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architettura | edilizia | design | arredo BRIN

Il grattacielo orizzontale FOCUS

Il design si tinge di rosso DALISI

Arte ritmo della vita CASAFORTE SB

La fortezza nascosta nei Quartieri Spagnoli

Datè Aggiungi un architetto a tavola Luglio 2013 - Numero 0

www.arkeda.it


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Questo numero è dedicato a Benedetto Gravagnuolo

sommario editoriale 28

CASAFORTE SB, LA FORTEZZA NASCOSTA NEI QUARTIERI SPAGNOLI di Donatella Bernabò Silorata. Fotografie di Roberto Pierucci

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IL GRATTACIELO ORIZZONTALE di Mirella Armiero. Fotografie di Paolo De Stefano

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AGGIUNGI UN ARCHITETTO A TAVOLA di Salvatore Carbone. Fotografie di Francesco Semmola

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RICCARDO DALISI. L’ARTE COME RITMO DELLA VITA di Diego Lama e Maria Esposito. Fotografie di Fulvio Cutolo

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ESTIA, LA STANZA DEL FOCOLARE di Sara Omassi e Salvatore Carbone. Fotografie di Fabio Cappello, Giovanni De Simone, Maria Teresa Perna

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CASA ELIANA. UNA DIMORA SOSPESA NELLA STORIA di Andrea Nastri. Fotografie di Luigi Farella, Giuliana Vespere e Archivio Salvia

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SALERNEUROPE di Luigi Centola. Fotografie di Rosanna Rago

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FOCUS. IL DESIGN SI TINGE DI ROSSO

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FOCUS. ECO CHIC

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FOCUS. ARREDARE L’ESTATE

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FOCUS. MATERIALI & DESIGN

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UN POSTO AL SOLE CON VISTA SUL MARE di Roberto D’Alessandro. Fotografie di Giuseppe D’Anna

102 “VOI SIETE QUI” di Giuseppe Guida

120 I NOSTRI AUTORI 122 IL RANCORE DEI PALAZZI di Mauro Giancaspro

IN COPERTINA: Sardegna, San Teodoro. Interno realizzato dallo studio AltromodoArchitects di Napoli. Fotografia di Peppe Maisto

Quando scelsi di iscrivermi alla Facoltà di Architettura – quasi 30 anni fa – ero certo che il mestiere di architetto sarebbe stato duro, difficile e di scarsa incidenza sulla società: dell’architetto tutti avrebbero potuto fare tranquillamente a meno. Quando mi laureai, cinque anni dopo, e aprii il mio studio di architettura, credevo che solo un illuminato – o un pazzo – avrebbe bussato alla mia porta (o a quella dei miei giovani colleghi). Avevo ragione, era proprio così: solo pochi, solo le persone più colte, o quelle più eccentriche, allora, si rivolgevano agli studi di architettura. Gli altri, molti altri, preferivano affidarsi al mestiere di una “buona” impresa di costruzione, oppure a un ingegnere, che dava maggior “sicurezza”, o meglio a un geometra, che avrebbe risolto le questioni pratiche nel migliore dei modi. Chiamare un architetto era considerato un lusso, una stravaganza. Oggi è tutto cambiato: non c’è casa, non c’è coppia, famiglia, single o comunità che non ritenga indispensabile un architetto per ristrutturare il proprio ambiente di vita. Non c’è imprenditore che non si rivolga a un buon professionista per disegnare il ristorante, l’ufficio, il bar, o l’azienda. Nessuno rinuncia a un oggetto di design, a un materiale particolare, a una tecnologia all’avanguardia. L’architetto è diventato uno status-symbol, passando così da un eccesso all’altro: ogni periodo storico contiene le sue aberrazioni. Malgrado ciò a Napoli, e in Campania, non esiste una rivista specifica che si occupi di architettura, arredamento, design. Eppure il settore non è affatto povero, né privo di prospettive, nonostante la crisi. Ecco allora la rivista Arkeda. Essa nasce da un’idea di un gruppo d’imprenditori partenopei (Clean, Giannini e Progecta) con l’intento di dare spazio alla creatività e alle idee della Campania; è rivolta a tutti ma soprattutto a chi “vive” la propria realtà urbana, a chi frequenta, lavora, studia, abita, cerca, osserva, fa shopping nella città, a chi ama la propria terra ed è attento alle nuove tendenze del vivere quotidiano. Buona lettura. Diego Lama ARKEDAMAGAZINE

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Napoli, Fermata di via Toledo

La stazione del metrò più bella d’Europa Fotografia di Massimo Lama

Il sito del Daily Telegraph di Londra ha assegnato il premio come stazione più bella d’Europa alla fermata di via Toledo di Napoli inaugurata il 12 aprile 2012.


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Sardegna, San Teodoro

Interpretazione dell’antico “Stazzo� sardo Fotografia di Peppe Maisto

Lo studio AltromodoArchitects di Napoli (interior in collaborazione con Francesca Neri) nel corso degli ultimi anni ha progettato e realizzato circa 60 ville in Sardegna reinterpretando i caratteri e le forme della tradizione.


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Napoli, Pontile nord di Bagnoli

Correre per un chilometro verso il mare Fotografia di Massimo Lama

Il pontile di Bagnoli è una struttura lunga circa 900 metri che si protrae nel mare per almeno due terzi della sua lunghezza. È stata inaugurata il 22 dicembre 2005 nell’ambito della riqualificazione dell’area dismessa dell’ex-italsider.


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Casaforte SB la fortezza nascosta nei Quartieri Spagnoli Appartamento, casa, cantiere, galleria d’arte, hotel in piazza della Santissima Trinità degli Spagnoli

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piazzante, questa è forse la sensazione più vera che dà La Casaforte SB. Spiazzante perché siamo a Napoli, nel cuore della Napoli più vera e popolare, i Quartieri Spagnoli, ma sembra essere altrove: a Berlino, a New York o chissà dove. La Casaforte è una casa come dice il nome, ma anche uno spazio di pensiero e di lavoro. Potremmo definirlo un loft, ma è riduttivo e soprattutto non calzante con la suggestione del luogo. Antonio Sacco e Valeria Borrelli sono i proprietari e gli abitanti di questo spazio (insieme ai loro due bambini). Napoletani entrambi, architetto e fotografo lui, videasta indipendente lei, con una laurea all’Università di Bologna e diverse collaborazioni tra cinema e teatro sperimentale. Insieme condividono un progetto di vita e di lavoro che appunto si chiama La Casaforte SB.

di Donatella Bernabò Silorata Fotografie: Roberto Pierucci In queste pagine: l’ingresso di Casaforte e la struttura ad archi del convento

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In queste pagine: lo spazio centrale a tutta altezza della casa, vista delle camere da letto e la scala di accesso al piano superiore

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“Il nome evoca in qualche modo la Fortezza nascosta di Akira Kurosawa – spiegano –, ci piaceva trasmettere l’idea di un posto nascosto, ma fortemente ancorato al territorio”. Ed è così. La Casaforte è nascosta oltre un portone che si affaccia sulla piccola piazza della Santissima Trinità degli Spagnoli, nel dedalo di vicoli e voci della Napoli spagnola. Gli interni, malgrado siano essenziali, volutamente vuoti, minimalisti nel design, all’insegna di quel less is more predicato da Ludwig Mies van der Rohe, svelano segni antichi e caratterizzanti del luogo: grandi archi di piperno grigio e volte a crociera. All’occhio attento non sfugge l’origine sei, settecentesca di questi spazi. Ed è questa l’energia spiazzante del luogo: questo contenitore di vita e di lavoro nasce dal chiostro dell’attigua chiesa della Santissima Trinità degli Spagnoli, fondata nel 1573, di cui ingloba anche l’antico refettorio. I grandi archi, le volte e le ogive, le lunette, le porzioni ben evidenti di piperno grigio risalgono alla metà del Seicento e si intrecciano con elementi architettonici più recenti quando questi stessi spazi furono adattati negli anni Quaranta del Novecento per ospitare una fabbrica di scarpe. Antonio Sacco e Valeria Borrelli hanno condotto un lavoro immane di recupero e restauro per ridare vita e identità a questi spazi violati, mortificati nel corso dei secoli. Due anni di lavori radicali a cominciare dal sistema fognario. Due anni per dare forma a un sogno: una casa diversa dove abitare e fare famiglia, uno spazio per lavorare dove coltivare progetti d’arte e cultura. Una casa-cantiere-galleria, ecco cos’è La Casaforte Sb. Non sorprende allora trovare in casa la bicicletta o i giocattoli dei bambini, ma al tempo stesso artisti


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all’opera. Nei mille e trecento metri quadrati si vive e si lavora anche se all’occorrenza i due ambiti vengono ben separati: il grande spazio aperto è salone e galleria, si apre sulla corte esterna e dà accesso all’antico refettorio che oggi è teatro e spazio per performance e videoproiezioni. Una scala conduce al piano superiore, ricavato utilizzando parte dell’altezza (6 metri) dell’edificio: qui è la dimensione domestica, la casa propriamente detta, le due stanze da letto, la cucina con seggiolone e giochi per i bambini. L’essenzialità di arredi e soluzioni è evidente: al pavimento solo cemento vivo, lucernai e finestroni (retaggio del vecchio opificio) per dilatare la luce naturale, lampade di design. Spiccano alcuni elementi come il tavolo progettato dal padrone di casa Antonio Sacco, la scultura in resina oro di Riccardo Albanese, artista partenopeo, la poltrona Soriana di Tobia Scarpa, pezzo cult del 1960, e il ritratto di Yoko Ono e John Lennon, opera dell’artista francese di Henry Pessar che per primo ha esposto a La Casaforte. Dentro il design, l’arte, l’assenza e un ovattato silenzio. Fuori i colori, le voci, il bucato steso al vento, le eterne contraddizioni della Napoli barocca. Progetto nel progetto di La Casaforte è infine il BedInArt ovvero le stanze che Valeria e Antonio destinano all’accoglienza turistica e soprattutto ad artisti e viaggiatori che di Napoli vogliano vivere l’essenza più vera e l’avanguardia.

