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maggio-agosto 2012
SCUOLA E FUTURO
I GIOVANI AL CENTRO DELLO SVILUPPO L’INTERVENTO di Maria Latella IL SOGNO DEL MINISTRO Intervista al Ministro Francesco Profumo
EVOLUZIONE ED EFFICACIA DEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO NEGLI ULTIMI 150 ANNI ROCCO PAPALEO IL MIO TEATRO CANZONE
Periodico della Cooperativa Sociale Società Dolce Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale 70% – CN BO Bologna. Iscrizione al tribunale di BO del 28/05/1991 n° 5988
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MAURO SPINATO
Direttore Responsabile
“L’Italia è il Paese dei diplomi, delle lauree e della cultura ridotta soltanto al procacciamento e alla spasmodica difesa dell’impiego” C. Levi, Cristo si è fermato ad Eboli
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n Paese che non investe nell’istruzione pubblica, nelle giovani menti è un paese destinato a non avere un futuro, un paese portato alla morte sociale. Mai furono così profetiche le parole pronunciate da un saggio professore universitario a cavallo degli anni ‘60, sul ruolo della scuola. Non si può pretendere di dare un futuro ai nostri figli, una speranza al nostro Paese senza investire seriamente nell’istruzione. Oggi siamo di fronte al declino della convivenza sociale, della vita politica, dell’innovazione culturale. È ora che tutti ritornino sui banchi di scuola. Proprio da lì, dalla scuola, dai suoi insegnamenti potrà rinascere l’Italia, non solo quella economica, ma anche una nuova generazione di persone capaci, tolleranti, rispettose delle regole, ma soprattutto più oneste. L’Italia ha ormai raggiunto livelli inaccettabili riguardo la coscienza civica dei cittadini, delle élite politiche, imprenditoriali e culturali. L’unica ancora di salvezza non può venire che dalla scuola. È imperativo investire in cultura e sapere e ridisegnare ruoli chiari e netti: ai docenti l’insegnamento, agli studenti l’apprendimento. La fotografia attuale mostra invece una generazione di insegnanti precari, molti impreparati, altri disarmati, demotivati e stanchi, studenti svogliati con genitori sempre pronti a difendere i cari pargoli, classi affollate. La scuola oggi si è decisamente screditata. Al di là dei problemi organizzativi, delle rigidità burocratiche, della carenza di risorse, l’insegnamento è venuto meno alla sua funzione principale: formare e istruire le future generazioni. Ci vuole una riforma seria, capace di avvicinare l’istituzione scolastica alle reali esigenze della società. Di questi temi ne parliamo con il Ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo, con Maria Latella, direttore di A, con il comico Rocco Papaleo e ancora con i professori Umberto Lucia e Giuseppe Cagni, con Donata Vivanti, Vicepresidente F.I.S.H. e Mattia Sogaro, Presidente del Consiglio Nazionale Studenti Universitari.
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(Martino Lombezzi/Contrasto) L’Aquila, 20 aprile 2009. Due settimane dopo il sisma del 6 aprile. Libri recuperati dalle macerie all’interno dell’Università
“Il tempo per leggere è sempre tempo rubato (Come il tempo per scrivere, d’altronde, o il tempo per amare). Rubato a cosa? Diciamo, al dovere di vivere”. Come un romanzo, Daniel Pennac
“La vita è quella cosa che ci accade mentre siamo impegnati a fare altri progetti.” Anthony De Mello
Periodico della Cooperativa Sociale Società Dolce Iscrizione tribunale di Bologna n. 5988 del 28/05/1991 Numero 1, maggio-agosto 2012 Bologna, chiuso in redazione il 2 aprile 2012
Sede e Redazione Via C. Da Pizzano, 5 40133 Bologna Tel. 051 6441211 Fax 051 6441212 Email: redazione@xaltro.it Direttore Editoriale Pietro Segata Direttore Responsabile Mauro Spinato Redazione Stefania Bastia Massimiliano Paoletti Annamaria Ponti Mauro Spinato
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Coordinamento organizzativo Annamaria Ponti Hanno collaborato: Giuseppe Cagni, Isabella Calbi, Annalaura De Maria, Maria Fedele, Emanuela Giampaoli, Isa Grassano, Maria Latella, Umberto Lucia, Emilia Marasco, Maria Beatrice Morano, Federica Pagliarone, Rocco Papaleo, Francesco Profumo, Simona Senatore, Lucio Serio, Mattia Sogaro, Donatella Valentino, Silvia Vicchi, Donata Pagetti Vivanti, Marco Zazzaroni.
In conformità al D.Lgs n. 196/2003 sulla tutela dei dei dati personali, informiamo che i dati raccolti saranno trattati con la massima riservatezza e verranno utilizzati per scopi inerenti la nostra attività. In ogni momento, a norma dell’ art.7 del D.Lgs n. 196/2003, si potrà chiedere l’accesso, la modifica, la cancellazione o opporsi al trattamento dei dati scrivendo a Cooperativa Sociale Società Dolce Via C. Da Pizzano 5, 40133 Bologna o a redazione@xaltro.it
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SOMMARIO L’INTERVENTO
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DIALOGANO CON NOI
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di Maria Latella
32 PIÙ SCUOLA
MENO MAFIA
34 ANNO 2312: IL SOGNO DEL MINISTRO
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36 LA MIA FAMIGLIA
Intervista a Francesco Profumo
MULTICULTURALE
Ministro dell’Istruzione
EVOLUZIONE ED EFFICACIA DEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO NEGLI ULTIMI 150 ANNI
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Presidente Cooperativa Sociale Società Dolce
Presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari
IL DIRITTO ALLO STUDIO DEI DISABILI
Federica Pagliarone
FUTURO DELLA SCUOLA 40 IL Pietro Segata
Intervista a Mattia Sogaro
Intervista a Rocco Papaleo Isa Grassano
Docente di Storia dell’Arte Contemporanea e scrittrice
BRAVO STUDENTE? UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE
Politecnico di Torino
IL MIO TEATRO CANZONE
Intervista a Emilia Marasco
38 IL SEGRETO PER UN
Intervista al Prof. Umberto Lucia
IL SISTEMA UNIVERSITARIO E LA CONDIZIONE STUDENTESCA
L’ERA DEI CERVELLI ELETTRONICI
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42 URBINO:
FERMENTO CULTURALE Isabella Calbi
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46 SE LA LEZIONE ARRIVA DAI RAGAZZI
Emanuela Giampaoli
Intervista al Dr. Donata Pagetti Vivanti
Vice-Presidente Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
SCUOLA E NUOVE TECNOLOGIE: LA DIDATTICA DIGITALE Dott. Giuseppe Cagni Università di Torino
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50 SOCIETA’ DOLCE NEWS
AMBIZIOSI 54 GIOVANI di Zazza 7
HO SCELTO LA BANCA SCEGLIENDO UN’IDEA. Essere socio conviene, non solo a me.
www.emilbanca.it
L’INTERVENTO di Maria Latella
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cogliere il punto è stato un ragazzo neanche ventenne, Davide, con quella ruvida capacità di sintesi che solo i giovani hanno. In una mail al mio giornale, il settimanale “A”, ha scritto: “In Italia non frega niente a nessuno. Tu puoi anche non studiare o fare il minimo: non ti succede nulla”. Ecco ciò che i ragazzi si aspetterebbero dal sistema scolastico: il riconoscimento dei meriti, ma anche dei demeriti. Vogliono un incentivo all’impegno. Invece qui, e non solo a scuola, nessuno viene mai veramente premiato, né veramente punito. Funziona così in tanti ambiti, da quello politico a quello aziendale. Perciò gli adulti hanno il dovere, la responsabilità di insegnare e correggere, di formare la futura classe dirigente. Questo è l’altro nodo della questione: dobbiamo essere severi con i giovani, ma prima ancora dobbiamo imparare a essere severi con noi stessi. Altrimenti i nostri ragazzi migliori decideranno, come già fanno, di andare a vivere lontano, in Paesi che non vedono il desiderio di affermarsi come un attentato allo statu quo. È grottesco e schizofrenico un sistema che chiede impegno e lealtà e poi premia il colpo di fortuna, l’amicizia che conta, la disinvoltura nella scorciatoia. Faccio mie le parole di Marco Lodoli, eccellente scrittore e eccellente insegnante: “Ai ragazzi parlo di letteratura ma ormai è una lingua perduta, come l’aramaico…i miei studenti di periferia ascoltano i neomelodici napoletani o i rapper autoprodotti di Tor Bella Monaca, odiano il cinema perché bisogna stare due ore zitti al buio, non fanno sport, chattano, passano il sabato al centro commerciale…Trent’anni di disprezzo per la cultura (roba da poveracci, da infelici) hanno portato a questo: un Paese povero e infelice. Ma io non mollo, continuo a indicare ai miei studenti un punto più in alto, dove l’aria è migliore, dove si vede meglio il mondo”. Il mio giornale si è impegnato in una lunga campagna contro i senza talento, e poi nell’iniziativa A4job, che crea un ponte tra neolaureati in cerca di un lavoro e le aziende che lo offrono. Sul sito dedicato all’iniziativa scorrono annunci di lavoro e spazi per le candidature. Una selezione trasparente, che premia il merito, solo quello. Come Lodoli anche noi di “A” non vogliamo mollare. L’unico rammarico è che in un Paese dove un giovane su tre è disoccupato il nostro impegno sia una goccia nel mare, ma ci piace pensare che il mare è fatto di gocce.
DIALOGANO CON NOI Qual è il tuo libro preferito? Ce ne sono due che amo particolarmente: “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco e “Candido” di Voltaire
Il prossimo viaggio che farai? Sono quattro i posti del mondo che mi affascinano e dove mi sento a casa: Londra, Swansea in Galles, Guadalupa, Creta
Un pregio La bontà e l’intelligenza
Un difetto L’arroganza
Qual è il tuo libro preferito? “Il signore degli anelli” di Tolkien
Il prossimo viaggio che farai? Roma, in vacanza però!
Un pregio Dedizione
Prof. UMBERTO LUCIA Umberto Lucia, 46 anni, laureato in Fisica a Torino con dottorato di ricerca in Energetica a Firenze, Specializzato in Dirigenza scolastica a Ferrara, è stato insegnante di Fisica per 11 anni all’ITIS Volta di Alessandria, ha svolto attività di supporto all’autonomia scolastica per 5 anni come insegnante comandato al MIUR ed oggi è Ricercatore al Politecnico di Torino, dove si occupa di Termodinamica applicata, Energetica, Sistemi complessi e Sviluppo sostenibile.
MATTIA SOGARO 23 anni non ancora compiuti, iscritto al 4° anno di Giurisprudenza all’Università Statale di Milano, vive a San Donato Milanese. Dal 2007 è presidente di una società di calcio “Nazareth FC” e, da ottobre 2010, è Presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU).
Un difetto Irruenza
Qual è il tuo libro preferito? “Marie qui louche” (in italiano il titolo ha un doppio significato di Maria la strabica o Maria che sbircia) di George Simenon (non credo ne esista la versione italiana)
Il prossimo viaggio che farai? A Vienna, per lavoro (presso l’Agenzia dei Diritti Fondamentali)
Un pregio La determinazione
Un difetto La severità (con me stessa e con gli altri)
Qual è il tuo libro preferito? L’età della ragione di JP Sartre
Il prossimo viaggio che farai? In Sicilia e sarà un miniviaggio di nozze
Un pregio Sapere di non sapere abbastanza
Un difetto Non sapere abbastanza
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Dr. DONATA PAGETTI VIVANTI Dopo la nascita di due figli gemelli con autismo ha abbandonato la carriera di medico per dedicarsi a tempo pieno alla difesa dei diritti delle persone con disturbo autistico. È stata presidente di Autism-Europe dal 2000 al 2008, è vicepresidente dell’European Disability Forum, della Federazione Italiana Superamento Handicap e della Federazione Fantasia per l’autismo.
Prof. GIUSEPPE CAGNI Docente-ricercatore prima presso IRRE Lombardia e attualmente presso l’Agenzia Scuola ex Irre Piemonte. Si occupa di tecnologie didattiche, formazione dei docenti e, in particolare, di e-learning. Ha realizzato ricerche e sperimentazioni sulla formazione in rete degli adulti, sulle comunità di pratica on line e sull’efficacia di piattaforme LMS OS. Attualmente coordina la formazione dei docenti sul Piano LIM in Piemonte.
Intervista a FRANCESCO PROFUMO
Ministro dell’Istruzione di Silvia Vicchi
IL SOGNO DEL MINISTRO “Credo in un Ministero non più autorizzativo, ma cooperativo. Un Ministero che detti le policies, che aiuti le singole scuole nella fase di avviamento e che poi valuti i risultati...”
