Un futuro radioso

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SpazioTempo

Collana di Narrativa e Poesia/15

curata da Alessandro Lattarulo



Antonello Marchitelli

UN FUTURO RADIOSO


Edizione maggio 2015 ISBN 978-88-8459-338-2 WIP Edizioni Srl Via Capaldi, 37/A - 70125 Bari tel. 080.5576003 - fax 080.5523055 www.wipedizioni.it - info@wipedizioni.it

In copertina: Uno sguardo sul futuro di Domenico Basto

è vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, senza l’autorizzazione dell’Autore e dell’Editore.


Alle mie bimbe



INDICE Bari, 8 aprile 2003...............................................11 Il giorno dopo la laurea.....................................16 Due giorni dopo la laurea.................................23 Sette giorni dopo la laurea................................27 Quindici giorni dopo la laurea.........................30 Sedici giorni dopo la laurea..............................35 Tre mesi dopo la laurea.....................................37 Un anno dopo la laurea . ..................................44 Un anno e due mesi dopo la laurea.................55 Due anni dopo la laurea....................................64 Tre anni dopo la laurea.....................................80 15 aprile 2008......................................................83



Bari, 8 aprile 2003 «Ora ti aspetta un futuro radioso.» La voce di zio Cosimo mi risvegliò dallo stato catatonico nel quale ero sprofondato. «Ti rendi conto: la laurea in Giurisprudenza con centodieci e loden presa a ventitré anni, cosa vuoi di più?» Già, cosa volevo di più? Da dieci minuti ero dottore, alle condizioni descritte dal fratello di mia madre, fatta eccezione per il cappotto. Tutti erano estremamente felici e soddisfatti: i miei genitori, i parenti, gli amici e Beatrice, la mia fidanzata. «Ricorda Roberto, questo è un punto di partenza, non di arrivo» gracchiò zia Rina, moglie di zio Cosimo. «La laurea in Giurisprudenza apre tutte le porte» commentò zio Ettore. «Beato te che ti sei tolto questo peso» bofonchiò il mio amico Franco, che aveva ancora tanti esami da sostenere. «Che bella soddisfazione hai dato ai tuoi genitori» urlò nonno Gigi, che, a causa dei suoi problemi di udito, parlava sempre come se si trovasse a un concerto rock o volesse farsi ascoltare da una persona dieci metri più in là. «Adesso puoi trovare lavoro e al massimo tra un anno potremo sposarci» sussurrò, in maniera che potessi sentirla solo io, Beatrice. 11


La temperatura corporea scese immediatamente, la testa cominciò a ronzare e così pronunciai la mia prima frase da laureato: «Torno subito.» La tentazione di scappare via fu molto forte ma non mi portò lontano. Mi rifugiai nella toilette. Un uomo era già all’interno, fermo davanti a uno dei lavabi. Era piuttosto alto, con i radi capelli scompigliati, gli occhiali spessi e le spalle leggermente curve. Non sembrò accorgersi della mia presenza perché non distolse lo sguardo dallo specchio. Mi sistemai davanti al lavandino alla sua sinistra. Non dissi nulla per non turbare la concentrazione di quell’uomo e da bravo figlio seguii le orme paterne e iniziai, come lui, a fissare lo specchio di fronte a me. Ero consapevole di ciò da cui mi stavo nascondendo; mi chiesi se lo fosse anche lui e se si trattasse di qualcosa di simile. Sospirai. Sospirò anche mio padre. «Ora devi decidere se cercare l’uovo oggi o la gallina domani» declamò, scandendo bene le parole prima di uscire dalla toilette lasciandomi a bocca spalancata. Sebbene avessi superato da un po’ la maggiore età, facevo ancora fatica a comprendere le parole di quell’uomo che sembrava quasi dilettarsi a parlare attraverso proverbi e detti, convinto 12