In queste pagine: vista dal piano superiore, la cucina, un bagno e i proprietari, Valeria Borrelli e Antonio Sacco con i figli

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Il grattacielo orizzontale Brin 69, l’ex fabbrica diventa un piccolo miracolo di Mirella Armiero Fotografie: Paolo De Stefano

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a chi l’ha detto che un grattacielo deve per forza svettare verso l’alto? Ha le dimensioni di un vero e proprio ‘grattacielo orizzontale’ l’edificio di via Brin 69, a Napoli, firmato da Vulcanica Architettura. Coricata, la struttura è equivalente a un edificio alto più di 250 metri, mentre il vicino Jolly è di ‘soli’ 100 metri. Ma non è questa l’unica particolarità di un progetto che a Napoli assomiglia a un piccolo miracolo, per la sua connotazione schiettamente contemporanea, merce rara in una città spesso immobile. Un ex opificio dei primi del Novecento che viene riconvertito ad altri usi, con lo spazio della vecchia fabbrica ‘alleggerito’, reso trasparente, dinamico. Ed ecocompatibile. “L’idea del progetto”, spiega Aldo di Chio che con Marina ed Eduardo Borrelli compone il trio di architetti di Vulcanica, “è semplice da raccontare: abbiamo voluto che laddove la vecchia fabbrica, tutta chiusa in se stessa, produceva pezzi meccanici, tra i fumi degli altiforni e i rumori delle lavorazioni, trovasse posto una nuova fabbrica delle idee, tra gli alberi piantati fin dentro il cuore del nuovo edificio, attraversata dalla luce, dall’aria, dalla pioggia e dal sole”.Tra le possibilità infinite che offre questo splendido edificio, per esempio, c’è quella di fare footing lungo il giardino pensile al primo piano; si può percorrere un chilometro di corsa con due giri del giardino, durante una pausa dal lavoro, senza uscire dal complesso. Ma quali sono i numeri di Brin 69, oggi in fase di completamento ma in parte già funzionante (per esempio ospita un call center)? Abbiamo già detto che è lungo 250 metri, mentre la larghezza è di circa 40 metri. L’ex fabbrica ha una vetta di 22 metri al colmo più alto delle due grandi navate, per un totale di 110 mila metri cubi di volume e 27 mila metri quadrati di superficie. “Non sarebbe stato possibile realizzare questo progetto”, proseguono i progettisti, “se non ci fosse

Veduta dall’alto. Pagina precedente: il giardino pensile interno scoperto

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Veduta dell’edificio dall’esterno, i ponti di collegamento trasversale e gli spazi interni

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stato un felice incontro tra architetti entusiasti e imprenditori illuminati che non misurano più la costruzione con il metro quadrato ma con il metro della qualità dell’architettura fornendo una risposta coraggiosa e lungimirante alla crisi”. Un progetto che guarda al futuro ma tiene conto del passato. “La memoria della vecchia fabbrica andava conservata, la spazialità e il dinamismo dello spazio industriale sono riproposti sia attraverso la conservazione delle vecchie strutture in acciaio lasciate a vista sia articolando i nuovi volumi, così gli uffici attraversano lo spazio su più livelli, i ponti trasparenti sono sospesi come i vecchi carri ponte dell’industria, i ballatoti ‘ballano’ all’interno del volume come le passerelle di servizio dell’industria”. Ancora, spiegano gli architetti di Vulcanica: “La concezione dello spazio è contemporanea, il ribaltamento dell’interno e dell’esterno moltiplica gli spazi, non si percepiscono facciate piane ma volumi tridimensionali; la percezione dell’edificio è dinamica, si avverte bene in velocità, in auto percorrendo via Brin, in treno dalla linea circumvesuviana che lambisce l’edificio. Abbiamo disegnato più di 200 tavole di progetto, ma solo il disegno di sezione riesce bene a rappresentare la nuova concezione architettonica e abbiamo dovuto girare dei video per descrivere i lavori in corso meglio delle fotografie“. La riconversione di Vulcanica è un frammento importante di Naplest, il grande villaggio metropolitano della nuova creatività che deve nascere dal recupero dell’intera area industriale est di Napoli. “In un territorio della città destrutturato, affastellato da segni confusi, crocevia tra gli assi metropolitani, il progetto cerca di creare una immagine nitida e forte, contemporanea ma insieme legata all’ordine e alla memoria del tempo, la grande fabbrica con il suo impianto geometrico rigoroso, rappresenta una forte preesistenza e una suggestione capace di sviluppare una nuova relazione con il paesaggio urbano e naturale al contorno“. Insomma, la contemporaneità, a Napoli, bisogna andarla a cercare proprio in quelle periferie spesso considerate malate, dove però si aprono squarci improvvisi sul futuro. Per entrare davvero nel nuovo millennio.


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Crediti Committente: Aedifica s.r.l. Asset Management: Cittamoderna Ubicazione: Napoli, via Brin 69 Attività svolte: produzione di servizi innovativi, commercio, direzionale, ricerca e progettazione: aziende, studi professionali, redazioni giornalistiche, laboratori, gallerie Tipo intervento: ristrutturazione di un edificio industriale dismesso Progetto architettonico: Vulcanica Studio Associato di Architettura architetti: Marina Borrelli, Eduardo Borrelli, Aldo di Chio Progetto delle strutture: Interprogetti s.r.l. ing. Giampiero Martuscelli Progetto degli impianti: Michael Bruno s.r.l. LLC, ing. Enrico Lanzillo Impresa costruttrice: ATI ingg. Loy Donà e Brancaccio – LDB s.p.a. Cittamoderna Project s.r.l. – Sigeco s.r.l. – Credendino Costruzioni s.p.a. Iter Gestioni e Appalti s.p.a. Direzione dei lavori: ing. Raffaele Portanova Direzione tecnica di cantiere: ing. Luca Casalini Classe energetica: B Superficie: mq. 27.000 ca. Cubatura: mc. 110.000 ca. Importo lavori: 30 milioni ca. Inizio e fine lavori: inizio lavori autunno 2009, fine lavori 2013

In queste pagine: la facciata di uno dei corpi di fabbrica, gli spazi interni e i giardini scoperti al primo piano

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Aggiungi un architetto a tavola Datè, appuntamenti enogastronomici nelle case napoletane

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a qualche tempo sta emergendo nell’oceano delle prospettive conviviali mondane una curiosa declinazione di quell’antica, ed ora più che mai attuale, dialettica che vede opporsi il nomadismo alla stanzialità. Le case – messe a disposizione da persone ogni volta diverse – rappresentano il campo di sperimentazione e conciliazione delle due prospettive essendo dotate di tutti gli spazi necessari alla buona riuscita degli eventi di ristorazione itinerante in esame. I Supper club, home bistros, paladar o in accezione più contemporanea underground restaurant, ciascuno col proprio format, si rivolgono ad un pubblico specifico offrendo la costante prospettiva di nuovi incontri e di inedite relazioni spaziali corroborate da setting inediti. A Napoli, l’architetto Fabiana Longo organizza i suoi appuntamenti enogastronomici Datè ibridandoli, grazie alla passione per l’architettura di interni che da anni condivide

di Salvatore Carbone Fotografie: Francesco Semmola Blog: www.datè.com

In questa pagina: Marialuisa Firpo interpreta le caratteristiche di un vino guidando gli ospiti attraverso una speciale degustazione. Nella pagina accanto: DAFNA, home-gallery di Danilo e Anna. la tavola è allestista con i piatti di BHUMI CERAMICA

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In questa pagina in alto: nei piatti Vesuvium di BHUMI CERAMICA gli chef sperimentano una pasta speciale, quella del Pastificio dei Campi. A casa di Paola e Andrea, sul tavolo di Sudesign con il runner di INIT di Mariaelisabetta Longone. In basso: DAFNA, interni da un esterno. Mentre il proprietario si cimenta nella mescita del vino Nella pagina accanto: Camaleonte di suDesign di Paola Pisapia e Andrea Jandoli, a casa di Piero. Il design cerca nuovi spazi, viene usato e… talvolta li trova deifinitivamente

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con i soci dello studioelt, con le tematiche che gravitano intorno al mondo della creatività e che alimentano il dibattito relativo alla progettualità degli spazi dell’abitare contemporaneo. Curiosità, disponibilità nella gestione di rapporti interpersonali in tempi dilatati e socievolezza sono i tratti che delineano il target dei partecipanti garantendone ovviamente la compatibilità. Le case che ospitano gli eventi sono selezionate con grande cura dallo staff anche considerando che i partecipanti incontreranno a tavola gli architetti che le hanno progettate pronti a spiegare in modalità live le idee con cui approcciano la professione. Nei giorni che precedono l’evento il fotografo Francesco Semmola segue lo chef ‘clandestino’ di turno durante gli acquisti e la sera stessa durante la preparazione delle pietanze da presentare ai 12 commensali invitati. Intanto gruppi di designers indipendenti allestiscono la tavola con gli oggetti autoprodotti che intendono presentare per l’occasione. L’intero svolgimento della cena è documentato e la casa studiata in quanto spazio progettato dall’architetto, vissuto dai proprietari ed utilizzato per lo svolgimento un laboratorio estemporaneo di convivialità. La convergenza di interessi e l’abitare predispongono la piattaforma su cui imbastire i dibattiti che animano e catalizzano la socialità fornendo esperienze relazionali stimolanti e tendenzialmente più intime rispetto a quelle di un ristorante convenzionale. Le tappe e le date di questi closed door restaurant events sono divulgate solo poco prima dell’evento, di solito attraverso operazioni di viral advertising, utilizzando i canali di comunicazione digitale non solo per promuovere le serate ma anche – e soprattutto – per divulgarne il format ed attirare nuovi consumatori rendendoli contemporaneamente parte – e testimonial – di un’esperienza brandizzata memorabile...


