XL Motocross #34

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//34// MARZO // 2016

internazionali d’italia lamezia terme // ottobiano mxGP-mx2 2016 qatar // thailandia supercross usa







INDEX 08 MAGIC MOMENT 24 int. D’ita // lamezia terme // ottobiano 34 internazionali d’italia // the sizes 38 mxgp-mx2 2016 // qatar - thailandia 58 mxgp 2016 // the sizes 60 mx2 2016 // the sizes 66 supercross // usa 76 man at work//preparazione fisica 86 market place



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Bobrys - c’è! Internazionali d’Italia già in archivio con la vittoria del pilota russo che ha dimostrato un ottimo stato di forma. Van Horebeek e Nagl hanno completato il podio. Testo e Foto: Enzo Tempestini

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internazionali d’italia // lamezia terme // ottobiano Evgeny Bobryshev ha vinto meritatamente gli Internazionali d’Italia 2016 dimostrando un ottimo grado di preparazione in vista del campionato del mondo.

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re gare in poco più di due settimane e il “main championship” italiano è passato negli annali. Ultima domenica di gennaio e, a seguire, le prime due di febbraio e il titolo di Campione degli Internazionali d’Italia 2016 è passato nelle mani del pilota del Team HRC, Evgeny Bobryshev. Il russo, che inizialmente non doveva partecipare a tutte le prove, come ha fatto il suo compagno di squadra Paulin, presente solo a Alghero, ha capito 26

che poteva competere per aggiudicarsi il titolo (e i relativi cinquantamila euro) e dopo la gara svolta in Sardegna si è presentato anche ai successivi appuntamenti conquistando l’intera posta in palio. Degno avversario per la lotta alla vittoria è stato il belga del Team Rinaldi, Jeremy Van Horebeek. I due si sono presentati al via della finale di Ottobiano a pari punti (considerando lo scarto) e si sono giocati la vittoria nell’ultima manche a disposizione. Vinci-

tore dell’ultima finale dello scorso anno, sempre a Ottobiano, “The Jerre” ha cercato fino all’ultimo giro di sopravanzare il rivale per aggiudicarsi il titolo, ma Bobryshev ha chiuso ogni varco meritando il successo. Al terzo posto assoluto, Max Nagl, che rispetto alla stagione scorsa e come da lui stesso dichiarato non è ancora in forma dato il programma di preparazione fisica mirato a raggiungere l’apice a stagione inoltrata.


Jeremy Van Horebeek, secondo assoluto nella “Elite” ha primeggiato nella classifica riservata alla MX1 con due secondi e un primo posto.

Glen Coldenhoff, neo acquisto del Team Factory KTM, quarto assoluto nella classifica “Elite”. 27


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Valentin Guillod sembra aver “digerito” con qualche difficoltà il passaggio nella classe maggiore, almeno a quanto fatto vedere in queste prime gare della stagione 2016.

Partecipazione in forma ridotta per il campione del mondo in carica MXGP, Romain Febvre. Dopo Alghero, aveva in programma di essere presente soltanto a Lamezia Terme, ma la caduta in partenza della manche MX1, con conseguente taglio al gomito destro, lo ha costretto a disertare le due manche.

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Alberto Barcella ha terminato al posto nella 85 Junior.


No sponsor, non parti? E invece Tanel Leok è partito e alla grande in questi Internazionali d’Italia che lo hanno visto presente in forma assolutamente privata, ma con ottimi risultati. Settimo in classifica generale.

Un sempre coriaceo David Philippaerts ha dato ottime impressioni nelle tre gare. Peccato che DP19 non si presenti al via del campionato del mondo MXGP.

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internazionali d’italia // lamezia terme // ottobiano Tim Gajser si è presentato bene ai suoi nuovi avversari della cilindrata maggiore dando filo da torcere a tutti fin dagli Internazionali d’Italia 2016.

Quotazioni in crescita per Samuele Bernardini che ha sfiorato la vittoria nella MX2 e ha conquistato un brillante nono posto nell’assoluta “Elite”.

Jens Getteman, undicesimo assoluto nella “Elite” e quarto nella classifica MX2.

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Jose Butron è stato autore di ottime partenze sia a Alghero che a Ottobiano (assente a Lamezia), ma non ha capitalizzato al meglio la sua caratteristica di ottimo “starter”.

Michele Cervellin si è aggiudicato con merito la classifica assoluta riservata alla MX2. Il neo poliziotto è una delle concrete speranze del motocross nazionale per il prossimo futuro.

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Alessandro Lupino, ancora non in perfetta forma dopo Alessandro Lupino, l’operazione alla ancora non in spalla perfettasinistra, forma dopo ha preferito non alla l’operazione rischiare espalla in questi sinistra, Internazionali 2016 non ha preferito si èrischiare limitato eadinun questi ottimoInternazionali allenamento.2016 si è limitato ad un ottimo allenamento.

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Irwine Graeme, pilota del Team Honda capitanato dal tre volte campione del mondo classe 500, Dave Thorpe, ha messo in mostra un ottimo potenziale.

Alvin Ostlund, terzo classificato nella classifica finale della MX2, è stato dirottato dal Team DP19 a quello Standing Construct per la sostituzione al mondiale dell’infortunato Julien Lieber.

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THESIZES

Evgeny Bobryshev Il russo aveva promesso di non sbagliare più tanto, come fatto spesso nel recente passato, e le sue performance regolari ma soprattutto consistenti, hanno fatto capire che il pilota HRC ha veramente cambiato mentalità. La determinazione con la quale ha respinto gli attacchi di Van Horebeek a Ottobiano ne è la dimostrazione palese.

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Jeremy Van Horebeek

Michele Cervellin

Dopo gli “alti e bassi” della stagione scorsa, abbiamo rivisto il Van Horebeek del 2014. Sereno, rilassato e intento a fare quello che meglio gli riesce e cioè guidare una moto da cross in maniera fluida e priva di errori. Ha dato dimostrazione di essersi buttato alle spalle la stagione scorsa e tutti gli errori commessi.

Il “torello” del Team Martin Technology, si è aggiudicato la classifica assoluta riservata alla MX2 e con pieno merito. Ancora acerbo quanto basta (vedi caduta nella finale di Lamezia Terme) il più piccolo dei fratelli Cervellin (Andrea, il suo maggiore), ha dato una buona speranza per quanto riguarda il vivaio giovanile nazionale. Lo rivedremo in gara nel mondiale, alle sole prove europee.

Tanel Leok Sesto al termine delle tre prove, l’estone si è presentato in gara come l’ultimo dei “cadetti”. Camper, una moto standard, niente sponsor, ma tanta voglia di fare motocross. Speriamo che la “lezione” made by Leok, serva a molti dei nostri team-piloti (o presunti tali) che semplicemente facendo i “fighi” pensano di andare più forte. Le classifiche parlano chiaro, dove siete?


