comune, è stata l’evidenziare l’importanza e la necessità di trasferire nelle proprie Comunità l’esperienza vissuta alla “bottega” per far sì che possa stimolare gli altri ad una maggiore partecipazione non solo alle botteghe ma agli eventi in genere: Comunitari, Regionali, Nazionali. Personalmente ritengo che questo “trasferire” non avviene, nella sua pienezza, limitandosi a raccontare le “cose” più o meno apprese e o trasferite, ma avviene raccontando con passione e con gioia l’incontro che c’è stato. Devo con la mia gioia e la mia passione piantare il seme della “curiosità” nel mio “interlocutore” quella curiosità che porta ad aver voglia di uscire, di aprirsi, di condividere e di confrontarsi.


Una considerazione personale al di là degli sviluppi: … credo che le botteghe, oltre che in noi, abbiano lasciato un segno nella Comunità di San Nicola dell’Alto.

Siate Sale della terra e Luce del mondo (Matteo 5, 13-14)

Contributo di Franco Nocera Comunità M.A.S.C.I. Villa San Giovanni 1

L’esperienza delle botteghe di San Nicola si è rivelata una grande opportunità di arricchimento. E’ lo stimolo giusto per guardare lontano, per innescare nuovi criteri comportamentali, per ampliare i propri orizzonti e acquisire idee e prospettive nuove. I temi delle botteghe sono stati “Animatore di Comunità” e “Relazionarsi con il territorio” ed è a quest’ultima a cui ho partecipato condividendo riflessioni e momenti di confronto sul ruolo dell’adulto sul territorio, sia come singolo che come comunità, nell’affrontare la complessa situazione attuale nel nostro già, di per sé, difficile territorio. Tutti i momenti sono stati arricchiti da alcune “pillole” relative ad aspetti ed esperienze della tematica. Abbiamo imparato a conoscerci, abbiamo scoperto i lati nascosti di ogni uno di noi, siamo stati visibili e credibili riconoscendo in noi il desiderio di un cambiamento in positivo non solo per noi, ma anche per il territorio e per il Masci. Detto ciò, voglio ringraziare la comunità di Strongoli che nel coinvolgimento dei cittadini si San Nicola dell’Alto, ancora legati alle proprie origini albanesi, ha fatto sì che svolgessimo le nostre attività spensierati per il loro accogliente, disponibile e bellissiPagina 8

mo servizio. Come non ringraziare i ragazzi di colore, ospiti del centro SPRAR (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) del luogo, che fra le lacrime e sorrisi ci hanno raccontato la loro avventura o meglio la disavventura che la vita gli ha imposto. Un grazie a chi ha organizzato che a reso possibile quanto vissuto, al Don che ha celebrato la Santa Messa a conclusione della strada percorsa insieme, dal paese fino al Santuario di San Michele Arcangelo posto su una collina poco fuori da San Nicola dell’Alto. E per concludere, il fuoco di bivacco, una bella serata a cui anno partecipato i cittadini di San Nicola nei loro costumi originali: balli tradizionali e scenette tipicamente scout …-


Esperienze di … Bottega Valeria Minardi—Comunità Faenza 1 *** Vanda Sansovini—Comunità Forlì 6

Da tanti anni partecipiamo ai campi formativi del Movimento, convinte della loro importanza, ma anche della loro bellezza ed unicità, perché così sono i componenti di ogni esperienza vissuta, inoltre il formarsi è proprio dell'Adulto Scout. Per vivere le opportunità che ci offre la Formazione nel M.A.S.C.I. abbiamo deciso di conoscere questo “nuovo cammino” e... siamo partite dalla Romagna alla volta della Calabria. La tematica “Relazionarsi con il Territorio” era molto allettante, perché entrambe siamo impegnate in vari servizi nel sociale. Il capo-campo, Pino Romeo, che conosciamo da anni… una certezza dal punto di vista di competenza e simpatia e il Segretario Regionale, Antonio M. Pallone, che dal primo all’ultimo istante ci ha “fatto relazionare” con la Calabria ed apprezzare i calabresi, che ci hanno ospitato nel modo più bello: con gioia ed accoglienza! Non poteva mancare “Mimmo” Cotroneo a completare il pool dei formatori. L'aspetto “esperienziale” del nuovo cammino di formazione colpisce in modo particolare e arricchisce; come dice Confucio “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio imparo”.... Ci sono ancora le “chiacchierate” di una volta, ma sono alternate ad esperienze di vita vissuta! L'incontro col Sindaco di S. Nicola dell’ Alto che, dopo il saluto di benvenuto, ci ha esposto i punti di forza e le criticità di esercitare le sue funzioni in un piccolo paese. L'importanza di fare scelte coraggiose co-