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I designers, gli architetti e le piccole aziende indipendenti che hanno accompagnato per ora DATè: • suDesign, di Paola Pisapia e Andrea Jandoli, da Napoli • PUNTOLARGO di Daniela Della Porta, da Cava Dei Tirreni (SA) • Roberto Monte, da Pagani (SA) • BHUMI CERAMICA di Nello Antonio Valentino e Aniello Rega, da Avellino • Salvatore Martorana, da Napoli • Carla Giusti, da Napoli • INIT di Mariaelisabetta Longone, da Barcellona • MONDOCUBO di Rossella Flammia e Paolo Picone, da Berlino • VUD DESIGN di Rosa Bittolo Bon, da Trieste • HANDMADE di Raffaella Brunzin, da Venezia • RARO DESIGN COLLECTION di Roberto Liberti Per quanto riguarda la cucina, fino ad ora gli chef che hanno voluto offrire a DATè esperienza, ricerca e tradizioni gastronomiche, sono: • Tato Calì e Germana Thermes • Cooking Division di Carlo Olivari • Q.b. coking di Simona Creazzola e Paola Carratù • Benedetta Gargano e Alì Schisa 48

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In questa pagina a sinistra: a casa di Piero, aspettando DATè. Il progetto degli interni è di Piero Renna. A destra: ‘Vita piatta’ di Carla Giusti, a casa di Antonio. I piatti raccontano una storia, la propria Nella pagina precedente in alto: cibo e design nei piatti di BHUMI CERAMICA, spaghetti arancia e gambero rosso di Benedetta Gargano e Alì Schisa. In basso: dopo cena, a casa di Diego, il caffè si serve nelle tazzine Ricordo, di Roberto Nicolò, Raro Design Collection (Roberto Liberti)

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Riccardo Dalisi L’arte come ritmo della vita

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iamo andati a trovare l’architetto designer artista Riccardo Dalisi nel suo studio. Un luogo straordinario che difficilmente può essere rappresentato con fotografie. “Dalisi ci ha parlato delle sue esperienze e della “fede” nell’arte liberatrice. Ma soprattutto ha espresso il desiderio che il suo studio possa diventare presto un museo permanente al servizio della città. Napoli: cosa le ha dato questa città? Con Napoli ho un rapporto ambivalente di grande amore e di odio. È una città particolarissima che ha ispirato ininterrottamente il mio lavoro. Anche all’inizio, quando ho iniziato a progettare oggetti, sostenevo che era necessario fare un design napoletano che potesse scaturire dal sud, a differenza dei miei colleghi che erano tutti per il modello milanese. Alla fine il mio impegno è stato riconosciuto e premiato con il Compasso d’oro alla carriera.

di Diego Lama e Maria Esposito Fotografie: Fulvio Cutolo

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E i napoletani? Guerra e contrasti: molti di loro non mi ritenevano all’altezza del ruolo accademico. Ho faticato molto per avere


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un incarico all’università; venivo bloccato nei concorsi e nelle attività didattiche, finché poi sono dovuto ricorrere a intellettuali non napoletani per poter avere un riconoscimento e vincere la libera docenza. E Milano? Nel mio caso, il rapporto Napoli-Milano ha funzionato molto: i miei oggetti di design ispirati all’opera buffa, a Pulcinella, o le macchinette del caffè personificate, sono piaciuti molto soprattutto a Milano, e hanno riscosso successo e simpatia. Ma ho ottenuto riconoscimenti anche dall’estero: l’ultimo concorso che ho vinto a Los Angeles riguarda sculture fatte di acqua. Anche i committenti (soprattutto non napoletani) sono sempre stati entusiasti di ciò che facevo e molte aziende – spesso straniere – mi hanno commissionato tante opere. Qual è stato il suo rapporto con i privati? Sono stato anche architetto d’interni, e ho insegnato per 54

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anni progettazione architettonica e tecnologia dell’architettura. Nei miei libri ci sono esempi di architetture per privati, realizzate specialmente in Puglia, non molte a Napoli. Nel pubblico ho fatto pochi restauri post-terremoto e qualche intervento di ristrutturazione. Non c’è un angolo, in questo studio, che non sia pieno di immagini e creatività, sembra un museo… Ci stiamo provando da tempo a trasformare questo laboratorio in un museo permanente, eppure sembra che a Napoli non ci siano sufficienti spazi liberi. Eppure, io so che non è così: ho lavorato anche nel Rione Sanità dove ci sono molti spazi, in tutti sensi. Non capisco perché non sia possibile trovare un luogo permanente per conservare il mio lavoro. Ha provato a chiederlo ai politici? C’è stata molta attenzione in passato da parte del precedente sindaco Iervolino: abbiamo visto un’infinità di luoghi, eppure alla fine non siamo riusciti a trovare nulla. Ma forse è solo colpa della burocrazia che ha i piedi d’argilla.


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Ha provato con De Magistris? Con l’assessore Di Nocera abbiamo fatto due mostre di design al PAN ma non è bastato: forse questo lavoro non interessa a nessuno. Abbiamo avuto invece uno spazio all’ospedale dell’Annunziata, dove è stato firmato un protocollo d’intesa per affidarmi uno spazio. Malgrado le lungaggini della burocrazia tra pochi mesi riusciremo anche a inaugurarlo. Speriamo. Chi sono stati i suoi principali maestri? Ho lavorato soprattutto con i bambini, sono loro i miei maestri più importanti. In una chiesa ho portato il mio corso di “Progettazione e compassione”, dove ho raggiunto risultati straordinari: dopo il mio intervento è sopravvissuto un laboratorio attivo di ragazzi che sarebbero rimasti senza lavoro. E adesso? Mi sto occupando di arte-terapia: ho incontrato molti arteterapeuti, nuovissime figure molto importanti nel campo della salute, e insieme a loro e a ragazzi disabili abbiamo 56

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cercato di applicare le regole di questa disciplina che si fonda sul principio che l’arte è ritmo, come la vita, che è ritmo. Chi ha problemi può riconquistare il ritmo anche grazie all’arte. Anche l’ignoranza può essere guarita in questo modo perché essa è una forma di disabilità: in passato ho insegnato il design ai ragazzi-scugnizzi; uno di essi (bistrattato dagli altri) si è poi rivelato il più bravo, il più creativo e si è salvato grazie all’arte. Una sorta di nuova pedagogia Sì, una nuova idea di pedagogia, qualcosa che non si insegna con la frusta, con i divieti, con i rimproveri e con gli atteggiamenti limitativi ma che genera libertà di espressione dei ragazzi. La creatività va stimolata. Perché Dalisi fa tutto ciò, passione? denaro? successo? Tutte queste cose insieme: chi pensa solo al danaro o al successo vive a metà. Lavorare, disegnare, progettare è il mio modo di manifestare la gioia di vivere, e sono contento di tutto questo. Sono felice.


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Un intervento di rigenerazione urbana low cost sul territorio abbandonato

ESTIA la stanza del focolare di Sara Omassi e Salvatore Carbone Fotografie: Fabio Cappello, Giovanni De Simone, Maria Teresa Perna, saundsa Video: Antonio Jr. Guarino http://vimeo.com/saundsa/estia

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asciate che crolli il muro su cui non sta crescendo un altro muro, scriveva Cesar Vallejo. Spesso si tende a guardare al passato con nostalgia e riverente distanza, forse perché si teme il confronto con ciò che è già stato accettato dalla memoria collettiva o forse soltanto per pigrizia... La ricerca di un elemento che raccordi il passato con il presente dovrebbe essere un processo naturale, un passaggio ovvio per l’adeguamento alle necessità contingenti di molte situazioni che altrimenti resterebbero irrisolte. In Irpinia le cicatrici lasciate dal terremoto del 1980 sono ancora visibili e i resti degli edifici crollati sono diventati monumenti alla memoria, entrando a far parte di quel grande patrimonio italiano che testimonia passati più o meno gloriosi. Contemporaneamente c’è un disperato bisogno di partecipazione alla vita urbana che talvolta viene anche appagato. Dal 3 al 10 maggio 2013 a Senerchia diciotto studenti della facoltà di Architettura Federico II di Napoli hanno partecipato a un workshop di progettazione ed autocostruzione per la realizzazione di Estia: la stanza del focolare. Il risultato rappresenta il progetto pilota del format UPDATE con cui gli architetti sa.und.sa (Salvatore Carbone e Sara Omassi) propongono interventi di rigenerazione urbana low cost che hanno l’obiettivo trasformare porzioni di territorio abbandonate o ancora inutilizzate in campi straordinari di sperimentazione per la configurazione di spazi inediti, attraverso interventi mirati e dinamici. A Senerchia l’obiettivo è stato il recupero e la rifunzionalizzazione di un rudere nell’antico centro cittadino, quasi totalmente distrutto dal terremoto del 1980 e oggi completamente disabitato. Attraverso attività di team building, analisi sociologiche, interviste ai cittadini, progettazione estemporanea partecipata ed autocostruzione, è stato costruito un luogo per confrontarsi, dialogare e incontrarsi. Si è voluto rendere questo luogo espressione di una memoria che tutti richiamavano durante le interviste: lì un tempo ci si riuniva intorno al fuoco per “suonare, mangiare

Pagina a sinistra: veduta d’insieme (foto di Fabio Cappello). In questa pagina: dettaglio della piattaforma (foto di Giovanni De Simone).

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Crediti Workshop UPDATE – Senerchia a cura di sa.und.sa e Università Federico II Architettura (prof. Roberto Serino, prof. Vito Cappiello, arch. Salvatore Carbone). Progettisti: sa.und.sa (con gruppo di progettazione: Marco Bencivenga, Fabio Cappello, Giuseppina Cusano, Giovanni De Simone, Fernanda Della Mura, Alessia Elefante, Marika Esposito, Marco Fasolino, Sara Lombardi, Antonia Masullo, Fabrizio Mazzacane, Danilo Mereu, Vincenzo Paparo, Silvia Pepe, Maria Teresa Perna, Anna Rosati, Francesco Sodano, Laura Sorrentino). Tutors: Marco Bencivenga, Fabio Cappello.

