STYLE THE ART OF THE HAT / Tealdo Tealdi
HO IN TESTA UN’
IDEA
Dopo essere stato il simbolo dell’era del proibizionismo e per molto, troppo tempo, associato ai gangster e ai detective che cercavano di assicurarli alla giustizia, il cappello è tornato di moda.
HATS GET AHEAD… After too many years as a symbol of the times of prohibition, its gangsters, and the detectives trying to bring them to book, the hat is back in fashion. Indice un tempo di elevato stato sociale in quanto, come diceva Voltaire: superfluo assai necessario, sta conquistando un pubblico molto vario, diventando spesso simbolo di personaggi mediatici. Come ci dice Martino Roviario, la cui famiglia è proprietaria da tre generazioni della storica Cappelleria Palladio di Vicenza: “Le mode cambiano di anno in anno, ma riscontriamo un notevole incremento nell’interesse e nell’acquisto, per entrambi i sessi. Ragazzi e ragazze associano il nome dei cappelli ai personaggi dell’attualità che li sfoggiano, non rendendosi conto che sono gli stessi che indossavano i miti del passato, da Jacqueline Kennedy a Grace Kelly, da James Dean a Frank Sinatra”. 68 LUXURYfiles DICEMBRE
At one time an indicator of high social status, being, as Voltaire said, superfluous, a very necessary thing, the hat is beguiling a varied public, often being a media person’s symbol. Martino Roviario, whose family is now in its third generation as owners of the historic Cappelleria Palladio in Vicenza, Veneto Region, says: “Fashion changes from year to year, but we are seeing a notable increase in interest by the buying public of both sexes. Boys and girls associate hats with the people in the public eye who wear them, not realizing that they are the same that were worn by legends of the past, such as Jacqueline Kennedy, Grace Kelly, James Dean or Frank Sinatra”.
Grey and brown hat: BARBISIO. Fondata nel 1862 a Sagliano Micca nel biellese, Barbisio progetta e realizza cappelli, essenzialmente in feltro di pelo, tuttora nella sede originale. Importante la produzione di cappelli di pregio per conto di grandi marchi, a riprova della grande qualità produttiva. BARBISIO. Founded in 1862 at Sagliano Micca near Biella, Barbisio designs and makes hats, mainly in fur felt, and still in the original premises. Important is the production of hats for big brands, proof of the high quality of production. Right: BLUE BONNET. Gertrude Shilling è stata considerata la regina di Ascot per i suoi incredibili cappelli. Gertrude Shilling was seen as the queen of Ascot for her incredible hats.
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Lo spettacolo immortalato dal quadro di Pierre Auguste Renoir nel Au Moulin de la Galette del 1876 è quello offerto oggi da molte manifestazioni ed eventi similari che hanno spesso in comune un accessorio, fino a poco tempo fa in disuso: il cappello. The show immortalized in the picture by Pierre Auguste Renoir and his Au Moulin de la Galette of 1876 is the same as that offered today by many events, having in common the same accessory, until recently in disuse: the hat.
Caduti in disgrazia per svariati motivi, tra cui la staticità nell’offerta, erano quasi spariti. Negli ultimi anni sono tornati in auge, col lancio di modelli nuovi, giovani, propositivi e innovativi, seguendo lo stesso percorso di successo della sciarpa, che era considerata un prodotto da terza età e che ora è diventata parte integrante di un abbigliamento giovane. Hanno tutta l’aria di restare a lungo sulla cresta dell’onda, smentendo Coco Chanel che diceva: “La moda è ciò che invecchia subito”.
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In disgrace for various reasons, among which the unchanging nature of the offer, hats had almost disappeared. Over the last few years, they have got back into fashion with new, young, interesting and innovative models, following the same successful path of the scarf, previously seen as something for oldies but now an important part of the young person’s wardrobe. They look like being on the crest of the wave for quite a long time, contrary to Coco Chanel’s dictum: “Fashion is made to become unfashionable”.