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me l'acquisto e la ristrutturazione delle case abbandonate e/o dismesse dai vecchi proprietari, ristrutturarle con contributi pubblici per affittarle ai turisti e ripopolare anche solo periodicamente il paese. Conservare un bene e metterlo a disposizione! Noi ne siamo testimoni, infatti, eravamo ospitate in uno di questi appartamenti, completamente rinnovato che profumava di buono e di “nuovo”, ci ha fatto sentire accolti e … a casa! E non solo, affacciarsi alla finestra e godere dello splendido panorama.... una visione paradisiaca. Anche fisicamente, in questo modo, eravamo “inserite nel territorio”, con le signore che ti salutavano, senza averti mai visto prima… Un signore, che voleva entrassimo in casa sua, perché era scoppiato un improvviso temporale e temeva ci bagnassimo, in quanto ci eravamo rifugiate sotto una tettoia… L’esperienza delle “piccole cose”, ma di “grandi ricordi” anche dopo mesi! La visita ad una mostra di pittura e poi scoprire l'arbëreshë e gli arbëreshët, ossia l'idioma e gli albanesi d'Italia, detti anche italo-albanesi che sono una minoranza etno-linguistica storicamente stanziata in alcune zone dell'Italia meridionale e insulare, provenienti dall'Albania tra il XV e il XVIII secolo. La loro cultura è determinata


lì, ora perfettamente integrati nel territorio ma con esperienze raccapriccianti vissute nella loro giovane vita. Altro aspetto positivo, che sicuramente ha aiutato la logistica, è stato viverlo come “bi -campo”. Molto piacevole il condividere i momenti dei pasti, della preghiera, del “fuoco serale”, ma allo stesso tempo, ciascuno dei due campi è stato vissuto con le proprie caratteristiche e il rispetto della tematica, non “invadendosi”… anzi impreziosendosi dallo stare insieme! da elementi caratterizzanti, che si rilevano nella lingua, nella religione, nei costumi, nelle tradizioni, negli usi, nell'arte, nella gastronomia, ancora oggi gelosamente conservate, con la consapevolezza di appartenere a uno specifico gruppo etnico. Molto forte è stato il momento che abbiamo vissuto allo “SPRAR” di San Nicola dell’Alto, in cui svolgono servizio anche degli Adulti Scout locali. Conoscere e parlare con gli operatori, con i ragazzi che vivono

Ricordando le parole di Massimiliano Costa nell’articolo di “Strade Aperte” di luglioagosto 2018:

“Per l’adulto scout essere e fare non possono essere strutturalmente separati, sono uniti nell’agire (che vuol dire operare con coscienza e quindi fare con la consapevolezza del proprio essere), infatti l’adulto scout è colui che agisce nel cuore, nel creato, nella città.” L’esperienza di questo campo ne è stata la conferma.-

FUOCO DI BIVACCO di Vincenzo Falcone—Comunità M.A.S.C.I. Strongoli

Il bivacco nella notte magica ha allietato la conclusione della ricca giornata. L'animazione si è trasformata in esperienza concreta grazie a canti, balli e scenette che hanno simpaticamente suscitato allegria e ilarità. Il bivacco è stato caratterizzato da due aspetti che hanno reso il tutto ancora più originale e particolare: la presenza dei nostri bimbi che hanno animato in maniera unica e straordinaria il bivacco e la piena integrazione con gli abitanti del luogo durante la serata. Si sono a noi uniti diventandone anche protagonisti attraverso canti e balli popolari eseguiti con gli abiti antichi di San Nicola dell'Alto. Il tutto si è magicamente svolto sotto il cielo stellato del paesello che ci ha fatto respirare in ogni istante della nostra permanenza accoglienza e piena condivisione. Pagina 10

Insomma “una sinfonia e sintonia di cuori che battevano all'unisono”.-


San Nicola dell’Alto: bottega aperta di Francesco Vizza—Magister Comunità M.A.S.C.I. Strongoli 1°