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o anche soltanto bere qualcosa insieme”. Si è scelto quindi di restituire un bene comune alla collettività, dando un nuovo senso al “fare architettura” con lo scopo di sviluppare e veicolare coesione sociale transgenerazionale. Il nuovo focolare è protetto dagli antichi resti del rudere e da una parete di nuova costruzione – permeabile alla luce e al calore – che rende Estia anche una lanterna: è l’unico punto nel centro abbandonato da cui di notte, quando qualcuno è riunito intorno al fuoco, palpita la luce calda e rassicurante che testimonia una possibile rigenerazione urbana. Il paesaggio circostante – da quello più prossimo, al più distante – dialoga serratamente col nuovo spazio urbano attraverso accostamenti materici, scorci, richiami e compenetrazioni. Le due pareti rocciose naturali, insieme a quella in opus incertum risparmiata dal terremoto e alla parete in legno di nuova costruzione generano uno spazio introspettivo in cui la luce atmosferica e quella del fuoco producono una sorprendente moltitudine di ombre e bagliori. Una soglia scura, massiva, divide l’interno dall’esterno, differenziando due zone relazionali: la prima protetta e raccolta per riunirsi attorno al fuoco, la seconda aperta e conviviale, con una lunga panca lineare che consente di sostare e godere degli scorci sul paesaggio circostante. A pochi passi si trova la chiesetta di Sant’Antonio, dove è custodito l’organetto a manovella seicentesco cui solo Michele


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In questa pagina, immagini del lavoro di costruzione (foto di Fabio Cappello e saundsa). Nella pagina a fianco, sopra: la stanza del focolare di giorno (foto di Fabio Cappello). Sotto: la casa del focolare di notte (foto di Maria Teresa Perna).

è in grado di dare voce. Da qui si scorgono i resti della torre di avvistamento medievale che dall’alto del promontorio domina con austerità sulle architetture del centro antico. In questi edifici il tempo si è fermato al 23 novembre 1980, cristallizzando oggetti, stanze, abitudini, azioni quotidiane, in uno stato di sospensione permanente, che oscilla tra l’inquietudine e la certezza che ormai il peggio è passato. L’intervento sui resti del rudere lascito dal terremoto non è celebrativo né tantomeno commemorativo dell’avvenuto disastro: ESTIA è piuttosto il manifesto dell’accettazione orgogliosa di ciò che è stato perduto e dell’entusiasmo con cui viene accolto ciò che il domani prospetta.

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In questa pagina: Villa Eliana (foto di Andrea Nastri) Pagina successiva: due immagini dell’ingresso della Villa (foto di Luigi Farella)


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A Capri in località Lo Capo la villa dell’attrice Marguerite Hoffmann

Casa Eliana Una dimora sospesa nella storia di Andrea Nastri Fotografie: Luigi Farella, Andrea Nastri, Giuliana Vespere e Archivio Salvia

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ell’immaginario collettivo contemporaneo, quando si allude alla casa “caprese” il pensiero vola ad una grande villa con una bellissima e sinuosa piscina, magari affacciata sui Faraglioni ed arredata in stile minimalchic. Ed in effetti molte case realizzate – o per meglio dire ristrutturate – a Capri negli ultimi decenni, finite sulle patinate riviste di arredamento di tutto il mondo, rispondono in misura più o meno precisa a questo stereotipo. La faccenda, però, è molto più complessa, perché la casa caprese tradizionale non era altro che un piccolo ricovero a forma solitamente cubica con volta estradossata, comignoli elaborati, scale esterne, loggiati, pergole in pali di castagno e grandi colonne senza capitello, perfettamente inserito, pur con dei suoi specifici elementi di originalità, nel contesto dell’architettura mediterranea e nato dalle esigenze dei contadini di trovare un riparo stabile e sicuro per la loro semplice vita quotidiana. Dal primo cubo poi nasceva un altro cubo, e questi si aggregavano liberamente gli uni agli altri, secondo le esigenze della famiglia che via via si allargava. Architettura spontanea, dunque, povera, ma di grandissimo fascino, grazie al suo rivestimento in bianco di calce ed alle sue volte in muratura dalle forme più disparate che ancora oggi punteggiano lo straordinario paesaggio di Capri. A questo modello “primitivo”, poi, si aggiunse lo stile eclettico, con la nascita, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, di case sempre più estrose, piene di riferimenti neoclassici, neogotici, persino moreschi, mescolati a quelli capresi. Case fatte costruire dagli stravaganti, colti e raffinati personaggi che giunsero sull’isola in quegli anni da ogni parte ARKEDAMAGAZINE

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In queste pagine: l’interno della Villa (Archivio Salvia) Sopra: il loggiato visto dall’interno (foto di Giuliana Vespere)

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del mondo, in cerca di fascino esotico, buon clima e un po’ di tranquillità per la loro vita oziosa e spesso sregolata. Ed è proprio dall’incontro tra l’architettura tradizionale caprese e le più bizzarre sperimentazioni eclettiche che sono scaturite alcune delle dimore più belle e suggestive di Capri, poche delle quali, però, sono giunte intatte fino a noi, senza cadere vittima di trasformazioni, alterazioni o frazionamenti. Casa Eliana è uno di questi casi fortunati, un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, dove il fascino del paesaggio e dell’architettura locale e quello degli interni arredati e decorati in uno stile art nouveau ricco di riferimenti orientali si fondono perfettamente ancora oggi. Il luogo è già di per sé unico. L’edificio sorge nella remota località Lo Capo, in mezzo a un parco di macchia mediterranea rigogliosissimo e affacciato sul mare del golfo. La casa è in fondo a un viale, dietro ad un cancello in ferro che porta scolpiti i simboli di tutte le religioni del mondo, sorprendente quanto semplice afflato di ecumenismo. Poche decine di metri più su c’è una delle più note case isolane del primo Novecento, la Villa Lysis del barone Jacques d’Adelswärd Fersen, uno dei protagonisti più in vista della vita mondana caprese di quel periodo. Ultimata nel 1927, Casa Eliana fu costruita per volontà dell’attrice Marguerite Hoffmann, francese d’origine, tedesca d’adozione, che aveva scoperto l’isola tre anni prima e, come molti prima di lei, accecata dalla sua bellezza sublime, ruvida e incontaminata, aveva deciso di passarci il resto dei suoi giorni. La pianta della casa, a forma di T, è caratterizzata da una curiosa particolarità: ci sono un paio di punti


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dai quali è possibile vedere tutte le finestre, esito di una concezione planimetrica che esalta la luminosità estiva del sito e cerca al contempo di sfruttare al massimo la debole luce invernale, quando la casa, immersa nel suo folto parco, diventa inesorabilmente più ombrosa, fredda e umida. L’incarico di progettista fu affidato dalla Hoffmann al giovane ingegnere caprese Angelo De Angelis – con il quale, peraltro, pare intrattenesse al tempo una relazione “particolare” – ma un’importante voce in capitolo nelle scelte la ebbe senz’altro anche Melchior Lechter, pittore e incisore tedesco, carissimo amico dell’attrice, che insieme a lei era sbarcato sull’isola per la prima volta. Il fascino unico di questa casa ebbe origine, probabilmente, proprio da questo dualismo, un conflitto forse simile a quello tra Curzio Malaparte e Adalberto Libera per la costruzione della celeberrima Casa Come Me a Punta Massullo, icona massima dell’architettura caprese, universalmente nota come Casa Malaparte, realizzata solo pochi anni dopo. Qui a Casa Eliana, però, la questione della paternità del progetto è apparentemente molto più semplice da dipanare. L’esterno, infatti, è declinato in uno stile chiaramente caprese per quanto riguarda le volumetrie e le finiture, pur con qualche vezzosa concessione all’estro, per cui è facile intravedere la mano dell’ingegnere isolano, giovane ma già esperto progettista; il sottosquadro della facciata del loggiato – ocra su bianco – sembra quasi una sua firma. L’in-


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terno, invece, trabocca di simboli e arredi di tutt’altra provenienza: pareti riccamente decorate, fascinosi mobili in legno nei più diversi stili, quadri, sculture di ogni foggia e dimensione, foto d’epoca, oltre a un superbo camino marmoreo dominato da una piccola lunetta decorata da Lechter. Si tratta del bozzetto originale del maestoso lavoro eseguito dall’artista nella Pallenberg Saal di Colonia, andata distrutta durante la seconda guerra mondiale. Qui riecheggiano evidentemente le scelte della Hoffmann e dello stesso Lechter, entrambi raffinati e cosmopoliti artisti di caratura internazionale. Di Lechter, peraltro, pare si conservino alcuni schizzi autografi, a conferma del suo impegno progettuale per Casa Eliana. Almeno due progettisti, dunque – se non tre, considerando anche la proprietaria – hanno contribuito alla nascita di questa straordinaria dimora, a dispetto dell’iscrizione che campeggia accanto al cancello d’ingresso della casa, che recita: “architectus De Angelis fecit”. In realtà la stessa Hoffmann raccontava spesso delle aspre battaglie verbali sostenute con l’ingegnere caprese perché la casa venisse realizzata secondo le sue volontà, a loro volta ispirate dallo stesso Lechter. La Hoffman morì nel 1966, proprio qui a Capri, proprio in questa casa che aveva fortemente voluto, non prima di aver scritto un’autobiografia, dedicata all’amico incisore e intitolata “Mein weg mit Melchior Lechter”. Una fitta corrispon70

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denza tra i due e molte altre lettere di Lechter sono state ritrovate nella legnaia della casa da parte del professor Giuseppe Salvia, proprietario dell’immobile dal 1982, che le ha sottratte così all’oblio. Dopo un lungo lavoro di catalogazione, l’archivio è stato ceduto al Paul Getty Museum di Los Angeles, dov’è tuttora custodito. Oggi il professore e la sua famiglia curano e custodiscono l’abitazione come una sorta di straordinaria casa museo. Una recente ristrutturazione ha riportato all’antico splendore il pavimento originale del salone e le decorazioni delle pareti, contribuendo a riverberare il fascino e la suggestione di una dimora senza tempo, di un luogo eternamente sospeso nella storia.

