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B2VISION SRL UNIPERSONALE Via Ripamonti, 44 - 20141 Milano Tel.02 36638601 - Fax 02 3668600 info@b2vision.com Amministratore Delegato Luciano Cristiano l.cristiano@b2vision.com Cell. 334 6970786 Direttore Responsabile Angelo Magri a.magri@b2vision.com Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Nicoletta Tobia n.tobia@b2vision.com Pubblicità e Media Planning Raffaele De Lucia r.delucia@b2vision.com Art Direction Meloria Stampa Mediagraf S.p.a. Viale della Navigazione Interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD)
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B2TRADE Editoriale Federottica e Anfao: chi ci guadagnerà dai cambi al vertice? 3 Il punto L’optometria, vittima del destino cinico e baro 5 Strategie e mercato La distribuzione ottica in Germania 6 Attualità Italia Independent: in Borsa per mantenere alti qualità e servizio 8 Progressive e dinamiche: si può imparare come venderne di più 11 La lettera di Rehak: i problemi posti, le domande sorte 14 Federottica: è partito il ricambio generazionale 16 Istituto Volta, la formazione ottica è sbarcata in Puglia 19 Amarcord Sergio Villani, l’altra metà dell’optometria 22
B2STYLE Moda Piccoli… ma fashion 28
B2EXPERT Consulente Risparmio energetico e ristrutturazioni: agevolazioni maggiori e più lunghe 34 Meditazioni Il mondo delle favole 36 Formazione Optometrista. Quale? 40 Lab Strabismi: inquadramento clinico e terminologia 42
B2TECH Lenti oftalmiche Zeiss: il marketing si fa soprattutto sul territorio 48 Lenti a contatto Ciba Vision: la partnership con gli ottici prima di tutto 52 Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio
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EDITORIALE
FEDEROTTICA E ANFAO: CHI CI GUADAGNERÀ DAI CAMBI AL VERTICE?
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n meno di una settimana, tra la fine di giugno e gli inizi di luglio, sono stati rinnovati i vertici delle due principali associazioni che governano la filiera dell’ottica, per guidarle sin quasi alla fine del decennio. Federottica ha dato vita a un vero e proprio cambio generazionale: Andrea Afragoli e Stefano Bertani, subentrati rispettivamente in qualità di presidente e di segretario nazionale a Giulio Velati e a Mauro Di Terlizzi, hanno meno di un secolo in due eppure conoscono bene i meccanismi dell’associazione e le problematiche che dovranno affrontare. Afragoli, già membro del Consiglio direttivo, ha sempre “sposato” la linea di Federottica degli ultimi anni, ma non ha mai esitato a metterci la faccia in convegni o dibattiti in cui questa linea era criticata, anche aspramente, dalla maggior parte dei relatori o degli astanti. Bertani viene dal mondo dell’imprenditoria nell’ambito del marketing e della comunicazione, ha raccolto importanti risultati come responsabile della pubblicità e promozione per Optoservice, la società di servizi di Federottica, e ora ha fatto un vero salto di qualità in termini di mansioni e responsabilità. Sulla carta, quindi, si tratta di una svolta importante, all’interno della quale non mancano le incognite, ma necessaria e foriera di buone sensazioni. Anche Anfao avrebbe potuto prendere la direzione di un cambiamento evidente, che una parte degli associati, soprattutto quelli più giovani e meno legati, territorialmente e storicamente, al distretto del Cadore, reclamava. Ha, invece, fatto una scelta parzialmente diversa, confermando il presidente uscente, Cirillo Marcolin, affiancato però da un vicepresidente con più poteri, Giovanni Vitaloni. Marcolin è già al
quarto mandato, di fatto non è più direttamente coinvolto nel sistema imprenditoriale dell’ottica, ma vanta una lunga esperienza associativa e in lui s’identifica la componente “storica” del management e della base dell’associazione. Vitaloni, pur avendo già rivestito significativi incarichi in Anfao, si può definire un giovane imprenditore, proveniente da una realtà, come Torino, fuori dai tradizionali schemi associativi, e concentra in sé il consenso non solo di quegli associati che vogliono un rinnovamento, ma anche della restante parte della struttura Anfao. Federottica ha davanti a sé appuntamenti importanti: in primis il confronto tra il suo obiettivo di riforma del profilo professionale di ottico optometrista laureato riconosciuto in ambito sanitario con le ultime disposizioni legislative, che risultano andare in un’altra direzione. Anfao, tra le varie questioni sul tavolo, deve affrontare il consolidamento di Mido, patrimonio storico dell’industria dell’ottica italiana, da alcune edizioni condizionato dalle defezioni tra gli espositori e dalla blanda risposta da parte dei visitatori, soprattutto italiani. Ai nuovi vertici delle due associazioni, dunque, il compito di dare risposte concrete, rapide e, soprattutto, chiare. Da parte nostra, invece, la puntuale disponibilità nel trasmetterle ai lettori; insieme alla costante volontà di pungolarli laddove queste risposte sembrino latitare e di stimolare un sereno e costruttivo dibattito, coinvolgendo anche chi non Angelo Magri la pensa come loro.
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IL PUNTO
L’OPTOMETRIA, VITTIMA DEL DESTINO CINICO E BARO
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n un articolo pubblicato a maggio da Ottica Italiana e ripreso, nello stesso mese, anche da B2eyes magazine, il signor Gianni Rehak, che non ho il piacere di conoscere, ricostruisce, in chiave personale, una storia di quaranta anni d’optometria italiana in cui figurano anche momenti lieti fatti di cene e vignette, ma che si conclude in modo amaro, con la constatazione del fallimento sostanziale del sogno di vedere affermata, di fronte al disinteresse del mondo della distribuzione ottica, la laurea in Ottica e Optometria. Come sempre, quando qualcosa accade, soprattutto se ciò si verifica in tempi lunghi e quaranta anni sono in effetti tanti, qualche perché deve esserci e ci si dovrebbe impegnare nel capirne le motivazioni, farne tesoro e correre ai ripari. Il signor Rehak, viceversa, imputa alle scuole di ottica, al “basso livello” dei loro corsi di abilitazione che rilasciano e dei corsi in optometria che fanno - a proposito, le scuole di ottica condividono questo giudizio? - la responsabilità di esercitare una concorrenza sleale in nome dell’“ottimo business” e della “fornitura di mano d’opera a basso prezzo alla grande distribuzione”. Il confronto sul piano qualitativo fra insegnamento e formazione ottica/optometrica, fornita dalle scuole e quella delle università, non sembra possa essere sostenuto con successo, tenuto conto dei problemi di sopravvivenza che molti corsi universitari hanno per carenza di studenti e della conseguente difficoltà a fare selezione, dell’ambito in cui sono tenuti - che non è certo confrontabile a quello dei corsi anglosassoni riferimento di tutta l’optometria - e del fatto, non secondario, che gli insegnanti delle scuole di ottica e quelli dei corsi universitari sono, in molti casi, gli stessi. Inoltre, nel passaggio dalla descrizione dell’epopea dell’optometria (obiettivo: professione di optometrista) al momento dell’istituzione del corso di laurea (che non comporta il riconoscimento della professione) in Ottica e Optometria si cade in una discontinuità logica, che peraltro non è la sola. Perché si innesta il termine ottica su quello di optometria? Forse per gratificare gli ottici o, magari, per appropriarsi di quel riconoscimento professionale che quaranta anni di lotte e di governo delle associazioni non Danilo Fatelli hanno saputo ottenere?
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STRATEGIE E MERCATO
LA DISTRIBUZIONE OTTICA IN GERMANIA Nel paese più opulento d'Europa il format distributivo prevalente, ottica inclusa, è il discount
di Danilo Fatelli
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a Germania è il paese più popoloso e con la più alta densità di abitanti per km quadrato dell’Europa occidentale; quello, fra i grandi paesi, con il reddito pro-capite più alto, con la più alta spesa pro-capite per i consumi e con un sistema economico le cui dinamiche non hanno risentito della crisi che sta devastando il resto d’Europa. Dal punto di vista sociale la Germania, nazione politicamente stabile anche se di stampo semifederalista, con una forte autonomia dei Land (regioni), è connotata da due peculiarità, le quali rappresentano anche due problemi, che incidono sulle caratteristiche della distribuzione e sulle sue specificità: il lento e faticoso assorbimento dell’ex Germania orientale e la massa di immigrati dominata da 2.700.000 turchi. Nello scenario che abbiamo sinteticamente descritto sembrerebbero esserci le premesse per la presenza di un sistema distributivo articolato, ma comunque basato sul lusso e sulla ricchezza dell’offerta; viceversa il sistema distributivo tedesco, in tutti i
Francoforte, un ottico indipendente produttore di montature in corno
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STRATEGIE E MERCATO
suoi segmenti, è fondato sui discount e sulla convenienza dei prezzi e il lusso rappresenta una nicchia consistente, ma non caratterizzante del sistema stesso. Non a caso il discount, nato in Germania e inventato dai fratelli Albrecht, con l’insegna Aldi (da Albrecht discount), è un gigante multinazionale, presente in quasi tutto il mondo così come i suoi numerosi competitor, Lidl, Netto, Rewe, ecc. Tutto il sistema distributivo dei beni di largo consumo tedesco è diviso in due segmenti, quello basato sulla convenienza che abbiamo descritto - dominato da sei multinazionali - e l’altro, di nicchia, che copre sì e no il 10% dei consumi in cui sono presenti catene locali e imprese individuali. In questo quadro l’ottica non poteva fare eccezione. Così la distribuzione specializzata ha due protagonisti: Fielmann, di cui abbiamo parlato nel numero scorso, e Apollo, ramo tedesco della Hal Investments, presente in Italia con l’insegna Avanzi. A questi due giganti della distribuzione si aggiungono alcune catene locali che hanno un approccio simile, mentre tutto il resto vede protagonisti ottici indipendenti, protesi nello sforzo di differenziare la propria offerta e di non rimanere coinvolti nella guerra dei prezzi. La presenza delle catene Le politiche commerciali di Fielmann sono tese a valorizzare, come abbiamo visto, la profondità della propria offerta che comprende prodotti di marca usati come riferimento, poggiata sullo zoccolo duro dei prodotti a proprio marchio che offre in modo omogeneo nei quasi 700 punti vendita che ha in Germania e in alcuni paesi limitrofi. L’altro protagonista, anche lui con forte impronta di convenienza e discount, è presente in Germania con oltre 800 negozi di ottica con
Sempre a Francoforte, una filiale Apollo espone sul marciapiede offerte promozionali di occhiali da sole
insegna Apollo e con altre insegne minori, prevalentemente di grande superficie, ubicati nelle vie pedonali e nei centri commerciali. L’offerta di Apollo si avvale di un pressing promozionale costante lungo tutto l’arco dell’anno, basata sulla convenienza dei pacchetti di offerta (3 occhiali, uno pagato – 4 confezioni di lenti a contatto, 3 pagate) o su prezzi di richiamo mostruosamente bassi. In questo momento Apollo offre un occhiale da vista con lenti monofocali a 19 euro. La comunicazione attraverso il merchandising del punto vendita, l’organizzazione del layout dei negozi, l’assortimento e la preparazione ottico commerciale dei dipendenti (nei negozi Apollo che ho visitato c’erano solo ottici diplomati) fanno sì che, come nel caso di Fielmann, i prodotti più venduti non siano quelli in promozione, ma solidi prodotti ottici di prezzo medio remunerativo. Anche nel caso di Apollo sono presenti prodotti di molte marche con pochi
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modelli ciascuna e, naturalmente, moltissimi prodotti a marchio di valore e prezzo differenziato. Il giro d’affari delle insegne dei due gruppi e quello di catene minori, come Bode Optik, copre più del 55% del mercato dei prodotti ottici in Germania. Come si differenziano gli ottici indipendenti Gli ottici indipendenti puntano sulle location di pregio e sulla differenziazione dalle catene attraverso due approcci diversi: uno basato sulla forte presenza delle marche, quasi esclusivamente quelle di Luxottica in modo molto simile ad alcuni negozi italiani, mentre molti altri puntano su marche di estrema nicchia e un numero non indifferente offre prodotti artigianali di loro produzione. In genere si tratta di montature di qualità in materiali pregiati, quali alcuni metalli e soprattutto il corno, offerti a prezzi molto alti. Evidentemente dalla vetrina di questi negozi sono banditi prezzi e promozioni.
