N.02/2012 DISTRIBUZIONE DIGITALE
THE BACK MOVEMENT RECORDS MAGAZINE W
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INTERVISTE
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MAXI B ELZHI GHEMON PIONEERS
ICE ONE
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ISSN 2240-0036
REPORTAGE
NYC PARK JAM
SPORT & MUSIC
MADE IN THAI
PRODUCERS
3D BIG JOE DJ APOC FREESTYLE SHOW
SOULSTARS
MARRACASH PRESENTA:
JESSE BOYKINS III
IL RAP SBARCA IN TV NELLA TRASMISSIONE DEDICATA ALLE BATTLES DI FREESTYLE!
ENSI, RANCORE, CLEMENTINO, KIAVE e molti altri...
REGOLAMENTO E SCHEDE DI TUTTI I PROTAGONISTI:
RUBRICHE SAMPLE SAMPLED RECENSIONI WORDS! LIVE REPORT TRAINING DAY
intenta.it
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amaica” come en mondo e è sentirs trare in un a i immer ltro mosfera si in u tro n’atta da p picale carat terizza alme, c ascate spiagge d’acqua di sab , bia do Consuma rat re un cocktai a. frutta l di fresca al no di una sci l’interaluppa, una cap annina bamboo di pagl su ia e oppure di all’int sembrer una roulotte erno á perfe dirocca ttament ta vi e norma le.
Torino - Ivrea – Alessandria Brescia - Vicenza – Varese Parma - Bologna - Piacenza Treviglio – Milano - Sanfrè Prossime aperture: Roma - Torino - Asti - Cagliari
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EDITORIALE
WE GOT FLAVA N.02
B
uon anno a tutti! Anno del Drago! Età dell’Acquario! In questo numero abbiamo deciso di mettere il “diavolo” in copertina, non parlo di Marracash, ma del logo di Mtv! La foto rappresenta un “Hiphopper” che tiene in pugno una tv portatile, a significare che il Rap ha in pugno la Tv in prima serata! Perché parliamo di MTV SPIT? Perché è stato realizzato e pensato anche grazie al nostro aiuto, noi di B.M. Records. C’è stato il Gala di presentazione del 22 dicembre trasmesso e poi replicato più volte con dentro ospiti d’eccezione come Club Dogo, Fibra e Maxi B, J.Ax, ecc... Non è la prima volta che l’underground è presente su Mtv, da Esa con Fish (arrivarono addirittura al Festivalbar), Kaos con Neffa, Dj Skizo con Frankie Hi, Inoki e molti altri che sono andati a TRL, nelle piazze o presenti con i loro video, quindi dov’è la grossa novità? Che questa volta il protagonista è il Freestyle, con argomenti di attualità e stile libero, senza censure. Ad ogni modo per chiarire il tutto c’è un bel articolone a riguardo, ci sono i nomi dei partecipanti presentati in esclusiva e nei prossimi numeri ne avremo di che parlarne. Come vedrete cominciano a prendere forma i nostri contenuti e proposte, che vanno al di là della presentazione dei nostri artisti e report. Come vi abbiamo spiegato nel numero uno cerchiamo di essere un catalizzatore di energie e di esperienze, non solo un magazine fine a se stesso o finalizzato alla pubblicità di prodotti. Ritorna “Training Day” la rubrica di demo più seguita d’Italia curata da Michele Solomita, si aggiungono “chicche” come “Sample Sampled” su carta, proposta da Jason sul suo canale youtube (youtube. com/jasonrdr), immancabile “Words!” curato da Dragwan, ma non voglio fare il sommario... cominciate a sfogliare! Questa volta vogliamo celebrare i 5 anni della nostra label proponendo il meglio di... un “Best of” degli artisti che lavorano e credono in questo “viaggio” e per tutti quelli che ci supportano e seguono la nostra crescita fin dall’inizio: “This is for My People” (cit. Lefty). Le stesse tracce le potete ascoltare, scaricare e comprare direttamente dal sito: www.bmrecords.eu. Il nostro unico messaggio è la musica. Vogliamo trasmettervi “la fotta”, cosa che riesce solo con un bel “pezzo” musicale o con un live potente nell’immediato, poco alla volta con un giornale... Ringraziamo tutti per i complimenti che ci avete fatto, soprattutto a riguardo del “lavorone grafico” e di impaginazione, per le tante segnalazioni che abbiamo girato al distributore riguardo alle difficoltà di reperirlo nelle vostre città. Tantissime le novità, le interviste e il materiale che, per mancanza di spazio, non siamo riusciti a inserire, usciranno nel prossimo numero: dal mese di febbraio il sito www.wegotflava.com sarà più dinamico ed internazionale... Stay tuned. Johnny “Mastafive” Mastrocinque
“Le cose si muovono quando cominci a muoverti, stando a guardare puoi lamentarti solo che niente è al suo posto come lo era un attimo prima...” (soundtrack consigliato: “Move somenthing” di Talib Kweli e Hi Tek)
in copertina Marracash (ph. Gianluca Fadda) composizione grafica Michele Alberti (ph. Mauro “Kitz” Vallotti) cd in allegato BM RECORDS V.A. “For my People Vol.1” www.bmrecords.eu B.M. Records 2012 editrice Urruso Publishing srl 10026 Pont Saint Martin (AO) www.urrusopublishing.com gestione editoriale Sedit sc - www.mediasedit.it direttore editoriale Calogero Urruso urruso@wegotflava.com direttore responsabile Luciano Mantelli pubbliche relazioni Johnny Mastrocinque Tel. +39 338.9520927 mastrocinque@wegotflava.com
stampa Rds Webprinting Srl Arcore (MB) pubblicazione trimestrale Reg.Trib. di Aosta in corso di registrazione hanno collaborato a questo numero: Carmen “Leva57” Sorbara Filippo Giorgi Francesco Costanzo Francesco “Ochman” Ozzimo Francesco Verdinelli Joe Conzo Marco “Kamo” Scopesi Marta Montellina Massimo Biraglia Massimiliano “Torme” Cellamaro Mauro “Kitz” Vallotti Max Mbassadò Michele Solomita Salvatore Calandra Simona “Smish” Quagliati Simone “MX” Costantini Stefano Bolognesi Théo Sanchez Thomas Leroy distribuzione nazionale edicole Parrini S.p.a. - Roma
grafica e pubblicità Michele Alberti adv@wegotflava.com
il prossimo numero in edicola a maggio 2012 per info: www.wegotflava.com
redazione Tel. +39 0125.344231 Fax +39 02.91390360 www.wegotflava.com info@wegotflava.com
è una rivista Sedit
ufficio stampa Tel. +39 011.23416793 info@undaoffice.com www.slashingsounds.com
del gruppo
urrusopublishing.com
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Blitz the Ambassador
Samuel Bazawule è nato ad Accra, in Ghana, aprile 1982. È il terzo di quattro figli e ha frequentato la rinomata Scuola Achimota. Mentre a scuola ha raccolto premi per la sua arte visiva, in seguito ha sviluppato un’ossessione per la Cultura Hip Hop, dopo aver sentito il suo fratello maggiore suonare l’album classico dei Public Enemy “It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back”. Grazie alla capacità di disegnare momenti storici importanti, iniziò a fare molti riferimenti storici nelle sue rime, peculiarità che lo rese molto noto nell’ambiante prima scolastico e poi musicale. facebook.com/BlitzAmbassador
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Afrobeatorino
AfrobeaTorino nasce quasi per gioco nel 2009, sfruttando le potenzialità di social network come facebook e myspace, per diffondere proposte, idee, condividere eventi ed altro, legato a tutto ciò che ha nell’Africa le proprie radici musicali e culturali. L’elenco sarebbe interminabile ma ad esempio l’Afrobeat, il Funk, il Jazz, l’Elettronica, la musica tradizionale, arte, cinema, fotografia e tanto altro... Partendo da questo filone ci proponiamo di diventare un’associazione culturale che possa essere un punto di riferimento per la valorizzazione e la promozione di tutte le attività che si ispirano al mondo “Afro”, con una ampia licenza a guardare “oltre” e a contaminare... www.afrobeatorino.com
WORDS! 4 WEGOTFLAVAMAGAZINE
LIVERA Elzhi live - ph. Mauro “Kitz” Vallotti (C.d.M. Studio)
a cura di Sal Calandra
GLI EVENTI FIRMATI BAC
Una delle nostre missioni è quella di organizzare sempre eventi e portare ospiti che ci rappresentino al 100% e soprattutto condividere il messaggio della musica e della cultura che amiamo. Gli ultimi tre mesi del 2011 hanno visto ospitare a Torino e Milano rispettivamente Elzhi, Blitz the Ambassador, Torae e Skyzoo.
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l primo stage è stato quello di Elzhi: un live memorabile che si può definire “un’esperienza più unica che rara”... il perchè è descritto nell’intervista che segue questo articolo. *Blitz the Ambassador, che, dalle classifiche Billboard Americane all’Europa, è arrivato con tutta la sua band in sordina quasi senza clamori di sorta, in una serata fortemente voluta da *AfrobeaTorino e supportata da B.M. Records. Altra situazione in cui il Rap e gli strumenti non sono rimasti prerogativa e connotazione di band come The Roots,
“IN QUESTO MONDO FATTO DI SCACChI SE VUOI IL NIRVANA DEVI SCAVALCARE GLI ALTRI, SE SCAPPI SChIATTI, MA SE SPACChI DURANTE I PARTy, DEVE ESSERCI UN DJ ChE SAPPIA COMPENSARTI AI PIATTI... ALMENO PER NON FARE UNA FIGURA DA SCEMO, ChE DOPO AVER FATTO UN DEMO SI PRESENTA A SANREMO, SAPREMO ChI SUL PALCO NON SARÀ DA MENO E POI VEDREMO ChI SOPRAVVIVERÀ COME GLORIA GAYNOR! A TESTA ALTA IO, VIVO ANCHʼIO, SE TI INCONTRO IO NON DISCUTO TI ChIUDO TI MANDO A FARE IN C… AMICO MIO, NON TI SARAI MICA OFFESO? hO APPENA COMINCIATO, NE VUOI ANCORA COME KASO?
Brano: Chetelodicoafare Album: Una vita non basta (1999) Lyrics: Left Side
di Théo Sanchez
CK MOVEMENT RECORDS
KIAVE
ma che invece ci aiutano a far capire al pubblico quanto di musicale (nella definizione canonica e tradizionale del termine) ci sia in questo genere. Blitz ha unito il flow del Rap di Brooklyn (città dove vive) con il roots della sua terra di appartenenza (il Ghana), aggiunti all’energia e alla potenza di una band Funk! Daniele e Rok Voto (promotori e motori della serata) hanno voluto dare il messaggio ancora una volta e ancora più forte del potere della musica e del saperla suonare. Ultimo Live dell’anno per chiudere in bellezza lo abbiamo realizzato grazie al supporto di “Stile Urbano”, collettivo rappresentato da Sirio e Davide, che dal loro “Granaio” di Settimo Milanese hanno portato grandi serate Hip Hop nostrano e questa volta sfruttando la finale della 9° edizione del Tecniche Perfette. Hanno reso possibile l’ospitata di due grandi esponenti dell’underground statunitense: *Torae e *Skyzoo. La finale del T.P. ha avuto 8 finalisti di gran spessore e stile, tutti davvero meritevoli di arrivare fino al giro della morte, ma solo uno c’è l’ha fatta: “Moreno”, che dopo la finale tenutasi nello stesso posto di due edizioni prima, cercava non solo il riscatto ma il merito riconosciuto per quello che è il suo talento coltivato negli anni. Torae lo avevamo gia visto e ospitato a Torino all’inizio del 2010 e ne abbiamo parlato nel numero scorso. Stavolta ci ha portato i pezzi del suo nuovo album e tanto tanto stile! Skyzoo ha fatto il suo show portando il flow che lo contraddistingue in questa nazione, benedendo il palco. Peccato per chi non c’era... ma gran cosa per chi lo sta raccontando in giro!
“CAMMINO LUNGO GLI INFINITI CORRIDOI DELLA MENTE, CONTEMPLO PLACATO NEL SILENZIO ONNIPOTENTE DI UN CONVENTO, TEMPIO TESTIMONE DI OGNI SENTIMENTO, GALLERIA DʼARTE DA PARTE FUORI DAL TEMPO, CUSTODISCO PROFONDI SEGRETI COME INEDITI QUADRI APPESI A PARETI I SOLITI MODULI GATE KEEPAZ, SEGRETI SENZA VIA DʼUSCITA MOSTRATI SOLO A ChI CONOSCE OGNI FRAMMENTO DI UNA VITA, FISSATI PER LʼETERNITÀ ESTREMO ASTRATTISMO COME MONET, VAN GOGh, EDGAR DEGAS, OPERE UNIChE IMMAGINI IN FLUSSO REALISTE COME GIOTTO A MUZZO COME PICASSO!”
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Torae
Torae ha ottenuto attenzione sui suoi lavori grazie alla collaborazione con Dj Premier e Marco Polo. Insieme a Marco Polo ha continuato a ricevere il plauso della critica per il loro album dal titolo “Double Barrel”. Nel 2007 “Hip Hop DX”, il primo lavoro ufficiale nela compila DX Next Underground Hip Hop. Oltre a Polo e Premier, Torae ha lavorato con i produttori Eric G., Black Milk e Khrysis, con Tash di The Alkaholiks, Teflon, Chaundon, Sean Price, Masta Ace, Wale (rapper), Nefew e Talib Kweli. Ha pubblicato il suo primo album in studio “For The Record” (prodotto da 9th Wonder e Dj Premier) l’8 novembre 2011. torae.bandcamp.com
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Skyzoo
Gregorio Skyler Taylor nato nel 1982 a Crown Heights, è cresciuto a Bedford-Stuyvesant. È stato soprannominato Skyzoo dai suoi genitori per il fatto che erano fan del gruppo R’nB “Skyy”. Il soprannome deriva anche dal suo secondo nome, Skyler. Ha cominciato a rappare all’età di nove anni ed ha continuato a lavorare con i produttori Jay Dee e 9th Wonder, facendo diversi mixtapes, nella speranza di ottenere un contratto discografico. Ha perso contro “Jin” su BET 106 & Park (contest di freestyle), le sue produzioni sono state usate come musica per la TV Whiplash ESPN e la colonna sonora di una pubblicità della Guinness. Ha lavorato con 9th Wonder sul suo album di debutto, Present Cloud 9. Skyzoo racconta di essere stato ispirato da artisti come Notorious BIG, Jay-Z, Nas, NWA, Big Daddy Kane, Kid ‘n Play, oltre ad artisti come Sade, Nirvana e John Coltrane, citando “A Love Supreme” come il suo album preferito. www.skyzoo718.com
Brano: Il segreto Album: G.K. - Custodi del segreto (1998) Lyrics: Maury B
APORT
Torae & Skyzoo live - ph. Francesco “Ochman” Ozzimo
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ELZhIMATIC INTERVISTA
di Max Mbassadò
DETROIT STATE OF MIND
Direttamente dagli Slum Village, il gruppo più rappresentativo di Detroit, incontriamo Elzhi, che ci ha portato quello che sembrava un progetto elitario, non concesso all’Italia. Stiamo parlando di “Elmatic”: l’album che reinterpreta e omaggia “Illmatic”, il classico di Nas.
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no degli appuntamenti migliori per quanto riguarda la buona musica, cadeva di 1 novembre 2011 all’Hiroshima Mon Amour di Torino ed era la presentazione del lavoro dei produttori Jeremy e Mister Twenty e il loro “Funk Shui Project”, allestiti in grande stile con band di 5 elementi in totale (loro due, Alberto alle tastiere, Dub al piano sampler, Lu Lu alla batteria) più le ospitate al Mic dei 4 MC coinvolti nel progetto che è in freedownload dal nostro sito (bmrecords.eu) i cui nomi sono Cario, Brigante, Kiave e Dongoco. La loro presentazione è stata occasione di apertura per uno dei rapper migliori del decennio appena trascorso: Elzhi, direttamente da Detroit City, ci ha portato “Elmatic”: l’album che reinterpreta il classico di Nas “Illmatic”. La peculiarità di questo lavoro (in free download su www.elzhi.com o cercatelo su itunes) sta nell’essere completamente risuonato con strumenti e ben poche campionature. Chi si è occupato al riarrangiamento è stato il gruppo Will Session. Una curiosità che scoprirete nell’esclusiva intervista che ci ha concesso; l’idea del progetto è nata una sera nel centro Europa... speriamo che l’aria sia stimolante anche per noi “sud Europei”! A farci da ambasciatore per l’intervista il nostro fratello Max Mbassadò.
“Mia madre mi diceva sempre di non seguire la massa, la folla, la gente... diceva: “se tutti vanno a destra, tu vai a sinistra, differenziati!”...
La domanda è di rito, come è nato il concetto e sopratutto l’idea di rifare un classico come “Illmatic” e sopratutto “risuonandolo”? Ci trovavamo in Germania in un giorno off senza date, io, Phat Kat, Dj Daz e DJ House Shoes, quest’ultimo se ne uscì con la parola Elmatic, formata dalla prima parte del mio nome Elzhi e matic tratto da Illmatic, il classico di Nas. Da
SAMPLES SAMPLED 6 WEGOTFLAVAMAGAZINE
li si accese la lampadina: rifare e riarrangiare reinterpretandolo uno dei primi dischi che in assoluto mi hanno formato come artista portandomi ad un livello superiore. Anche come una sorta di tributo. Quindi l’idea di farlo venne stimolata ulteriormente utilizzando una Funk Band! ...Una vera band! Così chiamai i Will Session e ci chiudemmo in sala prove in 7 e cominciammo a tirare fuori le idee e a studiare. È stao un modo per riconoscere il mio rispetto ad un disco Hip Hop che ha dato un senso all’Hip Hop stesso.
a cura di Andrea Jason Rader
Lavorare con una band notoriamente è qualcosa di difficoltoso perchè molto organico, come sei riuscito a proporre alla band di seguire la tua visione della musica? Qualcuno aveva gia rifatto Illmatic e c’era già chi aveva rappato sulle basi originali di Illmatic, come Fashawn (nel suo mixtape “Ode to illmatic” n.d.r.) e il mio voleva essere un omaggio, non solo una dedica, quindi sviluppare non solo nei testi una reinterpretazione ma anche nel suono. Per esempio in “One Love” alla fine senti una jam session perchè potevamo farlo con le nostre conoscenze e voglia di divertirci. Con una band a disposizione e non su di una base su cui cambiare solo le parole... questo ha allungato i tempi dell’uscita, ma così ci rispecchia di più anche se non è del tutto farina del nostro sacco, essendo un tributo... Avete personalizzato, messo un marchio... Esatto si, personalizzato ma allo stesso tempo volevamo mantenere l’essenza dandoci il nostro stampo...
SAMPLE: FREE AT LAST ARTISTA: AL GREEN ALBUM: LIVEN FOR yOU
SAMPLED: ASPETTANDO IL SOLE
ARTISTA: NEFFA ALBUM: NEFFA & I MESSAGGERI DELLA DOPA
“Se sei una persona vera, reale, con delle esperienze da raccontare e con una vera identità, sei identificabile ovunque e da chiunque, perché sei te stesso”
Considerando che arrivi dall’Hip Hop, che è la prova più limpida di relazione e scambio globale, (Elzhi interviene sulla domanda dicendo che l’Hip hop è una benedizione ndr) il territorio esplorato con questo progetto come pensi si rifletta nel tuo percorso musicale? Arrivo dal cuore, dall’anima, dai miei pensieri... capisci? Mi sento di essere molto forte, un trasmettitore, di essere un leader. Mia madre mi diceva sempre di non seguire la massa, la folla, la gente... diceva: “se tutti vanno a destra, tu vai a sinistra, differenziati!”... Tutto quello che hai sentito prima su di me e quello che senti dalla mia musica non è nient’altro che quello che sono, chiaro che mi piace mantenere i rapporti con i miei fans e la gente che segue la mia musica e nemmeno voglio scappare troppo “a sinistra”... (sorride), ma non deve essere un motivo per continuare a fare sempre la stessa cosa, voglio fare un gradino in più in ogni progetto che faccio. Penso che se sei una persona vera, reale, con delle esperienze da raccontare, con una vera identità, puoi essere negli Stati Uniti o in Inghilterra, se porti la tua conoscenza, la tua persona, sei identificabile ovunque e da chiunque perché sei te stesso. Non c’è limite all’imaginazione e a quello che posso creare, le ispirazioni mi arrivano dalla vita di tutti i giorni, che io giochi ai videgames o che guardi un film o stia facendo qualcosa di importante o di irrilevante, io così arrivo cercando di arrivare sempre al massimo livello creativo.
a memoria, studiavo e poi ero giovane e la mia mente era come una spugna, perciò assorbivo tutto. Li sentivo montare le metriche e decisi di farlo anche io. Cercavo di essere Rakim da una parte e Lord Finesse dall’altra, cercavo di impersonificarmi in loro... fino a quando mi accorsi di aver sviluppato uno stile mio, quindi il mio interesse divenne diventare qualcosa di più ogni volta e cominciai dare un nome agli stili che imparavo... alla fine sono io, sono fatto così e quindi davo al mio stile la mia personalità. Questo è quello che ci ha raccontato Elzhi, ringraziamo Max Mbassadò, e torniamo a progettare il prossimo step come ci ha spiegato questo grande Artista. Per chi si è perso il live... peccato, per chi c’era, grazie di aver condiviso l’Hip Hop con noi! ARTISTA: ELZHI ALBUM: ELMATIC (2011) www.elzhi.com
KIAVE
Probabilmente sei uno degli autori più riconosciuti, un paroliere esperto che gioca con le parole e le metafore, una sorta di “poeta moderno”, forse per rendere l’idea del tipo di liricista possiamo fare l’esempio di rakim dei primi anni ottanta, che ha dato un contributo simile al tuo... insomma vieni identificato come un innovatore… come lavori per ottenere questo? Quando ero giovane ascoltavo dai Ghetto Blaster (loro li chiamano BoomBox n.d.r.) Rakim, Freddy Fox, Kool G Rap, Big Daddy kane, Special Ed... ci passavo ore e ore e amavo cosa facevano, io mi mettevo li e non imparavo solo
SAMPLE: hUMPTy DUMPTy ARTISTA: PLACEBO (JAZZ BAND) ALBUM: BALL OF EyE
SAMPLED: DIO LODATO ARTISTA: JOE CASSANO ALBUM : DIO LODATO
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FREESTyLE ShOW di Marta Montellina - ph. Gianluca Fadda
FREESTyLE BATTLE: ACCENDI IL MICRO E COMBATTI! Gli Mc’s sbarcano in TV, più precisamente su MTV e questa volta non sono solo carne da macello per l’ennesima operazione commerciale ma per essere l’eco di argomenti di attualità e di una scena musicale da anni sommersa. Una trasmissione televisiva che parlerà di Rap con partecipanti e ospiti che arrivano dal Rap e dalla scena Hip Hop presente in Italia. Userà il linguaggio del Rap e del Deejaying per portare alla gente, sottoforma di sfida, il talento e soprattutto i contenuti.
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resentatore e “mattatore” del programma è un artista del calibro di Marracash, rapper che non ha mai partecipato ai contest, ma che dalla scena underground ha risalito la china per arrivare al grande pubblico e prestarsi ora ad una nuova esperienza televisiva in veste di host. Come direbbe Esa: “a sto giro è grossa”! 12 rappers italiani selezionati per le loro doti di Mc’s improvvisatori, “freestyle addicted” riconosciuti nella scena per le loro capacità di improvvisazione, vincitori di battles più o meno grandi, ma tutte rigorosamente riconosciute come ufficiali e importanti. Il 22 dicembre 2011 è andato in onda “Spit Gala”, che ha visto mostrare una demo delle battles con in giuria i più conosciuti rappers in major: J.Ax, Fabri Fibra, Club Dogo. Se ve la siete persa la trovate a questo link: ondemand.mtv.it/serie-tv/mtv-spit/s01. Spit è una battle di improvvisazione in rima su strumentali suonate dal Deejay, strutturata su due tipologie principali: il “Freestyle” (lo stile libero), ad argomento scelto di volta in volta dall’attualità del periodo e il “Top of the Head” (improvvisazione pura), senza argomento. Queste due tipologie sono strutturate in due fasi, quella semifinale e finale, presenti in ognuna delle nove puntate. A suonare le basi opportunamente realizzate da Deleterio, Dj Nais e Mastafive, ci saranno due massimi esponenti del Turntablism: Dj Double S e Dj Tayone (foto in basso).
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Giuria e meccanismo di valutazione
Marracash
La Giuria è composta da 4 giudici, 3 fissi più un ospite che varia di puntata in puntata. Ogni giudice esprime in completa autonomia ed indipendenza il proprio giudizio. Indicativamente ogni giudice elaborerà il proprio giudizio sulla base delle proprie caratteristiche professionali e della propria estrazione e gusto artistico. Giuria in fase di definizione: - Giurato 1: elemento tecnico della giuria. - Giurato 2: secondo elemento tecnico della giuria. - Giornalista, celebrity, ecc... - Artista musicale/sportivo (a rotazione). I giudizi dei diversi giudici (quanto di seguito espresso vale anche per giudici diversi dai nominativi sotto indicati ma di analoga “estrazione”) si articoleranno indicativamente nell’ambito delle seguenti aree di competenza: - Giurato 1: il suo giudizio verterà presumibilmente sull’aspetto tecnico della performance con una maggiore attenzione alla costruzione delle frasi e al loro contenuto. - Giurato 2: il suo giudizio si concentrerà principalmente sul fluire delle rime, sulla metrica e sulla tecnica propria del freestyle. Il suo è l’approccio più tecnico dei quattro. - Celebrity, sportivo: la celebrity rappresenta un’opinione ‘fuori-contesto’ un giudizio non necessariamente ‘esperto/tecnico’ della performance e della battle. In quest’ottica, la celebrity non deve appartenere al mondo dell’hip hop o avere una peculiare passione per questo genere musicale. Il suo giudizio è una valutazione artistica ‘di pancia’, ‘di gusto’. - Artista musicale (a rotazione): commento di tipo ‘artistico’ espresso sulla base delle caratteristiche specifiche di ogni ospite.
Contenuto battle
Nelle battle eliminatorie gli Mc’s si sfidano su un tema scelto ad hoc e ‘raccontato’ da due RVM appositamente realizzati. Gli argomenti, i dati e le informazioni contenuti negli RVM costituiscono gli argomenti sui quali i Mc’s basano la loro battle. Le battle finali (spareggio e finale) sono in freestyle puro (Top of the Head).
Durata battle
Meccanismo eliminazione
Nelle puntate 1-3 vediamo tutti gli MC’s. Lo scontro avviene per eliminazione diretta: due semi-finali e due finali (1° e 2° posto, 3° e 4° posto), si sfidano 4 rappers a puntata. Viene eliminato il 4°, passano al turno successivo 3. I giudici sanciscono il vincitore di ogni battle. Nel caso di parità verrà interpellato il pubblico che esprime il proprio gradimento con gli applausi. Il livello di applausi determina il vincitore. Nelle puntate 4-6 lo scontro avviene sempre per eliminazione diretta. In questo caso si sfidano 3 Mc’s a puntata. In queste battle tutti si scontrano con tutti facendo 2 battle a testa (A Vs B - A Vs C - B Vs C). Da queste tre sfide eliminatorie usciranno, sempre sanciti dai giudici, due finalisti (un Mc vince entrambe le sue due battle) che accederanno direttamente alla finale (che costituisce la 4° battle della puntata). Nel caso in cui tutti gli Mc’s vincano una battle eliminatoria ciascuna (avremo in pratica A, B e C a pari merito), sarà il pubblico che deciderà chi sono i due che hanno il diritto di proseguire.
Don Joe & Gue (Club Dogo)
Le battle eliminatorie durano 4’00”, con scambi da 1’00” per ciascun Mc (parte il primo con il flow da 1’00”, risponde il secondo per 1’00” e così via). Lo spareggio e la finale durano 4’00” con scambi di 4 (botta e risposta su 4/4).
Solo 2 Mc’s passano il turno e approdano alla finale. La puntata 9 si svolge con il meccanismo dell’eliminazione diretta ‘puro’. In questo caso avremo due semifinali, una finalissima (1° e 2° posto) e una finale per 3° e 4° posto. I giudici sanciscono i vincitori di ogni battle, nel caso di parità viene interpellato il pubblico. Il regolamento potrebbe subire delle modifiche dal momento della stesura di questo articolo fino all’inizio delle trasmissioni, in quanto si devono definire le ultime cose “pratiche” legate alle tempistiche televisive. Cosa si vince alla fine di Mtv Spit? Non possiamo raccontarvi tutto!
Maxi B & Fabri Fibra
Nelle puntate 7 e 8 due Mc’s eliminati al primo turno (pt. 1-3) vengono riammessi alla gara (i due che hanno ottenuto più preferenze via web). Si torna al meccanismo dell’eliminazione diretta ‘puro’: due semi-finali e due finali (1° e 2° posto e 3° e 4° posto).
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FREESTyLE ShOW
O C C E ? I” T L E C S E R P “ I T S E U Q ChI SARANNO
NO DICKS, NO ChICKS, ONLy RhyMES AND BEATS! Mc Freestyler più conosciuto, che dà alle sue improvvisazioni un approccio quasi fisico. Arriva dal gruppo One Mic di Torino. Ha vinto il “Tecniche Perfette” e il “2 the Beat”. Specialità: Punch Liner, Top of the Head.
Female Mc calabrese, si è fatta conoscere grazie alle finali di molte tra le battles più seguite tra cui il “Tecniche Perfette”, le “Honiro Battles”, “Ampollino Jam”, “A Testa Alta”. Tecnica e flow molto ricercata che sa interpretare sempre ogni tipo di stumentale gli viene sottoposta. Attitudine Hip Hop. Specialità: Top of the Head.
“hEy! NON SONO QUÌ PER DARE ALLA GENTE QUEL ChE VUOLE, SONO QUÌ PER DIRE ALLA GENTE QUEL ChE VUOLE. È LA TELEVISIONE CHE VI PARLA, NEGLI ANNI ʻ50 VI HO INSEGNATO LʼITALIANO, ORA ALMENO CI CAPIAMO, A ME GLI OCChI! PREFERITE TOTTI, RAMAZZOTTI, JOVANOTTI O PARIS hILTON? I REALITy O LE FICTION? TANTO TUTTO È FINTO, TUTTO È SPINTO ALLʼECCESSO, ANChE LO SPOT DEI BISCOTTI GRIDA: SESSO! SESSO!”
Brano: Telecomando Album: Anni senza fine (2008) Lyrics: Mistaman
COnTATTI: www.facebook.com/ensiofficial www.youtube.com/ensiofficial www.twitter.com/therealensi Info & booking: ensistaff@email.it
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ENSI
LOOP LOONA
Lo spirito di questo progetto è quello di trasportare in video l’energia viva e diretta che si crea durante una spontanea sessione di freestyle. Pura e semplice improvvisazione come succede da anni nelle cerchie di freestyle e nelle jam session di tutto il mondo. Per la prima volta in Italia video dedicati al freestyle fuori dal contesto della vera competizione. Storpiando “Chat Roulette”, famosissimo sito di video chat che crea incontri casuali, “Freestyle roulette” è un viaggio attraverso l’improvvisazione, imprevedibile e trasversale. I video sono stati girati in presa diretta durante alcune sessioni selvagge in luoghi e contesti particolari, dalla metropolitana allo sfascia carrozze, passando dal kebbabaro e arrivando al negozietto multiculturale che vende di tutto. Le rime, quasi sempre a tema con la situazione, sono frutto della pura improvvisazione, le sbavature e gli errori di pronuncia fanno parte del gioco. Non mancheranno gli ospiti. Oltre ai suoi Ghetto Blaster nei prossimi video ci saranno sessioni con produttori, con il beatbox, con famosi dj’s e ovviamente con altri rappers esponenti del freestyle italiano. Ensi con questo progetto a scadenza settimanale (i video escono ogni lunedì alle 17.00), anticipa con una sorta di video mixtape dedicato al freestyle un prossimo lavoro discografico. I video sono girati e montati da Aldo Ravegnani. Il logo è stato concepito e realizzato da Andrea Rebuscini (Yo Clas! - Mlano).
Specialità: Top of the Head.
DARI
Specialità: Punch Liner, Top of the Head.
DANK
Emiliano, Hip Hop Lover 100% di una scuola molto tecnica come quella del centro Italia. È stato finalista per 7 edizioni del T.P., vincitore del “King of The ring”, “Battle Arena”.
Arriva dalle Marche. gli piace usare tecniche miste sulle metriche che utilizza per il suo flow. Ha vinto il “Tecniche Perfette” ottava edizione e lo Showcase Jam Battle (Costa Klan).
Specialità: Punch Liner, metriche serrate.
MORENO
NOEMA
Mc di Catania, ha fatto dell’improvvisazione una sua personale arte marziale verbale. Ha vinto contest regionali e il “Tecniche Perfette”.
Specialità: Punch Liner, Top of the Head.