In questa pagina: il loggiato e il portone d’ingresso alla casa (foto di Giuliana Vespere). Pagina precedente: l’esterno della Villa (foto di Andrea Nastri)

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SalernEurope L’asse RO-SA (Roma, Napoli, Salerno) potrebbe diventare il polo turistico più importante del Mediterraneo di Luigi Centola Fotografie: Rosanna Rago

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erché visitare o vivere a Salerno? Quale la competitività, l’attrazione e l’offerta culturale della città in Italia e in Europa? Salerno è bella e soprattutto vivibile ma non è mai stata un attrattore, turistico o di nuovi residenti. Da tappa di arrivo o partenza verso la Costiera amalfitana, a breve anche attraverso la spettacolare Stazione Marittima, il guscio di cemento e vetro firmato da Zaha Hadid per l’approdo dei crocieristi, o in direzione della Costa cilentana con i templi di Paestum, una volta limite del Grand Tour, il capoluogo da qualche anno intercetta flussi e dinamiche interessanti. Grazie al centro storico, al mare, al paesaggio e a una serie di trasformazioni urbane e iniziative culturali Salerno mostra vivacità, appeal e attrazione soprattutto per chi vive nei luoghi martoriati e complessi del centro-sud che in città ritrova un’isola di serenità. La musica, il cinema e, da poco, anche l’architettura incuriosiscono residenti e viaggiatori. Il Ravello

In queste pagine fotografie del cantiere della Stazione Marittima progettato dall’architetto Zaha Hadid

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festival con l’Auditorium Oscar Niemeyer a strapiombo sul mare, il Giffoni film festival con la felice intuizione della formula dedicata ai ragazzi e, da quest’anno a Salerno, gli incontri internazionali di architettura, catalizzano l’attenzione e l’interesse verso la cultura, le arti e l’incontro. Ma non basta, l’ambizione è alta e tuttavia non c’è ancora abbastanza massa critica. Cosa fare per completare la trasformazione urbana, coinvolgere il territorio, aumentare la qualità della vita e la competitività internazionale? In un momento così delicato per l’economia, il lavoro e la crescita dell’Italia che rischia di ripiegarsi su se stessa a causa dell’immobilismo e della corruzione, l’unica possibilità di riscatto è un’alleanza strategica tra macroregioni. L’area metropolitana RO-SA (Roma, Napoli, Salerno) dispone di una concentrazione unica di risorse, eccellenze e intelligenze, può attrarre i progetti e gli investimenti più ambiziosi per il rilancio del paese riequilibrando l’asse MI-TO. L’asse RO-SA è potenzialmente il più importante e competitivo “Distretto Turistico” del Mediterraneo in grado di attrarre milioni di viaggiatori, sempre che si riesca ad assi76

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curare sicurezza e velocità, precondizioni necessarie per realizzare programmi ambiziosi. L’area metropolitana tra Roma e Salerno, oltre 10 milioni di abitanti, è la massa critica indispensabile per programmare e progettare consapevolmente, concentrando le risorse, il riscatto di un territorio, e con esso del Paese, altrimenti destinato al declino e alla morte. Gli oltre 300km di costa con i due siti Unesco (Costiera Amalfitana e Parco del Cilento), alcuni tra i beni culturali e storico-archeologici unici al mondo (Colosseo, Appia Antica, Villa Adriana, Cuma, Caserta, Pompei, Ercolano, Paestum, Velia), l'agricoltura con le produzioni enogastronomiche di eccellenza delle pianure laziali e campane, insieme alle città di Roma, Napoli e Salerno, costituiscono gli elementi fondanti del piano per RO-SA finalizzato alla realizzazione del distretto turistico di attrazione mondiale. La stazione marittima di Zaha Hadid, investimento da circa 20 milioni di euro per circa 5.000 mq, sarà ultimata entro la fine dell’anno: diventerà un gioiello architettonico e un simbolo economico del territorio. A quando l’iniziativa dei più lungimiranti politici, amministratori, progettisti e imprenditori, per una RO-SA fondata sullo sviluppo sostenibile e la nuova economia verde?


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il design si tinge di ro Clove di Fabbian

Peggy di Selva

Design Dompieri&Pisoni. Una lampada di design che unisce il metallo e i Pink Floyd. Lampada in metallo ispirata ad un capolavoro della musica degli anni ‘70, “La copertina di “The dark side of the moon” dei Pink Floyd. www.fabbian.it

Designed by Peggy Norris. Linee morbide e femminili per l’eccentrica sedia imbottita con un elegante schienale semicircolare, ispirato alla celebre “Barrel Chair“. www.selva.com

Beluga Colour di Fabbian Design Marc Sadler. Struttura in cromo lucido e diffusori sferici in cristallo colorato trasparente, orientabili e ruotanti per direzionare la luce in assoluta libertà. Sono elettrificate a tensione di rete. www.fabbian.it

Dolly di Selva Designed by Peggy Norris. Tanto fascinosa quanto comoda. Il suo nobile ed aggraziato linguaggio formale irradia personalità. www.selva.com

Pola di Crassevig Graffiti di Benetti È la nuova collezione di rivestimenti dove per la prima volta la pietra naturale incontra il colore. Disponibile in un diverso gioco di materiali, colori e textures, in ampi formati e in mosaici montati su rete (prezzo su richiesta). www.benettistone.com

Design LC Studio. Avvolgente, sinuosa, pratica accuratamente studiata per offrire una comoda seduta prolungata nel tempo. www.crassevig.com

Conca di Technova Lavabo di appoggio ovale in Pietraluce®, realizzabili in qualsiasi colore, anche a campione. www.technova.it

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Osaka di La Cividina La Cividina celebra Pierre Paulin e riedita il divano “Osaka”. Rende omaggio al designer francese Pierre Paulin con una fedelissima riedizione del suo divano Osaka, disegnato nel 1967. Osaka è un divano sinuoso costituito da tre strisce tenute insieme da una particolare struttura in acciaio e rivestito con un tessuto stretch che asseconda perfettamente le curve. www.lacividina.com

Morphing di Zucchetti KOS Design Ludovica e Roberto Palomba. Rilettura contemporanea della tipologia classica della ‘vasca a piedino’, Morphing/ Bath Tub ha un’estetica innovativa, un’ergonomia confortevole, un touch morbido e vellulato. www.zucchettikos.it

La porta diventa opera d’arte ‘Red Music’, opera di Elvino Echeoni dipinta su pannello Klink per porta blindata. Tecnica mista su legno multistrato marino certificato RINA protetto da vernice trasparente protettiva e luminosa. Disponibile la riproduzione di multipli numerati con tecnica pantografica o ultravioletti, certificata Siae e controfirmata dal’Autore. Prodotta da Klink (gruppo Mas), collezione ‘Mas In Arte’. Prezzo opera originale a partire da € 5.300,00. www.maslegno.com

Nautile di La Cividina La poltrona-scultura creata da Peter Harvey declinata in tre versioni: Nautile in metacrilato, realizzata in un unico pezzo, da un blocco unico di metacrilato; Nautile in tessuto, una piccola opera d’arte che offre massimo comfort e linee morbide e originali; Nautile eco utilizzando esclusivamente sostanze eco-sostenibili. www.lacividina.com

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eco chic Iberia di Passoni Nature Sedia in faggio finita ad olio biologico bianco e tessuto in fibra naturale. Prezzo al pubblico € 264,00. www.passoninature.com

Isystick di Zucchetti Design Matteo Thun e Antonio Rodriguez. Isy è il primo miscelatore ecocompatibile nella storia del design ed è stato premiato con il Green Good Design Award. 50% in meno di metallo utilizzato rispetto ad un rubinetto tradizionale; una portata d’acqua inferiore dal 30% al 60% che tuttavia garantisce un getto corposo e confortevole. www.zucchettikos.it

Lusitania di Passoni Nature

Bancone di Bloccoarreda

Elegante e accogliente poltroncina con scocca e imbottitura realizzate in un unico pezzo. Tutti i materiali sono esclusivamente naturali. Un classico rivisitato in chiave contemporanea. Prezzo al pubblico a partire da € 813,00. www.passoninature.com

Bancone curvo in profili BLOCCO® essenza Rovere con piani e spessore sagomati. BLOCCO® è il mattone in legno massello ad incastro, modulare e componibile realizzabile in varie essenze. Completamente Ecologico privo di collanti tossici realizzato con legno massiccio certificato ricavato da foreste gestite in modo sostenibile e a basso consumo di risorse. Produce ossigeno e accumula anidride carbonica. www.bloccoarreda.it

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Porte in armonia

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1 Porta Klink (gruppo Mas), modello Flue in rovere massiccio spazzolato intelaiata e fissata con chiodi in legno. Nessuna colla, nessun agente chimico. A partire da € 1.570,00. 2 Porta Klink (gruppo Mas), modello Flue in wengé massiccio, intelaiata e fissata con chiodi in legno. Nessuna colla, nessun agente chimico. A partire da € 1.570,00. www.maslegno.com


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Poltroncine Maui di Riva 1920 Designer Terry Dwan. Realizzate in Cedro profumato del Libano. Prezzo € 2.280. www.riva.1920.it

Armadio l’abbraccio di Le Fablier Realizzato in legno di tiglio per il colore candido e la facile lavorabilità, necessaria per poter seguire le forme sinuose del progetto. I fianchi sono realizzati con listelli lavorati a perlina, mentre le ante e la schiena sono in listellare rivestito di tiglio lavorato a parquet. Struttura con finitura ad olio con leggero carteggio delle superfici tra una mano e l’altra, le ante sono ad olio, disponibili in diverse colorazioni a base di tinte all’anilina. www.lefablier.com

Il mosaico di semi Ivory Dream è un mosaico vegetale leggero e resistente ottenuto dal seme di una palma amazzonica annualmente rinnovabile e che contribuisce alla salvaguardia della Foresta Amazzonica. Tre formati e due colorazioni White e Toasted, la seconda ottenuta semplicemente tostando il seme (prezzo su richiesta). www.benettistone.com

Divano Hamper di Passoni Nature Design Arturo Montanelli ed Ezio Riva. Tutte le imbottiture sono a base di erbe officinali e soia, trattate con un mix di olii essenziali che stimolano il relax. Esclusivo utilizzo di legno massello certificato, sottoposto a finiture con cere e oli di origine minerale e vegetale. I rivestimenti sono realizzati esclusivamente con tessuti di fibre naturali: lana, cotone, lino, canapa e iuta. www.passoninature.com

Libreria Jasper di Passoni Nature Design Simone Princisgh. Come gli alberi di un bosco, gli elementi verticali della libreria Jasper presentano altezze e larghezze differenti. La finitura a base d’olio esalta la venatura del rovere massiccio che, in ogni elemento verticale, non si interrompe mai. Gli elementi orizzontali che sorreggono i piani di vetro evocano i rami di un albero. Prezzo al pubblico da € 2.997,00. www.passoninature.com

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arredare l’estate Happy Hour di Unopiù Nella linea in ferro Happy Hour natura e design dialogano in modo armonico e vivace. Le fresche colorazioni e il decoro floreale sono un esplicito richiamo al giardino e all’aria aperta. Da € 135,00. www.unopiu.it