Nel momento in cui il Masci Regionale prima e quello nazionale poi, hanno designato Crotone per la realizzazione di una delle” botteghe” del 2018, sinceramente mi sono fatto un po’ prendere dall’ansia e dallo sconforto. Doveva essere la nostra comunità, quella dello Strongoli 1, ad occuparsi della logistica e far si che tutto funzionasse per il meglio. 30/40/50 persone da ospitare, una sala grande con una cucina, una sala grande per la formazione, due più piccole per i lavori di gruppo e un luogo per la preghiera, tutti nello stesso stabile. Ed ancora: luoghi da conoscere e visitare, strade da percorrere, perone da incontrare. La prima domanda: adesso dove la facciamo questa bottega? Ma si sa, nello scoutismo la parola sconforto non esiste. Se non hai un posto ideale preconfezionato, un posto unico così come richiesto da un manuale non scritto che però si applica a tutti gli eventi, allora qualcosa ti devi inventare. Perché non andiamo a San Nicola dell’Alto, piccolo paese dell’entroterra crotonese, vicino a Strongoli che pur non avendo un luogo “unico, da manuale”, aveva tutte le caratteristiche per ospitare le botteghe. Tanti piccoli appartamenti sparsi per il paese (l’albergo diffuso) dove poter ospitare gli adulti scout. La mensa della scuola adatta allo scopo, con la disponibilità delle ragazze che operano al centro SPRAR di aiutarci in cucina per far assaggiare qualcosa di tipico. Tante sale nell’ex scuola media per le attività di formazione. La piccola Chiesa di san Michele per la santa Messa e un pezzo di strada per raggiungerla per poter riflettere. L’anfiteatro tra i tetti delle case per il bivacco. Il Parco Letterario dedicato allo scritto Carmine Abate a Carfizzi da far visitare e poi tante tante persone pronte ad accoglierci e fare festa con noi. Da ultimo, ma non certo per importanza,

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San Nicola dell’Alto ospita un centro SPRAR che ospita i ragazzi che sono stati costretti dalla guerra a lasciare il proprio paese e in questo piccolo lembo di terra stanno rielaborando la loro vita e cercando di realizzare le proprie aspirazioni. Così quello che era un limite si è trasformato in risorsa e lo sconforto e l’ansia (quest’ultima è rimasta fino al momento in cui l’ultimo partecipante è partito) ben presto ha lasciato spazio all’entusiasmo e alla voglia di sperimentare. Non avevamo trovato il posto, ma avevamo trovato il “POSTO”, o come si dice ora la “location”, per eccellenza per svolgere in modo ottimale la nostra bottega. Certo la vicinanza tra i luoghi (appartamenti e sale comuni) ha aiutato molto. Il fatto di doverti spostare da un posto all’altro per le attività si è dimostrato divertente ed istruttivo facendo fare a tutti un tuffo nel passato, cammino tra i vicoli del paese. La visita culturale al parco letterario ha fatto conoscere a tutti uno spaccato della nostra terra, fatta di tradizione ma anche di emigrazione, dimostrando ancora una volta che, sia pure a sensi inversi, la storia si ripete. La visita al centro SPRAR e l’incontro con gli ospiti ci ha permesso, anche se tra noi non c’era certo bisogno, di incontrare persone e non numeri, persone con nomi e cognomi, con storie che toccano il cuore, persone che cercano sempre più di realizzare le aspirazioni di vita nel nostro paese. La veglia, la Santa Messa, il bivacco, i pranzi in comune sono diventati momenti non isolati, ma “contaminati” positivamente dalla comunità locale. Quale sconforto, quale ripiego. L’idea di far svolgere una bottega nei piccoli paesi che ormai si spopolano nel crotonese come in altre parti è un’idea vincente da ripetere. Non luoghi chiusi ed asettici, ma


Certo ci sono limiti e difficoltà che possono essere superati con una buona pianificazione. E’ necessario prevedere seduti insieme allo stesso tavolo: chi organizza l’evento da un punto di vista formativo, con chi lo organizza da un punto di vista logistico, e qualche rappresentante della comunità locale, per non lasciare nulla al caso ed per evitare che si debba improvvisare.-

luoghi aperti. Luoghi che ricordano i campi estivi dove c’erano le tende per dormire (oggi sostituiti dalle case) e tanti posti sparsi per il bosco dove svolgere le attività. In questo modo è possibile svolgere due funzioni. La prima tutta nostra della formazione, la seconda che è anche nostra ma anche del luogo che ci ospita, di scoperta e valorizzazione dei luoghi e delle persone.

