Del Nostro Meglio, il periodico del MASCI Lazio n° 20/2021

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DICEMBRE 2021 – Numero 17 – Anno 4°

UN NATALE FUORIPOSTO

di P. Gianmatteo ROGGIO

Anche queste feste di Natale e del nuovo anno si presentano davanti a noi cariche di disillusione, di preoccupazione, di rabbia. Siamo disillusi, perché i sacrifici fatti non hanno portato il frutto sperato. Siamo preoccupati, perché ci ritroviamo ad essere dominati dagli eventi piuttosto che a dominarli. Siamo rabbiosi, perché abbiamo bisogno di trovare un capro espiatorio la cui eliminazione permetta di ritornare a ciò che eravamo prima. In questa situazione, le feste non solo appaiono ma sono, in un certo senso, “fuori posto”. Ne faremmo volentieri a meno, perché ci fanno sentire “fuori posto”. Ci costringono a stare “fuori posto”. Ci tolgono il copione che, più o meno, si ripete sempre dando un certo senso di stabilità e confermando ciascuno nelle proprie idee e nelle proprie convinzioni. Eppure, a ben guardare, la storia che, in quanto credenti, ricordiamo e annunciamo quale fondamento di queste feste, è piena di persone “fuori posto”. È “fuori posto” il nato, il festeggiato: Gesù non si trova in una casa, ma in 1


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una mangiatoia, destinata agli animali; Gesù non si trova attorniato dal gineceo femminile incaricato di prendersi cura di lui e di sua madre, gineceo cui tocca l’ingrato compito – secondo la mentalità allora vigente – di portare il peso della impurità rituale dovuta al contatto con il parto, la partoriente e il partorito; Gesù non si trova circondato dai parenti e dagli amici che si congratulano con il padre e già pensano a lui come un ulteriore anello per accrescere la continuità, il buon nome e la riuscita del loro clan familiare, la casa davidica (certamente bisognosa di cambiare le proprie sorti, in quel momento e da molto tempo non proprio brillanti). È “fuori posto” sua madre, Maria, che il censimento e il parto hanno costretto ad uscire fuori dalla calma, dalla sicurezza e dalle attenzioni che la sua condizione richiedeva – trovandosi in un’epoca in cui la gestazione ed il parto avevano un rischio di mortalità oggi superato e sconosciuto nei Paesi del Primo Mondo – senza però che questo significhi una giustificazione per abbandonare, come dice Papa Francesco, la tenerezza e abbracciare le motivazioni con cui si giustificano la crudeltà, la vendetta, la ritorsione. È “fuori posto” Giuseppe, lo sposo di Maria, colui che è chiamato ad essere padre di un bambino che non ha generato, ma viene verginalmente da Dio: proprio lui, il giusto attento ad osservare la tradizione dei padri, ha infatti seguito sua moglie, infrangendo le regole di purità che proibivano agli uomini di essere presenti al momento del parto, scegliendo così una condizione in cui sì, tutti gli altri potevano rimproverare e criticare le sue azioni fino a mettere in dubbio la verità del suo essere giusto, ma che faceva venire alla luce una “nuova” giustizia basata non sulla separazione ma sulla comunione. Sono “fuori posto” i pastori, che da mere figure economiche senza alcun ruolo religioso vengono elevati a testimoni chiave della rivelazione di Dio e della fedeltà di Dio alle sue promesse: a loro, infatti, e non alle autorità, viene affidato il compito di verificare la nascita del messia attraverso la costatazione del suo essere “fuori posto” nella mangiatoia – gesto che sembra anticipare un’altra verifica, quella della risurrezione dai morti il giorno di Pasqua, compiuta ancora una volta non dalle autorità ma addirittura da traditori cui nessuno avrebbe mai dato fiducia. Quando ci riappropriamo della storia del Natale, c’è un “fuori posto” che diventa la regola per dare alla luce uomini e donne grazie a cui si aprono cammini diversi rispetto a quelli del mainstream che, una volta messo in crisi, genera disillusione, preoccupazione, rabbia. A noi, come sempre, la scelta su quali sentieri, dei due, camminare. 2


