Matera, Sasso Caveoso
Matera 2019 Capitale Europea della Cultura
1° edizione dicembre 2014 ISBN: 978-88-8459-310-8 Disegni di copertina ed illustrazioni: zio Franz Le foto a p. 6 sono dell’archivio della famiglia Serafino ©Tutti i diritti riservati all’Autore. Ai sensi della Legge sui diritti di autore tutelati dal Codice Civile è vietata la riproduzione di questo libro o parte di esso e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (elettronico, meccanico, informatico, compreso le copie fotostatiche, microfilms, registrazione, ecc.) senza la preventiva autorizzazione scritta dell’Autore e dell’Editore. Ogni riferimento a nomi, fatti, persone, circostanze è puramente casuale.
P.S. Le conversazioni in lingua locale, sono state elaborate con l’ausilio di testi dialettali. L’autore si scusa con i materani cultori dell’idioma per le imprecisioni riportate. Se vuoi contattare l’autore: e-mail: fra.sera@libero.it
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LE STORIE DEL MARESCIALLO PRISCIANDARO Delitti e segreti in una tranquilla cittadina del sud
FRANCESCO SERAFINO
LA FESTA INSANGUINATA ROMANZO
Disegni di copertina e illustrazioni: Zio Franz
A mio Padre e mia Madre indimenticabili Maestri di vita
Sommario
Prologo..........................................................................11 I. L’arrivo......................................................................17 II. Il risveglio................................................................27 III. L’ambientamento...................................................36 IV. 2 Luglio, giorno della festa..................................47 V. La processione della Bruna...................................61 VI. Il ritrovamento.......................................................75 VII. Prime indagini.....................................................87 VIII. La svolta.............................................................100 IX. Il referto dell’autopsia.........................................112 X. La rivelazione........................................................124 XI. E due!....................................................................141 XII. Il cerchio si stringe.............................................153 XIII. Braccati!..............................................................167 XIV. La rete si chiude................................................178 XV. L’epilogo..............................................................195 XVI. La confessione...................................................209
PROLOGO Era una giornata particolarmente afosa e senza un alito di vento, cosa abbastanza insolita in un periodo di inizio estate per la città di Matera, quel 30 giugno del 1964. Nelle campagne dei dintorni, il frumento era già stato mietuto da parecchi giorni e nell’aria si apprezzava un odore acre di terra arsa, dovuto alla pratica contadina della bruciatura delle stoppie, quell’anno anticipata rispetto al solito. «Brigadiere, Brigadiè... Brigadiere Lorusso!» «Ehi appuntato Scocozza, che hai da urlare così tanto, son qui nel deposito degli attrezzi a cercare di riparare quest’affare... mannaggia» esclamò il superiore, che nel frattempo era diventato paonazzo cercando di aggiustare il vecchio macinacaffè che improvvisamente si era bloccato, lasciando a secco tutti gli inquilini della piccola Stazione dei Carabinieri di Matera Centro, ormai da tre giorni. «Beh! Scusatemi, Brigadiè, ma volevo solo sapere se gradireste un po’ di pecorino sui maccheroni… è venuto un sugo, che, se solo lo assaggiasse la mia fidanzata di Pescopagano se…» «Se ne scapperebbe, appuntato: ti ricordi il brodo, o meglio il succedaneo del brodo che hai fatto ieri? Sembrava l’acqua che abbiamo prelevato lo scorso mese dal Basento per i controlli sulle nuove fabbriche: una salamoia! ah! ah!» 11
«È vero, Brigadiere» intervenne il carabiniere scelto Seclì, precipitandosi dalla stanza attigua, «stanotte, mi rotolavo e mi giravo nel letto proprio come un tarantolato del mio paese, ah! ah!» «Sempre buono a criticare tu, mi raccomando! Perché non ti metti tu allora in cucina? Ricordati, che…» «Ehi! Ehi! Basta chiacchiere e facciamo presto,» disse Lorusso «che alle due e mezza arriva e lo dobbiamo andare a prendere alla stazione!» «Chi, Brigadiere?» esclamò Seclì con stupore. «Il nuovo Comandante di questa Stazione: era ora! Adesso finalmente posso andare in pensione a fine anno» rispose Lorusso «È durato fin troppo il mio periodo di sostituzione al Maresciallo Rafaschieri che ci comandava fino a due mesi fa!» «Ah! L’hanno nominato, Brigadiè! E non c’avevate detto niente» disse Scocozza «almeno mettevo la camicia pulita, ora non è manco stirata! Con questo caldo si suda che è una bellezza!» «Segreto militare, Scocozza! Quando devi crescere?» lo riprese il superiore «Mai trapelare ai subalterni alcuna notizia dei cambiamenti gerarchici, ricordalo!» «Scusate, Brigadiè!» disse l’appuntato mettendosi sull’attenti. «Tranquillo, Scocozza, riposo» proseguì il Brigadiere, «comunque il telegramma è arrivato solo ieri