MX1-MX2

Glen Coldenhoff Max Nagl Si è visto poco rispetto agli avversari che gli sono arrivati davanti, ma il tedesco di certo non tarderà a riprendersi le posizioni di vertice come aveva fatto lo scorso anno nella prima parte del mondiale. Una preparazione finalizzata al “bersaglio grosso” il titolo iridato della MXGP. Nagl è uno “tosto” e vedremo dove, i nuovi programmi di allenamento, lo porteranno.

Dal neo acquisto del Team De Carli ci si aspettava qualcosa in più. Alghero e Ottobiano erano terreni a lui congeniali, ma evidentemente il feeling con la nuova moto non è stato ancora raggiunto e il giovane olandese avrà molto tempo per riscattarsi durante la stagione iridata.

Internazionali d’Italia Un campionato che potrebbe (e dovrebbe) ricevere molto più consenso da parte di tutti; piloti, addetti ai lavori Passaggio di categoria e soprattutto pubblico. per lo svizzero che lo Una formula che dopo scorso anno in MX2 alcuni anni potrebbe aveva fatto “tremare” essere rivista in funHerlings più volte. Un zione di una stagione passaggio che per il iridata che parte semmomento, non ha dato pre prima e penalizza i frutti sperati anche le gare internazionali. se, da qui in avanti, la La soluzione? Non è stagione è lunga e Va- semplice, ma di certo lentin sarà sicuramente c’è, e chi di dovere in grado di far valere il saprà e dovrà trovarla, suo talento dimostrato a breve. in sella alla 250 fino allo scorso anno.

Valentin Guillod

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Inizio infuocato Ăˆ partita la stagione iridata 2016. Dal Qatar (di notte) tutti trasferiti in Thailandia (sotto il sole cocente), con temperature in crescendo e tanto, tanto da dire, e da aspettarsi. Testo e Foto: Enzo Tempestini

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ronti via e il campionato del mondo motocross 2016 è entrato nel vivo con le prime due prove della stagione 2016. Il lungo letargo invernale, solamente risvegliato a tratti dalle gare internazionali svolte in Europa, è definitivamente dimenticato e i “giochi” iniziano a diventare duri per tutti. Ogni gara un verdetto, ogni gara una storia a se, ad ogni gara si arriva al “tutto e il contrario di tutto”. Difficile fare pronostici su una gara anomala come quella in notturna del Qatar, dove nelle tre precedenti edizioni (si corre a Losail dal 2013) si erano alternati alla vittoria, Desalle (2013), Paulin (2014) e Nagl (2015). Il pronosti-

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co della scorsa stagione vedeva uno su tutti, favorito, e rispondeva al nome di Ryan Villopoto, ma mai previsione fu più sbagliata, con l’americano che alla sua prima gara di mondiale “ciccò” completamente il colpo. Quest’anno si partiva senza facili pronostici visti i grandi cambiamenti, gli infortuni già da mettere in conto e soprattutto visto il livello di agonismo e di velocità che in questo motocross moderno aumenta e cambia ogni anno. Il tracciato di Losail, oramai con un design che rimane invariato da tre edizioni, è stato ancora protagonista di questa ”ouverture” notturna che aggiunge un tocco particolare all’inizio della

stagione. E di particolare, molto particolare, c’è stata la vittoria di Tim Gajser, che al debutto nella MXGP ha fatto “tremare” i senatori della categoria, campione del mondo in carica (Febvre) compreso. Lo sloveno, fresco di titolo iridato MX2 dello scorso anno, ha fatto la tanta coraggiosa, quanto azzeccata scelta di passare in MXGP alla “veneranda” età di diciannove anni (8 settembre 1996 Ptuj – Slovenia) quando, stando alle regole attuali, poteva tranquillamente rimanere nella cilindrata minore per altri quattro anni. Scelta che lo ha portato al primo posto in Qatar, alla sua prima tabella rossa nella massima categoria e a sognare


qualcosa di “grosso” nelle notti passate prima del GP #02 della Thailandia. La prova di Suphan Buri, dove si è corso per la prima volta dopo la doppia esperienza a Si Racha e il tanto discusso passaggio sul tracciato di Nakhonchaisri, è però suonata come un “sveglia” al possibile sogno di Gajser che ha dovuto fare i conti con tanti avversari che avevano “dormito” sonni tranquilli in Qatar. Primo fra tutti il campione in carica Romain Febvre che ha fatto vedere immediatamente le sue intenzioni. Doppia vittoria di manche e ritorno al vertice del campionato, per il francesino dai modi gentili. Il campione non ha sbagliato un colpo e

si è meritatamente portato a casa una vittoria (doppietta) che la dice lunga su quello che è il suo obiettivo per la stagione in corso. Gajser comunque può continuare a sognare dato che, con il secondo posto assoluto della Thailandia, rimane, prima di tutto, il pilota Honda messo meglio in classifica (secondo nella generale a -6 punti) ma soprattutto, colui che ha dato impressione di potersi inserire nella lotta per il titolo. Un titolo che difficilmente si potrà assegnare, almeno in teoria, a qualcuno prima di aver abbondantemente superato la metà della stagione e figuriamoci se, dopo due GP, qualcuno sia così sfrontato da identifica-

re il sicuro campione 2016. Una lotta vera è quella che ci aspettiamo dai piloti che nelle prime due prove sono rimasti un po’ in sordina. Vuoi per motivi diversi che spaziano da una condizione fisica non ottimale, a qualche problema tecnico, fino ad arrivare al classico “la pista non è delle mie preferite”, in molti hanno tenuto alta la guardia durante le prime due prove. Chi si trova in una posizione comunque ottimale è Evgeny Bobryshev che, dall’alto del terzo posto in campionato, è ancora una gradita sorpresa soprattutto in seno al team HRC che ripone grandi speranze di vittorie ma, anche se non dichiarate apertamente, appoggia-

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te sulle spalle di Gautier Paulin. Il russo è in “palla”, ha vinto gli Internazionali d’Italia e sembra maturato. Secondo e terzo a Losail non ha brillato particolarmente a Suphan Buri, ma rimane agganciato al podio virtuale di campionato con autorità. Chi invece si è sganciato da una scorsa stagione da dimenticare e sembra ritornato il pilota del 2014, è Jeremy Van Horebeek. Vice campione due stagioni orsono, caduto in una crisi profonda lo scorso anno, è partito e per ovvie ragioni, come seconda guida del team Yamaha e senza tante aspettative. Uscire dal “tunnel” di una stagione a dir poco disastrosa non è mai facile, ma durante queste due gare “The Jerre” 42

ha dimostrato di essere in progressione verso posti in classifica di alto rango. La stessa classifica che vede al momento al quinto posto assoluto, Antonio Cairoli. Reduce dall’infortunio della stagione scorsa, l’otto volte campione del mondo ha preparato minuziosamente il suo programma di allenamento e di test sulla moto, ma nel momento cruciale, e cioè a una settimana dalla prima gara in Sardegna, è incappato in un infortunio che ancora oggi, si fa “sentire”. Qualche costola rotta, ma soprattutto un tendine del collo infiammato, lo hanno tenuto lontano dai warm up iniziali delle gare in Italia e Tony si è schierato a Losail senza aver percorso nemmeno