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ATTUALITÀ
ITALIA INDEPENDENT: IN BORSA PER MANTENERE ALTI QUALITÀ E SERVIZIO Il gruppo si è quotato sul mercato Aim con l’obiettivo di finanziare la crescita e proseguire sulla strada dell’internazionalizzazione
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talia Independent Group ha debuttato il 28 giugno sul mercato azionario, con un prezzo fissato a 26 euro ad azione. Il via libera è giunto dopo un collocamento istituzionale non rivolto al pubblico che ha visto l’offerta di 525 mila azioni: 425 mila sono titoli di nuova emissione, mentre i restanti sono stati messi in vendita dagli attuali azionisti. In totale si può considerare collocato il 27% del capitale, con un introito complessivo di circa 15,7 milioni di euro e, come spiega il comunicato di ammissione di Borsa Italiana, con una capitalizzazione di partenza del gruppo pari a 57,4 milioni. La scelta di Italia Independent Group, attiva nel mercato dell’occhialeria, dei prodotti lifestyle e della comunicazione, di quotarsi sul mercato alternativo dei capitali dedicato alle piccole aziende ha anche un significato emblematico: va letta come un segno di fiducia e riconoscimento per l’Italia oltre che una valida alternativa di crescita per tutte le pmi del paese. «Certo l’approdo in Borsa è una mossa non convenzionale, per una società che ha una dimensione come la nostra – commenta Andrea Tessitore, amministratore delegato di Italia Independent Group - ma è anche la dimostrazione che un’azienda sana e competitiva, anche se picco-
di Nicoletta Tobia
la, può affrontare un progetto come questo. Soprattutto in un momento in cui lavorare con il sistema bancario è diventato complesso: la pmi va capitalizzata. Quando abbiamo deciso di andare avanti con questa operazione, a una cosa tenevamo prima di tutto: mantenere quell’indipendenza che è implicita già nel nostro nome anche a livello di gruppo e di management. Fare entrare un azionista con una quota del 25–27%, pari a quella che abbiamo collocato sul mercato, avrebbe avuto un peso rilevante, sarebbe stata limitata la nostra autonomia. E neppure aprire a un fondo di private equity, che entra già nell’azionariato con il proposito di uscirne, dopo un lasso di tempo determinato, ci è parsa una soluzione percorribile. Abbiamo voluto degli azionisti che credessero nell’azienda e nel progetto e condividessero con noi le sfide». Per presentare la società a potenziali investitori internazionali, i manager del gruppo hanno intrapreso un roadshow che ha toccato Milano, Parigi, Londra e Ginevra. «L’iniziativa ha riscontrato un grande interesse – sottolinea Tessitore – L’Italia, nel settore dell’ottica, ha una grande credibilità, un forte appeal e una leadership riconosciuta. Se gli investitori si trovano di fronte un management serio e a un piano di sviluppo credibile sono disposti a investire anche in una piccola
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Andrea Tessitore, amministratore delegato di Italia Independent Group
impresa italiana». Il Gruppo ha chiuso il 2012 con un giro d’affari pari a 15,6 milioni di euro, di cui oltre il 70% è realizzato sul mercato domestico, un Ebidta a circa 3 milioni di euro e fa profitti già dal 2011. «È una società sana, che sta crescendo e con la quotazione potrà farlo con maggior velocità», commenta Tessitore. I progetti post-quotazione parlano innanzitutto di una decisa spinta verso i mercati esteri per questa azienda che si pone obiettivi ambiziosi in termini di internaziona-
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Lo store monomarca di Rivoli, che propone anche un servizio di lenti oftalmiche abbinato alle montature del gruppo, in partnership con Essilor
lizzazione del brand. Un processo già avviato nel 2012 seguendo una chiara strategia che punta a scenari ad alto potenziale in cui penetrare in modo diretto. I-I ha infatti aperto una sede a Miami per presidiare il mercato americano, fondamentale per il marchio, e due unità locali a Parigi e Barcellona, dove viene replicato il modello di business italiano, da cui gestire il mercato europeo. Al tempo stesso la raccolta di capitali sul mercato servirà a investire con rinnovata energia sullo sviluppo dei prodotti lifestyle e sulle azioni di co-marketing con altri marchi di primaria importanza, come già accaduto, ad esempio, con Smeg, Vertu e Borsalino, solo per citarne alcuni. Intanto l’azienda sta lavorando a importanti collaborazioni con due player internazionali del settore, ancora top secret, seguendo una tendenza nel mercato dell’eyewear ad associarsi per essere più forti e acquisire un maggiore vantaggio competitivo.
«In Italia il nostro sviluppo è soprattutto nel wholesale, oltre che nel retail – prosegue l’amministratore delegato di Italia Independent Group – Gli shop in shop stanno riscuotendo un grande successo: si tratta di un concept unico e innovativo, che riesce a dare elementi di unicità e distintività ai partner ottici e a noi permette di penetrare il mercato italiano in modo importante ed evidente. Uno degli obiettivi della quotazione sarà proprio dare ancora più qualità e servizio a chi ci è stato vicino fino a ora, a tutti quegli ottici che hanno dimostrato riguardo verso il brand e hanno riconosciuto nella nostra offerta un prodotto ad alto sell out e credibile al pari dei marchi più grandi». Per quanto riguarda il mondo dei monomarca di Italia Independent, quest’anno il gruppo, in un’ottica di espansione del mercato, ha avviato una partnership con Essilor mirata a valorizzare l’offerta e spingere le
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vendite del vista con l’obiettivo di proporre ai clienti un servizio completo di fornitura e assistenza su lenti oftalmiche di qualità, da abbinare alle montature del marchio, implementato per il momento solo nello store di Rivoli. L’obiettivo è di estendere il servizio, dopo una fase test, anche agli altri monomarca, impiegando ottici altamente specializzati all’interno dei punti vendita. Ma questo non rischia in qualche modo di cannibalizzare gli shop in shop? «Naturalmente siamo molto attenti nelle nostre valutazioni e non ne apriamo nelle aree vicine ai nostri monomarca, a meno che il bacino d’utenza non sia tale da permetterne la coesistenza», commenta Tessitore. Intanto, dopo l’inaugurazione del decimo negozio monomarca a Trieste, l’azienda ha ufficializzato l’apertura di un nuovo punto vendita a Milano, nel Quadrilatero della moda, per la fine dell’anno.
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ATTUALITÀ
PROGRESSIVE E DINAMICHE: SI PUÒ IMPARARE COME VENDERNE DI PIÙ Vision Group ha dato vita a un innovativo progetto formativo per gli affiliati, volto alla qualificazione del servizio e improntato al modello “laboratorio di lavoro”. Un percorso di addestramento operativo che consente di raggiungere obiettivi concreti
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l primo corso ispirato a questo modello è stato dedicato alle lenti progressive e dinamiche e, come ben dimostrano i primi dati concreti che si è potuto raccogliere, è stato un successo. Segno che le nozioni apprese dai 49 partecipanti, titolari e collaboratori di centri ottici affiliati Vision Group di Liguria e Piemonte, non sono rimaste mere astrazioni, ma sono state efficacemente messe in pratica, con positivi riflessi sulle vendite. Ma cosa si intende con laboratorio di lavoro? Si tratta di un percorso caratterizzato da un approccio completamente nuovo, che prevede una formazione integrata, poiché implica un vero e proprio addestramento operativo, attraverso la spiegazione e la messa in pratica di modalità di comportamento e azioni da intraprendere per realizzare un obiettivo. Il progetto si articola in tre fasi, per una durata complessiva di 90-120 giorni: preparazione, percorso di formazione e verifica dei risultati.
di Nicoletta Tobia
Un momento del corso di formazione in aula tenuto da Walter Veratti a Dogliani, in Piemonte, alla fine di maggio
Durante la fase di preparazione di questo primo corso si è proceduto a un’analisi approfondita della situazione commerciale di ogni punto vendita coinvolto, attraverso specifiche ricerche inserite nei software gestionali quotidianamente utilizzati dai
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centri ottici. Nella successiva fase di formazione in aula, suddivisa in due giorni (il 24 marzo a Noli, in Liguria, e il 26 maggio a Dogliani, in Piemonte) e gestita dall’ottico Walter Veratti, formatore e “garante” dell’efficacia di un metodo da lui stesso sperimen-
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tato con successo, è stato spiegato ai partecipanti quali siano le argomentazioni, l’approccio e i comportamenti virtuosi da adottare per raggiungere un risultato concreto e di primaria importanza: spingere le vendite di lenti progressive e dinamiche, due categorie che presentano ancora ampi margini di sviluppo. Che il percorso formativo abbia avuto un esito positivo lo attestano non solo le testimonianze degli ottici presenti, ma anche le prime analisi effettuate sul venduto, che è stato possibile raccogliere in fase di verifica. I partecipanti infatti hanno dichiarato di aver imparato ad approcciare in maniera proattiva, decisa e convincente i clienti e a interagire secondo le necessità richieste, proponendo con maggiore frequenza e con argomentazioni efficaci l’uso di lenti dinamiche e progressive. “Ho avuto una conferma che la strada giusta sia continuare a incentivare la proposta di degressive e progressive. Ho deciso inoltre di addestrare di più tutti i collaboratori”; “Ho migliorato il modo in cui propongo le lenti degressive ampliando il discorso con il cliente, sfruttando ciò che ho
imparato in aula”; “Ho utilizzato un approccio diverso nella proposta di correzione del vicino, anche per non utenti specifici di computer”: sono alcuni dei commenti espressi dagli ottici al termine della formazione. E quali sono i risultati ottenuti? Vendite di lenti progressive in molti casi raddoppiate o comunque incrementate, aumento del numero di occhiali a focale variabile proposti anche al presbite che si era rivolto al centro per l’acquisto di monofocali (anche solo per un semplice premontato), presa di coscienza delle opportunità fornite dalle lenti a focale variabile per le distanze intermedie e miglioramento del dialogo con il cliente che viene avvertito più attivo e partecipe, hanno dichiarato i partecipanti. Che non si tratti solo di percezioni soggettive lo si evince incrociando i numeri: da un primo raffronto tra il venduto dell’intero 2012 e dei primi 5 mesi del 2013 è emerso, infatti, uno spostamento delle vendite dalle mono e bifocali a favore delle dinamiche e delle progressive, con incrementi che sfiorano in molti casi i 2-3 punti percentuale. Per alcuni affiliati si può invece parlare di assestamento
o di leggera flessione, soprattutto in presenza di volumi già buoni. Tenendo conto che la formazione vera e propria del corso è iniziata a marzo, si può desumere che l’ottico abbia modificato il proprio approccio e messo in atto una nuova modalità di comportamento, in grado in pochi mesi di determinare modifiche non irrilevanti nelle vendite. Ed essendo la vendita delle progressive e delle dinamiche più complessa, significa che il professionista ha saputo argomentare in maniera efficace il prodotto a un cliente che, soddisfatto, facilmente tornerà nel centro ottico. Con il secondo incontro d’aula il Progetto lenti progressive e dinamiche 2013 non è però concluso. Innanzitutto si procederà a una successiva comparazione dei dati, per verificare se dal primo trimestre in avanti ci sarà stato un ulteriore miglioramento. Nei mesi a venire, inoltre, i partecipanti continueranno a essere assistiti con una serie di supporti messi a disposizione dal gruppo, come materiali pop, attività di marketing sul punto vendita concordate con la sede, un blog per dialogare con il relatore e con i colleghi e così via.