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mattina. Una cosa, piuttosto, mi dispiace: proprio ora che veniva la Festa della Madonna: ci tenevo ad esserci alla mia ultima processione, prima della pensione! Beh! Ma ora diamoci da fare, diamo una sistematina alla Caserma, e poi, Scocozza, tu verrai con me, mentre Seclì rimarrà qui di guardia.» «Comandi! Brigadiere Lorusso!» fecero all’unisono i due militari. «Dai, mandiamo giù velocemente il pranzo del buon Scocozza, e che… non ci vada di traverso» disse il superiore. «A proposito, da dove viene? Oh, scusate Brigadiè, non dovevo chiedervelo!» rispose l’appuntato chinando il capo. «Da Torino!» rispose il Lorusso. «Da Torino?» dissero entrambi. «Sì da Torino! Perché, vi spaventa?» disse il Brigadiere con forza ai due militari, cercando di non far trapelare il suo disappunto «comunque, il nonno doveva essere di queste parti, m’han detto. Ma adesso sbrighiamoci, prima che facciamo tardi. Scocozza, poi esci la Giulia! Tu, invece, carabiniere scelto Seclì, rimani qua con l’appuntato scelto Mincuzzi: ma, a proposito dov’è? Non è tornato? È ancora in licenza?» «Beh! Ehm! Doveva essere qui già da stamani, se ben ricordo, forse ha partorito la moglie, era imminente!» rispose timidamente il carabiniere scelto Seclì.
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«Non mi interessa la sua vita privata: certo che doveva essere qui» rispose seccamente il Lorusso «avevo dato ordini che per la Bruna doveva rientrare in caserma. Quando arriva, subito a rapporto da me: e quant’è verriddio, manco a Natale lo faccio tornare a Foggia! Altro che nascita. E poi…» «…E poi son qua Brigadiere, non vi preoccupate, non è ancora nato» rispose l’appuntato scelto Mincuzzi, entrando trafelato dal portone d’ingresso «stavolta non è stata colpa mia, ma della CalabroLucana che c’ha messo una vita per arrivare da Potenza: due ore di ritardo, dico, due ore!» «E che, c’era la nebbia, come a Torino? ah! ah! Dai, Mincuzzi che non è la prima volta che ti succede» sogghignò il Brigadiere. «Quasi come la nebbia, Comandante!» rispose serio il nuovo entrato «stavano ardendo le stoppie dopo la stazione di Venusio e un fumo denso e amaro annebbiava la vista. Il macchinista non se l’è sentita di proseguire e abbiamo aspettato che il poco vento disperdesse il fumo. Sentite come puzzo!» «Ah! ah! Sembri proprio uno di quei salami affumicati che ci porta la mamma di Scocozza da Pescopagano, ah! ah!» ridacchiò il Brigadiere, «comunque, dovremmo controllare più spesso questi massari che fanno tali pratiche: stanno diventando dei veri banditi.» disse con aria seria il Comandante.
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«Giusto, Brigadiè, dovremmo proprio farci una capatina con la camionetta in questi giorni, così li allertiamo un po’» rispose il Mincuzzi «ora, se permettete mi dò una rinfrescata e poi vengo con Voi, Brigadiere. A proposito, ma dove state andando a quest’ora, c’è una missione importante?» «Sì, importantissima, Mincuzzi!» fece il Brigadiere «dobbiamo andare a prendere una persona, comunque, tu resta in Caserma con Seclì, torniamo subito.» «E chi sarebbe, Brigadiere, un pezzo grosso?» chiese il suo vice «suvvia non tenetemi sulle spine, Comandante!» «Ex Comandante, Mincuzzi, ex: da domani, primo luglio, non lo sarò più!» rispose il Brigadiere «andiamo a prendere alla stazione ferroviaria il nuovo Comandante di questa Stazione: il Maresciallo Carlo Prisciandaro da Torino! E che Dio ce la mandi buona!» concluse «ma per il treno, si intende: non vorrei che fosse incappato anche lui nel fumo!» «Caspita!» commentò sorpreso il militare «vado subito a cambiarmi.» «Metti in moto, Scocozza, andiamo» disse il Brigadiere, e, rivolto agli altri due «Voi, mi raccomando! Ordine e disciplina e toglietevi quell’orribile accento meridionale che avete! ah! ah! Da oggi si parla solo piemontese!»
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«Agli ordini!» fecero entrambi i carabinieri, mentre Mincuzzi sottovoce diceva: «Sì! Parla proprio lui, che ha quell’accento altamurano inconfondibile, mah!»