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Comune di Mesagne
Vittorio Brandi
Regione Puglia
IL PALLONE CHE ROTOLò FINO A LONDRA WIP Edizioni
1a edizione Settembre 2013 ISBN 978-88-8459-263-7 WIP Edizioni Srl Via Capaldi, 37/A - 70125 Bari tel. 080.5576003 - fax 080.5523055 www.wipedizioni.it - info@wipedizioni.it
Le foto che illustrano il testo sono di Roberto Annoscia Grafica di copertina a cura di Maria Silvia Nobile
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Nota dell’Editore Vittorio Brandi, come lui stesso dichiara, non è uno “scrittore”. è dotato, però, di un incontenibile “entusiasmo per la vita”. Ed è proprio questa sua dote a fargli vivere tutto al “cento per mille”. Vittorio Brandi riesce a coinvolgere ed entusiasmare profondamente tutti coloro che hanno a che fare con lui, poiché trasmette dei valori importanti, quali la Costanza, la Pazienza, l’Amicizia, la Generosità, la Sincerità e il Rispetto, oggi quasi “dismessi”. Il linguaggio che caratterizza l’intera stesura, a mio avviso, è parte integrante del profilo dell’autore e ne sottolinea la GENUINITà! Nel rispetto di ciò, durante la fase di revisione del testo, si è ritenuto opportuno lasciare INTATTA la “SEMPLICITà” della sintassi.
Introduzione
Improvvisamente ero lì, su quel podio, sul gradino più alto del podio. Avevo coronato il mio sogno più grande, vincere le Olimpiadi. Non me ne capacitavo, non ci credevo ancora. Il giorno dopo il maestro mi svegliava dandomi dei pizzicotti e dicendomi: “Non stai sognando, è tutto vero, sei campione olimpico”. Ho passato i giorni seguenti col sorriso stampato sulle labbra, guidavo e strillavo di gioia “SONO CAMPIONE OLIMPICOOOOOO!”. Ormai era passato qualche giorno e mancava solo di andare nella mia adorata Mesagne per festeggiare con le persone a me più care, visto che con la mia ragazza Serena avevo già festeggiato a Roma. Dunque, io e Serena prendemmo il solito aereo che tante volte ci aveva portato giù a Brindisi, questa volta però aveva un sapore diverso il viaggio, avevo vinto da poco le Olimpiadi e la gente mi riconosceva facilmente. Atterrati a Brindisi ci aspettavano i miei genitori e il mio primo maestro. Appena fuori... le luci! Ricordo le luci delle telecamere, le grida della gente, i più calorosi che mi strattonavano a destra e sinistra con la polizia che provava a scortarmi. Ero nella mia terra e lo sentivo! Da lì a qualche giorno ci sarebbe stata la festa organizzata a Mesagne in mio onore. Ero entusiasta e non vedevo l’ora di poter condividere con il mio paese ogni mia emozione, mi avevano già avvertito che ci sarebbe 7
stata una sorpresa per me e fremevo dalla voglia di conoscerla, ma come tutte le sorprese, sono più belle se non le scopri prima. Il giorno della festa ho passato tutta la giornata a pensare quale potesse essere la sorpresa ma ormai mancava poco, solo qualche ora. Mi preparo vestendomi con la tuta ufficiale olimpica e con la mia famiglia partiamo da casa verso il centro storico di Mesagne dove era stata organizzata la festa. Mi nascondevano come fossi un Vip io che Vip non ero e mai lo sarò, sono semplicemente un ragazzo che tanto ha voluto qualcosa e col sacrificio e la forza di volontà è riuscito ad ottenerla. Arrivati in piazza Orsini del Balzo conobbi finalmente la mia sorpresa, oltre a tutte le autorità del territorio era presente alla mia festa Vittorio, non lo conoscevo prima di quel giorno ma con sé aveva la fiaccola, era stato un tedoforo di questa olimpiade, chi più di lui poteva incarnare lo spirito olimpico! Ero felicissimo, Vittorio avrebbe dato il via alla mia festa con la fiaccola olimpica. Era la ciliegina sulla torta. Arrivata l’ora fatidica la musica segnò il via della cerimonia, Vittorio fece il percorso con la fiaccola fino al palco e da lì, insieme al presentatore della serata e a tutta la folla che era in piazza, mi acclamarono. Partì la musica “WE ARE THE CHAMPION” e io scesi dalle scale, seguendo il percorso in mezzo alla folla. La gente strillava, mi acclamava cercava di toccarmi, cercavo in tutti i modi di rimanere con i piedi per terra ma non era facile, mi veniva di volare facilmente... così arrivai final8
mente sul palco, la festa era iniziata. Fu un susseguirsi di emozioni con proiezioni video di quando ero piccolo fino ad oggi. Tante emozioni tutte insieme! Un momento che mai – ma proprio mai – potrò dimenticare, quella sera per me fu come vincere nuovamente l’Oro Olimpico, e per questo sempre dirò “Grazie Mesagne, grazie concittadini e grazie a te Vittorio!”. Carlo Molfetta