che la saggezza popolare in essi rinvenibile fosse una maestra molto più persuasiva di qualsiasi discorso grondante parole colte e spesso masticate con inutile snobismo. Ero ancora immobilizzato davanti allo specchio quando la porta si aprì nuovamente. Mi voltai. Il ragazzo che stava entrando sembrava muoversi al rallentatore. A ogni passo un ciuffo di capelli biondi si spostava dall’alto verso il basso per poi ritornare ordinatamente al suo posto. «Ehilà, come va? Hai un colorito verde Hulk.» Lo fissai senza rispondere: i suoi occhi azzurri erano ipnotici. «Walter Moretti. Mi sono laureato dieci minuti prima di te.» Sorrisi e ci stringemmo la mano. «È un po’ di tempo che ci incrociamo agli esami, mi pare.» Annuii. Lo avevo riconosciuto. Prendeva sistematicamente un voto più alto del mio. Il mio libretto era un’esposizione di merito, ma nel suo campeggiavano, fiere e senza possibilità di equivoci, lunghe sfilze di trenta e trenta e lode. Inoltre, prima di ogni esame, si vantava di aver impiegato non più di venti giorni per prepararsi, anche nelle discipline più complesse che impegnavano i comuni mortali come me in mesi di studio e sacrifici. «E stasera che fai di bello, come festeggi questo 13


traguardo?» «Niente di che, una pizza con alcuni parenti e gli amici più stretti. E tu?» risposi comprendendo con un attimo di ritardo che mi aveva chiesto come intendessi festeggiare solo per trovare il pretesto con cui raccontarmi i suoi programmi. «Mio padre ha preso in affitto una villa tutta per me: naturalmente solo amici e tante, tante ragazze. Peccato coincida con la tua festa, ti avrei invitato con piacere.» «Già, peccato davvero.» Ci salutammo con una diplomatica stretta di mano. Uscendo dal bagno maturai una convinzione: se l’amore è irrazionale e imprevedibile, l’odio lo è altrettanto. Walter Moretti lo conoscevo a malapena, come tanti altri studenti con i quali mi era capitato di scambiare due chiacchiere prima di un esame o di una lezione. La cosa certa era che non mi aveva mai fatto nulla di male. La cosa altrettanto certa era che io lo odiavo a morte. Quella notte faticai a prendere sonno e non solo per l’adrenalina scaturita dalle tante emozioni della giornata. La frase pronunciata da mio padre qualche ora prima in Facoltà mi era rimasta sullo stomaco come una peperonata; lui non parlava mai per caso, c’era sicuramente un senso in quelle parole ma io non riuscivo a coglierlo e la cosa mi 14


procurava un intenso stato di agitazione. Nonostante la serata fresca, provavo un caldo soffocante. Osservai la radiosveglia, era da poco passata la mezzanotte. Chiusi gli occhi. All’una e trenta mi alzai per bere un bicchiere d’acqua e calmarmi un po’, in modo da prendere finalmente sonno. Alle due e dieci lanciai sulla sedia la maglia del pigiama, ormai fradicia di sudore. Qualche istante dopo, alleggerito, riuscii a prendere finalmente sonno. Alle quattro del mattino spalancai gli occhi perché avevo d’un tratto compreso il senso di quella frase: il mio papà intendeva dire che dovevo scegliere se cercare un impiego – l’uovo – o investire facendo tirocinio in uno studio legale per prepararmi alla libera professione – la gallina. La voglia di altare di Beatrice mi faceva propendere per una lunga formazione professionale, tuttavia l’idea di potermi emancipare dalla paghetta dei miei genitori mi allettava. Mi rigirai per l’ennesima volta, ripetendo a me stesso che ci sarebbero stati tempo e luogo per pensarci con calma.

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Pubblicati nella collana

SpazioTempo

1/Alessandro Lattarulo Senza 2/Giovannangelo Salvemini Bisbigli nella notte 3/Giusy Porzio Simulacra. Nuovi cosmi dell’anima 4/AA. VV. Librando l’anima 5/AA. VV. Tra sogno e realtà 6/Renato Nicassio Un moderato delirio. Sopravvivere a Bari 7/AA. VV. Violini infuocati 8/AA. VV. Passionali eccezioni 9/Lucia Sallustio Inter-city


10/Eduardo Kovalivker Ricordi e dissensi 11/Alessandro Lattarulo Arcipelaghi 12/AA. VV. Palavras 13/Danilo Breschi Cicatrici e altre incarnazioni 14/Mirella Filomena Iannaccone Fiori di vetro 15/Antonello Marchitelli Un futuro radioso



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