Cappelleria Palldio style

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Il ritorno del

cappellaio

Elegante, d’altri tempi, provocatorio, sexy, casual o formale, il cappello, da uomo e da donna, è ritornato prepotentemente d’attualità. Magari reinventandosi e attualizzandosi tealdo tealdi

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Gertrude Shilling, la “Regina di Ascot” con una delle sue famose creazioni, nemmeno la più originale


Foto Bardo Fabiani

TENDENZE E Manie

Anna Piaggi, giornalista di Vogue da 22 anni, con look irriverenti, provocatori e nel contempo ricercati, è una vera «icona dell’irriverenza estetica». È stata per Karl Lagerfeld la protoganista e ispiratrice di una serie di avventure straordinarie (a sinistra alcuni disegni originali) dal sapore onirico: le «Anna Chronique»

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ravamo abituati a vederne di tutti i tipi e fogge: di pelle con tesa molto larga, per ripararsi dalla pioggia e indossati da rudi cowboy, come Clint Eastwood nel film Gli spietati, baschi ostentati da intellettuali come Virginia Wolf, che li prediligeva come Greta Garbo e la maestra d’eleganza Coco Chanel, o da rivoluzionari come Che Guevara, impeccabili Panama con Winston Churchill e il suo sigaro Robaina, o Borsalino dell’omonimo film, con un intrigante Alain Delon, o abbinati a dei trench, come Humphrey Bogart in Casablanca. Quelli femminili legati a miti del passato: Jacqueline Kennedy, Audrey Hepburn o Grace Kelly, che contagiarono con il loro stile tante ragazze del tempo, desiderose solo di assomigliare a loro. Questi flash di immagini hanno lasciato radici profonde ma rimanevano, fino a pochi anni fa, fotografie di un passato, glorioso sì, ma non più di moda, e molti di quei nomi, che hanno un significato per certe età, non ne hanno altrettanto per le nuove generazioni Facebook, che bruciano miti e mode molto velocemente, anzi a volte non sanno nemmeno chi siano.

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Classico, moderno o di tendenza, Borsalino non smette di essere il cappello per eccellenza

Insomma, il cappello era caduto in disuso, ma ora è tornato prepotentemente di moda. Reinventato e attualizzato, con significati a volte molto diversi e contraddittori tra di loro: elegante, d’altri tempi, provocatorio, sexy, casual o formale, il cappello, sia da uomo che da donna, si è riappropriato del suo fascino e talvolta della sua funzione. Favorito dalla crescita delle aree pedonali, che ha aumentato le occasioni di “struscio”, ha seguito in parte il percorso della sciarpa, considerata un prodotto da vecchietti, ora elemento di un abbigliamento giovane. Proprio questa sua capacità di adattamento camaleontico permette forme, stili, materiali, trasformazioni a ogni stagione, molto diversi tra di loro, senza però dimenticare che la testa, come il resto del corpo, segue precise regole: ogni modello va usato in determinate situazioni e non per altre, per evitare di andare “fuori di testa”. Uomini, non Fondata nel 1862 a Sagliano Micca nel biellese, Barbisio progetta e realizza cappelli, essenzialmente in feltro di pelo, tuttora nella sede originale, anche per grandi marchi, per i quali prepara cappelli di pregio. A destra, Antonella Mansi, presidente Confindustria Toscana con una creazione della casa

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Foto Gitte Meldgaard

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Il bowler, o bombetta, rappresenta veramente la quintessenza del British Design, tanto da essere usata come oggetto di design Cappelleria Palladio. Negozio storico nel centro di Vicenza, di proprietà della famiglia Roviario da tre generazioni, registra un crescente interesse da parte dei giovani, perché, come dice Martino Roviario, «i tempi cambiano, ma il buon gusto non tramonta mai»

usate una bandana al di fuori di contesti casual e non mettete il berretto da barca per farvi credere uno sportivo! Signore, non indossatene uno da cerimonia per un cocktail o per lo shopping e non mettetelo a teatro o al cinema e ricordatevi che per lo più va portato esclusivamente all’esterno. Anche modelli assoluti di un passato, come la coppola, non più simbolo mafioso, grazie alla rivisitazione di Dolce & Gabbana e l’inglese bowler, da noi chiamato bombetta, sono di nuovo sulla cresta dell’onda. Lo “sdoganamento” definitivo è avvenuto con la rottura dell’abbinata uomo-che-guida-col-cappello-uguale-a-vecchio-insicuro, già avvenuta qualche anno fa, con l’avvento dei Suv e più recentemente con la campagna pubblicitaria di un’auto (la

Ilda di Vico (a sinistra) con Aishwarya Rai Bachchan, la più famosa attrice di Bollywood, Miss Mondo del 1994