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L’AVVENTURA OLIMPICA
Tutto iniziò una domenica mattina di novembre del 2010, in un centro commerciale. Entrai in un negozio di telefonia mobile e fui attratto dalla tecnologia di un apparecchio telefonico con un display più ampio del solito che permetteva la navigazione in internet con semplicità e comodità e lo acquistai in abbonamento. Era uno dei primi tablet in commercio. Mai avrei immaginato che quell’acquisto mi avrebbe portato in seguito tanta fortuna, ricordo che l’azienda produttrice istituì un club per i propri clienti e io aderii iscrivendomi. Nel settembre del 2011 quel club lanciò una selezione per ricercare candidati che avrebbero composto parte della squadra della torcia olimpica per le Olimpiadi di Londra 2012. Ancora adesso, scrivere di questo evento mi fa rivivere quei bellissimi e indimenticabili istanti! La selezione era intitolata “Persone normali che fanno cose eccezionali”; ciascun candidato poteva raccontare la propria storia. Era lo stesso criterio adottato dal Comitato organizzatore dei Giochi Olimpici di Londra 2012, presieduto da un certo... Sebastian Coe1. 1 Lord Sebastian Newbold Coe, Barone Coe di Ranmore (Chiswick, 29 settembre 1956) è un ex atleta, politico e dirigente sportivo britannico, due volte olimpionico dei 1500 metri piani, a Mosca nel 1980 e a Los Angeles nel 1984; successivamente deputato alla Camera dei Comuni per il Partito Conservatore, elevato al rango nobiliare come Barone Coe di Ranmore (Surrey) nel 2000 e nomi20
Quella sera mi venne in mente di raccontare la mia storia sportiva: “Sin da piccolo sono stato affetto da una limitazione fisica, malgrado questo mi sono cimentato nella pratica del basket attirando gli sguardi della gente che sembrava chiedersi come facessi a giocare a basket. Ma questo non mi impedì di andare avanti, anzi ne ho tratto maggiore forza, arrivando alla conclusione che con gioia e volontà lo sport rende tutti uguali”. Le storie raccolte dalla campagna promozionale furono tantissime – così dichiararono gli uffici commerciali di quella azienda – e un giorno, a sorpresa, tramite e-mail mi pervenne la comunicazione che la mia storia era stata selezionata dalla giuria e che ero un candidato per la torcia olimpica, la nomina sarebbe stata definitiva a valle della idoneità che sarebbe stata riscontrata dal comitato olimpico di Londra 2012, quindi nulla era certo, ma per me era già motivo di orgoglio aver colpito la giuria con la mia storia. Mi furono richiesti vari documenti tra cui anche una fotografia: ne inviai una che mi ritraeva su un campo di basket. La conferma da parte del comitato olimpico sarebbe avvenuta tra gennaio e febbraio, ma io ero ormai entrato in orbita… immaginavo di portare la torcia olimpica, per me significava, a distanza di anni, una vittoria su tutto e su tutti in ambito sportivo, avevo sunato Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 2006. Dal 2003 è membro della IAAF. Coe ha vinto quattro medaglie olimpiche e ha stabilito dodici record del mondo in gare di mezzofondo. La sua rivalità con i connazionali Steve Ovett e Steve Cram dominò il mondo del mezzofondo per gran parte degli anni Ottanta. 21
bito delle umiliazioni da parte di alcune persone, più volte ero stato messo fuori rosa dalle squadre, ma io non avevo mai mollato e ora potevo risplendere con quella torcia. Pensavo anche che tale evento, se si fosse concretizzato, sarebbe stato storico per la mia cittadina in quanto non mi risultava che ci fosse stato mai un tedoforo che abbia impugnato una torcia olimpica fuori dei confini nazionali. In quel periodo ero terribilmente in sovrappeso e questo stonava di certo sia con il passato sportivo che con l’avvento di quella probabile esperienza, decisi dunque con tanta buona volontà di allenarmi con il footing: era il 28 novembre, il mio peso superava i cento chili per un’altezza di un metro e ottanta. Correndo facevo molta fatica, ma l’obbiettivo sicuramente alleviava molto quel fiatone e mi sospingeva quasi magicamente con quella adrenalina che si crea prima di una grande gara. Non c’era la sicurezza che sarei stato un tedoforo perché mancava l’ufficialità del comitato olimpico, ma io mi allenavo lo stesso. Sfogliavo la margherita e correvo pensando che in caso di risposta negativa ci sarei rimasto male; riflettevo anche sul fatto che quella selezione era una semplice trovata pubblicitaria. Insomma, mille pensieri erano presenti nella mia mente, ma continuavo ad allenarmi. Avevo anche un personal trainer, diciamo fatto in casa, era il mio caro collega e amico Piero, che mi consigliò una sorta di tabella per gli allenamenti. Da quel 28 novembre mi allenai con costanza e con qualsiasi condizione meteo, era