L’INCREMENTO DELLE VENDITE DI LENTI DINAMICHE E PROGRESSIVE DOPO I PRIMI MESI DI CORSO RISPETTO AL 2012
Inizio progetto: 15 febbraio 2013 Primo incontro in aula: 24 marzo 2013
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LA LETTERA DI REHAK: I PROBLEMI POSTI, LE DOMANDE SORTE Ho letto con estremo interesse la “lettera aperta agli optometristi laureati” di Gianni Rehak pubblicata su questa rivista nel numero scorso. Interesse sicuramente acuito dal fatto che sono docente sia presso un corso di laurea in Ottica e Optometria (quello dell'Università degli Studi di Firenze) sia presso una scuola di ottica (l'Istituto Regionale Studi Ottici e Optometrici di Vinci). Ma non essendo un optometrista (sono un fisico) e non essendo dipendente di nessuno dei due enti prima citati (appartengo all'Istituto Nazionale di Ottica del CNR) posso forse osservare la situazione con un certo distacco
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di Alessandro Farini Istituto Nazionale di Ottica-Consiglio Nazionale delle Ricerche
a lettera pone alcuni problemi interessantissimi: quello su cui non sempre riesco ad associarmi è la sicurezza di alcuni giudizi. Probabilmente per la mia scarsa esperienza (nascevo quando Rehak era già ottico optometrista diplomato da vari anni) non riesco ad avere la stessa nettezza di giudizio. Provo a mettere in pubblico alcune delle domande che ho, per vedere se ne possa nascere un dibattito che mi permetta di raggiungere la stessa sicurezza di Rehak. Ad esempio nella lettera si dice: "Ci amareggia che solo il 20% dei figli e nipoti degli ottici-optometristi frequenta i sette corsi di laurea in Ottica e Optometria". Perché questo dovrebbe amareggiarci? Capisco che l'osservazione nasce probabilmente dal fatto che si possa pensare che se uno ha visto in famiglia un padre e una madre appassionati al proprio lavoro, que-
Alessandro Farini
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sto debba generare nei figli la stessa passione. Ma ciò non è (fortunatamente?) sempre detto. Conosco molti colleghi fisici appassionati, grandi ricercatori e divulgatori, i cui figli hanno scelto facoltà umanistiche, senza che questo sia minimamente un giudizio su nessuno. Anzi, quando io trovo una persona che fa molto bene il proprio lavoro, non nasce in me il desiderio di fare il suo stesso lavoro, ma piuttosto la voglia a seguire la mia inclinazione allo stesso modo con cui lui ha evidentemente seguito la sua. Infatti, quando ci accorgiamo che i figli dei politici fanno i politici e che i figli di notai fanno i notai, spesso abbiamo un meccanismo inconscio di fastidio. Ma in realtà, come detto all'inizio, non ho certezze e quindi faccio fatica a essere amareggiato o lieto per questa differenza vocazionale tra genitori e figli. Si parla poi nella lettera di diplomi di optometria rilasciati da organizzazioni che non giungeranno mai al livello universitario. Ora è evidente a tutti che l'Università ha un grandissimo vantaggio rispetto ad altre strutture: l'Università è l'unico luogo dove, strutturalmente e per statuto, didattica e ricerca devono marciare insieme. Questo rende l'Università un punto eccezionale di crescita umana e professionale. Ho però recentemente partecipato a una giornata dell'Irsoo di Vinci in cui alcuni studenti del corso di Optometria organizzato dalla scuola hanno presentato i loro lavori di tesi. Ho assistito a presentazioni interessanti e a ragazzi assai motivati. D'altronde in molti casi mi sono accorto che i docenti universitari delle materie più
professionalizzanti coincidono con i docenti delle scuole. Inoltre talvolta gli studenti delle scuole (parlo almeno per le istituzioni a me note) riescono a fare un numero di ore di ambulatorio maggiore rispetto agli studenti universitari. Non so assolutamente se questo li porti a essere dello stesso livello, sotto o sopra gli studenti universitari, cui devono sicuramente invidiare una robustissima preparazione di base. Quello che so è che a Vinci, dove Università e scuola condividono la stessa sede, lo scambio di idee tra queste due “classi” di studenti porta solo benefici, come sempre accade quando si incontrano persone con percorsi diversi. Una cosa è certamente vera. Mentre il livello medio offerto dalla preparazione delle varie Università è abbastanza omogeneo, lo stesso non si può dire della preparazione offerta dalle varie scuole. Avendo avuto come studenti ai corsi di Optometria persone che provenivano da varie scuole italiane, posso sicuramente assicurare che nel nostro paese convivono strutture di eccellenza con altre assai meno formative. Una bat-
IN CATTEDRA ALL’UNIVERSITÀ E ALL’IRSOO Alessandro Farini è un fisico laureato presso l’Università di Firenze, dove ha conseguito anche la specializzazione in Ottica. È il responsabile del Laboratorio di Ergonomia della Visione dell’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (INO-CNR). Il Laboratorio di Ergonomia della visione è
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taglia interessante sarebbe quella di cercare di omologare (sperabilmente verso l'alto) anche tale livello. Concludo con un'osservazione sullo slogan “Misurare, Prescrivere, Fornire”, presentando un altro dei miei numerosi dubbi. Se da un lato capisco che il “fornire” sia parte irrinunciabile della soluzione ai problemi visivi di una persona, dall'altro mi rendo anche conto di come esso rischi di prestare il fianco ad attacchi non sempre nati dal pregiudizio. Troppo spesso, infatti, l'attenzione delle persone si centra sul “fornire” e la scelta del professionista si basa sulla percentuale di sconto che offre, più che sulla reale professionalità. Talvolta il lavoro di optometristi bravissimi è sottostimato perché offerto “gratis” all'interno della fornitura. Mi scuso per i molti dubbi che ho presentato. Una certezza però mi accompagna: quella che la visione umana è tema così affascinante da permettere a tutti di dibattere su questi temi avendo a cuore soprattutto il desiderio di sollevare impercettibilmente, giorno dopo giorno, il velo sul mistero del vedere.
dedicato alla Psicofisica Applicata, in particolare allo studio dell’illuminazione e dell’ottica oftalmica. È docente di Fotofisica del processo visivo e di Psicofisica presso il corso di laurea in Ottica e Optometria dell’Università di Firenze, nonché docente di Ottica Applicata ed Ergonomia della Visione presso l’Irsoo di Vinci.
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Federottica ieri e oggi: da sinistra, Stefano Bertani, Giulio Velati, Andrea Afragoli, Mauro Di Terlizzi e Andrea Mineo
FEDEROTTICA: È PARTITO IL RICAMBIO GENERAZIONALE Andrea Afragoli e Stefano Bertani sono rispettivamente il nuovo presidente e il nuovo segretario nazionale dell’associazione di categoria, aderente a Confcommercio: subentrano a Giulio Velati, rimasto dieci anni alla presidenza, e Mauro Di Terlizzi, da quarant’anni alla “macchina” della struttura
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ndrea Afragoli, bolognese di 48 anni, che già faceva parte del direttivo di Federottica, avrà il compito di guidare la categoria per il quinquennio 2013-2018. È stato il nuovo Consiglio direttivo,
di Angelo Magri
che si è riunito il 1° luglio a Roma, a eleggere il presidente, insieme ai tre vicepresidenti: Luigi Polzotto per il Nord Italia, Luigi De Luca per il Centro e Domenico Brigida per il Sud e le Isole. Amministratore di Federottica è stato confermato Andrea Mineo. Nominati anche gli altri membri della nuova Giunta
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esecutiva: Marco Barajon, Domenico Brigida, Carlo Ghiotto, Andrea Rattaro, Michela Salerno e Barbara Venturi. Oltre a Velati, Federottica «saluta anche un'altra figura storica: è Mauro Di Terlizzi che, dopo quarant'anni in cui da segretario nazionale ha seguito tutte le princi-
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Giulio Velati è stato presidente di Federottica dal 2003 fino al giugno scorso
pali vicende della categoria, passa il testimone a Stefano Bertani», commenta un comunicato dell'associazione. Bertani, imprenditore e manager milanese, 43 anni, dal 2006 si occupava di pubblicità, promozione e altre attività per Optoservice, la società di servizi di Federottica. Ecco l'elenco dei nuovi consiglieri dell'associazione: Andrea Afragoli, Luigi Polzotto, Gianni Allodi, Bruno Maestrelli, Andrea Mineo, Luigi De Luca, Barbara Venturi, Giuseppe Sicoli, Carlo Ghiotto, Marco Barajon, Domenico Brigida, Michela Salerno, Francesco Del Governatore, Alberto Benzoni, Marco Benedetti, Paolo Carelli, Maria Assunta Gorgoni, Marco Lollini, Giovanni Dosso, Domenico De Stefano e Mario Casciano. Il nuovo collegio sindacale di Federottica è, invece, composto da Pier Ernesto Savorelli (presidente), Roberto Viavattene, Luca Danesini, Valeriano Coerezza (supplente) e Graziano Zangrande (supplente). Il nuovo collegio dei probiviri, infine, è composto da Giuseppe Ciarfera, Marco Vai e Roberto Cerioli.
VELATI: DIECI ANNI STIMOLANTI E COSTRUTTIVI «Stimolanti perché si sta ulteriormente concretizzando uno degli obiettivi primari che mi ero prefissato quando, nel 2003, assunsi l'incarico di presidente di Federottica: l'ampliamento del numero dei corsi di laurea in Ottica e Optometria, condicio sine qua non perché la nostra professione abbia un futuro - spiega Giulio Velati, rimasto alla presidenza di Federottica dal 2003 al 2013 - Ma anche molto costruttivi, soprattutto gli ultimi, durante i quali si è finalmente ricreato un rapporto di collaborazione con le altre categorie che gravitano intorno al mondo della visione, sempre nel rispetto delle reciproche professionalità e a pari dignità». Qual è stato il momento che non dimenticherà mai e, invece, il più deludente di questo decennio da presidente di Federottica? «Il più bello sicuramente assistere alla discussione di laurea e al conseguimento del diploma accademico da parte dei primi laureati in Ottica e Optometria ricorda Velati - Il più brutto il rendersi conto che determinate realtà della nostra categoria facessero in modo di rinnegare spudoratamente gli obiettivi precedentemente condivisi e sottoscritti». Infine, cosa si sente di suggerire al suo successore? «Di continuare ad amare questa professione, per il bene di tutta la categoria», afferma il professionista di Gallarate.
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Mondiale dell’Ottica
PARIGI
ATTUALITÀ
ISTITUTO VOLTA, LA FORMAZIONE OTTICA È SBARCATA IN PUGLIA La scuola di ottica, nata due anni fa all’interno dell’istituto professionale, punta a mantenere elevata l’offerta formativa, anche grazie a partnership e collaborazioni con tutta la filiera
di Angelo Magri
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n biennio per l’abilitazione in ottica, con due classi, venticinque studenti dal lunedì al venerdì e quindici nel week end: sono i numeri del corso partito nel 2012 presso l’Istituto di Formazione Professionale "A. Volta", con sede a Bari. «E con l’anno scolastico 2013/2014 prenderà il via anche il corso di optometria annuale e biennale – spiega Vincenzo Calò, fondatore e direttore della scuola professionale, avviata nel 1997 a Laterza, in provincia di Taranto, trasferita dieci anni fa ad Altamura, una cinquantina di chilometri a ovest di Bari, e ora ubicata nel capoluogo pugliese – La stessa professionalità e qualità impiegate nei corsi di estetista e acconciatore le abbiamo messe in campo anche per un settore importante come quello dell’ottica: lo dimostra
il fatto che siamo stati i primi in Puglia a essere autorizzati a svolgere i corsi di ottica anche nel fine settimana e che i nostri studenti, provenienti prevalentemente da Puglia e Basilicata, ai quali vorremmo presto dare anche l'opportunità di vitto e alloggio in città, devono rispettare almeno il 70% delle ore di frequenza». Un altro aspetto qualificante la scuola barese è lo staff dei docenti. «Al momento di partire con questa proposta formativa mi sono servito della professionalità, dell'esperienza e della serietà di Giuseppe Bux, che in passato aveva già ricoperto
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Vincenzo Calò, fondatore e direttore della scuola professionale pugliese
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Giuseppe Bux è uno dei docenti del ramo di ottica all'interno del Volta
l’incarico di direttore in un'altra scuola professionale a Bari – ricorda Calò – Non solo lui, comunque, ma anche il figlio Sabino, Costantino Gesualdo, Vincenzo Ficco, Felice Mastrandrea e altri professionisti pugliesi sono tra i docenti del ramo di ottica all’interno del Volta». Bux e Gesualdo, insieme a Michele Cassano, sono stati i promotori di Design Your, l’evento che si è svolto a metà maggio ad Altamura e di cui l’Istituto Volta è stato uno dei partner ufficiali. «Siamo soddisfatti del movimento di ottici nelle due giornate di manifestazione e della visibilità che la nostra scuola ha avuto, grazie a questo evento indipendente», sottolinea ancora Calò, che punta ad avviare nuove collaborazioni. «Alcune sono già attive, come quelle con Essilor e Weco che ci hanno fornito la strumentazione per i due laboratori di ottica presenti all'interno della scuola – spiega – Inoltre sono già venuti alcuni manager del settore ad affrontare importanti tematiche professionali: Alessandro Chitotti, country manager di Charmant Italia, ha tenuto un seminario sugli occhiali in titanio, mentre Alberto
Rolo di Optical Lens ha realizzato un corso sulle lenti a contatto prostetiche. Il nostro obiettivo è organizzare anche qualche convegno
ANCHE INFORMATICA E SANITÀ NEL “CURRICULUM” DELL’ISTITUTO L’I.F.P. “A. Volta”, Istituto di Formazione Professionale, dal 1997 svolge corsi di formazione riconosciuti dalla Regione Puglia e dalle Province di Bari e di Taranto ai sensi della Legge n° 845/78 e successive modifiche. Negli anni ha organizzato numerosi corsi di formazione professionale in vari settori: settore socio sanitario, informatico, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, riqualificazione del personale pubblico e privato. Dal 2005 l’Istituto Volta è diventato anche una scuola professionale per estetiste e acconciatori (ex parrucchieri), rilasciando attestati validi ai fini delle licenze necessarie per avviare una professione in proprio. Inoltre è Ei-Center EIPASS, centro accreditato in cui, oltre a
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all’interno della nostra struttura e dare vita a una collaborazione con le Università e con le associazioni di categoria».
