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COLUMNs // LA PREPARAZIONE FIsICA 116E-sPACE // MARCO FONTANA
PREPARAZIONE Fisica
Il COACH
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Frequentando i campi di gara del motorsport da tanti anni, leggendo le riviste del settore e seguendo i social ho riscontrato come negli ultimi anni si noti a fianco dei piloti la crescente presenza di allenatori, preparatori fisici, tecnici, trainer e ….maghi. Tutti siamo pienamente consapevoli di quanto sia alto l’impegno che un pilota deve affrontare nell’arco di una stagione e le variabili che ne condizionano i risultati; le gare, gli allenamenti in pista e in palestra, le uscite in bici, le trasferte, gli infortuni... un vasto insieme di fattori che ha contribuito a ritenere estremamente necessaria una figura di riferimento in grado di prepararlo, gestirlo e supportarlo per consentirgli di sfruttare al meglio tutto il suo potenziale fisico, mentale, tecnico e tattico. All’analisi di queste considerazioni e focalizzandomi sul mio specifico ruolo di preparatore fisico noto con piacere una sempre maggiore attenzione al tema dell’allenamento, una bella conferma ed un segnale molto positivo di come esso venga finalmente più recepito e compreso nella cultura sportiva dai piloti ma che purtroppo mette in evidenza anche un lato della realtà distorto dovuto al proliferare di una moltitudine di programmi, di video e tabelle di allenamento dalle formule magiche e miracolose capaci di promettere e fare diventare in breve tempo chiunque un campione con la conseguenza purtroppo di mettere l’atleta nella condizione di rendere inefficace la
gestione del proprio allenamento nella sua personale improvvisazione e scarsa conoscenza della materia. Di fronte a questa realtà mi sento di consigliare il pilota e il genitore di un giovane sportivo di riflettere e valutare attentamente questi programmi (pubblicati magari da un semplice appassionato o da chi non ha le dovute competenze), essi non possono e non devono assolutamente essere la strada scelta per il miglioramento personale; al contrario di quanto molti pensano vi posso confermare che creare un programma d’allenamento personalizzato non è affatto semplice da realizzare... ci si trova di fronte ad un’operazione complessa e delicata ove tantissime sono le variabili ed i parametri da considerare (stato di salute attuale, forma raggiunta, componente mentale, adattamento fisiologico ai carichi di lavoro, recupero nei periodi di scarico, gestione degli infortuni, livello tecnico, ecc) un insieme di fattori ed elementi da gestire, valutare e da verificare con estrema attenzione in quanto nulla è improvvisato. Ogni atleta è un entità singola ed unica, esso ha esigenze, necessità, tempi di sviluppo diversi l’uno dall’altro e pertanto è molto semplice affermare che seguire programmi standardizzati condizionerà negativamente il percorso formativo di crescita e di miglioramento di qualsiasi pilota.
COMPETENZE e FORMAZIONE del PREPARATORE FISICO Il background di chi svolge professionalmente questo ruolo prevede una formazione universitaria (laurea in Scienze Motorie ex ISEF) di tipo interdisciplinare ed in continuo aggiornamento passando attraverso la fisiologia sportiva, l’anatomia funzionale, la psicologia, la medicina dello sport, la metodologia dell’allenamento, la biomeccanica del movimento, la nutrizione, ecc.... un vasto insieme di conoscenze che unite alle esperienze vissute gli consentiranno (sulla base delle esigenze fisiologiche e psicologiche del singolo atleta) di sviluppare e programmare allenamenti finalizzati a migliorare le capacità e le qualità di prestazione. L’attività pratica del preparatore si svolge in diverse fasi:
-Intervista iniziale - Anamnesi Essa è il primo strumento utile nelle mani del preparatore atto a costruire un programma personalizzato, si cerca di conoscere in maniera sufficientemente approfondita l’atleta in tutti i suoi lati, lo stile di vita, lo stato di salute, la storia medica e sportiva, il modo in cui si alimenta, come si è allenato, i risultati che vorrebbe ottenere, le problematiche riscontrate in gara, il tempo che ha a disposizione per l’allenamento ed individuare i possibili traguardi raggiungibili senza creare false aspettative.