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EVENTI
TORNEO INTERNAZIONALE DI MINIBASKET A MATERA
Sinceramente non trovo le parole per descrivere le emozioni rivissute durante questo evento. A tratti riaffiorava quanto ho provato a un anno esatto, in quel 2 luglio a Oadby. Devo ringraziare il mio amico Roberto Ficarra che mi ha invitato a quella fantastica manifestazione e del quale ho ammirato la passione per il basket al servizio dei più piccoli, la sua pazienza, il suo fervore nel non lasciare nulla al caso. Ringrazio altresì la Pielle basket Matera per avermi invitato al torneo e fatto conoscere una realtà cestistica che da oltre un ventennio organizza questo evento che coniuga sport e pace tra i popoli di ogni etnia. Quel giorno finalmente mi ritrovavo tra “gente di basket”. Ero molto emozionato e le aspettative certo non andarono deluse, anzi ricevetti più di quanto potessi aspettarmi. Mi misi in macchina con la divisa da tedoforo e la torcia. C’era un caldo opprimente: l’orologio segnava le 13:30, la strada interna fino a Santeramo in Colle, dove mi sarei unito a Roberto per proseguire alla volta di Matera, era piena zeppa di curve, avevo pranzato da poco e di certo la digestione non ne beneficiò, ma il cuore e la mente mi avrebbero fatto fare quei 100 chilometri anche a piedi. Giunto a Santeramo incontrai Roberto. Viveva con entusiasmo gli ultimi aspetti organizzativi ed io ero 103
pronto a condividere con i piccoli cestisti la torcia olimpica di Londra 2012. Eravamo entrambi impazienti per l’evento. Dopo aver fatto salire i suoi ragazzi sul pullman ci avviammo con la mia auto e un reporter verso la “città dei sassi”, che ero curioso di conoscere. Lo sport accomuna per davvero. Ricordo che durante il tragitto non ci fu un istante di pausa, parlavamo del più e del meno e lui mi ripeteva: “vedrai cosa ti aspetta…” facendo accrescere la mia trepidazione. Parcheggiammo l’auto, ci dirigemmo verso il punto di ritrovo e... girato l’angolo vidi migliaia di piccoli cestisti provenienti da ogni dove: Caracas, Libano, Estonia, Palestina, Albania e realtà nazionali come Padova, Pesaro, Caserta. Roberto mostrò loro la mia foto nella brochure della manifestazione e spiegò il significato del tedoforo alle varie squadre... fui subito subissato dall’interesse dei ragazzini che facevano a gara per una foto insieme! La voce si sparse e altri ragazzini sopraggiunsero, anche gli allenatori con i loro accompagnatori vollero farsi immortalare con il tedoforo di Londra 2012. A tutti consegnai momentaneamente la fiaccola per le foto e per ognuno di loro dispensavo abbracci prendendo posto dietro di loro. Fu un’emozione Oadby in versione italiana! Un ragazzino attirò la mia attenzione, era biondino, albanese, mi faceva molte domande ma senza risultare opprimente, mi piaceva la sua curiosità, parlava inglese. Era come se trasparisse in lui il sogno di diventare un giorno anche lui un tedoforo. Nei miei ricordi improvvisamente si fece spazio mio padre. Le coinciden104
ze si ripresentavano: quel ragazzino e l’Albania, la terra ove mio padre fu fatto prigioniero dai Tedeschi. Presto ebbi l’onore di prendere la testa di quell’enorme corteo di cestisti, subito dietro alle autorità e ai sindaci del vicino territorio di Matera. Ero meravigliato di tanto onore, c’era anche la banda musicale. Il corteo si mosse, il sole faceva splendere la torcia di Londra 2012, più volte la alzai al cielo e non nascondo che avrei percorso quel tragitto correndo a mille tale e tanta era l’energia. Arrivammo nel punto dove era stato allestito il palco, c’erano le sedie con su scritto “riservato”, mi tenni a debita riverente distanza da quella zona, ma con il desiderio di prendervi posto. Roberto mi fece segno di rilasciare un’intervista a un’emittente televisiva di Santeramo in