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Renato Nicassio
ISBN 978-88-8459-283-5
WIP Edizioni
€ 10,00
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Renato Nicassio
Un moderato delirio sopravvivere a bari
Un moderato delirio
Bari, ventunesimo secolo. Alla sera la città si anima di una vita strana e confusa. Un ragazzo con molte macchie e altrettante paure decide di avventurarsi per i luoghi e i locali di Bari alla ricerca di un senso e di un significato. Sperando di inciampare nell’epifania risolutiva si aggira così tra parcheggi e canzoni, tra discorsi e scontrini, tra panzerotti e birre, tra cornetti e cicchetti, tra pneumatici da cambiare e ricordi da salvare. Il suo allegro e malinconico viaggio notturno lo porterà sino alla soglia della conoscenza suprema. Cosa c’è oltre?
ON ZI
SpazioTempo
Collana di Narrativa e Poesia/6
curata da Alessandro Lattarulo
RENATO NICASSIO
Un moderato delirio sopravvivere a bari
Nuova edizione riveduta e ampliata febbraio 2014 ISBN 978-88-8459-283-5 WIP Edizioni Srl Via Capaldi, 37/A - 70125 Bari tel. 080.5576003 - fax 080.5523055 www.wipedizioni.it - info@wipedizioni.it
In copertina: Nighthawks fotografia di Manlio Ranieri
è vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, senza l’autorizzazione dell’Autore e dell’Editore.
INDICE La Prefazione struggente di un
formidabile genio...............................................11
Prima di iniziare, una scommessa.................. 16 Il parcheggio in centro...................................... 18 Il compromesso al ribasso:
la musica in auto............................................... 24 Scegliere per rimanere immobili..................... 31 L’irresistibile leggerezza del panzerotto........ 38 La geopolitica del tavolo da pub.................... 45 Il conto dell’ultima cena................................... 52 La rimpatriata di classe.................................... 59 Le mille luci del “Demetra”............................. 66 Abituarsi alla fine: il cornetto del ritorno...... 72 Il cammino dei saluti........................................ 80 La rogna che non t’aspetti................................ 85 Quale storia attende laggiù la fine?................ 92 Epilogo: tre mesi dopo..................................... 98 Prima di finire, un grazie............................... 101
LA PREFAZIONE STRUGGENTE DI UN FORMIDABILE GENIO Ours is essentially a tragic age. So we refuse to take it tragically. D. H. Lawrence
Questo libro nasce in acqua. Come il tipo di parto in voga tra i vip d’oltreoceano ma senza i soldi dei vip d’oltreoceano. L’idea di questo libro ha origine mentre il sottoscritto e alcuni suoi amici (nessuno dei quali è un vip) erano a mollo nel mare Adriatico e stavano parlando del suo blog, Il blog struggente di un formidabile genio. Ho aperto questo blog qualche mese fa (il perché lo spiego sul blog stesso e quindi non lo rifaccio) e più meno settimanalmente scrivo un articolo su qualcosa. Un sabato come un altro scrissi un post sul “Chiringuito” intitolato L’etica Barese e lo Spirito del Chiringuito. Lo pubblicai verso l’ora di pranzo e andai a mangiare sperando di beccare qualcosa di decente in tv che, se ci fate caso, il sabato pomeriggio non c’è quasi mai. Al mio ritorno era successo il finimondo: migliaia di persone avevano letto, condiviso, amato e odiato quel post. Non ci potevo credere. Un paio di mesi dopo, come detto, mi trovavo in acqua e, non mi ricordo perché, riproposi la mia meraviglia: com’è possibile che un post, ironi11
co e un po’ paraculo, sul “Chiringuito” abbia attirato l’attenzione di diecimila persone? La risposta del mio amico fu una domanda: Perché non scrivi un libro mettendo insieme questo tipo di articoli? Una specie di guida sui posti e locali di Bari scritta col tuo stile. La risposta del sottoscritto fu una risposta: sì, hai ragione! Potrebbe funzionare! Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E in questo caso il mare c’era davvero. Gran parte di questo libro è stato scritto in Agosto, prima di andare al mare e dopo esserne tornati, nelle pause che mi prendevo dalla stesura di un saggio sui romanzi collettivi di Ford Madox Ford e Joseph Conrad. Che, ci tengo a dire, non hanno nulla a che fare con quest’opera. Per loro fortuna. Ho iniziato a scrivere con in mente un’idea e quando ho finito di scrivere mi sono reso conto di averne realizzata una diversa. Una specie di guida sui posti e locali di Bari scritta col tuo stile. Questa era l’idea di partenza. E già che la gente mi attribuisse uno stile era una cosa che mi metteva angoscia. Ma mi sono fatto coraggio e mi sono messo a lavorare. Man mano che proseguivo mi accorgevo che mi stavo allontanando dal progetto. Ma non mi importava perché mi divertivo e perché ero convinto che il progetto – allora – fosse migliore. E dunque qual è il risultato finale? Beh, lo dico chiaramente: non una specie di guida sui posti e locali di Bari scritta col mio stile. Una guida presuppone indicazioni, consigli, certezze. Vai lì 12