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LUCE DELLA PACE DA BETLEMME 2021 di Fabio D’ACHILLE

Finalmente è giunta tra noi! Sì, finalmente. Dopo la pausa forzata dello scorso anno, più che mai ne sentivamo il bisogno di “questa Luce”. Luce capace di infondere Pace, serenità, speranza in un futuro migliore per tutti, e per questo siamo stati impegnati in vari punti della regione. A Roma dopo aver accolto la fiammella al suo arrivo in stazione Termini. Si è sentita la necessità di consegnarla ufficialmente alla città, ecco quindi che in rappresentanza dell’Amministrazione di Roma Capitale, l’Assessora Sabrina ALFONSI ha ricevuto la fiammella dagli scout della regione. “Prendere la luce oggi equivale a prenderla nel segno di una nuova Pace fatta di abbattimento delle diseguaglianze. Le diseguaglianze si combattono anche attraverso la disponibilità di un ambiente giusto per tutti, e penso che questo sia il messaggio migliore che possiamo dare in questa giornata”. Queste le parole dell’Assessora con delega all’ambiente, che ha voluto così rimarcare l’attualità del messaggio di Papa Francesco e del titolo che il comitato della Luce della Pace, ha voluto dare alla distribuzione di quest’anno “Facciamoci luce per curare la terra”. La cerimonia di consegna si è tenuta sulla Terrazza del Pincio, in una splendida giornata di sole e con la rappresentanza di tutte le realtà scout della città. Presenti per il MASCI, il Segretario Regionale Alberto Cuccuru e il Presidente nazionale Massimiliano Costa. Le comunità della Zona Sud del Lazio, così come da anni oramai, unitamente ai giovani dell’AGESCI, del CNGEI e dell’FSE, si sono ritrovate in località Carrara nel comune di Sermoneta, per accogliere la Luce portata da una staffetta scout, che dalla stazione ferroviaria l’ha fatta giungere fino a loro. Lupetti e coccinelle insieme a “ai grandi”, per diffonderla ognuno nelle proprie parrocchie e famiglie. Da qui poi la Luce è partita per Latina, Cisterna di Latina, Terracina, Cori, Velletri, Giulianello, Pontinia e in numerose altre località. Numerose altre poi le località della regione in cui le comunità del MASCI, hanno accolto e distribuito la fiammella. Luogo simbolo per il MASCI è sicuramente la Città di AMATRICE, dove è stata consegnata la mattina di domenica 19.Un grazie a tutti i Volontari e a tutti i gruppi scout, che con il loro prezioso lavoro, hanno reso “di nuovo” possibile che questo prezioso simbolo di Pace giungesse a tutti coloro che, con cuore aperto, vorranno accoglierla. 3


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SALUTO DEL SR ALBERTO CUCCURU PER LA LUCE DELLA PACE 2021 Roma 18 Dicembre terrazza del Pincio Benvenuti alla venticinquesima edizione della Luce della Pace! Quest’anno si si apre con il motto “Facciamoci Luce per curare la Terra”! Con grande piacere e gioia Vi ringrazio per l’attenzione, per la Vostra presenza in questo bellissimo luogo! Ringrazio l’Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti, Sabrina Alfonsi che ha trascorso una parte importante del suo percorso civico e politico nel movimento scout, nel quale è cresciuta e che ancora oggi la trova coinvolta per lo spirito di servizio che le ha insegnato. La ringraziamo per la sua presenza, perché la politica è servizio per la cittadinanza, per costruire un mondo di pace e solidarietà e coltivare il benessere degli esseri viventi e animali. Mai come quest’anno l’arrivo della Luce di Betlemme riveste un significato profondo e universale, con la speranza di uscire presto dalla pandemia con l’impegno di tutte e tutti e con l’anelito di rendere il nostro impatto sul Pianeta sostenibile e lasciare ai nostri figli e a chi verrà dopo una Terra sana e sicura. Un impegno che non si può più procrastinare che richiede l’impegno di tuti con comportamenti responsabili e sostenibili. Ringrazio il nostro Presidente Nazionale, Massimiliano Costa che tanto ha voluto essere qui tra noi e che rivolgerà un appello alle associazioni scout e alle istituzioni per un impegno comune verso gli Ultimi e i Fragili in qualsiasi parte del mondo essi siano. Ringrazio tutte le associazioni scout presenti, i loro rappresentanti, saluto tutti gli adulti scout presenti, tutti gli scout e le guide, i lupetti e le lupette, che colorano questo posto magnifico facendolo diventare unico. Apro questa cerimonia con un proposito che desidero condividere con tutti voi; “che la luce della pace non ci trovi quest’anno solo distributori di luce bensì anche operatori di pace”. Impegniamoci con piccoli gesti fatti con il cuore per affermare i valori cristiani e scout in cui fortissimamente crediamo. Gesti piccoli e coraggiosi come quello di Kamil Syller che ha messo una lanterna verde nella sua finestra indicando ai rifugiati intrappolati nella terra di nessuno la via dell’accoglienza, della sopravvivenza. Gesto di solidarietà, divenuto in brevissimo tempo simbolo contagioso contro l’indifferenza e la paura che sta distruggendo l’umanità 4