Mc Lombardo, arrivato in finale al T.P., campione indiscusso di molte battles della regione, nonostante la giovane età la sua attitudine alla scrittura lo contraddistingue anche nel freestyle.
KENZIE
: O N U N G O I D E D E h C S E L E I M O OIN
Da genova, uno tra i più giovani partecipanti, si può dire sia cresciuto a pane e freestyle. Ha vinto il “Tecniche Perfette” 9a edizione.
“ADESSO IO SONO FUORI MI ANDAVA DI STARE COSÌ ASCOLTARE NEL BUIO I RUMORI, LA NOTTE PORTA CONSIGLIO SPECIE SE A VOLTE MALATE GIORNATE PORTANO SCOMPIGLIO - È NOTTE ALTA E SONO SVEGLIO- COME DENTRO LA CANZONE VOGLIA DI UN GUAGLIONE DI TRATTARSI MEGLIO È UNO SBAGLIO SCIVOLARE GIÙ QUANDO SI CONOSCE IL FONDO VIEPPIÙ GIÀ DA MÒ GLIE LʼHO DATA SÙ E RESTO CENTO PER CENTO SPINTO CʼHO DA FARE DEFINIZIONE STILE ZERO PARE…”
Brano: Navigherò la notte Album: 107 Elementi (1998) Lyrics: Neffa ft. Al Castellana
Specialità: Punch liner, Top of the Head.
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Specialità: Punch Liner, Tecniche miste.
Da Torino, vincitore di molte battle in più zone del nord Italia. È forse quello con un approccio meno underground, ma con piglio verace. ha vinto lo “Zelig Urban Talent”. Specialità: Punch Liner.
Specialità: Punch Liner, Tecniche miste.
rappresenta l’Abruzzo un Mc che si è fatto il nome nei cerchi di tutta la costa adriatica, facendosi conoscere con un’ottima prestazione attraverso il “2 the Beat” e vincendo molti contest, non solo in zona Pescara (sua città). Specialità: Tecniche miste, Top of the Head.
SAMPLE: SHEʼS ONLY A WOMAN
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RANCORE
napoltano D.O.C. che esprime la sua poliedricità utilizzando sia l’italiano che il dialetto nelle improvvisazioni. Ha vinto il “2 the Beat”, il “Tecniche Perfette”.
roma, rime selezionate come elementi di chimica e in cerca dell’alchimia giusta. Sfodera le sue soluzioni per stupire l’avversario e il pubblico. Ha partecipato al T.P.
JOSAGUN
FRED DE PALMA CLEMENTINO
FREESTyLE ShOW
SAMPLED: ARTISTA: THE O JAYʼS COSE PREZIOSE ALBUM: FAMILy REUNION ARTISTA: FRITZ DA CAT FEAT. KAOS ONE ALBUM: 950
ph. Mauro “Kitz” Vallotti
KIAVE Anche lui arriva dalla Calabria, precisamente da Cosenza. Senza ombra di dubbio il prosecutore della scuola di Lugi e Turi. Fa del freestyle una parte essenziale e peculiare dei suoi numerosi lives. Finalista al “2 the Beat” in una sfida epica di cui ha pagato e allo stesso tempo guadagnato il rispetto. Specialità: Top of the Head.
FREESTyLE: ThE ART OF RhyME
Alle soglie del 2000, quando in Italia iniziavano a circolare di nuovo, seppur in forma ridotta, i fenomeni del freestyle e dei contest, negli USA usciva “Freestyle: the art of rhyme”. Il documentario in questione, girato da Kevin Fitzgerald e vincitore di numerosi premi cinematografici, è una ricca e dettagliata testimonianza del “chi”, “come”, “dove” e “perchè” di questa affascinante pratica che è il freestyle. Il documentario analizza il freestyle includendo sezioni tematiche (il Bronx, le battle, i cypha, l’energia, la polizia che puntualmente interviene durante i cypha) e riprese “in strada” di cerchi di cypha (in cui vediamo comparire, tra gli altri, la Freestyle Fellowship, Bahamadia, Medusa, Mos Def). Uno dei punti che il regista intende sviluppare è quello della contestualizzazione del freestyle, non si può capire ed avere una visione chiara del freestyle senza collocarlo all’interno della sua cornice: l’Hip Hop, il Rap, la figura dell’Mc, l’importanza di essere comunicativi, lo stile, il flow, tutte prerogative e conoscenze che un bravo freestyler deve avere. Un altro aspetto che viene messo in risalto è quello della sfida. La sfida tra freestylers va intesa in un duplice senso: il contest, dove “insultare” l’avversario è fatto principalmente per dimostrare le proprie qualità, e mai fine a se stesso, dove la credibilità e il legame con il pubblico si crea durante la sfida stessa, decretando chi è il vincitore solo se le grida del pubblico sovrastano la voce dello sfidante che prova a rispondere; e il cypha in strada, dove le rime si fanno con l’ausilio del beatbox, in cerchio, aiutando a creare quell’”energia”, quel contatto, quella “fotta” che permette all’mc che sta improvvisando di esprimersi al meglio, coinvolgendo chi lo circonda. A supporto di queste disamine sulle battle di freestyle, vi sono le testimonianze di Craig G e Supernatural, protagonisti durante gli anni ‘90 di una delle sfide di freestyle più famose e battagliate di sempre (Craig G sembra che a tutt’oggi sia l’unico a non aver mai battuto Supernatural, ritenuto da molti il freestyler più bravo di New York). Oltre ad avere un indubbio valore documentaristico, “Freestyle: the art of rhyme” è anche un vero e proprio “cult movie” per chi è interessato al freestyle, alla sua storia, dal preaching, alle jam session del jazz, ai Last Poets, ai suoi protagonisti, Kool Moe Dee, Run-Dmc, Talib Kweli e Mos Def, Lord Finesse, Wordsworth, agli episodi che lo hanno avuto come protagonista, il leggendario freestyle di Biggie Small poco più che ragazzo, la sfida tra Supernatural e Craig G e una serie di estratti di programmi TV dalla metà degli anni ‘80, quando il fenomeno arrivava alla sua prima vera diffusione. Poco più di un’ora di documentario che aiuterebbe molti Mc’s e aspiranti freestyler a prendere coscienza di che cosa si accingono a fare, e come farlo meglio.
KIAVE
M.S.
SAMPLE: FRIENDS AND STRANGERS SAMPLED: ARTISTA: RONNIE LAWS LʼAMORE DOVʼEʼ ALBUM: FRIENDS AND STRANGERS ARTISTA: BASSI & ShOCCA FEAT. GhEMON ALBUM: MUSICA ChE NON SI TOCCA
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MAXIFLOW INTERVISTA
di Michele Solomita
OTTO GIORNI A SETTIMANA NO STOP! “Hey B-Boy ne vuoi ancora? Cazzo, sì!”. Chi sa di che cosa stiamo parlando, probabilmente conosce già Maxi B, e fa parte di quel largo numero di suoi fans che lo segue da quasi dodici anni, lungo tutta la sua carriera musicale.
Hai firmato da poco con l’etichetta Tempi Duri/Universal: un passaggio ormai ufficializzato e pronto a concretizzarsi con l’uscita del tuo nuovo disco. Considerando la tua lunga esperienza in questo ambiente, come percepisci la differenza tra un autoproduzione, una etichetta indipendente e una major? Arrivo a questo passo dopo una gavetta fatta di mixtape, album, featurings, lives, ecc… Ho sempre lavorato con etichette indipendenti e devo dirti che per me è stata una grande esperienza. Devo molto a Latlantide che mi ha prodotto il primo disco solista “Invidia”. È grazie al successo sia di vendite
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che di critica di quel disco che sono arrivato a Tempi Duri/Universal. La differenza maggiore è l’approccio alle cose, in major niente è lasciato al caso. Dalle canzoni ai comunicati ai teaser ecc… La promozione è più ampia (per farti un esempio, non ero mai stato su MTV e ora ho partecipato a SPIT il programma sul freestyle, per me una grande vetrina). La libertà artistica non è stata intaccata, per quanto mi riguarda ho scritto e prodotto come e quando ho voluto, ovviamente con Fabri c’è sempre uno scambio di idee. Ma tutto questo è stimolante. Come si rispecchierà questo passaggio nella tua musica? Ci sarà più attenzione ai particolari, sia nei testi che nella musica. Il nuovo disco si intitola “L’ottavo giorno della settimana” ed è scritto e prodotto in questa direzione. So che inevitabilmente ci sarà più risonanza da parte dei media ma anche dei fans, è una responsabilità che mi spinge a fare sempre meglio. Escludo che annacquerò le rime solo perché sono passato ad una produzione più grande, la mia mentalità resta e resterà quella da indipendente. Quali nuove porte si aprono per Maxi B, e quali, al contrario, si chiudono dopo l’entrata nella scuderia di Tempi Duri? Le nuove porte che si apriranno non le conosco, prendo tutto molto alla giornata. So di per certo che qualsiasi cosa ci sarà, io sarò pronto. Dopo tutti gli anni passati a calcare palchi non ho più paura di niente e di nessuno. Come tutti agli inizi ho suonato davanti a 40 persone fino ad arrivare alle piazze stracolme. Non credo mi si chiuderanno delle porte, la credibilità in questo campo è fondamentale e io me la sono meritata. Se e come è cambiato il tuo pubblico negli anni? Fortunatamente è di anno in anno aumentato. Una cosa che mi fa piacere è che tra il pubblico c’è sempre più gente adulta. Io scrivo di vita, è una scelta che porto avanti da diversi anni, non mi limito alle punchlines. La comunicazione viene al primo posto. Vivo freneticamente immerso nei problemi di
“E TU CREDI AL MONDO SOLO PERChÈ È ANCORA IN PIEDI ECCO PERChÈ MI CREDI SOLO SE MI VEDI, I PROBLEMI MI TENGONO I PIEDI CAMMINO LENTO, hO I MIEI TEMPI NON VEDI? NON SENTO... IO SONO RIMASTO UGUALE SEMPRE PRONTO A CAMBIARE IN QUESTO SONO RIMASTO UGUALE, PER QUESTO NON CAPISCI, PER QUESTO LA COERENZA MI SPAVENTA E PER QUESTO POI TI STUPISCI...”
Brano: Cosa vuoi da me Album: Mia fobia (2007) Lyrics: Pula+
V
aresino di adozione, Maxi B gode di una gavetta invidiabile da molti rappers italiani: partito nel 2000 con Kaso, negli anni successivi si divide tra palchi e studi di registrazione, lavorando a progetti che gli sono valsi la reputazione che oggi può vantare. Archiviata l’esperienza musicale di Tangram, ultimo album con Kaso, 2005, Maxi B si concentra su progetti paralleli come MetroStars (con il poliedrico produttore Michel), e innumerevoli featuring con rappers della penisola. Seguono alcuni anni di silenzio che, una volta terminati, nel 2009, portano alla nascita di “Invidia” (ristampato poi in Gold Edition), suo album ufficiale solista, promosso dalla Latlantide. L’album riscuote un notevole successo di critica e pubblico, grazie anche ai suoi fortunati singoli “Batti”, “Destra e sinistra”, con la voce di Giorgio Gaber, e “Amoressia”. “L’Invidia Tour” porta l’artista su prestigiosi palchi nazionali e internazionali, come l’Hip Hop Kemp in Repubblica Ceca, giusto per citarne uno. La capacità di parlare chiaro, con metriche elaborate e contenuti maturi, porta Maxi B ad avere un pubblico sempre più grande e variegato, cosa di cui presto si accorge la neonata etichetta Tempi Duri/Universal, capitanata da Fabri Fibra. Esce poi nel 2010 il mixtape “Cattivo”, sotto questa etichetta, con collaborazioni dei nomi più “caldi” del panorama Hip Hop nazionale, che anticipa l’uscita del suo nuovo album ufficiale. Lo abbiamo incontrato per parlare proprio di questo...
“Escludo che annacquerò le rime solo perché sono passato ad una produzione più grande, la mia mentalità resta e resterà quella da indipendente”
Quali sono le idee ed esperienze che ti hanno portato a questo nuovo lavoro? Le esperienze sono quelle degli ultimi due anni. Ho vissuto un’escalation continua per quanto riguarda la musica e questo mi ha portato a viaggiare molto, non solo in Italia ma anche in Svizzera, Spagna, Germania e Repubblica Ceca. Ho conosciuto realtà differenti, non solo dal punto di vista musicale ma anche e soprattutto umano. Perché alla fine quando si è in giro a suonare capita spesso di fare incontri che segnano a livello personale. In giro per l’Europa i ragazzi non vivono in famiglia fino a 30 anni e passa come in Italia, si danno da fare, escono di casa presto e si buttano nel mondo del lavoro negli studi ecc… con motivazioni incredibili, sono pratici e imparano presto a stare al mondo. Il primo singolo estratto da “L’ottavo giorno della settimana” si intitola “Dammi Il Tuo Numero”, è un idea che mi è venuta in mente ascoltando le loro storie, tutti hanno il terrore di essere solo dei numeri senza identità, ma lottano per emanciparsi e poter essere protagonisti nei loro campi. Un’altra canzone inclusa nel disco è “Niente Di Buono”, uno storytelling con finale a sorpresa che descrive una storia che mio padre mi avrà raccontato mille volte. Successa a Varese negli anni ‘70. Una cruda metafora sulle famiglie italiane. Questo non è un disco rap che parla di rap. Sarebbe come uno scrittore che scrive un libro dove dice quanto è bravo a scrivere un libro: una rottura di palle. Per quanto riguarda il disco, qual è la data di uscita ufficiale? E a livello di promozione del disco, come ti muoverai?
“SONO IL CRISTO TATUATO COI TRADIZIONALI SCENDO FATTO DA UN PALAZZO DI QUARANTA PIANI A PREDICARE TRA CORROTTI, PAZZI E CRIMINALI BALLERINE DI LAP-DANCE MISTE TROPICALI. SPERO ChE UNA DOCCIA MI LAVI LA COSCIENZA DIVENTARE RICChI FRATÉ È FANTASCIENZA PER UN LAVORO CERCANO ChI hA GIÀ ESPERIENZA MA SE NON ME LA FAI FARE, È ChIARO, RESTO SENZA...”
“L’ottavo giorno della settimana” uscirà nei negozi e in digitale il 17 gennaio 2012, per Tempi Duri/Universal. Da gennaio partirà un tour che ha già alcune date fissate a cui sicuramente altre si aggiungeranno. Chi mi segue da un po’ sa che il lato dei live è molto importante per me. È li dove il contatto con i fans diventa reale e concreto. Ho già girato 3 video. Due a Ibiza, location perfetta per lavorare, la gente è disponibile al 100%. Il primo singolo con il video uscirà ai primi di gennaio e si intitola “Dammi il tuo numero” prodotta da Dj C.I che con Michel si divide le produzioni di tutto il disco. Poi ovviamente ci saranno il web, le radio e le TV. “Questo è il mio disco migliore, c’è dentro di tutto, dall’extra beat allo storytelling, dai testi spessi a quelli più ironici...”. Spiegaci meglio questa tua frase... Ne “L’ottavo giorno della settimana” ho trovato un buon equilibrio tra tutte le tecniche che più mi piacciono. La già citata “Niente Di Buono” con lo storytelling, “Odio Sti Sfigati” con un extrabeat velocissimo ecc… Ovviamente le ho messe al servizio del messaggio e non fini a se stesse. Posso dire che tecnica e messaggio si incastrano alla perfezione su beats cuciti su misura per le mie idee. Un fattore che ho aggiunto nel disco è qualche traccia divertente, una con Danti (Two Fingerz) dove riprendiamo una canzoncina tipica da oratorio e ne abbiamo sviluppato un testo molto originale. È un lato questo che ho sviluppato poco nei lavori precedenti. Una cosa che mi piace ricordare è che il disco è stato scritto e prodotto pensando ad un prodotto indipendente, quando Fabri ha sentito i provini il disco era praticamente finito ed è praticamente rimasto lo stesso. Non ha subito alterazioni di nessun tipo. Com’è nata l’dea del titolo “L’ ottavo giorno della settimana”? C’erano parecchi titoli in ballo, ma questo racchiude tutti i testi che sono presenti nel disco. ”L’ottavo giorno della settimana” sarebbe il giorno della settimana che non arriva mai ma che risolverebbe tutti i problemi, il giorno in cui gli italiani aprono gli occhi, in cui la meritocrazia avrà un valore anche da noi, il
Brano: Figlio di Dio Album: Il ragazzo dʼoro (2011) Lyrics: Gue Pequeno
tutti i giorni, molte persone mi raccontano le loro storie, io stesso ne ho da raccontare parecchie, non faccio altro che metterle nelle mie canzoni. Credo che la realtà sia più difficile da raccontare che le storie inventate. La realtà è più assurda di quanto si creda. Ho uno zoccolo duro tra i miei fans con cui ho instaurato un rapporto di massima fiducia, loro sanno che do sempre il meglio e che punto sempre più in alto, ma non dimentico mai da dove vengo.
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INTERVISTA
“Vivo freneticamente immerso nei problemi di tutti i giorni, molte persone mi raccontano le loro storie, io stesso ne ho da raccontare parecchie, non faccio altro che metterle nelle mie canzoni”
giorno in cui i politici condannati vanno in galera e non in parlamento, il giorno in cui la legge sarà uguale per tutti, il giorno in cui la ganja sarà legalizzata, il giorno in cui la chiesa si metterà al passo coi tempi e dirà si al preservativo, tutto questo succederà l’ottavo giorno della settimana, cioè.. mai! Ma fino a poco tempo fa era anche il giorno in cui Silvio si dimetteva, “E quando mai!!” ho pensato più volte. E poi invece… L’Ottavo Giorno Della Settimana è il nostro giorno, quello delle nuove generazioni, mandiamo a casa sti quattro vecchi che si spartiscono la torta e prendiamoci quello che ci spetta, rivoluzioniamo tutto, ci vogliono nuove idee. Le capacità ci sono, dobbiamo solo rendere reale quello che fino ad oggi ci hanno detto che non si poteva nemmeno pensare. Allora dovranno aggiungere un giorno in più alla settimana, lo potremmo chiamare: Cambiadì! Allora, come si sente dal teaser del disco, “Da domani cambia tutto”? Deve cambiare tutto. Ogni volta deve cambiare tutto. Quello che oggi è all’avanguardia domani è il passato, è giusto che sia così. Ribellarsi alle vecchie idee è un dovere per andare avanti. Se hai un’idea tienila stretta ma se vedi che gli altri la accettano allora cambiala in fretta, vuol dire che è già vecchia. “L’ottavo giorno della settimana” suona come nessun altro disco, era inutile chiamare i produttori che tutti chiamano, anche se bravissimi. Trovare gente nuova che non si rifà a nessuno e che cambia le regole è fondamentale.
Che cosa pensi della musica rap di oggi in Italia, di questo espandersi del rap a un livello più “mainstream”, o, detto in maniera diversa, che lo avvicina a una maggiore fascia di pubblico? A me piace perché quanto si espande verso i mainstream, tanto l’underground prende coscienza del suo ruolo. E poi il fatto che ci siano diversi stili accresce la competizione, ricordo nomi come E-Green, Videomind, come Dj Mike e Rancore, come il sottoscritto, facciamo tutti rap ma con attitudine diversa eppure tutti a livello alto e credibile. Poi molti nomi ora non mi vengono in mente ma questi sono solo alcuni esempi. Ultimi 5 dischi che hai comprato e ultimo live visto: Gli ultimi dischi che ho preso sono Drake “Takecare”, Jay Z e Kanye West “Watch The Throne”, Game “Red Album”, Evidence “The cats and The dogs”, Booba “Lunatic”. L’ultimo live che ho visto è stato a Praga, nella stessa sera Necro + Talib Kweli e Dj Hi Tek: Spettacolari!
Per il futuro, bolle già qualcosa in pentola? Prima del disco ho messo in free download (e in limited edition alcune copie fisiche) un mixtape intitolato “Cattivo”, lo petete scaricare su www.tempidurirecords.it con feat. di Fabri Fibra, Salmo, Clementino, Atpc, Naghi ecc… Il 17 gennaio uscirà il disco “L’ottavo giorno della settimana”, farò parecchi video. Poi mi metterò subito a scrivere nuove canzoni, ho parecchie idee nuove che voglio registrare. Magari dividerò i pezzi ancora tra mixtape e album ufficiale. Poi non dimentico i vari featuring che sto già ultimando. Insomma non ci si ferma un attimo.
ARTISTA: MAXI B ALBUM: L’OTTAVO GIORNO DELLA SETTIMANA (2012) Prodotto da Tempi Duri/Universal Contatti: www.tempidurirecords.it
SAMPLE: ChICAGO (ThE TRUTh) ARTISTA: GRAhAM NASh ALBUM: SONGS FOR BEGINNERS 16 WEGOTFLAVAMAGAZINE
SAMPLED: ROBOTS ARTISTA: GIUANN ShADAI ALBUM: ROBOTS
TEChNICSSL1200 TURNTABLE
di Marco “Kamo” Scopesi
ON ThE ONE AND TWO: WE STAy ALL NIGhT
Chissà se ci aveva pensato lo sconosciuto ingegnere della Matsushita (sotto il marchio Technics) quando nel 1972 progettò il primo modello SL 1200 che nel giro di breve sarebbe diventato lo standard mondiale dei giradischi professionali, presente in ogni club, discoteca, pub, radio, studio, cameretta di qualunque Dj che si rispetti.
D
KIAVE
al Loft di New York nel 1984 passando per tutte le gare DMC,ITF e IDA, ogni dj ha fatto ballare, screcciato, violentato, usato fino al limite conosciuto questa sorta di macchina perfetta, capace con la sua trazione diretta addirittura a far girare una persona in piedi su piatto (provato nel 1997 con Dj Poke, ce la fanno). Technics è di proprietà della multinazionale giapponese Panasonic: fondato nel 1965, negli anni questa azienda è stata sinonimo di qualità e longevità delle macchine prodotte. Dimentichiamoci per un secondo dei 1200, che a mio avviso sono il top della loro produzione, come non parlare degli amplificatori della serie SU cosi compatti e potenti da essere oggetto di culto per i collezionisti audiofili, o dei mixer della serie SH, i mixer ufficiali delle gare DMC. I miei ricordi legati ai 1200 sono molteplici, dal tempo in cui mi sono limitato a sognarli mettendoci le mani soltanto alle jam dove chiedevo di mettere 2 dischi ai dj di turno. Fino a quando finalmente sono riuscito a comprarne un paio (usati, uno grigio classico 1200 e uno 1210 nero), da quanto li ho portati
in giro visto che dai primi 2000 molti locali hanno preferito sbarazzarsene prendendo degli orribili e poco funzionali Pioneer cdj100 fino al 2010, quando purtroppo la Technics ha dichiarato i 1200 fuori produzione. Ultimamente per esigenze di stabilità della consolle utilizzo i cdj della serie SL-DZ, sempre prodotti dalla Technics, che fisicamente assomigliano ai giradischi tanto che per tributo sono stati chiamati anch’essi 1200. Sono degli ottimi lettori, battono di gran lunga i vari Pioneer e Denon ma hanno qualche difetto che non li rende “perfetti” come i loro “padri” a trazione diretta. Innanzitutto il caricamento, troppi 10 secondi per chiunque sappia gestire una serata: ovvio, se si usa il cdj con i cd del Serato il problema non si pone perchè basta inserirlo a inizio serata e lasciarlo girare ma è il tocco a non essere perfettamente identico a quello su vinile... sarò io, saranno gli anni passati a screcciare sulla plastica nera dei 12” ma per quanto abbiano fatto il centrino identico (addirittura con la quarzatura e la luce rossa) non eguagliano il classico e mitico SL1200. Purtroppo dal 2010 sono fuori produzione, se li avete teneteveli stretti! www.djkamo.it
SAMPLE: WhAT WOULD I DO IF COULD FEEL? ARTISTA: NIPSEy RUSSEL ALBUM: ThE WIZ (OST)
SAMPLED: STESSI GUAI ARTISTA: DJ FEDE FEAT. ENSI ALBUM: ORIGINAL FLAVOUR
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RAPPOOhSI MOVEMENT
hO VISTO DI MEGLIO, hO FATTO DI PEGGIO!
Servirebbe una presentazione ufficiale, tipo: “Siamo Ivan Piva, BigThings Perelli, Lancetta ecc...”, ma la saltiamo perché ci annoia abbastanza... Per chi non ci conosce siamo i Piranha Clique, arriviamo da “inculonia” a.k.a. Verbania e chiamarci gruppo Hip Hop sarebbe riduttivo!
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È divertente vedere come certi “Talebani dell’Hip Hop” siano legati ad un certo tipo di suono ed abbiano perso di vista il fatto che l’Hip Hop è sinonimo di innovazione. Siamo dei “live rappers”, amiamo il freestyle, la “molestia” ed abbiamo tanto tanto amore da dare. Dall’altra parte sembra che per certi ragazzi prendere in mano un microfono dal nulla e mettersi a fare video rap senza il minimo senso autocritico sia diventato lo sport nazionale! Oltre che con il rap americano siamo cresciuti ascoltando gente come Maury B, Gate Keepaz, Bassi, Kaos, Colle, Turi, ecc... Oggi conoscere e collaborare con gente di questo calibro ci ripaga degli sforzi che abbiamo fatto per portare avanti la nostra musica con serietà. Se volete sapere altro su di noi andate all’ indirizzo www.piranhaclique.com. Ascoltatevi e compratevi Rappoohsi su iTunes, cercatevi i videos e venite ai nostri lives. Stay Rappoohsi!
“...E FINChÉ UN LATITANTE A REGGIO È UN CRISTO ChE IMPONE ARBITRIO, TU NON AFFIDARTI AL CIELO SE STO INFERNO È GIÀ UN SUICIDIO; MENTRE ChI GOVERNA VENDE ARMI E VITTIME AL CECCHINO, LʼANTIMAFIA DORME NELLA VILLA DEL PADRINO. MA SE LA RIVOLTA PIANGE NEGLI OCChI DEL TUO VICINO, SARÀ IL FUOCO DI UN BRIGANTE A ILLUMINARE IL SUO CAMMINO; SE OGNI GIORNO ChI hA PAURA MUORE CON IL SUO DESTINO, IO MORIRÒ UNA VOLTA SOLA COME BORSELLINO!”
ARTISTA: PIRANHA CLIQUE ALBUM: RAPPOOHSI (2011) Prodotto da Back Movement Records Contatti: piranha@bmrecords.eu www.piranhaclique.com
Brano: Resistenza Sonora Album: Resistenza Sonora (2010) Lyrics: Easy One (Kalafro)
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e vi state chiedendo perchè si stanno sprecando fogli di giornale per parlare di noi è perchè è da poco uscito il nostro ultimo disco: Rappoohsi. Il titolo è un gioco di parole che spiega chi siamo e, se non l’avete ancora capito, sottolinea il fatto che il disco è interamente campionato dalla discografia dei Pooh. BigThings: Stavamo lavorando ad altro, l’idea di fare un disco usando i Pooh mi è venuta parlando con E-Green, il quale ci raccontò di quando regalò un loro disco ad Evidence (Dilated Peoples) durante uno dei suoi tours europei (su youtube dovrebbe esserci il filmato di Evidence che mostra i dischi recuperati durante il tour, tra cui quello di Green). Ho iniziato a fare qualche beat senza dire nulla agli altri, nemmeno io ero convinto di quello che poteva uscire. Poi il giorno che li ho fatti sentire, abbiamo riso molto... Lancetta: Abbiamo iniziato a fare qualche pezzo, partivamo dai loro titoli, giravamo l’argomento a modo nostro e mano a mano i pezzi erano chiusi. I titoli in alcuni casi erano veramente assurdi ed alcune robe le abbiamo anche scartate. Al di là di tutto è stato un vero e proprio esercizio di stile. Ivan Piva: Facendo sentire i pezzi agli amici, la prima cosa che ci è stata detta è che risultavamo più cattivi del solito. Niente ritornelli “ridondanti”, rap grezzo senza mezzi termini, gran strofoni e grossi beats! Questo probabilmente perché è nato nel periodo che noi chiamiamo “Era del Fanculismo”! Come di nostra abitudine pochi featuring sul disco, gente con la quale si condivide passione, rispetto e stima da tempi non sospetti. Un informissimo E-Green, vero talento dello sputo da palco, che in questo momento è fuori con l’Ep “Entropia” in free download da www.unlimitedstruggle.com, Blodi B che snocciola una strofa leggendaria, presto fuori anche lui con “One/Blo Ep” ed infine i Bombokiri (Ciccio e MadDog) gruppo verbanese nostro affiliato dal giorno zero. Non sta a noi dirlo, ma pensiamo che il disco abbia una propria identità e che non esista qualcosa di simile in giro. Le sonorità sono classiche ma allo stesso tempo moderne.
Brano: I coccodrilli bianchi Album: Oro giallo (2002) Lyrics: Kaso
“QUANDO LA FOGNA DI VERGOGNA SCOPPIERÀ, SI SCOPRIRÀ LA VERITÀ DI ChI STA IN CATTIVITÀ, TRA I GAS E I PEGGIORI ODORI GLI ALLIGATORI SONO FUORI, FAREMO RAZZIA DEI TUOI TESORI. TITOLI ALLARMANTI SU PACChI DI ROTOCALChI, SCAPPA SE hAI DAVANTI I COCCODRILLI BIANChI. STANChI DI STAR QUA DOVE STA RABBIA SI ACCUMULA, hO LA MENTE LUCIDA LA LIBERTÀ RUBALA, DAREMO UN SENSO A QUESTO POSTO ChE NON RICONOSCO E NON DO ASCOLTO A ChI È MOSSO DAL RIMORSO E LA TUA FACCIA RIMARRÀ SCONVOLTA,QUANDO MI VEDRAI BUSSARE ANCORA UNA VOLTA ALLA TUA PORTA!”
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DA REALZ ON ThE FLOOR
di Simo “MX” Costantini e Simona “Smish” Quagliati
INTERVISTA A SWAN E ByRON Swan e Byron da anni sono dei punti di riferimento per quanto riguarda la “Stand Up Dance” della Cultura Hip Hop in Italia. Membri di “Da Realz”, gruppo di persone che cerca di diffondere e preservare il vero spirito Hip Hop tra i ballerini, vengono chiamati in qualità di giudici ed insegnanti ai maggiori eventi commerciali ed underground. Conosciamoli meglio in questa intervista... Come vi siete avvicinati alla cultura Hip Hop e cosa vi ha fatto iniziare a ballare? Swan: Allora, due situazioni totalmente differenti, anche se una è stata conseguente all’altra. Ho iniziato a ballare perchè, una sera, al luna park della mia città, ho visto un ragazzo fare quello che noi chiamavamo Electric Boogie. Rimasi folgorato dal fatto che il corpo umano potesse creare e riprodurre effetti del genere e la cosa mi colpì a tal punto che appena tornato a casa e nei 2 mesi seguenti, non feci altro che provare ad imitare quello che avevo visto; già, perchè lo studiai per tutta sera, finchè non andò via. A casa provavo e provavo, ma non ero portato in generale per la danza. Ero scoordinatissimo. Venivo poi da 15 anni di calcio che non aiutavano sicuramente il tutto. Ma dopo due mesi vidi qualche minimo risultato. Quel minimo traguardo mi diede la convinzione che potevo farcela anche io. Così, ogni tanto, mi chiudevo in stanza e provavo. Guardavo videoclip musicali su MTV cercando ispirazioni o altre “mosse” da imitare. Contemporaneamente un ragazzo che usciva con me quell’estate, vedendomi muovere in discoteca, mi disse che anche lui si dilettava in questa cosa. Mi fece vedere alcuni passi e ogni tanto ci allenavamo a casa sua. Pian piano arrivai anche a conoscere quel famoso ragazzo visto al luna park. Mi sembra doveroso anche nominarlo: Massimo Perrelli. Lui mi diede alcune cassette di Break-Beat e musica Electro Funk, anche se ignoravamo cosa fosse. Oltre a queste mi passò la VHS del film Breakin’ e Breakin’ II. Imparai quella videocassetta a memoria, per me era un’enorme fonte di ispirazione. Massimo e altri ragazzi che ballavano (Alessandro De Iaco, Orazio Di Cuia) mi parlarono poi di un certo Tonio Iron, che si allenava sotto i portici di Taranto. Così conobbi lui e gli altri B.Boys che mi misero sulla strada giusta musicalmente, culturalmente e sotto tutti i punti di vista, insegnandomi le regole di rispetto reciproco, fratellanza, condivisione e tanto altro. Per questo mi sento di dover dire un sonoro grazie ad Alessio “Fuel” Tocci ed agli SRM, la mia prima crew. Memorabile per me, oltre che un punto di svolta, resta quella al porto di Brindisi, dove conobbi coloro che sarebbero diventati la mia famiglia: Body Soul Breakers, la mia prima crew di dancers. Con loro ho iniziato a fare battles, a imparare il duro allenamento (ogni giorno 5 o 6 ore), a viaggiare a livello nazionale, e a conoscere tante situazioni che mi hanno poi permesso di diventare quello che sono oggi. Quello che mi ha affascinato della cultura Hip Hop è stato il fatto che mi
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Swan: “La sera in piazza della Vittoria, quando ci allenavamo, gli Mc’s erano lì a fare freestyle, i Writers confrontavano i loro bozzetti e si davano consigli, era tutto stupendo, ed io dovevo farne parte!”
sembrava un’alternativa alla vita che conducevo a Taranto, mi dava questa idea di famiglia, di unione, di gente che condivideva una passione comune, basata su regole ammirevoli. Byron: Ballo da sempre perché fa parte della nostra cultura. Sono caraibico, originario della Martinica e da noi si danza afro , salsa, dance hall, zouk ecc… Ho scoperto l’Hip Hop grazie alla tv e dai film americani, ma musicalmente mio padre mi ha sempre fatto ascoltare James Brown, BT Express ed i primi ritmi Soul e Funky. Erano i tempi in cui nel mio quartiere c’era mio cugino più grande che ballava breaking, popping e waving e mi ha insegnato le prime moves.