perché ci si diverte. Non andare là perché è una fregatura. In questo libro non c’è nulla di tutto ciò. Cosa c’è allora? C’è il susseguirsi di varie scene indipendenti che però, messe insieme, danno conto di quella che potrebbe essere una serata a Bari. L’ordine con cui sono disposte è grosso modo cronologico e copre un arco temporale che dalla spossante ricerca del parcheggio in centro arriva fino al cornetto del ritorno. E pure oltre, purtroppo. I posti, i locali di Bari ci sono. E sono importanti. Ma sono sullo sfondo. Ciò che è in primo piano sono le persone. In un certo qual modo mi piacerebbe poter dire che questo libro è un racconto, un po’ ironico e un po’ sentimentale, di quello che tentano di fare le persone la sera a Bari, tra panzerotti e pub, tra conti alla romana ed economie terrificanti, tra litigi e rimpatriate, tra telefonate e vie di fuga. Non lo nego: è un racconto generazionale. Il linguaggio usato, i riferimenti fatti, i locali frequentati, la musica ascoltata, tutto può essere pienamente colto e (spero) apprezzato da quella generazione che galleggia tra i venti e i trent’anni. Forse avrei dovuto scriverlo subito, magari anche sulla copertina. Giusto per specificare chiaramente il target di riferimento. Così se una pensionata di sessantasette anni fosse stata interessata al libro ci avrebbe pensato bene prima di comprare un’opera che molto probabilmente non può comprendere totalmente. Se ciò è accaduto, me ne scuso. Però, signora, non si arrabbi: magari le piace comunque e in ogni 13
caso comprandolo ha aiutato un giovane. Sia contenta. Ma allora hai fatto molto di più di quello che ti eri prefissato. Hai scritto una guida generazionale! Ecco, un commento del genere mi mette i brividi. E necessita di una risposta chiara: no, non l’ho fatto. Rileggendo quanto ho scritto temo di non aver trovato un solo, misero, sparuto consiglio alla mia generazione. Statisticamente l’espressione più frequente nel libro è “non so”. Tante domande ma nessuna risposta. Mi scuso di nuovo. Una precisazione tecnica prima di concludere. Il sottoscritto ha sempre pensato che le parole, una volta messe su carta, siano sempre altra cosa rispetto alla realtà. Quindi il solito trito avvertimento che in un libro “ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale” è secondo me del tutto inutile. Com’è ovvio, questo libro si basa su fatti, su posti e su persone reali. Ma, com’è altrettanto ovvio, ho spesso e volentieri modificato elementi e svolgimenti per ottenere effetti migliori. Quindi è inutile che veniate a chiedermi ma è veramente successo che…? La risposta sarebbe sì, è successo ma è probabile che sia successo diversamente. La finisco così. Come ogni scrittore – valido o misero che sia – ho delle ambizioni. A essere precisi, due. La prima è che la gente si diverta a leggere nello stesso modo in cui io mi sono divertito a scrivere. La seconda, lasciatemelo dire, è un po’ più seria. Mi piacerebbe che i let14
tori siano in grado di leggere tra le righe – ma a volte anche le righe stesse – e si accorgano dell’aria che si respira dietro la risata e lo sfottò. Sono tempi duri per essere giovani. Anzi. Sono tempi duri per essere. Se questo libro non è una guida generazionale non lo è solo per l’evidente incapacità del suo autore. È anche perché la nostra generazione non ha più mappe con cui orientarsi, non ha più strade su cui camminare. È un moderato delirio, il nostro. Moderato perché, tutto sommato, sopravviviamo bene nel nostro presente fatto (anche) di panzerotti da mangiare, di locali da scegliere, di musica su cui litigare, di discorsi insensati da affrontare e così via. Ma pur sempre un delirio, perché all’orizzonte il futuro non si vede più. Io ci ho scherzato su. Ho probabilmente buttato sul comico una situazione tragica. Un po’ me ne vergogno, perché temo che ci voglia ben altro per uscirne. E quindi da questa seconda ambizione covo una speranza: mi auguro che qualcuno, dopo essersi divertito con questo libro, lo chiuda, ci pensi su e faccia qualcosa di serio. Ammesso che sia possibile. Ne abbiamo bisogno.