Il salotto en plein air La collezione Eden di Unopiù è realizzata in Waprolace®, fibra intrecciata a mano su una struttura di alluminio di colore tropical brown, resistente agli agenti atmosferici. Si completa di cuscini sfoderabili per la seduta in acrilico 100% TEMPOTEST® di colore bianco grezzo. Da € 2.740,00. www.unopiu.it

Sgabelli Legno Vivo di Riva 1920 Realizzati in Cedro profumato del Libano. Prezzo a seconda di dimensioni da € 285 a € 500. www.riva1920.it

Aton di Unopiù Novità di casa Unopiù, Le lampade Aton sono concepite per essere vive di giorno e di notte nella forma e nei materiali. L’originale design valorizza ogni ombra e sfumatura della luce nella sua concretezza. Da € 665,00. www.unopiu.it

Amanda di Unopiù Pezzo culto legato all’immagine Unopiù in modo indissolubile, l’amaca Amanda ha un design che vanta notevoli imitazioni nel mondo. La struttura è in legno lamellare, mentre la rete e il cuscino sono in cotone 100% bianco grezzo. € 665,00. www.unopiu.it

Il design romantico Foglia di Corradi è la linea di arredo dall’esclusivo concept nato dalla trama delle foglie. Il ramage metallico è realizzato senza ricorrere a saldature, impiegando 30 stampi differenti. www.corradi.eu

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Divano Pour Toi di Corradi Geometrico nelle forme, Vinca PourToi si caratterizza per un rivestimento che associa ad una straordinaria resistenza in esterno una grande piacevolezza al tatto. La trama in filato di polipropilene, le finiture in alluminio verniciato e un intreccio a fascia larga rendono la struttura della linea molto accogliente e armonica, di decisa tendenza. www.corradi.eu

All’ombra della tecnologia Defense di Corradi è l’ombreggiatore freestanding realizzato in acciaio inox e dotato di vela orientabile di 360°. Il telo, in Dacron®, si avvolge in pochi secondi manualmente o mediante un motore azionato da telecomando. Nella versione motorizzata, Defense è dotato di anemometro per la chiusura automatica della vela in caso di vento forte. www.corradi.eu

Sedia Fifty di Ligne Roset Designer Dögg & Arnved Design Studio. Seduta e schienale intrecciati con corda in polipropilene tinto in pasta e con trattamento anti-UV. Cuscino seduta/poggia reni in schiuma “Dry-Feel” come optional, fissaggio con cordoncini neri. Prezzo: € 586 + costo cuscino che parte da € 98 a € 296 in base al tessuto.

La tavola si fa bella Thor è il tavolo tondo con piani di Unopiù. Struttura in ferro battuto, zincato e verniciato a polveri, in colore grafite. Piano in peperino con mosaico centrale. Da € 2.240,00. www.unopiu.it

Collezione Too Deep Designer Gianluca Rossi. La collezione Too Deep nasce da un morbido intreccio di materiali che richiama la forma dei petali di un fiore. Un design contemporaneo con linee e grande resistenza dei componenti, alluminio e micor. Sedute originali a comporre angoli di comodo relax, in armonia con ogni spazio outdoor. www.corradi.eu

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materiali & design

Tavolo di Bloccoarreda Il tatuaggio murale eco design H2art Ego è la soluzione traspirante ed ecocompatibile, PVC free. Totalmente personalizzabile, ideale per la decorazione di qualsiasi superficie murale. Appare alla vista e al tatto come un affresco vero e proprio: non fa spessore, è traspirante e può essere utilizzato per il decoro di pareti intere o di singole porzioni. www.h2art.it

Tavolo da fumo con modulo base in profili BLOCCO® essenza Castagno e modulo superiore in legno laccato bianco. BLOCCO® è il mattone in legno massello ad incastro, modulare e componibile realizzabile in varie essenze. www.bloccoarreda.it

Stick di Fabbian Caldi riflessi di una lampada di design in legno Ayous. Stick è la nuova collezione di lampade della designer MataliCrasset per Fabbian Illuminazione. Disponibile in piantane, applique, sospensioni, lampade da tavolo. La sorgente di luce è a risparmio energetico. www.fabbian.it

Panca Molletta di Riva 1920 Designer Baldessari e Baldessari. Realizzata in Cedro profumato del Libano. Prezzo € 2.840. www.riva1920.it

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La forza della pietra Le pietre naturali PIETRAVERA® hanno la caratteristica superficie a spacco naturale liscia o ruvida, sono di spessore variabile, ed i colori e le tonalità sono molteplici. La pietra si trasforma in materia preziosa per rendere eleganti e prestigiosi gli ambienti. Pietravera è un marchio Calubini. www.pietravera.com


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Caminetti di Toppino Camino di grande personalità sul quale gli elementi murali sono trattati con finitura pittorica manuale con malte, granuli, ossidi naturali utilizzando il brillante colore blu mare interrotto da pennellate rosse a simulare le fiamme del fuoco. Il focolare è bifacciale e le fiamme alimentate da gas, scaturiscono da un letto di sassi. Il prezzo è di € 7.800,00 + iva. www.toppino.it

Sgabelli di Tallulah 100% naturali, interamente riciclabili. Sgabelli realizzati in sughero e legno “robinier”. Un design studiato per mettere in luce le straordinarie qualità del sughero, naturalmente resistente, flessibile, confortevole e caldo; e del legno robinier, essenza naturale, particolarmente incorruttibile. www.tallulahstudio.it

La parete giardino BenettiMoss è una parete verde naturale che può essere installata in pochi minuti e che non richiede alcun tipo di manutenzione. Il lichene naturale stabilizzato con cui è realizzato non va bagnato e non ha nemmeno bisogno di luce. I pannelli da 90x90 possono essere semplicemente avvitati alla parete per creare un giardino verticale solo da ammirare. www.benettistone.com

La pietra effetto legno Pavimenti in Rovere Ariostea high-tech: gres effetto legno fedelissimo nell’aspetto e nel tatto. L’impatto visivo è quello del legno, ma la forza è quella della pietra: compatte lastre di finissimo gres porcellanato superiori per resistenza all’abrasione profonda, all’acqua, al calore, e agli agenti chimici. Non necessitano trattamenti, né prima, né dopo la posa e neppure negli anni successivi. www.ariostea.it

Collapsin Gold di Tallulah Vasi in ceramica smaltata e invetriata, cottura a terzo fuoco con bagno in oro e platino. Interno in rosso, verde , blue; tutti i i pezzi sono unici e firmati dal designer Gerry De Bastiano per Galleria Tallulah - € 1.500,00 - www.tallulahstudio.it

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Fra complotti di palazzo, intrighi e passioni inconfessate, anche gli abitanti di Palazzo Palladini si godono il golfo di Napoli

Un posto al sole con vista sul mare S

di Roberto D’Alessandro Fotografie: Giuseppe D’Anna

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e il nome è il destino, Un Posto al Sole non sarà spazzato via da tempeste. Ma non ditelo a Raffaele Giordano altrimenti partono gli scongiuri apotropaici (insomma, si tocca!). Anche perché di disavventure, al palazzo Palladini come in tutti i condomini e in tutte le famiglie che si rispettino, ce ne sono state, ce ne sono e ce ne saranno. Ma ammettiamolo, i guai si superano molto più facilmente se ogni volta che il cuore si stringe, si può salire su una terrazza come quella del palazzo e disegnare con lo sguardo le pendici del Monte Solaro fino ad unirlo alla punta Campanella, allungare la mano e toccare il Vesuvio, il Faito, Procida e Ischia, farsi bagnare i capelli dagli spruzzi sconsiderati delle onde sotto casa. Insomma, Un posto al sole, ma anche un posto magico.


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I Palladini infatti, hanno sempre scelto dimore molto suggestive. A partire da Villa Lauro, dove soggiornarono mentre il loro nobile palazzo era in ristrutturazione. Sempre nel cuore della collina di Posillipo, a villa Lauro, che risale al 1842, si accede lungo un viale di basolato. Dopo poche centinaia di metri, all’improvviso, fra un bosco di agavi e palme, si staglia una prima costruzione ottocentesca. Sembra quasi una stazione per carrozze. Dove ti fermi a cambiare i cavalli, a cercare ristoro e ripulire i vestiti dalla polvere. Solo che non ci sono carrozze, né cavalli da cambiare. Anche perché la destinazione è solo due curve più avanti, distesa sulla costa: villa Lauro appunto, conosciuta anche come Pierce. Il palazzo appare architettonicamente modesta, ma se la vedi dal mare è tutta un’altra cosa. Merlature, torrette di guardia e una grande base a bastione costruita per scopi difensivi. Come molte ville di Posillipo, anche questa è nata sulle rovine di una vecchia villa romana. Sostiene Raffaele che c’ha soggiornato pure Giuseppe Garibaldi, che era un amico di un prozio del Conte Palladini. Interessante da un punto di vista architettonico, un lungo ponte che collega due torri poligonali fra loro. Alessandro e Alberto Palladini, da piccolini, ne avevano preso possesso. Uno quella di destra, l’altro quella di sinistra, e giocavano a farsi la guerra nel tentativo di occuparle entrambe. Forse anche questo spiega lo loro ARKEDAMAGAZINE

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litigiosità che è continuata più avanti negli anni. Ritornati finalmente a villa Volpicelli, ovvero la dimora abituale dei Palladini, molte cose ormai erano già cambiate. Niente più guerre fratricide, ma un solo sovrano: Roberto Ferri. E una sola regina: Marina Giordano, tenuti in equilibrio dal Dio della continuità: Raffaele, il portiere. Ad aumentare l’aurea di magia che circonda questa dimora, non si è mai riusciti a risalire dell’architetto che lo progettò, né a date precise sulla sua realizzazione. La villa apparve per la prima volta su una pianta del 1629, fieramente distesa lungo un angolo di paradiso che, geograficamente parlando, costituisce il vero Capo di Posillipo. Nata come fortino per uso militare, è passata al demanio, per poi es98