-La valutazione Antropometrica/ Funzionale Pressoché in maniera contestuale viene svolta la valutazione antropometrica/funzionale dell’atleta con la somministrazione dei test di efficienza fisica allo scopo di avere il maggiore numero di informazioni sui livelli di funzionalità corporea attuali; l’insieme dei dati ottenuti andranno periodicamente verificati nelle varie fasi della stagione e confrontati durante l’evolversi della programmazione.
-L’elaborazione e l’esecuzione di un programma di allenamento personalizzato Integrando tra loro le considerazioni precedentemente rilevate e il risultato dei test si svilupperà un piano di allenamento con esercitazioni e suggerimenti adatti alle esigenze dell’atleta; la programmazione a breve, medio e lungo termine del lavoro prevederà anche la modifica calibrata degli esercizi, dei tempi di recupero, dei carichi di lavoro e delle intensità di esecuzione adattandole sulla base degli impegni sportivi ed ai risultati ottenuti rilevati nei test specifici periodici.
QUALITA’ RICHIESTE al PREPARATORE Come in tutte le professioni egli deve possedere determinati requisiti e caratteristiche: - Una buona cultura generale ed una adeguata capacità professionale in merito alle conoscenze specifiche della disciplina sportiva che si sta praticando. -Essere disponibile ad ascoltare e soprattutto essere in grado di dare risposte adeguate in ogni situazione a lui pertinente. -Buona abilità nel saper gestire e comprendere le individuali esigenze e necessità dei suoi atleti nei momenti difficili dell’attività agonistica in presenza di situazioni di stress e di tensione. -Avere la capacità di leggere le carenze dei propri atleti e applicare dei programmi correttivi intervenendo adeguatamente. -Prepara i piloti attraverso esercitazioni costanti, periodiche e differenziate, finalizzate all’ottenimento del miglior risultato possibile in relazione alle capacità dei singoli. -Deve gestire la programmazione giornaliera dell’allenamento in maniera pratica, efficace e razionale utilizzando bene il tempo a disposizione modulando la qualità e la quantità delle esercitazioni proposte. -È fondamentale che analizzi con la massima obiettività le prestazioni fornite dai suoi piloti mantenendo sempre il contatto con la realtà dei fatti e con la lucidità necessaria per esaminare i problemi e ricercare la soluzione. -Da parte del preparatore è opportuno fare con l’atleta un lavo-
ro sulla consapevolezza sia prima della gara (per sapere cosa potrebbe preoccuparlo e di cosa è sicuro facendo leva sui suoi punti di forza) sia a gara terminata (chiedendogli come si sente e come si è sentito durante la competizione). -Esso sarà anche un amico, l’uomo di fiducia, la spalla su cui piangere quando le cose non vanno bene e a volte anche la linea di comunicazione tra atleta e genitori. -Ha a che fare con piloti dai caratteri e dalle personalità diverse, si trova a contatto con situazioni ed esigenze differenti da gestire che gli impediscono di adottare il medesimo comportamento con tutti nello stesso modo. -Ha una grande importanza nello sviluppare le giuste motivazioni graduando le prove con le quali l’atleta deve cimentarsi, dovrà trovare occasioni valide per metterlo alla prova monitorando i progressi e insegnandogli a trarre utili lezioni dagli insuccessi. -E’ importante sottolineare i comportamenti positivi del pilota con la propria approvazione valorizzando ogni suo progresso per aumentare l’autostima e la consapevolezza nelle sue capacità. -Deve conoscere le abilità dei propri atleti e elaborare un programma di preparazione che si basi su obiettivi concreti e reali, fissare obiettivi raggiungibili progressivamente in maniera tale da aumentarne l’autoefficacia e la motivazione nella consapevolezza del suo potenziale. -L’allenatore dovrebbe conoscere le proprie personali