Byron: “Ho la fortuna di essere cresciuto in Francia, in una società multirazziale, dove la Cultura Hip Hop è vissuta molto e non si aveva l’aspettativa di diventare famosi o altro...” Quali sono le principali differenze positive e negative tra chi si avvicina alla danza ai giorni nostri e chi si avvicinava ai tempi della vostra generazione? S: Mah, credo che chi si avvicina alla danza oggi abbia tanti vantaggi in più: c’è molta più informazione oggi rispetto a prima, molte più gare, molte più possibilità di stare a contatto con la danza. Il problema è che le nuove generazioni non sanno come sfruttare questi vantaggi, o meglio, li sfruttano malissimo. Di negativo c’è che non hanno avuto la fortuna di vivere la genuinità e la voglia di fare che c’era prima. Un contesto realmente “underground” all’interno del quale potersi esprimere, dove ancora si poteva usare il termine Hip Hop per indicare un’unione di 4 arti e 4 principi fondamentali che oggi invece viaggiano per i fatti loro, alimentati da odio, invidia ed ipocrisia. B: Prima non esistevano né internet né i tanti video on line ed eravamo obbligati ad usare il cervello. Ho la fortuna di essere cresciuto in Francia, in una società multirazziale, dove la Cultura Hip Hop è vissuta molto e non si aveva l’aspettativa di diventare famosi o altro. Ora i ragazzi hanno tutto in mano e non sono abituati ad usare la testa, ma hanno la fortuna di poter migliorare velocemente la tecnica grazie alla facilità con cui possono accedere alle informazioni. Tutto questo va a discapito dell’originalità che ai giorni nostri si va perdendo. Quali sono stati i vostri maggiori ispiratori? S: Le mie fonti di ispirazione sono state molteplici. Dai sopra citati e meno conosciuti amici di Taranto alle più note stelle della danza odierna. Traggo continuamente ispirazione da tutto ciò che mi circonda. Diciamo che le persone che più di tutte mi hanno impressionato sono stati Mr. Wiggles e Pop’n’Taco. Mi ispiravo tantissimo a loro, studiando i loro video e cercando di capire le loro dinamiche di movimento. B: E’ ovvio che ho guardato tanto Mr. Wiggles, Popin Pete, *Nicholas Brothers, Berry Brothers. Traggo ispirazione da tutto, qualunque tipo di danza, anche dalle persone che non sanno ballare perché vedere movimenti strani mi dà spunto per evolvere il mio stile. Siete giudici delle maggiori competizioni italiane. Quali sono i requisiti fondamentali che un dancer deve avere per colpirvi? S: Personalità, tecnica, feeling con la musica, padronanza e controllo dei movimenti. B: Ballare a tempo, essere musicale, tecnica, personalità, lo stile e come il ballerino utilizza tutto questo e fa muovere il corpo in modo naturale.
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ON ThE FLOOR In poche parole come spieghereste la definizione di “Popping”? S: Poppin’ è una danza a continua contrazione muscolare, che sfrutta varie posture del corpo, e che prende le dinamiche di movimento da un’altra danza che viaggia a braccetto con essa, oltre ad esserne la base: Boog Style, che invece è una danza costituita per lo più da vari “rolls” (rotazioni) di parti del corpo. Il tutto condito da stop, rallentamenti, accelerazioni, effetti. Business e underground. Come si fa a mediare con i due mondi senza scadere nel commerciale? S: Bisogna avere onestà verso se stessi e verso la propria gente. Inizio con il precisare che, secondo me, al giorno d’oggi non si può più parlare di underground, ma di commerciale e di business. Ognuno di noi vorrebbe “campare” con la propria passione, ma bisogna mediare. Fare sì quello che serve per poter lavorare, ma ricordarsi da dove si viene, e ogni tanto ritornarci. Non pretendere cachet esosi anche da chi realmente non può permetterseli e condividere gratuitamente con chi ha voglia di imparare e non ne ha le possibilità economiche. Parlare in maniera corretta, nel senso di far conoscere a tutti coloro che si avvicinano alle nostre discipline quello che c’è stato prima, come ci si comporta, cercando di dare ai ragazzi le chiavi della danza e non sequenze inutili di passi. Personalmente nelle mie lezioni lavoro sì l’aspetto coreografico, ma prediligo la spiegazione delle tecniche, dell’uso degli spazi, degli spostamenti, dei livelli, e non manco di lasciare dei “messaggi” che chi vuole comprendere, comprende. B: Quando si trasforma nel tuo lavoro diventi commerciale così come quando balli per te stesso sei underground. Bisognerebbe imparare a riconoscere chi non sa ballare e vorrebbe farlo come lavoro senza impegnarsi a migliorare.
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Nicholas Brothers
I Nicholas Brothers (Fayard e Harold) sono considerati da molti i più grandi tap dancers dei loro tempi. Pionieri ed innovatori di uno stile inconfondibile vengono ricordati per i loro elementi acrobatici e tecnici. Protagonisti di una splendida carriera divennero stars del circuito Jazz di Harlem degli anni ‘30 e ‘40. Alcuni dei famosi artisti a cui diedero ispirazione furono Janet e Michael Jackson e tra i numerosi film in cui possiamo apprezzare le loro leggendarie qualità ricordiamo “Stormy weather “del 1943.
Come mai in Italia ci sono tantissime scuole di danza e corsi con una grossa affluenza di ragazzi intenti a studiare i passi ma si fa ancora fatica a far capire che cos’è la vera Cultura Hip Hop? S: Non si fa fatica a farla comprendere. E’ questo che la gente vuole. Ormai lo sanno anche i muri dove sta la verità, ma fa comodo ignorarla. Molti non hanno voglia di faticare, fa comodo il tutto e subito. E molti altri che insegnano dovrebbero ammettere di non avere una posizione che invece nella loro testa credono di avere. La maggior parte dei ballerini va a lezione da coreografi per imparare a ballare. C’è qualcosa che non quadra. Un coreografo può coreografarmi, non insegnarmi come si balla, perchè nel 90% dei casi, qui in italia, non sa ballare neanche lui. E con ballare intendo la capacità di esprimersi in freestyle, senza passi studiati, e con dinamiche personali (che è poi la base della danza Hip Hop). L’Hip Hop non è nato in sala, ma per le strade, nei club. Non è nato coreografando, ma ballando. Molti hanno anche avuto il coraggio di dire: “e allora andate a ballare per le strade, anche voi insegnate in palestra e ci campate”. Vero. Infatti nessuno di noi è contro la palestra, che è un luogo di comunicazione e di approccio ai ragazzi. Molti di noi son contro l’uso che spesso alcuni ne fanno. Limitandosi a dire 1-2-3-4 e non questo è, questo si chiama, questo deriva da, andate a conoscere tizio, caio, allenatevi e confrontatevi con altre realtà. La coreografia è un aspetto importante e bellissimo, ma non può essere la base su cui costruire, perchè si costruisce su passi di altri e non su se stessi. Se non si passa del tempo con la musica e il proprio corpo, non si può capire il messaggio che si ha dentro e come farlo arrivare agli altri. B: Penso che sia per buona parte colpa della TV e del problema che si tende a confondere il Fitness con la danza. È una Cultura e se la gente va a danza come lavorare è un problema. Devi amare la musica. A volte incontro persone che non amano la musica e mi chiedono come mai non riescono ad avere il feeling. Penso sia logico non averne se non hai passione. Inoltre si dovrebbe capire la differenza tra istruttore di danza che ti insegna la tecnica, coreografo che crea una sequenza di passi e il ballerino. In ogni caso devi essere prima di tutto un ballerino. Che cos’è e come nasce “Da realz”? S: Da Realz nasce con l’intento di divulgare le conoscenze della danza hiphop e di portare un po’ di pulizia in questo paese, dove ormai son più gli insegnanti degli allievi. Da Realz vorrebbe diventare un’associazione senza scopo di lucro, non riconosciuta, che comprende insegnanti, ballerini, coreografi, nuove leve, che però hanno capito il reale messaggio e lo portano avanti nella maniera corretta. In poche parole l’intento sarebbe quello di ricostruire una sana comunità basata sui fondamenti dell’Hip Hop e non una setta chiusa di saputoni che dicono di essere gli unici, i veri e i soli.
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della mia vita: lutti, delusioni amorose, situazioni poco piacevoli. E’ una parte di me e non posso separarmene, ma voglio uscire dalla situazione business e commerciale che non mi piace neanche un po’. Quindi diciamo che in questi anni lavorerò per tirarmene fuori e per crearmi quella che un caro amico chiama “l’alternativa”. B: Eh eh... boss di Mediaset e tutti programmi Hip Hop Realz!! Quali sono i vostri progetti futuri? S: Juste Debout 2012 per ora, qualche altra competizione in giro, ma soprattutto ricominciare a lavorare con gli show, che è una cosa che mi manca particolarmente ora. B: In futuro spero di avere una bella famiglia. Chi sa intanto non ci penso veramente. Magari apro un negozio di Jordan! Comunque sono un Highlander e sarò in piedi ancora per un bel po’!
B: Da Realz è un gruppo di persone e di amici che provano rabbia per coloro che dicono cose sbagliate riguardo alla Cultura. Spero che un giorno diventi quasi come le “Black Panters” per difendere una causa! Come vi immaginate tra 15 anni? S: Ahahahaha. Bella domanda. Io personalmente mi immagino sposato, con due meravigliosi bambini, una bella casa e un bel negozio di abbigliamento da gestire. Ogni giorno però allenamento. ehehehhe. Quello che mi piace è ballare. Quando sono nella mia stanza da solo, viaggio con la testa e con il corpo. Quella sensazione stupenda non potrei mai abbandonarla. La danza mi ha aiutato nei peggiorni momenti
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TENDENZE di Massimo Biraglia - ph. Mauro “Kitz” Vallotti (C.d.M. Studio)
LOW RESOLUTION: 8 BIT REVOLUTION Supercomputer, occhialini 3d, videogiochi dall’ultrarealismo spinto, Dolby Surround, alta definizione, impianti audio da milioni di euro, tecnologia stellare e hard disk da duemila giga... Bene, nulla di tutto questo. Noi siamo Outsider!
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iviamo in una realtà parallela che va avanti e si evolve in contemporanea con la vostra, fuori dalle regole del mercato, è il mercato stesso che spesso ci viene a cercare, perchè siamo noi lo stimolo che alimenta la fantasia del mondo “popolare”, non storcete il naso, vengo al dunque, qui si parla di Pixel giganti, e di suoni sintetizzati, di Super Mario, di Sonic, e di Altered Beast, di Golden Axe, e di Street Fighter, di Nintendo 8Bit, e di Commodore 64, potete seguirmi in questo universo e scoprire che fin dagli anni 80 un movimento musicale e culturale ben preciso ha continuato a sfornare quantità impressionanti di creazioni originali e innovative, quanti di voi hanno un programma craccato? Ogni crack che si rispetti ha una colonna sonora, una “musica da videogioco” di sottofondo, è tutto riconducibile al fenomeno Chiptune (o Chip Music), musica creata grazie a chip sonori di computer e console che sintetizzavano i suoni in tempo reale, senza l’utilizzo di sample. La limitazione dei mezzi dell’epoca non permetteva una grande complessità di suoni, ma rendeva le composizioni perfette per il mercato videoludico. Gli appassionati di quegli anni, (oggi li chiameremmo “smanettoni”) si preoccuparono di estrapolare la musica tratta dai loro giochi preferiti creando player per riprodurla in modo indipendente, presto questi minisoftware diventarono parte integrante di programmi dimostrativi (demo), e delle Intro dei giochi craccati. La vera differenza la fece il chip audio montato nel rivoluzionario Commodore 64 nel 1982, il S.I.D. (Sound Interface Device), che permetteva una complessità maggiore.
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Bisogna ringraziare soprattutto gli sviluppatori indipendenti, che, in mancanza di un software efficace per la creazione di musica, cominciarono a svilupparne alcuni per conto proprio, ad esempio Soundmonitor di Chris Hülsbeck, che sfruttava perfettamente le capacità del SID, permise a molti autori di creare le proprie composizioni, tanto che nel 1986 la rivista tedesca di settore “64’er” organizzò la prima competizione di cui si ricordi l’esistenza, dedicata alla musica realizzata con il Commodore 64! La cosa curiosa è che tutto questo ha continuato ad esistere fino ai giorni nostri, e ad oggi ci saranno almeno 30.000 composizioni SID sulla rete, vi invito a fare una ricerca e ne rimarrete affascinati, se avete ancora un commodore64 funzionante tiratelo fuori, esiste una cartuccia progettata recentemente, ed acquistabile, dal nome di MSSIAH, un vero e proprio sequencer che si può connettere con la vostra tastiera Midi, oltre che un Modding estremo che permette di salvare i tuoi progetti invece che sulla classica cassetta, su una scheda SD, l’incredibile esiste, e come vedremo più avanti anche con un Nintendo 8Bit o un GameBoy si può creare musica. Torniamo nella linea temporale giusta, quella degli “OutSiders” e continuiamo a scoprire come si è evoluta la Chip Music, forse qualcuno si ricorderà della gloriosa Amiga, altro successo indiscutibile della Commodore dei tempi d’oro. Lontano dal sistema SID, l’Amiga con il suo sintetizzatore basato sul campionatore portava lo sviluppo musicale a livelli superiori, iniziarono a nascere dei software che venivano chiamati “Tracker”, un esempio è “Ultimate Soundtracker” che generò ulteriore entusiasmo negli appassionati, continuando l’affermazione del genere ChipTune, legato però ancora ai canoni strutturali del SID, ormai marchio di fabbrica, di un certo tipo di ambiente, gli artisti “Tracker” più rappresentativi di quel momento probabilmente furono 4-Mat, Baroque, Turtle e Duz, che non sono difficili da ritrovare in qualche “keygen” e “crack” di software pirata. Non rimasero in silenzio nemmeno altre piattaforme e solo per citarne alcune la creazione di Chip-Music, arrivava anche dallo ZX SPECTRUM, dall’ATARI ST, dall’MSX e anche dai sistemi PC, il più diffuso “tracker” per sistemi Dos, usato ancora adesso, (anche grazie
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TENDENZE all’emulatore DOSBOX) rimane senza dubbio “Fast Tracker”, in rete trovate moltissime produzioni nel suo formato originale il .mod. Oggi la possibilità di fare musica da “smanettoni” viene data anche a chi non ha troppe nozioni e con l’introduzione di alcuni programmi fatti ad Hoc, sulle console più diffuse al mondo, ci si può cimentare in certi tipi di produzioni, ad esempio “Little Sound DJ” per il GameBoy è stato pensato per suonare live e si può anche sincronizzare via midi, per il Nintendo 8Bit (NES) qualche “Modders” (personaggi esperti in modifiche estreme di apparecchi elettronici, specialmente computer e videogames) ha realizzato e messo in vendita (a prezzi non proprio modesti) il MIDINES, una cartucciona che trasforma la tua console preferita in un sintetizzatore Hardware con possibilità di controllo midi, più recente invece il “Pro Performer” per Game Boy Advance e Nintendo DS.
Tra gli autori più rappresentativi di quel periodo voglio ricordare i compositori: Rob Hubbard (Commando – International Karate – Skate or Die! ), Ben Daglish (The Last Ninja – Gauntlet), Chris Hülsbeck (R-Type -Turrican), Tim Follin (Bubble Bobble - Solstice – Bionic Commando - Ghouls n Ghosts), Martin Galway (Arkanoid – Yie ar Kung Fu – Microprose Soccer – Ultima VI – Wing Commander), Yuzo Koshiro (Sonic the Hedgedog - Street Of Rage ), Koji Kondo (Super Mario Bros – StarFox – The Legend of Zelda), Nobuo Uematsu (Final Fantasy) e Hirokazu Tanaka (Tetris- SuperMarioLand – Dr.Mario – Metroid).
IN ITALIA SHAKA & CHEBIT “NERDCORE EP VOL.1” Rap teso su strumentali create miscelando sapientemente grandi classici 8bit come Zelda, Super Mario e Castelvania. Potete scaricarlo cliccando su www.southdistribution.com
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Molte di queste colonne sonore sono anche state risuonate da diverse orchestre dal vivo, come a sottolineare l’importanza di autori che vengono spesso messi in secondo piano ma che non hanno nulla da invidiare a quelli più famosi, sono semplicemente fuori dal coro, la loro opera con le creazioni Chip Tune ha continuato ad influenzare anche artisti di musica elettronica contemporanea, specialmente Electro, Dance Pop, House, e Techno, tra i maggiori esponenti del genere troviamo GOTO80, TRASH80, IDM, NULLSLEEP, VIRT, 8 BIT WEAPON e YMCK. Lo stesso Timbaland nella produzione di “Ayo Technology” per 50Cent ci dimostra quanto certe piccole realtà possano influenzare il pop moderno, anche i Linkin Park recentemente hanno rilasciato alcune versioni riarrangiate in “stile 8bit” di alcuni loro brani per l’uscita del videogioco Linkin Park: 8Bit rebellion. Infine senza andare troppo lontano, nell’album “Classe 73” di Bassi Maestro in “1,2,3, parte 2” il produttore Bresciano Hakeem rivisita, neanche a dirlo, un classico del genere, chiedendo una
mano ai due draghetti di Bubble Bobble. Per approfondire infine vi rimando a Youtube dove troverete, tra le altre cose anche un interessante documentario dedicato al fenomeno, dal titolo “Reformat the Planet” (film festival “South by Southwest” 2008 - Texas).
Links: www.chiptune.com www.8bitventures.com www.micromusic.net www.wayfar.net
KITZ HEAD COOL E THE IK r T G” IN &S K A AY M “ONE D l fuori da utsider pc e o n u o “Son o un , prend ” contesto n Hackintosh u io c c ci fa ider” a “Outs Tratto d records.eu m www.b
USA - PHOENIX rAnDOM aka MEgA rAn & K-MUrDOCK “FOREVER FAMICOM” il più nerd dei rappers è lui, da Mega Man a FinalFantasy ha rappato su tutti i samples più famosi, riuscendo a farsi dare l’ufficialità di Capcom. Segnalo anche l’uscita di “BLACK MATERIA” insieme a Lost Perception ispirato questa volta al mondo di Final Fantasy. www.megaran.com
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IDEE IN TESTA DESIGN
di Francesco Verdinelli
NEW ERA INTRODUCING: SPAZIO AL DESIGN EMERGENTE New Era è un marchio che non ha bisogno di presentazioni. L’azienda ha il primato di aver inventato il cappello “True Fitted”, quello che da sempre è sulla testa di tutti i giocatori di baseball professionisti della Major League americana e che, nelle sue infinità di colorazioni e limited edition, viene sfoggiato con orgoglio dalle nostre rapstars preferite.
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lla base di New Era c’è l’espressione incondizionata della propria identità resa attraverso uno stile ricercato e quanto mai unico. Ecco perché l’azienda di Bufffalo (NY) ha organizzato un tour internazionale itinerante che si muove tra Europa, Medio Oriente e Sud Africa con l’obiettivo di dare voce ai talenti creativi del futuro. Una giuria di esperti ha selezionato i profili di 80 artisti emergenti pervenuti attraverso www.neweraintroducing.com, sito diventato diario di bordo di questo ambizioso progetto. Gli 80 artisti hanno ricevuto uno speciale custom kit composto da un iconico New Era modello 59FIFTY bianco su cui dare sfogo al proprio estro, pennarelli, marker ed una videocamera portatile con cui riprendersi durante il processo creativo. I risultati ottenuti sono a dir poco strepitosi.
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Tra tutti i progetti, quello ritenuto più innovativo è stato quello di Lina AlAmoudi, dagli Emirati Arabi Uniti, che ha realizzato un’opera d’arte ispirata alla storia della Regina di Saba (vedi Focus). Grazie al suo incredibile progetto, Lina ha ricevuto un premio di £10.000 per lanciare la sua carriera artistica nel mondo del design. Il tour ha esordito a Londra all’inizio di novembre ed ha poi fatto scalo in Germania, Italia, Svezia, Spagna, Francia, fino a toccare nei primi mesi del 2012- anche Emirati Arabi e Sud Africa. La tappa di Italiana si è tenuta a Milano dal 17 al 19 novembre presso la Galleria XL Combines, nel cuore di zona Tortona, l’epicentro meneghino del design. Al party di lancio sono intervenuti stampa, addetti ai lavori, musicisti, designers, cool people, ma soprattutto i tantissimi fans italiani di New Era, che hanno avuto la possibilità di ammirare da vicino i lavori degli 80 talentuosi artisti.
FOCUS: IL PROGETTO VINCITORE La talentuosa vincitrice Lina Al-Amoudi ha scelto di rappresentare una storia profondamente radicata nella sua cultura, ispirandosi al racconto di Balquis, più conosciuto come “La Regina di Saba”, che narra la storia della celebre figura religiosa ammirata per il suo potere misterioso ed esotico, considerata l’incarnazione della saggezza divina. La struttura esterna in legno simboleggia il controllo della Regina sul reame e il suo ruolo di madre devota. Nella storia è anche citata l’upupa, l’iconico uccello che per tanti anni fu messaggero di Re Salomone ed è finemente incisa lungo tutti e quattro i pannelli che sembrano formare una corona simbolica a sostegno del rivestimento interno del cappello color rosso reale. Al tempo il reame prosperava grazie al commercio delle spezie, e l’incenso era un’essenza molto popolare in Arabia: attraverso la sua opera Lina non si è limitata a raccontare graficamente questo dettaglio, ma è riuscita a stimolare i sensi impregnando di questa essenza la stoffa islamica decorata. Le monete attaccate alla base inferiore e all’estremità superiore in argento richiamano la ricchezza e il potere, simbolo degli enormi possedimenti materiali del regno.
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WRITING di Leva57
NO NEED TO FAKE ThE FUNK! Mi chiamo Zear One, sono nato in Argentina nel 1967 e dal 1969 in poi ho vissuto a New York. Ho cominciato a dipingere verso la fine degli anni ‘70 e sono tornato a Buenos Aires nel 1992. Le mie crew sono FC (Fame City), FBA (Fast Breakin Art), IBM (Incredible Bomber Masters), TC5 (The Cool Five) e XMEN. Ne ho anche un altro paio, ma queste sono le crew che rappresento dal profondo del cuore!
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C è la mia crew “principale”, sono stato uno dei primi membri a farne parte. Qui in Argentina c’è la mia parte di crew che comprende il mio braccio destro DRES, e un paio di settimane fa sono venuti anche Mr.Wiggles (Rock Steady Crew) e Teknyc (SkillMethodz e KD). È così che provo a mantenere viva e “tradizionale” l’anima del gruppo, non amo molto ciò che c’è di nuovo là fuori, amo lo stile tradizionale, perché per me è quello vero! TC5 è una crew leggendaria ed è un onore per me farne parte, siamo tutti amici e ci sentiamo vicini come con nessun’altra crew, perché ripercorriamo il passato ed abbiamo codici diversi da tutti gli altri. Ormai non tutte le crew hanno veri “compagni di squadra”, molte hanno 1000 membri che non si conoscono tra loro. Non tutti possono parlare di vere storie di guerra tra crew come i TC5, non ci inventiamo storie per la fama, le abbiamo vissute sulla nostra pelle e la gente lo sa: “…so no need to Fake the Funk!”. Per anni ho lavorato per altre persone, ma mi sono stancato di farlo e ho deciso di aprire Lifestyle Shop e lasciare il mio lavoro ordinario. Ora sono il capo di me stesso, posso prendere i miei giorni di ferie quando ho bisogno di viaggiare e ho accanto mia moglie Silvia e i miei
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figli: Alan 15 e Christopher 17, che mi aiutano quando non ci sono. Ci sono meno di 4 negozi Hip Hop in Argentina e sono anche supportato da TribalGear, Joker Brand e OG Abel. Per il mio negozio importo tanto materiale in modo da renderlo a disposizione della comunità Hip Hop, anche se è difficile ed è per questo motivo che nessuno vuole farlo. Faccio ciò che amo e solo perché spinto dalla passione che ho da quando avevo 6 anni… e ora ne ho 44! Mi sento davvero fortunato a fare la spesa, pagare le bollette e fare ciò che amo, tutto questo perché dipingo! Ho anche l’onore di dipingere con mio figlio Alan che ha 15 anni (la sua tag è BANER5), è fantastico guardare alla propria sinistra mentre si dipinge insieme e dirgli “Yo, passami un giallo!” (ride). È una sensazione stranamente divertente a pensarci ma è anche la cosa migliore che possa accadere ad un writer: dipingere col proprio figlio. È una cosa che scorre nel tuo sangue e se sarò vivo spero di poter dipingere con i miei nipoti, mi renderebbe così felice! Non ho mai forzato i miei figli a dipingere, ma entrambi si sono avvicinati spontaneamente all’Hip Hop, è per questo che è tutto così speciale! Ora l’Hip Hop è ovunque nel mondo, vi auguro un in bocca al lupo con We Got Flava, in Argentina ci mancano i magazine così, nei quali i protagonisti parlano direttamente della loro storia, l’Hip Hop si impara dalle vere personalità e non solo da Eminem… l’Hip Hop si fa così da sempre! Un saluto alle mie crew FC, FBA, IBM, TC5 e XMEN e un pensiero speciale a BRISK di TribalGear perché mi sta sempre vicino come un fratello.
“Non amo molto ciò che c’è di nuovo là fuori, amo lo stile tradizionale, perché per me è quello vero!”
WRITING di Salvatore Calandra
MOOZ.ZOOM È IL MIO NOME, KNZ LA MIA CREW
Mi sono sempre divertito a smontare, spezzare, sminuzzare, allungare, schiacciare le lettere, a partire proprio dall’iniziale della mia Tag!
Breve presentazione di chi sei... Sono un grafico, illustratore e web designer, con una “carriera” da writer di circa 20 anni. Risale infatti ai primissimi anni ‘90 l’amore per i muri e gli spray! Zoom è il nome che scelsi dopo aver usato ‘Maz’ e un primissimo ‘Eddie’! Ahah, forse influenzato dagli Iron Maiden? Bah.. Comunque, Zoom non aveva un significato preciso, probabilmente un riferimento alla dinamicità e velocità, che nei graffiti conta non poco. Poi, cosa da non trascurare, è l’iniziale. La Z mi piace molto, mi è sempre piaciuta e, come certo saprete, la storia dei graffiti parte dallo studio delle lettere. Famose e splendide quelle di Rammellzze o A-One, tanto per citare un paio di nomi sacri!
Cos’è per te l’arte? Fantasia, imprevedibilità, voglia di comunicare e un pizzico di follia! Come nasce la tua passione per il Writing? A.D. 1990: sui banchi di scuola, primo anno delle superiori, due dei miei compagni di banco disegnano cose strane: scritte e personaggi buffi dal segno assolutamente originale per me! Incuriosito, inizio anch’io a pasticciare qualcosa che assomiglia alla scritta del mio nome, poi creo il mio primo pseudonimo. Da lì in poi è un susseguirsi di scoperte: i primi pezzi scovati a fatica in città, le primissime “fanze” reperite tramite passaparola, le prime bombolette acquistate in ferramenta e, ovviamente, i primi muri sporcati illegalmente.
SAMPLE: DONʼT STOP LAYING OUR SONG ARTISTA: LAMONT DOZIER ALBUM: LOVE AND BEAUTy 32 WEGOTFLAVAMAGAZINE
SAMPLED: LʼEPOCA ARTISTA: BAT ONE ALBUM: RIPRENDIAMOCI TUTTO
Che cosa e chi ti ha influenzato nel Writing? I primi writers storici di Torino, innanzitutto! Muddy (Muddy191) e Grasshopper “2 Roc”, due tra i più importanti writers per la storia dei graffiti in Italia. E Jam, il fondatore dei KNZ, la crew che inequivocabilmente a Torino ha rappresentato la continuità con il passato, fino ai giorni nostri. I primi graffiti di cui ho memoria, infatti, furono i puppet di Muddy e le scritte e i puppet di Jam. Stili unici! Non da meno erano le lettere di Grassoppher, meravigliose e potenti! Qualche tempo dopo scoprii quella che per me all’epoca divenne la ‘sacra triade’, ovvero Daim, Loomit, Toast, che diedero una sferzata di novità ai miei pezzi e che fecero fare un balzo in avanti al mio stile dell’epoca (si parla del 1994 circa). E poi non posso dimenticare una delle fonti di conoscenza più importanti di quel periodo: la “fanzine” Aelle. Acquistata per poche lire da Foot Locker di via Roma (ancora lontata dall’essere venduta in edicola), Aelle è stata la prima, preziosissima risorsa per i writers di quel periodo: ci tengo a sottolineare che si sta parlando dei primi anni ‘90 e di graffiti in città ce n’erano davvero pochi! Tu suoni in un gruppo dove le sonorità sono diverse da quelle accostate solitamente al Writing. Parlaci brevemente di che cosa fai esattamente... Bah, io ascolto davvero di tutto, ma è innegabile che abbia venduto da tempo la mia anima al diavolo! Il Rock’n’Roll, infatti, si è impossessato di me, uahah! Suono il basso in due band punk rock torinesi, i Ponches e i Kelvins. Con loro mi son già tolto soddisfazioni non di poco conto, come fare un tour lungo tutta la West Coast negli States (con i Ponches) o incidere cd e 45 giri e suonare in Europa (con i Kelvins) di spalla a band rock’n’roll e punk di grande rilievo. Non c’è un legame tra la mia attività musicale e quella del writing, e forse proprio questo mi ha da sempre divertito e stimolato, “destabilizzando” o incuriosendo i puristi di un genere o dell’altro!
interessanti mi diverte anche utilizzare bombolette o altro non creato appositamente per l’Aerosol Art. Come ai vecchi tempi, insomma! ...e della scena attuale? Ero maggiormente informato sulla “scena” fino a qualche anno fa. Ora, smettendo da un po’ l’attività di writer, è diminuita la mia conoscenza a riguardo dei writers e degli stili. Certo però non mi sono passati inosservati, ad esempio, i pezzi dipinti per “Street Attitudes” a Torino o per il progetto “Murarte” in giro per la città, dai quali ho potuto notare splendidi pezzi realizzati da writers di elevatissimo livello tecnico ed artistico! E questo ovviamente vale sia per i writers nostrani che per quelli d’oltralpe! Il pezzo a cui sei più legato? Mah, credo ad una scritta “Zoom” sulle tonalità del giallo e dell’arancio del ‘95, che diede il via ad un periodo splendido di studi di lettere che mi divertì moltissimo! Progetti per il futuro? Negli ultimi anni ho lavorato molto di più sulla grafica e sul web, lavorando come poster artist per Pixatonic Design, tralasciando un po’ il Writing. Ma ho voglia di tornare a dipingere e rimettermi in gioco come writer! Il saluto doveroso è innanzitutto per i miei vecchi compari di crew, Slem e Jam, ai quali devo molto della mia creatività ed evoluzione del mio stile! E, infine, approfitto per salutare anche quei ragazzacci che suonano con me e che hanno già sentito storie quasi leggendarie sul mio passato da writer. www.pixatonic.com
raccontaci un aneddoto divertente di una tua action... Fine anni ‘90, ci rechiamo presso un muretto adocchiato giorni prima, situato alla fine di una strada chiusa che dà sulla linea ferroviaria, a pochi passi dalla stazione Lingotto di Torino. Siamo in tre, più la ragazza di uno di noi. Dopo che uno di noi ci aveva lasciato da qualche minuto per riaccompagnare a casa la fidanzata, sentiamo arrivare un’auto. E’ molto, molto vicina a noi: ci buttiamo a terra per nasconderci. Non si sa mai, nel caso fossero stati gli omini dalla divisa blu... poco dopo cosa iniziamo a sentire? Un cigolio sempre più “ritmato” dell’auto, accompagnato dall’ansimare sempre più “caldo” della protagonista femminile!! Ahah, cazzo se ci davano dentro!