Contributo di Amelia Perri Comunità M.A.S.C.I. Strongoli

I giorni vissuti a San Nicola sono stati giorni densi e meravigliosi. La bottega dell'animazione è divenuta momento di crescita personale ed umana che ha lasciato un segno indelebile nel mio cuore. Ognuno di noi, come sempre, è giunto a vivere l'esperienza con il proprio vissuto, con il proprio bagaglio di gioie e dolori. Ci siamo arricchiti ascoltando Zina che con sapienza, competenza e delicatezza ha saputo offrirci un meraviglioso ricamo di riflessioni, di vissuto e di esperienze di vita. L'animazione è fuoco che arde per rendere il mondo migliore di come l'abbiamo trovato. (Cit. Baden Powell). Abbiamo condiviso argomenti dall'animazione ai talenti che il buon Dio ci dona affinché possano essere messi al servizio della Comunità. Servizio come stile di vita, quel servizio che non si inventa, quel servizio che diviene chiamata, quel servizio attraverso il quale ognuno di noi diviene capace di tirare dal cuore invisibile, il bello che abita in ognuno di noi e che ci rende esseri speciali ed irripetibili. È stata una esperienza di alto spessore che ha fatto sì che ognuno di noi sia divenuto " artigiano" della propria crescita, ciascuno ha messo " un tassello" e ciascuno, pertanto, ha contribuito a realizzare un " magico" puzzle che resterà indelebilmente impresso nei nostri cuori. E che dire poi della veglia alle stelle? Momento di alta Spiritualità attraverso il quale Pagina 12

sotto il cielo stellato abbia respirato il profumo di Dio; le storie che con dovizia sono state animate, la lettura dei brani della parola di Dio sapientemente scelti hanno reso l'esperienza veramente indimenticabile. Sono certa che ogni momento vissuto insieme in fraternità ed armonia riscalderà nei freddi inverni della vita i nostri cuori a volte stanchi e sovraccarichi di tanti problemi. Sono queste le esperienze uniche che nel nostro cammino fanno educazione permanente e fanno di noi adulti responsabili e testimoni coerenti, audaci e gioiosi dell’amore di Dio.-


Esperienza di servizio nel campo della salute mentale di Lillino Gaetano— Comunità M.A.S.C.I. Lamezia Terme 1

Le malattie mentali rappresentano attualmente un grave problema di salute pubblica per la crescente incidenza (soprattutto nei giovani), per l’invalidità che comporta-

no e per i costi molto alti per la collettività. A fine 2006, io e mia moglie Lina siamo stati tra i soci fondatori di una piccola associazione di volontariato che collabora con il Centro di Salute Mentale di Lamezia Terme. Volontarie della nostra associazione, supportate da personale del Centro, gestiscono un laboratorio di cucito, ricamo e oggettistica, denominato “Il Filo che unisce” e frequentato da pazienti di sesso femminile. Il laboratorio non ha finalità commerciali; vuole essere piuttosto un luogo accogliente e sereno, dove favorire il recupero di abilità, di autostima e relazioni in persone che, a causa del disagio mentale, tendono al ritiro sociale e all’autosvalutazione. L’avere ottenuto buoni risultati nonostante l’esiguità dei nostri mezzi ci ha fatto riflettere nel tempo sulla necessità di guardare ai disturbi psichiatrici con un’ottica che non si fermi al solo momento – pur necessario e insostituibile – della stabilizzazione clinica e del mantenimento, ma faccia anche intravedere alle persone ammalate una prospettiva realistica di recupero di un proprio ruolo nella vita. Al riguardo, il dott. William Anthony, un’autorità americana nel campo della riabilitazione psichiatrica, afferma: “Dopo 25 anni di pratica, di ricerca e di ascolto degli utenti e delle loro famiglie, sono più che mai convinto che il recupero dal disturbo psichiatrico sia possibile per molte più persone di quanto si credesse prima. Credo che buona parte della cronicità del disturbo psichiatrico sia dovuta al modo in cui il sistema sanitario e la società trattano il disturbo psichiatrico, e non alla natura del disturbo psichiatrico stesso”. John Beard, il fondatore della prima ClubPagina 13