BORSALINO, 150 ANNI E NON LI DIMOSTRA NEL LONTANO 1857, DOPO ANNI DI ESPERIENZA COME APPRENDISTA E POI COME ARTIGIANO CAPPELLAIO, GIUSEPPE BORSALINO INSIEME AL FRATELLO LAZZARO DIEDE INIZIO ALLA STORIA DEL MARCHIO DI CAPPELLI PIÙ APPREZZATO AL MONDO, CHE HA SAPUTO IMPORSI NELL’ALTA MODA COME ICONA E ACCESSORIO IRRINUNCIABILE E DI GRANDE FASCINO. “Certo, non sono più i tempi delle produzioni di massa, ma col nuovo millennio il cappello è tornato di moda, merito anche nostro”, così ci dicono alla Borsalino. Di questo ce ne siamo accorti, ma non è restando solo ancorati a dei miti del passato che si può progredire, ma solo reinventandosi, come la società ha fatto, aprendo 16 boutique monomarca in Italia e una a Parigi e corner nei più importanti negozi nel mondo. La collezione A/I 2010-2011 offre una grande varietà di copricapo eccentrici, stravaganti e colorati. Originali e romantici i nuovi Borsalino king-size, si fanno notare per la forma allungata verso l’alto ed il gioco di contrasti delle nuances utilizzate, come ad esempio il blu Cina con il pesca o l’antracite con il ciliegia. Catturano l’attenzione anche gli elementi in pelle, sia cloches che feltri a tesa larga, dalle forme pulite e lineari, ricoperti da voluminose frange che creano, una volta indossati, movimenti e volumi casuali ma assolutamente glamour. È poi la volta di spiritosi cerchietti decorati con fiocchi maxi, frange, piume o fiori a taglio vivo, di eleganti turbanti in morbida nappa e di cloche, coppole, feltri e cappelli ad ala larga della linea Eco Borsalino, realizzati con tinture vegetali dall’effetto vissuto e decorati con spille e pon pon multicolor. Non potevano mancare le preziose acconciature da sera, ad effetto cyber e luminoso: la calotta anni ’20 - interamente ricoperta da Swarovski degradè dalla piccolissima pietra nera al cristallo -, il disco ricoperto di paillettes sui toni del grigio, ed estrosi cerchietti haute couture, ornati da pietre in rilievo, leggerissime piume e catene cromate. Infine, accordi con marchi famosi, recente quello con la Disney, sono la dimostrazione di una vitalità che è necessaria in un mercato che, se da un lato deve cercare nuove strade, dall’altro deve fare leva su un marchio e un nome diventato sinonimo di cappello.
BORSALINO, 150 YEARS YOUNG IN LONG-AGO 1857, FOLLOWING YEARS OF EXPERIENCE AS AN APPRENTICE, AND THEN ARTISAN, HATTER, GIUSEPPE BORSALINO AND HIS BROTHER LAZZARO STARTED WRITING THE STORY OF THE WORLD’S MOST APPRECIATED HAT BRAND, WHICH SUBSEQUENTLY BECAME A HIGH-FASHION ICON AND FASCINATING ESSENTIAL ACCESSORY. “Certainly, we are no longer talking about the times of mass production, but with the new millennium the hat has come back into fashion, and some of the merit is ours”. That is what they say at Borsalino, and we know that, but one doesn’t get ahead by remaining tethered to the legends of the past, but only reinventing oneself, as the company has in fact done, opening 16 exclusive boutiques in Italy and one in Paris, along with corners in the world’s most important big stores. The fall/winter 2010-2011 collection offers a great variety of eccentric, extravagant eand colorful headgear. Original and romantic are the new Borsalino king-sizes, notable for their heightened shape and the play of contrasting nuances, like Nanking blue with peach or anthracite with cherry. Also grabbing attention are pieces in leather, both cloches and large-brimmed felts, their clean, linear forms covered with full fringes that, when worn, create casual but very glamorous movements and volumes. It is the moment for lively circles decorated with oversize bows, fringes, feathers or flowers, for elegant turbans in soft leather, and for cloches, flat caps, felts and wide-brimmed hats in the Eco Borsalino range, realized with vegetable dyes giving a lived-in look, decorated with multicolored pins and pompoms. Not missing are the precious evening pieces, with their luminous cyber effects, the 20’s-style close-fitting hat entirely covered in Swarovski brilliants from black stone pinheads to crystals, the discus covered in gray-shaded sequins, and lively haute couture circles decorated with stones in relief, extremely light feathers and chrome chains. Lastly, agreements with famous brands, the most recent with Disney, show the vitality that is necessary in a market that on the one hand must seek new approaches and on the other must make good use of a brand and a name that is synonymous with hats. by Guia Colturani
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THE TRUE STORY OF THE PANAMA HAT We all know it as the Panama hat, but its true name is Sombrero de Paja Toquilla and, despite its name, it comes exclusively from Ecuador. The finest, the Montecristi, need weeks of work, essentially by night and under cloudy skies. It has recently erupted into the world of young fashion with youngsters appreciating its unmistakable style. Times change but good taste never goes out of style.