Signor Ministro, in un momento di scelte dure per il Paese, lei ha spesso parlato di investimenti sulla scuola. C’è una reale volontà di tornare a investire su formazione e istruzione, dopo un triennio di tagli? Certamente sì, questa è una delle priorità del Governo e il fatto che al Tavolo sul Lavoro ci sia anche la formazione, in termini di formazione permanente, che significa per tutta la vita, credo sia un segnale molto forte. Certamente nell’anno 2012 non ci saranno tagli e lavoreremo affinché la scuola riabbia in primis la giusta reputazione. In questi miei primi mesi ho fatto molte visite a scuole, università, centri di ricerca e come in fondo mi aspettavo, esiste una comunità di docenti, studenti, dirigenti, genitori, di grandissimo valore. Ogni volta che si alza il coperchio, si trovano veramente tante esperienze di qualità, che hanno bisogno di essere considerate, ascoltate, valutate per quello che realmente valgono.
Lei è andato a sedersi tra i banchi coi ragazzi, che impressione ne ha avuto?
Che non è cambiato nulla dagli anni Sessanta: l’insegnante sta in cattedra, gli studenti di fronte, in una lezione frontale. Invece andrebbe cambiata la disposizione delle classi, così come i gruppi di studenti, che devono spostarsi, mescolarsi, affrontare nuove e diverse situazioni.
Una strada per il rilancio della scuola può essere quella di rendere le scuole soggetto attivo? Si può pensare alla sussidiarietà e alla governance autonoma all’interno della singola istituzione scolastica come a una soluzione? Credo in un Ministero non più autorizzativo, ma cooperativo. Un Ministero che detti le policies, che aiuti le singole scuole nella fase di avviamento e che poi valuti i risultati. Deve esserci un percorso molto lineare da questo punto di vista, perché le scuole in un regime di autonomia responsabile debbano definire il loro progetto.
Che ruolo può avere il non profit - associazionismo, volontariato, cooperazione sociale - nella crescita dei giovani studenti, per la
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“ Io ho quasi sognato di potere avviare un progetto di scuole come civic center, centro civico, all’interno dei quartieri, come già avviene in altri Paesi. Edifici aperti dal mattino alla sera tardi, multifunzionali, nel senso che nell’orario scolastico sono scuole, ma poi diventano centro ricreativo, palestre, biblioteche, centro di comunità, centro di formazione per adulti, centro culturale, centro di attività collaterate al quartiere, al territorio. Quindi una scuola molto più aperta, luogo per l’aggregazione di giovani, meno giovani, persone che vogliono dedicare tempo alla cosa che ritengo la più importante del Paese, che è quella della formazione dei giovani.”
costruzione di una cittadinanza attiva e responsabile? Io credo che sia un elemento fondamentale per lo sviluppo della nostra società. Il Terzo settore in generale è indubbiamente un grandissimo valore e in un Paese come il nostro è un valore aggiunto. Certamente la sensibilità e l’esperienza che abbiamo noi come Paese Italia in questo settore ha pochi equivalenti al mondo e quindi credo che come tale debba essere considerato, valutato e che debba essere anche aiutato.
Tanti ragazzi al termine delle lezioni scolastiche hanno davanti pomeriggi vuoti, senza nessun riferimento, o stimolo, positivo. La scuola può diventare un luogo di aggregazione e non solo di istruzione? Io ho quasi sognato di potere avviare un progetto di scuole come civic center, centro civico, all’interno dei quartieri, come già avviene in altri Paesi. Edifici aperti dal mattino alla sera tardi, multifunzionali, nel senso che nell’orario scolastico sono scuole, ma poi diventano centro ricreativo, palestre, biblioteche, centro di comunità, centro di formazione per adulti, centro culturale, centro di attività collaterate al quartiere, al territorio. Quindi una scuola molto più aperta, luogo per l’aggregazione di giovani, meno giovani, persone che vogliono dedicare tempo alla cosa che ritengo la più importante del Paese, che è quella della formazione dei giovani. Se ne trarrebbe un grande vantaggio anche economico, perché i privati, il Comune, potrebbero investire nelle scuole stesse, con benefici alle strutture,
in termini di attrezzature, di decoro e di pulizia.
Cosa accadrà in futuro per il sostegno? Può intervenire anche qui la cooperazione sociale come forma strutturata e riconosciuta? Certamente sì, la cooperazione sociale anche e soprattutto in questo settore è determinante. Io credo che sul tema del sostegno debba essere fatta una valutazione oggettiva, in termini della grande esperienza che c’è stata in Italia e che ha pochi eguali anche questa nel mondo. Ma deve esserci anche una giusta valutazione nell’identificazione delle persone che hanno veramente bisogno. Non si può generalizzare il tipo di bisogno, di supporto, ma è necessario andare nel dettaglio e identificare un progetto ad hoc e questo lo può fare solo la scuola, perché conosce i suoi studenti, i suoi alunni, i suoi docenti. E questo è proprio uno di quegli elementi di autonomia responsabile di cui parlavo in precedenza.
A cosa punta il suo Ministero, per quanto riguarda la ricerca? Stiamo lavorando sulla formazione e l’informazione, con un road-show su Horizon 2020. Vogliamo dare all’Italia l’abitudine di giocare d’anticipo e voglio sottolineare che come Ministero non dimenticheremo anche il livello delle scienze sociali, finora non toccato a livello UE.
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Intervista a UMBERTO LUCIA Politecnico di Torino
EVOLUZIONE ED EFFICACIA DEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO NEGLI ULTIMI 150 ANNI “Oggi la scuola è intesa come l’istituzione sociale cui è demandata l’educazione dei giovani, ovvero la loro crescita come persone umane, finalizzata alla convivenza civile e realizzata con la formazione”.
Professor Lucia, oggi la scuola come viene concepita in Italia rispetto a 150 anni fa? La scuola di 150 anni fa aveva come riferimento fondamentale la Legge 3725/1859, nota come Legge Casati, dal nome del Conte Gabrio Casati, allora Ministro della Pubblica Istruzione del Regno di Sardegna. Sanciva il diritto del cittadino di provvedere direttamente all’istruzione dei propri figli a mezzo del sistema scolastico statale o privato; introduceva l’obbligo dell’insegnamento religioso e affidava ai Comuni la gestione della scuola elementare. L’istruzione secondaria e quella universitaria erano di competenza statale. Oggi, invece, in base alla nuova impostazione introdotta con la Legge 30/2000, la scuola è intesa come l’istituzione sociale cui è demandata l’educazione dei giovani, ovvero la loro crescita come persone umane, finalizzata alla convivenza civile e realizzata con la formazione. Così le caratteristiche peculiari della scuola di oggi
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risultano: l’organizzazione sistematica di interventi finalizzati alla crescita delle capacità intellettuali della persona e la conseguente strutturazione dei processi di apprendimento; la sollecitazione a trasferire le conoscenze apprese a contesti differenti da quello scolastico; la constatazione che il ruolo della scuola contiene in sé il concetto di autonomia culturale. Ne deriva che i fondamenti del sistema scolastico sono diventati: l’autonomia; la diffusione dell’offerta formativa aperta a tutti; la chiarezza nella progettualità della trasmissione della cultura e dell’identità della comunità sociale; la progettualità nella crescita della persona umana; la programmazione curricolare; l’internazionalizzazione della cultura; la convivenza etnica; la produttività formativa.
Parliamo di innovazione e necessità formative Nel contesto dell’autonomia, il rapporto tra scuola e
contesto sociale ed economico in cui opera la scuola è centrale in quanto l’autonomia si pone come obiettivo la costituzione di un sistema formativo che sia in grado di affrontare e dirimere i problemi socioculturali e professionali che si generano dalla crescente complessità della vita di oggi. Ricordando che l’obiettivo della scuola è la crescita della persona, scuola e contesto rappresentano momenti complementari e per loro natura compatibili del percorso educativo. Per conseguire questo obiettivo occorre fornire modelli culturali aperti e dinamici, oltre a conoscenze che devono essere periodicamente aggiornate. Con questa autonomia di percorsi formativi post scolastici si potrà realizzare la sempre più necessaria formazione continua. Per poter assolvere a questo dovere istituzionale, però, la scuola deve sviluppare ricerca e “generare cultura” valorizzando i docenti, rimotivandoli sia economicamente sia socialmente, riconoscendo la loro funzione sociale e la stima per l’attività che svolgono.
A suo avviso quanto è importante la ricerca nella scuola? Il riferimento è il Regolamento in materia di autonomia delle Istituzioni scolastiche approvato dal Consiglio dei Ministri il 25 febbraio 1999 artt. 6 e 11. La Ricerca dev’essere intesa come formazione alla ricerca, cioè indurre i discenti ad apprendere per scoperta, imparando ad osservare, interrogarsi, scoprire, ragionare, operare conseguentemente ricerca come atteggiamento e autoformazione costante. Quindi la ricerca nella scuola è ricerca pedagogica da parte dei docenti nell’ambito della propria attività, ma anche aggiornamento permanente del docente stesso. La ricerca dovrebbe essere anche intesa con il suo significato tradizionale: cercare di comprendere nuovi fenomeni e relazioni. In questo senso le scuole possono
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operare ricerca industriale con le aziende del territorio richiedendo il supporto di Dipartimenti universitari, diventando quindi il fulcro di un sistema di formazione e di trasferimento tecnologico.
Cosa ne pensa dell’integrazione interculturale: è indispensabile nella scuola di oggi? La struttura sociale italiana, in questi anni, è caratterizzata dalla differenziazione etnica, che impone un adeguamento del sistema educativo anche in tal senso. Appare fondamentale il contributo che la scuola può fornire all’integrazione di persone che presentano differenti modelli sociali; infatti, la presenza di differenti etnie obbliga al confronto culturale sui valori etico-morali e sui modelli sociali. L’integrazione potrebbe aiutare a sviluppare il discorso sulla dignità umana di ogni persona, considerandola nella sua differente identità culturale, nel rispetto della sua storia, senza negare la propria, ma condividendo la stessa natura umana che lega ogni persona all’altra.
Cosa può fare la scuola per dare una risposta ai giovani che cercano se stessi? Nell’attuale situazione socio-culturale ed economica la scuola dovrebbe: fornire gli strumenti culturali per rispettare le regole, intese come fondamento della convivenza civile e garanzia del diritto del più debole; indurre l’abitudine a ragionare ed elaborare (una diminuzione del carico di studio seguito da un approfondimento dello stesso porterebbe a studenti culturalmente più dinamici); creare una maggiore interazione con il contesto e le realtà universitarie. Credo fondamentale per chiunque si interessi di scuola, la riflessione sulla proposta di Riforma Boselli del 1909, purtroppo, mai diventata legge!