Colle e successivamente mi chiese dove desiderassi prendere posto in quel parterre. C’erano il sindaco di Matera, i comandanti dei carabinieri e della guardia di finanza, il presidente della Provincia e altre autorità. Ero emozionato! I bambini erano tutti seduti per terra, altre persone – anch’esse numerose – erano sugli spalti... era davvero notevole il colpo d’occhio! Il presentatore introduceva man mano le varie autorità per il discorso, mentre il mio cuore batteva forte: anch’io sarei stato sul palco. Venne il mio turno, lo speaker mi annunciò come un esperto di sport essendo stato un tedoforo. Presi la parola portando con me la torcia, la voce tradì una certa emozione e la mia mente svuotò tutto quello che avevo da dire, ma fu un attimo, mi ripresi dicendo che Vittorio Brandi non cerca la 105
passerella come tedoforo, cerca solo di condividere con gli altri, in sintonia con lo spirito olimpico, i valori più alti dello sport: Amicizia, Sacrificio, Rispetto. “A tutti i ragazzi qui presenti dico: allenatevi ad essere i primi tifosi di voi stessi!”. Sceso dal palco mi raggiunsero gli allenatori di basket a complimentarsi per quanto detto, mi strinsero la mano anche il sindaco di Matera – una persona davvero in gamba – e i comandanti delle forze dell’ordine. La cerimonia si concluse e vennero altre persone a complimentarsi, altri ragazzi vollero farsi fotografare con me. Una manifestazione così bella non poteva durare solo un giorno, infatti, Roberto mi disse che il sabato successivo si sarebbe disputata la finale di basket e io ne avrei preso parte in una formazione mista composta da ragazzi normodotati e ragazzi di Special Olympics.
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Quella partita era speciale, per la composizione delle squadre e perché si sarebbe svolta in piazza, con i colori delle luci in notturna, di fronte a un vasto pubblico. Anche se ero reduce da un infortunio che ancora perdurava, avrei “stretto i denti” pur di esserci. Il giorno delle premiazioni giunse anch’esso in un caldo torrido e per la seconda volta intorno alle 14:00 mi rimisi in macchina alla volta di Matera, immaginando la mia premiazione e quella partita. Giunto nella città dei sassi ammirai il meraviglioso colpo d’occhio che la piazza offriva: i campi da basket dove i mini cestisti svolgevano le partite erano racchiusi come bomboniere all’interno delle meravigliose luminarie in onore della festa della Bruna. Mi soffermai in più campi per vedere scampoli di partite, fui particolarmente colpito dal basket in carrozzina. Quegli atleti, sulle loro carrozzine da basket, rincorrevano la palla a spicchi, dimentichi del loro stato
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disabile, ma concentrati a sviluppare un gioco di squadra che li portasse a centrare il canestro dell’avversario. Chiesi al sig. Galante, organizzatore del mini basket in piazza, se a fine partita avrei potuto farmi fotografare con le squadre rappresentative delle città di Bari e Taranto. Furono molto entusiasti di farsi fotografare con la torcia tra le loro mani, erano gioiosi e sorridenti, io presi posto dietro di loro. La partita mista, per motivi organizzativi, non fu disputata. Intanto proseguivano gli ultimi preparativi per allestire il tappeto verde che di lì a poco avrebbe visto la sfida per la finale tra la squadra di Caracas contro la formazione della Vis Pesaro detentrice del trofeo dell’edizione dell’anno precedente. Nell’intermezzo Roberto mi disse di prepararmi perché era giunta l’ora in cui dovevo premiare gli atleti di Special Olympics e sarei stato al tempo stesso premiato anch’io. All’imbrunire si accesero le mille luci variopinte, la piazza si vestì a festa intorno al campo della finale, assiepate c’erano forse tremila persone. L’organizzatore scandì al microfono la premiazione della Team Special Olympics e poi fece il mio nome, raggiunsi quella metà campo carico di emozione. Mille volte nei miei sogni avevo immaginato di entrare in campo e mille volte avevo sognato di diventare un giocatore di basket, ma quella sera capii che donare agli altri può essere più gratificante della gloria per se stessi; quando consegnai quei riconoscimenti agli atleti, ciascuno di loro espresse una gioia genuina, erano raggianti e io fui davvero onorato di dare loro quei trofei. 108