sostenere gli esami, è possibile seguire corsi di formazione in aula, finalizzati al conseguimento della Certificazione Informatica Europea EIPASS, che comporta l’attestazione e il riconoscimento a livello comunitario delle competenze informatiche. Nel 2011 il Volta è stato autorizzato dalla Provincia di Bari, con parere favorevole del ministero della Salute, a svolgere i corsi abilitanti alla professione di ottico. L’Istituto è azienda sostenitrice dell’Unicef, principale organizzazione mondiale per la tutela dei diritti e delle condizioni di vita dell’infanzia e dell’adolescenza. Inoltre nel 2012 l’Istituto pugliese ha ottenuto la certificazione di qualità Iso 9001 relativa ai corsi di formazione professionale in estetista, acconciatore e ottico.
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SERGIO VILLANI, L'ALTRA METÀ DELL'OPTOMETRIA Da oltre mezzo secolo è amato o criticato, considerato un innovatore oppure uno che ha cercato scorciatoie per la professione. Insomma, una vita sempre sul ring. Come quando sul ring ci andava per davvero e non veniva messo al tappeto da un futuro campione del mondo come Sandro Mazzinghi...
P di Angelo Magri
er 22 anni non ci aveva più messo piede. Ci è tornato nell'estate di due anni fa, quando l'attuale direttore, Alessandro Fossetti, lo aveva voluto accanto a sé e agli studenti, di oggi e di ieri, a un incontro organizzato per celebrare proprio chi la scuola di ottica di Vinci l'aveva vissuta, frequentata, amata. Ecco perché Sergio Villani, a quell'appuntamento, non poteva proprio mancare. La storia di Villani per molti anni viaggia di pari passo con quella di Vasco Ronchi, fisico toscano, fondatore e storico direttore dell'Istituto Nazionale di Ottica di Arcetri, recentemente tornato alla ribalta con la scomparsa di Margherita Hack, che ne è stata insegnante nell'immediato dopoguerra, scelta proprio da lui. «Nel '56, all'età di 22 anni, mi diplomai in ottica ad Arcetri, quindi mi trasferii a Milano alla Filotecnica Salmoiraghi: qui facevo l'istruttore degli ottici che sarebbero poi entrati nei negozi dello storico gruppo in tutta Italia», ricorda Villani. In uno di questi, precisamente a Ferrara, entra in contatto con alcuni funzionari dell'Ufficio d'Igiene locale e gli viene la prima di quelle idee che, ancora oggi, lo rendono
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Nella pagina a fianco: Sergio Villani sul ring nel 1951, all'età di 17 anni: da giovane ha praticato pugilato a buoni livelli, incrociando i guantoni con atleti che poi sarebbero diventati campioni di fama internazionale, come i fratelli Mazzinghi Marzo 1972, primo Congresso di Optometria alla scuola di Vinci: al centro, tra Sergio Villani e Vasco Ronchi, si riconosce il sindaco della località toscana, Cesarino Allegra, cui si deve l'insistenza per portare lì la struttura formativa per i futuri optometristi
me ne affida la docenza. Nel frattempo porto a termine il primo testo italiano di optometria, di ben 1.230 pagine», racconta Villani. In quegli anni Vasco Ronchi era già una personalità per l'ottica italiana, un fisico conosciuto a livello nazionale e non solo: da direttore dell'Istituto di Ottica di Arcetri cercava una sponda politica e logistica per dare vita all'optometria in Toscana, che però ad Arcetri non trovava l'appoggio e gli spazi sufficienti. Il suo sogno era Fiesole, nei pressi della quale, a Castel di Poggio, fu organizzato in quegli anni un Congresso dell'Aoi, associazione di ottici che aveva avuto come soci onorari, tra gli altri, Guglielmo Marconi e Vittorio Emanuele III. Ronchi, peraltro, un personaggio unico nel panorama dell'ottica e dell'optometria italiana. «Perché non organizzare un depistage o, come si direbbe oggi, uno screening per gli studenti delle scuole materne ed elementari, così da valutare la loro efficienza visiva? Quei funzionari, seppur stupiti dalla proposta, mi danno retta: così a Ferrara invece di rimanerci sei mesi, come da programma, ci porto anche mia moglie e ci restiamo molti anni in più, tanto che nel '64 vinco il concorso per un posto da ottico optometrista all'interno del Comune, presso la Divisione Ufficio d'Igiene e Sanità. Nella città emiliana rimango altri quattro anni, fino al '68, quando ad Arcetri viene avviato il primo corso biennale di optometria per ottici in Italia, realizzato dalla Fondazione Ignazio Porro, presieduta da Vasco Ronchi, che
Villani e Ronchi sono con Giorgio Abetti, illustre astronomo, già direttore dell'Osservatorio di Astronomia di Arcetri, al quale oggi è dedicato
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Sempre nei primi anni '70 e sempre sotto lo sguardo vigile di Ronchi, Villani mostra la strumentazione dell'Istituto di Vinci a Giuseppe Vedovato, a lungo parlamentare democristiano, che all'epoca della visita alla scuola toscana era senatore
aveva ricevuto le chiavi della città da Vinci, grazie ai suoi lavori scientifici su Leonardo. Fiesole o Vinci, dunque? Un giorno Ronchi ricevette una telefonata: il Comune era disposto a offrirgli una
struttura per ospitare la nuova scuola di optometria e di contattologia. Ronchi era convinto che dall'altro capo della cornetta ci fosse il sindaco di Fiesole... in realtà era quello di Vinci, Cesarino
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Allegra. Fu così, per un fraintendimento che si sarebbe rivelato fortunato, che nacque la scuola oggi conosciuta come Irsoo. «Siamo nel 1970: dopo che Vasco Ronchi conclude la trattativa con il sindaco di Vinci, affida a me la direzione della nuova struttura scolastica; quindi nuovo trasferimento, con tutta la famiglia, e nuova avventura professionale. Un'avventura che durerà per quasi vent'anni, fino al 1989, quando lascerò definitivamente la direzione di quello che nel frattempo era diventato l'Istituto Regionale Superiore di Ottica e Optometria». Negli anni '70 Ronchi era ancora direttore di Arcetri: vi rimase fino al '77, quando, per raggiunti limiti di età, lasciò il timone a Tito Arecchi, che diede una svolta all'Istituto fiorentino. «Arecchi è appassionato più di laser che di ottica. Solo che la scuola di Vinci ancora dipende, dal punto di vista legislativo, da Arcetri e questo ne limita l'autonomia. Così, tra il '79 e l'80, prende il via l'iter per rendere autonoma Vinci e trasformarla in quella che oggi è l'Irsoo», racconta Villani. Dopo aver ottenuto nel '72 la libera docenza in
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Sergio Villani accanto a Giuseppe Ricco, presidente di Federottica dal 1970 al 1997, in un altro congresso di optometria
Ottica Fisiopatologica, che lo avrebbe portato a insegnare alle Università di Firenze e Pisa, quattro anni più tardi, il 19 gennaio '76, Villani, insieme a Ronchi, all'allora sottosegretario alla Sanità, Franco Foschi, e al senatore Renato Tambroni, inaugurarono il Politecnico Internazionale di Optometria a Porto Potenza Picena. Con gli anni '80 la strada di Villani si “separò” da quella di Ronchi, che morì nell'88, e procedette verso l'obiettivo dell'affermazione dell'optometria e della figura dell'optometrista nel nostro paese. Con luci e ombre. «Nell'84 la Repubblica di San Marino approva la nascita di una Società Scientifica Sanmarinese per dare vita a un Istituto Universitario di Optometria, nel quale prende il via il corso di laurea in Optometria: sono nominato presidente della Società e direttore dell'Istituto. Tuttavia sorgono strani problemi politici e
burocratici tra i due paesi: ne deriva un cosiddetto Transcript, in cui è riportato
Firenze, Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento: vengono assegnati i premi in occasione del Columbus Day, Villani lo ritira per le scienze e alla sua destra, la celebre attrice Anna Proclemer, recentemente scomparsa, per lo spettacolo
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l'iter di studi di ogni iscritto, approvato da San Marino come documento che attesta l'effettivo svolgimento del corso di laurea, in attesa però che l'Italia riconosca la figura professionale dell'optometrista e renda, quindi, possibile il reciproco riconoscimento degli studi e dei titoli tra i due Stati», spiega Villani. Sei anni più tardi, nel '92, arrivò un riconoscimento di questo iter da un paese allora molto lontano, ma che oggi fa parte dell'Unione Europea. «La Latvia University di Riga, in Lettonia, riconosce i Transcript sanmarinesi e con una serie di esami aggiuntivi ai 28 già sostenuti a San Marino concede agli studenti di sottoporsi alla discussione della tesi per ottenere il MasterDoctor in Optometria». Tutte queste iniziative sono state criticate da chi ha lavorato per l'introduzione in Italia del corso di laurea in Ottica e Optometria,
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Giugno 2011, Sergio Villani torna all'Irsoo 22 anni dopo che l'aveva lasciato, nell'estate '89, quando ci fu il passaggio di consegne con Silvano Abati: da sinistra, lo vediamo insieme ad alcuni suoi ex allievi e mentre riceve una targa dall'allora sindaco di Vinci, Dario Parrini, oggi deputato Pd, alla presenza dell'attuale direttore dell'Istituto, Alessandro Fossetti (a destra)
concretizzatasi all'alba del secondo millennio, imputando a Villani di trovare facili vie d’uscita alla professione. Lo stesso Villani, peraltro, non le ha mai vissute come “scorciatoie”, bensì come opportunità di crescita formativa e professionale per l'intera categoria, finalizzate al riconoscimento in Italia della figura dell’optometrista con formazione universitaria. «Il tutto per dare anche lustro a Vinci, al suo corpo docente, al suo patrimonio di formazione in campo ottico e optometrico», tiene a sottolineare. Oggi il docente toscano, nativo di Cecina, in provincia di Livorno, ha 79 anni, qualche acciacco di troppo, ma lo stesso spirito da pugile dei vecchi tempi. «Quello che faceva dire a Giuseppe Ricco: a Villani parte sempre un treno nuovo! Lo disse nel '70, quando, nella Commissione Scuola di Federottica, proposi un biennio universitario a fini speciali, tanto che l'esperienza di San Marino avrebbe dovuto concretizzare quell'intuizione. Invece fui espulso dalla Commissione... Ricco ripetè quella frase nel '79, quando imposi la maturità per accedere al corso di ottica a Vinci». Anni di passione e
di amore per l'optometria, in Toscana, come a Roma o a Milano. Anni anche di confronti-scontri con chi questa passione la condivideva, ma alla professione si approcciava in modo diverso. «Per molto tempo ci siamo divisi tra sostenitori
Villani con Fossetti nel giardino della casa di Pescia, dove vive l'ex direttore della scuola di Vinci
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dell'optometria classica, noi di Vinci, e sostenitori di quella comportamentale, al nord. Oggi dico che forse abbiamo esagerato. Che forse ci voleva maggiore coesione per portare avanti un progetto professionale comune. Forse...».