un giro nella “bolgia” delle competizioni targate 2016. Per un talento naturale come Tony, di certo non è un problema psicologico affrontare una competizione dopo qualche mese di stop, ma comunque, il ritmo di gara odierno, una volta “perso” è sempre difficile da recuperare anche per uno che ha già portato a casa otto corone iridate. A Losail, è rimasto “coperto” facendo vedere solo a tratti che la sua velocità è ancora quella che tutti conoscono, ma in Thailandia ha provato a uscire dal guscio. Partenze al vertice e ottima tenuta per gran parte della qualifica e della prima manche hanno permesso di dire a Tony che, “Cairoli c’è” e questo, soprattutto,


a suon di giro veloce in gara 1. Anche in gara 2, la tabella oro 222 della sua KTM 450 è spuntata nettamente prima di tutte le altre all’ingresso della prima curva, ma questa volta è stato “tradito” proprio dal mezzo meccanico che lo ha piantato a centro pista con il motore spento. Un problema che ha costretto Antonio a ripartire ultimo, ma che purtroppo si è ripresentato anche nel corso dei primi due giri facendo perdere tanto terreno e soprattutto la necessaria confidenza per puntare a una rimonta ottimale, che invece si è conclusa soltanto al dodicesimo posto. Tony esce comunque dalle prime due prove di questa stagione con un bilancio

nettamente positivo nonostante i 28 punti di ritardo da Febvre. Cairoli, e questa volta lo diciamo noi, c’è e dalle prossime gare lo ritroveremo senza dubbio a lottare per la vittoria. Rimanendo all’interno dei colori nazionali, nella MXGP di oggi, troviamo soltanto un altro italiano in griglia, Alessandro Lupino. Il viterbese, non ancora a posto con la spalla operata lo scorso anno e di certo non a suo agio sulla pista di Losail, ha aperto la stagione con una gara “di attesa”, ma nel GP successivo ha fatto vedere buone cose e soprattutto ha mostrato una buona velocità in pista rispetto a tanti suoi avversari che sulla carta sono potenzialmente più rapidi.

A tanta velocità però, non è corrisposto un altrettanto ottimo “scatto” nelle fasi di avvio delle gare. Ancora una volta il “lupo” ha dimostrato di avere nelle partenze il suo punto debole. Nel motocross contemporaneo, fatto di manche brevi e tiratissime, un buon avvio corrisponde al più delle volte a metà dell’opera e quest’opera, per Lupino non si conclude mai nel migliore dei modi proprio per la “mancanza” del primo atto. Alessandro è uno che la moto la guida e anche molto bene, uno al quale non manca la grinta, ma ancora manca quel “click” che oramai aspettiamo da tempo rimanendo comunque fiduciosi in una sua stagione da “top ten”. 43


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e nella classe regina ogni pronostico era stato evitato, questo non è accaduto per la MX2 che vede ancora una volta super favorito Jeffrey Herlings. L’olandese, dopo due titoli mondiali letteralmente buttati al vento a causa degli oramai noti infortuni, è ripartito alla grande sfoderando una guida fluida e veloce come nei giorni migliori. Per lui si è trattato di quasi pura formalità vincere le quattro manche disputate per portarsi alla quota di 49 vittorie assolute, esattamente alla vigilia dal GP casalingo di Valkenswaard dove potrebbe raggiungere la cifra tonda dei “50” e appaiare a questo record 52

il belga Joel Robert. Un record che ovviamente, Jeffrey ha già dichiarato di voler ottenere sul tracciato amico, che lo ha visto vincitore nelle ultime sei edizioni (2010-2015) con dodici manche vinte su altrettante disputate. La MX2 dipende solo da lui. Chi poteva e doveva contrastarlo nel presumibile monologo verso il titolo era il francese Dylan Ferrandis. Diciamo “era” perché il transalpino si è infortunato nella qualifica in Thailandia e, avendo già saltato le due manche in programma e a quanto sembra, costretto a saltare anche il prossimo GP in Olanda, può dire “adieu” alle velleità di vittoria.

Velleità che comunque erano state supportate dall’ottima prova svolta in Qatar dove si è dovuto inchinare al “Re” Herlings, ma con estremo onore ottenendo per tre volte la seconda posizione alle spalle dell’olandese (qualifica e due manche) che ha dovuto sudare, per avere la meglio su di lui. Senza giri di mezze parole, inutile nascondere che l’interesse della MX2 è inversamente proporzionale alla velocità di Herlings e, visto l’infortunio di Ferrandis, a questo punto non ci resta altro che aspettare la fine del campionato sperando che Herlings si dedichi almeno ad abbattere ogni record


abbattibile e che soprattutto non ne combini una “delle sue” quando solo lui potrà battere se stesso. Il distacco rimediato nelle manche Thailandesi dai due classificati al secondo posto, Tonkov e Anstie, è andato dai 32 secondi del russo ai 25 dell’inglese e questo la dice lunga su quanto margine ha “The Bullet”. Una classe che è quasi priva di piloti italiani. In quanto a numeri, siamo ai minimi storici con il solo Samuele Bernardini che si è presentato al via delle prime due prove, fermo restando che Ivo Monticelli è infortunato (vertebra rotta in allenamento) e ne avrà ancora per molto. Un solo pilota, battente ban-

diera tricolore ci sembra veramente, ma veramente poco. In quanto a qualità, nelle prime uscite del “Berna” che per la prima volta ha gareggiato sia in Qatar che in Thailandia, non possiamo lamentarci, dopo le prestazioni ottenute dal toscano. Se guardiamo i punti totali conquistati, non sembra un risultato esaltante (è sesto nella generale con 47 punti) ma se analizziamo le prestazioni, possiamo dire di avere un pilota nazional-popolare che può essere in grado di darci qualche bella soddisfazione. Certo è che, quantificare in posizioni di classifica il “qualche bella soddisfazione” non è faci-

le, ma se ci concentriamo sui giri iniziali della seconda manche in Thailandia, dove Samuele è stato in grado di tenere la seconda posizione davanti a Herlings, allora la prospettiva cambia e di molto. Ovvio che a tanta velocità deve corrispondere altrettanta tenuta e condizione fisica, cosa che al momento Bernardini non ha dimostrato di avere, ma le speranze che si sono accese dopo le performance di Suphan Buri sono ottime. Ora Si torna in Olanda in un clima molto più consono alle nostre “pelli”, ma su un tracciato come sempre insidioso. Lasciamo alle classifiche del prossimo GP le relative sentenze. 53


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Romain Febvre Tim Gajser Ha vinto il mondiale MX2 2015 a sorpresa e, molto più a sorpresa, si è imposto nel GP di apertura della classe MXGP con una doppia vittoria di manche che la dice lunga sulle potenzialità del pilota del Team Gariboldi. Nel GP #02, in Thailandia, abbiamo visto un Gajser “ragioniere” e anche questa è stata un’altra grande e gradita sorpresa. Merita assolutamente il ruolo di “prima guida” Honda. Da tenere d’occhio.