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“Perché fiorire si può e si deve, anche in mezzo al deserto, perché se le cose fragili come un fiore di ginestra lo sanno fare, anche noi siamo chiamati a fare altrettanto.” (A. D’Avenia, L’arte di essere fragile)

E’ arrivata la luce da Betlemme, eccola! E’ qui, davanti a noi! Facciamoci trovare pronti con le nostre lanterne e con le maniche della camicia rimboccate, come abbiamo imparato fin da piccoli, resistenti disarmati, che si assumono con responsabilità un impegno, piccolo o grande che sia, di amore, di perdono, di tolleranza verso il proprio fratello. Germogliamo pace! Nella Chiesa della Natività a Betlemme vi è una lampada ad olio che arde perennemente da moltissimi secoli, alimentata dall’olio donato a turno da tutte le Nazioni cristiane della Terra. A dicembre, ogni anno, da quella fiamma ne vengono accese altre e vengono diffuse su tutto il pianeta come simbolo di pace e fratellanza fra i popoli. Poco prima di Natale un bambino, proveniente appositamente dall’Austria, accende una luce dalla lampada nella Grotta di Betlemme che è poi portata a Linz con un aereo della linea Austriaca. Da Linz con la collaborazione delle Ferrovie Austriache, la Luce è distribuita in tutto il territorio. Dal 1986 gli Scout viennesi hanno deciso di collaborare alla distribuzione e la Luce della Pace, mettendo così in pratica uno dei punti chiave dello scoutismo, l’amore per il prossimo espresso nella “Buona Azione” quotidiana. Di anno in anno sono cresciuti sempre di più la partecipazione e l’entusiasmo per la consegna della “Luce della Pace” tramite i Gruppi Scout. Quasi ogni anno la Luce della Pace di Betlemme è stata portata in un “nuovo” Paese europeo. Quest’anno, la delegazione costituita da rappresentanti del Comitato Italiano ha ricevuto la fiamma dagli scout austriaci al confine di Coccau (Tarvisio) per essere stata custodita a Trieste fino alla partenza dei treni, che grazie a un accordo con Trenitalia, è stata portata in tutta la Italia; la Luce che vedete è partita nella notte di ieri, venerdì 17 per essere distribuita oggi, 18 dicembre 2021. E allora viviamo in questo luogo, che tanto risponde a questa esigenza di apertura, di prossimità, tutti insieme il nostro desiderio di essere Luce per curare la Terra! Buona Strada!

Alberto Cuccuru 5


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ENRICO CAPO, Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana di Gabriella MILANESI Caro Enrico, l'onorificenza a te conferita dal Presidente della Repubblica, di nomina a commendatore, a pensarci bene non ci stupisce, perché in realtà ci conferma ciò che in cuor nostro tutti già pensavamo e cioè il fatto di riconoscere in te un mentore, cioè un riferimento di come la vita va vissuta intensamente, mettendo a frutto le nostre competenze in tutte le stagioni della nostra vita, sia nelle relazioni umane e professionali, sia nell’appartenenza ad aggregazioni sociali,

come,

nel

nostro

caso

di

A.