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CONSULENTE
RISPARMIO ENERGETICO E RISTRUTTURAZIONI: AGEVOLAZIONI MAGGIORI E PIÙ LUNGHE Nel primo caso la detrazione del 55% sale al 65% fino al 31 dicembre 2013 o fino al 30 giugno 2014 per interventi di riqualificazione importanti, nel secondo viene spostata a fine anno la scadenza della detrazione del 50%: riguarda anche i negozi, al cui interno venga esercitata un'attività
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di Tobia Chiesurin Consulente aziendale
Energia: cosa entra e cosa esce Le principali novità contenute nel provvedimento sono, da un lato, la proroga del termine di scadenza dell’agevolazione (fino al 31 dicembre 2013 per le persone fisiche, fino al 30 giugno 2014 per i condomini); dall’altro, l’innalzamento della detrazione dal 55% al 65% della spesa sostenuta. Per alcune tipologie di spese previste prima di questa modifica, però, l’agevolazione non è stata riproposta: si tratta degli interventi di sostituzione d’impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza e impianti geotermici e delle spese sostenute per la sostituzione di scaldacqua tradizionali con quelli a pompa di calore. Per questi interventi, quindi, la detrazione non è più fruibile a partire dal 1° luglio 2013. L’agevolazione sarà, invece, prorogata nella misura del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti (con determinati parametri); gli interventi sull’involucro di edifici esistenti (relativi a pareti, coperture, pavimenti, infissi e finestre); l’installazione di pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua; e la sostituzione d’impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di caldaie a condensazione, con contestuale messa
l D. L. n. 63/2013, approvato dal Consiglio dei Ministri il 31 maggio scorso, ha, da una parte, prorogato le detrazioni fiscali sugli interventi finalizzati al risparmio energetico degli edifici, aumentando l’agevolazione al 65%, e, dall’altra, prorogato la detrazione del 50% sulle spese per ristrutturazione degli edifici fino al 31 dicembre 2013. Il decreto, che ha lo scopo di promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rinnovabili, sostenere la diversificazione energetica, promuovere la competitività dell’industria nazionale attraverso lo sviluppo tecnologico e conseguire gli obiettivi nazionali in materia energetica e ambientale, allunga, pertanto, il periodo di tempo per usufruire delle agevolazioni fiscali, che in caso contrario sarebbero state ridotte al 36% a partire dal 1° luglio 2013. Il finanziamento per la proroga delle detrazioni verrà garantito attraverso l’aumento al 21% dell’Iva sulle somministrazioni di alimenti e bevande effettuate mediante distributori automatici e sui gadget allegati alle pubblicazioni editoriali.
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a punto del sistema di distribuzione. Tra questi ultimi, in particolare, si ricomprendono i generatori di calore alimentati con legna, oli vegetali o altre fonti rinnovabili. Rimane invariata la ripartizione in 10 quote annuali della detrazione sulle spese debitamente documentate.
vativo; per gli interventi necessari alla ricostruzione o al ripristino d’immobili danneggiati a seguito di eventi calamitosi, a condizione che sia stato dichiarato lo stato di emergenza. Il decreto, inoltre, prevede un allargamento della detrazione anche agli interventi di ristrutturazione relativi all’adozione di misure antisismiche e all’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica delle parti strutturali degli edifici.
Detrazioni pure per misure antisismiche e messa in sicurezza Anche per le spese per ristrutturazioni edilizie è stata prevista una proroga al 31 dicembre 2013 dell’agevolazione nella misura del 50% entro l’attuale limite massimo di spesa pari a 96 mila euro. Questa agevolazione era stata innalzata dal 36% al 50% dal D. L. n. 83/2012, per il periodo di tempo compreso tra il 26 giugno 2012 e il 30 giugno 2013. Dal primo gennaio 2014, però, si ritornerà all’originaria percentuale del 36% nel limite massimo di spesa di 48 mila euro, ripartita in 10 rate di pari importo. È possibile fruire della detrazione per le spese relative a interventi di manutenzione straordinaria sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale e sulle relative pertinenze; a interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sulle parti comuni di edifici residenziali; di restauro e risanamento conser-
Anche l’arredo, elettrodomestici esclusi La detrazione del 50% per le ristrutturazioni edilizie spetta, per un importo massimo di 10 mila euro, anche per l’acquisto di mobili legati all’intervento: non sono compresi in questo caso gli elettrodomestici, ma soltanto gli arredi attinenti all’immobile oggetto dell’intervento. L’agevolazione vale fino al 31 dicembre 2013 e viene spalmata su dieci anni in rate di valore costante. Per poterla ottenere, il pagamento dev’essere realizzato attraverso un bonifico bancario o postale da cui risulti con chiarezza la causale del versamento, il codice fiscale di chi sostiene la spesa per l’acquisto degli arredi e quello di chi riceve il pagamento oppure la sua Partita Iva.
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MEDITAZIONI
IL MONDO DELLE FAVOLE Dopo aver acquisita tutta la competenza tecnico-scientifica, occorre saper trasmettere questo patrimonio. Nel centro di ottica professionale la comunicazione, oggi più che mai, è fondamentale: con i tempi selettivi che corrono, avere competenza non basta più, bisogna farlo sapere
di Luisa Redaelli Communication consultant
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’era una volta, tanto tempo fa, in un regno lontano lontano... Ci sono frasi e parole che accendono un circuito nel nostro cervello. “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”. 1 La narrazione è seduzione. Quando si racconta qualcosa, la prima intenzione è cogliere l’attenzione di chi ascolta, prenderlo per mano, stupirlo, fare in modo che non si stacchi più dalla nostra narrazione. Comuni-
1 Dal Vangelo di San Giovanni Evangelista
care è un’arte e richiede passione, dedizione, volontà. Talento o tecnica? Entrambi utili. La tecnica, da sola, non ce la farà mai a far vibrare le corde emotive più profonde, dove resta inciso ciò che trasmettiamo. Ognuno di noi possiede una chiave per comunicare, uno stile, un’identità e questo cerchiamo di scoprire insieme, durante alcuni dei miei seminari, per poter trovare lo stile di comunicazione più adatto ed efficace di e per ciascuno. Dopo aver acquisita tutta la competenza tecnico-scientifica professionale, occorre saper trasmettere questo patrimonio. Nel centro di ottica professionale la comunicazione – oggi più che mai, in tempi di volgare
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concorrenza - è fondamentale. Con i tempi selettivi che corrono, avere competenza non basta più: bisogna farlo sapere. L’utente finale non conosce nulla o quasi del lavoro professionale, confonde le vetrine tutte troppo simili e quindi cerca l’occasione commerciale. Pensa che il centro di ottica professionale sia analogo al negozio di occhiali: noi sappiamo bene che non è affatto così. Nella penombra della “cripta-sala refrazione” sono tenuti ben nascosti tutti i diplomi di specializzazione, le attestazioni di professione, la descrizione delle competenze. Come farà il potenziale cliente a scegliere sul merito, se non gli diamo mezzo di conoscere tutta la
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vastità del nostro mondo? Informare, raccontare, narrare: tre livelli di comunicazione. Informare è ciò che viene fatto più frequentemente, ovvero trasmettere nozioni, elencare proprietà e servizi, in un linguaggio sempre uguale per qualunque interlocutore. Si tratta di una trasmissione fredda, asettica, razionale. Si gioca un ruolo di dominanza e di distacco: io ho competenza e te lo dimostro, tu taci e ascolta. Con il racconto entriamo in un ruolo di coinvolgimento maggiore, cerchiamo di muovere anche faville di fantasia, di stimolare elementi che consentano all’interlocutore di viaggiare nell’immaginario delle sue stesse conoscenze, con l’apertura ad apprendere nuovi elementi ai quali lo abbiamo condotto. Io ti racconto, tu ascolti e mi segui. Con la narrazione apriamo altri mondi, creiamo spazi nuovi, inglobiamo insieme a noi, facciamo volare il nostro cliente nella bolla magica, lo portiamo nel nostro universo. La narrazione unisce, stiamo insieme e lavoriamo con serena coesione. Sono le dinamiche del gioco della comunicazione, dove, in un mondo così spesso drammatico, generiamo oasi di piacere, di serenità, di gioia, facendo bene il nostro lavoro, con concretezza ed efficacia.
Ascolto, partecipazione reciproca, senso del rispetto: nella narrazione ti coinvolgo, interpreto le tue fantasie, leggo le tue esigenze, navigo con il tuo immaginario. È la dinamica della comunicazione attenta e sensibile, che genera livelli diversi di compiacenza e di soddisfazione: io vendo, tu acquisti, noi lavoriamo insieme.
Io vendo, ti sovrasto, porterai via dall’esperienza vissuta con me la sensazione di esser stato manipolato, di non esser stato capito, ascoltato. Porterai il ricordo non molto piacevole di esser stato informato, magari anche molto ben servito, però poco coinvolto. Tornerai? Chissà. Tu acquisti, decidi tu, scegli tu. Io son
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qui, ti dico cose e sono passiva, ti lascio fare. Porterai con te l’esperienza di aver fatto ciò che volevi, comunque non ti sei sentito aiutato, ti è stato offerto un servizio dignitoso, ma certo non memorabile per la tua esperienza di vita, per una più profonda interpretazione della tua personalità, per arricchire il tuo mondo. L’ipotesi di tornare da me resta aperta, finché non trovi qualcosa di meglio, di più stimolante. Lavorare insieme significa che ci comprendiamo a vicenda, io, che ti debbo offrire il servizio, mi metto nell’attitudine di capire come posso entrare in relazione con te nel modo migliore, per cercare di coinvolgerti nella narrazione, che renderà il servizio più adeguato alle reali esigenze che mi porti. Ti ascolterò bene, prima di tutto, e poi, come per magia, la notte buia e tempestosa si trasformerà in un’alba rosea e profumata, dove, insieme, condurremo un viaggio leggero e interessante (magari su un colorato tappeto volante) e arriveremo a trovare il tesoro, ovvero la migliore soluzione per le tue necessità. La lampada di Aladino è la lampada a fessura. I partner migliori (fornitori, formatori, responsabili di gruppi e associazioni, ecc) sono quelli che da Peter Pan diventano Robin Hood, ovvero che ci
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fanno sognare ma che poi ci trattano con rispetto e con giusto onore del lavoro reciproco. Il viaggio alla ricerca del Mago di Oz, la buona realizzazione professionale, avviene insieme ai nostri collaboratori, coloro che hanno voglia di evolvere, con cuore, cervello e coraggio, ovvero le doti per comprendere e sostenere la nostra attività, il nostro impegno quotidiano. Esiste una favola per ciascuno di noi e nel nostro immaginario viviamo il mondo accompagnati dai protagonisti nei quali ci identifichiamo. Interpretare la favola che rappresenta ognuna delle persone con cui parliamo è un meraviglioso canale di conoscenza e, come testimoniano i numerosi studi sul tema, uno strumento di comprensione molto efficace e profondo, utilizzato con profondità da psicanalisi e terapie di varia natura scientifica. La comunicazione può avvenire a vari livelli di profondità ed emozione. In un mondo così manipolatorio e speculativo come quello in cui viviamo, dove spesso ci si lascia coinvolgere da falsi miti, irretire da falsi competenti, infinocchiare da falsi “onesti”, tornare alla verità del cuore, alla serena fiducia, alla leggerezza della passione rappresenta una possibile strada di vita, di professione, di selezione. A mio avviso, si tratta di un’occasione per svolgere il nostro lavoro quotidiano da persone pulite e competenti, sincere e disponibili, generose e davvero preparate. Si
dice che la narrazione sia il modo migliore per offrire la verità e far in modo che entri nelle idee e nella conoscenza di chi ci ascolta. Parlare e comunicare con chi incontriamo è importantissimo e ci arricchisce sempre, come narra bene questa piccola favola. Il sole e la nuvola di Gianni Rodari Il sole viaggiava in cielo, allegro e glorioso sul suo carro di fuoco, gettando i suoi raggi in tutte le direzioni, con grande rabbia di una nuvola di umore temporalesco, che borbottava: “Sciupone, mano bucata, butta via, butta via i tuoi raggi, vedrai quanti te ne rimangono”. Nelle vigne ogni acino d’uva che maturava sui tralci rubava un raggio al minuto, o anche due; e non c’era filo d’erba, o ragno, o fiore, o goccia d’acqua, che non si prendesse la sua parte. “Lascia, lascia che tutti ti derubino: vedrai come ti ringrazieranno, quando non avrai più niente da farti rubare”. Il sole continuava allegramente il suo viaggio, regalando raggi a milioni, a miliardi, senza contarli. Solo al tramonto contò i raggi che gli rimanevano: e, guarda un po’, non gliene mancava nemmeno uno. La nuvola per la sorpresa, si sciolse in grandine. Il sole si tuffò allora allegramente nel mare.