potenzialità, il suo valore, i suoi punti di forza e di debolezza, dare feedback adeguati, spiegare le sedute di allenamento ed essere soprattutto disposto ad ammettere, qualora i risultati ottenuti non siano stati all’altezza delle aspettative anche di avere fatto degli errori pretendendo troppo dall’atleta sottovalutando determinati fattori. -Un bravo allenatore dovrebbe arrivare all’allenamento puntuale, essere da esempio positivo ed educare entusiasta del suo ruolo, trasmettere sicurezza, infondere fiducia e soprattutto il desiderio di migliorare; dovrebbe essere munito di enorme pazienza, deve sapere incoraggiare, rinforzare i comportamenti positivi e sottolineare quelli negativi; gli atleti dovranno sapere se stanno facendo qualcosa di giusto o sbagliato ...come potrebbe un pilota avere fiducia nel suo coach se sa che non gli sta dicendo la verità? Siete certi che tutto ciò che fate è corretto ? Siete sicuri che il vostro allenatore approvi sempre il vostro operato ? …o lo fa solo per garantirsi il vostro apprezzamento perché la strada più semplice per Lui è quella di non contraddirvi ? Dubitate di chi vi dirà sempre bravo …. la crescita sportiva ed il miglioramento arrivano con gli errori e con i NO …. probabilmente vi arrabbierete con chi cercherà di correggervi, con chi vi criticherà, con chi vi chiede il massimo impegno anche quando siete al limite o in una giornata difficile…ma chi vi segue deve prendere le sue responsabilità e sapere costruire giorno dopo giorno la strada per il vostro miglioramento sportivo, per vedervi felici dopo avere ottenuto prestazioni in pista degne di nota …..è bello e gratificante sentirsi dire a fine gara che ancora ne avevi ed hai gestito e non vedervi concludere con la lingua che penzola fuori dal casco privi di energie.
La SCELTA del PREPARATORE FISICO Nella carriera di un qualsiasi pilota proprio come accade quando cambia Team o moto c’è anche un momento per scegliere il preparatore o decidere di lavorarci per la prima volta, è una decisione importante e fondamentale da prendere sapendo che gli affiderete il vostro fisico ed il vostro massimo impegno, assicuratevi che siano persone competenti e preparate, che hanno dedicato anni di studio alla materia ed hanno le capacità e le conoscenze necessarie, considerate tecnici che abbiano esperienze professionali vissute a fianco di altri piloti e che si aggiornano costantemente ma soprattutto affidatevi a persone che hanno la grande motivazione di mettersi con voi in gioco e che accettano la sfida della competizione decidendo di stare al vostro fianco ...al contrario cercate da evitare coloro che improvvisano tale professione, magari solo perchè in possesso di un semplice attestato di partecipazione a qualche stage da personal trainer (figura oggi molto in voga) della durata di qualche giorno e che ambiscono magari solo ad arricchire le loro entrate economiche e la bacheca dei selfie.... sarebbe proprio come farsi operare da un chirurgo che non ha studiato e sinceramente non credo lo fareste.....sapere parlare è facile ma ottenere dei risultati non è così scontato e niente arriva per caso. Un programma serio ed efficace si basa su approfondite ricerche e studi di varie metodologie scientificamente testate e valutate sul campo, si attinge il sapere incrociando dati di altre discipline, di conoscere il perché…il come e quando applicarle è compito riservato a coloro che hanno le conoscenze adeguate e la curiosità di andare oltre. Anche lo stretto confronto con i colleghi può e deve essere un valido motivo per mettersi in discussione e valutare le proprie conoscenze mantenendo sempre la necessaria umiltà ma anche di sapere bene riconoscere il proprio valore con la giusta ambizione al fine di migliorarsi. Ogni preparatore ha un proprio percorso maturato nel tempo, in pista ed in palestra che gli ha dato l’opportunità di costruirsi un’esperienza dalla quale deriva