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In Qatar si è visto “poco”, ma il tracciato non era uno dei suoi preferiti, in Thailandia si è rivisto il Febvre della stagione 2015. Guascone, sfrontato e “incosciente” al punto giusto. Rischia (o almeno sembra) qualcosina più del dovuto, ma alla fine i risultati gli danno ragione. Due vittorie di manche e “tabella rossa” che ritorna sulla Yamaha “461” del Team Rinaldi. Cerca la riconferma.

Jeremy Van Horebeek Dopo il digiuno che durava dal GP di Mantova dello scorso anno (con solo due podi nell’intera staDopo la vittoria agli gione 2015) “Jerre” è Internazionali d’Italia, sembrato trasformato “Bobby” ha continuato e ha ripreso a guidare il suo momento positi- la moto come lo avevo in Qatar cogliendo vamo visto fare nel un ottimo terzo posto 2014 (vice campione (pari punti con Febvre), del mondo). È tornato ma in Thailandia si è a podio (terzo in Thaiun po’ disunito e ha landia) e ha ritrovato perso qualche puntianche un buon feeling cino importante per con la moto. Il belga rimanere agganciato si farà vedere spesso al duo Febvre-Gajser. dalle parti dei primi in Il russo, che lo scorso classifica. Motivato. anno aveva chiuso la stagione al terzo posto, sembra motivato e soprattutto convinto di poter fare meglio. Merita considerazione.

Evgeny Bobryshev


MXGP

Ben Townley Antonio Cairoli Condizione fisica tutta da decifrare prima dell’inizio della tredicesima stagione iridata per l’otto volte campione, che si è presentato a Losail senza aver disputato nemmeno una manche precampionato (ultima gara in Brasile, il 18 ottobre scorso). TC222 ha “retto” bene l’impatto con l’apertura del Qatar dove ha saggiamente testato le sue condizioni, ma è stato in Thailandia che si è fatto “vedere” cogliendo il secondo posto in gara 1 e una fantastica “hole shot” al secondo via che poteva valere veramente tanto. È ancora lui.

È tornato (ancora una volta) dopo che nel 2011 aveva corso soltanto due GP con la Kawasaki CLS e con scarsi risultati. Questa volta “Mr. Stefan Everts” sembra aver colto nel segno riproponendo un BT ringiovanito e veloce come ai tempi migliori. Dopo il GP di apertura a “mezzo servizio” con un ginocchio non al 100%, sua la “pole position” della Thailandia (prima in carriera per lui da quando ci sono le manche di qualifica) e ottimo secondo posto in gara 2. Può ancora farsi valere.

Gautier Paulin Voto “Medio-cre” come le sue prestazioni nelle due gare di apertura del mondiale. Ha dalla sua parte la scusanSeconda stagione in te dell’inconveniente sella alla Honda del tecnico della seconda Team Honda Red Moto manche del Qatar, ma per il viterbese, che è i risultati ottenuti nelle partito in sordina dopo altre tre frazioni dispul’intervento chirurgico tate, non sono di certo alla spalla sinistra. In all’altezza della sua Qatar non poteva e fama o meglio all’alnon doveva rischiare. tezza delle aspettative In Thailandia è stato dei suoi dirigenti che lo sempre veloce nelle ingaggiarono a suon sessioni cronometrate di “rialzi” economici. (quarto e sesto il saba- Lo attende l’appello di to), ma non altrettanto Valkenswaard dove lo rapido nelle gare e so- scorso anno dominò la prattutto nelle partengara. Da rivedere. ze. Una “pecca” che gli costa molto in termini di posizioni quando, rimontare dalle retrovie, è diventato sempre più difficile. Non raccoglie quanto potrebbe.

Alessandro Lupino

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THESIZES

Jeremy Seewer Jeffrey Herlings Un altro passo rispetto agli avversari. L’olandese è tornato in forma e alla grande, buttando gli infortuni delle ultime due stagioni definitivamente alle sue spalle. La categoria è alle sue “dipendenze” e non si vede nessuno in grado di poterlo contrastare da qui a fine stagione. Solo Herlings potrebbe battere Herlings come successo gli ultimi due anni, ma questa volta l’approccio alle gare dell’olandese è sembrato ponderato quanto basta. Un vero “proiettile”.

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Secondo in campionato dopo due GP, lo svizzero è stato una conferma, più che una sorpresa. In Qatar non ha brillato particolarmente su un tracciato che non è nelle sue “corde”, ma in Thailandia, dove lo scorso anno era letteralmente collassato dalla fatica, ha raggiunto il suo miglior risultato in carriera fino ad ora: secondo assoluto. Probabile pretendente al podio finale.

Samuele Bernardini Sfiora il “massimo dei voti” il Samu nazionale, ma dopo delle eccezionali partenze e un ritmo indiavolato tenuto Il Russo va forte, ma nei primi giri , la sua questo lo sapevamo condizione fisica non già. La sua “sregolatez- ottimale gli fa perdere za” è nota allo stesso “punti” e non solo in modo, ma questa volta pagella. In Thailandia, sembra aver approcha fatto vedere che ciato la stagione per il la sua velocità non verso giusto. In Qatar è seconda a nessunon si è fatto vedere no, tenendo per tre molto, ma in Thailandia giri Herlings alle sue ha chiuso secondo la spalle, ma ha fatto prima manche e ha anche vedere che deve rimontato bene in gara rivedere la tenuta alla 2 meritando il podio distanza. Può tenere finale (terzo). Alla sua alto il tricolore. ultima stagione in MX2 (nel 2107 sarà over 23) “Sasha” potrebbe togliersi belle soddisfazioni.

Aleksandr Tonkov


MX2

Dylan Ferrandis Pauls Jonass Ha aperto la stagione con due terzi posti (Qatar), piazzamento che dovrebbe rispecchiare il suo reale valore in campo (dopo Herlings e Ferrandis); ma in Thailandia ha commesso qualche errore di troppo e ha perso terreno, considerando proprio che Ferrandis era “out”. Futuro quanto mai prossimo per KTM, in MX2, Pauls dovrà essere “istruito” a dovere su come evitare gli errori commessi. Può fare molto meglio.

Ottimo il debutto del francese nel mondiale 2015, con due secondi posti in Qatar, ma disastroso il secondo GP in Thailandia dove ha compromesso tutto con una caduta in qualifica (lussazione della spalla destra). Tornato a casa velocemente per cercare di riparare “i danni”, Dylan dovrebbe essere presente a Valkenswaard, ma la due caselle vuote della sua classifica lo penalizzano molto quando siamo solo al GP #02 dei 18 previsti. Sfortunato.

Italiani assenti Il livello della categoria non è “impossibile” e non dovrebbe essere nemmeno impossibile, per alcuni dei nostri Negli anni passati, in giovani, raggiungere Qatar era stato uno dei buone posizioni nelle protagonisti quest’anclassifiche di questa no ha “ciccato” comMX2 “under 23” che pletamente il colpo e lascia ampio spazio ai in Thailandia ha corso piloti emergenti. Dall’Ia “mezzo servizio” talia dovrebbero muocon una caduta e un versi altri piloti oltre a secondo posto. Sulla Bernardini (e Monticelli carta doveva essere che però è infortunato), uno dei protagonisti di ma invece “nisba”. Un questa categoria, che vero peccato, vedere le nel 2016 lo vede alla classiche di una catesua ultima stagione da goria che era invasa “under 23”. L’undicesi- dai nostri colori fino a mo posto nella genera- qualche anno fa, con le dopo due GP di cer- un solo pilota presente, to non lo soddisfa. Può che ci getta nello scone deve fare meglio. forto più totale. Qualcuno arriverà (almeno nelle prove europee), ma quale sarà il futuro per i colori italiani?