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FINIS FABULAE Come una scia si richiude la favola sugli sbruffi dell'elica lussureggiante di schiuma. Guardala a poppavia che s'appiattisce levigata da diavoli mulinelli. L'essere è più del dire - siamo d'accordo. Ma non dire è talvolta anche non essere. Ah discreta più del dovere fu l'incoscienza. Presto tutte le acque saranno uguali e lisce. (da La vita in versi, Mondadori, 1965) GIOVANNI GIUDICI (Porto Venere 1924 - La Spezia 2011) si trova su un’imbarcazione in movimento sull’acqua, osserva i gorghi di schiuma bianca e la lunga scia che si allontana. Paragona l’acqua mossa all’effetto che possono avere le parole, e la poesia stessa, sulle acque interiori che si sollevano, ai sentimenti che si generano. Chi parla talvolta sbaglia, chi tace quasi sempre rinuncia ed è triste perdere le occasioni, che forse non si ripresenteranno, è triste rinunciare a essere
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FORMAZIONE
OPTOMETRISTA. QUALE? Sin dall’inizio la formulazione delle prime proposte di creare la figura unica dell’ottico-optometrista laureato ha suscitato controversie e discussioni sulla legittimità e sulla sua utilità per la distribuzione ottica di Giorgio Righetti*
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lla luce di quanto sta accadendo oggi: dall’involuzione del modello di società occidentale all’esplosione degli ex paesi in via di sviluppo e agli eventi drammatici che si sono succeduti dall’inizio degli anni Novanta, tutto è cambiato e si è adeguato al cambiamento, tranne la pressione esercitata da una parte della popolazione ottica e della sua Associazione, non certo maggioritaria, perché gli ottici/imprenditori hanno altri problemi; pressione che li impegna per il riconoscimento della figura professionale dell’otticooptometrista laureato, da conseguirsi con la cancellazione dell’ottico e il trasferimento della sua abilitazione alla nuova figura. L’ottico riceverebbe, in magnanima contropartita, il beneficio della salvaguardia del pregresso. In concreto, se questo passasse, più o meno mille optometristi, che esercitano attività professionali diverse, acquisirebbero i diritti di una professione riconosciuta e tutelata, quella dell’ottico, impersonata - senza problemi diversi da quelli che toccano tutte le professioni - da una popolazione di oltre 16.000 individui. Su questa diatriba, aperta da quasi mezzo secolo, si è innestato un provvedimento che l’ha ulteriormente complicata, almeno in termini di prospettive: l’estromissione dell’ottico dall‘ECM. Se ciò non bastasse, i pronunciamenti, in tal senso negativi, delle istituzioni competenti in ma-
teria, aiuterebbero a chiarire ulteriormente la questione. Per l’optometria, per la quale è stato avviato, in forza della legge 4/2013, l’inserimento fra le professioni non regolamentate, è stato richiesto un pronunciamento al Consiglio Superiore della Sanità sulla sua eventuale pertinenza all’ambito sanitario che la vedrebbe inserita, su iniziativa del ministero della Salute, cui spetterebbe il compito di precisarne l’allocazione, tra le professioni sanitarie. Sull’esito di tale quesito si potrebbero aprire diversi scenari, non tutti conformi alle attese di chi, incluso noi, con diversi approci concettuali, desidera una conclusione positiva della diatriba. Le ragioni a sostegno della figura unica Le motivazioni adottate dai fautori della figura unica, oltre a generici richiami alla mission dell’optometrista – fra questi, peraltro, non si sono ancora intravisti epigoni del dott. Schweitzer - sono sostanzialmente due, più un corollario riguardante quanto accade in materia nel resto d’Europa. Secondo la prima, una professione così importante quale quella dell’optometrista non può non richiedere una preparazione di livello universitario: su questo, naturalmente, si conviene, a patto di chiarire in quale tipo di istituzione universitaria deve essere collocata e, soprattutto, con quale piano di studi. La collocazione del corso di laurea in Ottica e Optometria, all’interno delle classi di laurea di Fisica, avvalora la tesi
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FORMAZIONE di chi non vuole questa professione tra quelle sanitarie e tanto meno è compatibile con i riferimenti anglosassoni, avendo un buon sessanta percento di materie e di ore di insegnamento dedicato che non sono, in alcun modo, attinenti all’ottica e all’optometria. La seconda tesi a sostegno si basa sul fatto che la professione non può essere regolamentata da una legge che risale al 1928. Al riguardo, però, è giusto porsi qualche interrogativo sulla correttezza di quest’affermazione. Il Regio Decreto 31 maggio 1928 n 1334 disciplina l’attività professionale dell’ottico, mentre dell’optometrista e dell’optometria non fa menzione, quindi il problema in termini semantici e logici è mal posto. Peraltro sono molte, o addirittura tutte, le professioni riconosciute e regolamentate che traggono origine da leggi molto datate o persino dal Codice Rocco. Per tutte, però, sono intervenute leggi di modifica, di sistema, come il DPR 7 agosto 2012 n 137 e la 4/2013; o specifiche: e questo è successo anche per la professione ottica i cui contenuti e la cui formazione sono state adeguate all’evoluzione del settore. Citiamo in estrema sintesi, in tal senso, il D.M. 23 luglio 1998 che tutela l’esclusività dell’ottico nella fornitura e nella vendita degli occhiali e dei dispositivi medici ottici su misura e il D.M. 3 febbraio 2003 che attribuisce all’ottico, in concorso con il medico oculista, le competenze per l’applicazione e vendita delle lenti a contatto e il conseguente adeguamento del profilo formativo (D.P.R. 15 marzo 2010 – n 87, riordino dei cicli scolastici). Quello che accade tutti i giorni della settimana, in tutte le settimane dell’anno, in circa 11.000 punti di vendita ottici specializzati, non lascia trapelare problemi che denuncino
la presunta vetustà della legge tali da richiederne stravolgimenti. E, se problemi ci sono, riguardano la mancata tutela ed esclusività della distribuzione ottica nei confronti delle imprese fornitrici e di altre forme di commercio con la cui attività, in vari modi, confligge. Il corollario a sostegno della figura unica è la sua presenza e diffusione in tutta Europa. Se ci si attiene al panorama delle professioni ottiche, optometriche e oculistiche, descritto nello studio del World Council of Optometry - di cui pubblichiamo una tabella riassuntiva – e alla conoscenza diretta di quanto accade in Francia e nel Regno Unito, è inevitabile chiedersi su cosa si basi quest’affermazione. Il World Council of Optometry spalma su una scala di sei valori, che vanno dalla funzione del tecnico montatore di occhiali fino alla chirurgia refrattiva, i contenuti delle professioni in esame, in cui i ruoli dell’ottico e quelli del dottore optometrista e dell’oftalmologo sono distinti, ma questi ultimi sovente sovrapposti nella realtà normativa dei singoli paesi. La funzione dell’ottico, invece, è chiaramente, nettamente e largamente identificata dalle funzioni: refrazione, prescrizione e vendita. Come concludere se non con la consapevolezza che una causa, per affermarsi, ha bisogno di chiarezza degli obiettivi, di condivisione degli stessi da parte degli attori coinvolti (i primi a non credere nella figura unica dell’ottico-optometrista laureato sono proprio i presunti beneficiari, cioè gli ottici), di trasparenza delle azioni e di credibilità delle motivazioni, altrimenti rischia di impantanarsi per più di quarant’anni. * Direttore Istituto B. Zaccagnini
P.S. Per esigenze di sintesi alcune funzioni sono state raggruppate anche se nella pratica dei singoli paesi ci sono delle differenze che, però, non incidono sull'assunto di quanto asserito nell'articolo Fonte: WCO elaborazione Consulter dell'originale Feike Gritt
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STRABISMI: INQUADRAMENTO CLINICO E TERMINOLOGIA Quello delle deviazioni oculari è uno dei campi in cui l’approccio multidisciplinare offre potenzialmente i maggiori benefici al paziente. La necessità di interfacciarsi con le altre figure professionali coinvolte presuppone l’uso di una terminologia comune. Da qui la necessità di alcuni tratti essenziali della classificazione dello strabismo e di alcune riflessioni sull’utilità clinica del corretto inquadramento
di Massimo Fiori ottico, optometrista, ortottista assistente di oftalmologia docente dell’Istituto Zaccagnini iscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale
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li strabismi sono alterazioni della binocularità per le quali si ha il mancato allineamento degli assi visivi sul punto di fissazione. Questa condizione impedisce, o quantomeno ostacola, la fusione delle immagini e, quindi, la normale visione binoculare, dando origine in caso di mancata compensazione a sintomi quali diplopia e confusione oppure a una serie di adattamenti sensoriali anomali, atti a evitare tali invalidanti percezioni alterate dello spazio visivo (soppressione o corrispondenza retinica anomala).
Il sistema visivo possiede, entro certi limiti, la capacità di mantenere gli assi visivi allineati anche quando l’anatomia e/o l’equilibrio innervativo porterebbero a una posizione diversa dei bulbi: queste capacità prendono il nome di capacità (o vergenze) fusionali, il loro valore è misurabile e variabile da persona a persona. Quando le capacità fusionali sono sufficienti a mantenere gli assi visivi allineati sul punto di fissazione anche in presenza di uno strabismo di base, lo strabismo stesso sarà latente e verrà chiamato foria. Quando, invece, le capacità fusionali non sono sufficienti a mantenere gli
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assi visivi allineati sul punto di fissazione, lo strabismo rimarrà manifesto e verrà chiamato tropia. Tale distinzione tra foria e tropia non deve, però, essere presa come una separazione di entità cliniche differenti: è, infatti, tutt’altro che infrequente trovarsi di fronte a pazienti nei quali l’angolo si manifesta solo in alcuni momenti, rimanendo latente in altri. In tali condizioni, comunemente note come “foria/ tropia” o, più propriamente, strabismi intermittenti, la proporzione temporale a favore o meno dell’allineamento binoculare può essere estremamente variabile, anche nello stesso soggetto, a seconda
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delle condizioni psicofisiche generali. È opportuno, comunque, ricercare la presenza spontanea di movimenti di vergenza anche solo abbozzati, che valgono a testimonianza della capacità del sistema di identificare il mancato allineamento degli assi visivi, e tentare una correzione fisiologica, condizione favorevole dal punto di vista prognostico al recupero della visione binoculare. All’inverso l’assenza ragionevolmente certa di qualsiasi movimento di vergenza depone a sfavore di una possibilità di recupero, quale che sia l’opzione terapeutica prescelta, o quantomeno sposta il livello d’intervento primariamente nel campo del trattamento antisoppressivo. Classificazioni dello strabismo Possono essere poste differenti tipi di classificazione dello strabismo, a seconda della direzione della deviazione, dell’entità e della variabilità dell’angolo, dell’occhio fissante, della causa e dell’epoca d’insorgenza. Direzione dell’angolo Le deviazioni possono manifestarsi per posizioni inadeguate attorno a uno o più degli assi di rotazione del bulbo: esistono, perciò, forme di strabismo misto nelle quali componenti orizzontali, verticali e torsionali si sommano. Spesso, in questi casi, un intervento terapeutico in grado di ridurre solo una delle componenti ha effetti benefici anche sulle altre, creando condizioni maggiormente favorevoli alla fusione motoria. Le deviazioni orizzontali si dividono in: • deviazioni convergenti: gli assi visivi si allineano in un punto più
prossimo rispetto al punto di fissazione, vengono definite eso (forie o tropie); • deviazioni divergenti: gli assi visivi si allineano in un punto più remoto rispetto al punto di fissazione, vengono definite exo (forie o tropie).