S.,

nell'appartenenza al MASCI e alla Chiesa Cattolica. Secondo te le motivazioni alla nomina a commendatore della Repubblica quali aspetti del tuo essere scout adulto hanno toccato? Anzitutto debbo premettere che vi sono persone ben più degne di me, che avrebbero dovuto ricevere l’onorificenza, ma che non si sono trovate al posto giusto ed al momento giusto per essere identificate, quando il Presidente ha stilato l’elenco dei destinatari delle onorificenze. Dopo questa doverosa premessa, per rispondere alla domanda direi che – dal mio ultimo libro di cui inviai una copia omaggio al Presidente – si può ricavare il mio entusiasmo (così ha sottolineato un augurio ricevuto), la mia probabile concretezza, la vena umoristica che mi rendo conto traspare sovente dai miei scritti, il non prendermi di conseguenza sul serio, il desiderio di lasciare il mondo un poco migliore di come l’ho trovato, come suggerisce il nostro B:P, e quindi l’ansia di poter tradurre in un quadro globale di interventi operativi le possibili soluzioni alle problematiche che ci circondano (il libro in parola ha per titolo: Dalla culla alla tomba - Educazione Permanente e Personalismo Comunitario – Dalla teoria alla sperimentazione – Ed, ARACNE, 2021). Nella tua intensa vita di scout in età giovanile, di marito, di Assistente Sociale in prima linea nel rapporto con persone fragili, di formatore di professionisti del sociale, di ricercatore sociale e di adulto scout, quali sono gli ingredienti che ritieni essenziali per vivere una vita all’insegna dell'autenticità dell'adesione ai valori scout? 6


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La risposta banale sarebbe quella di continuare ad osservare la Legge Scout. Ma mi sono accorto nella mia ormai lunga vita (ho 92 anni) che si può scoprire quali siano le motivazioni - che sono alla base dei nostri atteggiamenti interiori e dei conseguenti comportamenti esteriori – anche cercando a specchio, negli altri, le attitudini di vita similari alle nostre. È così che scoprii che l’Oncologo di mia moglie, il mio Otorinolaringoiatra, la mia Dermatologa, un collega irlandese ex-Akela, un altro collega belga, ed altri, provenivano tutti dallo Scautismo. Me ne accorgevo ogni volta dal modo e dalla maniera che caratterizzavano i loro rapporti nei miei confronti; mi sentivo cioè avviluppato da ognuno di loro, mi sentivo considerato come una persona unica incontrata nella loro vita, e non come un semplice individuo da dimenticare strada facendo …Il resto viene da sé. LA DIFFERENZA TRA PERSONA ED INDIVIDUO, IL CONCETTO DI COMUNITÀ COME PERSONA DI PERSONE, IL SERVIZIO COME COMUNITÀ CHE ESCE DAL GUSCIO, SONO ACQUISIZIONI CHE VANNO VISSUTE SPORCANDOSI LE MANI….

Nel tuo ultimo libro "Dalla culla alla tomba" hai ribadito l'importanza di due principi che hanno guidato la tua vita personale, professionale e scoutistica: l'educazione permanente e il personalismo comunitario. Come possiamo, noi A. S. far sì che questi principi fondamentali guidino ogni nostra attività scoutistica o di vita relazionale amicale e familiare e professionale? Partirò ponendo una domanda forse emblematica: perché delle persone non provenienti dallo Scautismo giovanile entrano nel MASCI raggiungendo quasi la metà degli iscritti, e perché di solito esse sono le più feroci sostenitrici del Movimento? (Addirittura, c’è una Comunità romana in cui non vi è nessun reduce dallo Scautismo giovanile…). Forse si trova la risposta nel fatto che i…neofiti si trovano di fronte ad un pacchetto molto consequenziale e razionalmente coordinato, costituito da una logica proposta di vita, quale si presenta tuttora la versione adulta della Legge e della Promessa Scout: cioè l’Educazione Permanente ed il conseguente Personalismo Comunitario; che io ebbi l’onore di presentare – con l’esplicito appoggio del Presidente di allora, Carlo CESCHI, e del Segretario Nazionale Armando DENTI – alla mitica Assemblea Nazionale MASCI di Verona del 1970 (con approvazione unanime, e quindi tuttora patrimonio del MASCI). Ed a questo punto forse si capisce il perché noialtri vecchi scout, ex-Akela ed ex-Capi Clan, 7