150 ANNI di storia della scuola (dal 1859 al 2010) >1859 Nel Regno di Sardegna viene introdotta la legge Casati, che prevede un’istruzione elementare pubblica e obbligatoria di due anni a partire dal sesto anno di età. La sua graduale applicazione al territorio nazionale si completerà soltanto nel 1870. >1860 Viene emanato il primo regolamento che disciplina le condizioni dell’edilizia scolastica. >1875 Il ministro Ruggero Bonghi abolisce l’esame d’ammissione all’Università e ammette ufficialmente l’iscrizione delle donne. Presso le Facoltà di Lettere e Filosofia e di Scienze sono istituite le Scuole di Magistero, per preparare gli insegnanti nelle scuole secondarie. >1877 Con la legge Coppino l’obbligo scolastico nella scuola elementare viene esteso da due a tre anni. Sono aboliti i direttori spirituali nelle scuole. >1878 Viene emanata la prima legge di finanziamento per l’edilizia scolastica. >1886 Per applicare la legge Coppino sull’istruzione obbligatoria, viene emanata la prima legge di limitazione del lavoro minorile, che vieta l’impiego di bambini sotto i 9 anni in alcune categorie lavorative diurne e sotto i 12 nei lavori notturni. >1888 Viene emanato il nuovo regolamento delle scuole elementari; il programma è improntato al pensiero positivista e al metodo sperimentale delle «lezioni di cose» del pedagogista Aristide Gabelli. >1889 Viene emanato il primo regolamento per le scuole italiane all’estero, in risposta alla massiccia emigrazione in corso nella seconda metà del secolo. >1904 Con la legge Orlando, l’obbligo scolastico elementare viene esteso al dodicesimo anno di età. La legge introduce il concorso come sistema di reclutamento della classe insegnante; prevede inoltreche lo Stato provveda al pagamento degli stipendi per gli insegnanti. >1907 Il socialista Leonida Bissolati propone con esito negativo la laicizzazione della scuola elementare e l’abolizione dell’insegnamento religioso. >1911 Con la legge Daneo-Credaro viene statalizzata la maggior parte delle scuole elementari in Italia. >1912 La riforma elettorale proposta da Giovanni Giolitti istituisce il suffragio universale maschile. Il corpo elettorale italiano sale così a quasi 9 milioni di elettori. >1920 Benedetto Croce, ministro della Pubblica Istruzione, sopprime le Scuole di Magistero. >1923 Giovanni Gentile, ministro della Pubblica Istruzione nel governo Mussolini, riforma la scuola e l’università italiana. Uno dei primi atti, i programmi elementari elaborati da Giuseppe Lombardo Radice. Nascono l’Istituto superiore di Magistero e il Consiglio Nazionale delle Ricerche. A Torino viene avviato il progetto dell’Atlante linguistico italiano, presso la
cattedra di Linguistica della Facoltà di Lettere. >1926 Nascono le pagelle scolastiche. >1928 Viene istituita la scuola di avviamento professionale, che sostituisce i corsi postelementari. >1929 Con i Patti Lateranensi, lo Stato italiano riconosce come «fondamento e coronamento» dell’istruzione pubblica l’insegnamento della religione cattolica in tutti gli ordini e gradi di scuola. Il Ministero della Pubblica Istruzione diventa Ministero dell’Educazione Nazionale. Viene imposta all’intero territorio nazionale l’adozione del libro di testo unico di Stato per la scuola elementare. >1933 Viene completata la statalizzazione delle scuole elementari. >1937 Nel contesto dell’introduzione della cultura militare nella scuola italiana, viene istituita la Gioventù Italiana del Littorio. >1938 Nasce il testo unico per la Difesa della Razza nella scuola. >1939 Il ministro Bottai presenta al Gran Consiglio del Fascismo la Carta della scuola. >1940 Unificando i corsi inferiori dei licei e degli istituti tecnici e magistrali, Bottai crea la scuola media unica triennale. La biforcazione tra scuola media per chi continuerà gli studi e avviamenti professionali resterà in vigore fino al 1962. >1944 Il Ministero dell’Educazione Nazionale riprende il nome di Ministero della Pubblica Istruzione. >1945 Vengono aboliti il libro di testo unico per la scuola elementare e le norme emanate tra il 1935 e il 1943. >1946 Nel referendum istituzionale del 2 giugno prevale la scelta repubblicana. Si tengono le prime elezioni a suffragio universale maschile e femminile. Viene eletta l’Assemblea Costituente che dovrà redigere la nuova Costituzione. >1947 Nascono le scuole popolari contro l’analfabetismo; una commissione nazionale di inchiesta effettua una valutazione dello stato della scuola nell’Italia repubblicana. >1948 Il 1° gennaio dell’anno entra in vigore la Costituzione della Repubblica. La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso. (Costituzione Italiana, Articolo 34.) >1955 Vengono varati i nuovi programmi per le scuole elementari. >1959 Il ministro Moro vara il Piano decennale per la scuola, inteso a sviluppare nella prassi didattica i metodi della programmazione. >1962 Nasce la scuola media unica obbligatoria e gratuita, il cui definitivo assestamento avverrà nel 1977. >1964 Vengono introdotti i libri di testo gratuiti nella scuola elementare.
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150 ANNI di storia della scuola (dal 1859 al 2010) >1968 Nasce la scuola materna statale. (In un progetto del Ministero della difesa americano viene creata la rete Arpanet. Il suo sviluppo in ambito universitario porterà alla nascita di Internet.) >1969 Con la liberalizzazione dei piani di studio universitari, diventa possibile accedere a tutte le Facoltà da qualsiasi corso di scuola secondaria di durata quinquennale. La durata degli istituti professionali viene portata a cinque anni. Viene realizzato il primo scambio di dati a distanza tra due computer attraverso un collegamento che costituirà l’attuale World Wide Web. >1971 Si introduce il tempo pieno nella scuola elementare. >1973 Con la firma del contratto nazionale dei metalmeccanici, entrano nel sistema scolastico le 150 ore. >1974 La risposta legislativa al movimento studentesco si traduce nel Testo unico delle leggi sulla scuola, i cosiddetti “decreti delegati” riguardanti la ricerca educativa e didattica, l’istituzione e il riordinamento degli organi collegiali. Per la prima volta prende parte alla vita della scuola una rappresentanza dei genitori e degli studenti. >1977 Con l’istituzione degli insegnanti di sostegno, viene potenziato il processo di integrazione scolastica dei disabili avviato nel 1971. >1979 Vengono introdotti i nuovi programmi per la scuola media. >1985 Vengono introdotti i nuovi programmi per la scuola elementare. Con la ratifica del nuovo Concordato tra Stato e Chiesa cattolica, l’insegnamento della religione cattolica è considerato opzionale e le scuole private vengono parificate a quelle pubbliche. >1989 Al Cern di Ginevra nasce la rete Internet. >1990 Viene varata la riforma della scuola elementare, con l’istituzione dei moduli e dei team dei docenti. >1992 I capi di Stato e di governo di dodici Paesi europei firmano a Maastricht il trattato di istituzione dell’Unione Europea. Nei licei e in parte degli istituti tecnici vengono avviate le sperimentazioni dei Programmi Brocca; con il Progetto ’92 viene riorganizzata l’istruzione professionale. È garantito il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie. (Legge 104 del 5 febbraio 1992, art 12 [Diritto all’educazione e all’istruzione] comma 2). >1997 Con la legge quadro in materia di riordino dei cicli di istruzione, il ministro Berlinguer riforma la suddivisione delle scuole elementari, medie e superiori sostituendole con una struttura basata su sette anni di ciclo primario e cinque di ciclo secondario. Viene riformato l’esame di Stato. >1998 Attivazione dei corsi di laurea in Scienze della formazione. Viene promulgato lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola
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secondaria. >1999 Vengono introdotte nuove norme sull’obbligo scolastico a 15 anni; l’obbligo formativo è portato a 18 anni. >2000 Nell’ambito della riforma Berlinguer della scuola, viene presentato il Progetto Lingue 2000. Si introduce per la prima volta nella scuola italiana il Portfolio delle competenze, che documenta le esperienze non solo scolastiche con cui lo studente acquisisce le proprie abilità. >2001 L’Unione Europea promuove l’Anno Europeo delle Lingue. Tra gli obiettivi promossi nei sistemi scolastici dei Paesi membri, viene affermata come prioritaria l’acquisizione/apprendimento di almeno due lingue comunitarie oltre alla lingua madre. Con la riforma del Titolo V della Costituzione della Repubblica italiana, viene modificata la ripartizione dei poteri di Stato, Regioni ed Enti Locali. Il trasferimento di funzioni disciplina le precedenti norme sull’autonomia scolastica, introdotte a partire dal 1997. >2003 Il ministro Moratti abolisce l’esame al quinto anno della scuola primaria e introduce l’esame di Stato al terzo anno della scuola secondaria di primo grado. Nelle scuole professionali viene introdotta l’alternanza scuola-lavoro. >2004 Nasce il progetto PISA (Programme for International Student Assessment), organizzato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), che intende accertare le competenze degli alunni scolarizzati nelle aree della comprensione della lettura, della matematica e delle scienze. >2006 L’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno di età. L’età per l’accesso al lavoro è conseguentemente elevata da quindici a sedici anni. (Legge 296 del 27 dicembre 2006. Articolo 1, comma 622.) >2007 Vengono pubblicate le Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione. >2008 Il ministro Gelmini riforma il sistema dei licei, modificando il liceo scientifico (che ora prevede anche un indirizzo tecnologico) e il liceo artistico e introducendo i licei delle scienze umane e musicale e coreutico. Vengono riformati gli istituti tecnici e ridotto il numero degli indirizzi e sperimentazioni nella scuola secondaria. Si reintroduce la valutazione in decimi e il voto in condotta ritorna a fare media per concorrere al voto finale. >2010 Vengono emanate le nuove Indicazioni Nazionali per i tre ordini di scuola secondaria (licei, istituti tecnici e professionali). Con il Decreto n. 9 del 27 gennaio 2010 del MIUR viene istituito il “nuovo modello di certificato dei saperi e delle competenze di base acquisite nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione” in linea con le indicazioni europee.
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MATTIA SOGARO
Presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari
IL SISTEMA UNIVERSITARIO E LA CONDIZIONE STUDENTESCA Il sistema universitario italiano sta attraversando anni di continui cambiamenti dovuti a interventi normativi da parte del Ministero e da ultimo, per mezzo della “Legge Gelmini”, del Parlamento. Tuttavia il dibattito attorno all’università negli ultimi anni non è stato sollevato tanto dagli interventi di riforma, quanto dai tagli che hanno interessato il settore. Infatti se da un lato si sono sollevate le proteste del mondo universitario per una presunta incapacità della politica di scommettere sull’istruzione e sulla ricerca in un momento di crisi, dall’altra molti giornalisti hanno colto l’occasione per indagare e far emergere, spesso in modo esasperato e scandalistico, le inefficienze e i malfunzionamenti di un sistema tanto vincolato alla burocrazia centrale, quanto eterogeneo nelle sue realtà locali. Qual è la situazione del sistema universitario italiano oggi? Una cosa è certa, se da un lato la qualità media delle nostre università (sia in termini di qualità della ricerca che della didattica) è assolutamente rispettabile e competitiva nel panorama internazionale, manca però al nostro sistema la capacità di sviluppare singoli poli d’eccellenza. Certamente i numerosi interventi normativi degli ultimi anni hanno spinto il sistema, almeno in linea di principio, verso la direzione giusta, cercando di fissare requisiti minimi di qualità, assieme ad una definizione di obiettivi e valutazione dei risultati. Però tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, così spesso e volentieri il legislatore ha unito a obiettivi condivisibili normative soffocanti, cedendo ad un centralismo dirigista che nel nostro paese non ha ancora abbandonato scuola e università. Tale configurazione non fa che penalizzare
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le non poche realtà che in questi anni hanno cercato di innovarsi e creare eccellenza. Risulta particolarmente significativa la classifica “QS SAFE – National System Strength Rankings” in cui si valutano i sistemi universitari nazionali aggregando gli indicatori relativi ai singoli atenei. Nell’indagine svolta nel 2008 l’Italia si colloca al 12° posto nel mondo, 7° in Europa. Risulta tuttavia significativo l’indicatore Accessibility che misura la percentuale di studenti di un Paese che studia in una “buona” università: in questo caso l’Italia si posiziona al terzo posto al mondo, dopo Stati Uniti e Australia, prima in Europa. All’interno del contesto sino ad ora descritto, estremamente eterogeneo, con solidi requisiti qualitativi ma incapace di valorizzare le proprie eccellenze, occorre porre l’attenzione sul tema della condizione studente-
sca. Infatti, pur nell’ambito di un sistema universitario caratterizzato da scarsa autonomia e possibilità di sperimentazione di modelli innovativi da parte dei singoli atenei, gli studenti hanno imparato in questi anni a scegliere e a spostarsi alla ricerca dell’offerta migliore non solo sotto l’aspetto formativo, ma anche tenendo conto delle opportunità lavorative future. Certamente l’attuale crisi economica spinge tutti i giovani a cercare le migliori opportunità offerta dalle uni-
versità, come dimostra un aumento degli studenti fuori sede nelle università italiane. In questo contesto tuttavia le scelte degli studenti risultano particolarmente influenzate dalle condizioni economiche e sociali di partenza. È proprio a questo aspetto della condizione studentesca che dovrebbe porre l’attenzione il diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.» si tratta di un
...Le scelte degli studenti risultano particolarmente influenzate dalle condizioni economiche e sociali di partenza. È proprio a questo aspetto della condizione studentesca che dovrebbe porre l’attenzione il diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.» 21
argomento particolarmente critico del nostro sistema universitario, che proprio in questi giorni verrà riformato dal governo come previsto dalla Legge Gelmini, abrogando il sistema vigente disciplinato dall’obsoleta legge n. 390 del 1991. Il diritto allo studio, pur essendo fortemente incentrato sull’intervento statale, non è estraneo a opportunità che possano provenire anche dalla libera iniziativa di privati cittadini e imprese. Il Politecnico di Milano, nell’autunno 2011, ha erogato circa 220.000 € di borse di studio per studenti particolarmente meritevoli grazie ad una donazione da parte di Autostrade per l’Italia SpA. Tale iniziativa mostra come anche in un periodo non facile per le aziende vi è la capacità di apprezzare e sostenere economicamente la formazione di capita-
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le umano da parte di soggetti privati. Come lo stato sostiene e incoraggia una simile, lodevole iniziativa? Equiparando tali borse di studio a reddito di lavoro indipendente, con significative penalizzazioni fiscali sia per lo studente che ne beneficia, sia per il suo nucleo familiare. Le borse di studio infatti (salvo quelle erogate dallo Stato e pertanto esentasse) sono tassate IRPEF e chi ne beneficia non può più essere considerato figlio a carico. In conclusione, il nostro sistema universitario e gli studenti innanzi tutto non hanno bisogno di nuove riforme, tantomeno di un ulteriore accanimento normativo. Occorre invece lasciare, oggi più che mai, la libertà di poter costruire ai tanti studenti e docenti che ancora credono che il nostro non sia un paese per vecchi.