house, sosteneva che “anche la persona con la più grave malattia mentale ha certamente almeno un mignolo che funziona benissimo: su questo bisogna lavorare”. Sorge il sospetto che avesse letto quanto diceva, in tema di educazione, il nostro Baden Powell nel Libro dei Capi: “Anche nel peggior carattere c'è il 5% di buono. Il gioco consiste nel trovarlo e quindi nello svilupparlo fino ad una proporzione dell'80% o 90%”. Nel mentre maturavamo anche noi queste convinzioni, per molto tempo, a causa delle nostre forze numericamente limitate, non ci siamo sentiti in grado di avviare altre iniziative, in aggiunta a quella del laboratorio. Una svolta decisiva c’è stata a partire dal 2016, quando abbiamo conosciuto una delle realtà di volontariato più attive tra quelle che in Italia si occupano di salute mentale: Progetto Itaca. Pur continuando a tenere in vita la nostra precedente attività, attraverso un corso di formazione organizzato da Progetto Itaca abbiamo aggregato un buon numero di altri volontari e, sul finire del 2017, insieme a un gruppo di volontari di Catanzaro, abbiamo costituito l’associazione Progetto Itaca Catanzaro Lamezia. Progetto Itaca fa parte di un importante movimento mondiale che guarda alla malattia mentale, alle persone che ne sono

colpite e all’approccio a questo problema con un atteggiamento di attenzione e rispetto e con un messaggio di speranza fondato sulla consapevolezza che oggi tutti i disturbi mentali sono curabili e che la malattia non annulla le risorse della persona. Per cui se da un lato rimane indispensabile e insostituibile l’intervento terapeutico degli operatori professionisti della salute


mentale, dall’altro volontari preparati e motivati possono prendersi cura della persona con le sue risorse, la sua rete di relazioni, i suoi desideri, le sue speranze, il

suo bisogno di felicità e di “normalità”. Associazioni Progetto Itaca sono presenti in diverse città italiane e tendono a diffondersi sempre più. L’originario centro propulsore è stata l’associazione Progetto Itaca Milano, sorta nel 1999. Nel 2012 è nata la Fondazione Progetto Itaca, con l’obbiettivo di sostenere il crescente sviluppo nazionale. Le attività di Progetto Itaca si articolano lungo due grandi direttrici: Informazione e Prevenzione, attraverso progetti riguardanti la formazione dei volontari, la linea telefonica di ascolto, la prevenzione nelle scuole, i Corsi per Familiari e i Corsi per pazienti; Supporto e Riabilitazione, attraverso progetti riguardanti i Gruppi di auto aiuto, il Club Itaca, la Job station, i percorsi di autonomia abitativa, il sostegno alla persona in attività quotidiane, il counseling. Maggiori informazioni su questi progetti sono rinvenibili in internet al seguente link: https://progettoitaca.org/ Come si può intuire, si tratta di iniziative la cui realizzazione è necessariamente graduale e richiede tempo. Così, mentre a Milano sono tutti i progetti sono già attivi, nelle altre città essi sono operanti in vario grado, in ragione di quando vi è stata costituita l’associazione Progetto Itaca. Pagina 14