Max Anstie

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Non imitare le scene di guida mostrate, indossare abbigliamento con protezioni e rispettare le norme del Codice della Strada! I motocicli illustrati possono variare leggermente dai modelli di serie per alcuni accessori che potrebbero essere soggetti a costi aggiuntivi.


supercross // USA

A metà dell’opera Testo: Enzo Tempestini – Foto: © Simon Cudby Husqvarna Media Library; suzuki-racing.com; © Red Bull Media House; Ryan Swanberg/Monster Energy; hondaracingcorporation.com; © Simon Cudby KTM Media Library; StarRacingYamaha.com

A Daytona, il campionato Supercross USA ha effettuato il “giro di boa” ed è iniziato il girone di ritorno con la nona prova su diciotto previste. Dungey sempre più “consistent”.

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inque vittorie e quattro secondi posti, questo il ruolino di marcia impressionante che il campione in carica del Supercross americano sfoggia dall’alto della sua attuale leadership in campionato. Il Sig. “consistenza”, come lo chiamano in America, sta raccogliendo una serie di risultati impressionanti e per il momento, nessuno sembra in grado di contrastare il pilota di Clermont. Se nelle prime quattro prove Dungey era stato “agevolato” dalle partenze in testa al gruppo, al round #5 (Glendale – Arizona) si è dovuto districare da centro gruppo dopo una partenza non delle migliori. Imponendo agli avversari il suo ritmo, le sue traiet68

torie e soprattutto i suoi sorpassi, Ryan si è sbarazzato dei contendenti senza tanta fatica, fatta eccezione per Ken Roczen, autore di una partenza fulminea, che era oramai troppo lontano. Se ci fosse stato bisogno di una conferma, la performance del campione in carica ci ha fatto capire che al momento è lui l’uomo da battere viste anche le due vittorie e i due secondi posti che ha raccolto nelle gare seguenti. Chi inizialmente pensava di poter competere per il titolo era proprio Roczen, ex compagno di squadra di Dungey, che si è trovato sulle spalle il peso dell’intera squadra Suzuki, dopo l’infortunio di Stewart al debutto di Anaheim. Il tedesco ha

avuto un avvio di campionato non eccezionale, ma con la vittoria di Glendale aveva fatto risalire le sue quotazioni in ottica campionato. Terzo ad Anaheim II e San Diego II, secondo a Oakland e vincitore in Arizona, il campione del mondo MX2, migrato in America in cerca di maggiori successi da qualche anno, ha imposto il suo stile e la sua velocità anche nelle due gare successive, vincendo a Arlington, ma poi i round di Atlanta e Daytona lo hanno visto chiudere le gare nelle posizioni di secondo piano con voci sempre più insistenti di una “crisi” tra lui e il team Suzuki. Dopo l’exploit della vittoria iniziale (Anaheim I), Jason Anderson si è ri-


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messo “in linea” con quelle che potevano essere le aspettative di inizio stagione. Il pilota Husqvarna Factory si è piazzato al terzo posto della classifica generale, concludendo tra quarta e quinta posizione fatta eccezione per la terza piazza occupata a Arlington. Una posizione che sembra rispecchiare il suo reale valore al momento considerando la regolarità nei piazzamenti e comunque, un’ottima velocità. Dopo la gara di Daytona, come sempre evento unico e particolare all’interno di questo cam-

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pionato, al quarto posto in classifica di campionato è risalito il pilota Kawasaki, Eli Tomac. Migrato dalla rossa Honda alla verde “Kawa” durante la parte “off season” dell’anno scorso, si è presentato al via del campionato 2016 motivato sì, ma senza raccogliere grosse soddisfazioni. Di certo le aspettative erano migliori, visto anche quanto aveva fatto vedere lo scorso anno, ma Tomac ha impiegato più del previsto per farsi “vedere”. La vittoria di Daytona, arriva in un momento topico della sua stagione e soprattutto

della Kawasaki che da 18 gare non vedeva salire sul gradino più alto del podio un suo pilota (Reed – Atlanta I, 2015). Tomac, dalla sua, era digiuno di vittorie dalla gara di East Rutherford, penultimo atto dello scorso campionato. Talento indiscusso del Supercross e non solo, il pilota di Cortez (Colorado) era riuscito a dare una “zampata” per salire sul podio della quinta prova anche se nel finale si era dovuto arrendere all’avanzata di Dungey che lo aveva surclassato togliendogli la seconda posizione a poche tornate


dal termine. Nelle tre prove successive è “ripiombato” nell’anonimato delle posizioni di “rincalzo”, ma la vittoria ottenuta in Florida ha fatto di certo risalire le sue quotazione e senza dubbio il suo morale e quello della squadra. Quinta forza in campionato è Cole Seely. Un ottimo “acuto” nella gara di San Diego II (Round #06 – secondo posto in finale), due terzi posti nelle due prove di apertura, ma per il resto si è visto poco. Alle sue spalle troviamo il sempre verde Chad Reed che, tornato a vestire i panni del pilota factory

(Yamaha) sembra vivere una seconda giovinezza. Dietro a questo sestetto di piloti, un altro gruppo di ottimi manici, ma che da qui in avanti, se non cambieranno marcia, saranno costretti a vivere da comprimari il resto del campionato. Musquin, Brayton, Milsaps, per citare solo i più vicini in classifica, hanno fornito prestazioni ottime ma non eccellenti, con il solo Musquin che ha rischiato il colpaccio ad Atlanta. Lentamente, ma molto lentamente, si sta riprendendo Trey Canard che dopo l’infortunio a

Detroit nel 2015 sembra in grado di tornare competitivo, ma avrà ancora bisogno di un po’ di tempo per puntare alle posizioni del podio. Per battere uno come Dungey oppure per avvicinare Roczen & C. , c’è bisogno di ben altro. Il campionato ha già vissuto nove delle sedici prove in calendario e a Daytona è iniziata la “discesa” verso la fase finale. Una fase che ci fa prevedere un Dungey quasi “fermo” ad aspettare cosa combineranno gli altri, ma che sarà sempre pronto alla “stoccata” vincente.

