SPAZIO PISCINA
SMUOVERE LE ACQUE DI PAOLO GROSSO E FABRIZIO CANTARINI
Riuscire a occupare in modo continuativo e soddisfacente la piscina è il sogno di tutti i gestori. Ma quali sono le strategie attuabili per far sì che questo accada? In questo primo articolo alcune indicazioni utili per migliorare i risultati del piano vasca 72
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centri sportivi dotati di piscina quando a riflettersi sull’acqua sono le luci del soffitto e le bandierine per il dorso. Per loro è decisamente più rassicurante guardare una vasca piena, con acqua in movimento, in qualsiasi momento della giornata. Ma quali sono le strategie attuabili per far sì che questo acceda?
LA PAROLA ALL’ESPERTO
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no specchio d’acqua limpida e immobile che, riflettendo candide nubi e suggestivi profili di montagne, genera nello spettatore un senso di pace irradiante. Un’immagine bucolica decisamente lontana dalle sensazioni che provano i titolari di fitness club e
Per rispondere a questa domanda e fornire ai lettori spunti utili, coinvolgo un esperto in servizi erogati dagli impianti acquatici. Ha maturato una solida esperienza sul campo e ottenuto successi tangibili. Mi riferisco a Fabrizio Cantarini, con il quale mi sono confrontato per individuare gli elementi chiave per offrire attività sempre più coinvolgenti e aggreganti, partendo da questa domanda: qual è il primo passo da compiere per stabilire le aree di miglioramento del piano vasca? Ecco la sua riposta: «Bisogna innanzitutto conoscere il reale riempimento degli spazi in relazione alle diverse fasce orarie e alle attività, quindi possiamo ipotizzare il massimo riempimento della vasca assegnando un obiettivo per ogni attività in considerazione della fascia oraria. È così possibile catalogare spazi attività in tre distinte categorie: “pienamente occupate”, “parzialmente occupate” , “poco occupate”. Per rendere il concetto ulteriormente chiaro, ecco qualche esempio: una corsia che alle 9.30 della mattina ospita in media 12 partecipanti a una lezione di acquafitness potrebbe essere considerata “pienamente occupata”, ma la stessa corsia alle 18.30 avrà come obiettivo di piena occupazione 18 partecipanti (in questa fascia oraria, dunque, una media di 12 partecipanti è da classificare come “parzialmente occupata”). Il fatto che alle 14.30 l’unica corsia disponibile per il nuoto libero sia mediamente occupata da 4 utenti è un risultato soddisfacente, ma lo stesso non vale per le ore 19, nonostante a quell’ora si tengano tre corsi di nuoto. In questo caso sarebbe solo “parzialmente soddisfacente” per ovvie ragioni.
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Questo semplice strumento di valutazione consente di intervenire sugli spazi acquatici che presentano un evidente margine di miglioramento (attività poco o parzialmente frequentate), evitando il rischio di compromettere, a causa del sovraffollamento e di azioni di marketing indifferenziato, la qualità del servizio erogato nelle fasce orarie pienamente frequentate. Basandomi sulla mia esperienza, posso affermare che, salvo rari casi, la vasca ottiene un punteggio di “bassa occupazione” nella fascia oraria della prima mattinata, l’ora che precede la pausa pranzo e, verticalmente rispetto al palinsesto dei 7 giorni, nel weekend. Per questi spazi orari è necessario ideare proposte innovative per coinvolgere nuove categorie di utenza».
CHI FA COSA
Come realizzare questo metodo di analisi e gestione? Mi riferisco a quel famoso chi-cosa che impensierisce tutti i gestori che vorrebbero implementare i sistemi e i modelli, ma trovandosi a dover gestire molteplici attività quotidiane rischiano di restare immobili. «Partiamo dal chi: a impiegare questi strumenti di analisi e proporre soluzioni dovrebbe essere una figura che, seppur fondamentale, raramente è presente negli impianti. Mi riferisco ai manager dell’acqua, o acqua manager che dir si voglia, figura di provenienza tecnica con le seguenti competenze trasversali: • conoscenza di tutte le forme di attività acquatiche, sia verticali sia orizzontali; • trattamento chimico dell’acqua; • normative relative all’igiene e alla sicurezza; • conoscenze basilari del marketing e della comunicazione per impianti acquatici. Questa figura professionale è inoltre in grado di interagire efficacemente con i vari settori del centro e con la direzione, condividendo analisi, progetti e strategie. L’inserimento di nuove attività non può infatti prescindere
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da un’attenta e accurata analisi del mercato nel quale si opera e delle caratteristiche del proprio bacino d’utenza per evitare il pericolosissimo copia-incolla di quanto visto proporre da altre realtà o sul web. Una volta identificato il servizio da inserire, l’acqua manager può ovviamente sfruttare le competenze del proprio staff tecnico per condividere, organizzare e impostare il piano d’azione per introdurre un’attività in grado di attrarre e soddisfare gli utenti. Grazie a questa figura è inoltre possibile ottimizzare gli spazi e l’organizzazione del piano vasca, incrementandone la redditività e contenendone i costi, anche e soprattutto tramite la sua collaborazione con i settori accoglienza e marketing. Sempre basandomi sulla mia esperienza, posso affermare che sono ancora pochi gli impianti che dispongono di un professionista così completo, ma lo reputo indispensabile. Bisogna partire dalla selezione del candidato giusto, quindi sottoporlo a un programma di formazione costante, sia interna sia esterna e trasversale. In un mercato sempre più concorrenziale, nel quale i margini sono sempre più contenuti, l’unico modo per rimanere competitivi è investire su competenza e innovazione».