A Lamezia Terme finora abbiamo realizzato un Ponte Telefonico di ascolto, un Corso base per Volontari, un Corso per Familiari e varie iniziative di sensibilizzazione e autofinanziamento. L’obiettivo più ambizioso (ed oneroso) che ci poniamo è quello di realizzare il Club Itaca, ossia un un centro per lo sviluppo dell’autonomia socio lavorativa di persone con una storia di disagio psichico, che applica il modello della “Clubhouse”. Quest’ultima (cito dal sito di Progetto Itaca Milano) “è una struttura diurna, non sanitaria, gestita con la formula del club, in cui i soci si impegnano all’interno di unità di lavoro. Tutte le attività sono finalizzate al recupero del ritmo di vita e della sicurezza in sé. Vengono sviluppate capacità sociali e abilità specifiche al fine di accrescere l’autonomia della persona e, quando possibile, affrontare un lavoro in azienda. I partecipanti non sono pazienti, ma soci, che lavorano per rinforzare i propri punti di forza. Non vi sono programmi terapeutici, i quali devono essere assicurati da professionisti esterni. I soci sono responsabili del Club e lavorano fianco a fianco nella gestione quotidiana della Clubhouse, supportati da un ristretto numero di persone di staff. Non vi sono spazi o tempi riservati solo ai soci o solo allo staff. La frequenza è libera e gratuita e l’iscrizione non ha scadenza”. La strada che abbiamo davanti è ancora lunga e non è facilitata dal contesto ambientale. Ci danno forza e motivazione la percezione della sofferenza di tante persone e delle loro famiglie, lo spirito di servizio acquisito in tanti anni di scoutismo e la consapevolezza di appartenere ora ad una solida realtà di volontariato dalle dimensioni nazionali. Sicché, prendendo a prestito le parole di Roberto Benigni, possiamo dire a noi stessi che …

“iniziare un nuovo cammino ci spaventa, ma dopo ogni passo ci rendiamo conto di quanto fosse pericoloso rimanere fermi”.-


Matloob e Suleyman due storie belle di accoglienza ed integrazione Di Antonella Vulcano, Barbara Grillo e Tiziana Basta (Operatori del centro S.P.R.A.R)

In questi tempi in cui in Europa si discute di “numeri” e” quote” per far fronte al problema “immigrazione”, in Italia esistono diversi esempi positivi di accoglienza che insegnano come dare ospitalità a persone che si trovano in situazioni di difficoltà sia espressione di crescita umana, culturale e soprattutto emotiva. Dietro i pesanti fardelli che i migranti sono costretti a trascinarsi, seguono grandi risorse fisiche, culturali e professionali che potrebbero essere messe a frutto del progresso e del bene comune. Queste potenzialità hanno avuto modo di incontrarle gli adulti scout partecipanti alle

pochi materiali raccattati nei dintorni del centro (canne di bambù e legnetti) delle vere e proprie opere di modellismo idraulico, dando vita per esempio alla realizzazione di una nave dei sogni, dove i passeggeri di un natante in viaggio verso una terra più fortunata, vivono il loro tragitto allietandosi con giochi d’acqua e fontane danzanti. Matloob, al termine del suo percorso di accoglienza, ha deciso di non allontanarsi da San Nicola dell’Alto, perché questo è ormai divenuto il centro dei suoi interessi lavorativi e umani, la sua “nuova famiglia”. Suleyman è invece un ragazzo gambiano che si è fatto scoprire per le sue doti atletiche.

botteghe di formazione in un piccolo centro SPRAR del crotonese, San Nicola dell’Alto, paese arbereshe dalle esigue risorse ma con la ferma convinzione che accogliere ed integrare non sia altro che un arricchimento personale e sociale. Qui più che in ogni altro posto, historia docet. Matloob e Suleyman sono due dei tanti ragazzi che questo centro di seconda accoglienza lo hanno vissuto e migliorato, valorizzandolo con i loro diversi carismi.

Matloob è un ragazzo pakistano che, pur conservando durante il suo soggiorno al centro la sua naturale riservatezza, ha lasciato pian piano trasparire i suoi interessi ingegneristici, riuscendo a costruire con

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Durante diverse maratone organizzate per svagare i beneficiari del centro SPRAR dai ricordi tristi e dai pensieri soffocanti, Suleyman si è aggiudicato sempre la prima posizione, finendo col essere notato da un gruppo sportivo di Cirò Marina, “Cirò Mari-


na che corre”, che ha invitato il ragazzo a fare parte del suo team. Grazie a Suleyman, l’associazione ha conquistato sempre le prime posizioni, ottenendo prestigio e popolarità in tutta la regione. La “Cirò Marina che corre” ha accolto in tutti i sensi Suleyman come la sua nuova famiglia, interessandosi di trovare per lui un’occupazione che gli permettesse di conciliare la sua necessità lavorativa con le gare sportive che di volta in volta si presentavano. Questi sono solo due esempi significativi di come l’accoglienza possa rappresentare una risorsa per la comunità, poiché produce socialità, rigenerazione dei luoghi, proposta culturale centrata sull’incontro e, spesso, forme di economie locale, perché, nell’incontro si possono costruire futuri di benessere collettivo e realizzare società più giuste e democratiche.-