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Intervista a ROCCO PAPALEO di Isa Grassano
IL MIO TEATRO CANZONE Rocco Papaleo, lucano doc, viene definito in tanti modi, attore di cinema e teatro, ma anche musicista, cabarettista, comico, regista, conduttore tv. Mille sfaccettature per un solo personaggio che ama dire «sono soprattutto un cantautore. Ho sempre suonato la chitarra per accompagnare le mie canzoni». Canzoni che «non risolvono i problemi sociali…ma nemmeno ne creano».
Da tempo pratichi il teatro-canzone? È un modo di raccontare dove la narrazione entra ed esce dal modulo canzone. Il linguaggio si esplica nell’incontro tra musica e parole, un incontro senza soluzione di continuità come se fosse un’unica partitura musicale. Faccio cinema, televisione (la recente esperienza televisiva a Sanremo, ndr) ma ho bisogno del palcoscenico. Il teatro ha la forza del presente, è mentre sta accadendo, è vivo e in vista. E ha bisogno di una cosa sola: della vita. Per questo la vita ha bisogno del teatro. E sarà sempre così. In questo periodo sto portando in scena “Una piccola impresa meridionale”, un altro esempio di teatro-canzone, dove le canzoni sono alternate da piccoli viaggi intorno alle persone e alle cose che le hanno ispirate.
La tua carriera è iniziata con alcuni spettacoli destinati ai piccoli delle materne. Poi hai spesso lavorato con i ragazzi. Pensi che la scuola possa essere un “teatro”? Credo che il teatro possa essere una scuola. Un’occasione di crescita culturale che passa attraverso la comunicazione e lo scambio di esperienze, la relazione
con gli altri, la consapevolezza delle proprie capacità. Il teatro, per chi lo insegna, è un osservatorio privilegiato, mentre per lo studente è un laboratorio privilegiato, proprio perché unisce al momento teorico, “di studio”, un momento pratico, di interpretazione sulla scena. Attraverso il teatro si impara a lavorare in gruppo, a scoprire le proprie risorse.
Hai spaziato in tutti i campi dello spettacolo, ma da quale ambito artistico pensi che i ragazzi siano più attratti? La televisione è sicuramente al primo posto. Basti pensare alla frenesia e alle code che si creano per i provini del Grande Fratello. Già i quindicenni ci sperano e vorrebbero compiere i diciotto anni per potervi accedere. La tv è una scorciatoia per emergere subito. Certo preferirei che si facesse la fila per assistere ad un concerto di musica classica, o ad uno spettacolo teatrale, o per l’ingresso ad un museo, o per entrare in una libreria.
Tu non ti sei mai laureato. Pentito? Mi ero iscritto a matematica e penso sempre che se mi fossi laureato sarei tornato a Lauria (in Basilicata) per
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foto: Barbara Ledda
insegnare. Invece, una mia amica mi ha iscritto ad una scuola di recitazione ed il mio futuro è cambiato. Non sono pentito. Potrei dire che la mia tesi di laurea è stato il Festival di Sanremo, che è espressione di una volontà popolare ed io mi sono sempre sentito un figlio del popolo.
Il mondo dei giovani è spesso motivo d’interesse per il cinema e per il teatro: tu che sei anche regista, ritieni sia una forma di sfruttamento o un modo per far emergere nuovi talenti? Io sono per la “libera circolazione dei talenti e non”. Questo può essere un modo per far emergere anche chi non ha studiato recitazione ma ha un’inclinazione innata. Poi magari dopo una prima occasione, trova il modo per approfondire le sue capacità.
A tuo avviso, i social network aiutano davvero a fare nuove amicizie o contribuiscono
ad isolare i ragazzi? Direi l’uno e l’altro. Da un lato ampliano la propria rete di conoscenze. Facebook, Twitter, sono mezzi eccezionali per restare in contatto con i vecchi amici che non vedi da tempo o che si sono trasferiti. Ne riconosco la loro grande potenza nel “fare gruppo” e non li temo come una pericolosa deriva delle relazioni. Dall’altro lato, invece, i social tolgono quel calore di potersi “sfiorare”. A mio avviso, le persone sono fatte per stare insieme e avere “un contatto” diretto.
Ritieni che Internet sia un surrogato della realtà per i giovani? Internet è forse un rifugio per molti giovani che quasi hanno paura di affrontare la realtà. Tuttavia la realtà entra prepotentemente dalla fessura e prima o poi devono farci i conti. Mi piacerebbe, invece, che i ragazzi ricominciassero a credere, a fare e ad inseguire i sogni, con la voglia e la possibilità di cercare un cambiamento.
ROCCO PAPALEO, UNO, NESSUNO, CENTOMILA Rocco Papaleo nasce a Lauria, in provincia di Potenza, il 16 agosto del 1958, sotto il segno del leone. A 18 anni si trasferisce a Roma per l’università. È una sua amica ad iscriverlo ad un corso di recitazione. Sarà quello il suo via. Esordisce poi nel 1985 con ”Sussurri rapidi” – spettacolo teatrale di Salvatore di Mattia. L’ingresso nel cinema con “Senza pelle” di Alessandro D’Alatri. Di qui, una lunga serie di film di successo, diretto da registi affermati come Archibugi, Pieraccioni, Virzì, Veronesi, Salemme, Vanzina, Scola. Il successo
arriva con il film pluripremiato “Basilicata coast to coast”. Poi la commedia “È nata una star?”, al fianco di Luciana Littizzetto. Oggi sta lavorando ad un nuovo film che uscirà in settembre, dal titolo “Una Piccola Impresa Meridionale”, come il suo ultimo spettacolo teatrale (scritto in collaborazione con Valter Lupo), anche se la storia è diversa. Ha pubblicato un nuovo album musicale, che contiene 12 brani scritti da lui, dal titolo “La mia parte imperfetta”. Info: www.roccopapaleo.eu
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Dr. DONATA PAGETTI VIVANTI
Vice-Presidente Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
IL DIRITTO ALLO STUDIO DEI DISABILI L’art. 24 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, recepita in Italia con L.18/2009, sancisce l’obbligo per gli Stati parti di assicurare “… che le persone con disabilità possano avere accesso all’istruzione postsecondaria generale, alla formazione professionale, all’istruzione per adulti e alla formazione continua lungo tutto l’arco della vita …”
L’accesso all’educazione permanente e alla formazione professionale deve essere garantito a tutte le persone con disabilità, incluse quelle con necessità di sostegno intensivo, attraverso la fornitura di accomodamenti ragionevoli e del sostegno adeguato, e l’applicazione di strategie educative appropriate alle necessità educative individuali. La Legge n. 104/1992 garantisce alle persone con disabilità l’accesso all’istruzione superiore e alla formazione professionale, anche attraverso la programmazione nell’università di interventi che tengano conto dei bisogni individuali e l’attribuzione di interpreti per facilitare l’apprendimento degli studenti non udenti. Inoltre la legge quadro 104/92 attribuisce alle regioni la competenza a realizzare l’inserimento del disabile nei corsi ordinari di formazione professionale in centri pubblici e privati, garantendo attività specifiche per quegli allievi disabili che non siano in grado di avvalersi dei metodi di apprendimento ordinari per l’acquisizione di una qualifica e precisando che le regioni forniscono ai centri i sussidi e le attrezzature necessarie. I corsi professionali devono tenere conto delle diverse
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capacità ed esigenze del disabile che sarà inserito o in classi comuni o in corsi specifici conseguentemente alle sue necessità formative. Gli Assessorati regionali competenti promuovono e organizzano servizi di orientamento e informazione sulle prospettive occupazionali e i relativi percorsi formativi, sugli enti che gestiscono corsi specificamente rivolti a giovani con disabilità e sulle iniziative formative nell’ambito dei programmi comunitari. In alcune realtà sono inoltre attivi sportelli specifici di orientamento, informazione e incontro tra domanda e offerta di lavoro per persone con disabilità. Gli adulti con gravi disabilità inseriti presso i servizi socio-assistenziali o socio-sanitari residenziali o semiresidenziali di competenza regionale o locale non sono esclusi dal diritto all’educazione permanente e alla formazione professionale enunciati nell’art. 24 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. Si rileva tuttavia la mancanza a livello nazionale di strumenti adeguati a monitorare l’effettivo accesso delle persone con disabilità a percorsi e a opportunità di educazione permanente per tutto l’arco della
vita e di formazione professionale, in particolare nei confronti di adulti con necessità di sostegno intensivo inseriti in servizi semi-residenziali e residenziali, attraverso l’elaborazione di progetti individuali e la fornitura di un sostegno quantitativamente e qualitativamente adeguato alle necessità educative individuali. Da una ricerca del Censis realizzata su persone con sindrome di Down nell’ambito del progetto “Centralità della persona e della famiglia: realtà o obiettivo da raggiungere?” emerge che mentre quasi tutti i bam-
Nasce UNIFICA
bini e i ragazzi Down vanno a scuola, un adulto Down su quattro sta a casa e non svolge nessuna attività. Se il sistema scolastico appare complessivamente capace di includere (anche se di fronte alle situazioni più gravi mostra anch’esso tutte le sue debolezze), al termine del percorso formativo solo una minoranza (il 31%) degli adulti con sindrome di Down riesce a collocarsi nel mercato del lavoro, mentre il 56% trova difficoltà a trovare un impiego di qualsiasi genere, a prescindere dai desideri, dalle capacità e persino da una remunerazione.
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Dott. GIUSEPPE CAGNI
Università di Torino
SCUOLA E NUOVE TECNOLOGIE: LA DIDATTICA DIGITALE Il mondo della scuola negli ultimi anni è notevolmente cambiato: oggi gli insegnanti hanno a che fare con studenti sempre più esperti e fruitori delle nuove tecnologie, abituati a lavorare con strumenti di cui spesso gli adulti ignorano l’esistenza o il funzionamento. Non a caso, escluse alcune esperienze che rappresentano casi di eccellenza (come il progetto cl@ssi 2.0), la scuola italiana è ancora molto lontana dal mondo digitale. Fortunatamente, negli ultimi anni il MIUR ha dato segnali di cambiamento, sia introducendo l’obbligatorietà di adozione, dall’anno scolastico 2011/2012, dei libri misti e dei libri scaricabili, sia attraverso investimenti per l’acquisto delle LIM (Lavagne Interattive Multimediali), che per la dotazione di connessione internet ad alta velocità e di laboratori di informatica. Questi strumenti, però, spesso rimangono inutilizzati o sottoutilizzati. Per capire quali sono gli elementi frenanti che non ne permettono il pieno utilizzo, abbiamo rivolto qualche domanda al dottor Giuseppe Cagni. Il lavoro formativo di cui la scuola si fa portavoce, non può non tener conto degli apporti forniti dai nuovi media. Dottor Cagni, ci parla dell’impatto delle tecnologie nella scuola? Tecnologie digitali e nuovi media hanno, e stanno, trasformando in modo evidente la vita individuale, sociale, professionale e del lavoro in generale. Un impatto simile dovrebbe risultare anche nell’ambito formativo. Ma, ad osservare obiettivamente, il sistema scolastico italiano è rimasto sostanzialmente impermeabile alle trasformazioni provocate dalla diffusione delle ICT . La sua struttura profonda è ancora rigida, con un’impronta ottocentesca assolutamente inadeguata ad accogliere con facilità i cambiamenti epocali di cui le tecnologie digitali sono portatrici. Nonostante ciò, sono decine e decine le situazioni in cui si sperimenta un utilizzo efficace delle tecnologie per innovare la didattica e le recenti iniziative ministeriali
nell’ambito dell’azione “Scuola digitale”, ma è una strada molto lunga da percorrere.