la propria professionalità e competenza, è un impegno continuo assolutamente necessario per essere in costante progresso, di avere la voglia di apprendere ed essere consapevole del fatto che c’è sempre qualcosa da imparare da ogni persona e da ogni situazione. Ho visto molti colleghi che vanno e che vengono, che cambiano pilota, che si prendono dei periodi di riflessione e che smettono...è accaduto anche a me... purtroppo è difficile staccare quando hai ancora il fuoco e la passione dentro o come dice un mio caro amico quando si è imbenzinati. Anche a me arriverà il giorno in cui non avrò più voglia di studiare, di migliorare le mie conoscenze e di confrontarmi con gli altri non avendo più la giusta motivazione, sarà il giorno che lascerò, sereno e certo della scelta fatta con la piena consapevolezza di avere dato sempre il massimo dal lato sportivo, professionale ed umano nel rispetto di quell’etica e di quei valori che la vita insegna. Nelle mie giornate sui campi di gara osservo e vedo piloti, ragazzini o anche professionisti, carichi e pompati, che fanno riscaldamento sulla cyclette prima di una gara senza sapere il perché, con quali frequenze cardiache, con che tempi ed intensità … il tentativo di immaginare quale programmazione improvvisata abbia seguito è vana e svanisce solo dopo avere osservato il loro sguardo sconsolato ed il colore del viso a gara terminata per poterne solo constatare la scarsa preparazione e l’errato approccio. Sempre più spesso vengo contattato da piloti che mi chiedono perché dopo mesi e mesi di allenamento si sentono stanchi solo dopo pochi minuti di gara o non riescono ad essere sciolti e veloci…la risposta è sufficientemente chiara nel sapere quali titoli di studio e competenze ha colui che lo segue …non ci si può poi sorprendere se i risultati non sono soddisfacenti…non mi meraviglia sapere di test ematici eseguiti senza comprensione di causa e senza nessuna abilitazione solo perché visti fare su qualche canale social, ingurgitare litri di integratori investendo un capitale convinti di rendere al massimo senza sapere cosa contengono e soprattutto perchè ….. NO, questo non potrà e non è la soluzione alle mancate ore di allenamento o la facile scusa per coprire le carenze fisiologiche dovute a improvvisate metodologie di allenamento che qualcuno vi ha convinto a seguire….sono tantissimi gli esempi che potrei raccontarvi e purtroppo tanti piloti si rendono conto degli errori e delle scelte fatte solo a stagione conclusa o a carriera finita. Nessuno ha inventato niente di speciale e magico, vanno solo seguite ed applicate delle regole basilari…sta a voi scegliere…sta a voi decidere se migliorare oppure fare finta…la pista prima ed il tempo poi darà sempre la giusta risposta…buon allenamento.
Prof. Roberto MANZAROLI FULL GAS Motorsports Personal Trainer
L’uomo “senza sella”
Marco Fontana; una carriera da vero top biker con la medaglia di bronzo olimpica messa al collo nel 2012, nella MtB xC. Un’esposizione “social” da influencer e una nuova carriera nella e-bike.
Intervista: Enzo Tempestini foto: RED BULL Content POOL
X’L Una carriera e una vita dedicata al mondo delle MTB fin dall’età giovanile. Come “nasce” il Fontana biker
M.F. Ancora prima della bici, la mia prima passione è stata la moto. Ho avuto il primo motorino all’età di tre anni, un Italjet di colore giallo che, a dire il vero, nei miei sogni di bambino era un “Suzuki” poi, come tutti, ho preso in mano il primo giocattolo e cioè la bici, e all’età di nove/dieci anni ho iniziato con le gare su strada ma non mi sono piaciute. L’asfalto era noioso, io seguivo le gare di motocross sulle riviste, mi piacevano i salti, le curve, le staccate e allora sono passato prima al ciclo cross e poi alla mountain bike.