KIAVE
Che cosa usi per dipingere? Sinceramente, uso un po’ di tutto. Certo, preferisco usare Montana o Belton con tappini “ultramegafantatecnici”, ma per ottenere risultati imprevedibili e
SAMPLE: COME CLOSER ARTISTA: SALMA AGhA ALBUM: KASAM PAIDA KARNE WALE KI
SAMPLED: CATTIVI E BUONI ARTISTA: CLUB DOGO ALBUM: PENNA CAPITALE
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STREET ART di Francesco Verdinelli
LʼIRONIA DELLʼARTISTA INGLESE NON RISPARMIA NESSUNO
“Questo sito contiene immagini che qualcuno potrebbe ritenere offensive… sopratutto gli amanti dell’arte”. Forse la frase di apertura del suo sito web potrebbe essere la migliore presentazione per colui al quale è riconosciuto il merito di aver sdoganato la street art nell’affollato, elitario ed ipercompetitivo mondo dell’arte contemporanea. Stiamo parlando ovviamente di Banksy, il misterioso Robin Hood inglese.
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di un tale gesto: “L’ho fatto perché secondo me (il dipinto) non era niente male. Altrimenti sarebbe rimasto a casa mia per sempre e nessuno lo avrebbe mai visto”. Presa in giro o invito a riappropriarsi dei luoghi dell’arte? Ai posteri l’ardua sentenza. Il suo stile si esprime attraverso ossimori e giustapposizioni dal gusto noir. Come quando piazza una bambola gonfiabile con la divisa di prigioniero del carcere di Guantanamo in un punto panoramico del parco divertimenti Disney World, proprio sotto le montagne russe Rocky Mountain Railroad. Il risultato? La sicurezza del blindatissimo amusement park va in tilt per alcune ore, e un’ombra si allunga nel luccicante ed edulcorato paradiso di Mickey Mouse. Ma negli anni Banksy non si limita solamente al mondo della visual art. Famosissimi sono i suoi “prank” (che potremmo definire vere e proprie “zingarate”) che sconfinano i generi. Complice il producer Dangermouse: manomette 500 copie dell’album di esordio di Paris Hilton. Questo insolito duo, remixa le tracce in esso comprese, senza trascurare la cover, rivista e corretta con una foto della bionda Paris in topless. Nel 2008 Banksy organizza il Cans Festival, in un tunnel abbandonato vicino Leake Street a sud est di Londra realizzando alcune opere insieme ad altri trentanove “stencil artists” da tutto il mondo tra cui: il francese C215, Btoy, Dotmaster, Dolk, Faile, Hero, Logan Hicks, Mr. Brainwash, e gli italiani Sten Lex, Lucamaleonte e Orticanoodles. Il nome del festival sembra derivare dall’ assonanza di “The Cans Festival” con “The Cannes Film Festival”, il Festival di
“ASCOLTAMI PERChÈ TI STO PREGANDO NON SO ChI SEI MA SO CHE PUOI E ADESSO CʼHO BISOGNO. CONCEDIMI, SE hAI UN MINUTO LIBERO DI ChIEDERTI UN POCO DI ATTENZIONE E PRIVACy, DI SOLITO È DA SOLA ChE MI SBRIGO, IN MEDIA CI STO DENTRO E SOPRAVVIVO MA QUESTA VOLTA MENO E MOʼ TI SPIEGO: PER EFFETTO DEL MEDESIMO INCANTESIMO QUI SPARISCONO PERSONE COME IN PREDA A UN ESODO E VISTO CHE LʼENNESIMO SI È DATO MI ChIEDO DOVE VA TUTTA STA GENTE ChE NON hO NEPPURE SALUTATO...”
Brano: In media ci sto dentro Album: Piovono Angeli (1999) Lyrics: La Pina
G
razie alle sue opere dal gusto ironico e pungente a sfondo anti-capitalistico e pro-pace ha catalizzato l’attenzione dei media mondiali, catapultando il suo nome nell’olimpo dei geni dell’hype. Nativo di Brighton - si narra classe 1974/75 - è uno dei protagonisti della scena aerosol art inglese di inizio anni ’80, organizzatore dello storico Walls on Fire del 1998 insieme al suo amico e leggenda del Brit Bombing, Inkie. È conosciuto per i suoi stencil irriverenti spesso accompagnati da slogan che hanno come protagonisti bambini, animali (molto spesso topi), religiosi e militari. Il suo messaggio fonde satira, entertainment e denuncia sociale con tecniche di promozione insolite e sovversive, in puro stile guerrilla, che più che dal mondo dell’arte sembrano uscite da un libro di marketing. Un esempio? Nel 2005 deliberatamente affigge un suo quadro dal titolo “Early Man Goes to Market” (un dipinto in stile vittoriano che ritrae un uomo che spinge un carrello della spesa) nella sala che ospita la collezione Roman Britain del British Museum, rivendicando poi il “misfatto” attraverso le pagine del suo sito web. Stesso copione va in scena a New York. Colpisce a stretto giro il Metropolitan Museum of Art, il Museum of Modern Art, l’American Museum of Natural History ed il Brooklyn Museum, dove appende indisturbato alcuni suoi dipinti tra cui “Woman in Gas Mask” che ritrae (ovviamente) una donna con una maschera a gas. Sempre attraverso il suo sito risponde così a chi gli chiedeva il significato
Cannes. Forse sarà stato tutto questo parlare della Croisette a ispirare il suo debutto cinematografico del 2010: Exit Through the Gift Shop. Con il sottotitolo “Il Primo Disaster Documentary della Storia dei Graffiti”, l’ultra celebrato documentario - candidato all’Oscar- racconta la tragicomica storia dell’ascesa mondiale di Thierry Guetta, aka Mr. Brainwash. Dopo il film, alcuni hanno sostenuto che Banksy si sia venduto per la fama, perdendo così lo spirito da writer duro e puro. Proprio lui che qualche anno prima aveva realizzato un pezzo sul Muro dei Muri, quello che divide Israeliani e Palestinesi a Gerusalemme. Ma la voglia di sovvertire e di colpire le coscienze di Banksy non si è ancora fermata. Recentemente ha posizionato un’installazione non autorizzata alla Walker Art Gallery di Liverpool nella sala che raccoglie lavori religiosi del 17° secolo. Un mezzo busto intitolato ‘Cardinal Sin’ con la faccia di un religioso censurata con pixel, posizionata in una stanza della galleria tra dipinti del 17esimo secolo a sfondo religioso. Commenta Banksy in un’intervista alla BBC: “La statua? Poteri definirlo un regalo di Natale. In questo periodo dell’anno è facile dimenticarsi del vero significato della Cristianità, le bugie, la corruzione e gli abusi”.
IFT h,SalHseOcoPlo ThierG E H T T H G rainwas ere TROesU la di Mr. B e di riprend EXIT unta parabo l’ossession ni n pr an co la i a gl op rr de sh na
“...E FINChÉ UN LATITANTE A REGGIO È UN CRISTO ChE IMPONE ARBITRIO, TU NON AFFIDARTI AL CIELO SE STO INFERNO È GIÀ UN SUICIDIO; MENTRE ChI GOVERNA VENDE ARMI E VITTIME AL CECCHINO, LʼANTIMAFIA DORME NELLA VILLA DEL PADRINO. MA SE LA RIVOLTA PIANGE NEGLI OCChI DEL TUO VICINO, SARÀ IL FUOCO DI UN BRIGANTE A ILLUMINARE IL SUO CAMMINO; SE OGNI GIORNO ChI hA PAURA MUORE CON IL SUO DESTINO, IO MORIRÒ UNA VOLTA SOLA COME BORSELLINO!”
Brano: Luce Album: Autostrada del Sole (2008) Lyrics: Chief e Reverendo
Il film vintage rso la fine store di un intorno. Ve , Thierry ry Guetta, ge ello che gli succede alla famiglia ta si vi r fa qu r o tt pe et artist tu a re ci e st pr an sem è il famoso si trova in Fr no e gi tr cu en di Pao m te , Novanta resa che su ù frequenta le strade pi somma sorp figure e n le pi i co m nt re rie ra op po sc osaici raffigu rry decide che da tem m i r, de de n va co In Space ento, Thie li europee altre capita a quel mom era e di rigi e delle deogame. D a videocam vi su e br la le n ce co l t de ar ti clane tis et at ar re dr st ti squa ce di ques ondo della m an m al i or riesce rf rs y pe na rr di avvici atto, Thie le guerrilla entra in cont bey e vicino tutte i O cu da di n e o ar co tiv ti lm ea fi issimi artis direttore cr nt il ma. ta i y, ba a O ire Tr di Fa i. destin Shepard a elettorale rsi anche a r la campagn o, finché un giorno, pe r lo co ad avvicina bi lebre ritratto suo obiettiv ima mostra autore del ce y continua a sfuggire al per la sua pr es el ks ng A le parti an s B o Soltant si invertono si trova a Lo vista. Guetta. Poi ista inglese rt n di l’a o co e nt to tr pu at en il nt m ribaltando viene in co , ta l” is i suoi ga on de Le o ag y ot un “Barel ta diventa pr rte urbana da parte di ris ta esso en pr m ed il docu rapporto, es ore per l’a complesso zione d’am l ra su ia a ch og di rr Una si inte ponenti che massimi es nsumismo. co e te ar a dal titolo, tr
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IN DA STUDIO di Stefano Bolognesi - S23 Studio ph. Mauro “Kitz” Vallotti
PRESS REWIND & SOUL23 STUDIO
Da questo numero parte la rubrica “Sound Good”: tutti i consigli, gli approfondimenti e le schede tecniche degli studi professionali più specializzati del settore. Confrontiamo due realtà diverse ma simili, ben strutturate e preparate. Stiamo parlando di Bassi Maestro con il “Press Rewind Studios” di Milano e Dj Taglierino con il “Soul23 Studio” nella provincia di Torino. Da quanto tempo hai il nuovo studio? Bassi: Da quasi tre anni. Ci sono voluti parecchi mesi per terminare i lavori, ma da quando mi sono spostato ho guadagnato moltissimo spazio in più e una sala regia con un ascolto ottimale. Taglierino: Lo studio nuovo è attivo da settembre del 2009. Un lavoro, che mi ha portato via quasi 8 mesi, tra il demolire la vecchia struttura e la creazione della nuova. Ho raddoppiato gli spazi, creando la regia in box to box (una stanza nella stanza) cercando di avere il miglior isolamento possibile. Da geometra, poco praticante, ma esperto in bricolage e “Art Attack”, mi sono sempre riparato e realizzato le cose in proprio, dalla struttura ai mobili. Dietro questo ci sono la forte passione e la determinazione di fare della propria arte e del proprio sapere un lavoro. Il nome segue un po’ lo spirito dei Dynamite Soul Men, l’anima prima di tutto “Soul” ed il “23”, che è un numero dal carattere mistico, che ha a che fare con alcuni capitoli della mia vita, che mi hanno visto rinascere e crescere in quello che sono oggi. Come tutte le cose, parti in salita e solo negli ultimi anni questo è diventato il mio mestiere. Il risultato, a sentire gli addetti e gli affezionati, è essere considerato una garanzia e un buon punto di riferimento. Scoprirlo è la cosa che ripaga ogni sforzo più di ogni altra cosa.
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Che software hai usato e quale prediligi per la rec, se ne usi uno oppure ti affidi ad Hardware particolare? Bassi: Ovviamente registro su hard disk, ormai da un decennio mi affido quasi esclusivamente a Logic Pro sia per registrazione che per pre e post produzione. Utilizzo saltuariamente anche Protools e Ableton live per altri incarichi. Il mixaggio invece avviene per buona parte in dominio analogico con somma e bus compression Solid State Logic. Taglierino: Diciamo che sono uno della vecchia, ho iniziato a cavallo tra le prime registrazioni in home studio, dove si vedeva già qualche computer o multitraccia digitale (a prezzi ancora non accessibili). Appena i soldi lo hanno permesso, il computer è diventato un Pentium 2 e sono passato a Cubase che era ormai uno standard per chi lavorava da casa. Il passaggio a Mac, e programmi più professionali è avvenuta nel 2002. Ho continuato con Cubase Sx, per poi passare a Pro-Tools non appena ho iniziato a frequentare studi di amici professionisti e a fare qualche lavoretto per loro. Oggi, sono formato su Logic Pro, piattaforma che uso regolarmente per il 90% del mio lavoro, ma conto di fare altri corsi di aggiornamento per non smettere mai di imparare, ed esser pronto ad ogni esigenza per saper sempre dove mettere le mani. Per hardware, io intendo tutto quello che ha una consistenza fisica e non
virtuale, di quella c’è sempre bisogno, ed è in continuo cambiamento. Ma il set-up è sempre stato quello nell’ultimo decennio. Un computer, una scheda audio, un mixer, uno o più compressori, un pre-microfonico, un microfono e un paio di casse. Le produzione che preferisci lavorare, il genere piuttosto che la tipologia di suono, se c’è ne uno. Bassi: Come è risaputo sono specializzato sull’Hip Hop di tutti i tipi, soprattutto se parliamo di produzione e mix. Lo studio lavora però a 360° e soprattutto per il mastering mi capita sempre più spesso di lavorare su altri generi come Pop/Rock e House. Taglierino: Ormai a “orecchie” chiuse lavoro principalmente con il genere Hip Hop/Rap, ma la mia condizione lavorativa impone di allargare gli orizzonti e trattare la musica senza farne distinzioni. Il suono che piace a me è sempre quello “Urban”, dove i suoni e le stesure possono esser privi di motivetti facili e da trend del momento, che però tratto ugualmente. Attualmente lavoro a mixaggi anche di generi Rock & Blues, esperienze di anni con musicisti mi hanno dato la mentalità giusta per occuparmi anche di altri generi. L’approccio è sempre quello, parlare con il cliente, fare degli ascolti del materiale e dei riferimenti e poi... La Musica è sempre Musica, basta saper ascoltare e sapere dove mettere sempre la mani! Dove hai imparato, da chi, oppure se sei autodidatta? Bassi: Ringrazio sempre le due persone che mi hanno avvicinato e pazientemente assistito nel mondo dell’audio pro e del mixaggio: Vez, il mitico fonico degli Otierre, e Dj T, che da metà anni novanta mi ha aiutato a concretizzare tutti i miei progetti (inclusi i lavori del nuovo studio). Per il resto diciamo autodidatta, ho studiato molto per conto mio su libri, riviste, ascoltando musica e consigli di chi ne sapeva più di me. Taglierino: In questo mestiere ho conosciuto moltissimi autodidatti e ottimi
professionisti. Attualmente lo si può diventare anche frequentando dei corsi, cosa che io ho fatto recentemente per aggiornarmi, ma non basta... Nel contesto in cui mi trovavo in giovane età, ho preferito iniziare come mi è sempre stato consigliato: applicandomi e cercando di arrivarci per intuizione, guardando, ascoltando e prendendo qualche “scappellotto” non appena sbagliavo. Le mie esperienze illuminanti che mi hanno dato l’input sono state ad inizio carriera, dove assistevo alle lavorazioni del team “Suite Foundation” e “Area Cronica” che frequentavo. Il resto sono le esperienze personali coltivate con un gruppo di musicisti (Black Pop, Vinile band) e produttori (Matteo Cifelli & Umberto Ferraro) con cui ho lavorato e lavoro; dal Jungle Sound per demo band di agenzia, alle F.M. Fonologie Monzesi come assistente di studio, per poi passare al Soul 23 progetto personale ed arrivare in Dracma come tecnico e progetto di acustica. Quali pensi siano le caratteristiche tecniche imprescindibili per avere un buono studio? Bassi: Direi assolutamente una stanza trattata acusticamente, dei buoni ascolti o comunque dei monitors con i quali si ha davvero confidenza e dei buoni convertitori. Poi un buon pre microfonico…Tutto il resto viene dopo. Taglierino: A mio parere, non basta solo avere attrezzatura o l’ultimo plugin figo, ecc... Conta la persona, prima degli aspetti tecnici, che deve aver un’attitudine marcata, cioè fatta di intuizioni e capacità naturali nel crescere professionalmente in un ambiente dove l’esperienza e la professionalità sono tutto. Detto questo, penso che una buona partenza sia il posto in cui si opera, lontano da distrazioni e rumori esterni, aggiungere se possibile max 3 tipologie di ascolti (casse), una acustica trattata un minimo studiata (non basta metter bugnato o carta porta uova ovunque per isolare o migliorare l’ascolto). E in effetti quello che ci vuole e proprio avere le idee chiare e quindi avere una onestà intellettuale, se non sei ferrato e non sai bene quello che c’è da fare, meglio ascoltare sempre i consigli dei più “grandi” ed i punti di vista e ascolto del progetto e del cliente in questione. Contatti PRESS REWIND STUDIOS Via Varanini, 29/b - Milano Tel. +39 02.36509744 Mob. +39 348.6004147 www.pressrewindstudios.com
S23 STUDIO Loc. Verrua Savoia - Torino Info +39 377.3022464 www.facebook.com/soul23studio
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MOVEMENT
LA POTENZA PROPELLENTE AL SOUL
Il nome Soulid Rocketz deriva da Solid Rocket Booster, il razzo che fornisce la spinta allo Space Shuttle nella fase di decollo, ed è il razzo propellente solido più potente che abbia mai volato. Abbiamo accostato la peculiarità del Booster al nostro modo di fare musica, con grinta e fotta, come se fosse una sorta di spinta verso l’alto, ed è così che è venuto fuori il nome Soulid Rocketz, mischiando la potenza di un razzo propellente alla nostra passione per la musica Soul.
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i siamo uniti all’inizio dell’anno 2011, con l’intento di creare un prodotto che avesse un sound del tutto classico ed incisivo, che si ispirasse all’Hip Hop americano degli anni ‘90, proponendo le nostre esperienze, le conoscenze e il nostro knowledge. Sin dall’inizio abbiamo mostrato un interesse particolare per il supporto in vinile e per la musica Funk, Soul anni ‘60/’70, da cui abbiamo estrapolato i singoli campioni, per produrre beats che avessero un flusso prettamente Golden Age, avvalendoci delle classiche strumentazioni, tipo: Akai 950s in combo con l’Mpc 2000 XL, Technics SL 1210 MK2, ed uno scaffale contenente una collezione di vinili. Prima della stesura dei testi, abbiamo fatto uno studio intenso ed approfondito, per scrivere lo storyboard, e far sì che il disco rispecchiasse le nostre esperienze, sensazioni e conoscenze personali. In ogni singola traccia presente nel disco, dal titolo “Thematicz”,
Z T E K C O R D I SOUL
vengono affrontati temi di carattere sociale, politico e culturale, per cui spesso ci ritroviamo a parlare dell’Hip Hop e della sua storia, perché da parte nostra non si limita ad essere solo un genere musicale, bensì una cultura e un movimento che resta vivo anche solo parlandone. La scelta del titolo “Thematicz” è stata fatta per via delle numerose tematiche che affrontiamo, tutte strettamente legate da un filo logico ben preciso. Crediamo che l’Hip Hop stia subendo dei cambiamenti drastici, da non essere identificato più come tale in certi contesti, quindi molto spesso ci resta difficile prendere degli spunti o trovare dei punti di riferimento a livello nazionale, e quindi siamo “costretti” a fare il diggin fra gli artisti d’oltreoceano. Abbiamo preso spunti dalle liriche e dal sound di mostri sacri del calibro di: Krs One, Wu Tang Clan, Gangstarr, Immortal Technique, Mobb Deep, M.O.P., ecc... iniziando prima ad ascoltare Rap per poi mettere in pratica tutto ciò che ci è stato insegnato, sempre con la massima personalità.
ARTISTA: SOULID ROCKETZ ALBUM: THEMATICZ (2011) Co-Prodotto da Back Movement Records Contatti: soulidrocketz@bmrecords.eu
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DRACMA STUDIO: ROCK IT!
Scambiamo due parole con Carlo Ortolano, socio fondatore dal 1988 della storica Dracma di Torino. Ha realizzato i dischi di Linea 77, Medusa, Braindamage, Nightpieces Compilation, Gavroche, Noinfo... ha lavorato live con Mambassa, Apres La Classe, Extrema, Rock Tv e molti altri... Attualmente si dedica a tempo pieno come fonico al nuovissimo Dracma: studio di registrazione e sale prove. Da quanto tempo hai il nuovo studio? Il nuovo studio di registrazione è pronto da novembre 2011, ci è voluto quasi un mese per allestirlo e cablarlo, ma alla fine siamo pienamente soddisfatti. Siamo riusciti finalmente a prendere le “macchine” che volevamo e a realizzarlo come ci piaceva. Che software hai usato e quale prediligi per la rec, se ne usi uno oppure ti affidi ad hardware particolare? Usiamo Logic 9 ormai da anni, ci troviamo molto bene, inoltre, per il nuovo studio abbiamo optato per un mixer digitale (Presonus Live 24) perché è molto comodo, suona bene e ci permette di ritoccare in qualsiasi momento lavori fatti anche molti mesi prima. Abbiamo anche scelto degli ottimi pre della Universal Audio, i nuovissimi 710 D (4 unità con compressore interno che simula il mitico 1176). Le produzione che preferisci lavorare, il genere piuttosto che la tipologia di suono, se c’è ne uno... Diciamo che la nostra specializzazione è il Rock nelle sue più svariate forme, ma abbiamo maturato in 25 anni di esperienza per lavorare su qualsiasi genere musicale. Penso che il “sound” sia proprio dell’artista, o c’é o non c’é, non si può creare, tanto meno può fartelo un’estraneo alla tua arte.
Dove e da chi hai imparato, oppure se sei autoditatta? Mai frequentato corsi in scuole specializzate, ho letto molti libri specifici del settore, ma il grosso deriva dal vedere lavorare i “grandi” e da tante esperienze di anni anche live, dove ti approcci a macchine, artisti, banchi diversi, ecc... Secondo me la miglior scuola è quella della pratica sul campo, magari affiancato da chi ha più esperienza. Quali pensi siano le caratteristiche tecniche imprenscindili per avere un buono studio? A parte la base tecnica e le attrezzature, una buona dose di “pazienza”, affabilità e affidabilità sono fondamentali, mantendo dei prezzi accessibili a tutti! Progetti legati allo studio in particolare? Lo studio affiancherà in maniera fondamentale l’attività che intendiamo riprendere di etichetta discografica (Dracma Records), ma non solo... Sarà un servizio per tutti quelli che intendono “finalizzare” i loro progetti musicali, cercando di dare il miglior servizio e prodotto possibile su questo mercato. Contatti: DRACMA RECORDS Via Banfo 24/C - Torino Tel. +39 011.208008 - 2483068
LʼUOMODʼACQUADOLCE INTERVISTA
di Théo Sanchez - ph. Daniele Cambria
GhEMON E IL NUOVO GhEMON!
“Qualcosa è cambiato” è l’album che segna il ritorno ufficiale di uno dei song writer d’autore, se non il migliore, che l’Hip Hop italiano abbia mai avuto. È un concentrato di atmosfere calde e raffinate, di gusto prettamente “Classic”, ma rivisitate in chiave attuale, che non delude mai gli appassionati di buona musica, quella più ricercata, di qualità e di un certo spessore, fin dal primo ascolto. ghemon, gilmar e gianluca, intervista a tre: il rapper, il poeta e il sognatore. Facciamo due parole con quello che è stato sempre definito il nostro “Common italiano”... Il paragone con Common è una cosa che mi ha molto lusingato all’inizio della mia carriera, ma al momento penso che io e lui c’entriamo meno di zero. Mi è rimasto attaccato e giustamente l’avete usato ironicamente... però secondo me oggi non regge più. Mi ritengo idealmente più vicino a Phonte, Mos Def o addirittura Drake, che a Common. I miei riferimenti sono cambiati nella musica, col tempo. Se dovessi proprio dire cosa voglia fare da grande risponderei: “Mike Patton.. o Mos Def”. Adoro la versatilità, questo è quello che mi interessa di più in assoluto è stare in più posti senza risultare fuori luogo e con la propria personalità. È appena uscito “Qualcosa è cambiato”, ma cos’è realmente cambiato in ghemon e cosa rappresenta per te questo disco? È parte di un processo creativo molto simile a quello che ha portato ad uscire “Qualcosa cambierà Mixtape” e “La Rivincita dei buoni” nel 2007. Una mole molto fitta di lavoro, di uno che ha una forte etica dell’impegno e dedizione al suo mestiere. È cambiato che se prima speravo che le cose si sarebbero modificate, ora ci credo. Questo disco per me rappresenta un lascito per chi verrà dopo, perché punta soprattutto sulla scrittura. Tutto è pesato, ogni singola fottutissima virgola è pesata. Ho badato molto a che qualcuno tra qualche anno si trovasse delle cose scritte in italiano con ambi, tri, plurivalenze; cose che ci si può tornare sopra e non significano solo una inequivocabile variante, ma che prendono sensi diversi per chi le ascolta. Il processo creativo è stato enorme e non è nemmeno del tutto concluso, quindi non c’è stato solo “quel” materiale. C’è altro a venire... Il disco racconta che sono cambiato come uomo, che ho suturato delle ferite come mi veniva meglio, che ho sconfitto qualche mostro e mi sono fatto qualche risata. Ho fermato la mia vita… almeno potrò contare su un diario in futuro. Qual è il brano che più rappresenta il concetto del disco? Credo siano due: “Mai voltarsi” e “La verità (Non abita più qua)”. Se in ogni cambiamento esiste un prima e esiste un dopo, cioè se si passa da ciò che si è a ciò che si diventa, “Mai voltarsi” è l’evoluzione dell’autore Ghemon e “La verità” è l’evoluzione del cantante. Non intendo solo nel “cantare una melodia”, intendo che la canzone è una “canzone”, non è un pezzo rap. In ogni caso a ripensarci, che fatica fare tutte queste distinzioni. Bisogna pensare la musica come un tutto… il Rap è musica, fa parte del tutto, non è a sé stante.
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“Il disco racconta che sono cambiato come uomo, che ho suturato delle ferite come mi veniva meglio, che ho sconfitto qualche mostro e mi sono fatto qualche risata. Ho fermato la mia vita… almeno potrò contare su un diario in futuro”
Hai già il titolo del prossimo disco: “440/Scritto nelle stelle”, qualche anticipazione? Che sterzata avrà nelle sonorità rispetto a “Qualcosa è cambiato”? Non voglio svelare molto perché ogni cosa che faccio viene di solito smerigliata, levigata e se possibile raffinata. È sicuramente un disco molto meno “intricato”, più essenziale, in cui ho badato alle canzoni e alla loro forma, la cosiddetta “forma canzone”. Questa, però, se mi permetti è più una definizione per gli addetti ai lavori; ci trovate Ghemon. Secondo me non il solito Ghemon ma sempre il solito Ghemon. Come ha detto uno più bravo di me, d’altronde “Ghemon è il nuovo Ghemon”. Ed ha senso, molto più di quello che sembra.
Però in questo disco ce ne sono tante. Forse perché sostanzialmente contiene pezzi che ho scritto per me stesso e non ho per niente badato a chi fosse l’utente finale. Non lo dico con ipocrisia, ma è proprio così. Passiamo un attimo la parola a gilmar... Chi è? Com’è nato questo alterego? Il suo passato e il suo presente... Per gioco, è nato per scherzo. C’era un vecchio giocatore di calcio dell’Avellino che si chiama Gianluca De Ponti detto “GiL”. Siccome è anche il mio nome ho iniziato a scherzarci su e quindi sono nati diversi fratelli di Gil tra cui il famosissimo Gilmar. Ma se avete i miei dischi personali sono disseminati di personaggi inesistenti in realtà. È una cosa che mi piace fare, mi piace inventarmeli... Gilmar ha vita sua a dire la verità, viene fuori quando gli pare a lui e anche se avevo capito che volesse andare a vivere per conto suo, mi sa che il futuro è di condivisione dell’appartamento con me e Ghemon.
“Mi piace lo sport, la buona cucina, andare all’estero e starmene un po’ da solo, senza fare la figura del turista! Mi piacciono le donne”
Parliamo degli “Useless Wooden Toys” (gruppo di spicco della nuova scena elettronica italiana). È uscito un loro singolo con la tua partecipazione dal titolo “non soddisfa”, ma in realtà ti avevamo già visto insieme a loro in un piccolo cameo nel video de “Il Tirannosauro”. Com’è nata questa collaborazione? Borut degli “Scuola Furano” è un nostro amico comune, nonchè mio fan della prima ora. Loro iniziavano i pezzi del disco e gli consigliò di contattarmi. Sono stato molto rapido e disponibile, mi piace essere affidabile in questo ambito. Penso che loro l’abbiano capito e alla fine il pezzo è venuto come speravamo, anzi, la Emi lo ha scelto come secondo singolo del disco. Per me aveva un buon tiro ed era anche meno “telefonato” del Tirannosauro. Intendo dire che era più imprevedibile: cantato particolare e ironico, poi il rap… strano! gianluca e la passione per il cinema: quanto ti ha influenzato nella scrittura? nel disco ci sono brani come “Uomo d’acqua dolce”, titolo di un film di Antonio Albanese e “Confessione di una mente meticolosa” che rifà il verso a “Confessione di una mente pericolosa”… Anche la copertina è un tributo a “As good as it gets” con Jack Nicholson (“tradotto in italiano proprio col titolo “Qualcosa è cambiato”). E dentro ci sono un sacco di riferimenti. Amo andare al cinema e in generale amo i films, mi danno un sacco di spunti, ma questo va da sé. È come ascoltare dischi nuovi, incamerare informazioni, materiale che dopo ti rimane dentro e che tu mescoli prima di creare. Non mi piace fare “troppe” citazioni in effetti, secondo me se non sono così tanto di dominio comune, fuorviano un po’...
Andiamo oltre la musica: cos’altro appassiona gianluca? Lo sport. Al momento più il basket del calcio (di cui ero fissato). La buona cucina: mi piace cucinare, mangiare, girare per posti e anche capire le differenze. Mi piace andare all’estero e starmene un po’ da solo, senza fare la figura del turista ogni volta. Mi piacciono le donne. Ma questo, ho come l’impressione che si fosse capito già da un pochino di tempo.
ARTISTA: GHEMON ALBUM: QUALCOSA È CAMBIATO (2012) Prodotto da Macro Beats Records Contatti: info@ghemon.it www.ghemon.it
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BUSTAPhORT MOVEMENT
di Massimo Biraglia - ph. Motion Film and Pussy Clap
BISOGNA AVERE LA MENTE APERTA PER ESSERE CREATIVI
Incontriamo Bustaphort: Rapper e beatmaker spagnolo con la passione per l’Oriente. Un artista polivalente e completo, che continua a farsi conoscere in tutto il pianeta, grazie alle continue connessioni con i gruppi underground più forti. Dalla Spagna all’Italia, dal Marocco alla Francia, fino al Giappone.
N
abil Al Torki, ovvero BustaPhort, inizia il suo percorso nel 1996, in Spagna, prima come Writer e come Breaker, poi come Mc insieme all’amico El Invikto, tirando fuori il disco “Le Plus Fort Plan”. I progetti e le idee continuano, collaborando nel 2003 con DAfron, e poi nel 2006 prendendo parte al mixtape internazionale “Dihram Records Street Tape Vol.1” diretto da El Invikto a cui prendono parte artisti di tutte le nazionalità, tra cui anche il nostrano Fabri Fibra. Successivamente decide di dedicarsi maggiormente alle produzioni, riuscendo a collaborare con artisti provenienti da ogni parte del mondo, dall’Italia alla Francia, dal Marocco fino al Giappone.
Ora non ho posto fisso, continuo a girare città per lavoro, prima o poi troverò un luogo dove restare. Gli artisti che produco sono molti, questi sono solo alcuni: Strike The Head (Italia), D.afron, Eleme One, Spanish Fly, Bako, Wario (Spagna), Lafkih (Marocco), Julian Nagano (Giappone), Eben (Belgio), Bracco Brax (Suisse). Ci saranno molti altri nomi nei prossimi progetti, ma sarà una sorpresa.
Che cosa ti ha spinto a dedicarti alla musica e dove prendi l’ispirazione per produrre? La musica è venuta da sola, fin da bambino mi piacevano Bob Marley, Michael Jackson (RIP), Stevie Wonder, la musica turca, araba, francese in particolare artisti come Renaud e Jack Brell. Mi è sempre piaciuto suonare degli strumenti e creare musica, anche se non ho preso lezioni, sono autodidatta. Gran parte dell’ispirazione viene dalla musica retrò, soprattutto Soul ‘60 & ‘70, Progressive Rock, Jazz, Blues, e il J-Pop più vecchio. Dove vivi esattamente e quali artisti produci? Abbiamo letto di numerose collaborazioni in varie parti d’Europa e del mondo…
Sappiamo che ti chiamano anche Japonabil, che rapporti hai con il giappone? È Vero! È stato il mio amico Lafkih a chiamarmi così, per i remix che faccio e per la mia ossessione per il rap giapponese, il J-Rap, amo la loro cultura, il cibo, e naturalmente gli Anime e i film giapponesi, “Akihabara” è il futuro! One Salam, BM records e PussyClap, tre realtà differenti che condividi. Che progetti hai in cantiere? Il mio piano è quello di continuare a lavorare con queste tre realtà, naturalmente mi limito alle produzioni, ci sono molti nuovi progetti con One Salam e BM Records, sto lavorando con l’amico Strike The Head per progetti futuri… La collaborazione con PussyClap si basa principalmente sulla realizzazione di videoclips per noi e per altri artisti. Come vedi l’Hip Hop internazionale e come, secondo te, si stanno evolvendo la musica e la cultura? A volte mi rendo conto che l’interpretazione della gente è sbagliata, ma non sempre, a volte vedo grandi cose... dipende poi da ogni gruppo e da ogni paese e dalla sua cultura nel fare musica. La musica e la cultura Hip Hop si stanno conoscendo
SAMPLE: DANCE ThE KUNG FU ARTISTA: KARL DOUGLAS ALBUM: KUNG FU FIGhTER 42 WEGOTFLAVAMAGAZINE
SAMPLED: GUERRA APERTA ARTISTA: AMIR & MR. PhIL ALBUM: NATURALE
Bako & Bustaphort
meglio negli ultimi anni, c’è una maggiore diffusione, anche se con la commercializzazione tutti vogliono diventare artisti e credono che basta essere tatuati per diventare famosi e pieni di soldi, questa gente non ha capito niente!!
sionato di musica? Tre dischi sono pochi, bisogna avere la discografia di Krs-One, Public Enemy e ODB.