Campo … Incontro … Cammino Mimmo Cotroneo — Comunità Villa San Giovanni 1

Un campo … un incontro tra amici … AS in cammino. Con queste tre parole ho voluto sintetizzare la bellissima esperienza che ho vissuto al bi -campo di San Nicola dell’Alto (Kr), organizzato dalla pattuglia nazionale della formazione e dal SR del Masci Calabria Antonio Pallone. Personalmente ho partecipato alle sessioni coordinate da Pino Romeo, come definirlo: capo campo? capo staff?...direi meglio: la voce fuori campo, il regista invisibile che ha dato le giuste direttive al confronto, alla discussione, alla verifica. Ecco, Pino, a mio giudizio, ha interpretato il ruolo che rispecchia il modo di vedere il “capo campo”, uno

stare accanto a tutti senza interferire col pensiero personale di ognuno. Il campo si è svolto in una stupenda località collinare in provincia di Crotone, inserito logisticamente, grazie al grande impegno di Antonio, con la Comunità “Arbereshe” del luogo: adulti scout ed alcune realtà del paesino hanno camminato, pregato, fatto festa assieme. Dal campo di San Nicola dell’Alto mi porto nello zaino la semplicità e la genuinità delle relazioni, le realtà fatte di cose concrete, uno Sprar dove la parola Accoglienza non è solo enunciata ma è vissuta, una Comunità povera economicamente ma ricca di valori. Il campo di San Nicola richiama l’AS all’importanza dell’essenzialità come stile di vita, come sincerità dei rapporti umani; azzarderei che a san Nicola l’AS non è entrato in confitto su come vivere la Legge Scout, ma è stato un vero testimone che, ancora oggi, la nostra Promessa e la nostra Legge non sono utopia, ma traguardi raggiungibili con un cammino fatto di misericordia, di speranza, di Vangelo.

Buona strada verso la felicità!

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Le botteghe viste da … San Nicola Pino Basta — A.R.C.A. (Associazione Ricettiva Culturale Arberesche)

San Nicola dell’Alto, Piccolo paesino dell’alto marchesato crotonese, il più piccolo, come estensione, della provincia di Crotone. Le sue case sono incastonate tra due maestosi monti, l’uno a nord/ovest “Monte Pizzuta” da dove si può godere della meravigliosa vista di tutto il promontorio della Sila. L’altro a sud/est “Monte San Michele” dove risiede l’omonima chiesetta dedicata a San Michele Arcangelo, protettore del paese. Si tratta di un piccolo altopiano che domina gran parte della provincia di Crotone ed è visibile da tutti i paesi del crotonese. Offre una bellissima vista anche del mare Ionio, da dove, nelle belle giornate di sole, si intravedono perfino le coste pugliesi. Come tutti i Paesi, ed è ormai risaputo, anche San Nicola dell’Alto patisce la pena dello spopolamento. Poche le nascite, i giovani, per mancanza di un’occupazione, si spostano verso le grandi città. I pochi residenti fanno di tutto per rendere il paese vivo, dopotutto qui l’aria è buona, lontano dal caos del traffico cittadino si vive in estrema tranquillità. Molte le Associazioni che organizzano incontri culturali e momenti di aggregazione. A Giugno del 2018, precisamente l’1, 2 e 3, San Nicola dell’Alto ha avuto il piacere di ospitare un gruppo veramente originale, M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani). Forse in pochi conoscevano l’esistenza di questo Movimento. Uomini e donne di età variabile, comunque tutti sopra la trentina, provenienti da località diverse che abbracciavano quasi tutta l’Italia. Circa una trentina di persone semplici e squisite che hanno saputo regalare al paese e coinvolge i cittadini a trascorrere con loro istanti di serenità or-

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ganizzando incontri e mischiando momenti di cultura con momenti ludici e di preghiera. E il tutto con tanta semplice ironia e professionalità, senza appesantire con discorsi troppo profondi, tipico di gente che ha tanta esperienza alle spalle. Bellissimi anche gli incontri serali in preghiera sotto le stelle, ai piedi del monte Pizzuta, tutti seduti per terra intorno al fuoco e dove ognuno poteva esprimere un pensiero o una saggezza equilibrata, lo scopo era quello di colpire nell’animo. Il dopo cena, che si trascorreva nel bar più vicino agli alloggi, magari per consumare una bibita o un gelato, grandi e piccoli ci si riuniva tutti insieme, un fuori programma che alla fine diventava altro momento di aggregazione e ilarità.