X’L Fatta la “gavetta” tra i giovani a suon di successi e con tanti sacrifici, arriva la convocazione alle olimpiadi del 2008. Sensazioni e emozioni
M.F. Ho iniziato a correre seriamente…o meglio, ho iniziato a correre in fuoristrada nella categoria juniores dove ho vinto il titolo italiano nel 2002 poi ci sono stati degli “alti e bassi” soprattutto nel periodo “under 23” quando ero anche universitario a Milano e studiavo, frequentavo amici, si faceva qualche “casino” ovviamente, e di conseguenza non sono stato molto costante. Poi, dopo due anni che ero andato via di casa e mi sono impegnato in maniera diversa, la prima convocazione olimpica è arrivata per “Pechino 2008” dove ho centrato il quinto posto, poi quattro anni dopo l’indimenticabile “Londra 2012” che mi ha consacrato e l’ultima chiamata per “Rio 2016”. La prima convocazione è stata un’emozione clamorosa, indescrivibile.
X’L La gara: difficile, anzi, impossibile, dimenticare l’ultimo giro quando hai “perso” la sella della bici ma sei riuscito comunque a mantenere la terza posizione. Un ricordo di quel momento
M.F. Sicuramente è impossibile dimenticare quel giro ma il mio ricordo è soprattutto legato al fatto di aver conquistato il terzo posto alle olimpiadi, non ci penso quasi mai al fatto di aver perso la sella che poi, in realtà, era stato il reggisella a rompersi. Un professionista di quel livello, in quei momenti non pensa al problema, ma pensa a come risolverlo. In quel preciso momento mi sono detto; “OK, vediamo cosa posso fare; sono praticamente su una BMX, ho più escursione sulle mie gambe, non posso sedermi su telaio per non comprimere le gambe ed evitare crampi…” e sono andato avanti cosi fino alla fine. Il ricordo è più legato al come ho cercato di risolvere il “problema” più che a quello che era accaduto.
X’L Senza quel “problema” avresti vinto la gara? M.F. Sinceramente, è difficile dirlo. Di certo sarei arrivato in volata con i primi due visto che con un problema abbastanza grave alla bici ho preso solo venti secondi di distacco. Poi, in volata me la sarei giocata sicuramente ma non posso dire che avrei vinto.
X’L Senza quel “problema” saresti diventato cosi popolare?
M.F. Diciamo “ugualmente popolare” dai. È anche vero che nei racconti esce spesso “quello del sellino…” che è anche una cosa “buffa” da raccontare per come, ma soprattutto per il contesto di dove è accaduta. Qualcuno dice che quell’episodio ha contribuito alla mia popolarità ma secondo me, alla fine, non è stato proprio cosi. Conquistare una medaglia olimpica è un risultato
che “spacca” e secondo me, avrebbe “spaccato” in ogni caso.
X’L Onore al merito per il risultato conseguito e la popolarità è arrivata di conseguenza, ma proprio nel momento dell’esplosione dell’era “social”. Le tue attività in merito sono state sempre di primo livello e hai un numero di follower da fare invidia a molti atleti di sport tanto più popolari. Merito della tua intuizione o di una pianificazione
M.F. La medaglia olimpica, ovviamente, mi ha dato una grande spinta anche se il risultato è arrivato in un anno dove i social non erano ancora particolarmente in voga come ora, non “spaccavano di brutto” come in questo periodo. Diciamo che la popolarità social me la sono anche costruita e questo soprattutto per cercare di trasferire a tanti appassionati tutto quello che è il bello della bici, lo stile che ne consegue e tutte le emozioni che si vivono. Inoltre, lavorando anche nel mondo dei motori e della moda, mi piace trasferire queste emozioni in mondi diversi attraverso i più diversi canali di comunicazione. X’L I giovani di oggi, a volte, prima pensano all’esposizione mediatica e poi ai sacrifici e all’ottenimento dei risultati. Dai un consiglio all’uso dei “social”
M.F. La parte dei social media sta spopolando e i giovani di oggi fanno la loro parte nel mondo che stanno vivendo, come facevano i “giovani di ieri” nel loro periodo. Anche essere al top sui social, può essere un risultato quindi, dipende da qual’è il tuo “goal”. Se uno capisce che per guadagnare bene si deve “spaccare” sui social, allora è giusto che spinge in quella direzione, se invece il “goal” è vincere allora bisogna limitarsi e il consiglio che posso dare è di darsi un tempo all’utilizzo dei social e dare invece l’importanza giusta agli allenamenti, all’alimentazione e al recupero.