Cosa pensi del rap Italiano? Chi ti piacerebbe produrre? Ho ascoltato per la prima volta rap italiano nel 1999 e mi piace molto. Il primo album che ricordo era di un gruppo chiamato “Gente Guasta”, davvero un bel disco. Penso che il Rap Italiano abbia qualcosa che le altre lingue non hanno in Europa. Tra gli artisti che mi piacerebbe produrre in Italia oltre agli Mc’s di BM Records, ci sono Doggy e sicuramente Fabri Fibra.
grazie per la disponibilità nabil. Quali sono le coordinate per entrare in contatto con te e la tua musica? Per contattarmi: facebook.com/bustaphortProds twitter.com/Bustaphort
Domanda tecnica: come produci? Con quali attrezzature e software? Utilizzo l’MPC 2000 XL, ma una volta usavo anche il 2500, Native Machine, Motif, Micro Korg XL e tastiera midi con Logic Pro. Hai dei consigli da dare a chi comincia a produrre adesso? Ascolta tanta musica, non un solo genere! Che dischi ascolta BustaPhort? Ho un sacco di dischi, ma non mancano mai nel mio iPod i Dipsets, J.Dilla, Nudjabe, Smoke DZA, SD Junksta (Giappone), immortal Tecnik, Nipsey Hussle ecc...
KIAVE
Oltre alla musica, quali sono le tue passioni e quanto influiscono sulla tua creatività? Oltre alla musica? Altra musica! (ride). Mi piacciono anche le arti marziali, ne pratico alcune. La mia creatività è influenzata soprattutto dai viaggi che faccio, vedere cose nuove e persone nuove, questo mi da sempre nuove idee… bisogna avere sempre la mente aperta per essere creativi. Quali sono i 3 dischi che non dovrebbero mai mancare ad un appas-
SAMPLE: hITSUKU ARTISTA: OSAMU KITAJIMA ALBUM: MASTERLESS SAMURAI
SAMPLED: ChATTy BOy DISSER ARTISTA: GENTE GUASTA ALBUM: QUINTO POTERE
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CIAK AZIONE! VIDEOMAKERS
di Marta Montellina - ph. Enrico Desantis, Alessandro Salvatore &Nicola Malnato
DALLA STRADA A hOLLyWOOD
In un periodo dove l’immagine è tutto, anzi fondamentale, dove l’apparenza è più importante rispetto al resto, dove la musica acquista più rilievo e, in certi casi, passa quasi inosservata, se accompagnata da un ben riuscito videoclip, che descrive, racconta, emoziona e dà un valore aggiunto e un quadro artistico più dettagliato in simbiosi con lo stile dell’artista.
N
egli anni ’90 non era così diffuso fare un videoclip Hip Hop. Forse non se ne sentiva il bisogno perché tutto già funzionava da sé ed ogni artista si promuoveva nei molteplici e seguitissimi parties presenti in tutta la penisola. C’erano le radio che spingevano, come Deejay con “Venerdì Rappa” che poi diventò “One Two One Two”, c’erano i Manetti Bros che, provenienti dal cinema, puntarono le proprie capacità dando un contributo di rilievo al mondo Hip Hop. C’erano gli Articolo 31, i Sottotono, Frankie Hi Nrg e poi Neffa, che avendo contratti majors, potevano permettersi un surplus scegliendo di produrre un videoclip. Con l’avvento della globalizzazione, la facilità di produrre un disco e soprattutto la potenza di internet, negli ultimi anni sono nate diverse realtà che operano nel settore video, sempre più in grande espansione. Spesso e volentieri sono persone che arrivano dall’ambiente (writers, rappers, dancers), ma anche dal mondo cinematografico, dall’arte o dalla pubblicità, che scelgono di esprimersi con un percorso professionale fatto di studio, sacrifici, conoscenza, capacità e grande creatività. A volte sono solo appassionati, ma spesso sono veri e propri registi, sceneggiatori, direttori della fotografia, scenografi, tecnici e montatori, figure professionali specializzate che formano delle vere e proprie case di produzione indipendenti, occupandosi in maniera impeccabile di dare un aspetto visivo e visionario alla musica. Da questo numero vi proponiamo una panoramica generale delle realtà esistenti, più autonome e richieste del nostro Belpaese, come Frame24 e Kaleidoscope Factory da Bologna, MakeNoize, Aurora Meccanica e Fotogramma25 da Torino, Calibro 9 da Roma/Lecce… Ogni mese vi proporremo un approfondimento nello specifico. Ora incontriamo e conosciamo più da vicino uno dei team indipendenti torinesi in continua espansione: La Mad Dogs Film Studio, di Dario Orlandi (regia) e Paolo Matarrese (produzione).
Come e quando nasce il progetto Mad Dogs e cosa significa? D: Mad Dogs nasce a Torino nel 2006, quando dopo aver maturato esperienza in vari ruoli tecnici, decido di intraprendere la carriera registica seguendo una strada indipendente, che mi permettesse di sperimentare, senza mettermi in antitesi con la formazione classica che ho avuto. P: Entro a far parte di Mad Dogs nel 2008, anche se lavoro con Dado già nei primi tempi. Mi occupo della produzione dei nostri lavori, dall’ideazione alla realizzazione. Mad Dogs per noi significa fare cinema, questo cerchiamo di esprimerlo anche nei videoclips: il cinema è il nostro obiettivo.
Quanto è importante lo studio, la preparazione e soprattutto l’esperienza in questo lavoro? D: Studio e preparazione sono sicuramente fasi molto importanti, soprattutto quando il progetto è di una certa consistenza. Questo non significa che ci sia una ricetta, stiamo parlando sempre di un lavoro artistico ed ogni artista ha il suo metodo.
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P: Durante la fase creativa vale tutto... si può sognare. Durante la realizzazione di un lavoro, invece, l’esperienza ci ha insegnato che pianificare e studiare ogni minimo dettaglio aumentano di gran lunga la qualità del prodotto finale... anche se poi qualcosa sfugge sempre! La buona riuscita di un videoclip sta nell’idea creativa o nella sua realizzazione? Quali sono gli ingredienti principali per ottenere un buon risultato? D: Parliamo di videoclip, un video fatto per dare immagine a un brano musicale. Penso che il regista debba entrare completamente in sintonia con il pezzo e tradurlo in immagini che sono la trasposizione delle emozioni che il brano ha suscitato in lui. P: Oggi è facile ottenere un buon risultato. Tutti sono in grado di girare un video, poi se non funziona lo chiamano “street”. Per quanto riguarda la Mad Dogs il videoclip è un modo per fare cinema, per esprimerci e confrontarci con altri artisti. Ci sono personaggi a cui vi ispirate o che in qualche modo si avvicinano al vostro gusto? Quali video, in generale, secondo il vostro punto di vista, sono stati i più geniali e i più riusciti mettendo a confronto la connessione tra immagini e musica? D: La nostra fonte di ispirazione maggiore è senz’altro il cinema americano, non per temi e contenuti, ma per la potenza del linguaggio e il coraggio di proporre al pubblico prodotti sempre innovativi con uno standard qualitativo altissimo.
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P: Rispetto ai videoclip, il panorama è così vario che è impossibile avere fonti di ispirazione assolute, sicuramente escono continuamente prodotti di qualità e ci sono sempre più realtà con con cui crescere. Abbiamo notato che vi avvalete di molte figure esterne, ognuno con una preparazione specifica. Quanto conta il gioco di squadra? Crediamo fermamente nelle competenze e professionalità dei nostri collaboratori e cerchiamo di porli sempre nelle condizioni di lavoro migliori. Avere un set organizzato ed efficiente è fondamentale per la buona riuscita di un video. Oltre a questo abbiamo la fortuna di essere a contatto con professionisti che danno il massimo in termini professionali e umani nei progetti Mad Dogs a cui prendono parte e senza i quali sarebbe impossibile continuare a fare i “Cani Pazzi”. Desideriamo ringraziare in particolare: Simone Lagrotteria, Emiliano Ranzani, Luca Roggero, Emanuele”Lele” Chiabert, Giovanni Mangone, Umberto Battistel, Anna Sala, Caroline Pierce, Claudio Bratus. Per quale ragione avete deciso di lavorare con artisti Hip Hop? raccontateci la vostra esperienza… Da appassionati di musica rap, abbiamo frequentato quest’ambiente fin da ragazzini, stringendo rapporti di amicizia con molti rappers con cui è stato
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“Oggi è facile ottenere un buon risultato. Tutti sono in grado di girare un video, poi se non funziona lo chiamano street. Per quanto riguarda la Mad Dogs il videoclip è un modo per fare cinema, per esprimerci e confrontarci con altri artisti”
quasi naturale ritrovarsi a lavorare. Un’esperienza molto bella che rifaremo sicuramente nello stesso modo. Com’è nata la collaborazione con Lefty e Tormento? Da un immediata intesa artistica ed umana con Lefty sul set del video di Doggy “Torino Bounce Reloaded”, che si è tradotta nell’ideazione di un progetto molto ambizioso, in cui tutti abbiamo dato il massimo. raccontateci un aneddoto che vi è rimasto particolarmente a cuore durate le riprese del set di “ritorno a casa”… É stato un set di 3 giornate intensissime e ci sarebbero veramente troppi aneddoti da ricordare. Sicuramente alzarsi alle 8 del mattino per andare a svegliare Lefty,Tormento e Esa, che dormono a casa tua, non è cosa da tutti i giorni… Pensa che invidia i fans! generalmente tutti quelli che iniziano con i videoclips musicali hanno il sogno di entrare nel mondo del cinema. visto che il vostro stile è molto incentrato nel raccontare storie, adottando un metodo di lavorazione molto cinematografico, avete progetti futuri che andranno in questa direzione?
Parallelamente a questo videoclip portiamo avanti numerosi progetti. Nel 2012 dovremmo completare la lavorazione di almeno 2 documentari e 1 lungometraggio, oltre che alla realizzazione di un talk show per la TV e regie video per eventi. Sicuramente faremo tesoro dell’esperienza acquisita sul set di “Ritorno a Casa”. Un consiglio a chi vorrebbe intraprendere la vostra strada cercando una carriera professionale… È una strada molto difficile da intraprendere in un paese in cui si investe davvero poco in cultura e in cui la concorrenza è di ottimo livello, ma talento e perseveranza spesso vengono premiati e il fatto di riuscire è, per noi, motivo di orgoglio. Quindi in bocca al lupo a tutti! MAD DOgS FILM STUDIO Via Bava, 45 - Torino Ph. 348.5287141 www.mad-dogs.it
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REPORTAGE di Leva57 - ph. Joe Conzo © (www.joeconzo.com)
ThEy USED TO DO IT OUT IN ThE PARK!
Questa è parte della mia personale esperienza nella Grande Mela, vissuta da giugno a settembre tra Harlem e il Bronx, dove si respira ancora un’aria tranquilla, senza troppi compromessi, dove si percepisce ancora l’energia dell’Hip Hip puro così come è nato ed è stato tramandato dai leggendari pionieri. Come non intervistare Christie Z Pabon, la co-fondatrice delle Tools of War Park Jams a New York City?
Christie Z Pabon
È
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andata così. Mi hanno chiamata a suonare il 23 giugno al St.Mary’s Park nel South Bronx (NYC). Decisi di trascorrere l’intera estate a NYC e non sapendo nemmeno dove avrei dormito per tutto quel tempo, meno di un mese dopo ero là. Era la prima volta che ci andavo come DJ e la sensazione provata non era delle più banali: un misto di crampi allo stomaco, sano orgoglio italiano e pianto strozzato in gola per la felicità che però sapevo di dover nascondere bene. Trovai un service audio ottimo, un’accoglienza calorosa e una volta infilate le cuffie ho pensato a dare il meglio di me. Ero consapevole che se l’emozione non avesse avuto il sopravvento, tutti avrebbero ballato, dai più piccoli agli anziani. Ricordo che mentre stavo suonando, alzai gli occhi e vidi che Joe Conzo mi stava scattando una foto. Ho mantenuto la calma, ho sorriso e quando col pugno al cuore mi disse “Peace Queen” io timidamente risposi “Peace”. Il responsabile tecnico del suono che aveva curato il service si avvicinò a me: “Mi è piaciuto moltissimo il tuo dj set, secondo me potresti suonare durante le altre park jam, dammi i tuoi contatti, li giro io alla moglie di Fabel che organizza le vere park jam”. La sera stessa trovai un commento su Facebook di Christie Z Pabon, la co-fondatrice delle Tools of War Park Jam nel Bronx e Harlem: “Ho saputo che hai fatto davvero una bella selezione al St.Mary’s Park, me l’ha riferito Superman, il nostro tecnico audio, se vuoi venire martedì al White Park ad Harlem c’è una delle nostre jam…”. Il martedì successivo, ancora prima che aprissero i cancelli, ero là e ogni giovedì del mese ero al Crotona Park nel Bronx. L’ultima settimana di Luglio, da 34 anni, c’è l’anniversario della Rock Steady Crew; Christie, mentre tutti andavano via dopo la battle RSC per dirigersi verso l’after party, mi fermò: “Leva… porta la tua musica giovedì. Non ti garantisco niente, ma porta tutto ciò che hai. Una sola cosa: devi suonare qualcosa che nessuno ha mai ascoltato prima. Ah, arriva puntuale!”. La mia risposta fu: “va bene!”. Mi diede 30 minuti, e dovevo anche fare il check. Feci tutto così velocemente per non perdere tempo che non ricordo nulla. Terrò sempre nella memoria GrandMaster Caz annunciarmi al microfono con il suo vocione. So solo che quando stavo terminando il mio dj set, alzai lo sguardo: i b-boy ballavano su breaks e rare groove di pezzi unicamente italiani, Christie batteva le mani a tempo. Dopo di me, gli altri dj erano pronti. Come da regole, abbandonai la consolle e Christie mi disse: “Leva, quando torni i prossimi anni fammelo sapere, sei la benvenuta…”. I b-boy continuavano a ballare. GrandWizard Theodore era seduto accanto a me, più in là c’erano Lord Finesse, Jazzy Jay, Large Professor, Biz Markie e tanti altri. Potevo cominciare, un mese e mezzo dopo il mio arrivo, ad abbandonare l’ansia e a godermi le Park Jam… quelle vere, quelle Hip Hop, quelle organizzate da Christie Z Pabon.
Christie Z Pabon & PopMaster Fabel
Tutto è iniziato nel 2003, tu e Fabel siete i co-fondatori delle Tools of War Park Jams. Qual è stata la scintilla iniziale e da dove avete preso ispirazione per il nome Tools of War? Christie: Nel 2003, The Friends of Crotona Park e NYC Parks Dept. hanno chiesto un consiglio a Lord Finesse per definire i piani del festival annuale del Crotona Park. Quell’anno il tema era l’Hip Hop. Lord Finesse, davvero gentile a pensarci ora, gli suggerì di lavorare con me. Nel 2003 ci fu una sola, breve jam durante la quale si esibirono beatboxer, DJs, MCs leggendari, ballerini etc. prima di ogni film. Sembrava però che la gente fosse venuta più per la dam che per i film, dunque l’anno successivo organizzammo una vera e propria jam e l’organizzazione Friends of the Crotona Park rimandò la proiezione dei loro film. Ora, ogni giovedì del mese di Luglio, abbiamo una Crotona Park Jam! Queste jam sono parte della serie Tools of War True School NYC Park Jam. Il nome è nato spontaneamente, si spiega da solo! Le leggende non necessariamente amano essere definite “old school”. Credo che GrandMixer DST suggerì di chiamarci “True School”. Il 2012 sarà il decimo anno delle nYC Park Jam. Quando guardi le foto e i video delle scorse edizioni, qual è la prima cosa che ti viene in mente? C: Quando guardo le foto delle scorse 9 edizioni penso che siamo sempre di più! Abbiamo cominciato con le jam ogni giovedì di luglio e ora ne abbiamo una a settimana per tutta l’estate, da giugno ad agosto, dal Bronx ad Harlem! Non è stato affatto facile, ma ci ha spinti l’amore e le persone che le hanno frequentate in questi anni! Dobbiamo anche ringraziare i nostri sponsor: The Friends of Crotona Park con il consigliere del Bronx Joel Rivera, Rane & Serato. Senza di loro e il supporto degli altri, non avremmo potuto realizzare le jam. Siamo anche grati di avere il miglior gruppo di lavoro di sempre, che include: i dj resident (Jazzy Jay, GrandWizard Theodore, Kool DJ Red Alert, Dj Rockin Rob, Lord Finesse, GrandMaster Caz, PopMaster Fabel, Lean Rock, Forrest Getemgump, Miss Shing-a-Ling), il miglior host di sempre cioè GrandMaster Caz, Superman che è il miglior tecnico del suono, un team dei migliori fotografi come Joe Conzo, Francisco Reyes e Res One, il nostro addetto alle riprese Mark Carranceja da Noisemaker Media, il mio braccio destro Lucky Strike che ci aiuta con la sicurezza, Haks-180 che è il direttore artistico di tutti i flyer del DMC e delle Tools of War Park Jams, e l’amore della mia vita, Jorge Fabel Pabon che fa da dj, filma, sta al microfono, fa da sicurezza e mi supporta!
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REPORTAGE
“Gli artisti non devono essere offensivi, non deve esserci alcun contenuto razzista sia nella musica che durante l’intrattenimento. Per il pubblico: niente droghe e niente alcol!”
Jams. In base a quali caratteristiche li scegliete? C: Le categorie di dj con i quali lavoriamo sono pionieri e leggende, dj che suonano per b-boy/ b-girl e tutte le forme di danza associate alla cultura Hip Hop, campioni di DJ battle, diggers. Tra i tanti riconoscimenti da parte del pubblico Hip Hop, ToW ha ricevuto an-
che alcuni Award! C: Abbiamo ricevuto “l’Hip Hop Event of the Year” da Beats, Rhymes and Life nel 2010, il New York Times ha pubblicato degli articoli su me, Fabel e le Park Jam, siamo apparsi da poco sul sito www.blackbookmag.com. gli italiani che durante la prossima estate vogliono informarsi sulle Tools of War Park Jam dove possono contattarti o informarsi? C: Ecco tutti i contatti: www.twitter.com/toolsofwarjams, vimeo.com/channels/trueschoolparkjamseries. Se volete iscrivervi alla newsletter verrete aggiornati puntualmente su tutti gli appuntamenti, il link è: visitor.constantcontact.com/email.jsp?m=1100885080641. Peace a tutti i nostri amici in Italia! Speriamo di vedervi quest’estate nel Bronx o ad Harlem a una delle nostre Tools of War True School NYC Park Jams!
“NON BASARTI SULLʼASPETTO ORIGINALE IN MEZZO A 100 PROVA A DARMI DEL J.AX ChE TI DÒ IL TORMENTO, TE DICI DICI MA ALLA FINE NON DICI NIENTE, SE LʼARGOMENTO È VERITÀ MAI STATO PIÙ ATTINENTE, SOLO PER FARTELO PRESENTE, MAI STATO PRUDENTE INCOSCIENTE COME STEVIE WONDER CON LA PATENTE...”
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Brano: Keep it Album: Suicidio (2010) Lyrics: Lord Madness
Afrika Bambaataa, Kool Dj Red Alert, DJ Jazzy Jay
Le Tools of War Park Jams hanno delle regole ben precise, vuoi spiegarci quali e perchè? C: Gli artisti non devono essere offensivi, non deve esserci alcun contenuto razzista nella musica e durante l’intrattenimento e non bisogna stare sul palco se non per suonare. Per il pubblico: niente droghe e niente alcol. Chiediamo al pubblico anche di non avvicinarsi alla consolle o al materiale tecnico se non invitato. Questo è di solito il problema più grande perché ognuno vuole sentirsi importante e in molti eventi viene permesso a tutti di stare sul palco. Per noi è “All About the DJs”! Le altre jam hanno una vasta varietà di artisti o molti MC. Noi vogliamo solo i dj ed è raro che qualche MC si esibisca e se succede è qualcuno che piace davvero a tutti e per soli 5 o 10 minuti. Amiamo gli MC che vengono a supportare i dj mentre suonano! Per quanto riguarda i temi, ne abbiamo di diversi ogni mese: a Giugno a Spanish Harlem chiediamo ai dj di suonare per b-boys, b-girls, poppers, lockers e rockers. Al Crotona Park, chiediamo ai dj di ricreare un’atmosfera “Back in the 70’s - 80’s”. Ad agosto, per la jam Digger’s Delight, il tema è essere “estremamente raro e funky”, vogliamo che i dj suonino qualcosa che non abbiamo mai ascoltato, non di suonare per una folla tipica di b-boys. Vogliamo che i dj educhino il pubblico alla musica che loro ascoltano, quella più rara e quella migliore. Dal momento in cui le jam sono gratuite, crediamo di poter suonare ciò che vogliamo e chiunque è il benvenuto, anche se noi decidiamo il pubblico ma il pubblico non decide che dj suonerà. Durante questi 10 anni moltissimi dj hanno suonato alle ToW Park
JOE COnZO Jr. Nato e cresciuto nel Bronx, nipote di Evelina Antonetty (attivista per le comunità minori del South Bronx) e figlio di Joe Conzo Sr. (confidente e storico di Tito Puente). Molte delle sue fotografie sono state esposte e pubblicate in Asia, Europa e America. Il suo primo libro “Born in The Bronx: a Visual Record of the Early Days of Hip Hop” (2007) ha ricevuto consensi da tutto il mondo. Nel 2008 parte della collezione delle sue prime fotografie è diventata parte dell’archivio permanente della Cornell University. Le sue immagini sono apparse anche su HBO e VH1, nel film CB4, in pubblicazioni come VIBE, Complex, HipHop Connection (Europe), Urban Hits (Australia), Esquire, Wax Poetics e in libri come “Hip Hop Immortals” (2003) e “Yes Yes Y’all” (2002). Attualmente “Joey” sta lavorando al suo secondo libro.
“CI SONO GIORNI IN CUI VORRESTI MOLLARE, ATTERRARE QUANDO SEI SUL PUNTO DI DECOLLARE, SE ChI NON FA NON VALE NIENTE,FARE FARE, LAVORARE ANCHE MALATI SPESSO È LʼUNICA CURA PER NON PENSARE, QUANTI CALCI FANNO IL SOLLETICO E QUANTI SChIAFFI MORALI A DISTANZA DI ANNI ED ANNI FANNO PIÙ MALE...”
Brano: Rewind Album: Double Deck (2009) Lyrics: Don Diegoh
Grandmaster Caz
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WAyOFAWAyFARER SOULSTARS
di Michele Alberti
JESSE BOyKINS III: UN ESPLORATORE MUSICALE Il suo sound, raffinato come il Jazz, carico di Soul, attraversa varie generazioni di diversa estrapolazione sociale e culturale. Ogni nota è in armonia con le parole, ogni brano è sapientemente realizzato per evocare emozioni di chi lo ascolta.
C
lasse 1985, è nato a Chicago e dopo aver trascorso la sua infanzia tra Kingston e Miami, si trasferì nella grande New York City. La sua famiglia gli insegnò fin da bambino i valori da seguire per focalizzare gli obiettivi più importanti, il rispetto per la spiritualità e l’adorazione per la musica. Questo talentuoso artista riesce davvero nel suo intento. In esclusiva per il nostro magazine lo abbiamo incontrato per farsi conoscere meglio dal pubblico italiano e per parlare dei suoi progetti…
Abbiamo apprezzato molto il tuo modo, così personale, quasi intimo, che mischia il vecchio al nuovo, un modo classico a tratti sperimentale, assolutamente originale e onesto. Ci siamo subito innamorati del suo portamento “geniale” nei looks, ma soprattutto della sua splendida voce. Per chi ancora non ti conosce in Italia, con solo tre aggettivi e le loro motivazioni, come definiresti la tua musica? Potente: fa star bene e aiuta a crescere, in grado di connettere e condividere le due cose allo stesso modo, non importa quale sia il tuo modo di vivere... Onesta: è importante essere vero nella musica, far vedere i propri difetti, imparare a crescere insieme a chi ti ascolta... Spirituale: ho sempre apprezzato un certo tipo di suono in grado di aprirmi la mente, che mi ha aiutato a mettere a fuoco. Ci vuole sempre l’amore nella musica come in tutte le prospettive di vita. Possiamo trovare diverse influenze nel tuo sound. Quali artisti ti hanno più ispirato? Il mio suono deriva dalle esperienze e dai ricordi. Posso dire di essere influenzato da una buona canzone d’autore che trasmette emozioni, non importa il genere o lo stile. Sono ispirato da artisti come Pink Floyd, The Beatles, Bob Marley, Stevie Wonder, ma anche grandi come James Brown, Prince, Michael Jackson, Bilal, Aretha Franklin... potrei andare avanti all’infinito. Come artista sento che sia davvero importante riuscire ad assorbire tutto quello che si può. Hai collaborato con affermati artisti come Bilal, The Foreign Exchange, Theophilus London, Melo-X, ecc… con chi altro ti piacerebbe duettare? Vorrei scrivere una canzone con John Legend, Lauryn Hill o Erykah Badu. Mi piace molto collaborare e confrontarmi. Ho sempre imparare tanto dall’artista con cui sto lavoro.
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SOULSTARS
Da cosa parti quando scrivi una canzone? Sei tu stesso a comporre anche la melodia e la produzione? Dipende. Solitamente scrivo, produco e trovo la melodia, ma non mi sento legato a questo tipo di approcio. Mi piace creare nuove cose con la band con cui lavoro, “The Beauty Created”, e collaborare con altri produttori che rispetto e che sento sulle mie stesse frequenze. Una curiosità: quanto contano e che cosa rappresentano le “sirene” e i “dragoni” nella tua vita? Le “sirene” simboleggiano l’acqua, la crescita, il nutrimento, rappresentano una persona che può adattarsi a qualsiasi situazione. I “draghi”, invece, sono il fuoco, un ostacolo, le persone che approfittano e cercano di ottenere qualcosa senza dare niente in cambio. L’uno non può fare a meno dell’altro.
Speriamo di aver incuriosito anche il pubblico italiano ad avvicinarsi e a supportare un grande artista di talento come te. La musica ha bisogno del calore dei fans di tutto il mondo! Che cosa vuoi dire a chi ancora non ti conosce, ma vuole seguirti e sapere quello che fai? Apprezzo molto che vogliate condividere e trasmettere la mia musica in Italia. Ho sempre pensato che la musica, che non ha tempo, sia il giusto collegamento tra le persone, di qualunque estrapolazione sociale. Non abbiate paura di diffondere l’amore!
“Ho sempre pensato che la musica sia il giusto collegamento tra le persone, di qualunque estrapolazione sociale”
Chi è Jesse nella vita di tutti i giorni? Sono una persona abbastanza semplice, uno che apprezza la solitudine. Mi trovo spesso da solo tra pensieri e teorie, ma mi piace anche una buona conversazione. Trovo ed imparo molto dalle persone che incontro. Sono un grande fan della cucina, mi piace provare cibi provenienti da culture diverse. Apprezzo anche il cinema, avrò visto forse migliaia di films... Ma le cose che faccio più spesso sono scrivere canzoni e viaggiare per il mondo. Qual è, secondo te, la differenza sostanziale tra un artista “Pop”, riconosciuto tale dal mainstream, e un semplice “Soul singer” di quartiere? A mio parere, “Pop” può essere qualsiasi cosa. Riguarda solo la promozione e il marketing che sta dietro un progetto, qualcosa che faccia presa sulle masse. Il Soul è in ogni tipo di musica. Per esempio la musica di Adele è Soul ed ha raggiunto il mainstream, così ora è considerata un artista Pop. Non bisogna mai generalizzare, il “Pop” può trovarsi in un qualsiasi genere, tutto dipende. Hai ricevuto parecchi consensi in tutto il mondo, sei stato in vetta
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alle classifiche, meritando premi importanti. Qual è il prossimo step? Prossimi progetti? Ho intenzione di fare un sacco di musica nei mesi a venire... Sto lavorando al mio primo film, un documentario sulle donne, sia come regia che produttore. Voglio solo restare onesto e coerente con me stesso continuando a fare quello che ho sempre fatto: arte di qualità, la gente lo riconosce e lo sa apprezzare.
ARTISTA: JESSE BOYKINS III ALBUM: WAY OF A WAYFARER (2011) Contatti: www.jbiiimusic.com jb3music.bandcamp.com
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CONNECTIONS di Massimiliano “Tormento” Cellamaro
BANGKOK: ALLA SCOPERTA DI UN MONDO SCONOSCIUTO
Chi l’avrebbe mai detto che la Thailandia fosse un posto prolifero di artisti e gruppi, dove la scena locale è davvero qualcosa di potente, con dei mezzi e dei riscontri che noi non possiamo nemmeno immaginare. Attraverso l’esperienza di Tormento scopriamo l’Hip Hop Thai e, come capita spesso quando ci si confronta, vediamo come il Rap può davvero unire culture lontanissime tra loro e farci sentire a casa anche dall’altra parte del mondo.
E
ra un po’ che se ne parlava, una di quelle idee che butti lì chiacchierando, quando chiudi un pezzo nuovo si fantastica sempre su possibili video. Ramaz prima ancora che registrassimo “I Miss you” già me lo diceva: “Devo portarti in Thailandia per il video di questa traccia”. Sono anni che si divide tra Udine e Phuket e ultimamente è spesso a Bangkok per la lavorazione del suo album. L’idea è quella di realizzare il video del nostro pezzo ma anche cercare di entrare in contatto con i Thaitanium, gruppo storico Thai rimasto sempre al top negli anni, formato da Khan, Way e Day. Ramaz riesce a fare avere a Khan i miei videos e gli dice che saremo in città per una decina di giorni, prima di partire abbiamo già fissato per un aperitivo e speriamo porti ad una bella session in studio. Appena arrivati Bangkok si presenta caotica e delirante come ogni metropoli del 2000, i palazzi moderni e i grattacieli rubano il colpo d’occhio. Solo in un secondo momento, girando a piedi per la città, si scoprono i Templi, le statue, le rifiniture delle case e le sfumature che danno il senso di una profonda spiritualità. Da tempo sto lavorando al nuovo album di Yoshi, “Uno Nessuno Centomila”, e questa città rispecchia proprio lo spirito dell’album, rispecchia il mio stato d’animo. Tra le mille cose che già abbiamo da fare devo riuscire a girare un video in veste di Yoshi per le strade di Bangkok.
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Una metropoli che ti sbatte in faccia la povertà della strada, la mescola con tecnologia all’avanguardia e il profumo di incenso nelle strade ti ricorda una ricerca spirituale, vissuta giornalmente, sempre viva. Il primo giorno giriamo alla ricerca delle locations per iniziare a girare il nostro video, ma il vero delirio comincia una volta conosciuti i Thaitanium, gruppo di punta della scena Thai. Il secondo giorno ci vediamo per bere una cosa e chiacchierare un po’. Ognuno ha il suo laptop e prendiamo possesso di un paio di tavoli, come immaginavo mi rendo subito conto quanto siano simili i percorsi degli artisti Hip Hop, musicalmente parliamo la stessa lingua ed è come se ci conoscessimo da sempre. Sentiamo qualche pezzo loro, Calibro9 ci fa vedere un po’ di video che ha realizzato, vediamo qualche video mio e, come speravamo, decidiamo di spostarci nel loro studio. Khan ci ha sepolto con quintali di beats e la vecchia scuola non si smentisce mai, è un producer che può passare dall’original sound West Coast al Club Banger più moderno. La cosa che più mi stupisce è la padronanza che i Thaitanium hanno dell’inglese, mescolano rime in thailandese e inglese come se niente fosse, capisco da subito che anche il loro pubblico ha questa naturale conoscenza dell’inglese. In Italia se usi qualche vocabolo inglese pronunciato come si deve vieni visto come un marziano!!