Ho avuto modo di conoscere un pò tutti loro, non mi stancherò mai di dir che per me e stata un’esperienza indimenticabile, paesi come San Nicola dell’Alto hanno bisogno di queste persone, la cultura, la preghiera e il gioco non devono mancare mai da nessuna parte. La vita frenetica di tutti i giorni ci sta portando a dimenticare certi valori che non possono scomparire. Grazie all’impegno di Associazioni culturali no profit e di Movimenti come il M.A.S.C.I. si possono raggiungere certi obiettivi. Vorrei ringraziarli tutti uno ad uno ma rischierei di dimenticarne qualcuno, dico un GRAZIE da parte mia e di tutti i cittadini. Ancora una cosa, a San Nicola dell’Alto avete lasciato un segno, vi aspettiamo di nuovo il più presto possibile.-


A’S_casistica Ovvero numeri e curiosità in ... Pillole di Pino Romeo

Descrizione

Donne

Uomini

Totale

A.S. Partecipanti

20

15

35

Età media

56

58

57

Donne

Età Media donne

Uomini

Calabria

15

55

14

57

Campania

1

57,00

1

69,00

2

58,5

0

2

63,00

0

Emilia Romagna Sicilia

Bottega Animatori di Comunità Età media

Età media

Regione

Donne

Uomini

Totale

12

6

18

55,5

57,5

56,5

uomini

Bottega

Donne

Uomini

Totale

Relazionarsi col territorio

8

9

17

Età media

57

58,5

58

Nota: E’ stato considerato solo l’anno di nascita e non il mese inoltre l’età media è stata “mediata” allo 0,5 anno (il tutto S.E.& O.) Pagina 18


Ho vissuto l’esperienza delle botteghe attraverso l’obiettivo della mia macchina fotografica diventata ormai parte integrante del mio zaino. Le foto sono immagini che hanno catturato e ora trasmettono le emozioni dei fratelli e le sensazioni percepite dai miei occhi durante le attività scout.

Gianni Bova

Pagina 19


Una strada di libertà Siamo uomini e donne provenienti da strade ed esperienze diverse, ma uniti dalla convinzione che lo scautismo è una strada di libertà per tutte le stagioni della vita e che la felicità è servire gli altri a partire dai più piccoli, deboli ed indifesi. Apparteniamo alla grande famiglia dello scautismo e ci riconosciamo nei valori espressi dalla Promessa e dalla Legge scout. Siamo convinti che la nostra proposta sia valida per ogni persona che non consideri l’età adulta un punto di arrivo, ma voglia continuare a crescere per dare senso alla vita ed operare per un mondo di pace, più libero e più giusto. Per questo motivo ci rivolgiamo

a chi vuole continuare a fare educazione permanente con il metodo scout e a testimoniarne i valori

a chi si avvicina per la prima volta allo scautismo da adulto

Noi, Adulti Scout, siamo riuniti in “Comunità” che si propone di essere:  centro di fede e di speranza cristiane,  luogo di amicizia, di educazione permanente, di confronto, di gioia, di rinnovamento e di ricarica personale,  ambiente in cui si elaborano scelte comuni di impegno e di servizio,  realtà autonoma per l’organizzazione e le attività, che condivide i valori e gli obiettivi del MASCI e partecipa alla vita del Movimento, anche collaborando con altre Comunità.

La Comunità è aperta alla collaborazione con i Gruppi di scautismo giovanile e con altre associazioni che operano nel quartiere e nella Parrocchia, per progettare e realizzare iniziative a vantaggio della comunità locale.

Masci …. Immagina, puoi! Speciale “Botteghe di Calabria” redatto da Pino Romeo con la collaborazione e il contributo di : Zina Lo Bello - Gianni Bova - Amelia Perri - Vincenzo Falcone Franco Vizza- Vanda Sansovini - Valeria Minardi - Pino Basta Antonella Vulcano - Barbara Grillo -Tiziana Basta - Mimmo Cotroneo – Lillino Gaetano - Ciccio Nocera - Antonio Pallone Pagina 20


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