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sere successivamente venduta, nel 1884, a Raffaele Volpicelli, per la fantastica cifra di 51mila lire. Che, ovviamente, non sono l’equivalente di 25 euro di adesso, ma, a naso, non sembra neanche una cifra così inaccessibile. Anche perché con quella cifra, quel Raffaele si è aggiudicato un piccolo castello del seicento di circa cinquemila metri quadrati, con tre torri, di cui due centrali merlate, una serie di terrazzi, belvederi, nicchie decorate a stucco, statue di terracotta distribuite lungo tutto il palazzo, una peschiera, un paio di ettari di giardino confinate con Villa Rosbery e diversi accessi al mare. Niente male, eh? Come si evince facilmente, la divisione e la distribuzione degli appartamenti fra i condomini, non è mai stato un grosso problema. Dovunque si capiti, si capita bene. La formazione attuale, prevede una sorta di 1-3-2-1, una specie di rombo magico, così distribuito: al piano terra c’è casa Giordano, il portiere, appunto, che affaccia sugli scogli di Riva Fiorita; al primo piano c’è casa Graziani; alla base della torre c’è casa Poggi e casa Ferri che si affaccia direttamente sul mare, noblesse oblige. A centrocampo abbiamo casa Bruni e la Terrazza dei ragazzi, con la splendida veduta sul golfo. All’attacco c’è casa Filippo e la sua torre che fa reparto da sola. C’è da dire che la formazione è mutata parecchie volte nel corso degli ultimi decenni, spesso creando notevoli scompigli. Ma questa è un’altra storia…


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“Voi siete di Giuseppe Guida

Mappe e schizzi come racconti di città

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ome si racconta una città? Con le parole, certo. Magari con le analisi dei sociologi e degli antropologi. O con i numeri e gli “indici” degli urbanisti o le visioni atopiche degli architetti e quelle oniriche degli artisti. In questo caleidoscopio di strumenti, uno degli attrezzi più semplici e potenti di comprensione e lettura di una città è la mappa. Geometrica, ma più spesso abbozzata, deformata, “truccata”. Come ricorda il geografo Franco Farinelli, “mappa” è un termine che deriva dal punico, e indica un pezzo di stoffa utilizzato per avvolgere le cose e trasportarle. La mappa e lo schizzo di una città sono sguardo, analisi, storia e spesso memoria di paesaggi mutati e alterati nei secoli, ma anche àncora per progetti di rigenerazione e recupero e per immaginare la metropoli del futuro. In una mappa il processo di riduzione viene arricchito da accorgimenti grafici, segni fuori scala, areali più o meno trasparenti, colori, didascalie, tracce di progetto. Il racconto di una città attraverso rappresentazioni mappali, schematiche, e quindi visionarie, può essere considerata una “descrizione di descrizioni”, esito a volte di uno sguardo onnicomprensivo, innaturale, mediato. La mappa, quindi, è un disegno escludente e selettivo, riduce la realtà ad una sola delle sue dimensioni e spesso al solo punto 102

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ete qui” di vista zenitale, diventa artefatto e contenitore di regole, anche quando viene disegnata dal sapere comune, dall’abitante, dal bambino. Con la mappa si può quindi manipolare la rappresentazione della realtà, “svuotandola” in alcuni punti e caricandola di segni e significazione in altri, riconducendola a semplice disegno diagrammatico in altri ancora. A differenza del geografo, l’architetto e l’urbanista leggono il territorio in funzione di una trasformazione, del controllo, della definizione di forme di tutela, ma, così come per il geografo e il cartografo, le mappe restano potenti “contenitori mobili” di letture e progetti di territori e città, con un proprio linguaggio, propri codici, proprie verità. Città-palinsesto come Napoli devono parte della loro identità, ma anche del loro essere moderne e contemporanee ai tanti che l’hanno ridisegnata e ripensata nei secoli. Per Napoli si potrebbe tracciare una storia autonoma per mappe e progetti di città. Dalle “deformazioni” cinquecentesche di Jan van Stinemolen, ai progetti visionari e pionieristici di Lamont Young, a quelli “regolatori” e razionalmente poetici di Luigi Cosenza, o alle tante proposte di Piano Regolatore che si sono inseguite lungo tutto il ‘900, è possibile ricostruire un racconto molteplice: della città immaginata, di quella realizzata, di quella rimasta, ancor oggi, incompiuta, di quella eternamente in attesa, ma catturata, per sempre, sulla carta e nell’immaginario. Sei schizzi di Luigi Cosenza. Quartiere INA-Inail Fuorigrotta. Napoli. 1950-59

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progetto bioedilizia: l’alta tecnologia a basso contenuto energetico

La casa come “dimora viva”: la nuova unità abitativa del vivere sano

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iù Valore s.r.l. nasce e lavora per poter rivalorizzare il concetto edile, attraverso un’analisi tecnico-filosofica che ridefinisce il concetto di casa in “dimora viva” ossia come una nuova unità abitativa del vivere sano. Una casa che appartiene alla nostra generazione, ai nostri ritmi quotidiani, al dinamismo progressivo che si riflette in continui e repentini cambiamenti nel nostro modo di vivere, di lavorare, di divertirsi. Privati, tecnici progettisti, imprese scelgono Più Valore per poter realizzare il loro progetto bioedile, unendo così l’alta tecnologica con i vantaggi di un basso consumo energetico. Forte della sua capacità ed esperienza nel settore bioedile, Più Valore s.r.l offre e garantisce a tutti i suoi clienti un servizio esclusivo e di altissima qualità che va dalla ricerca alla progettazione, dall’impiantistica alla commercializzazione del prodotto. Alla base del nostro lavoro c’è la passione che si traduce nella capacità di sviluppare costruzioni che superano i rapporti sinergici tra ecologia ed economicità, design e funzionalità, sicurezza e comfort, al fine di creare unicamente dei plusvalori. Grazie ad uno sguardo d’insieme al futuro, ridefiniamo in misura crescente le nuove tendenze legate alla costruzione di abitazioni ad elevato risparmio energetico. Queste soluzioni offrono a clienti e partner un significativo potenziale di risparmio che si traduce in utilizzo ottimale delle risorse, salvaguardando l’ambiente per una garanzia ed un benessere per le generazioni future. PIÙ VALORE S.R.L C.so Vitt. Emanuele, 2 – 80055 Portici (NA) Tel./Fax 081 8473422

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L’approccio giusto ai sistemi di gestione I

stituto Deming è un Organismo di Certificazione Aziendale. Nasce dall’esperienza consolidata di due consulenti di direzione specializzati nella progettazione di i sistemi di gestione da oltre 15 anni (il Dr salvatore Scutiero, è l’amministratore unico e responsabile commerciale, ed Il DR Flavio Nigro, è il Direttore tecnico, ricerca e sviluppo e l’area formazione). Avendo maturato esperienza e competenza in campo e conducendo diverse imprese alla certificazione dei propri sistemi di gestione sono oggi specialisti nei settori dell’edilizia, dei servizi alle imprese di carpenteria e in tutto quello che riguarda la commercializzazione di prodotti nazionali ed interazionali. La direzione e lo staff di Istituto Deming sono costantemente impegnati nel miglioramento continuo per dare sempre risposte rapide al cliente sul mondo delle certificazione su sistemi, processi e prodotti. L’Organismo è stato strutturato in ottica della sempre crescente esigenza di competitività dei mercati internazionali e la globalizzazione dei sistemi economici che hanno richiesto una trasformazione radicale delle strategie aziendali degli operatori economici di tutti i settori merceologici. Questa profonda metamorfosi, conseguenza fisiologica di un mercato che non conosce più confini, da un alto e dall’altro il dilagare di un benessere diffuso hanno imposto nuove sfide e richiesto competitività sempre crescente alle imprese italiane. Istituto Deming opera in conformità agli standard volontari di riferimento riconosciuti ed accettati in ambito nazionale ed internazionale, alle norme stabilite dagli Enti preposti Nazionali ed Internazionali ed, in particolare, nel rispetto della norma UNI CEI EN ISO/IEC 17021, nonché dei requisiti applicabili e definiti nel documento ACCREDIA RG01 (ante di accreditamento naziononale) “Regolamento per l’accreditamento degli Organismi di certificazione”. UNI EN ISO 9001: 2008 (SISTAMA DI GESTIONE DELLA QUALITÀ) UNI EN ISO 14001: 2008 (SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE) OHSAS 18001: 2007 (SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO) UNI EN ISO 3834:2006 (REQUISITI DI QUALITÀ PER LA SALDATURA PER FUSIONE DEI MATERIALI METALLICI) 106

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UNI EN ISO 2200.2005 REQUISITI PER LA PROGETTAZIONE E L’APPLICAZIONE DI UN SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA ALIMENTARE IN OGNI AZIENDA DELLA FILIERA AGRO-ALIMENTARE ECC I punti di forza di Istituto Deming sono l’approccio alle valutazioni di sistemi di gestione, capacità, competenza e senso pratico dei valutatori selezionati, qualificati e continuamente aggiornati e attivi a monitorare al fine di intercettare eventuali zone di rischio. La missione è: essere il punto di riferimento tecnico manageriale delle aziende, migliorare il rapporto tra l’uomo ed il progresso tecnologico, diffondere fiducia e credibilità nelle persone attraverso competenza, esperienza e formazione. La visione è: contribuire alla salvaguardia delle cose importanti che ci circondano con il contributo di responsabilità competenze ed etica imprenditoriale tutelando le persone presenti e le generazioni future. Orientati all’eccellenza!!! ISTITUTO DEMING S.R.L. Via F. Petrarca,15 – 80070 Bacoli (NA) – Italy Tel. +39 081 523.70.21 – Fax +39 081 523.68.07 e-Mail: info@istitutodeming.com


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Una “regia tipografia” che stampa da oltre 150 anni L’azienda ieri In via Cisterna dell’Olio, negli ampi locali che ancora conservano le tracce delle antiche cisterne dove si custodiva l’olio della città di Napoli, ha sede l’azienda grafica, fondata alla metà del secolo XIX da Francesco Giannini e rimasta sempre, di generazione in generazione, azienda di famiglia. Francesco Giannini, datore di lavoro rispettoso e generoso, fu appassionato conoscitore dell’arte grafica. In tipografia il suo motto fu: col lavoro si regna! E la grande mole di attività grafica ed editoriale fu sempre svolta con alta qualità professionale e in armonia con i dipendenti. La vita della tipografia Giannini è sempre stata legata alla storia culturale e produttiva della stessa Napoli. Ne sono testimonianza i rapporti di lavoro con l’Università degli studi, la Società Napoletana di Storia Patria, librai-editori come Marghieri, Detken, Pellerano, Rondinella, le testate giornalistiche de “il Roma”, “Il Corriere del Mattino”, “Il Pungolo”, “la Civiltà Cattolica”, i molti clienti come lo scrittore Alexandre Dumas e la stampa di numerosi saggi, studi, collane, volumi storici e giuridici. Il livello qualitativo del lavoro tipografico ed editoriale è sempre stato pregevole e di squisita fattura artistica, tanto che, agli inizi del ’900, padre Galliani d’Imola lodò la produzione Giannini in cui “rifulge il bello, l’arte e la nitidezza”. La Giannini fu essa stessa luogo di incontro e confronto culturale. Uno dei locali della tipografia fu volutamente adibito al riposo e al diletto delle arti in genere, divenendo vera e propria fucina culturale, ospitando diverse personalità di spicco dell’epoca in campo letterario, artistico, sociale e politico: Di Giacomo, Croce, Morelli, D’Orsi, Mastriani, Minieri-Ricci, Brombeis, Capasso, de Sanctis, il cardinale Sanfelice, l’arcivescovo Capecelatro e tanti altri... Nei centocinquant’anni di attività l’azienda si è meritata cinque medaglie d’oro al merito industriale e ha partecipato alla fondazione dell’Unione degli Industriali della Provincia di Napoli.