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Overtraining di Roberto Manzaroli

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el lungo ed impegnativo periodo della preparazione, dopo ore ed ore di allenamento ci si potrebbe accorgere che malgrado l’impegno i risultati prefissati e gli obiettivi realistici stabiliti in fase di programmazione non arrivano vanificando inesorabilmente il lavoro svolto. Tra le svariate cause che possono presentarsi nella mancanza del raggiungimento di un buon rendimento in una disciplina come il Motocross è spesso da attribuirsi ad errate scelte metodologiche di preparazione, ad allenamenti eseguiti a livelli di intensità insufficiente e/o ad allenamenti eseguiti ad alti livelli di intensità, dalla lunga durata e frequentemente, senza prestare la dovuta attenzione alle tempistiche necessarie al ristabilimento psicofisico tra le varie sedute di allenamento. Dopo alcuni allenamenti pesanti, per intensità e durata, è umanamente fisiologico che compaia uno stato di fatica e di stress; rispettando i tempi di recupero necessari la fatica scompare e la supercompensazione favorisce il ripristino ed il miglioramento delle capacità prestative, consentendo all’atleta di raggiungere lo

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stato di forma ottimale. All’interno di un normale andamento dei processi adattativi dell’organismo sottoposto a un programma di allenamento adeguato, sono sufficienti alcuni giorni di recupero o al massimo un periodo di sette giorni, (microciclo di scarico o rigenerazione) in cui vengono effettuati allenamenti blandi affinché l’eccessivo stato di affaticamento scompaia; al contrario quando i sintomi della fatica permangono e le prestazioni diminuiscono si è allora di fronte all’Overtraining, quel particolare stato psicofisico che, a differenza di quello che si può pensare, è un fenomeno capace di colpire sia atleti professionisti sia sportivi a livello amatoriale che si allenano duramente con carichi estremamente eccessivi in relazione alle proprie individuali capacità; il problema deve essere immediatamente individuato ed affrontato onde evitare il rischio di compromettere le prestazioni e la stagione agonistica. In questi anni si è registrata una crescente attenzione nei confronti del sovrallenamento e dei suoi effetti, la ricerca tramite l’analisi di molteplici parametri rilevati su un’ampia moltitudine di

atleti di vario livello è stato quello di definirne al meglio tutti gli elementi che lo caratterizzano, i mezzi che ne consentono la diagnosi e le procedure che ne favoriscono la prevenzione o la cura quando esso si verifica. L’overtraining è uno squilibrio dell’allenamento, un errato dosaggio nella pianificazione della programmazione che si verifica quando l’attività fisica praticata è di intensità tale che l’organismo nei tempi di recupero non riesce a eliminare la fatica accumulata; questo squilibrio fisiologico adattativo, provoca un continuo stato di stress psicofisico che agisce danneggiando le prestazioni atletiche e mettendo l’organismo nella condizione di essere più vulnerabile di fronte a eventuali infezioni e traumi. Quando l’atleta viene esposto acutamente ad allenamenti estenuanti, a competizioni ripetute e ad altri tipi di stress (ambiente lavorativo e familiare) tanto da non essere più in grado di esprimersi a livelli di rendimento ottimali, nemmeno dopo un periodo di scarico e di recupero, è giusto parlare di sovrallenamento. Va sottolineato che, per poter diagnosticare con sicurezza uno stato


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MAN AT WORK di sovrallenamento è indispensabile documentarne un evidente calo delle capacità prestative, distinte nelle tempistiche e nei modi in diverse forme: Overreaching – (Sovraffaticamento) Trattasi di un leggero sovrallenamento a breve termine la cui definizione è la transitoria riduzione delle capacità prestative della durata di alcuni giorni durante i quali l’atleta avverte uno stato di fatica sostanzialmente superiore a quello che dovrebbe derivare da un normale carico allenante e che può essere smaltito con un breve e adeguato recupero. - Overtraining – (Sovrallenamento) Si definisce una sindrome caratterizzata da uno stato di esaurimento psicofisico prolungato nel tempo che si associa a un calo evidente della “performance”, può durare settimane o mesi, con il facile rischio di compromettere inevitabilmente i processi di supercompensazione; l’atleta appare svuotato, demotivato e nell’assoluta impossibilità di reagire positivamente agli stimoli indotti dall’allenamento. - Tapering – (Ottimizzazione della condizione) I miglioramenti più evidenti a livello di prestazione si raggiungono inserendo una fase di tapering dopo diverse settimane di allenamenti intensi e mirati. Con esso si intende la riduzione del carico di allenamento durante i

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giorni che precedono una competizione; generalmente sette giorni prima dell’evento l’atleta è in fase di scarico (si ridurrà il volume di allenamento mantenendo invariata l’intensità) il recupero psicofisico rimetterà in ordine gli equilibri permettendo così all’atleta un tangibile miglioramento della propria efficacia al fine di ottimizzarne la prestazione. CAUSE DEL SOVRALLENAMENTO: allenamento eccessivo e inadeguato al proprio stile di vita - allenamenti non individualizzati - programmazione allenamenti errata - sonno insufficiente - stile di vita troppo stressante - competizioni troppo frequenti - problemi di salute - alimentazione inadeguata e/o sbilanciata - intossicazioni alimentari da eccesso di determinati integratori - problemi psicologici (relazionali, familiari, sociali, lavorativi ecc.). SINTOMI DEL SOVRALLENAMENTO DI TIPO SIMPATICO: Peggioramento della prestazione e mancanza di concentrazione – Mancanza di motivazione ad allenarsi e gareggiare – Aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa a riposo – Ritardato recupero dopo l’esercizio – Diminuzione dell’appetito e Perdita di peso - Irritabilità e Insonnia - Aumento dell’incidenza di infortuni e infezioni. SINTOMI DEL SOVRALLENAMENTO DI

TIPO PARASIMPATICO: Peggioramento della prestazione - Diminuzione della frequenza cardiaca a riposo - Ipoglicemia durante l’esercizio - Apatia generale. Questa è la tipologia più difficile da individuare perché i sintomi sono meno eclatanti e allarmanti; l’atleta infatti si presenta in condizioni di buona salute, senza insonnia (anzi ha la tendenza a dormire di più) senza perdite di peso e con appetito normale. È la forma più ingannevole, caratterizzata da una serie di elementi che facilmente potrebbero essere confusi con le modificazioni positive indotte dall’allenamento (per esempio, una più bassa frequenza cardiaca a riposo e un più rapido recupero della frequenza cardiaca stessa dopo sforzo). Le recenti ricerche mirate al problema del sovrallenamento hanno consentito un miglior riconoscimento degli elementi indicatori dell’overtraining nelle sue diverse forme ed entità, per avere la certezza della sua presenza e per trarre delle informazioni adeguate sarà necessario ed indispensabile un approccio diagnostico basato non solo sulla valutazione di una vasta gamma di elementi, ma anche analizzando in maniera incrociata le diverse informazioni riguardanti sia il livello prestativo che i parametri ematici e psicologici