Thaitanium
Al terzo club nella stessa sera mi accorgo che ci siamo infiltrati a dovere nella scena, ovunque andiamo ci aspettano privé, bottiglie e rime in consolle. Il trattamento che riceviamo mi conferma un post di Dj Clark Kent che paragonava i Thaitanium ai Run Dmc, presenti sulla scena da 12 anni e sempre super fresh. Sono con loro da un giorno e già conosco un po’ di gruppi tra cui SouthSide Phuket, Djay Buddah, Aj, Big Calo e soprattutto Endorphine, una ragazza che colpisce subito la mia attenzione. Con il bandana in testa e la camicia a scacchi blu mi ricorda Boss, una female Mc durissima degli anni novanta. Siamo in un club che esplode di gente, in consolle c’è Djay Buddah, Endorphine prende il mic e inizia a intonare una canzone dolcissima, il deejay toglie la base e tutto il club canta il pezzo, accompagnando questa esile e minuta ragazza con una voce e un’attitudine da paura! Il giorno dopo ancora in coma accendo la tele dell’Hotel, metto il canale musicale e in mezzo ad una quantità imbarazzante di pop thailandese ci ritrovo metà della gente che ho conosciuto la sera prima. Ogni due/tre video di gruppi thai in stile Lunapop passano Thaitanium, Endorphine, SouthSide Phuket. Mi ricorda quasi la situazione musicale italiana, tutto il mondo è immerso nel pop dilagante. Ma c’è un particolare importante: in Thailandia, sul canale musicale principale, la musica che passa è al 90% di produzione nazionale, solo pochissimi video americani o stranieri passano, da noi è esattamente il contrario!
Tormento: “Bangkok è una metropoli che ti sbatte in faccia la povertà della strada, la mescola con tecnologia all’avanguardia e il profumo di incenso nelle strade ti ricorda una ricerca spirituale, vissuta giornalmente, sempre viva”
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CONNECTIONS
Thaitanium & Dj Buddah
Way (Thaitanium) & Tormento
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sia cruda, da club e ricordi le notti folli che stiamo vivendo a BKK…nasce “Bad Bitch”, pezzaccio! Ignorante, ma genuino e da ballare. Ognuno si scrive le strofe in studio e in una giornata sforniamo la bomba. Quando a fine session ascoltiamo la traccia un po’ di volte a tutti sale la voglia di cercare di organizzare un video, visto che per pochi giorni ancora saremmo stati assieme. Insomma, più passavano i giorni e più crescevano i progetti che cercavamo di infilare in questo viaggio a Bangkok. Abbiamo rubato riprese per tutta la città, girato dove si poteva e anche dove non si poteva, ogni location era troppo potente, forte, d’impatto… dai go go bar, con le signorine mezze
Endorphine
“STREETLIFE È LA SOLA VIA ChE SO COSÌ VIVO, COSÌ VIVRÒ, VENGO DALLA STRADA, DAL CAOS DA TUTTO O NIENTE, FACCIO QUEL ChE FACCIO PER LA MIA GENTE, ChI hA SEMPRE VISSUTO DI ESPEDIENTI, STRINGENDO I DENTI, RISChIANDO GLI ANNI: BUSINESS SENZA ShOW DAVANTI! NON SO SE INTENDI, UN SALI SCENDI DI CONTANTI, ChE PORTERANNO INEVITABILMENTE A GUAI INCALZANTI... CON UN ASSETTO COSTANTE COME CARL LEWIS VIVENDO UN FILM ChIAMATO JUICE O CLOKERS, RISChIOSO PIÙ DEL POKER, TI FA PRIGIONIERO COME UN LAGER, TI SUCChIA PIÙ ENERGIA DEI TOMMy KNOCKERS!”
Day (Thaitanium)
Brano: Nikita Album: Cronica (1998) Lyrics: Sab Sista
Le sorprese non finiscono qui... quando cerco nei negozi un po’ di cd’s degli artisti che ho conosciuto scopro che costano due euro e cinquanta, al massimo cinque euro. Ognuno ha uno sponsor importante, come Honda, Yamaha, Samsung, sono solo alcune delle aziende che producono albums e supportano gli eventi di questi artisti. Qui è davvero un altro mondo! Le giornate volano, iniziamo ad avere mille appuntamenti diversi e rischiano di saltarci tutti i progetti che eravamo venuti a realizzare, ma bisogna cogliere l’occasione. Ci ritroviamo in studio con i Thaitanium per scegliere un beat e attaccarlo assieme, abbiamo voglia di rivolgerci al web con una traccia che
nude che ballavano sui tavoli, ai templi dalla sacralità intatta, luoghi estremi che raccontano il mondo di oggi con gli occhi freddi di un reporter. Siamo riusciti a realizzare il video “I Miss You” con Ramaz, “Uno Nessuno Centomila” e una traccia con il gruppo Rap Thai al top, ci sarebbe voluto il video con i Thaitanium. In quel periodo erano impegnatissimi con le prove di un evento enorme che stavano organizzando per festeggiare i dieci anni del gruppo, e già si apriva di fronte a noi una scusa per tornare a Bangkok. Khan ci aveva già anticipato che gli avrebbe fatto piacere averci come ospiti a questo concerto e avremmo potuto presentare il pezzo assieme. Hanno fatto davvero di tutto per noi! Ci hanno fatto conoscere un sacco di artisti, ci hanno invitato a casa loro, nel loro studio anche quando loro non potevano esserci, come se ci conoscessimo da sempre. Hanno trovato il club in cui realizzare il video e hanno fatto in modo che aprissero al pomeriggio per poter iniziare le riprese. Insomma, siamo tornati a casa con un sacco di materiale in più di quanto ci aspettassimo, ma soprattutto con una grande lezione di umiltà e semplicità che mancano molto a questi tempi che stiamo vivendo. Un mese dopo siamo tornati per festeggiare i dieci anni ThaiTay, per un evento con importanti sponsors e un pubblico di quasi sette mila persone. I Thaitanium hanno organizzato uno show di tre ore con tantissimi ospiti tra cui *Blahzay Blahzay, una leggenda dell’Hip Hop degli anni novanta. Lo spettacolo passava da momenti Hip Hop con Djay Buddah ai piatti a mega screen che si aprivano sul fondo e scoprivano la band con tutta la sezione archi, fuochi d’artificio d’effetto e un quarto d’ora memorabile dei SouthSide Phuket che hanno fatto rimbalzare il pubblico, nessuno escluso. Davvero grandi! Grazie al web si sta già lavorando su qualche altro pezzo da fare assieme, la connection prosegue… per ora a distanza. Stiamo solo aspettando la prossima scusa per scappare a Bangkok!
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Blahzay Blahzay
Duo di Brooklyn formatosi nel 1985, composto dal Dj/produttore PF Cuttin e il rapper Outloud. Dopo aver deciso di intraprendere un percorso graduale, lavorando dietro le quinte per artisti del calibro di Masta Ace e Craig G, fecero la loro uscita ufficiale, alla fine del 1995, con il riuscitissimo e fortunato singolo “Danger”, diventato ormai un classico grazie anche alla collaborazione con Dj Premier che manda il sample del brano “Come Clean” di Jeru Da Damaja (“When the east is in the house... Oh My God... Danger!”), sventolando orgogliosamente la bandiera della East Coast in un momento di dissenso tra le due coste. Nel 1996, dopo l’uscita del loro album di debutto dal titolo “Blah, blah, blah”, il duo tornò in silenzio, ognuno nel proprio mondo. Recentemnente il talentuoso rapper collabora in svariati progetti con artisti strettamente underground.
Contatti: www.thaitanium.biz www.daendorphine.com www.myspace.com/southsidephuket
“NON CREDO A DIO, ALLA CABALA O ALLA MAGIA, AD UN INFANTE ChE GIOCA AL GRANDE IN FANTERIA, NON CREDO AL BABBO INVASATO ChE FA LA JIhAD, STI RAPPER LI RIMANDO A CASA DONNE... BAhAMADIA! NON CEDO ALLʼAPATIA DI PROVINCE GRIGIE, PIENE DI TRAFFICO NON È UN VIGILE ChE DIRIGE, IO SEMPRE IN BALLO DAI TEMPI DI REZPEKT, PENSO IL DOPPIO NELLA TESTA CʼHO I GEMELLI CLICK CLACK!”
Brano: Non credo Album: V.I.T.A. (2009) Lyrics: Jack the Smoker
& Way Tormento , Ramaz, 9 n a h K a: ro da sinistrro Russo - Calib ph. Mau
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MUAy ThAI SPORT
di Salvatore Calandra
LʼARTE DEL COMBATTIMENTO PIÙ ANTICA DEL MONDO 60 WEGOTFLAVAMAGAZINE
La Muay Thai (comunemente chiamata Thai Boxe) è uno sport da combattimento che ha origine da un’antica arte marziale: la Mae Muay Thai, che usavano gli antichi guerrieri thailandesi in guerra. Onore e rispetto, sono solo alcune delle regole fondamentali che accomunano questo sport alla cultura Hip Hop. Abbiamo incontrato Patrick Carta, un campione che pratica da molti anni questa disciplina, la sua passione parte proprio grazie alla musica. Una breve presentazione: chi è Patrick Carta? Ciao a tutti, mi chiamo Patrick Carta pratico la Muay Thai da diversi anni. Ho iniziato la mia la mia carriera da professionista dal 2002. Tutt’ora mi alleno e cerco di trasmettere questa disciplina lavorando come istruttore alla Thai Boxe Torino di * Carlo Barbuto. Fai sapere alla “gente comune” in cosa consiste il tuo sport… La Muay Thai (comunemente chiamata Thai Boxe) è uno sport da combattimento che ha origine da un’antica arte marziale: la Mae Muay Thai, che usavano gli antichi guerrieri thailandesi in guerra. I combattimenti si svolgono su un ring e i due combattenti possono usare pugni, gomiti, ginocchiate e calci per colpire l’avversario. È vietato colpire la nuca e il triangolo genitale, come nella boxe si usano i guantoni e ci sono le categorie di peso. La vittoria può arrivare tramite Knock-Out o per punti.
Come ti sei avvicinato a questo sport? Già da bambino ho sempre avuto una grande passione per le arti marziali e la filosofia orientale in genere. Ho iniziato a praticare karate all’età di 6 anni. Quando avevo 15/16anni lessi un’articolo che parlava della Muay Thai su una rivista di arti marziali che mi entusiasmò, così cercai una palestra in cui veniva praticata. Una volta entrato non ho più smesso di allenarmi! La sensazione più bella che hai avuto sul ring durante questa tua esperienza? Senza dubbio combattere a Torino davanti al tuo pubblico è sempre molto emozionante. La mia gente, gli amici e la famiglia fanno il tifo per te e il fatto di non volerli deludere ti da grandi motivazioni. Ho avuto anche la fortuna di combattere in Thailandia e l’atmosfera che si respira nei loro stadi è qualcosa di magico, difficile da dimenticare a prescindere dal risultato. Salire sul ring e fare un combattimento è sempre un’esperienza straordinaria. Si possono provare tantissime emozioni come rabbia, paura, eccitazione, frustrazione, ansia. Riuscire a controllare tutto questo per poi trasformarle in energia nel combattimento è la cosa più incredibile.
Quali sono stati gli incontri per te più importanti? I match contro campioni del calibro di Kulebin, Bennoui, Veera Chey e Talantov tutti senza titoli in palio, mi hanno fatto crescere a livello mentale ed aiutato ad avere una maggiore consapevolezza dei miei mezzi. Parlaci del tuo titolo di campione… Durante la mia carriera sportiva (51 match da professionista ad oggi), nel 2002 /2003, ho vinto due titoli europei per la federazione WKN, tre titoli mondiali, uno con la WPKC nel 2005, e di nuovo con la WKN nel 2007 e 2009. Ne ho anche persi due, uno nel 2006 e uno nel 2009. Ci tengo a precisare che come nella boxe anche nella Muay Thai esistono più federazioni e di conseguenza più campioni nelle diverse categorie.
Sappiamo che in passato appartenevi allo storico gruppo rap “gate Keepaz” con il nome di Pee Mc. Qual’è il tuo rapporto con ciò che hai fatto per la musica e il tuo stile di combattimento? Posso dirti che sia con lo sport che con la musica un ragazzo ha la possibilità di esprimersi, di comunicare e di essere differente rispetto al modello di persona che la società e i media ci impongono e ci propinano continuamente. Lo sport ti aiuta a socializzare, a conoscere i tuoi limiti e a confrontarti in modo leale con gli altri, come anche la cultura Hip Hop può fare. Questo è il rapporto che lega in un certo modo questi due mondi apparentemente diversi. Che ricordo hai dei gK? Bellissimi ricordi. Ci univa un grande passione per questa musica e una grande amicizia che ancora dura a distanza da molti anni, anche se le nostre strade si sono divise.
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SPORT
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Carlo Barbuto
All’età di 10 anni Inizia a praticare arti marziali studiando Kung Fu e Thai Chi, diviene campione Nazionale per le specialità di combattimento e forme a mani nude e all’età di 18 anni si avvicina allo sport da combattimento nelle sue svariate specialità: Full Contact, Kick Boxing, Thai Boxe, Savate, Pugilato. Si perfeziona in Francia (Strasbourg), sotto la guida del pluricampione Andrè Panza, diventa Campione Italiano di Full Contact, Europeo di Kick Boxing, vice campione Europeo di Savate, 4 volte Campione Mondiale di Kick Boxing, Campione Mondiale del primo torneo di Combattimento Freestyle Rimini 1993, vice Campione Mondiale di Thai Boxe, Pugile 1°serie. Interrompe le competizioni agonistiche nel 2000 per dedicarsi all’insegnamento presso la sua Palestra “Panza Gym Torino” divenuta “Thai Boxe Torino” formando svariati campioni Nazionali, due campioni mondiali, due campioni europei nella specialità della Thai. Attualmente è allenatore della nazionale italiana cat. Juniores della FIKBMS e promotore dei più importanti eventi sportivi a carattere internazionale nella città di Torino. www.thaiboxetorino.com
Come vedi la musica rap odierna rispetto al passato? La scena italiana la seguo poco quindi non so darti una mia opinione. Sul made in USA posso dirti che sono un po’ cambiate le produzioni musicali con una ricerca forzata dei suoni elettronici. A me personalmente non piace questa corrente. L’underground e gente che fa musica più originale ci sono sempre. Adesso con internet ci si può informare, ascoltare e leggere notizie, cose che anni fa erano molto più difficili da fare.
Lo sport ti aiuta a socializzare, a conoscere i tuoi limiti e a confrontarti in modo leale con gli altri, come anche la cultura Hip Hop può fare. Chi nella musica e nello sport ti ha influenzato di più? Ho sempre ascoltato il Rap di New York come Diamond D, Big L, Show & Ag, Big Pun, Fat Joe e Kool G Rap i miei preferiti. Adesso mi piacciono molto Ruste Juxx, M-Dot e Reks. Nella Muay Thai i nomi a cui più mi ispiro sono
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Bovy Sor Udomson per la sua combattività , Attachai Fairtex per la sua tecnica e Sudsakorn Sor Klinmee. Quanto può influire l’energia della musica durante l’allenamento o sul ring? Ognuno di noi ha le sue canzoni che lo rilassano o lo caricano di più, a seconda dei casi. Mi piace allenarmi e andare a correre ascoltando della bella musica, questo può aiutare a resistere contro la fatica e ad aumentare la soglia del dolore. Non a caso ai maratoneti è vietato usare l’mp3 nelle gare ufficiali perché considerato una forma di doping! Hai mai pensato di salire sul ring accompagnato da un pezzo incentrato su di te? Pensando un pò al video di LL Cool J: “Mama said knock you out”… No mai, anche se ho cercato sempre di usare una canzone che mi desse la giusta carica. I pezzi che ho più usato sono “Break yo Neck” di Busta Rhymes e “Put you on the Game” di The Game. Un saluto a tutti i lettori. Grazie per avermi dato la possibilità di parlare di questo sport. Peace!
IN FREE DOWNLOAD SU
www.bmrecords.eu
MARKOFThEBEATS PRODUCERS
di Massimo Biraglia - ph. Luca Roscini
DJ APOC: LE MIE PRODUZIONI APOCALITTIChE! Dj Apoc, conosciuto anche come Apocalipse Beats, è un producer/Mc attivo gia’ dal ‘99. Ha lavorato senza troppe parole, ma con tanta passione, curando in special modo i suoi beats, prendendo ispirazione dai più grandi, ma evolvendosi e imparando metodi nuovi di mixaggio e perfezionando le sue produzioni. Ora più che mai i suoi suoni trasudano Hip Hop, batterie sporche, potenti e sample tagliati come si deve, nel gusto Hardcore più classico.
F
anno da biglietto da visita i remix che potete sentire sul web di tutto il disco di Bassi Maestro e Shocca, “Musica che non si tocca”, ma le vere sorprese ce le riserva per il 2012, insieme a nomi che lasciano a bocca aperta come Killa Army (Wu Tang) ed Havoc (Mobb Deep)...
Chi è Dj Apoc e perché il nome Apocalipse? Dobbiamo spaventarci? Ahahah... dipende da che punto di vista dovete spaventarvi! Ho scelto Apoc come nome perché è il risultato del groove che riesco a creare mentre produco, il feeling di tutti i beat che ho fatto fino adesso, partendo dalle atmosfere, dalle batterie... insomma è quello che mi trasmette la musica che faccio. Ho iniziato a fare beats da piccolissimo, son cresciuto con le cassette di mio padre, mood 80’s, Blues, quindi non ti sto a dire neanche che son cresciuto anche col Funk e il Soul, ero affascinato da queste linee melodiche, da questi jingle anni ‘80 che suonavano bene per l’orecchio umano. Nel ‘99-2000 i miei genitori mi comprarono il mio primo personal computer e mio zio mi fece sentire li i primi pezzi Hip Hop, poi con l’aiuto di qualche programmino iniziai a fare i primi loop, certo che col passare degli anni uno migliora sempre se c’è la voglia di scoprire e imparare, ed è quello che è successo a me. Parliamo dell’umiltà invece, che è un’altra cosa che serve ad un beatmaker alle prime armi. Quella diciamo che non mi è mai mancata, avevo un sacco di amici che erano convinti di saper produrre bene i beats, ma a me non suonavano Hip Hop, quello non lo era, anche se la gente apprezzava quello che stavano facendo. Io mi sono chiuso in cameretta in punizione, migliorando sempre di più col passare del tempo. Nella vita si cambiano spesso le compagnie, si esce per qualche bicchierino, per qualche jam, per qualche serata, finché non incontri persone come Dragone dei “Shafy Click”, più grande di me, quindi sicuramente con più esperienza alle spalle. Bisognerebbe sempre ascoltare i consigli da persone più grandi, per la musica, per la vita, per tutto insomma. Da lì in poi è arrivata la mia svolta, cambiando modo di lavorare, aggiungendo anche un campionatore, MPC 2000 classic, oltre ai software. Ho iniziato a mangiarmi i samples lottando con gli orari di lavoro e gli impegni quotidiani per trovare il tempo per produrre. Un beatmaker si evolve sempre, migliora, investe tutto quello che ha per la musica... però non tutti siamo uguali, quando si fanno i beats bisogna andarci di cuore, non di fisica... questo è Apoc. ‘’The Mark of the Beats”, Wu Tang, Mobb Deep, sono nomi che spiazzano! Parlaci del tuo disco, delle collaborazioni e di come sei entrato in contatto con artisti di questo calibro.
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“The Mark of the Beats” è un disco sofferto, creato nel periodo piu difficile della mia vita. Si è vero ci sono pezzi potentissimi come quelli con Havoc dei Mobb Deep, Killa Army e altra roba validissima. Vi dico la verità: con loro sono entrato in contatto tramite un manager che ha gestito le cllabo, non è stata troppo diretta, però hanno spaccato! È difficilissimo fare collaborazioni a distanza perché quando non sei in studio con l’artista con il quale stai lavorando è difficile capirsi, ma diciamo che ora mi son fatto un po’ le ossa e ormai gestisco tutto da solo, sia con gli americani che con l’italiani. Nel pezzo con Havoc troverete una strofa mia e una strofa del Trais dei Shafy Click, il ritornello e stato scratchato da Dj Skilla. Per quanto riguarda la collaborazione coi Killa Army ci saranno scratches di Dj Drogs, una strofa di Beretta Nine, una di Shogun Assasson, Lord Madness e Brain dei Fuoco Negli Occhi. Vi faccio un elenco veloce di un po’ di gente che sarà presente nel disco: Ape, Piranha Clique, Shafy Click, Montenero (Dogo Gang), Ill Bill+Sherlock Flows, Dragwan (Gate Keepaz), Oyoshe, Martina May, Evergreen e tanti altri tra cui due giovani talenti come: Madd Eff e Danomay. Come ci saranno dentro i miei migliori beats raccolti in tutto questo tempo...
Hai un film, un disco, un’esperienza o una lettura in particolare che ti ha cambiato un pò la visione delle cose e che vuoi condividere? Beh, si come tutti i fan dei Dilated People mi ha cambiato la visione delle cose, poi Evidence con il suo ultimo disco “Cats & Dogs” e Alchemist... insomma lavori del genere mi danno nuovi stimoli. Dovremmo fare anche in Italia dischi così e non buttare tutto in sta cosa del business! Contatti: www.facebook.com/apocbeats www.facebook.com/pages/Dj-Apoc-OfficialPage soundcloud.com/djapoc
Ultimamente molti produttori nostrani stanno facendo dischi di solo americani, o quasi (vedi Oyoshe, Fabio Musta, Bassi, ecc..). Che ne pensi di questa tendenza? Secondo me per tanti è una moda fare featurings con Americani, può anche essere una cosa che va adesso, e poi tra un paio d’anni torniamo a fare le collaborazioni tra di noi, oppure saranno gli americani a chiedercelo... chi può’ dirlo! Ci sono due categorie di gente che fa feat: quelli che lo fanno per moda e quelli che lo fanno perché era il loro sogno fin da piccoli. Per me sono soddisfazioni, era quello che mi sentivo di fare, quindi rientro nella seconda categoria, poi tengo a precisare che voglio fare cose che rimangono, non fuochi d’artificio! L’Hip Hop in Italia, qual é la situazione attuale dal tuo punto di vista? Tanti rispondono: No comment su quest’argomento, invece, secondo me bisogna parlarne... È ora di inventarsi qualcosa di nuovo, tanta gente sta capendo che è arrivata l’ora di tornare alle origini, come l’underground, tanta gente che nei ‘90 era presente sulla scena ora sta tornando, abbiamo un sacco di artisti validi nell’Hip Hop underground italiano, però purtroppo da quello che ho capito io, stando fuori dal mondo, bisogna avere anche un sacco di conoscenze per farsi sentire. Personalmente ho fatto tutto da solo e infatti quando sento una persona raccomandata parlare del vero mi sale il sangue al cervello!! Essere per la pace e per l’amore non basta, c’è un sacco di “mafia” anche nel mondo dell’Hip Hop. Per far sentire i propri dischi bisogna collaborare insieme, portando piu positività e della buona musica per riuscire bene in tutto questo. L’artista italiano è pigro, ha gran doti, ma non le sfrutta al top, tutto quì... Io personalmente riesco a vivere la mia vita, lavorare e produrre nello stesso tempo, chi mi conosce lo sa... Qual’è il segreto delle tue produzioni? Che strumenti utilizzi? Da quando ho iniziato ho sempre usato FL Studio come sequencer, ma i segreti son stati fatti per non essere svelati altrimenti non sono segreti! La verità è che un beat valido viene fuori quando si mette il cuore nel farlo, come in tutte le cose nella vita. Parliamo di musica. Qual’è la tua playlist perfetta? 1. Evidence - Where you come from 2. Copywrite - Yoga Stretch 3. The Alchemist feat .Kool G rap - ALC Theme 4. Marco Polo feat. Masta Ace - I refuse 5. Evidence - Red Carpet Oltre al tuo disco, che progetti hai in corso? C’è qualcuno che vorresti produrre in particolare? Diciamo che per “Mark of the Beats” adesso sto aspettando le voci degli artisti, quindi sono in fase di attesa. Adesso ho iniziato un’altro progetto da Mc. Sarà un Ep e sto provando a fare altre esperienze su beats di altri producers come Frenetik Beat, Fresh Beat, Dragone e tanti altri... un paio di basi le sto facendo io quindi direi che si lavora! Ho fatto produzioni per i progetti di Maury B, Dragwan, Strike the Head, E-Green, Shafy Click, Colle Der Fomento, Inoki, Oyoshe, Hello Ex, una produzione per il disco “Settimo Cerchio’’ di Brain e Lord Madness, una per il disco di Danomay ‘’Radio Shine’’ e l’intero disco di Madd Eff. Poi ci sono altre produzioni in giro per il web fatte per altri artisti underground. Ultime uscite rap italiane, c’è qualcosa che hai ascoltato e che ti senti di consigliare? Delle ultime uscite Rap italiane mi è piaciuto molto il disco di Bassi “Tutti a casa”, molto interessante anche il disco del mio amico Weirdo e Res Nullius “Crazeology” con tutti artisti americani.
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JOJO BEATZ PRODUCERS
di Francesco Costanzo - ph. Amil Report
INCONTRIAMO BIG JOE: DA PALERMO CON AMORE
Sebastiano Lo Iacono in arte Big Joe, classe 1987, taglia XXL, scarpe 44, nato e cresciuto a Palermo, uno dei producers della new generation Hip Hop più “Fat”, più freschi e geniali della penisola. Membro della famiglia Killa Soul/Go Taste, una crew indipendente che si sta facendo strada grazie al suo inconfondibile gusto e ricerca nel sound. Domanda classica: quando e come hai conosciuto l’Hip Hop? Il primo incontro l’ho avuto all’età di 17 anni circa… avevo visto in televisione un video dei Fugees dall’ album “The Score”, sono rimasto subito folgorato da questa musica!! Ma poi la consacrazione l’ho avuta con l’album immortale di Dr Dre “2001”. Da lì in poi mi sono subito appassionato al suono “West Coast” e allo stile che ne seguiva! Come ti sei avvicinato alle produzioni? É successo tutto per caso... facevo il dj in alcuni clubs di Palermo e in una di queste serate ho conosciuto Johnny “Killa” Marsiglia, Louse Dee e Mad Buddy. Ho iniziato a frequentarli e li vedevo spesso rappare e fare freestyle… poi un giorno siamo andati a casa di Stokka perché Johnny doveva registrare un pezzo e in quel momento ho visto lui che lavorava con queste macchine: registrava e produceva,.. ho subito pensato che avrei voluto provarci anch’io. Ero davvero un ragazzino: arrivo a casa, carico Fruity Loops, computer collegato allo stereo, senza scheda audio o altre strumentazioni, inizio a giocare con i suoni… davvero infottatissimo!! Da quel giorno invitai gli altri ragazzi a casa mia per fargli sentire i miei primi lavori, da subito apprezzarono ciò che facevo e mi stimolarono sempre di più a continuare…
tati, quindi si arriva a un certo punto che un beatmaker vale l’altro, perché non c’è distinzione. Lo stesso vale anche un po’ nel rap: sono davvero pochi gli Mc’s che riescono a trasmettermi qualcosa e che riescono a stupirmi per la musica che fanno. In generale penso ci sia una scarsa ricerca sia nei testi che nel sound! Il tuo set di produzione? Questa domanda mi piace!! Allora: scheda audio Motu 828, synth Yamaha Motif rac XS, Alesis Micro, Korg R3, Microkorg, Korg M1, Cubase… Ecco tutto! Che metodo usi per produrre i tuoi beat? Fai solo uso di samples o ti piace anche suonare qualche synth? Non mi do dei limiti, ci sono volte che campiono dalla cassa fino all’ultimo suono, altre invece dove mi diverto a suonare tutto! Se durante la creazione del beat sento che il campione mi soddisfa, bene, altrimenti gli aggiungo qualche synth per completarlo. Mi piacciono molto i campioni vocali, breaks di batteria e cerco di essere sempre il più creativo e originale possibile, pur passando da beats più classici a quelli più elettronici.
Sono un “malato di musica”! Ascolto tutto, dalle “zarrate” ai pezzi più ricercati dal gusto raffinato.
A che cosa ti ispiri, quali sono le tue influenze e contaminazioni? Io sono un “malato di musica”! Ascolto tutto, dalle “zarrate” ai pezzi più ricercati dal gusto raffinato. Non voglio essere un produttore che si cimenta solo in un tipo di stile, cerco di essere sempre il più versatile possibile, in modo da accontentare le richieste di qualsiasi artista! Cosa significa fare musica Hip Hop al sud e soprattutto a Palermo dove il contesto che ti circonda sappiamo tutti quale sia… Devo molto alla mia città, Palermo è molto “struggle”. Credo che i risultati di quello che faccio dipendano in gran parte da quello che mi trasmette Palermo, è senza dubbio una parte fondamentale per la mia crescita musicale. Se poi parliamo di portare in giro la propria musica, quì non c’è un gran giro di serate e la possibilità di suonare in giro capita di rado. Faccio tutto questo, semplicemente perché mi piace farlo. Che cosa ne pensi del livello del Beatmaking in italia? Credo che il livello si sia alzato rispetto a qualche anno fa, anche se mi capita di sentire in giro ragazzi che fanno produzioni poco originali, con suoni scon-
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Progetti futuri? Abbiamo in cantiere: “Orgoglio” con Johnny Marsiglia prodotto interamente da me, il nuovo di Louse Dee “Love is Love 2” con l’ 80% di mie produzioni, poi “Astronauta 2”, che potrei farlo uscire oggi stesso… E poi ancora troverete alcuni miei beats negli ultimi lavori di Emis Killa, Ghemon, Lefty & Tormento, One Mic, Stokka e Mad Buddy… Basta seguire Gotaste.it per rimanere informati! Ora la domanda da un milione di dollari: i tuoi 5 album preferiti? Domanda impossibile, anche perché si aggiorna continuamente, però una risposta potrebbe essere: “Funtastic Vol. 2” degli Slum Village, “Hi-Teknology 2” di Hi-Tek, Il primo disco dei The Foreign Exchange, “Welcome to Detroit” di Jay Dilla e poi “2001” di Dr.Dre, perché anche fra 30 anni questo disco suonerà sempre una bomba! Contatti: www.facebook.com/jojobig www.gotaste.it
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SUONI IN 3D PRODUCERS
di Thomas Leroy - ph. Daniele Peruzzi
21 MOTIVI PER FARE ESPLODERE LA BOMBA!
Direttamente da Roma incontriamo 3D: un giovane talento della “New Generation Hip Hop” italiana. Ci ha colpito il suo modo di lavorare, dove traspare una certa sicurezza ed esperienza. Nonostante la giovane età, sembra che sappia benissimo in quale direzione andare e come riuscire ad ottenere quello che vuole. raccontaci: chi è 3D 3D ormai è un robot che si ricarica 3 ore a notte. Avere uno studio di registrazione come il “Bunker” porta a questo. Lo sono diventato un pò col tempo, un pò per necessità, ma soprattutto per passione e per lavoro. Il mio obiettivo è principalmente di portare buona musica e mi fa piacere che arrivi la mia determinazione nel farlo. Da quanto tempo produci? Il primo lavoro ufficiale, il demo che ho pubblicato con Mr.Cioni, è uscito nel 2006 ma ho cominciato a giocare un pò con i suoni già dal 2002 più o meno. Secondo te qual è il percorso migliore che un giovane beatmaker dovrebbe fare e quali tappe non dovrebbe assolutamente saltare? Io purtroppo e per fortuna ho avuto un approccio particolare con il beatmaking, è cominciato quasi per gioco con i primi programmi e la voglia di creare qualcosa che suonasse mio, senza studiare nulla, poi è venuto tutto da sé, la continua ricerca di suoni e “l’allenamento” di questi anni porterà ad evolvere il tutto, quindi non saprei consigliare un percorso specifico da intraprendere, è essenziale tanta voglia di fare. Hai iniziato a produrre gran parte della scena Underground della Capitale, dandogli, a nostro avviso, una certa identità, un preciso gusto e spessore; hai prodotto la nuova generazione di rappers che rappresentano il futuro della scena, hai lavorato con nomi del calibro di Primo, Tormento, Amir… Quali sono i prossimi obiettivi e con quali altri artisti ti piacerebbe collaborare? Secondo me collaborare in maniera adatta è molto produttivo, ultimamente sto collaborando anche fuori Roma e la cosa mi fa molto piacere. È una sfida per me riuscire a produrre nel migliore dei modi l’mc con il quale ho a che fare per quella determinata traccia o progetto che sia.