Una famosa exotropia
Le deviazioni verticali, meno frequenti rispetto alle orizzontali, alle quali possono comunque associarsi, vengono definite in base alla posizione dell’occhio controlaterale all’occhio fissante: • iper (forie o tropie): quando l’occhio rimane spostato più in alto rispetto all’occhio fissante;
Una "storica" ipertropia (OS)
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• ipo (forie o tropie): quando l’occhio
rimane spostato più in basso rispetto all’occhio fissante. Normalmente un’iperdeviazione destra diventa un’ipodeviazione sinistra quando la fissazione passa da un occhio all’altro e viceversa; ciò non si verifica in una condizione clinica particolare nota come Deviazione Verticale Dissociata (DVD). Le deviazioni torsionali (o ciclodeviazioni) si considerano le meno frequenti, anche se probabilmente la loro incidenza è sottostimata, in quanto sono le più difficili da identificare: si manifestano, infatti, come deviazioni attorno all’unico asse di rotazione che non ha effetto sulla direzione di sguardo (asse anteroposteriore, approssimabile per fini pratici all’asse visivo). Per tale ragione nei test oggettivi non è apprezzabile alcuno spostamento del bulbo, se non una rotazione visibile mediante attenta osservazione dei vasi congiuntivali perilimbari; allo stesso modo nei test soggettivi il paziente non noterà una vera diplopia con immagini separate l’una dall’altra, semmai l’inclinazione di una delle immagini percepite. Tuttavia le deviazioni ciclo torsionali sono nella maggior parte dei casi associate a deviazioni verticali, che ne rendono più facile l’identificazione. La loro denominazione fa riferimento alla posizione assunta dal limite limbare superiore (“ore 12” corneali): • inciclo (forie o tropie), nelle quali la torsione è all’interno (ore 12 spostate nasalmente); • exciclo (forie o tropie): nelle quali la torsione è all’esterno (ore 12 spostate temporalmente). L’identificazione delle componenti lungo i tre assi dell’angolo di deviazione
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offre un quadro più completo circa lo “stress” cui viene sottoposto il sistema di fusione motoria; e appare significativo in misura proporzionale alla complessità delle soluzioni correttive proponibili, quali ad esempio lenti ad addizione progressiva. La capacità d’identificare correttamente componenti torsionali latenti della deviazione influenza in modo determinante la correzione degli astigmatismi, il cui asse potrà in tali casi essere correttamente determinato solamente in condizioni di fusione attiva e non in visione monoculare, come comunemente accade. Un altro aspetto importante riguarda la frequente associazione tra deviazioni ciclo-verticali e posizioni anomale del capo, espediente spesso utilizzato dal paziente per riportarsi in una condizione maggiormente favorevole alla fusione. Costanza e ampiezza dell’angolo di deviazione Le deviazioni manifeste possono ulteriormente essere divise in: strabismi concomitanti, nei quali l’angolo di deviazione rimane costante anche al variare della direzione di sguardo: sono più frequenti tra le forme di strabismo infantile. Le esotropie concomitanti si distinguono in accomodative, parzialmente accomodative (o miste) e non accomodative, ovvero forme di strabismo che rispettivamente risentono totalmente, in parte oppure non risentono della correzione ottica (mono o multifocale). Le forme accomodative possono essere refrattive (legate a importanti ipermetropie non corrette) oppure non refrattive (legate ad alterazioni del normale rapporto AC/A) o miste (combinazione delle
condizioni precedenti1); nelle forme refrattive “pure” la correzione totale del difetto refrattivo con lenti monofocali annulla la deviazione a tutte le distanze, mentre quelle non refrattive e miste si caratterizzano per un angolo di deviazione presente solo o maggiormente nella visione prossimale, che richiederà una correzione bi-(multi)-focale. La distinzione tra forme accomodative e non accomodative appare di fondamentale importanza in ambito ottico e optometrico in virtù del fatto che il trattamento degli strabismi accomodativi non può prescindere da un’adeguata correzione ottica; strabismi incomitanti, nei quali l’angolo di deviazione varia al variare della direzione di sguardo. L’incomitanza assume rilevanza clinica al di sopra di un valore mediamente riportato di 10 Dp, variazioni inferiori sono ritenute normali nei casi di strabismo e, se limitate a poche unità, possono anche rientrare nelle tolleranze di sensibilità dei metodi di misurazione. L’incomitanza deve, inoltre, essere riferita a fissazioni verso punti posti sullo stesso piano frontale, ovvero senza l’intervento delle vergenze accomodativa e prossimale, stimolate da fissazioni di punti posti a differenti distanze frontali dal capo (ad esempio, le exo prossimali da insufficienza di convergenza vengono comunque classificate tra gli strabismi concomitanti1). Le forme incomitanti sono più tipiche degli strabismi acquisiti, in particolare di origine paralitica, oppure per restrizioni anatomiche orbitarie alla rotazione del bulbo. Il corretto inquadramento in relazione alla concomitanza dell’angolo offre le condizioni per considerare o esclude-
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re tra le opzioni terapeutiche l’uso di correzioni prismatiche, il cui valore (una volta scelto) costante non è compatibile con variazioni importanti dell’entità della deviazione al variare della direzione di sguardo attraverso la lente, e verrà eventualmente scelto in casi selezionati per favorire l’allineamento in posizione primaria e in prossimità di essa.
Un recente noto caso di diplopia trattato con prismi press-on
Riguardo all’ampiezza dell’angolo rivestono particolare importanza le forme ad angolo molto piccolo, note come microstrabismi (o “sindromi da monofissazione”, secondo una classificazione più recente1). Tali forme, talvolta esito di trattamenti in strabismi di angolo maggiore che non hanno raggiunto il massimo risultato funzionale della binocularità, appaiono particolarmente insidiose in quanto, non influenzando l’aspetto estetico, sfuggono all’osservazione non clinica e, talvolta, anche al comune cover test (che rimane un test di semplice “esecuzione”, ma non di altrettanto semplice “interpretazione”) con un maggiore rischio di ritardo nella diagnosi. In casi dubbi da un punto di vista motorio appare, perciò, di particolare importanza esaminare attentamente lo stato sensoriale
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(fusione, stereopsi, fissazione foveale e corrispondenza retinica). Occhio fissante Si definirà monolaterale uno strabismo nel quale l’occhio fissante rimane sempre lo stesso, alternante invece uno strabismo nel quale la fissazione si sposta da un occhio all’altro. L’alternanza può essere spontanea oppure evocabile mediante temporanea occlusione dell’occhio precedentemente fissante: vi può essere una proporzione temporale differente tra i due occhi. L’alternanza tra i due occhi può manifestarsi frequentemente al variare della distanza di fissazione (un occhio fissa per lontano e l’altro per vicino); e ciò può anche essere legato alle condizioni refrattive: ad esempio, in caso di anisometropia non compensata l’occhio più miope (entro i limiti concessi dal punto remoto) può venire scelto per la fissazione da vicino e viceversa.
Esotropia infantile (foto tratta dal sito dell'American Association for Pediatric Ophtalmology and Strabismus)
La differenziazione di uno strabismo monolaterale da una forma alternante offre differenti approcci clinici, in quanto nelle forme monolaterali infantili si pone un maggior rischio di ambliopia dell’occhio costantemente deviato, condizione potenzialmente più invalidante per il piccolo paziente. Causa ed epoca di insorgenza L’appropriatezza della definizione di “congenito” per gli strabismi identificabili nei primi mesi di vita è da sempre controversa: appare, infatti, non sostenibile in senso assoluto, in quanto alla nascita non si è ancora completata la maturazione delle strutture anatomiche (fovea), alle quali è deputata la funzione della fissazione, che fisiologicamente si completa intorno al quarto mese di vita postnatale. Per tale ragione la diagnosi stessa di strabismo assume rilevanza clinica solamente a partire circa dal sesto mese: prima di allora la diagnosi rimane normalmente sospesa, anche in casi grossolanamente evidenti. Tale precocità pone, inoltre, comprensibili limiti alle metodologie diagnostiche utilizzabili, al punto che in numerosi casi la causa non viene identificata: l’etichetta di “essenziali” raggruppa, appunto, quelle forme di strabismo per le quali allo stato attuale non si hanno incontrovertibili evidenze a favore di origini anatomiche o neurologiche. Allo stesso modo la definizione di “acquisito” dev’essere correlata a una variazione dello stato sensoriale o motorio del soggetto, precedentemente ritenuto in grado di sostenere la visione binoculare o, quantomeno, l’allineamento. Tale definizione è, quindi, più frequentemente utilizzata negli
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strabismi dell’adulto, che riconoscono con maggiore frequenza cause di tipo paralitico oppure variazioni dell’anatomia dei tessuti orbitari. La ragionevole certezza di trovarsi di fronte a una forma di strabismo acquisito offre maggiori opportunità di riacquisire visione binoculare in seguito, se possibile, alla rimozione della causa. Tuttavia quadri clinici insorti in forma acuta si associano più comunemente a diplopia, condizione pesantemente invalidante per il soggetto.
Un recente noto caso di diplopia trattato con occlusione
Nelle forme infantili invece la sintomatologia riferita (o “intuibile” nei bimbi non ancora verbalizzati) è di solito meno evidente e, quindi, più subdola: si pone, perciò, l’accento sul fattore tempo, la precocità della diagnosi e dell’eventuale terapia sono discriminanti essenziali per ridurre il rischio di modificazioni permanenti della capacità visiva dell’occhio deviato, in un sistema ancora in fase di maturazione. 1 Classification of Eye Movement Abnormalities and Strabismus (Cemas) - National Eye Institute (USA, 2003) – http://www.nei.nih. gov/news/statements/cemas2003
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Requisito di accesso: titolo di scuola secondaria superiore Il titolo rilasciato al termine del corso, previo superamento dell’esame finale, è l’Attestato di abilitazione all’esercizio dell’arte ausiliaria sanitaria di ottico. Le lezioni si svolgono a Vinci (FI).
Corso biennale curricolare Lezioni dal lunedì pomeriggio al venerdì mattina, da ottobre a giugno ogni anno.
Corso biennale per lavoratori Lezioni nei giorni di domenica e lunedì, in media due volte al mese.
Sbocchi occupazionali:
- gestione in proprio di un negozio di ottica - lavoro dipendente presso un negozio di ottica - inserimento in aziende e industrie operanti nel settore dell’ottica oftalmica
- lavoro come dipendente o come consulente presso strutture oculistiche private e pubbliche
CONTATTOLOGIA Sintetico, aggiornato, efficace
Corso quindicinale Il corso è tenuto nel mese di settembre. Lezioni da lunedì a venerdì mattina, per una durata di due settimane.
Corso per lavoratori
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obiettivo sviluppo
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Il corso si articola in 4 incontri di due giorni ciascuno (domenica e lunedì) a cadenza mensile. 6 n. 2 T.