In base alla sua pluriennale esperienza d’insegnamento, secondo lei quali sono i vantaggi legati all’introduzione dei nuovi media nella scuola? Due semplici esempi: la LIM, lo strumento digitale forse più innovativo a livello di diffusione relativamente ampia, non è che un banale grande monitor di computer. Posta nell’aula, affidata ad un docente esperto e all’interazione degli studenti, diventa una “finestra aperta sul mondo” che rompe l’isolamento culturale della classe inondando l’aula di informazioni in forma multimediale, pronte per la gestione e la rielaborazione. E questa comunicazione col mondo, grazie al web, non è unidirezionale e passiva come col medium televisivo, ma agisce in due direzioni: il
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mondo entra a scuola ma la scuola può uscire nel mondo ed è la classe che la gestisce in modo interattivo. Secondo: tutti sappiamo delle grandi risorse del web, ma anche dei suoi potenziali pericoli per cui un’azione di educazione all’uso consapevole della rete, non solo è un compito ineludibile per la scuola, ma diventa un fattore di crescita civile e di educazione alla cittadinanza per gli studenti.
Ci spiega l’intento dell’iniziativa del MIUR
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per l’allestimento di classi tecnologicamente avanzate denominato “Progetto Cl@ssi 2.0”? Lo scopo dell’azione “Cl@ssi 2.0” è quello di trasformare gli “ambienti di apprendimento” delle nostre classi grazie ad una forte introduzione e all’uso coerente delle tecnologie digitali. Per “ambiente di apprendimento” si intende sì lo spazio fisico aula ma anche e soprattutto le relazioni, le metodologie, le strategie didattiche, i conte-
nuti, gli strumenti che concorrono ai processi formativi. La sperimentazione, che attualmente interessa circa 300 classi dei tre ordini di scuola, si pone fra l’altro l’obiettivo di conoscere se e in quale misura le ICT a supporto della didattica possono realmente migliorare i livelli di apprendimento. Info: http://www.scuola-digitale.it/classi-2-0 e http://www.irrepiemonte.it/classi20/classi20m.htm
Attualmente sta lavorando ad un importante progetto a livello europeo: in cosa consiste?
ITEC (Innovative Technologies for an Engaging Classroom) coinvolge 27 partner e 12 Paesi europei ed è un progetto di ricerca e sperimentazione su larga scala volto a prefigurare le potenzialità della classe scolastica di domani. Intende, con la partecipazione di 1000 classi, progettare e creare nuovi scenari di insegnamento e apprendimento, in cui integrare opportunamente le tecnologie digitali, trasferibili per la classe futura. Attualmente siamo alla seconda fase pilota della sperimentazione cui partecipano 40 classi italiane.
TORTELLINO X-PERIENCE Il tortellino perfetto? Secondo una leggenda è tale solo se uguale all’ombelico di Venere. Per imparare a realizzarlo ora c’è un gioco multimediale. Si chiama Tortellino X-perience ed è stato ideato da un’équipe di ricercatori dell’Università di Bologna, guidati dal professor Marco Roccetti. Una “game-station” sperimentale che consente il dialogo tra i movimenti dell’utente e un video proiettato di fronte ad esso, senza l’ausilio di alcuno strumento hardware (sensore, telecomando, joypad o simili). Il giocatore, ripreso con una webcam, non ha nulla in mano e deve solo mimare, passo dopo passo, i movimenti di una vera sfoglina. Si comincia dal “vulcano” di farina, fino a stendere la pasta con il mattarello, mentre il computer riconosce i gesti e li proietta tridimensionalmente sullo schermo, come uno specchio. Solo se si è bravi si passa al livello successivo. L’eco di questo sistema interattivo sperimentale è già arrivato negli Usa, tanto da essere citato dalla prestigiosa rivista “New Scientist”.
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MARIA FEDELE MARIA BEATRICE MORANO DONATELLA VALENTINO ANNALAURA DE MARIA SIMONA SENATORE
PIÙ SCUOLA MENO MAFIA Il Piano nazionale “Più scuola meno mafia” si prefigge di reimpiegare, a fini di istruzione e formazione, i beni confiscati, di creare opportunità culturali fruibili da tutto il territorio e di riaffermare il valore educativo del rispetto della legalità.
Il Piano nazionale “Più scuola meno mafia”, nato per dare seguito agli Accordi operativi sottoscritti dal MIUR il 26 luglio 2008 con l’Agenzia del Demanio e, successivamente, il 24 novembre 2010 con il Ministero dell’Interno e l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, si prefigge di reimpiegare, a fini di istruzione e formazione, i beni confiscati, di creare opportunità culturali fruibili da tutto il territorio e di riaffermare, specie nel mondo giovanile, il valore educativo del rispetto della legalità. Questo significa programmare, organizzare e gestire in modo coordinato un complesso di attività rivolte a: · definire progetti di utilizzo dei beni che, in coerenza con le esigenze espresse dal territorio, migliorino la qualità dell’offerta formativa e accrescano le possibilità di occupazione; · attivare iniziative di promozione e di sostegno affinché le scuole si costituiscano in rete; · avvalersi di risorse finanziarie dei Piani Operativi Nazionali, dei Piani Operativi Regionali, dei fondi degli Enti Locali e dei soggetti privati. A tal fine, presso il Ministero, opera un gruppo di lavoro che ha il compito di pianificare tutte le iniziative progettuali e di definire le linee strategiche generali avvalendosi del supporto di una segreteria tecnica in grado di gestire tutta la comunicazione interna ed esterna. Più scuola meno mafia
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ha già realizzato quattro importanti progetti: MUSICARTE È un progetto che prevede la realizzazione di spazi riservati alla cultura cinematografica, alla cultura musicale e alle tecnologie fruibili da tutti i cittadini del territorio. In collaborazione con il Comune di Nicotera (VV), l’Istituto Comprensivo “Amerigo Vespucci” di Vibo Marina e il Conservatorio “Fausto Torrefranca” di Vibo Valentia. OPEN EYES: SAFENET USE È un osservatorio sull’uso e l’abuso della rete informatica, sul cyberstalking e sulle devianze giovanili finalizzato a programmare interventi mirati rivolti a studenti e famiglie e a formare gli operatori scolastici. In collaborazione con l’associazione ChiamaMilano e l’Istituto di Istruzione Superiore “Niccolò Machiavelli” di Milano. POLO FORMATIVO INTEGRATO DEL TURISMO È un progetto che prevede la riconversione di un complesso urbanistico, di 30 mila metri quadri, sito in Palermo, in un polo integrato di scuole turistico-alberghiero congiuntamente ad un campus, un centro sportivo e ad altre iniziative formative rivolte a tutto il territorio.
In collaborazione con la Provincia Regionale di Palermo con tre istituti superiori di Palermo l’I.S.T “G. Salvemini”, l’I.P.S.S.A.R. “F.P. Cascino” e l’I.T.T. “M. Polo”. NAUSICAA È un osservatorio, sul territorio di Caserta, di ricerca, di formazione e di intervento sulle vittime innocenti di crimina-
lità e sui casi di disagio giovanile, di dispersione scolastica, di bullismo e di cyberbullismo, in collaborazione con la Facoltà ed il Dipartimento di Psicologia della Seconda Università degli Studi di Napoli. Per diffondere le iniziative già avviate e favorire l’accesso alla documentazione del Piano nazionale, è stato creato uno sito web dedicato www.piuscuolamenomafia.it.
IL RIUTILIZZO DEI BENI CONFISCATI Nell’ambito delle attività del Piano nazionale “Più scuola meno mafia” del MIUR il Ministro Profumo e il Sindaco del Comune di Caserta Del Gaudio il 22 febbraio 2012 hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa per il riutilizzo dei beni confiscati nel Comune di Caserta funzionale agli interessi della collettività locale. Grazie al Protocollo un bene, sito in Caserta, è sede di un osser-
vatorio finalizzato allo studio e alla ricerca sulla dispersione scolastica, sul bullismo e sulle nuove forme di cyber bullismo. L’iniziativa progettuale è in collaborazione con la Facoltà, il Dipartimento di Psicologia della Seconda Università degli Studi di Napoli e con l’Associazione Temporanea di Scopo “Occhi Aperti”.
ANNO 2312: L’ERA DEI CERVELLI ELETTRONICI Luca non riesce a prendere sonno: domani 30 marzo 2032 compirà 15 anni. Tutto è pronto per il grande giorno: i suoi genitori hanno firmato il consenso e la navicella alle 9 del mattino lo verrà a prendere per portarlo dal Dott. XYZ che procederà ad inserire nel suo cervello il tanto atteso microchip. Da domani Luca entrerà a far parte del circolo dei cervelli elettronici.
Nel solo ultimo ventennio, le tecnologie informatiche e i nuovi media stanno rivoluzionando la vita di ogni individuo e, seppur lentamente, anche il mondo della Scuola e dell’Università. La tradizionale lavagna sarà sostituita dalle tanto attese Lavagne Interattive Multimediali e la carta stampata sarà abbandonata lasciando il posto ai nuovi e-book. Queste sono solo alcune delle innovazioni che saranno introdotte in maniera sempre più massiccia nei prossimi anni. Ma come sarà la scuola tra due secoli? Ci saranno le aule? E i professori? Abbiamo chiesto ad alcuni studenti frequentanti le scuole secondarie di secondo grado e l’università di provare ad immaginarsi la scuola nel 2312, tra due secoli. “Spero che non sarà molto dissimile da quella che è ora; il tipo di insegnamento frontale, le lezioni, la presenza umana secondo me sono molto importanti e con questi mezzi informatici forse sarà possibile anche studiare attraverso computer, uno scenario un po’ da fantascienza. Non so cosa la tecnologia porterà, ma spero che quanto di umano c’è rimanga!” (Ilaria, Lettere Classiche all’Università di Bologna). Dello stesso auspicio anche Francesco (Lettere Moderne,
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Università di Bologna): “sarà tutto molto più sviluppato a livello tecnologico, tutto molto più virtuale e accessibile e chissà se ci sarà qualcosa che avrà superato il computer. La tecnologia, il computer, saranno sicuramente determinanti. Non so se rimarrà il contatto diretto con i professori, ma spero di si, perché è quello su cui si fonda tutta l’università. “Me la immagino aperta a tutti, molto più di adesso. Come abbiamo visto nei secoli, prima l’università era più elitaria, aperta a chi aveva possibilità economiche. Nei secoli probabilmente la scuola e l’università si apriranno a tutti, l’università sarà qualcosa di scontato, che si fa come adesso si fanno le elementari e, di conseguenza, è probabile che il livello culturale si abbasserà, come già è adesso rispetto ai nostri nonni, genitori, quando c’era una rigidità molto più significativa. Una cultura per tutti, abbassata di livello che però ha i suoi effetti positivi, che forse crea un livello più equilibrato. A lettere ahimè non ci sarà più il latino – prosegue amareggiata Natalia (Lettere Moderne, Università di Bologna), ma non bisogna aspettare due secoli, per questo bastano 50 anni!” “Non ci saranno più le aule – afferma Laura, iscritta anche lei a Lettere Moderne
all’Università di Bologna; se si allargherà ad un pubblico vastissimo, forse si farà tutto da casa, e poi niente più libri.” Natalia si immagina che gli spostamenti saranno ultraveloci, il teletrasporto sarà una realtà e ciò consentirà all’università di divenire una cosa mondiale: “non sarà più fare l’università a Bologna. Con la possibilità di spostamenti ultra rapidi, vado a fare l’università a New York e il fine settimana torno a casa”. Marika (Antropologia Culturale, Università di Bologna) si augura che alcuni saperi, soprattutto nell’ambito delle materie umanistiche, sopravviveranno: “ci saranno sempre più investimenti nelle materie scientifiche e, a meno che non ci sia una rivoluzione, quindi un cambio della politica e del tipo di economia che vige nella società, l’università sarà sempre più tecnicizzata e scientificizzata e sempre meno attenta agli aspetti umanistici di qualsiasi materia”.
Secondo Marco (Liceo Classico Minghetti di Bologna) non ci saranno più le lezioni frontali, né le aule e forse neppure la scuola: tutto si farà da casa, tutto sarà più tecnologico, interattivo e l’apprendimento più autodidatta. “La nostra professoressa di storia e filosofia pensa che in un futuro i professori saranno dei robot e gli studenti avranno un microchip nel cervello e noi genitori ci troveremo davanti alla decisione se mettere o no questo microchip nel cervello dei nostri figli. È un quadro abbastanza inquietante e io personalmente auspico che non sia così” afferma Vittoria, studentessa dell’ultimo anno del Liceo Classico Minghetti di Bologna. “Magari non ci sarà più l’università, magari nasciamo imparati” afferma Enrico iscritto a Lettere Moderne. “Verso i 14-15 anni ti metteranno un microchip! Sarà tutto programmato e non sarai tu a fare la tua vita!” sostiene Francesco del Liceo Scientifico di Roma.