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Tre caratteristiche o aggettivi per definire meglio il tuo sound… Per me è impossibile, ogni beat è una nuova pagina bianca. Quali sono i “21 motivi” e cosa significa per te questo numero? I 21 motivi sono le bombe più potenti che potessi innescare quest’anno ed ogni motivo è un Mc che dice la sua e fa esplodere tutto. È il mio album ed è uno dei lavori più belli che abbia mai realizzato. Dietro il 21 c’è tutta la nostra storia, per stile e comodità ce lo ritroviamo sempre in mezzo. Quali suoni si avvicinano di più al tuo stile e cosa pensi del “diggin’ in the crates”? Non ho suoni per descrivere il mio stile, cerco di usare tutto quello che mi capita e che considero indispensabile per realizzare quello che sto facendo, dal campione su vinile ai sinth più strani, dedico molto tempo alla ricerca di campioni. Ci sono albums o artisti a cui sei particolarmente legato? Vado a periodi, non ho un artista o un album preferito. “Torre di Controllo 21” è il tuo studio o è qualcosa di più di un semplice posto dove produrre, registrare e mixare? Il mio studio si chiama “Bunker”, mentre la “Torre di Controllo 21” è la mia crew, siamo io, Mr.Cioni, Maut, Pinto, Pattada e Pordinero. Dacci delle autoreferenzialità! Perché un artista dovrebbe chiamare te per farsi produrre un disco? Il migliore biglietto da visita sono i lavori che ho fatto finora, senza girarci troppo intorno. Contatti: www.facebook.com/treDDD www.youtube.com/torredicontrollo21
“Il mio obiettivo è principalmente di portare buona musica e mi fa piacere che arrivi la mia determinazione nel farlo”
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FRESh LIKE FUTURE! PIONEERS
di Massimo Biraglia - ph. Gloria Viggiani
ICE ONE: UNO DEI PADRI DI QUESTA CULTURA
Ice One nasce a Torino, comincia a fare il Dj nel 1982, aveva 15 anni e cominciava già a spaccare il mondo come pioniere di una cultura che in Italia non c’era ancora: “C’era già dai primi giorni”, parafrasando quello che dice di lui Afrika Bambaataa: “Ice one non ha seguito l’onda della nascita dell’Hip Hop, ma ha contribuito a formarla, per cui non posso che considerarlo uno dei padri di questa cultura”. Dai Dj set che spaziavano dall’Hip Hop all’Electro-Funk, al rap con i “Power Mc” alle produzioni per altri artisti, la sua carriera è lunga e produttiva, sono suoi alcuni dei più grandi classici di sempre, come “Quelli che ben pensano” di Frankie Hi nrg o dischi come “Odio Pieno” e “Scienza Doppia H” con i Colle Der Fomento, senza dimenticarci del disco solista “B-boy Maniaco” e dei moltissimi remix anche con i suoi vari pseudonimi come Dj Sensei, ma cos’ha da raccontarci oggi Ice One? Ice One è sempre attivo, oggi più che mai… proiettato nel futuro come sempre, o meglio “Fresh Like Future”. Tra febbraio e marzo 2012 compio 30 anni di consolle, un bel traguardo, che coronerò sicuramente con un bel festone! Coincide anche con il 30° anniversario della mia scarpa preferita, la Nike Air Force, per cui perfetto.
ispirazione, che quando raggiunge la massa critica diventa musica. Di base sono un musicista, ma con una matrice Hip Hop incancellabile, per cui non mi precludo di lavorare anche in altri generi a patto di poter innestare in maniera armoniosa quello che faccio. Sto producendo beats per vari Mc’s come Roggy Luciano, un genio folle, per il quale ho prodotto un paio di tracce e due remix e con cui sto collaborando per nuovi progetti; Giudafellas, per i quali ho prodotto un beat presente nell’album “Riot” di prossima uscita; Andrea Endi che è in uscita con un album in cui ci saranno 4 produzioni mie molto particolari… e tanti altri ed una marea di remix… ma magari ne parleremo più avanti. Ho una collaborazione aperta col grande Gillo (Reggae Fistols) tra remix e versions… e che di sicuro proseguirà anche con più assidiuità. Un paio di miei beats saranno anche nel nuovo album dei Colle del Fomento, una collaborazione molto sentita, Sto lavorando anche con Lady Coco, una delle
“Ora stiamo vivendo lo stesso fenomeno di incontro/scontro che negli anni novanta metteva a confronto le Posse e l’Hip Hop, solo che ora il confronto è tra credibilità e fiction, con annessi e connessi”
La tua carriera musicale è andata ben oltre l’Hip Hop passando da Colle der Fomento, a Tiromancino a Otto Ohm… Quali stimoli muove la tua creatività e come sta procedendo il tuo presente musicale? Sono un gran divoratore di musica di tutti i generi. Ascolto molto e incamero
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migliori “lady on the wheels of steel”, con remix, produzioni e serate. Insieme a lei, Miz Kiara e Magenta facciamo questa serata che si chiama “Balsamo di Scimmia”, dove il pubblico viene a sentirci, senza ansie di genere. Passiamo dall’ Electro-Funk anni ‘80, all’ Hip Hop anni ‘90, nuovi ritmi come il Moombahton o il Rocktron, Dubstep, Rare Grooves… insomma tutto quello che ci prende bene, senza distinzioni. Nel 2011 sono entrato a far parte, grazie a Mr3P, della prestigiosa label underground “Truckstop76TH” per quanto riguarda l’Electro proseguendo così anche il mio percorso come “Electro Disciples” e con la quale è in uscita un singolo con due tracce + video. Spazio anche in altri generi con i Fluydo (Electro-tech Rock), con cui collaboro già
“TRASCORREVANO I GIORNI INCIDEVO PEZZI SU PEZZI,Ì LASCIAVO TRACCE TANGIBILI DI STI LyRICI PAZZI CON DEGLI SChIZZI DI LUCIDITÀ ESTREMA AD OGNI PROBLEMA ERA UNA CIMA INSORMONTABILE MA SI SCALAVA LAVA INCANDESCENTE SULLE STRADE DOVE VIVEVO VEDEVO FREDDI PERSONAGGI SENZA ChIAVE SFONDARE LE PORTE SFIDARE LA SORTE INNAMORATI DELLA VITA SI FOTTEVANO LA MORTE IO E LA PENNA IL MIO WALKMAN CRONISTI E SPESSO PROTAGONISTI ChIUDEVO IN STROFE ANCHE NEI MOMENTI PIUʼ TRISTI E NE HO VISTE MOLTE DI STORIE LO SAI ERO CONVINTO DI AVERE LA TERRA IN UN PALMO MA POI SONO USCITO LʼIMPATTO TREMENDO Eʼ STATO COL MONDO...”
Brano: Storie di fine secolo Album: Brava gente (2000) Lyrics: Fede (Lyricalz)
Ho fondato una mia etichetta chiamata “The Beat Traveller” che probabilmente sarà gestita in collaborazione con la Irma Records. Il target di questa label è quello di testimoniare e pubblicare musica dai connotati sperimentali, ma fortemente ritmica, per cui nessuna preclusione di genere, basta che sia musica che “mena”!
“LEI NON SCENDE A PATTI E SA IL TUO VERO NOME NE È DAVANTI AD UN COMPUTER QUANDO SChIACCIA LE TUE ICONE, CONTATTA CON ENTITÀ TALI DA MODIFICARE PROSPETTIVE QUANDO SCRIVE, CONTA UN CAZZO CON ChE VERSI CERChI DI INTORTARLA, 4 PAROLE IN CROCE TI INChIODA ALLA TUA IGNORANZA, hA UNA VITA PROPRIA PERVADE LʼESISTENZA E QUANDO PULSA FORTE IO NON POSSO PROPRIO OPPORLE RESISTENZA!”
Fatto il resoconto della situazione, come vedi l’evolversi dell’Hip Hop in Italia oggi? Cos’è cambiato nel corso degli anni? L’Hip Hop è una disciplina musicale sempre in evoluzione. Delle volte prende delle strade giuste e delle volte no, ma è sempre questione di gusti, per cui è tutto relativo. La scena di oggi non è mai figlia di quella di ieri, l’Hip Hop si muove per rottura di schemi e il primo che rompe è sempre il proprio. Poi ci sono quelli che si cristallizzano su delle posizioni inamovibili, senza rendersi conto che è un processo che non si fa manipolare, dove non esistono gerarchie di anzianità, ma solo talento e qualità. Quello che si sente in giro oggi è vario, c’è di tutto, c’è sia la qualità che il talento. Ci sono anche tante cose che non condivido e se posso le evito! La mia visione è positiva, oggi non c’è niente che la gente non abbia voluto, basta saper scegliere. Non sono per quelli che vedono nemici dappertutto e che sentono che altri artisti gli tolgono lo spazio vitale, anzi, penso che chi rimane intrappolato nel mainstream sia costretto a rispettare curve abbastanza prevedibili, per cui chi ha i veri bastoni fra le ruote, sono quelli che si muovono con le majors, non quelli che stanno nell’underground che hanno la grossa fortuna di poter decidere ancora con la loro testa. Sicuramente uno dei maggiori cambiamenti è stato il livello tecnologico, che ha avvicinato e semplificato l’approccio alla musica. Tutti oggi possono prendere un microfono e registrare la propria espressione musicale. Secondo te è un bene o un male? Cosa consiglieresti a chi comincia ora a scrivere e a creare musica? Il fatto che tutti possano più o meno tirare su una situazione di produzione di musica o video con una spesa relativamente bassa, e che i canali di promozione sono più o meno alla portata di tutti, ha fatto sì che gli esibizionisti dilagassero. Siamo nell’era dove tutti sono Dj’s, musicisti, grafici, fotografi e registi ecc… Certo che se guardiamo la situazione generale potrebbe sembrare alquanto grottesca, ma c’è da imparare… Innanzitutto queste cose ti si possono anche rivoltare contro, per cui è sempre meglio cercare di costruire
Brano: Sacra scrittura Album: Ipnosi collettiva (2011) Lyrics: Musteeno
da vari anni. L’ultima impresa con loro è stato il remix della cover di “Born 2 Be Wild” ad opera della sexy e sensuale Miss Tico, componente del gruppo. Con i Fingernails per i quali ho prodotto due remix dei singoli estratti dall’album “Alles Verboten”, di prossima uscita. Ho collaborato con Mr. Ferdy The Guru alla composizione e produzione del suo album “Corsa Futurista”, un lavoro intenso fatto di suoni e ritmi concepiti per dare a chi corre una colonna sonora adeguata, che possa produrre effetti di trance cosciente, utile al “defaticamento” sia mentale che fisico nella performance sportiva e nel quale ho avuto la possibilità di poter lavorare sulla voce di Marinetti proveniente da registrazioni d’epoca. Sto inoltre anche producendo, per la mia etichetta, i “Brotherhood of Atlach Nacha”, un quintetto di artisti di cui faccio parte, ma che per ora non sveliamo… Il progetto B.O.A.N. è un progetto scuro, Metal/HipHop/Dubstep/Dark/Electro, dove tutti questi elementi si disperdono veramente in un mix borderline di suoni cupi, lontano dal crossover, che comunque tendeva ad unire due generi, ma in maniera definita, dove i confini di uno delineavano i confini dell’altro… Sto per uscire anche con altri due album che mi riguardano più da vicino: “Iceone vs Dj Sensei: The beat traveller Eon 1”, un album di HipHop/BreakBeat, in parte elettronico, ma in gran parte orchestrale (grazie ai campionamenti) che conterrà anche una cover di Planet Rock di Afrika Bambaataa. il secondo è “Iceone e Dj T-Robb - Sleepy Eyes Of Death - an Instrumental Journey into Cyberfunk” un album ancora in lavorazione di musica strumentale dal sapore Cyberfunk, che nasce dal ritrovamento di un centinaio di basi che avevo fatto trà il 1998 e il 2002, che non avevo mai usato perché giudicate molto particolari per il rap, ma oggi attualissime, il tutto insieme all’ amico Dj T-Robb che metterà i suoi scratches al servizio della musica di questo album. Per finire una collaborazione con i miei amici “Alien Army”, oltre a tutta una serie di remix e produzioni ancora da mettere in cantiere che mi vedranno al lavoro con Sick Luke, Apoc aka Apocalipse, Detox… dimenticavo: anche un Riddim album con tanti amici vecchi e nuovi che fanno la loro version di un mio beat… insomma tanta roba!
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PIONEERS Che cosa manca all’Italia o all’Hip Hop italiano per diventare un fenomeno di massa, sia nel mainstream che nell’underground, come negli altri paesi? È un tipo di considerazione che non mi viene facile da fare perché ci sono troppi fattori condizionanti che decidono gran parte di questo ragionamento. Innanzitutto siamo molti di meno che in America. Se pensiamo che in Italia un libro che vende bene è un libro che ha venduto almeno 10.000 copie, che in realtà sono pochissime, un libro che ne vende 100.000 è un best seller! Comunque rispetto a quanti siamo in Italia sono sempre pochissime copie. Una cosa è certa: ci sono dei colli di bottiglia attraverso i quali devi passare. Sono sempre gli stessi e non sono mai cambiati negli anni. Per raggiungere il mondo del mainstream, devi essere un artista popolare, che dice cose semplici e nelle quali la gente si riscontra… Poi quello che dici deve essere vero ed è su questo punto che si snoda tutto, perché non basta raccontare cose in cui la gente si identifica, devi averle vissute realmente! Diciamo che ora stiamo vivendo lo stesso fenomeno di incontro/scontro che negli anni novanta metteva a confronto le Posse e l’Hip Hop, solo che ora il confronto è tra credibilità e fiction, con annessi e connessi. L’artista è messo sempre sotto esame sulla scorta di quello che dice e del rispetto o della mancanza di rispetto che mette nei suoi testi e nelle sue azioni pubbliche e private: un prezzo da pagare inevitabilmente. Per quanto mi riguarda trovo tutto tremendamente logico e giusto, anche se poi spero che tutto questo diventi produttivo e finalizzato ad una crescita comune.
una situazione solida da subito piuttosto che lasciare tracce poco dignitose. Ma soprattutto frequentare Party o Jams e capire qual è la vera energia da sprigionare… Sulla rete tutto è patinato, ma se sei forte anche dal vivo è tutta un’altra cosa. Il fatto che tutti possano fare o provare, in sè è giusto e positivo. quando avevo 14 anni e ancora non ne sapevo nulla, se qualcuno avesse provato a fermarmi nei miei intenti dicendomi che non ero capace, non mi avrebbe fermato, ma solo rafforzato la mia convinzione di proseguire… per cui ora che iniziare è così facile, chi è che decide chi è giusto e chi è sbagliato? Consigli tecnici: cosa usa Ice One per le sue produzioni? Parlaci dei tuoi macchinari e del suono che preferisci… Quali sono le tue ispirazioni? Uso un set molto ridotto, viaggio leggero, mentre prima usavo solo l’MPC, ora uso Reason per fare i beats, Peack (Sound Editor) per estrarre i suoni dai brani, Photo sounder per isolare singoli suoni da tracce stereo, Recycle per creare suoni divisi in slices, Prootools per i mixaggi, anche se poi mi avvalgo dell’esperienza e dello studio di Soul Struggle (dj, producer e grande fonico). Scheda audio M-box e un Akai Mpd24 midi controller. Per quanto riguarda i suoni, non ho uno standard riguardo ai generi, di solito faccio grandi ascolti. Colonne sonore, Funk, Rock Psychedelico, Metal, Elettronica, ecc... Seleziono e salvo tutte le parti che mi interessano, poi li metto nel mio archivio personale e quando mi sento di comporre vago tra i suoni alla ricerca di qualcosa che mi dia lo start. Per comporre la mia musica non mi ispiro a nessuno in particolare, ma ho deciso di iniziare a fare beats grazie alla scintilla che mi hanno trasmesso le produzioni di Marley Marl, per me uno dei migliori. Fenomeno Dubstep: so che la segui e la produci, ma sembra che in Italia sia arrivata solo ora… Di che cosa si tratta e da dove arriva? La Dubstep nasce intorno al 2000 come fenomeno musicale e affonda le radici nel 2-Step, una variante del genere UK Garage. La Dubstep come la conosciamo ora è un fenomeno degli ultimi cinque anni. Ha una grande vicinanza con il BreakBeat e la Drum’n’Bass, con suoni molto tech, grazie all’effetto wobble sul basso, ora diventato quasi un marchio caratteristico di questa musica. Gli artisti che mi piacciono di più e che suono durante il mio dj set “The Beat traveller” sono: Bar9, Benga, Caspa, Rusko, Doctr P, Datsik, Excision….
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I dischi che non dovrebbero mancare a nessun appassionato di musica, Hip Hop e non… Discografia completa degli EPMD (sono il mio gruppo preferito in assoluto), qualche produzione di Premier a caso (tanto sono tutte belle), I Karma To Burn (il mio gruppo stoner preferito), fanno una musica incredibile che sta bene solo su scene di inseguimenti! “Boogie Down Bronx” di Man Parrish, “Beat Box” degli Art of Noise, “Looking for the perfect beat” e “Planet Rock” di Bambaataa, tutti gli “Ultimate breaks & beats” (sono quasi la Bibbia del campionamento), ”Legalize it” di Peter Tosh, “Ring the Alarm” di Tenor Saw, “We have explosive” dei Future Sound Of London, “Black Sabbath” dei Coven, “Mushroom” dei Can, “7 Minutes of Funk” dei Whole Darn Family, “The night of the living base heads” dei Public Enemy, “Jam Master Jay” dei Run Dmc, “Just say Stet” degli Stetsasonic, “King Of the beats” di Mantronix, “Buffalo Gals” di Malcolm McLaren, “Rock It” di Herbie Hancock, “Black Dog” dei Led Zeppellin, “I’ve got ants in my pants” e “Funky Drummer” di James Brown, “React” di Eric Sermon… Mi fermo perché sennò potrei andare avanti per giorni… Cosa fa Ice One oltre a produrre? Parliamo con Seb: ci sono altri interessi paralleli? Faccio tante altre cose. Innanzitutto dipingo su tela soggetti molto particolari… diciamo una trasposizione pittorica del sapere esoterico. Mi occupo anche di grafica, principalmente di copertine di dischi e cd. Ultimamente ho realizzato la copertina del gruppo Metal “Fingernails” e le copertine sia dell’album che del 7” pollici dei “Germanotta Youth”, queste ultime, sono dei lavori molto visionari e simbolici, data la forte componente sperimentale di questo gruppo. Negli ultimi anni ho anche realizzato un mio sogno nel cassetto: ho lavorato per circa tre anni come shop-manager di uno degli studi di tatuaggi più popolari di Roma, dove ho avuto modo di imparare bene cos’è l’arte del tatuaggio guardando alcuni dei migliori sulla piazza. In particolare Il Koke, che, oltre ad essere un grande tatuatore e pittore è anche uno dei miei migliori amici. Dopo questo percorso, dove ho imparato dalla A alla Z tutto di uno studio di tatuaggi, ho sentito l’esigenza di iniziare a provare. Sto scrivendo anche una raccolta illustrata di racconti interconnessi dal titolo “Ultima Vita”: la storia di una persona che si incarna per l’ultima volta… un soggetto molto Cyberfunk! Il momento più emozionante, quello peggiore e quello più divertente della tua carriera… Il momento più emozionante fu nel 1984, il mio primo concerto Hip Hop: Afrika Bambaata al Piper di Roma, dove ci fece ballare sul palco e fu un’esperienza indimenticabile. Il momento peggiore, fu quando mi arrivò la notizia della scomparsa di Crash kid (R.I.P.). Di momenti divertenti ne avrei da raccontare, ma sicuramente i viaggi che facevamo per andare a suonare con Masito e Danno in compagnia di Vinch (Jet Pilder/13 bastardi/Alea, all’epoca nostro manager), sono i migliori: goliardia e cazzeggio sempre ai massimi livelli! Contatti facebook.com/iceonethebeattraveller soundcloud.com/iceone youtube.com/sebystardust
TALENTISENZAETÀ WhOS NEXT?
prefazione di Michele Alberti - interviste di Massimo Biraglia
MIXUP & LOWLOW: LA NUOVA GENERAZIONE DI MCʼS MIXUP: NO hATERS! Ultimamente Il vento dell’underground sta portando in giro nuovi nomi. In cima alla lista c’è il nome di un giovane e promettente rapper chiamato MixUp. Il suo nome non è pronunciato di certo sottovoce…
ph. Riccardo Ferri
Chi l’ha detto che il Rap non sia per “ragazzini”? Chi lo dice che un minorenne non abbia cose interessanti da dire? Chi afferma che “giovane” sia sinonimo di inesperienza si sbaglia di grosso! Rime serrate, metriche studiate, flow sfacciato e geniale, contenuti adulti e mai banali, con l’attitudine di un vero e proprio Mc. Pochi artisti, che rappresentano la “New Generation Hip Hop”, sanno davvero di che cosa parlano. Per alcuni di loro non è moda e apparenza, ma tutto il contrario: cultura e crescita, consapevoli di avere ancora molto da imparare.
Tutti si stanno chiedendo: chi è MixUp? Il mio nome è Marco conosciuto anche come MixUp, ho 17 anni (classe 1994). Mi sono avvicinato al Rap all’età di 8-9 anni, quando per la mia prima volta vidi un video di Eminem alla televisione. Mi presi subito bene con il modo di fare, di gesticolare, di incastrare le parole nonostante non sapessi nemmeno cosa stesse dicendo; in un certo senso quel suono mi rapì fin dal primo momento. Successivamente grazie a gente più grande di me, arrivai a conoscenza di molti altri artisti che hanno scritto la storia di questa cultura, per poi arrivare col tempo anche a conoscenza del rap italiano.
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ph. R.F.
WhOS NEXT? mezzo. All’inizio non ci credetti! A 17 anni trovarmi in un disco in cui hanno partecipato i meglio big, non è per niente da tutti. Specialmente è stato un onore rappare con Reverendo, lo stesso Chief e il mitico Dargen D’amico. Con Joe e Shablo mi son trovato benissimo, il testo l’ho scritto in tempo zero, ricordo che quando ero in studio a registrarlo ero molto emozionato. Ora stai lavorando a un disco? Che cosa ci dobbiamo aspettare? Aspettatevi di tutto! Inoltre sto conducendo “The Flow” (trasmissione Rap-Hip Hop) su Deejay TV. Sto lavorando al mio primo disco ufficiale, in “Best Sound”, nello studio di Don Joe. Ci saranno numerose bombe con grandi partecipazioni e produzioni da paura. Prima però, penso proprio di fare uscire una sorta di street album, con numerose collaborazioni, tra cui alcuni dei miei coetanei che come me si stanno facendo spazio all’interno della scena. Aspettatevi nuovi video, nuovi stili e nuovi flow!
“Ero rimasto sotto” da quest’energia che mi spinse sempre di più ad approfondirla per poi avere il mio primo approccio con il Writing; ma durò poco, perché sin dal primo momento io volevo prendere in mano un microfono e sfogare tutta la mia rabbia, ma, non ebbi mai il coraggio di farlo, essendo l’unico della mia età nel mio paese. Con il tempo venni a sapere che anche altri due miei amici in zona da me, condividevano questa passione e così all’età di 11-12 anni iniziai con il freestyle. all’età di 13 anni ebbi il mio primo live: mi dissero che se avessi voluto, sarei potuto salire sul palco, avevo solo 2 testi pronti e nemmeno me li ricordavo; ma ero così “infottato” e affamato che imparai il testo due ore prima dell’evento, riscuotendo una grande ammirazione da quelle 30-40 persone presenti, ma che per me erano paragonabili ad una tifoseria intera. A 14 anni partecipai al mio primo contest, arrivando ai quarti di finale. Da quel momento iniziai a partecipare a numerosi contest, vincendone un gran numero. Più avanti entrai a far parte della crew ODK composta da numerosi Mc’s e producers. In quel periodo feci numerosi lives e uscì il mio primo video “La prova del nove” feat. Crazy su produzione di Yazee e Rought Draft, Più tardi Chief mi notò e decise di farmi da manager per poi “prendermi con lui” a lavorare a nuovi progetti. Ed ora eccomi qua. È uscito da pochissimo il video del tuo nuovo singolo “Haters”, sicuro di te e delle tue rime affronti con disinvoltura chi ti critica con umorismo e flow freschissimo. ma chi è che ti critica e perché dovrebbero farlo? Il brano “Haters” è un pezzo che ho scritto già un pò di tempo fa. Già col mio primo video pubblicato all’età di 15 anni, ebbi un bel po’ di hating nei miei confronti. La cosa mi stimolò a scrivere ancora di più fino ad arrivare a questo nuovo video. Il messaggio non è: a 17 anni sono un big e sono pieno di haters, anzi, è una provocazione e una sorte di presa in giro. Se è per questo il pezzo non è ne un “dissing”, né nient’altro. È un pezzo contro, ma allo stesso tempo è a favore di questo tipo di persone, tanto per intenderci… Il fatto che molta gente l’abbia presa così seriamente, mi fa pensare molto e conferma ogni mia riflessione. Si basano tutti sul gossip, appena è uscito il video la gente si è accanita, soffermandosi sul titolo e cadendo nella “trappola”. Le tue prime partecipazioni sono subito in dischi di un certo calibro come nel progetto di Shablo e Don Joe. Come sei arrivato a questi nomi e com’è stato lavorare con loro? Ho partecipato al disco “Thori & Rocce” di Shablo e Don Joe perché il secondo era preso bene con me e parlò con Chief che a sua volta mi tirò in
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vecchia scuola, nuova Scuola… Tu come la vedi? Rispetto estremo sia per la Vecchia Scuola che per la Nuova. Io appartengo alla seconda, poiché non ho mai assaporato gli anni della prima. Nonostante io abbia iniziato ad ascoltare un tipo di Rap proveniente da quell’epoca. Cerco di trarre i lati positivi da entrambe le situazioni per poi arrivare a me stesso, mandando il mio messaggio, il mio stile e non schierandomi solamente dalla parte di uno dei due “movimenti”, per poi evitare l’altro, quasi con un senso di “disprezzo”, che poi è un po’ quello che vedo adesso, per certi versi. Secondo me l’evoluzione sta nel proporre roba diversa e più potente di quella che c’era prima. Noto che molti artisti sia della “Vecchia” che della “Nuova” scuola stanno ad elencare i singoli difetti di tutto ciò che accade nella scena, pompando solamente il gossip, l’invidia e quant’altro, senza però, arrivare a qualcosa di nuovo. Io cerco sempre di dare il meglio, anche perché ho iniziato non da poco e cerco quindi di spingere al massimo, incazzandomi in primis con me stesso quando non riesco a raggiungere certi risultati. Quindi, rispetto ed umiltà a tutti! Contatti: www.facebook.com/MixUpOfficial www.youtube.com/user/officialmixup
IL NOME È LOW LOW: NUOVA SCUOLA ROMA “Non puoi ammazzare chi con sta roba ci è nato, se mi vuoi fermare fai un salto nel passato, ho 21 motivi per essere incazzato, vuoi fermarmi? Mi dispiace per te, mi dispiace!” (da 21 Motivi - prod. by 3D)
Da Roma arriva uno dei più giovani e potenti rapper della New School. Parliamo dell’emergente Low Low a.k.a. Poeta incazzato. Nuovo nome, ma con all’attivo una bella esperienza di rime in freestyle al Tecniche Perfette! Parlaci di te e da dove arrivi… Diciamo che sono stato “adottato” dalla scena. A 13 anni appena compiuti sono salito la prima volta su un palco, era il “Da Bomb” del 2006 se non sbaglio, e arrivai terzo al contest. Da li in avanti non mi sono praticamente più perso una serata. ho partecipato a molti altri contest in giro per l’Italia (spesso ospite del Tecniche Perfette ndr) ottenendo ottimi risultati, nel frattempo mentre mi facevo conoscere come freestyler, ho portato avanti anche la scrittura, prendendomi però un bel po’ di tempo (4 anni) prima di decidere di uscire allo scoperto con un lavoro vero e proprio. Così a maggio scorso sono uscito con “Metriche Vol.1”, il mio primo lavoro ufficiale. Un mixtape di 18 tracce che consiglio di andare a scaricare dal sito www.honiro.it o dal sito del Tecniche Perfette. Parallelamente ho formato la crew NSP (New School Power) insieme a Sercho, J e Dj Raw. Sul web è in giro già da un po’ il video dell’ottima traccia “21 Motivi” insieme al talentuoso 3D (vedi intervista pag. 72). Come sei entrato in contatto con lui e quali sono i tuoi progetti per il 2012? 3D lo conosco da sempre, frequentando le serate, i live, i contest pian piano ci si conosce tutti… inoltre aveva già prodotto il beat di “Luna piena”, un pezzo del mio mixtape insieme a Gemitaiz. La collaborazione è nata nella maniera più naturale, dalla stima reciproca che abbiamo. Riguardo ai miei progetti per il 2012: nei primi mesi dell’anno uscirà un mixtape targato NSP, non più come solisti che col-
laborano, ma stavolta repperemo insieme su quasi tutte le tracce. Inoltre sempre nel 2012 ho intenzione di far uscire il mio secondo prodotto da solista, sto cominciando a lavorarci su in questo periodo… Che cosa ti aspetti dalla musica e dal rap, hai degli obbiettivi? Che cosa pensi della scena attuale? Come ho detto prima, il Rap mi ha adottato, ho cominciato prestissimo e sono cresciuto in questo ambiente. Ho scoperto prima le punchlines che la figa… di conseguenza non mi vedo da grande a fare l’avvocato, l’Hip Hop sta crescendo tantissimo in Italia e credo nelle mie potenzialità e nella possibilità di trasformare il mio talento in un lavoro vero e proprio. nuova e vecchia Scuola, quanto e in che modo ti influenzano le due realtà? Penso che senza la conoscenza di quello che c’è stato prima non si possa andare avanti, ma d’altra parte, penso che nell’ Hip Hop una cosa fondamentale sia l’ innovazione, bisogna sicuramente conoscere le basi ma puntare a evolversi. Qual’é il tuo approccio alla scrittura? Cosa ti stimola a fare una rima e cosa alimenta la tua creatività? “Qualcosa che scatta ed è quasi magia!” (cit.) Contatti: www.youtube.com/user/NewSchoolPower
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RECENSIONI
Per le vostre recensioni: recensioni@wegotflava.com
estratto: Realista. Negrè è un artista poliedrico e ha deciso di parlarne e di farne un leight motiv di questo concept. Riesce con le sue parole ad farti sentirè la normalità qualcosa di speciale. Le storie che racconta non ti stupisco per la violenza, per il suono che richiama ad un altro suono che ti piace, ma per il fatto che ti ci rispecchi spesso. Le parole che avresti usato tu, le usa lui. In questo lavoro presente come feat. Primo dei CorVeleno e le produzioni affida oltra al succitato Bigthings anche a Dj Impro, che ha prodotto gran parte dei 3 episodi gia realizzati. Scaricate da: www.blue-nox.com
di Michele Solomita
Benvenuti nella sezione del magazine dedicata alle recensioni delle autoproduzioni che ci pervengono da artisti emergenti della penisola. Mandate il vostro materiale a: recensioni@wegotflava.com
KAOS
POST SCrIPTA (K-age, 2011)
ACQUE LURIDE CSLM vOL. 2
“CSLM vol 2” è il titolo del nuovo lavoro di Aceto e Cypher Vinz, entrambi siciliani, che ci offrono all’orecchio un prodotto maturo e ricco di skills. Dal punto di vista tecnico i due mc infilano metriche strette e rime d’impatto ad ogni strofa, accompagnati al microfono da Hyst, Noema, Diskarex, Lord Madness, Mik, Elfo, Throll e Robin, e agli scratch da Dj Feiez e Dj D.o.p.s. (Anonima Scratch, Torino). Fatta eccezione per pezzi come “Soldi facili” e “Tra i ma e i se”, in generale gli argomenti non si allontanano di molto dalle tematiche classiche dell’Hip Hop, ma le qualità al microfono di Aceto e Cypher Vinz impediscono a CLSM vol 2 di rimanere sotto la media delle autoproduzioni che ci sono arrivate in redazione. I beats, quasi tutti curati da Aceto, sono originali e ricercati, pur peccando sulle batterie, che non spingono come dovrebbero; tra gli ospiti alle macchine, Giammaice e Truskull Zerokappa Sullemmepc (Backpackhertz Crew di Torino), spicca quest’ultimo che confeziona, a mio avviso, il pezzo più potente del disco, “Meno che zero (1995 mix)” , con il featuring di Diskarex e gli scratch di Dj Feiez (Anonima Scratch, Torino), che trasporta gli Mc’s dall’Italia direttamente a New York. Il prodotto è in free download dal sito www.tecnicheperfette.com
16 BARRE
ALMAnACCO DEL COMPLOTTO
16 Barre e Manto, da Rovigo, col loro “Almanacco del complotto” ci regalano un prodotto ben curato e originale, uno di quei dischi che va considerato nel suo insieme, che trasporta in un mondo immaginifico grazie ad uno spietato realismo nelle rime e dei beats sperimentali e originali di grande impatto. A livello di testi entrambi gli Mc’s confezionano rime intelligenti, che regalano immagini d’effetto; il loro concept mira a far rivivere nelle cuffie filoni cyberpunk, complottistici da nuovo ordine mondiale; il tutto è condito con intermezzi musicali tratti da reclame di prodotti USA da pieno boom economico, che spezzano volutamente l’atmosfera cupa del progetto. A livello di produzioni abbiamo un raro esempio di compromesso tra innovazione e tradizione: batterie che spingono su samples e synth che ispirano in pieno il senso del disco; anche gli ospiti alle macchine, Princekin e Musik Automatik (FR), hanno prodotto beats perfettamente in linea col progetto, originali e trascinanti. Inoltre il packaging disegnato e realizzato da Francesco Brunotti (francescobrunotti.com) è assolutamente originale e ben curato. Promosso a pieni voti. Per ordinarlo, scrivere a: almanaccodelcomplotto@gmail.com
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J. M.