Skoda) destinata ai giovani, che la scelgono perché di moda, al pari del cappello. Certo, i brand storici hanno dovuto reinventarsi, in cerca di quella vitalità che è necessaria in un mercato molto competitivo, creando nuove strade e giustificazioni, aumentando l’offerta, che in effetti era statica, facendo leva sulla notorietà del loro marchio, sinonimo di cappello, come per Borsalino. Indubbiamente sono diventati una costante, ora come cento e più anni or sono, di molti appuntamenti mondani, come il Concorso d’Eleganza di auto d’epoca di Villa d’Este o d’imma-

Creatore per i cappelli dei più grandi nomi della moda a livello mondiale e per molte cerimonie della Famiglia Reale, Philip Treacy non finisce di stupire. Qui sopra, una sua creazione indossata da Suzi Perry al Royal Ascot dello scorso anno

gini pubblicitarie dove, spesso abbinati ad acconciature elaborate, il suo fascino può farsi valere, purché indossato con naturalezza, il che non è facile. Hanno tutta l’aria di restare abbastanza a lungo sulla cresta dell’onda, smentendo Coco Chanel che diceva: «La moda è ciò che invecchia subito», ma allora, come ci ha detto Anna Piaggi, «non c’erano le spinte commerciali che ci sono adesso». Come al tempo della “Swinging London”, quando furono proprio gli inglesi a rivoluzionare il mondo, i più famosi “cappellai matti” attuali sono inglesi, con qualche eccezione e creazioni di grande impatto

{Non indossatene uno da cerimonia per un cocktail o per lo shopping e non mettetelo mai a teatro o al cinema 74

In trent’anni di attività Stephen Jones ha lavorato con i più grandi nomi della moda, John Galliano, Cristian Dior, Jean Paul Gaultier, Lanvin, Claude Montana e Vivienne Westwood. Una mostra ad Anversa, «Stephen Jones & the Accent of Fashion» al museo del MoMu, aperta fino al 13 febbraio prossimo celebra, attraverso 120 cappelli, la sua arte e giustifica da sola il viaggio

Ad Ascot, dove il copricapo è un rito

visivo, tecnicamente azzardate. Da un punto di vista industriale, Borsalino è leader mondiale, con una produzione attualizzata, sia per i modelli classici, sia con l’inserimento di altri più modaioli, realizzati con fibre di seta o con cristalli di Swarovski, sia tramite accordi con marchi famosi, come Italia Independent e il suo creatore Lapo Elkann e ultimamente Disney, con il lancio di sette “cappelli matti”, ispirati al film Alice in Wonderland.

Ogni giugno Royal Ascot diventa l’appuntamento ippico più prestigioso al mondo, dove però i cavalli diventano comprimari rispetto ai copricapi delle ladies che vi si recano, proprio per sfoggiare acconciature e creazioni che altrove sarebbero considerati perlomeno eccessive. Per molto tempo Gertrude Shilling è stata considerata la “Regina di Ascot”, con cappelli creati spesso da suo figlio David, che continua ancora oggi a fornire la vera Regina Queen Elisabeth II, spesso sul palco dei premiati, in veste di proprietaria di molti dei cavalli vincitori. Anche un’italiana, Ilda Di Vico, si è guadagnata una solida reputazione fra la migliore nobiltà inglese, persino quella reale, ma quello è il momento in cui i più famosi creatori inglesi, come Stephen Jones, Philip Treacy e

Vivienne Westwood si sbizzarriscono, con una creatività e fantasia che ha dell’incredibile. La visione dei prati e dei palchi è uno spettacolo, che da solo varrebbe il viaggio. Al contrario gli uomini devono seguire, all’interno delle aree più esclusive, un “dress code”, che contempla un’eleganza classica e il “cilindro”, non necessariamente nero, visto che la manifestazione si svolge di giorno.

Il ritorno della bombetta Il vero nome è Bowler, dal nome dei fratelli William e Thomas Bowler, che lo crearono nel 1849 su incarico di Edward Coke, fratello del secondo conte di Leicester. Noi italiani gli abbiamo dato un altro nome: “bombetta” e ce la ricordiamo in testa a Stan Laurel, Oliver Hardy, Charlie Chaplin e usata da Oddjob, il cattivo del film Goldfinger, ma se vogliamo essere veramente alla moda, possiamo trovarla di nuovo da Austin Reed, storico negozio di Regent Street del centro di Londra. Indossato già da Jude Law, Peaches Geldof e Ozzy Osbourne, rappresenta veramente la quintessenza del British Design, un classico sempre più amato dai giovani di oggi.

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