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stentiamo a comprendere la differenza che passa tra la pedagogia rivolta alle giovani generazioni e l’andragogia, che dietro a questa parola apparentemente misteriosa cela soltanto l’arte (sì, proprio l’arte) della educazione degli adulti, ben diversa dalla pedagogia. I due princìpi filosofici evocati, nello Scautismo degli Adulti, non possono rimanere in cornice, tra il ritratto del bisnonno garibaldino e la foto del nostro matrimonio. Fuor di metafora, è facendo Comunità che si applica il Personalismo Comunitario, tramite l’Educazione degli Adulti. Per capirci meglio: la differenza tra persona ed individuo, il concetto di Comunità come persona di persone, il Servizio come Comunità che esce dal guscio, sono acquisizioni che vanno vissute sporcandosi le mani e non sorseggiando una grappa barricata, comodamente sdraiati sul divano! Mi sembra di aver colto che nel tuo ultimo libro, ”Dalla culla alla tomba”, sia contenuto un condensato delle tue esperienze che hai ritenuto più significative della tua vita personale e professionale: il metodo del lavoro di gruppo e dell’animazione dei gruppi, varie esperienze di resilienza, la ricerca sociale, le tecniche di azione per progetti Come possiamo noi a s. nelle nostre comunità MASCI, utilizzare queste esperienze descritte adattandole alle nostre realtà in cui viviamo e operiamo? Quanto illustrato nel sopra citato libro “Dalla culla alla tomba” può essere attuato attraverso un attento sostegno para-professionale, che possa prevedere la preparazione di una persona per ogni Comunità, che affianchi il/la Magister, e che sia addestrata ai contenuti teorico-operativi della Educazione Permanente, del Personalismo Comunitario, nonché della Dinamica di Gruppo atta a razionalizzare il cammino che la singola Comunità vuole intraprendere. Detto strumento, su mia proposta, fu reso operativo nell’Assemblea MASCI del 1972: si trattava dei SEMINARI DI ANIMAZIONE, coordinati da una apposita Pattuglia Nazionale Animazione. Con mia grande sorpresa, questo marchingegno funzionò per diversi decenni fino al momento in cui – sempre con mia grande sorpresa, ma di tutt’altro tipo – si dissolse nella nebbia…La Regione Lazio del MASCI non si perse d’animo, e con la sua Pattuglia Animazione realizzò una serie di Seminari itineranti per tutte le Provincie della Regione, costruiti su due tempi, e cioè: Fare Comunità: perché? Come? e La Comunità esce dal guscio. Per quanto riguarda poi il livello nazionale, dopo la scomparsa dei Seminari di Animazione, non mi rimane che concludere con una vecchia espressione dialettale: “Signurì, che vulete da me?!?!”. Su webradio scout potete ascoltare una approfondita recente intervista ad Enrico Capo. 8


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AL PROF. ENRICO CAPO L’ONORIFICENZA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. Articolo pubblicato dall’Università LUMSA di Roma (link) «Protagonisti

di

comportamenti

gesti, prolungati,

o

di di

solidarietà, di altruismo, di iniziative volte ad assicurare il bene comune, iniziative di senso di responsabilità nei confronti della collettività, in cui tutti siamo

inseriti».