“Tanti cervelli elettronici, tante pedine”. Così si immagina l’università nel 2312 Isabella, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, se dovesse disegnarla.
Intervista a EMILIA MARASCO
Docente di Storia dell’Arte Contemporanea e scrittrice
LA MIA FAMIGLIA MULTICULTURALE A tu per tu con Emilia Marasco, docente di storia dell’arte, scrittrice, attenta e sensibile narratrice di storie femminili ma anche di vicende legate all’adozione e alla “multicultura” in famiglia. Ha pubblicato La memoria impossibile (Tea edizioni), un libro autobiografico, il racconto dell’esperienza di madre adottiva, ma anche un aiuto per i genitori che si ritrovano a dover fronteggiare numerose difficoltà, dopo l’arrivo dei “nuovi” bimbi. La tua è una famiglia multiculturale. Quali sono i vantaggi di una famiglia così “allargata”? E gli svantaggi? La mia famiglia è diventata multiculturale grazie all’adozione di due bambini etiopi, Tilahun e Zenebech, dopo che avevo già un figlio biologico (Andrea). Essere nati in Africa e essere adottati poi da una famiglia italiana, a quattro o cinque anni, comporta un traumatico allontanamento dalla propria cultura di origine per integrarsi nella nuova famiglia, in un altro paese, con una lingua che non è la propria lingua madre. Noi abbiamo cercato di mantenere alcuni legami con il loro passato attraverso la conoscenza dei cibi tipici, la musica, attraverso il recupero dei ricordi, valorizzando i loro racconti. Aver fatto in modo che non dimenticassero è il modo migliore per farli integrare. Oggi i ragazzi sono italiani e tali si sentono. Italiani con la pelle nera. Vantaggi? Crescere insieme, aprirsi, guardare gli altri e la realtà da nuovi punti di vista. Io ho imparato molto dai miei figli. Svantaggi? Nessuno, se non qualche timore per il razzismo che a volte si incontra e che, anche in piccole quantità, fa sempre male.
Tu hai una teoria: “l’affetto che si moltiplica in tanti affetti”...se solo si riuscisse ad applicare nella vita. 36
L’importante credo sia tendere a questa apertura, poi ciascuno fa quello che può.
I tuoi ragazzi si sono mai trovati in difficoltà a scuola? I compagni di classe hanno fatto in modo che si integrassero bene? In generale si sono sempre trovati bene, hanno avuto anche la fortuna di avere un fratello più grande, (Andrea oggi ha 26 anni), che è stato il loro punto di riferimento, ha dato loro sicurezza. Si sono integrati senza difficoltà. Tilahun (20 anni) ha anche molti amici tra i nuovi cittadini, ragazzi di seconda generazione, nati qui e che dovrebbero poter essere italiani come lui.
Il ricordo più bello legato ai tuoi “bimbi” Quando è arrivata Zenebech. In aeroporto erano tutti e tre davanti a me. Li guardavo, si tenevano per mano. Lei, piccola e spaurita, in mezzo. La proteggevano e mi sembrava che andassero verso il futuro. Insieme. Una sensazione che mi accompagna da allora e che mi rassicura. Mi dà la certezza di un legame solido e che un giorno potranno farcela anche senza di me.
Un’esperienza multiculturale attraverso la pa-
rola scritta. Parlaci del tuo libro “La memoria impossibile” e di “Famiglia: femminile plurale”. Che messaggio vorresti trasmettere?
donne le vere portatrici di queste potenzialità.
Il primo è un libro incentrato sull’esperienza dell’adottare e dell’essere adottati, ma è anche un libro sulla maternità. La mia storia, dunque, ma anche la somma di tanti frammenti di storie e punti di vista. “Famiglia: femminile plurale” (Mondadori), invece, racconta le nuove forme di vita del terzo millennio. È la storia di una donna che sta per compiere cinquant’anni ed è al centro di una famiglia allargata, risultato di molti cambiamenti nella vita, diversi matrimoni, quattro figli. Intorno a Nina e alla sua famiglia ruotano altri personaggi. Attraverso questi scritti e la mia esperienza voglio raccontare storie in cui sia sempre presente l’idea del cambiamento, della possibilità, della trasformazione. Storie di donne perchè credo che siano le
Un donna con tutta la complessità che la donna contemporanea porta con sé: madre, moglie (più di una volta!), figlia, docente di storia dell’arte contemporanea, scrittrice, altro.
Chi è Emilia Marasco?
Progetti futuri? Un altro libro intitolato “La distanza necessaria” con un editore genovese Il Canneto, un romanzo costruito intorno a un quadro di un pittore realista americano. E poi ho dato vita, insieme ad un’altra scrittrice, Claudia Priano, ad un ciclo di laboratory di scrittura creativa, il primo passo per una scuola. Ci spero.
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FEDERICA PAGLIARONE Giornalista
IL SEGRETO PER UN BRAVO STUDENTE? UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE Mangiare in modo sano ed equilibrato svolge un ruolo rilevante non solo durante le settimane di studio, ma anche nei giorni più impegnativi come quelli in cui si affronta un esame.
“Il buongiorno si vede dal mattino” recita un antico detto popolare, in effetti, per iniziare al meglio una giornata dal punto di vista nutrizionale non c’è niente di meglio di una corretta e genuina prima colazione, specie se si è studenti. Una colazione sana ed equilibrata infatti non solo migliora il livello di salute generale, ma aumenta l’efficienza della memoria e le capacità cognitive. I nutrizionisti pronti a ribadire il legame tra alimentazione e rendimento scolastico sono in tanti, tra cui Mary Pat Alfaro, della Division of Nutrition Therapy del Cincinnati Children’s Hospital che, dopo aver passato in rassegna numerosi studi sull’argomento, nelle sue ricerche, dimostra l’influenza negativa di una colazione poco nutriente nel rendimento scolastico e nell’apprendimento. Sebbene qualità e composizione del primo pasto della giornata variano da caso a caso, spiega la nutrizionista, i ragazzi abituati a consumarlo tendono ad avere un profilo nutrizionale superiore a quello dei coetanei che lo trascurano. Sostanzialmente, sono quattro le regole dietetiche alla base di una buona memoria: non esagerare con le calorie e mantenere
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un peso corretto; non eccedere con grassi animali e zuccheri semplici; privilegiare i carboidrati integrali e determinati grassi come quelli del pesce; seguire una dieta variata, ricca di frutta e verdura, per assicurare un buon introito quotidiano di sostanze antiossidanti. Numerosissimi studi infatti hanno provato che un’alimentazione ricca di colesterolo e grassi di origine animale (burro, panna, formaggi, carni grasse, salumi) ma anche di quelli vegetali presenti nei prodotti industriali, diminuisce l’efficienza delle cellule nervose, peggiorando la capacità di apprendimento e facilitando i processi d’invecchiamento cellulare (il cosiddetto stress ossidativo dovuto all’aumento dei radicali liberi). Stessa azione negativa è esercitata dall’eccesso di cibi dolci quali merendine, gelati, caramelle e così via, e di alimenti a base di cereali raffinati o amidi (pane e riso bianco, pizza, patate). Tutti questi alimenti hanno in comune la caratteristica di avere un indice glicemico alto, ovvero sono in grado di innalzare notevolmente i tassi di zucchero nel sangue (iperglicemia) rispetto anche ad altri carboidrati, come quelli integrali ad esempio. E i frequenti bruschi
rialzi glicemici non giovano né alla concentrazione nè alla salute delle nostre cellule nervose. Al contrario, le vitamine dalle proprietà antiossidanti che contrastano l’azione dei radicali liberi contribuendo all’efficienza dell’organismo e quindi delle capacità mentali sono la E, la A (o betacarotene) e la C che, avendo un’azione benefica sui vasi sanguigni, permette una buona circolazione a livello cerebrale. Da non dimenticare poi le vitamine del gruppo B che, tra le tante funzioni, permettono al sistema nervoso di funzionare correttamente. E se una dieta con troppi grassi e colesterolo fa male al cervello, una dieta che abbonda di acidi grassi del pesce, i cosiddetti Omega 3, è invece estremamente benefica anche per la memoria. In particolare, questa azione sarebbe dovuta ad un componente degli Omega 3, l’acido docosaesaenoico, detto anche DHA, con una forte azione antinfiammatoria e antiossidante. Tra i minerali utili a chi studia troviamo il selenio e lo zinco, anche questi per le loro capacità antiossidanti e di difesa immunitaria, nonché il magnesio, regolatore dell’umore e ansiolitico, utile in particolare a chi non riesce a concen-
trarsi o a studiare per colpa dell’ansia e della paura dell’esame. Ma come deve essere la giornata alimentare ideale dello studente, valida anche nei giorni delle prove d’esame? In primis, come abbiamo detto, la prima colazione dev’essere completa: frutta, latte o yogurt con cereali (muesli, fiocchi di avena) oppure pane (meglio se integrale) e miele o marmellata. Ma anche una porzione di proteine a rotazione: un uovo, due fette di prosciutto, un pezzetto di formaggio. Riguardo ai due pasti principali, per avere un’alimentazione equilibrata uno dovrà essere basato più sui carboidrati, l’altro più sulle proteine. Ad esempio, un piatto di pasta al pomodoro fresco con una bella insalata mista e colorata a pranzo; un primo leggero (come una zuppa di verdure), un secondo a base di pesce, carne bianca o un uovo con contorno a cena. Oppure viceversa, con proteine a pranzo per rimanere più tonici nel pomeriggio e sfruttare l’effetto rilassante dei carboidrati alla sera. E tra un pasto e l’altro gli spuntini ideali sono a base di frutta (al naturale, frullata, macedonia) o di yogurt.
PIETRO SEGATA
Presidente COOPERATIVA SOCIALE SOCIETA’ DOLCE
IL FUTURO DELLA SCUOLA Nata per occuparsi del diritto alla studio di pochi, Società Dolce, a vent’anni e più dalla sua nascita (1988), vuole cogliere pienamente la sfida della sussidiarietà, a tutto campo, rappresentata dal ruolo che viene assegnato dalla pubblica amministrazione alle organizzazioni non lucrative nel nostro sistema educativo e scolastico. Ai tempi del liceo il suo Presidente, e parlo di me, si sperticò, non poco e non solo, per contrastare l’incessante avanzare della scuola paritaria, che pensavo avvenisse in danno alla scuola pubblica. Avevo 15 anni e temevo che le istituzioni confessionali, complice il Governo, potessero beneficiare di fondi pubblici per sapientemente indirizzare le coscienze delle nuove generazioni che, prive di una offerta pubblica convincente ed aggiornata, venivano inserite nelle scuole paritarie private affinché ricevessero una più attenta cura. Il volantino, che nei suoi slogan si richiamava ai principi più saldi sanciti dalla nostra costituzione repubblicana, elaborato da me e il mio amico Stefano, aveva una brutale immagine di un corpo di “khomejni”, un viso di Roberto Formigoni e gli arti inferiori di un’aquila che con i suoi artigli stritolava un edificio scolastico pubblico, ahimè forse già malconcio. Con il ciclostile riproducemmo in una notte quel volantino in migliaia di copie e lo distribuimmo ai nostri coetanei, in una giornata di pioggia e di sciopero contro il Ministro Franca Falcucci, davanti a tutte le scuole medie superiori di Bologna. La mezza età e il corso della storia hanno messo in discussione il mio approccio ideologico e il mio fresco entusiasmo. Ritengo che oggi non possa esistere e non si possa parlare di sistema se non si portano a valore le istanze e le esperienze che nascono spontaneamente nella comunità all’interno della quale il pubblico opera. Le collaborazioni con il privato, in tutte le sue forme, hanno reso, infatti, la nostra offerta educativa e scolastica, tra le più avanzate al mondo, più aperta, plurale, ricca e prossima alle esigenze espresse dalla società. Ad una presenza di natura quasi esclusivamente confessionale, via, via si sono affacciate ed
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affiancate le Cooperative Sociali con ruoli complementari, inizialmente, e poi paritari. Oggi, quando parliamo di servizio pubblico, dobbiamo avere come riferimento prioritario quel sistema integrato e non ciò che residua di una impostazione molto rigida e chiusa che vedeva l’eccellenza e le garanzie poggiarsi sull’intervento diretto dello Stato. Il trasferimento agli Enti Locali di queste funzioni ha accelerato questo virtuoso percorso che non potrà e non dovrà mai essere rappresentato come esodo di risorse e persone verso una offerta alternativa e concorrente del privato. Un esempio è ciò che è successo a Società Dolce che, nel 1989, mosse i suoi primi passi nell’ambito del sostegno a persone con disabilità che frequentavano la scuola dell’obbligo. Fu proprio il Comune di Bologna a trasferire alle Cooperative Sociali queste attività di tutela, non potendo esso gestirle più direttamente. Renzo Imbeni, esponente dell’allora Partito Comunista Italiano (PCI), era il Sindaco di Bologna ed Enrico Boselli, socialista, era viceSindaco ed Assessore competente. La scelta non venne quindi assunta da pericolosi e interessati cattolici ma da lungimiranti amministratori di orientamento riformista la cui cultura ed esperienza di riferimento diceva quanto fosse di buon senso e utile assumere quella decisione e quanto fosse profondo il rispetto nutrito dal movimento cooperativo verso le istituzioni repubblicane e democratiche. C’erano allora, forse, più sicurezze, sicurezze sociali intendo, di oggi. Chiedere alle cooperative un ausilio, un aiuto, chiamarle ad assumersi qualche responsabilità di natura gestionale non voleva essere certo un tentare di sollevarsi dai propri obblighi di tutela e protezione, bensì contribuiva a generare una risposta più appropriata, scevra, a favore dei fruitori, delle rigidità che allora permeavano l’ordinamento del pubblico impiego, che obbligava a gestire questi servizi con un precariato, tutto espressione delle nuove generazioni, senza futuro e prospettive professionali. Con il Sindaco, Giorgio Guazzaloca, 10 anni dopo (1999) si avviava, con la stessa Amministrazione Comunale, la prima sperimentazione di finanza di progetto per la progettazione, realizzazione e gestione di due Nidi d’Infanzia in concessione, Nidi che sarebbero poi stati ultimati ed inaugurati con il Sindaco, Sergio Cofferati. Oggi Bologna, grazie alle innumerevoli iniziative, nate dal rapporto pubblico e privato, in questo specifico ambito, raggiunge sempre i primi posti delle classifiche per la qualità della vita dei suoi cittadini (es. Sole 24ore), grazie ad una complessa e ricca rete di servizi a sostegno della genitorialità. Attendo ora l’ulteriore salto di qualità che vedrà probabilmente la nostra Cooperativa misurarsi con proposte paritarie per la Scuola dell’Infanzia e dell’Obbligo.