X’L Tornando alla carriera da sportivo, tante soddisfazioni, tanti successi (non dimentichiamo i titoli mondiali nelle gare a staffetta) e tanti sacrifici con il tempo che inesorabilmente è passato e nel momento “giusto” come nel caso dei social, è arrivata l’esplosione del “fenomeno e-bike” e sei salito in sella alla bici “elettrica”. Una necessità o un’opportunità
M.F. Sicuramente entrambe le cose; il mio passaggio alla e-bike, dopo tutte le cose belle anzi, bellissime della mia carriera, l’ho vissuto come il passaggio a uno strumento che, in quel momento, andava bene per promuovere sempre e comunque la bellezza della bici nella sua totalità anche perché, la e-bike non è niente altro che una bici, anche se assistita. Sono arrivato alla e-bike un po’ prima di altri e in questo, diciamo che ho anticipato i tempi guardano un po’ più a lungo e quindi nel momento giusto e.. devo farmi i complimenti da solo (lo dice sorridendo…) ma è anche vero che le e-bike sono diventate oramai le bici di oggi e questo “fenomeno” è destinato a crescere ancora nel tempo. Un bene per tutto il mondo della bici in generale.
X’L Come cambia la preparazione da una muscolare a una “elettrica”
M.F. Fondamentalmente la pre-
parazione tra le due bici non cambia molto. Bisogna sempre avere un’ottima base aerobica e c’è da lavorare sempre e comunque sull’allenamento lattacido. Ma ci sono differenze anche in base alle discipline. Se prendiamo ad esempio l’enduro MTB, dove si rimane tanto tempo in bici ma si hanno trasferimenti abbastanza lunghi, nelle gare con la “muscolare” i trasferimenti ti permettono di recuperare mentre con le e-bike si va sempre a “fuoco” dato che i tempi sono ristretti anche tra una prova speciale e un’altra, un po’ come capita anche nell’enduro con le moto. Di conseguenza, nell’enduro “normale” devi allenarti per fare degli sforzi maggiori nei tempi brevi (le speciali) nell’enduro “elettrico” devi avere un rendimento maggiore nell’arco di un lungo tempo. Poi, visto che in salita si va molto più veloci, la tecnica anche nell’affrontare le salite con la e-bike deve essere particolarmente curata.
X’L I tuo impegni agonistici sulla e-bike M.F. Di certo parteciperò alla serie Enduro World Series–E che è la maggiore competizione mondiale per e-bike poi farò qualche gara di e-enduro. Inoltre, vorrei anche fare qualche gara a tappe come l’e-tour du Mont Blanc, una gara di tre giorni con tappe di circa 100 km al giorno dove c’è da fare anche un po’ di navigazione e dove bisogna anche cambiare le batterie in gara per arrivare alla fine viste le distanze. Però la priorità è centrata sulla EWS-E.
X’L I tuoi impegni “commerciali” come testimonial e i tuoi impegni per promuovere questa disciplina.
M.F. Durante la stagione sarò presente alle fiere più importanti a iniziare dal Bike Festival che si sposta da Rimini a Misano, poi a Riva del Garda, al Bike Up di Bergamo e inoltre, bici elettrica o meno, presenzierò ad alcuni eventi tipo la Rocca delle Sabine, vicino Roma che si svolge in Aprile e poi alla Roc D’Azur a fine anno. Ma soprattutto mi dedicherò al mio lavoro mediatico seguendo al meglio il mio vlog settimanale e a tutti i contenuti instagram e youtube che servono molto alla promozione della bici in generale.