CONQUISTARE NUOVI TARGET
Fabrizio, hai sottolineato la necessità di introdurre attività che permettano di avvicinare e conquistare target diversi rispetto agli attuali frequentatori degli impianti natatori per saturare gli spazi orari della vasca. Potresti fare un paio di esempi di attività che permettono il raggiungimento di questo ambizioso obiettivo? «Dalle ricorrenti analisi del nostro mercato emerge che oltre il 90% della popolazione attiva, di età compresa tra i 14 ed i 74 anni, non frequenta alcun fitness club e centro sportivo. Le cause sono riconducibili a più fattori, non tutti dipendenti dagli operatori. Sforzandoci di migliorare gli elementi sui quali è possibile intervenire, dovremmo affrontare il problema partendo da un presupposto fondamentale: le piscine, e i fitness club e centri sportivi
in genere, non soddisfano i bisogni di benessere, salute, forma fisica e socializzazione delle tante persone che attualmente non li frequentano. Innovare, se non addirittura stravolgere, i paradigmi per riuscire finalmente a intercettare le grandi fette di utenza che potrebbero occupare pienamente spazi attualmente poco o parzialmente occupati è l'arduo compito degli imprenditori del settore. Partiamo dal target famiglia, ovvero adulti con bambini: l’esperienza vincente di molti impianti è stata quella di proporre attività ludico-ricreative, in particolare nei weekend, che offrono a questa tipologia di utenza un’opportunità di aggregazione, socializzazione e gestione qualitativa del tempo libero. La nascita di parchi acquatici, la presenza di gonfiabili anche in strutture indoor, gli spray park e la possibilità di affittare la vasca per feste e compleanni sono soluzioni che si stanno diffondendo perché consentono di conquistare nuove fasce di utenti. Andrebbero dunque prese in considerazione anche nella fase progettuale degli impianti. I sedentari e le persone in età matura con buona disponibilità di tempo sono un altro target al quale mirano tutti coloro che fanno dell’attività motoria la propria professione. Un pubblico perfetto per incrementare l’affluenza nelle fasce orarie più deboli del palinsesto acqua, ma per attrarlo è necessario proporre attività vicine alle sue specifiche esigenze, ovvero attività verticali, facili, personalizzabili in funzione del grado di allenamento e di salute e che consentano di socializzare. Qualche esempio? Acquawalking,
palestra in acqua e hydrobike adattate a questo target per soddisfarne le esigenze poc’anzi evidenziate». Grazie, Fabrizio, per i tuoi spunti, molto chiari e di immediata applicazione. Ci fermiamo qui, suggerendo ai lettori di riflettere sulla propria organizzazione del servizio. Questa breve serie il cui obiettivo è “smuovere le acque” proseguirà nel prossimo articolo con il quale vedremo come il marketing e la comunicazione possono contribuire a velocizzare l’acquisizione di nuovi utenti nei centri sportivi con piscina.
PAOLO GROSSO
Laureato in Scienze Motorie, è stato personal trainer e direttore tecnico, quindi ha iniziato a occuparsi di formazione e consulenza per centri fitness. È stato responsabile nazionale settore tecnico di Fitness First Italia e dal 2005 è managing director della società di consulenza Wellink.
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FABRIZIO CANTARINI
Docente professionista, è ideatore di molti programmi di allenamento in acqua. Personal trainer, idrochiesiologo e massaggiatore sportivo, negli ultimi 15 anni ha preso parte alle maggiori convention acqua in tutto il mondo.