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ISABELLA CALBI
Giornalista
URBINO FERMENTO CULTURALE Urbino è una città in movimento. Le sue strade non sono mai vuote. Sono animate, giorno e notte, dalle migliaia di giovani che studiano all’Università Carlo Bo (www.uniurb.it), una delle più antiche d’Italia (fondata nel 1506). Un fermento culturale e artistico grazie anche alla presenza di istituti creativi, come “la Scuola del Libro” o il “Museo del Gabinetto di Fisica” che ha riprodotto virtualmente lo strumento topografico utilizzato da Raffaello per fare dei rilievi a Roma, su commissione di papa Leone X. Sono ben 15 mila gli studenti (provenienti da tutta Italia e dall’estero), 43 i corsi di laurea, 1.650 le borse di studio, 1.590 gli alloggi universitari, numeri che fanno di questa cittadina delle Marche una “città Campus”. Una città nella città. Il titolo si affianca a quello di “culla del Rinascimento italiano” e all’iscrizione nel Patrimonio
Urbino, veduta
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Urbino, studenti in strada
Urbino, Piazza Duca Federico
Unesco. Nel saliscendi delle strade, tra gli anfratti invitanti e le vedute infinite si respira la serena lentezza della nobiltà che si mescola con l’adrenalina dei ragazzi, soprattutto alla sera, quando la città si riempie di una vita notturna frenetica. Giochi di luce, colori e ombre, e un tripudio di brindisi necessari a festeggiare un esame passato o a stemperare la tensione per un esame ancora da sostenere. Si gira, comodamente a piedi, fra queste mura ricche di storia, ammirando i palazzi affrescati e gli archi a volta, all’interno di ambienti capaci di mantenere vivo il legame con la tradizione e allo stesso tempo di essere al passo coi tempi. E per essere sempre proiettati sull’attualità, l’Università ha creato il progetto “Urbino Wireless Campus (UWiC)” che fornisce una rete wireless aperta negli edifici dell’Università stessa, nonché una copertura nelle zone più utili e frequentate dai ragazzi, ma anche dai cittadini e dai turisti. Ed è un piacere perdersi in questo scrigno prezioso che è la città feltresca. Una salita immersa nel verde porta al Colle dei Cappuccini, con l’omonima chiesa. Da qui lo sguardo spazia sul susseguirsi dei rilievi che si perdono all’orizzonte. Tra gli altri luoghi da non perdere c’è l’ex Monastero di Santa Chiara, sede dell’istituto Superiore per le industrie Artistiche e, di fronte, l’Oratorio di Santa Croce. Il senso di nobile e grandioso culmina, però, nel Palazzo Ducale, voluto dal Duca Federico da Montefeltro: uno dei capolavori assoluti dell’architettura rinascimentale. Vale la pena addentrarsi nelle varie stanze (ce ne sono oltre 250, anche se
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non tutte visitabili) in un crescente vortice culturale (la sala dell’Alcova del Duca, degli Ospiti, del Trono, dei Melaranci e poi le opere di Piero della Francesca, di Federico Barocci, di Tiziano) che trova il suo clou nello Studiolo del Duca Federico da Montefeltro (signore della città): un luogo intimo e raccolto, destinato alla meditazione (pensatoio), dove il tempo si ferma e racconta, come in un libro scritto nel legno (belle le tarsie lignee “contenenti” candele, spade, clessidre, strumenti musicali), l’avventura straordinaria delle glorie di questo uomo e degli altri “uomini illustri” raffigurati. Da qui alla casa natale di Raffaello (trasformata in museo, affacciata sulla via ripida che ha preso il suo nome), il passo è breve. La sua casa natale, del XV secolo, è arredata con mobili d’epoca e conserva l’affresco “della Madonna con il bambino” del grande maestro, oltre a dipinti del padre, Giovanni Santi. La fantasia si scatena, provando ad immaginare il piccolo fanciullo prodigio mentre era attento a seguire, in una sorta di apprendistato, i lavori di suo padre Giovanni Santi, o alle prese con matite e colori (nel cortile, dove un tempo vi era la bottega paterna, attigua all’abitazione, è ancora visibile la pietra su cui i due pittori macinavano i pigmenti naturali) o intento a dipingere “La Madonna con Bambino”, uno splendore non solo nei lineamenti delle figure ma anche perché la critica è concorde nell’assegnare quest’opera ad un Raffaello di appena nove anni. Proprio uno studente modello.
http://www.sito.it
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Urbino, Palazzo Ducale
IL GUADO: L’ORO BLU Un tour nel Montefeltro può essere anche l’occasione per un week-end creativo che dia libero sfogo al flusso delle idee artistiche. Tra le varie proposte si possono seguire i corsi alla scoperta del “guado”, conosciuto fin dall’antichità (Plinio, ne parla nel libro “Historia Naturalis”). All’epoca di Raffaello la pianta era l’unico colorante in grado di dare una tonalità azzurra e rappresentò, per molto tempo, una risorsa economica importantissima, tanto da essere definito “l’oro blu”. La società cooperativa Oasi Colori, di Lamoli di Borgo di Pace, permette di scoprire tecniche e segreti di applicazione dei colori naturali vegetali nel campo del tessile abbigliamento, nel settore delle pitture e vernici decorative. I corsi sono organizzati presso le sedi dei richiedenti quando si tratta di gruppi precostituiti (5/12 persone - costi su richiesta) oppure è possibile usufruire di formazione a distanza, in maniera individuale, con corsi on-line strutturati con dispense e kit-formativi (info: www.oasicolori.it).
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EMANUELA GIAMPAOLI
Giornalista
SE LA LEZIONE ARRIVA DAI RAGAZZI Lo stile è quello graffiante dell’inglese Alan Bennett, già noto per le sue qualità di scrittore e cineasta, questa volta prestato alla drammaturgia. La pièce si intitola “History of boys”, grande successo delle scene britanniche del 2004, vincitrice di ben sei Tony Awards, gli oscar del teatro. A riadattarlo per le platee italiane ci ha pensato il teatro dell’Elfo riscuotendo grandi riconoscimenti di critica e pure di pubblico. A testimoniare che il tema della scuola è più vivo che mai. In scena la vicenda di una classe di ragazzi impegnati negli esami di ammissione all’università: studenti dalle personalità molto diverse dal dongiovanni Dakin al timido e insicuro Posner fino all’estroso Scripps, ma nell’insieme un gruppo ben affiatato e solidale. Dall’altro lato c’è il corpo insegnante, dove invece a prevalere sono le liti, le maldicenze e soprattutto le differenti visioni dell’insegnamento. Così se il professore di letteratura inglese, Hector, magnificamente interpretato da Elio De Capitani che firma anche la regia con Ferdinando Bruni, è portatore di uno stile didattico improntato al confronto e alla riflessione, al di là di percorsi ordinari e programmi prestabiliti, dall’altro c’è il
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Scatto dalla pièce History of boys di Alan Bennet
LE DATE DI HISTORY OF BOYS: Bergamo, teatro Donizetti, 2 Aprile / Pavia, teatro Fraschini, 3 Aprile / Padova, teatro Verdi, 10 - 15 Aprile / Brescia, teatro Sociale, 17 - 18 Aprile / Alessandria, cineteatro Alessandrino, 19 Aprile / Matera, teatro Duni, 21 Aprile / Ancona, teatro Sperimentale, 25 - 29 Aprile / Roma, teatro India, 2 - 13 Maggio
preside, che per il buon nome della scuola, li vorrebbe tutti a Oxford o Cambridge. E dunque si affida al piglio di un giovane e ambizioso professore incaricato di ‘riprogrammare’ i ragazzi, di renderli più brillanti, più appetibili al mercato della conoscenza. Il tutto esplode, quando il professor Hector, viene accusato, di avere mire di natura sessuale, nei confronti del suo allievo prediletto. «Quando ho scritto History of boys – ha spiegato Bennett - ho pensato a una pièce sulla scuola, legata alle mie vicende dell’inizio anni Cinquanta. Soltanto alla fine, quando ho visto il testo rappresentato sulla scena, mi sono reso conto del suo contenuto più profondo, che in effetti rimanda al problema della verità. Perché racconta di un certo modo di insegnare la storia, in cui più che i convincimenti e la veridicità dei fatti,
Cover del libro Niente di Jane Teller
Scatto dalla pièce History of boys di Alan Bennet
conta la performance del professore e quindi dello studente chiamato a fare scena con la recita degli esami». La pièce, appena uscita da Adelphi “Gli studenti di storia”, sarà in tourné fino a maggio. È arrivato in Italia anche il caso editoriale che ha suscitato polemiche accese e scalato le classifiche di vendita negli Stati Uniti, nel Nord Europa, in Inghilterra, Francia, Spagna e in Germania, dove ha venduto 250mila copie in poche mesi: ‘Niente’ della danese Janne Teller, in libreria per Feltrinelli. Premiato dal Ministero della Cultura danese, ma vietato in alcune scuole del Paese. Di nuovo in primo piano i compagni di classe, alle prese con il gesto di ribellione del coetaneo Pierre Anton, che un giorno sale su un albero per non scendere più. «Non c’è niente che abbia senso. Perciò non vale la pena fare niente». Per dimostrargli il contrario i compagni di scuola decidono di raccogliere cose che abbiano un significato: all’inizio un pallone, un paio di sandali, ma presto si fanno prendere la mano, con richieste sempre più estreme. Abbandonati a se stessi, gli adolescenti si trascinano in un’escalation d’orrore, in cui spicca l’incapacità degli adulti di dare risposte. «I nostri ragazzi – ha osservato l’autrice, ex inviata dell’Onu in zone di guerra – hanno disordini alimentari, abitudini violente e autodistruttive. E queste io credo siano malattie sociali, indotte da una società spietatamente basata sulla competizione». Si cambia completamente
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Fotogramma tratto dal film Il mio peggior incubo di Anne Fontaine
A SCUOLA CON DE SETA Un documento storico ma anche un formidabile spunto di riflessione. È “Diario di un maestro”, del grande documentarista Vittorio De Seta che questo mese viene riproposto in dvd per Feltrinelli Real Cinema. Ispirato dal libro di Albino Bernardini, “Un anno a Pietralata” uscito nel ’68, De Seta va per quattro mesi in una scuola della periferia romana al Tiburtino per seguire le lezioni di Bruno D’Angelo. D’Angelo è un giovane maestro d’origine napoletana, fresco di nomina, a cui viene affidata la classe più scomoda e difficile, una quinta formata da ragazzi svogliati, che disertano le lezioni, non studiano, non si interessano. Lui non si scoraggia e dà vita a un dialogo con gli studenti, si informa sulle loro abitudini, sulle loro famiglie. Il maestro intende recuperare alla scuola tutti gli assenti, andandoli a cercare uno a uno e sperimentando con loro un nuovo modo di fare scuola. Il risultato fu mandato in onda dalla Rai in quattro puntate nel ’73, con grande successo di pubblico (oggi sembra utopia).