X’L La tua attuale occupazione e quali sono gli impegni di M.A. Fontana nel mondo MTB.
M.F. Bella domanda…(e sorride). Sai, credo proprio di essere diventato un imprenditore. Ho aperto da poco una società con la quale sto sviluppando un progetto tutto nuovo che partirà fra poco ma che non posso ancora svelare; è “top secret”. Sono sempre impegnato direttamente nella MTB visto che seguo gli atleti per la North Wawe come sports marketing manager e ovviamente sono un youtuber.
X’L Questo “fenomeno” della ebike ha dato possibilità a moltissime persone di utilizzare la MTB come mai prima avevano potuto fare visti naturali limiti
fisici, soprattutto di persone di “una certa età”. I primi passi da affrontare per un neofita biker
M.F. Andare per gradi, come in tutte le cose. Questo è il primo e più importante consiglio che mi sento di dare a tutti quelli che iniziano a praticare MTB. Un consiglio rivolto anche e particolarmente a quelli che passano dalla moto da cross alla bici e si trovano ad affrontare le difficoltà dei salti e dei percorsi tecnici. Ultimamente giro spesso con la moto in pista e con la moto è più facile uscire da situazioni difficili dettate da un errore del pilota. Un “corto” su un salto o una staccata “allungata” si recuperano più facilmente quando c’è il motore ad aiutarti e quando ci sono sospensioni e telaio di un certo “spessore”. Nella bici è diverso, la bici “perdona” più difficilmente quindi bisogna fare più attenzione. Scegliere percorsi in base alle proprie capacità è importante se poi si è alle prime armi allora consiglio anche di affidarsi a una guida o a un coach per essere aiutati a capire bene come approcciare il mondo MTB. Ognuno deve capire il proprio limite e pedalare sempre in sicurezza. Il prossimo futuro: tra i giovani, c’è un nuovo Marco Fontana
M.F. Ci sarà un prossimo “io”… mmhh, non lo so. Di giovani che vanno forte ce ne sono e tra questi mi vengono in mente Juri Zanotti, Simone Avondetto, Andreas Vittone e questi al momento “spaccano” ma, se uno di loro diventerà il prossimo Marco Fontana non lo so. Qualche anno fa, a questa domanda avrei risposto, Gioele Bertolini ma non lo è diventato. Magari lo diventerà qualcun altro ma è difficile dire chi sarà il prossimo Marco Fontana.
X’L Il futuro della e-bike: come saranno, sempre più potenti, sempre più leggere, ma sempre e soprattutto più popolari?
M.F. Soprattutto più autonomia. Al momento i bikers chiedono questo, rispetto magari alla leggerezza che viene considerata in maniera minore in confronto all’autonomia e comunque la tecnologia avanza e diventeranno sempre più performanti, sempre più leggere e per fortuna, sempre più popolari.
X’L In chiusura; Bici muscolare e bici “elettrica” ma anche un buon rapporto con le moto. Enduro, motocross, maxi enduro e anche altro. Quanta passione?
M.F. E si, proprio così. Il mondo dei motori mi affascina molto. I motori sono stati sempre una mia forte passione che sto coltivando sempre di più. Siete stati testimoni della mia prima gara in moto sul crossdromo di Esanatoglia in occasione di un trofeo KTM, ho fatto un paio di volte il rally di Sardegna, lo scorso anno ho partecipato alla “Six Days” e….tra un po’…vediamo cosa succederà.
X’L Ti vedremo a qualche gara con il motore… della moto?
M.F. Nel 2022 mi piacerebbe fare un paio di gare di campionato regionale nel motocross perché il cross mi gasa un botto ma, e lo dico sempre, il mio sogno nel cassetto è quello di riuscire a partecipare alla Dakar; vedremo. Ma per tutte le news…rimanete sintonizzati sui miei canali….a presto.