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dell’atleta. La PROGRAMMAZIONE del RECUPERO per PREVENIRE l’OVERTRAINING: Quando si parla di misure di recupero occorre distinguere: misure passive, nelle quali l’atleta viene sottoposto a interventi quali massaggio defaticante, per ristabilire il giusto tono muscolare, sedute di idroterapia, termoterapia ed elettrostimolazione misure attive, quelle in cui l’atleta pratica attività di lavoro aerobico leggero (per facilitare l’eliminazione delle scorie metaboliche), esercitazioni di allungamento muscolare (per eliminare gli squilibri 80

motori) abbinate all’equilibrata integrazione dei liquidi perduti durante lo sforzo e alla cura di un corretto apporto alimentare, essenziale al ripristino delle scorte energetiche. Il recupero tra le diverse sedute d’allenamento e dopo una gara dovrebbe essere svolto attraverso pause che permettano il completo ristabilirsi dell’organismo, troppo spesso accade che l’evolversi degli impegni porti a trascurare e sottovalutare l’importanza della corretta applicazione nei modi e nei tempi della fase di recupero, per tale motivo la pianificazione di un

programma di recupero fisiologico deve essere personalizzata per ogni atleta tenendo sempre in considerazione anche gli aspetti relativi alle sue abitudini di vita ed esigenze. SOVRALLENAMENTO: STRATEGIE PER PREVENIRLO La prevenzione del superallenamento è molto importante, le strategie per prevenirlo consistono: RIPOSO ADEGUATO, concedersi un periodo di riposo abbastanza lungo tra un allenamento e l’altro; dormire almeno 7-8 ore a notte e migliorare la qualità del sonno - CONTROLLARE PERIODICAMENTE I PROPRI VALO-


RI EMATICI e in particolare ematocrito, emoglobina, testosterone, cortisolo, ACTH, linfociti; se si nota una diminuzione di ematocrito ed emoglobina e/o una diminuzione del rapporto testosterone/ cortisolo e/o un aumento di globuli bianchi neutrofili, eosinofili e basofili probabilmente si è in una fase di superallenamento - SEGUIRE UNA DIETA EQUILIBRATA, assumere i vari nutrienti nelle giuste proporzioni - ADATTARE L’ALLENAMENTO AL PROPRIO STILE DI VITA, ovviamente chi conduce uno stile di vita particolarmente stressante, pieno di

impegni e attività logoranti sia dal punto di vista fisico che mentale non può pretendere di allenarsi come chi lavora poche ore al giorno seduto dietro ad una scrivania. - CONCEDERSI DEI PERIODI DI RIGENERAZIONE PERIODICA, all’interno del proprio programma di allenamento prevedere una settimana di scarico al termine di ogni mesociclo. Generalmente l’atleta, il professionista in particolare, è portato per sua natura ed essere molto severo con se stesso, in mancanza di miglioramento continuerà ad insistere e lavorare sempre più

intensamente, a volte anche in condizioni di evidente stanchezza psicofisica e con infortuni non completamente recuperati e ristabiliti, non farà altro che correre il facile rischio di andare in Overtraining e rendersi conto solo in fase avanzata di compromettere la sua condizione. Con questo articolo colgo l’occasione per informare gli atleti, specie quelli più esigenti ed esperti, di farsi seguire necessariamente da persone qualificate ed esperte in materia e non dal primo conoscente che si improvvisa tale. Le metodologie sulla corretta 81


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applicazione dei programmi di allenamento, i carichi di lavoro, le intensità ed i tempi di sviluppo hanno delle regole molto chiare e precise che solo dopo anni di studio e di esperienza applicata alla disciplina si apprendono e diventano conoscenza; la continua ricerca e gli aggiornamenti atti a migliorarsi, sono una

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sfida anche per colui che lavora a fianco degli atleti nel ruolo di preparatore fisico, un’importante figura che spesso è in ombra dietro le quinte e che spesso è dimenticata, ma che è sempre pronta e disponibile con la certezza di poter offrire sempre il massimo supporto necessario affinché il suo pilota

ottenga quei risultati a cui ambisce; mi permetto di aggiungere che ovviamente niente di particolarmente eclatante ed ambizioso si potrà ottenere in mancanza del corretto impegno e dedizione da parte del pilota stesso, colui che il giorno della gara sarà solo con se stesso dietro al cancelletto, pronto a


sfidarsi con gli altri. Molto frequentemente ricevo richieste di tabelle e schede di preparazione. Ogni atleta è un’entità diversa, ogni pilota ha caratteristiche fisiologiche ed atletiche diverse, ognuno a modo suo ha la sua tecnica, più o meno efficace e redditizia, più o meno dispendiosa fisica-

mente ed interpreta la guida con approccio diverso dagli altri. I risultati e la velocità sono il frutto di numerosi fattori, ogni pilota ha la sua personale necessità di trovare il giusto equilibrio tra i tanti che rendono la guida di una moto speciale e capace di regalare emozioni uniche; la parte

atletica è solo una componente di tutto ciò, ma molto importante per poterlo fare al massimo delle capacità psicofisiche e per trovare con essa anche il modo di divertirsi con maggiore efficacia e sicurezza. Prof. MANZAROLI Roberto - FULL GAS Motorsports Personal Trainer.

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MARKET PLACE Athena, gruppo internazionale con sede ad Alonte (Vicenza), anche quest’anno rinnova il proprio contributo al motocross mondiale e fornisce a team e piloti supporti tecnologici made in Italy grazie ai componenti performanti, innovativi e affidabili del marchio GET.

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o scorso fine settimana è stata inaugurata in Qatar la nuova stagione MXGP 2016. I più attenti appassionati di questo sport avranno notato che è comparso un nuovo accessorio sul parafango o sul manubrio di alcuni team: l’innovativo sistema si chiama LC-GPA, ed è un prodotto progettato dagli ingegneri GET. LC-GPA è un sistema di Launch Control che interagisce con il nuovo processore RX1 EVO delle centraline GET 2016. Estremamente preciso, il prodotto GET, consente di controllare, sia l’antipattinamento in partenza, sia la potenza della moto in curva con la già conosciuta e affermata tecnologia GPA, che sta per GET Power Assistance. LC-GPA, attraverso i visibili indicatori led presenti sul dispositivo, permette di raggiungere il perfetto regime di giri motore, garantendo il miglior sprint possibile in partenza per guadagnare l’Holeshot. Il sistema Launch Control si disabilita (in automatico) dopo la prima curva e i led possono essere quindi utilizzati dal pilota per controllare il livello di GPA impostato, facilmente regolabile attraverso il selettore MODE/LC o sulla base dei modelli compatibili, il pulsante di serie della moto. Gli indicatori a led in questo caso consentono di utilizzare il dispositivo come se fosse un contagiri che indica al pilota il momento giusto per cambiare marcia, evitando quindi di andare fuori giri e perdere centesimi di secondo preziosi.

Fra i primi piloti che hanno utilizzato il nuovo dispositivo GET, compaiono il campione del m rica MXGP Romain Febvre (Monster Energy Yamaha Factory Team) e il pilota AMA Supercr per Webb (Star Racing Yamaha), laureatosi lo scorso anno campione nella categoria SX250

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Be the First, Get the Holeshot con LC-GPA. Prezzo consigliato al pubblico pari a â‚Ź 249,95 iva inclusa.