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registro nella commedia “Il mio peggior incubo” della regista Anne Fontaine in questi giorni al cinema. Un’affascinante gallerista che ha le fattezze di Isabelle Huppert e un cafone con il vizio della bottiglia, due individui lontani come il giorno e la notte, sono costretti dall’amicizia fraterna dei loro figli a entrare in relazione tra loro. Con risultati esilaranti, quest’amicizia tra compagni di scuola rivoluzionerà due mondi opposti. «Ho pensato che fosse divertente – svela la regista - immaginare che il figlio di Patrick, che è praticamente illetterato, sia un ragazzino estremamente dotato, e che, per converso, il figlio di questi borghesi progressisti, imbevuto di formazione classica, mostri totale indifferenza verso la cultura alta, e la sua sola passione siano i videogiochi».
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Il Bilancio del 2011 Come tutti gli anni, a primavera, si tirano le somme. Società Dolce a maggio e precisamente il 29 maggio 2012, a Bologna, presso l’Hotel Savoia, alle ore 18 presenterà all’approvazione dell’Assemblea dei Soci il proprio Progetto di Bilancio d’Esercizio al 31 dicembre 2011. Un Esercizio che si chiude con un risultato positivo ed un volume di attività ulteriormente accresciuto in quantità e qualità. La nostra Cooperativa non ha risentito della “crisi” e si è distinta, nell’anno appena passato, per intraprendenza e lungimiranza. Ad una conferma nei servizi rivolti alla prima infanzia, sui quali Società Dolce ha profuso, negli anni passati, notevoli sforzi, si affianca un rinnovato posizionamento nei servizi rivolti alla non autosufficienza. L’accreditamento dei servizi socio-sanitari a Bologna, ed in tutta l’Emilia Romagna, e l’incessante sviluppo in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno contribuito al raggiungimento di questo importante obbiettivo. In generale il valore della produzione ha raggiunto i 63 milioni di euro e le lavoratrici e lavoratori impiegati oltrepassano le 2.700 unità. All’Assemblea dei Soci sarà inoltre illustrato il Bilancio Sociale, quale preziosa e irrinunciabile rendicontazione del valore aggiunto ridistribuito nel rapporto mutualistico con i soci e verso le comunità all’interno delle quali la cooperativa opera. Il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale rimetteranno, in quella sede, il loro mandato e l’assise, sovrana, dovrà nominare anche i nuovi amministratori e sindaci.
Da Cooperativa Sociale a Impresa Sociale L’adeguamento del modello organizzativo al nuovo assetto dimensionale di Società Dolce rimane una priorità nell’agenda della cooperativa per continuare a sostenere la strategia di crescita con efficacia ed efficienza. L’organizzazione deve, infatti, essere strutturata per gestire al meglio tutti i processi, primari e di supporto. A tal scopo, Società Dolce ha ritenuto fondamentale riflettere sul gruppo di vertice e sulle persone della Cooperativa e avviare di conseguenza un reale percorso di cambiamento che coinvolga le risorse nell’attivazione di nuove competenze e comportamenti, facilitando così l’introduzione del nuovo modello e quindi il nuovo posizionamento di Società Dolce. Grazie al Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale FonCoop, che finanzia completamente il corso, Società Dolce ha potuto avviare con la società di consulenza S.C.S. un percorso formativo denominato “Percorso di accompagnamento al cambiamento da cooperativa sociale a Impresa Sociale” rivolto principalmente al personale direttivo (quadri). Il percorso iniziato a marzo 2012 dovrebbe terminare entro l’estate prossima.
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Bimbi a colori Accoglienza, integrazione ed educazione interculturale: queste le tematiche su cui si è basato il progetto “BIMBI A COLORI”, promosso da Società Dolce nei servizi di pre e post orario scolastico di tutte le scuole dei quartieri Reno, Borgo Panigale, Santo Stefano, Navile, Saragozza, San Vitale e Porto del Comune di Bologna. Oltre 3.500 i bambini coinvolti, utenti del servizio di pre e post scuola di 44 scuole elementari, i quali, sostenuti dagli educatori durante l’anno scolastico 2011-12, si sono adoperati nella realizzazione di un originale cartellone a tema. Una selezione delle opere sarà esposta in mostra presso la Salaborsa e saranno premiati i lavori considerati migliori per fantasia, pertinenza al tema e accuratezza nella realizzazione. BIMBI A COLORI - Mostra Concorso Servizi Integrativi Scolastici - Salaborsa, Auditorium Enzo Biagi - Piazza Nettuno 3, Bologna - Dal 9 al 16 maggio 2012 - Premiazione: 15 maggio 2012 ore 17,00
730: un servizio per i soci Società Dolce ha stipulato, anche quest’anno, per i Soci della provincia di Bologna, una convenzione con la Società Omnisolution s.r.l. per la redazione del modello 730 per la dichiarazione dei redditi 2011. Grazie a quest’accordo la Cooperativa paga per intero il costo della redazione del modello 730, sollevando così i soci dalle spese relative a questa importante incombenza. Per usufruire della gratuità del servizio, il socio può chiamare lo 051 4187766 o scrivere a info@omnisolution.it per fissare un appuntamento, entro il 31 maggio 2012. L’appuntamento per la consegna dei documenti e per il successivo ritiro del 730 compilato potrà essere concordato sia presso la sede di Omnisolution s.r.l. (via della Cooperazione 30, Bologna), che presso le sedi della Cooperativa. Per gli altri territori, Società Dolce sta valutando alcune proposte; sarà cura della cooperativa informare i soci.
Non costa nulla, ma vale tanto Società Dolce è una O.N.L.U.S. da sempre attivamente impegnata a costruire, realizzare e promuovere interventi di aiuto a supporto delle fasce più deboli, dall’infanzia ai minori, agli adulti, agli anziani. Anche quest’anno la cooperativa si propone per la raccolta del 5X1000. Vista la dimensione e l’articolazione della Cooperativa abbiamo deciso di promuoverci istituzionalmente e di rendicontare sull’attività complessivamente svolta. Come destinare il proprio 5X1000 a Società Dolce? Indica il codice fiscale di Società Dolce nel riquadro relativo alle ONLUS: 03772490375.
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Verso un Welfare di comunità
NIDI D’INFANZIA: QUALE PROSSIMO FUTURO? ENTI E AZIENDE A CONFRONTO PER UN WELFARE DI COMUNITÀ
INVITO
MARTEDÌ 8 MAGGIO 2012
ore 14:00 inizio tavola rotonda Centergross, Sala Congressi - Blocco 5A - Funo di Argelato - Bologna
NIDI D’INFANZIA, QUALE PROSSIMO FUTURO? Enti e aziende a confronto per un welfare di comunità. 8 maggio 2012, dalle 14,00 alle 18,00 Centergross, Sala Congressi Blocco 5A, Funo di Argelato
Il giorno 8 maggio 2012 dalle ore 14,00 alle ore 18,00 si terrà presso il Centergross un incontro pubblico sulla tematica dei nidi d’infanzia. L’iniziativa è realizzata da Società Dolce in collaborazione con il Centergross e la DAY, che da gennaio di quest’anno ha inaugurato i buoni welfare, uno strumento per le aziende volto a sostenere le famiglie dei propri dipendenti nell’accesso ai servizi educativi e assistenziali privati. Il focus riguarda i nidi d’infanzia e in particolare il territorio dei Comuni del Distretto Pianura Est e la domanda di fondo, nonché il titolo è “Nidi d’Infanzia, quale prossimo futuro? Enti e aziende a confronto per un welfare di Comunità”. Partendo dalla situazione attuale dei nidi d’infanzia presenti nella provincia di Bologna, l’incontro si propone di dare voce agli attori coinvolti - ente pubblico, aziende e privato sociale - e proporre soluzioni concrete e innovative di sostegno alla genitorialità. Possono le aziende mettersi in gioco nel mutato mondo del welfare? Possono diventare co-protagoniste nel rispondere alle richieste sempre più pressanti dei neo-genitori di oggi di conciliare i tempi lavorativi con i tempi dell’infanzia? Al termine della tavola rotonda, visita guidata di Primo Nido, il nido d’infanzia del Centergross. Info e registrazione: www.societadolce.it
Porte aperte NAUFRAGI per il quinto anno consecutivo avvia il “cantiere” delle strutture d’accoglienza aperte. L’evento è pensato in connessione ad altre due manifestazioni molto significative: TranseuropaFestival (www.transeuropafestival.eu) e FestivalItaca (www.festivalitaca.net). Porte Aperte vuole essere momento per rimettere al centro i margini; strutture d’accoglienza come luoghi d’incontro: percorso culturale che parte dalla strada, dal faticoso cammino quotidiano: il “basso” interroga l’“alto”; la cultura, il sapere, il benessere. Il margine vuole mettersi in gioco in maniera propositiva. Attraverso dibattiti, mostre, spettacoli si cercherà di immaginare un “ponte” ideale-reale tra il dentro e il fuori, tra i margini e il centro, tra la fragilità e la solidità. Ponte sul quale costruire percorsi di responsabilizzazione e sviluppo solidale della comunità. Porte Aperte inizio di un cammino, non momento conclusivo di un percorso; a partire dall’organizzazione della manifestazione si desidera attivare percorsi sistematici e virtuosi affinché le aperture diventino processi di conoscenza, di solidarietà e di NON esclusione.
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Rinnovo C.C.N.L. Cooperative Sociali Dopo lunghe trattative il 16 dicembre scorso è stato siglato il verbale di accordo per il rinnovo del CCNL Cooperative Sociali. Un traguardo non di poco conto vista l’attuale fase di crisi del paese. Ecco le principali novità: retribuzione (art. 75): aumento contrattuale complessivo di € 70 per il livello C1 (per quanto riguarda gli altri livelli si procederà con la riparametrazione) erogato in 3 tranches (€ 30 dal 1/1/12; € 20 dal 1/10/12 ed € 30 dal 1/3/13); struttura della contrattazione (art. 10): riforma della contrattazione di 2° livello (territoriale); apprendistato (art. 28): inserimento della figura dell’apprendista per numerose qualifiche e mansioni, ad esclusione di alcuni profili sanitari; cambi di gestione (art. 37): riconoscimenti degli scatti di anzianità maturati; accordi gradualità (art. 76): stante l’attuale fase di crisi del paese, possibilità, a fronte di sopravvenuta difficoltà, di definire accordi di gradualità, ovvero slittamento della decorrenza degli incrementi retributivi con esclusione di quello decorrente dal 1° gennaio 2012 (prima tranche); assistenza sanitaria integrativa (art. 86): introduzione dell’assistenza sanitaria integrativa a decorrere dal 1 maggio 2013. Il verbale di accordo del rinnovo è consultabile sul nostro sito www.societadolce.it alla sezione CHI SIAMO>CCNL.
Giochi in Città per tipi da spiaggia società
dolce
da 1 a 5 anni di età
estate 2012
Torna per l’estate 2012 GIOCHI IN CITTÀ PER TIPI DA SPIAGGIA, un servizio di Società Dolce pensato per bambini da 1 a 5 anni. Durante le vacanze estive, nei mesi di luglio e agosto, le strutture per l’infanzia di Società Dolce accolgono bambini per offrire loro giornate ricche di attività e di gioco all’aria aperta, laboratori e tanto divertimento, insieme a personale educativo attento e qualificato. È un servizio aperto a tutti i bambini, iscritti e non, compreso i più piccoli della scuola dell’infanzia. Turni settimanali con possibilità di frequenza part-time o tempo pieno. Su www.societadolce.it trovi l’elenco completo di tutte le strutture che propongono il servizio. Iscrizioni a partire da maggio.
Un nuovo servizio flessibile ed innovativo per l’estate del tuo bambino, capace di offrire stimoli educativi attraverso laboratori e giochi all’aria aperta, insieme a personale educatore attento e qualificato.
Scuola di politica Società Dolce ha avuto la possibilità di raccontare la propria esperienza presso la Scuola di Politica del Partito Democratico di Roma. Il Presidente Pietro Segata ha infatti tenuto, nel mese di marzo scorso, una lezione agli allievi della scuola sul welfare e sul ruolo che ha la cooperativa sociale.
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NEL PROSSIMO NUMERO
COME CAMBIA IL LAVORO: NUOVI MODELLI A CONFRONTO 54
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