Il

Presidente

della

Repubblica Sergio Mattarella apre così la

Cerimonia

di

consegna

delle

onorificenze del 29 novembre 2021, un’occasione speciale in cui sono stati insigniti motu proprio cittadini che si sono distinti per senso civico e solidarietà. Tra questi anche il Prof. Enrico Capo, ora Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana «per il suo contributo teorico ed esperienziale nell’approfondimento e studio delle politiche connesse al servizio sociale». Oggi in quiescenza, Enrico Capo ha insegnato Metodologia della ricerca sociale all’Università LUMSA e alla Cattolica per diversi anni. Assistente sociale, ha collaborato a lungo con l’unità sperimentale del Ministero della Giustizia, lavorando a stretto contatto con i minori in condizioni di disagio e al di sotto della soglia di povertà. Consulente esperto per la FAO in materia di Psico-sociologia rurale, Enrico Capo è stato consulente della Fondazione LABOS (Laboratorio per le Politiche Sociali) oltre che autore di numerose pubblicazioni – l’ultima, «Dalla culla alla tomba. Educazione permanente e personalismo comunitario. Dalla teoria alla sperimentazione» presentata all’Università LUMSA lo scorso settembre – in tema di sociologia, educazione degli adulti, formazione professionale, servizio e politica sociale, sviluppo rurale, dinamica di gruppo e ricerca sociale. Al Prof. Enrico Capo le più sentite congratulazioni del Rettore, il Prof. Francesco Bonini, e di tutto l’Ateneo. Foto: Archivio fotografico della Presidenza della Repubblica Italiana

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25 COLLETTA ALIMENTARE A LATINA Dalla Comunità LATINA 2

Anche il Gruppo del MASCI Latina 2 ha preso parte alla 25 Giornata Nazionale della Colletta Alimentare organizzata su tutto il territorio nazionale dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus, il 27 Novembre. La Fondazione si occupa “di recuperare le eccedenze di produzione agricola, dell’industria alimentare, della Grande Distribuzione e della Ristorazione organizzata, delle istituzioni pubbliche e dei punti vendita alimentari, nonché della raccolta di generi alimentari presso i punti vendita della Grande Distribuzione nel corso della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare e di collette di alimenti donati presso altre organizzazioni.” I volontari e le volontarie del Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani, che effettuano attività presso la parrocchia San Giuseppe Lavoratore di Latina Scalo, si sono ritrovati di buon mattino, sabato 27 novembre, di fronte al supermercato Eurospin di via Epitaffio per raccogliere alimenti e beni di prima necessità che saranno ridistribuiti, a titolo gratuito, a enti non profit che si occupano di assistenza e di aiuto ai poveri, agli emarginati e, in generale, a persone in stato di bisogno sul territorio della nostra regione. La Giornata Nazionale della Colletta Alimentare si è conclusa nella tarda serata con la raccolta di oltre cinquanta scatoloni contenenti alimenti di prima necessità che saranno ora avviati ai centri di distribuzione. “ Siamo stanchi ma molto soddisfatti “ ha commentato Agostino Ferrara, Magister del Gruppo nel ringraziare i tanti che hanno aderito a questa giornata di raccolta.” Le persone, pur in un momento di difficoltà generale come quella che stiamo vivendo, hanno dato un grande segnale di solidarietà rispondendo molto bene al nostro invito a donare. Un grazie di cuore anche ai nostri volontari e volontarie, Bruno, Gennaro, Natalino, Paolo, Teresa e Valeria, per l’impegno oggi profuso, la dimostrazione di come noi del Masci Latina 2 cerchiamo di vivere la nostra esperienza di adulti scout attraverso il servizio verso gli altri e, particolarmente, verso chi ha più bisogno. La nostra è una piccola comunità che sta lavorando all’interno della parrocchia di Latina Scalo ma prestiamo servizio anche presso la mensa della Caritas diocesana a Latina. La nostra prossima iniziativa avverrà a dicembre, quando andremo ad accogliere alla stazione ferroviaria la Luce della Pace proveniente da Betlemme che distribuiremo alle parrocchie circostanti e alle famiglie della nostra Comunità che ne faranno richiesta. 10


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TUSCANIA

AMATRICE LATINA 11

ROMA


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