Ecco il “non ritorno” di Kaos One! Non ritorno in quanto Kaos non è mai scomparso dalle scene, ma è tornato con l’attesissimo nuovo album. Il disco risulta riuscitissimo anche grazie all’atmosfera che lega i brani, per la maggior parte riflessivi e a tratti personali dell’autore che possono essere riconosciuti nelle storie di ogniuno di noi. Tra i brani l’ormai Hit di punta “Le 2 metà”, destinata a diventare il nuovo classico di Kaos come fu per “Cose preziose”. Un’altra traccia di rilevante potenza è “Prison Break” dove le parole si possono visualizzare chiaramente, grazie alla capacità d’espressione del rapper. Tante verità sulla situazione odierna delle persone e non solo quelle all’interno della scena Hip Hop italiana. Altro brano consigliato è “Detraxi”, per chi ha nostalgia del classico Kaos, in un comunicato personale sul panorama musicale, che si rivede in molti Kaos-fans. Arriviamo a toccare il mistico in “Danse Macabre” e il definitivo in “Quello che sei”. È inutile dire che questo è un disco da avere, ogni parola potrebbe essere superflua. Resta solo procurarsi l’ultimo lavoro del Don Kaos e pomparlo in auto o ovunque ci si possa trovare. Con questo “fine della partita ed ho trafitto l’orologio!”. www.kaosone.com S. C.
NEGRÈ
rEALISTA (Ep) (Blue Nox Academy, 2011)
Questo lavoro è il terzo capitolo del concept diviso in 4 e.p. “4 punti Cardine”. La recensione di questo lavoro è legata anche dalla presenza alla produzione del primo singolo\video
BASSI MAESTRO TUTTI A CASA (indie, 2011)
“Tutti a casa”, sembra quasi che il Maestro Bassi voglia dare un messaggio tipo “fate come volete, ma appena prendo il mic state zitti”... in effetti è così! Questo prodotto è frutto della matura consapevolezza e della capacità di mischiare vecchio e nuovo, per un risultato di grande livello. Dalle rime di Bassi e i beats di Shocca possiamo gustarci brani che non stancano l’orecchio e che trascinano l’ascoltatore a far attenzione alle parole. Un mix di sfogo, rabbia e saggezza come in “Non è questione”, traccia profonda da assimilare e conservare insieme a “Spiegare un attitudine”, dove il messaggio è semplice ma incisivo. Un altro brano riuscitissimo è “I’m nice (on the mic)” dove troviamo ospiti che portano il nome di Reka The Saint e E-Green, l’atmosfera è classica e fresca allo stesso tempo. Possiamo dire che Bassi non delude mai, in più le produzioni di Shocca suonano ottime. Tra gli ospiti troviamo Jack The Smoker e Nex Cassel in “Get retarded”, un mai deludente Ensi in “Sopra la cintura”, un nuovo Mondo Marcio in “Runaway”, Baby K in “The B/The K”, Cali & A.M. in “Come schiavi”, pezzo attuale dove chiunque ci si può rispecchiare, Supa Coliche e Kuno in “Tu lo sai pt.2”. Tutti a casa è un disco che può essere apprezzato e riesce a soddisfare non solo i seguaci di Bassi, ma anche chi lo scopre adesso. Personalmente ritengo sia un prodotto più mirato a un pubblico over 25. Consigliato! S. C.
E-green Entropia
(Unlimited Struggle, 2011)
Parliamo di un Mc a cui non saprei dare una precisa collocazione temporale... Non è Old, non è New… ma è abbastanza Fresh da risultare atomico nel suo lavoro. E-Green presenta il suo Ep “Entropia”: uno dei pochi prodotti validi nell’attuale panorama Rap italiano. Stile, flow, contenuto e consapevolezza si mischiano portandoci un lavoro ottimo. Le produzioni a cura di Pisani Cartella a.k.a. P-Easy (Purple Finest), Michel (Metrostars), Retraz, Toro, Gerruzz, Shaki e Gccio. Suoni odierni con una bella atmosfera che soddisfa il gusto classico e quello innovativo. E-Green non suona come il classico rapper italiano... suona Hip Hop! Tra gli ospiti troviamo Johnny Marsiglia (Killa Soul) affiancato da un ottimo Pula+ nel brano “Una Meraviglia”, Mistaman nel brano “Peggio di me”, Dj 2P in “Born To fly” e Dj Sen in “Lacrime, sangue e sudore Remake”. Dovessi consigliare una traccia in particolare, risponderei: tutte! Ma non vi sarei d’aiuto, quindi tra i miei preferiti segnalo: “La Verità” (traccia 2), “Born to fly” (traccia 7) e “Vai a lavorare” (traccia 8). Forse il prodotto può risultare pesante a chi non è più abituato a sentire qualcuno che non è la copia di un altro o a chi se la sente. Mr. Fantini è diretto, conscio e tagliente. Scaricate “Entropia Ep” dal sito www.unlimitedstruggle. com, ascoltatelo bene e prendetevi meglio. S. C.
Johnny Roy & Don Plemo PANDEMONIUM
(Red Light Ent., 2011)
Johnny Roy al microfono, Don Plemo produce e scratcha. I due ragazzi della Red Light Ent. di Roma escono finalmente fuori con il disco ufficiale, subito dopo aver regalato un ottimo pre-quel scaricabile dal web. “Pandemonium” è fatto di beats grossi e rime potenti, poche storie! Anche se le strutture dei brani sono quasi sempre le stesse, c’è quello che ci deve essere in un disco dal gusto Hip Hop fatto come si deve: suoni classici, flow che gira insieme ai piatti e la giusta energia che deve tenere tutto insieme. Tra le collaborazioni troviamo anche Turi (come produttore), Lord Madness, Negré e Pordinero. Il primo singolo che hanno scelto per il videoclip è “Il tuo Dj” , una vera Underground Hit. In definitiva “Pandemonium” non sbancherà ai botteghini, ma sicuramente farà muovere un po’ di teste Hip Hop. Su il volume e fate casino, anzi esagerate: tirate giù un Pandemonium! www.redlightsent.com M. B.
EMOS & BB
FULLTIME vol. 1 Emos e BB sono due beatboxer romani che, unitisi per creare live show di beatbox unico nel suo genere, hanno pensato di convogliare le loro doti artistiche in un progetto musicale: così nasce Fulltime. Mettendolo in play si capiscono subito le cose fondamentali da sapere per apprezzare questo prodotto: le doti da beatboxer di entrambi gli artisti permettono loro di approcciarsi al brano in maniera “strutturata”, registrando le varie sequenze del brano separatamente, al fne di ottenere groove ricchi e ben curati. Le influenze sono molte, i due spaziano, partendo dall’HipHop, dalla techno, al reggaeton; i gusti son gusti, ma certamente è indubbio che i due beatboxer dietro al microfono ci sanno stare. Le otto tracce, registrate e uscite da Dutra Rec, offrono a chi le ascolta brani interamente strumentali e brani in cui collaborano Mc’s della scena romana come Danno in primis, che confeziona a mio avviso la traccia più bella del disco, Supremo 73, Il Turco (GDB) e Lu Ciosa; è contenuto nell’album anche un remix di un pezzo techno degli NHB (IT), “Get Down Baby” che, se non si sapesse, sembrerebbe prodotto come un beat anzichè essere opera di due beatboxer. Un prodotto originale e ambizioso, e considerando che questo è il volume 1, aspettiamo la continuazione! L’album è disponibile su: dutrarec.blogspot.com
ZERO PLASTICA BASTA
PRINCIPE
DALLA PARTE SBAGLIATA (indie/Unda Office, 2011)
In questa nuova fatica Principe esplora la musica in alcuni episodi che si distaccano dal copione che ci ha proposto con i precedenti albums... Una dimostrazione di crescita e maturità. Ad accompagnarlo in questo lavoro E-green e Dj Sen, Easy One, Purple Finest, Rayden, Dj Kamo, Dj Sen, Dj Double S, Boggio dei Frateli di Soledad, PoorManStyle, Sabrina Pallini. Varie le produzioni che vanno dalle piu moderne sonorità Funkie Bounce in “Quelli come me”, allo Ska in “Con chi stai”. I testi dei guests mantengono la linea espositiva dei loro interpreti, fanno il loro senza dare, né togliere, per capirci se vuoi un testo alla E-Green o alla Rayden avrai quelli, senza sorprese e particolari innovazioni. Invece Principe passa da testi egotrip in “TO Finest”, con soluzioni da giovane rapper all’avanguardia ad altri liricalmente elevati e con tecnica di alto livello, ma attenzione che tecnica non significa noia, come se fosse un ossimoro automatico. Per esempio è buona la tecnica e l’interpretazione nel singolo che riprende il successo dei Fratelli di Soledad con i PoorMan Style, anche loro danno dimostrazione di upgrade stilistico.
Da Genova, gli ZeroPlastica (Dj Nio e Lure), ci consegnano in redazione “Basta”, un album di 12 tracce più una bonus track. Dal primo ascolto si capisce che il disco punta l’attenzione, nella maggior parte dei pezzi, a tematiche sociali: la precarietà, l’immigrazione, la libertà, la giustizia, i problemi sociali; affrontate in modo diverso durante il disco, le tracce in realtà non brillano di originalità, nè sotto il profilo del contenuto delle rime, che spesso risultano banali e già sentite, nè sotto il profilo delle capacità tecniche dei due Mc’s. Dal punto di vista strettamente musicale il disco richiama molto frequentemente atmosfere Reggae e Dancehall, spesso con parti suonate che impreziosiscono le produzioni di Dj Nio, in collaborazione con RobiGabri; in generale i beat suonano poco Hip Hop, strizzano maggiormente l’occhio ad altre panoramiche musicali. Una menzione speciale per gli ZeroPlastica è però dovuta, per via del loro alto impegno sociale e musicale che gli è valso la partecipazione nella colonna sonora del film “To Paradise”, di Anis Gharbi, che ha partecipato al Festival Internazionale del Film di Roma. “Basta” è acquistabile dal sito del gruppo ligure: www.zero-plastica.com
RADICI SOTTERRANEE
Il ritorno dello stile selvaggio Sempre dall’underground torinese ci viene proposto “Il ritorno dello stile selvaggio” di Roy Zen e Frankie Fetish. Ci troviamo di fronte a quello che è il primo lavoro ufficiale (escluse demo e collaborazioni) dei due Mc’s di Torino e della loro crew, Radici Sotterranee; la prima cosa che salta “all’orecchio” è la volontà di impregnare il disco di atmosfere radicalmente Hip Hop, uno stile ed un’attitudine dove non si sente nulla di sforzato, nulla di preparato a tavolino, i due sanno dimostrare una naturalità ed una lucidità nei pezzi che non si sentiva da un po’ in
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RECENSIONI
Per le vostre recensioni: recensioni@wegotflava.com
giro, nella scena underground ma non solo. Procediamo con ordine: il disco si apre con la title track, “Il ritorno dello stile selvaggio”, una sorta di manifesto di presentazione del pensiero che sta dietro questo lavoro; si prosgue poi con pezzi dove risaltano maggiormente le qualità tecniche degli Mc’s (come “Lyrical break” con il featuring di Dedo, e “I 4 dell’operazione drago”, con Dedo e Vertice, ovvero la Radici Sotterranee al completo, “Se fossi” con FlamBoy da Milano, collabo che alzano il livello del disco e aiutano a comprendere l’attitudine di questa crew dandone una visione d’insieme) e pezzi dove il duo si focalizza maggiormente sulla comunicazione di contenuti densi (penso a “Fuck TV”, “Back in the days”, “Trattasi di cash”). Sotto il profilo tecnico, a Roy Zen e Frankie Fetish non si può dire nulla, dietro al microfono ci sanno stare e lo dimostrano: rime intelligenti, metriche serrate, flow che scorre liscio e musicale e immagini davvero efficaci; una delle cose che ho maggiormente apprezzato di questo disco è la scelta di farcire i testi di citazioni e rimandi (non solo a gruppi Hip Hop, ma anche a film e libri, ed è questa la cosa interessante) come a voler dimostrare un background culturale che precede di molto l’attitudine dietro il microfono, cosa che a mio avviso, per un buon Mc è essenziale. A livello di produzioni il disco è curato interamente da Enea (BackPackhertz Crew), che rimanda ad uno stile “Classic ‘90”: batterie gonfie, campionamenti rigorosamente da vinile e un “choppig” (editing, taglio dei sample) dal chiaro timbro MPC e Nasty Mike, beatmaker ufficiale della Radici Sotterranee crew, che sa coniugare uno stile originale con un rispetto della tradizione più classicamente Hip Hop a livello musicale, il che permette ai due Mc’s di trascendere la facile etichetta del “disco che suona ‘90”, e che quindi sarebbe implicitamente dedicato ai nostalgici, per arrivare ad un prodotto maturo che sembra difficile pensarlo come primo lavoro ufficiale. Bonus track del disco è un remix prodotto da Baasta (“Mc in freesta” RMX), che spezza leggermente l’atmosfera del disco, ma non ne pregiudica l’ascolto. Questo è un disco che rappresenta una potenziale piccola rivoluzione per le teste HipHop, che io consiglio ad occhi chiusi. Free download dalla pagina Facebook della crew (Radici Sotterranee CREW) o dal sito del Tecniche Perfette www.tecnicheperfette.it.
SPNS
Vita, morte e miracoli Il collettivo S.N.P.S. arriva da Reggio Emilia, fondato nel 2004 riunisce in realtà svariati gruppi attivi già dalla fine degli anni ’90, come Sacra Parola, Falla Falla Connection, Malosmokies e Babele Hot Line. La mole di lavori che hanno sfornato è notevole, e la loro passione li spinge a continuare a fare sempre roba nuova, è un’energia che probabilmente non riescono a controllare, è un’esigenza come respirare, proprio per questo non mi stupisco di un loro doppio cd. “Vita morte e miracoli” parla delle loro storie, della vita, dei disagi, e delle loro esperienze. Ci sono molti skit “caldi” di artisti grossi come Elzhi, Termanology, Chali 2na, Masta Ace, Evidence, Dj Premiere, Black Milk, ecc.. , che lasciano subito intendere la loro passione reale per questa musica. Nei due cd, che sono più dei mixtapes come concetto, rispetto ad un vero album, troviamo ritmi hardcore e sporchi, rime dirette ma efficaci, nessun tecnicismo estremo, più una manciata di buoni feat. come Esa, Moder (Lato Oscuro della Costa), Vinz, Mangano, Murubutu (la Kattiveria), ma di tutto quanto colpisce soprattutto il loro approccio, le contaminazioni spagnole di Todo Bien, in generale il flow e le cadenze ricordano per certi versi anche un gruppo di spicco come la Dogma Crew. Hanno creato la loro colonna sonora e anche se non saranno spinti in radio e in tv, se non saranno capiti troppo al di fuori della loro realtà, poco male, perché non è questo il loro obbiettivo, sono un vero gruppo Underground, fieri delle loro rime e del loro modo di essere. Forse troppi brani lasciano disorientati... prendetevi il giusto tempo ed ascoltate tutto un po’ per volta, ma una cosa è sicura, loro hanno quello che a molti manca: l’attitudine. Maggiori informazioni e contatti su www.spnsrecords.it M.B.
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Insomma è un cd che tranne in un paio di episodi non mi ha spinto allo skip, anzi porta spesso al replay. Principe come primo lavoro fa l’operaio e si alza alle 4 del mattino, il fine settimana gira i palchi con il Rap e la sua vita la rileggi in ogni suo testo, per questo lo puoi vedere in uno speciale del Tg regionale sulla protesta operaia in prima fila nei cortei e sotto un palco a dare spinta ad un artista che magari gli sta facendo l’apertura del live... Questo è Principe. Il cd lo potete acquistare da vibrarecords.com. www.principe-mc.it
sanno di filosofia e scelte a dovere sanno suggestionare, così come la filosofia fa... suggerisce. I nostri pezzi preferiti sono nell’ordine di apparazione: Mari infiniti, Anna e Marzio, Quando venne lei, Le stesse pietre, La collina dei pioppi, Martino e il ciliegio, Le 12 fatiche, L’ussaro triste, Falso e Vero, La bellissima Giulietta. Non mi soffermo su chi ha fatto cosa e ai nomi delle collaborazioni, dovete scoprire e gustare questo cd senza altre suggestioni se non la vostra curiosità. Per acquistarlo andate sul sito www.lakattiveria.com J. M.
F. M.
Murubutu
La bellissima Giulietta e il suo povero padre grafomane (indie, 2011)
Questo è a mio parere l’album più bello dell’anno appena trascorso. Uscito in sordina, così come del resto il lavoro di Alessio viene seguito. Murubutu è liricalmente elevato e se c’è una definizione di “tecnica perfetta” da incarnare, lui ne una delle massime rappresentazioni. Questa cosa si percepisce sia nella metrica difficile da imitare se non si dare espressione alla parole e sia nelle parole stesse che incastrate in maniera giusta sanno dipingere in testa di chi ascolta le storie. Non a caso questo album ha come “stacco” tra un pezzo e l’altro lo sfogliare delle pagine di un libro, fatte in modo che non si percepisca continuità nelle storie ma quasi a saltare da un capitolo all’altro come una raccolta di aneddoti da raccontare a proprio figlio, o in questo caso figlia. Qualcuno farebbe una recensione sulla base dell’attitudine Hip Hop, magari soffermandosi su quanti dischi “classici” gli ritornano alla mente oppure a quanti riferimenti a questo o quell’artista, ma la cosa che più mi ha entusiasmato è il riferimento alla letteratura e andando sul suo blog vedere che sullo sfondo c’è una grande libreria: murubutu.blogspot. com. Infatti i suoni sono molto importanti per dare carattere alle parole e per suggestionare l’ascoltatore e anche i featurings alla fine per quanto permeati di personalità si fanno influenzare dal fluire forbito dello scrittore\cantore di questi racconti. La letteratura è una chiave di lettura, ma le sfumature usate da Murubutu
NEX CASSEL
TRISTEMENTE NOTO 2 (Mixtape) (Adria Costa Records, 2011)
Abbiamo deciso di recensire questo prodotto come un album ufficiale invece che un semplice mixtape, perché dopo aver passato il primo ascolto la percezione è stata quella di avere un prodotto molto valido. Non solo per la qualità grafica e per l’utilizzo di basi originali, ma per tutto nell’insieme... Al di là che qualcuno lo individui come un esaltato o come un ennesimo “cattivone” che fa il rapper, quì ci sono 16 tracce che dimostrano che le chiacchere stanno a zero! Tecnica, stile originale, soluzioni geniali. Le sue scelte tematiche così come le sue affermazioni sono agli antipodi rispetto a cose che faccio e dico personalmente, ma il fatto che non sia in sintonia al 100% con il mio pensiero non fa di lui “l’uomo sbagliato”. Il titolo del mixtape è eloquente quanto le sue parole in alcuni testi. Conscio di aver fatto e detto cose poco raccomandabili, ma ne prende atto e fa due passi avanti e nessuno indietro. In “Thori e Rocce” dice nel pezzo con Jake: “Stiamo dalla stessa parte, stai calmo...” e ascoltando questo lavoro credo proprio che abbia ragione. L’intero mixtape è hostato da Ensi. Tante sono le collaboriazioni: Baby K, Ensi, Danny The Cool, Dag, Killa Cali, Gionni Gioielli, Gast, De Al Pacino, Rasty Kilo, Jack The Smoker, Dium, Melo, Amir, Eugenio Monroe, mentre le produzioni sono affidate a: Davare, Zetabeat, Kennedy, Il Freddo, Zonta, Danny The Cool, Kermit, Vox P, Dr. Cream, Jack The Smoker, Gionni Gioielli e James Cella. Lo potete scaricare gratuitamente su il suo sito ufficiale www.nexcassel.it J. M.
Ghemon ci aveva avvertiti che qualcosa nell’aria stava cambiando… ed ora? Penso che “Qualcosa sia già cambiato”! www.ghemon.it
BEST DVD
M. A.
BEATS, RhyMES & LIFE THE TrAvELS OF A TrIBE CALLED QUEST
GhEMON
QUALCOSA È CAMBIATO (Macro Beats Records, 2012)
La cosa che colpisce di più ascoltando “Qualcosa è cambiato” è trovare un Ghemon molto più Soul rispetto a come l’avevamo sentito nei precedenti lavori. Ad aprire le danze: “PTS pt.2”, una “Funk Ballad” quasi da film poliziesco, egregiamente prodotta da Ceasar e Pstarr. Le armonie cantate sembrano vestire perfettamente le produzioni come in “La verità (non abita più qua)”, prodotta da Fabio Musta, “Confessioni di una mente meticolosa”, prodotta da Mainloop, “Fantasmi pt.2” prodotta da Zonta (traccia del primo video diretto da Frame24) e la divertente “Nessuno è perfetto” con l’immancabile sapore di Fid Mella, che, a mio avviso, ha il suono più fresco ed originale dell’album. Lo ritroviamo in “Piano di lavoro” ft. Andrea Nardinocchi, “Qualcosa per te ft. Katerfrancers e nell’incalzante “Mai voltarsi” seguita alla chiusura da “Idee chiare”: degna di un vero fan di Q-Tip (peccato duri così poco!). Ambientazioni Jazz in “Quando tutto cade” e la stupenda bonus track “Luce” si intrecciano con tracce dal gusto più Hardcore/Egotrip come “Uomo d’acqua dolce” con Dj Tsura, “Paraphernalia” con scratches e beat di Shocca e la riuscitissima ed innovativa “Dico bene”, dove Ghemon si alterna con Musteeno, Mistaman e Clementino al ritornello, dimostrando una padronanza assoluta della metrica e Fid si riconferma un producer “avanti”, risultando attualissimo senza dover utilizzare finti suoni di plastica o synth snaturati, come spesso sentiamo nel Rap “moderno”! Personalmente i brani da segnalare sono “Un giorno in più dell’eternità” dove Ghemon duetta con Killacat su di una stilosissima produzione di Frank Siciliano, “Parte di me” con il talentuoso Mecna su di un beat molto gustoso firmato Fid Mella. Interessanti melodie si mischiano a rappati sempre onesti e coscienti, forse a volte introspettivo, ma sicuramente consapevole di quello che di cui sta parlando, pesando le parole ed il loro significato, usando metafore geniali, mai messe a caso… insomma un disco che riconferma un equilibrio personale ed una maturazione artistica davvero sorprendente.
MUSTEENO
IPnOSI COLLETTIvA (Relief Records EU / Audioglobe, 2011)
Tra i mille nomi e personaggi modellati in simil-plastica che girano ultimamente, ecco che invece arriva Musteeno. Dopo anni di esperienza a imparare come si fa, e dopo la scuola “Zona Dopa” esce fuori con il suo disco ufficiale, dimostrando di saperlo fare bene. Niente di patinato, ottime le trame tessute dai producers Night Skinny, BBeat (Deda & Kaos), Saz, Lugi, Herrera, Shablo, M’Batò, Esa e Godzilla, dove le rime si incastrano a dovere... Entrate nel viaggio, fatevi ipnotizzare e guardatevi dentro, così come ha fatto Musteeno. Le sonorità sono le più classiche, con un flow che gira preciso e con decisione su concetti non semplici, quasi sempre introspettivi e riflessivi. L’insieme risulta molto lontano dal sound milanese odierno e anzi si lascia prendere totalmente dalle produzioni più underground bolognesi. Le immagini e le atmosfere si fondono nella sua poesia ruvida e tagliente. Un disco consigliato, senza facili ritornelli fini a se stessi. Poche ma efficaci collaborazioni tra cui Ghemon in “Symbiosis” e Julia Kee in “Megalopolis”. È un piacere di questi tempi ascoltare artisti nuovi che hanno qualcosa da dire come Musteeno, che vuole lasciare un segno importante del suo passaggio e ci riesce in pieno. Un album certamente “no easy listening”, ma le cose più facili non sempre sono le migliori. Buon ascolto! “Questo è ciò che so, se a qualcuno importa, lascerò un’impronta più profonda, legato a un doppio filo, a ‘ste strade periferiche, e quando muoio spargete la mia cenere dall’Everest”. (tratto da “E.M.M.E.” - prod. Lugi) www.reliefrecordseu.com M. B.
Beats, Rhymes & Life: The Travels of a Tribe Called Quest è il titolo del film documentario, diretto da Michael Rapaport, sulla storia degli A Tribe Called Quest e la loro influenza nell’HipHop statunitense. Dopo aver realizzato cinque dischi d’oro in meno di dieci anni, gli ATCQ sono subito diventati un fenomeno musicale e commerciale dalle enormi proporzioni, fino al 1998, anno in cui si sono sciolti, schockando fans e industria musicale in modo profondo. Il documentario è nato nel 2008, anno in cui il regista ha seguito il gruppo durante il loro re-union tour, che ha collezionato il tutto esaurito ad ogni tappa, catturando le relazioni odierne tra i membri del gruppo (Q-Tip, Phife Dawg, Ali Shaheed Muhammad and Jarobi White) come anche i loro coflitti e diverbi. Molti sono i testimoni che si prestano per questo resoconto storico di un gruppo che ha rivoluzionato il modo di concepire l’HipHop a New York negli anni ‘90, lasciando le etichette di “duro”, di gangster, per sposare quelle di artista libero da vincoli alla propria espressione, di artista a 360°. Da Common, Beastie Boys, Pharrell ai The Roots, Pete Rock, De La Soul e Large Professor (per citarne alcuni) hanno tutti voluto dare la propria visione degli ATCQ, interpretando il loro modo di vivere l’HipHop come una cultura formativa sotto il profilo umano, raccontandoci il loro sound e l’impatto che il gruppo ha avuto nelle loro vite di ascoltatori e americani. Il tutto è condito con dalla colonna sonora a cura di Madlib, oltre che degli ATCQ stessi; 98 minuti di impagabile testimonianza su come l’Hip Hop sappia trascendere la sua desinenza musicale per assumere il ruolo di “attitudine” nei confronti della vita, di atteggiamento mentale che accompagna una persona, dal suo primo pezzo in cuffia, al primo documentario dedicato a uno dei gruppi storici che rappresenta tale concetto. Imperdibile.
BEST BOOK
M. S.
FABRI FIBRA: DIETROLOGIA
I SOLDI nOn FInISCOnO MAI Edizioni Rizzoli Prefazione a cura di Marco Travaglio Fabri Fibra ha scritto un libro, e vi dirò una cosa: è anche un libro niente male! Non è un romanzo, non è pesante e non è uno sproloquio di parole, è semplicemente una serie di pensieri e conclusioni. Ma attenzione: non è un elenco dei problemi, che in fondo sono davanti agli occhi di tutti, ma è un’analisi della situazione culturale italiana, con tanto di soluzione, o almeno, con qualche via possibile per levarsi dall’impiccio dei dubbi della vita... L’italia è un paese pieno di cultura, ma è come un libro prezioso che rimane chiuso in biblioteca a prendere polvere perché nessun italiano va ad aprirlo. Andate controtendenza e iniziate da questo libro, forse vi verrà voglia di scappare via dall’Italia, ma solo per vederla dall’esterno e capirla meglio, per poi tornarci più maturi e con gli occhi meno annebbiati dalla misera informazione mediatica che ci rintontisce ogni giorno! Dietrologia è per tutti, anche per i rappers che non sanno di cosa parlare nelle loro canzoni... di spunti ce ne sono, tutto può cambiare se vuoi cambiarlo... se ci si lamenta senza far nulla non si ottiene niente, vuol dire che fai parte anche tu del gioco, come una pedina che non sa di essere controllata. M. B.
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BEAVERTON ShOPPING
di Francesco Verdinelli
IL FULCRO DELLA SNEAKER CULTURE CAPITOLINA
Situato a Roma, nella stilosissima Via Dei Serpenti - a due passi dal Colosseo - Beaverton è a tutti gli effetti il fulcro della sneaker culture capitolina e vero e proprio punto di riferimento della scena italiana. Lo shop si è imposto all’attenzione degli sneaker freaker dello stivale per essere costantemente rifornito di rarità e limited edition per tutti i gusti che spaziano dal basket al running.
A
bbiamo fatto due chiacchiere con Fabrizio De Lucia, uno dei due fondatori, che ci ha racconato qualcosa in più di questo interessante progetto.
Quando è stato aperto Beaverton? Abbiamo aperto Beaverton nel marzo del 2009, inaugurato ufficialmente nell’Ottobre dello stesso anno con un grande party in store. Ricordo ancora quel momento. La strada bloccata, appassionati e amici a fare festa tutti insieme. Sono passati due anni ma sembra ancora ieri. Perchè questo nome? Perché fondamentalmente siamo entrambi degli appassionati di Nike. Abbiamo impiegato un sacco di tempo per decidere un nome, alla fine abbiamo deciso di dedicare il negozio al brand che per primo ci ha fatto appassionare a questo fantastico mondo. Ci ha convinto poi il fatto che non tutti sanno che Beaverton è la città Natale di Nike, nell’Oregon dove da sempre ha sede la casa dello Swoosh. Perchè aprire uno sneaker store a roma? Perché Roma è la città che, più di qualunque altra in Italia, può crescere su questo mondo. E’ popolata da tantissimi appassionati che non si conoscevano tra di loro perché prima di noi non c’era un vero e proprio punto d’aggregazione. La Capitale infatti è una città davvero sconfinata e purtroppo molto dispersiva. Ecco spiegata anche la posizione del nostro store: in pieno centro storico, a metà tra Roma Sud e
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Roma Nord. Quali marchi si trovano da Beaverton? Vendiamo Nike Sportswear con relative limited edition, Tier Zero, Quickstrike. Poi c’è Vans, con le sue linee California, Classic e OTW; Ovviamente poi non mancano Reebok, Adidas. Del marchio del Trifoglio abbiamo pure le linee Ransom e Jeremy Scott. Completano il tutto Puma, Asics e altri brand indie appena entrati come KR3W e Native. Quali sono state le edizioni più limitate che vi sono passate per le mani? Per fortuna nel nostro negozio sono sempre passate un sacco di chicche, fin da quando abbiamo aperto. Le prime che mi vengono in mente sono state le Nike Air Flow OG, le Nike Dunk Vntg Low, Le Nike Dunk Space Jam, le New Balance MT 580 Burn Rubber, Le Nike Dunk SB Skunk, quelle che il designer Todd Bratrud ha dedicato a quella nota pianticella convenzionalmente festeggiata il 4 Aprile. Inutile dirti che sono finite in meno di due giorni. Effettuiamo una selezione scrupolosissima su tutte le uscite e almeno ogni mese, arrivano sempre due super sneakers. Progetti per il futuro? Allargarci e realizzare la nostra sneakers in limited edition, magari con Nike. Via Dei Serpenti 96 - Roma Ph: +39 06.89533677 www.beavertonstore.com
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ShOPPING
T I Y BU
! W NO
AMOS TOYS IPHOnE 4/4s “ripper Ken” Case I phone cover direttamente dal pioniere della cultura dei vinyl toys James Jarvis. Disponibile su www.colette.fr al prezzo di 55 euro. MAKI LOngBOArDS Hand Crafted - Series 2011 Longboard non è soltanto il trend del 2012, ma una vera filosofia. Prodotte da esperti artigiani della West Coast americana la Craftsman Series di Maki è puro stile californiano. A Partire da $75 su www.makilongboards.com rEDBULL PEr CASIO Esclusiva limited edition che unisce Redbull e Casio. Solo 100 esemplari per questo EDIFICE EQWA1000RB prodotto con le stesse specifiche delle auto di Formula 1. In vendita a £ 550 su www.casioonline.co.uk rZA’S WOrLD APP By Charisma Apps L’applicazione ufficiale di RZA che ti offre un gioco a scacchi 3D, Soundtrack to Your Life dove oltre a beat esclusivi e massime del rapper potrai avere accesso a molti altri contenuti speciali di Mr. Bobby Digital. A $1,99 su Itunes.com UnCLE YOrK Limited Edition Spiketoy Mars Blackmon, interpretato da Spike Lee nello spot del 1986 “Sheís Gotta Have It”, ha reso le Nike Air Jordan un’icona dello stile mondiale. Da oggi a casa tua il toy fatto a mano. A 120 euro su www.uncleeyork.com ADIDAS DEACADE HI Tr Adidas affida il rilancio della linea limited Consortium al pack Tabula Rasa che reinterpreta i classici della storia della casa del trifoglio in versione total white. L’iconica Decade High è in vendita su www.hanon-shop.com a £ 115. DUnK HI vT PrEMIUM Ispirate ad un hiking boot questa Dunk si differenzia per la tecnologia VT che rende la classica silouhette di casa Bowerman ancora più Killer. A 119 euro su www.caliroots.com
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di Francesco Verdinelli
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