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LENTI OFTALMICHE
ZEISS: IL MARKETING SI FA SOPRATTUTTO SUL TERRITORIO L’azienda di lenti oftalmiche e strumenti propone ai centri ottici partner un innovativo portale per costruire la propria comunicazione locale in modo semplice ed efficace
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ispondendo a precise e crescenti esigenze da parte degli ottici, sempre più consapevoli dell’importanza della leva marketing per emergere in un contesto altamente competitivo, affermare la propria presenza sul territorio e dare voce a iniziative uniche e speciali per conquistare e fidelizzare il proprio bacino d’utenza, Zeiss ha messo a disposizione dei propri partner Vision Marketing Service. Si tratta di un portale completamente dedicato alle possibili azioni di comunicazione locale che, in stretta collaborazione con l’azienda, possono essere sviluppate, soddisfacendo le diverse esigenze per una copertura in ogni stagione e su ogni prodotto. «Vision Marketing Service è un sito web con accesso riservato tramite password dedicato ai clienti che fanno parte del Business Partner Program di Zeiss, cioè a quei partner che rispecchiano il nostro approccio al mercato, cui viene così offerto un ulteriore strumento studiato ad hoc, in un’ottica di collaborazione e supporto a 360°
di Nicoletta Tobia
che vada ben oltre l’ambito del prodotto - spiega Chiara Mordente, customer development manager dell’azienda – La navigazione è semplice e intuitiva. Ogni utente ha a disposizione 10 temi di campagna per 30 declinazioni possibili, con le quali personalizzare la comunicazione: può individuare il tema da approcciare, che può riguardare tanto prodotti quanto argomenti generali, ad esempio
Chiara Mordente, customer development manager di Zeiss
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la prevenzione o la protezione dai raggi UV, scegliere la campagna, selezionare il mezzo di comunicazione che intende utilizzare e in pochi click ottenere tutte le informazioni che desidera. In molti casi possiamo fin da subito fornire un preventivo completo, in altri è necessaria un’ulteriore indagine da parte nostra per dare un’indicazione più approfondita sui prezzi di listino dei media prescel-
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LENTI OFTALMICHE
ti per la pianificazione. Sempre la risposta viene fornita nel minor tempo possibile, in generale entro 48 ore». Il portale Vision Marketing Service propone anche iniziative in vetrina a supporto delle campagne nazionali. Il cliente è dunque in grado di costruire la propria campagna in completa autonomia, strutturandola secondo i parametri che ritiene più idonei, ma può contare in ogni momento sul supporto dell’azienda e degli account dedicati, pronti ad affiancarlo per qualsiasi esigenza o dubbio e per affrontare la successiva fase di implementazione. Ogni sua richiesta è comunque modulabile, poiché in ciascuna sezione può aggiungere una serie di informazioni in termini di note, e non è vincolante: può infatti utilizzare il portale anche solo in maniera “esplorativa”, per farsi un’idea più precisa delle opportunità che potrebbe sfruttare e dei costi che dovrebbe sostenere, per poi dare libera espressione alla propria creatività. Vasto il bouquet di media tra cui poter scegliere per la pianificazione delle campagne locali. «In primo luogo tutto il mon-
do del mailing indirizzato e non, con una vasta gamma di formati a disposizione già approvati dalle Poste, garanzia che il processo di postalizzazione avverrà senza intoppi e non inciderà sui tempi, quindi e-mailing e sms – sottolinea Mordente – La scelta del mezzo comprende poi l’ambito dei media locali; radio, stampa, affissioni, pubblicità dinamica sui bus e così via. Senza dimenticare gli eventi, che possono essere legati ad attività che si inseriscono in manifestazioni preorganizzate dal territorio o realizzati in store e ideati dai singoli centri ottici». Il servizio consente di intraprendere anche azioni comuni. «Alcuni
Nelle foto in questa pagina, alcune schermate del portale Vision Marketing Service
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ottici clienti Zeiss con caratteristiche simili, infatti, si sono consociati, accettando di unire le forze, accomunati dallo stesso approccio al mercato e al consumatore finale, con l’obiettivo di massimizzare gli effetti dell’attività. In questo modo hanno potuto pianificare la propria campagna in maniera più massiccia e più ampia mantenendo alta la visibilità individuale e abbattendo i costi pro capite relativi all’operazione – conclude Mordente – come, ad esempio, è accaduto in Liguria con un’attività stampa su Il Secolo XIX o in Versilia, con una massiccia operazione "door to door" che ha interessato le provincie di Massa e Lucca».
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PROTEZIONE E PREVENZIONE: CRIZAL UV Le prime lenti chiare con il più avanzato livello di protezione dai raggi UVA e UVB Crizal UV è la gamma di lenti chiare Essilor in grado di assicurare il più avanzato livello di protezione dai danni causati dalle radiazioni ultraviolette. La luce UV: una minaccia importante per la vista I raggi UV hanno un impatto diretto e irreversibile sulla salute degli occhi: è stato dimostrato che le radiazioni ultraviolette accelerano l’invecchiamento degli occhi e possono essere causa dell’insorgere della cataratta; si stima che ogni anno circa 15 milioni di persone in tutto il mondo perdono la vista a causa di questa patologia e il 20% dei casi può essere causato o aggravato dall’esposizione ai raggi UV. L’esclusiva soluzione di Essilor: la doppia protezione dai raggi UVA-UVB, frontale e posteriore Molte lenti impediscono la trasmissione di buona parte dei raggi UV che colpiscono la superficie esterna della lente. Tuttavia, anche le migliori lenti chiare da vista, fino ad oggi, non hanno garantito una protezione dai raggi UV provenienti dalla superficie interna della lente che possono rappresentare fino al 50% degli UV nocivi.
La novità di Essilor è costituita da un nuovo strato antiriflesso sul lato posteriore della lente, denominato Broad Spectrum Technology, che riduce radicalmente la riflessione della luce UV negli occhi garantendo la massima trasparenza della lente e una protezione globale degli occhi. Essilor ha inoltre messo a punto l’indice Eye Sun Protection Factor (E-SPF), comprendente sia la trasmissione che la riflessione. Ispirandosi all’SPF, il famoso indice di protezione delle creme solari per la pelle, l’E-SPF facilita al pubblico la comprensione del grado di protezione offerto agli occhi dalla lente, sia chiara che solare (con o senza correzione).
con tutti gli quegli ottici e professionisti del settore che lavorano affinché il consumatore finale sia adeguatamente educato a proteggersi.
La protezione ideale Crizal UV
2 fonti di esposizione ai raggi UVA e UVB: diretta e riflessa
I raggi UVA e UVB riflessi rappresentano fino al 50% dei raggi UV nocivi
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Crizal®, Crizal® UV ed E-SPF™ sono marchi registrati di Essilor International. La gamma Crizal UV è composta dalle lenti: Crizal Forte UV, Crizal Transitions, Crizal Sun UV, Crizal Kids UV, Optifog UV e Optifog Sun UV.
Occhi 50 volte più protetti* con lenti Crizal Sun UV (rispetto a chi non indossa lenti)
Essilor offre le lenti chiare con il più alto fattore di protezione UVA-UVB disponibile sul mercato (E-SPF fino a 50+)* legandovi un concetto forte ed innovativo: proteggi i tuoi occhi come proteggi la tua pelle. Per Essilor, che da sempre si propone l’obiettivo di migliorare il benessere visivo di tutti in tutto il mondo, il tema della protezione è basilare: l’azienda desidera condividerlo
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LENTI A CONTATTO
CIBA VISION: LA PARTNERSHIP CON GLI OTTICI PRIMA DI TUTTO L’azienda leader in Italia nelle lenti a contatto disposable, oggi integrata in Alcon, a sua volta rilevata da Novartis, punta forte non solo sulle innovazioni di prodotto, ma anche sulla collaborazione con i propri clienti, dal centro indipendente alle catene
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el marzo scorso Massimo Cerrone è stato nominato Business Unit Manager di Vision Care Alcon, prendendo il posto di Gianluca Gallinotti, passato al ruolo di Business Unit Manager della Divisione Surgical. Cerrone inizia in Ciba Vision nel ‘95 all'interno del Dipartimento Vendite. Dopo una parentesi extra azienda, nel 2007 diventa National Sales Manager contribuendo allo sviluppo della divisione Vision Care in Italia. Nell'ultimo periodo ha gestito il processo d'integrazione di Ciba Vision all'interno della nuova divisione Eye Care di Novartis, in seguito all'acquisizione da parte di quest'ultima di Alcon. Dopo la fusione di Novartis e Alcon, Ciba Vision è ora parte di Alcon, la Divisione del Gruppo Novartis che, operando nell'area
di Angelo Magri
della Chirurgia, Farmacia e Vision Care, risulta la seconda più grande divisione del Gruppo e offre un’ampia gamma di prodotti per la cura dell'occhio. Cerrone, quali sono le priorità del suo nuovo incarico? Alcon Ciba Vision nel 2012 ha rafforzato la propria leadership sul mercato italiano delle lenti a contatto, raggiungendo una quota di mercato del 36,2%, secondo GFK Soft Contact Lenses sales value, del dicembre 2012. L’obiettivo del 2013 è rafforzare ulteriormente questo trend positivo grazie a un portfolio prodotti unico in grado di soddisfare al meglio i bisogni di correzione visiva dei portatori. Inoltre, in
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Massimo Cerrone, il nuovo Business Unit Manager di Vision Care Alcon
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LENTI A CONTATTO
quanto leader di mercato, abbiamo il dovere di far crescere la penetrazione delle lenti a contatto in partnership con i nostri ottici, indirizzando una parte importante delle nostre risorse sull’incremento della categoria. Un’altra priorità è diventare un’azienda sempre più dinamica, in grado di offrire ai nostri clienti un consolidato rapporto di partnership. Negli ultimi anni abbiamo lavorato sulla comunicazione interna ed esterna dei punti vendita, supportando gli ottici nell’organizzazione di eventi e realizzando promozioni e attività che stimolassero la domanda di lenti a contatto e fidelizzassero i già portatori. In ultimo, ma non meno importante, persiste l’impegno di proporre sul mercato prodotti tecnologicamente sempre più avanzati. L’emblema è la lente giornaliera Dailies Total1, la prima e unica lente a contatto in Silicone Hydrogel a gradiente acqueo, che ci ha permesso di consolidare la nostra presenza nel settore delle lenti a contatto giornaliere, facendoci chiudere l’anno con un market share nel segmento di circa il 53%, sempre secondo la fonte precedentemente citata. Cosa cambierà sul mercato italiano per Alcon Ciba
Vision, oltre che con il suo ingresso, dopo il consolidamento della nuova struttura societaria? Alcon Ciba Vision mira a consolidare il rapporto con i suoi clienti partner. In un mercato molto frammentato, composto per l’80% da ottici indipendenti, creare stretti legami di partnership è sicuramente une delle leve di successo. Continueremo a investire sul consumatore per generare nuova domanda, grazie a innovazioni di prodotto e piani media dedicati. Inoltre l’expertise di Alcon, azienda leader a livello globale nel campo della salute oculare, ci permetterà di rafforzare ulteriormente la nostra leadership nell’area dell’eyecare. Avete in programma rapporti di partnership, iniziative, eventi o altro con catene, gruppi d’acquisto, ottici indipendenti e le loro associazioni di riferimento? Il 2013 è un anno ricco di eventi, ognuno indirizzato a raggiungere differenti obiettivi: dall’incremento della penetrazione con progetti di category management e formazione presso il centro permanente Academy for Eyecare Excellence alle attività per il consumatore volte a incentivare la prova di prodot-
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to. Il nostro piano di marketing è in grado di offrire attività a seconda dell’interlocutore, sia esso un ottico indipendente o una catena nazionale. Alcuni ottici italiani ritengono che i grandi gruppi di lac disposable abbiano ormai omologato la produzione, a danno dell’offerta di prescrizione e, quindi, di nicchia : come si comporta in questo senso Alcon Ciba Vision? Alcon Ciba Vision è sempre alla ricerca di innovazioni, come si può riscontrare dal lancio delle già citate Dailies Total1, frutto di 10 anni di ricerca e sperimentazione, le prime lenti a contatto con un contenuto d’acqua variabile che passa dal 33% nel nucleo della lente a oltre l’80% sulla superficie. Altra innovazione è il liquido per la manutenzione Opti–Free PureMoist che contiene l’esclusivo HydraGlyde Moisture Matrix, agente di nuova generazione che crea un ambiente umettato che favorisce la bagnabilità delle lenti per 16 ore. Nel 2014, inoltre, continueremo a innovarci con prodotti tecnologicamente sempre più avanzati per rispondere ai bisogni dei nostri clienti e dei nostri consumatori.
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