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BELL MOTO-9: DIRT con stile

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arliamo di un casco nato negli USA, la stessa terra che ha dato origine al motocross. Collaudato in pista e in gara, il MOTO-9 di BELL, insieme al top di gamma FLEX, rappresenta una delle scelte quasi obbligate per l’appassionato off-road che punta a diventare… competitivo. Tecnicamente ha moltissimo da offrire ed è coperto da una garanzia di ben 5 anni. La distribuzione è affidata a Bergamaschi. Il MOTO-9 è praticamente nato sui campi di gara. La BELL lavora a stretto contatto con moltissimi piloti e di conseguenza ogni progetto subisce un collaudo che lascia poco spazio all’improvvisazione. Un approccio praticamente inevitabile quando si sviluppano prodotti destinati ad entrare nella “zona alta” del mondo off-road. Dalla sua prima apparizione, nel 2011, il MOTO–9 ha raggiunto oggi la sua piena maturità e può essere annoverato tra i migliori caschi MX sul mercato.

LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI

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artiamo dalla ultraleggera calotta TriMatrix, nome che identifica il mix di fibre ideato da BELL (aramidica, carbonio, vetro), capace di garantire alte performance. La calotta è proposta in 3 differenti misure (e altrettante calotte interne in EPS) per vestire correttamente in funzione della gamma taglie. Ognuna di queste ultime (da XS a XXL) ha in dotazione una coppia di guanciali dimensionati ad hoc e intercambiabili. La ventilazione, parametro importante per il fuoristradista, è affidata a un sistema brevettato da BELL (il Velocity Flow Ventilation system) capace di far circolare l’aria all’interno del casco attraverso un percorso forzato che lo mantiene più fresco. La cura nella realizzazione degli interni è evidenziata dal rivestimento X-Static XT2, removibile e facilmente lavabile. Esso è reso antimicrobico dall’utilizzo di fibre di tessuto legate tra loro da uno strato d’argento al 99,9 per cento che crea uno scudo ionico e che inibisce in modo permanente la crescita di batterie e funghi, eliminando qualsiasi cattivo odore. La nuova versione del MOTO-9 introduce una novità riguardante la sicurezza: l’esclusivo sistema “Magnefusion”. La sua adozione amplia il concetto di “cheekpad rimovibili” attraverso l’utilizzo di magneti che bloccano saldamente elementi che compongono l’interno del casco e al tempo stesso ne permettono la facile rimozione nel momento in cui, dopo un trauma, il casco va tolto delicatamente. La linea filante del MOTO–9 è il risultato dei test realizzati da BELL nella propria galleria del vento. In questo contesto nasce anche l’idea del frontino Flying Bridge Visor, libero di muoversi grazie alla regolazione fornita dalle 2 viti laterali di sostegno (accessibile anche con i guanti) e dotato di prese d’aria. Ancora da menzionare: la mentoniera ventilata imbottita in materiale EPS. Il paranaso ventilato integrato. Il cinturino imbottito con chiusura a doppia “D” + “custode” magnetico Magnefusion.

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MARKET PLACE

MOTO–9 VIENE PROPOSTO DA BERGAMASCHI IN 4 VERSIONI COLORE PREZZO AL PUBBLICO: 511,00 euro

INFO TECNICHE GENERALI Peso: 1.450 grammi; Versioni colore: INFRARED INTAKE; INTAKE MATT BLACK; SOLID WHITE; YELLOW CAMO; Taglie: Da XS a XXL; Omologazioni/Certificazioni: Snell M2015, DOT, ECE and AS/NZ; Durata garanzia: 5 anni. Per ulteriori informazioni: www.bergamaschi.com - info@bergamaschi.com

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Il Tony Cairoli Challenge è su App Store.

È stato presentato a Doha il primo videogioco ufficiale del pluricampione del mondo. Tutti gli appassionati di Motocross e di videogiochi potranno vestire i panni dell’indiscusso Campione italiano nel Tony Cairoli Challenge e giocare sui dispositivi iOS (iPhone, iPad Pro, iPad Air, iPad Mini), con una grafica 3D di ultima generazione e ben cinque modalità di gioco: Championship, Quick Race, Time Attack, Challenge e Match Race. Indossando il numero 222 di Tony Cairoli, giocatori di ogni livello potranno mettersi alla prova su cinque differenti tracciati: Maggiora (free), Lommel, più un’arena Supercross, una Jump Line e una nuova pista espressamente disegnate per questa esperienza di gioco. Il videogame, sviluppato da Promovideo Interactive, è stato presentato oggi nel box del Team Redbull KTM Factory Racing, in occasione della prima di Campionato del MXGP 2016. Il videogioco è stato sviluppato da Promovideo Interactive, la società italiana titolare del marchio Open Games e la prima catena italiana nella distribuzione di videogiochi con oltre 100 negozi sul territorio e lo store online opengames.it Per ulteriori informazioni: http://www.cairolichallenge.com/ App Store: https://itunes.apple.com/us/app/cairoli-challenge/id1066919448?ls=1&mt=

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Alpinestars TECH 1 Grazie alla sua innovativa struttura multimateriale altamente protettiva, il nuovo Tech 1 è lo stivale d’accesso perfetto per la gamma di calzature tecniche cross Alpinestars. Dal sistema di chiusura biomeccanica ‘flexiblade’ ai ganci ergonomici, il Tech 1 prende il DNA dai leggendari Tech 8 e Tech 10 e dall’incessante sviluppo Alpinestars alla ricerca di prestazioni vincenti. CARATTERISTICHE : Tomaia multimateriale realizzata in microfibra leggera, resistente all’abrasione e robusta, integrante protezioni anatomiche rigide in co-polimeri - Nuovi inserti in microfibra anteriori e posteriori per migliorare controllo e libertà di movimento - Sistema bio-meccanico mediale ‘flexi-blade’ per un’eccellente libertà di movimento anteriore e posteriore con supporto e protezione per la caviglia - Protezioni profilate in polimeri co-iniettati per tibia e polpaccio connesse sul lato esterno per offrire un’eccellente protezione globale - Supporto e protezione globali offerte da protettori polimerici sul lato mediale ed esterno, su tallone e dita per un’eccellente difesa dagli impatti - Grafiche a rilievo sul lato mediale per un miglior grip verso la moto - Sistema di sganci rapidi ergonomici per una calzata sicura ed aderente nella parte bassa della gamba Nuovi ganci in polimeri e nylon autoallineanti a memoria di posizione per una chiusura rapida, comoda e precisa. Tutti i ganci sono sostituibili - Innovativa soletta monopezzo TPU iniettato rinforzata con piastra metallica e protezione dita coiniettata - Protezione dita in acciaio stampato per maggior robustezza e resistenza - Imbottitura integrata in schiuma morbida attorno a caviglia e collo del piede per calzata e comfort - Interno completo in tessuto tecnico per migliorare comfort e dispersione dell’umidità - Soletta sostituibile in EVA con interno in tessuto per maggior comfort - Chiusura superiore in Velcro® per adattarsi a diverse dimensioni di gamba - Ghetta in PU per proteggere dal fango. Ghetta posteriore con inserti in gomma per flessibilità e comfort - Disponibile nelle taglie internazionali 38-52 - Prezzo al pubblico: €euro 219,95. Per ulteriori informazioni: www.alpinestars.com 91



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