Venne il mio momento, ricevetti un trofeo direttamente dalle mani del sindaco di Santeramo in Colle con su scritto “21a edizione del minibasket in piazza, 16/23 giugno 2013, a Vittorio Brandi tedoforo London 2012 – Grazie per aver contribuito alla buona riuscita dell’evento”. Alzai quel trofeo al cielo e salutai il pubblico presente. Quanta gioia in quel momento, quante rivincite!!! Seguii attentamente la finale tra Caracas e Vis Pesaro, già si intravedeva in quei ragazzini un futuro nel basket, nonché il lavoro certosino di tecnici preparati, rapidità di movimenti, buoni fondamentali e precisione al tiro. Per la cronaca, Vis Pesaro ebbe la meglio su Caracas vincendo per la seconda volta il torneo. Nella premiazione fui chiamato nuovamente sul palco questa volta a premiare la squadra di Santeramo come da mia richiesta. Quella indimenticabile serata si concluse alle 2:30 di notte in pizzeria a Santeramo. Locale che era dotato anche di camere bed and breakfast, il proprietario volle ospitarmi gratuitamente e quando arrivai lasciò il suo lavoro e volle subito farsi fotografare con me e la torcia all’ingresso del locale. Quella lunga tavolata era composta dai dirigenti della Murgia basket, Roberto e altri componenti lo staff. Ho apprezzato la genuinità e l’ospitalità di quella gente, questi ricordi li porterò sempre nel mio cuore!
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Ringrazio... Dio per avermi permesso di riconoscere e comprendere i Suoi segni nella mia vita, permettendomi di raccontarli in questo libro; i tedofori che hanno rilasciato le loro testimonianze e a cui mi lega, complice lo spirito olimpico, una confidenza naturale e rispettosa; l’editore, dott. Stefano Ruocco, che ha creduto nel mio lavoro e che ha anche “modulato” il mio eccessivo entusiasmo affinché il libro abbia successo tra i lettori. mio padre Italo per avermi dato grandi esempi di vita quotidiana; la mia fidanzata Silvia dotata di immane pazienza e amore per la vita; mio fratello Francesco il quale mi ha incoraggiato a buttar su carta i miei sentimenti vissuti durante quella meravigliosa esperienza da Tedoforo ai giochi Olimpici di Londra 2012; tutte le persone che a vario titolo hanno condiviso con me l’avvenimento del Fuoco Olimpico.
INDICE introduzione............................................................. 7 Mio padre........................................................................ 11 Silvia................................................................................. 14 La passione sportiva: il basket..................................... 16 L’avventura olimpica..................................................... 20 Le interviste..................................................................... 30 La partenza...................................................................... 36 L’arrivo............................................................................ 41 La torcia in pugno.......................................................... 45 Il ritorno........................................................................... 52 EVENTI Arrivo in Italia................................................................ 57 Intervista a Rai Radio Uno............................................ 59 La torcia ad Ostuni......................................................... 61 La medaglia d’oro.......................................................... 68 Chiusura dell’anno olimpico........................................ 73 L’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno................ 78 La marcialonga nicolaiana............................................ 82 Serata Fidal...................................................................... 85 La giornata Special Olympics....................................... 90 La giornata dello sport paraolimpico.......................... 95 Gara di ciclismo gran fondo a Ostuni......................... 98 Torneo internazionale di minibasket a Matera........ 103 Le olimpiadi del nonno............................................... 110 TESTIMONIANZE....................................................... 115 Le olimpiadi del nonno, nel segno di Pietro Mennea (di Antonio Perruggini)................................................. 127 CONCLUSIONI............................................................ 130 Ringraziamenti............................................................. 132