Fabbrica di cappelli Panama (in alto) in Equador. Panama hat (up) factory in Equador.
LA VERA STORIA DEL CAPPELLO DI PANAMA Tutto lo conoscono come Cappello di Panama, ma il suo vero nome è Sombrero de Paja Toquilla e viene, contrariamente al suo nome, prodotto esclusivamente in Equador. Quelli più pregiati, i Montecristi, richiedono settimane di lavorazione, che avviene essenzialmente di notte o con il cielo nuvoloso. Oggigiorno è tornato prepotentemente di moda tra i giovani, che ne apprezzano lo stile inconfondibile, in quanto i tempi cambiano, ma il buon gusto non tramonta mai. LUXURYfiles DICEMBRE 73
UN APPUNTAMENTO DA NON PERDERE Royal Ascot è indubbiamente a giugno l’appuntamento per gli amanti di corse di cavalli più prestigioso al mondo. I protagonisti non sono però solamente i nobili quadrupedi, ma anche i vestiti e le acconciature della ladies, che ivi si recano, spesso solamente per sbalordire con cappelli molto particolari. Famosi e originali sono stati quelli di
Gertrude Shilling e sempre impeccabili quelli della Regina, spesso anche sul palco dei premiati, in quanto proprietaria di molti dei cavalli vincitori. Tra i più famosi creatori Stephen Jones, Philip Treacy e Vivienne Westwood; negli ultimi anni persino un’italiana, Ilda Di Vico, si è fatta una solida reputazione, con cappelli indossati dalla migliore nobiltà inglese e persino da membri della famiglia reale. Tra le sue più recenti creazioni un esemplare con sopra un’auto e, in preparazione, un altro con una batteria (senza batterista). AN UNMISSABLE APPOINTMENT Royal Ascot is undoubtedly June’s top appointment for worldwide horserace fans. Protagonists, however, include not only the noble quadrupeds, but also the dresses and hairstyles of the ladies, who often go there simply to show off their very special hats. Famous for their originality were those of the late Gertrude Shilling; always impeccable are those of the Queen, often seen in the winner’s enclosure, being a fortunate owner. Among the most famous creators are Stephen Jones, Philip Treacy and Vivienne Westwood. However, over the last few years, an Italian, Ilda Di Vico, has built up a solid reputation, with hats worn by the finest English nobility and even the Royal Family. Her most recent creations include one with a car on top and she is preparing another featuring a drum kit (minus drummer).
Up: Una creazione di Sir Anthony Price, indossata da Suzi Perry. A creation by Sir Anthony Price, worn by Suzi Perry. Left: Elisabetta II e suo marito Principe di Edimburgo. HMQ Elizabeth IInd and her husband, the Duke of Edimburgh. Courtesy Royal Ascot.
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IL RITORNO DELLA BOMBETTA Il vero nome è Bowler, dal nome dei fratelli William e Thomas Bowler, che lo crearono nel 1849 su incarico di Edward Coke, fratello del secondo conte di Leicester. Noi italiani gli abbiamo dato un altro nome: bombetta e ce lo ricordiamo in testa a Stan Laurel, Oliver Hardy, Charlie Chaplin e usato da Oddjob, il cattivo del film Goldfinger, ma se vogliamo essere alla moda, possiamo trovarlo di nuovo da Austin Reed, storico negozio di Regent Street del centro di Londra. Indossato già da Jude Law, Peaches Geldof e Ozzy Osbourne, esso rappresenta veramente la quintessenza del British Design, un classico sempre più amato dei giovani di oggi. BOWLERS ARE BACK This hat bears the name of brothers William and Thomas Bowler, who created it in 1849 for Edward Coke, brother of the second Earl of Leicester. Italians dubbed it bombetta and it is remembered perched on Stan Laurel, Oliver Hardy, Charlie Chaplin and deployed by Oddjob, the baddy in the film Goldfinger, but if we want to be right in fashion we can get one at Austin Reed, the historic central London store in Regent Street. Worn by Jude Law, Peaches Geldof and Ozzy Osbourne, it truly represents the quintessence of British Design, a classic increasingly loved by today’s young people.
Stan Laurel and Oliver Hardy.
Charlie Chaplin.
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