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IL PARCHEGGIO IN CENTRO Ho comperato la macchina apposta! Vasco Rossi, “Colpa d’Alfredo”
Quando a Bari la sera non si sa che fare si va in centro. Siccome dobbiamo smetterla di essere provinciali e di pensare che Bari sia patrimonio comune dell’umanità (quando l’umanità, com’è giusto, se ne frega di Bari), è necessario spiegare velocemente cos’è il centro. O meglio cos’è il centro a Bari. Il centro a Bari identifica una serie di strade e di piazze situate nella zona più vecchia di Bari. Ieri, un po’ di anni fa, il centro a Bari era una zona pericolosa in mano alla malavita da cui la gente si teneva ben lontana. Oggi è il cuore pulsante della movida e le sue strade sono ricche di gente e di locali (in mano alla malavita, dicono alcuni). Domani non lo so. Sembra infatti che sia in atto una trasformazione, una specie di media tra la zona solo residenziale che era e il grande e rumoroso baraccone di divertimenti notturni che è. Non so se sia un bene o un male. Non sono un urbanista, un architetto e tanto meno un sociologo. Posso solo dire che, da profano, preferisco qualche locale in meno di notte e un po’ più di acqua corrente di giorno. Ma tant’è. Ricominciamo. Quando a Bari la sera non si sa che fare si va in 18
centro. Siccome a Bari la sera non si sa mai che fare, spesso e volentieri si finisce in centro. Ora, per dove abito, io in centro potrei benissimo arrivarci a piedi. Quindici minuti di passeggiata o dieci minuti di passo svelto e arrivo in Piazza del Ferrarese. Il sottoscritto fa pure parte del fantastico mondo dei runners e quindi figuriamoci se mi spaventa fare tutto Corso Cavour. Purtroppo c’è sempre la ragazza di turno che abita ai confini più remoti dell’area urbana e che ha bisogno di un passaggio a/r. Questa ragazza di solito è fidanzata da otto anni con un tipo bello come un divo delle miniserie di Canale 5 e che, nel tempo libero, fa l’istruttore di Kung Fu. Potete quindi stare certi che la ragazza non ricambierà il favore invitandovi a salire nell’appartamento che divide con qualche tipa di Matera o giù di lì. Però nella vita non si sa mai. Magari nei prossimi decenni si lascia e magari si ricorderà di quella volta che la sei andata a prendere e riportare e hai pure aspettato che entrasse nel portone, ché non si sa mai di questi tempi con tutti i pazzi che stanno in giro. E allora prendi l’auto e la vai a recuperare con lo stesso spirito e le stesse aspettative di chi ha comprato i Bot della Grecia qualche anno fa. In realtà non è tanto l’idea della strada da fare e della benzina da usare che ti tormenta. È che, adesso che hai preso l’auto, devi trovare il parcheggio in centro. Personalmente già quando mi immetto in Corso Cavour sono in grado di capire l’andazzo. 19
Pubblicati nella collana
SpazioTempo
1/Alessandro Lattarulo Senza 2/Giovannangelo Salvemini Bisbigli nella notte 3/Giusy Porzio Simulacra. Nuovi cosmi dell’anima 4/AA. VV. Librando l’anima 5/AA. VV. Tra sogno e realtà 6/Renato Nicassio Un moderato delirio. Sopravvivere a Bari 7/AA. VV. Violini infuocati