L’azienda oggi Autori e clienti sono accompagnati in tutte le attività che precedono la stampa in modo da garantire prodotti di massima qualità. L’azienda ha alle spalle una storica esperienza che, insieme a una costante spinta verso l’innovazione, le permette di soddisfare tutte le richieste ricevute. Possiede macchinari all’avanguardia per la stampa a colori e in bianco e nero, per la stampa a rilievo e la serigrafia, da formati 35x50 a 72x102, su supporti cartacei dai 60 gr/mq a cartoncini ad alto spessore. I prodotti sono lavorati interamente all’interno dello stabilimento, che può allestire volumi, fustellare cartelline e realizzare opuscoli spillati. Con flessibilità cerca di accontentare ogni esigenza: effettua servizi di magazzinaggio, logistica, spedizione. L’organizzazione, rispettando i principi imposti dal sistema di gestione per la qualità ISO 9001/2008, risponde alle esigenze dei clienti con velocità ma senza lasciare niente al caso. L’azienda lavora in ambiente Pc e Mac, mantenendosi al passo con le ultime tecnologie digitali; inoltre, attraverso le stampanti digitali a plotter e a foglio, realizza prove di stampa che le consentono di verificare in anticipo tutte le caratteristiche dei prodotti che andrà a realizzare. L’azienda è in grado di creare anche siti web e soluzioni personalizzate per e-commerce, cataloghi on-line, gestibili tramite data-base specifici per il commercio elettronico, e realizza CD-Rom multimediali.

Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli s.p.a. Tipografi – Editori in Napoli dal 1856 – Via Cisterna dell’Olio n. 6/B - 80134 Napoli www.gianninieditore.it – e-mail: direzione@gianninispa.it

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La Scuola di Chicago e gli architetti della prateria 1871/1910 Introduzione di Benedetto Gravagnuolo con un saggio inedito di Manfredo Tafuri Questo libro illustra la nascita dell’architettura moderna negli Stati Uniti per merito di molti giovani architetti dell’area di Chicago che alla fine dell’Ottocento, dopo il grande incendio del 1871, cercarono di realizzare una nuova e autonoma espressione architettonica nel Midwest americano. Come Movimento dovettero molto all’ispirazione,alle architetture e ai princìpi di due maestri: Louis H. Sullivan e in seguito Frank Lloyd Wright, uomini il cui lavoro fu soggetto a una positiva valutazione critica dei loro contemporanei. Un capitolo approfondisce l’opera di Louis Sullivan, della sua filosofia, della sua grande capacità di sviluppare la decorazione in architettura. Un altro capitolo tratta dell’Esposizione mondiale del 1893 a Chicago. Infine vi è la trascrizione inedita di una conferenza tenuta da Manfredo Tafuri in occasione dell’apertura della Mostra “L’evoluzione dei grattacieli a Chicago”, tenutasi a Napoli il 26 ottobre 1974. Molto importante è anche l’individuazione del contributo di molti architetti all’architettura a cavallo del secolo e infine un’analisi del Movimento stesso: come e perché esso si profilò, cosa realizzò e cosa provocò la sua conclusione improvvisa alla fine della Prima guerra mondiale. Collana: architettura/teoria | Formato: 24x28 | Pagine: 240 | Immagini: 257 a colori ISBN 978-88-8497-169-2 € 30,00

BENEDETTO GRAVAGNUOLO

Metamorfosi delle città europee all’alba del XXI secolo Il volume documenta le trasformazioni avvenute in 23 città europee nei primi dieci anni del terzo millennio. Le città cambiano più o meno rapidamente nel corso del tempo: non sempre le trasformazioni producono un’evoluzione positiva della struttura urbana, recando una crescita economica, civile e culturale del contesto sociale, registrabile in un miglioramento della qualità della vita quotidiana. Talvolta i mutamenti spingono al contrario verso un’involuzione, comprovabile non solo e non tanto con tendenza al decremento demografico e occupazionale, quand’anche e soprattutto con l’avanzare del degrado ambientale e comportamentale. Dieci anni rappresentano un lasso di tempo “breve” in relazione alla storia plurisecolare delle città d’Europa. Resta tuttavia innegabile la radicalità e la rapidità delle innovazioni precipitate in una fase, contrassegnata da eventi che hanno sconvolto il mondo, dall’attentato alle Twin Towers dell’11 settembre 2001 alla grande crisi dell’economia globale manifestatasi del 2008. Provare a valutare la pluralità dei fattori che interagiscono sulla ribalta urbana nel pieno vortice di una tempesta di nuovi eventi culturali, sociali ed economici è compito arduo, ma essenziale. Senza pretendere di ricondurre a uno schema interpretativo unitario la varietà e la complessità delle modificazioni urbane in fieri, questo saggio propone su tale tema di stretta attualità un’agile sintesi critica, molto ben documentata, individuando le specificità delle eterogenee soluzioni sperimentate nei diversi ambiti regionali.. Collana: quadri | Formato: 17x17 | Pagine: 168 | Immagini: 177 a colori ISBN 978-88-8497-178-4 € 20,00

CLEAN LIBRERIA: via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli REDAZIONE CASA EDITRICE: via del Parco Margherita 53, 80121 Napoli info@cleanedizioni.it | www.cleanedizioni.it

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ARKEDAEXPÒ

TUTTE ALLA MOSTRA D’OLTREMARE LE GRANDI INIZIATIVE FIRMATE PROGECTA DOPO IL SUCCESSO DI BMT, PHARMEXPO, SHOWCOLATE ARRIVA ARKEDA

Nata grande ARKEDA, la Mostra-Convegno dell’Architettura, Edilizia, Design, Arredamento è la nuova grande iniziativa firmata Progecta che si terrà dal 29 novembre al 1 dicembre 2013 nel suggestivo scenario architettonico della Mostra d’Oltremare, prestigiosa sede di architettura razionalista del 900 italiano. Arkeda renderà protagoniste le aziende di design, di arredo, illuminotecnica, outdoor, tecnologia, edilizia, materiali, e sarà visitata da un pubblico specializzato di architetti, arredatori, designer, ingegneri, rivenditori ed appassionati da tutta Italia. L’area convegni coadiuvata dall’Architetto Roberto Cappelli ospiterà i leader del settore che si alterneranno nelle sale per svolgere corsi di aggiornamento professionale e momenti di approfondimento e confronto grazie anche all’organizzazione di workshop mirati in cui relatori saranno addetti ai lavori specializzati nelle diverse categorie del settore. Una grande convention di approfondimento sui temi dell’architettura degli interni e dell’arredamento legati al mondo del design: i settori dell’arredo d’interni, il mondo degli uffici, l’illuminotecnica, le superfici interne, facciate esterne e serramenti, arredo esterno, domotica, la cui ricerca e selezione verso il design è denominatore comune. 118

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NAPOLI 29 NOVEMBRE / 1° DICEMBRE 2013 MOSTRA D’OLTREMARE

A Napoli le nuove tendenze dell’abitare I dibattiti scientifici ed i workshop saranno curati da un comitato tecnico-scientifico di alto profilo, composto da professori della facolta di Architettura Federico di Napoli, e della II Università di Napoli, dalla delegazione Campana dell’ADI, dagli ordini professionali degli Architetti, Ingegnieri, Geometri, e dall’ANCE, oltre a noti designers ed architetti internazionali invitati a raccontare le proprie esperienze ai convegni. Il programma sarà ricco di incontri, dibattiti e presentazioni di novità e tendenze del mondo del Design con la partecipazione ed il confronto tra esponenti della cultura nazionale e quella campana. Nell’area espositiva, allestita nei nuovissimi padiglioni 5 e 6 per 4.000 mq complessivi, saranno presentate dalle aziende del Design Internazionale le novità più significative come ai saloni di Milano e Bologna. Verranno approfonditi in modo specifico i temi e le caratteristiche del prodotto contestualmente alla filosofia di ogni singola azienda. Inoltre ampi spazi espositivi saranno destinati all’Arte ed alla Cultura nei quali importanti artisti proporranno le loro ricerche. Un galleria dedicata alla stampa del settore nazionale ed estera completerà il panorama dell’informazione. ARKEDA si prepare a diventare dalla prima edizione la manifestazione del settore più importante del Centrosud Italia grazie all’esperienza di Progecta. La Progecta è specializzata dal 1997 nell’organizzazione di manifestazioni fieristiche internazionali (BMT, PHARMEXPO. SHOWCOLTE) e firma da 18 anni eventi di grande successo. ARKEDAMAGAZINE

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hanno collaborato i nostri autori Mirella Armiero Responsabile della pagina culturale del Corriere del Mezzogiorno, edizione campana del Corriere della Sera. Cura l’inchiesta finale del master della scuola di giornalismo del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato al Manifesto, Io Donna, Alias. Ha curato un numero monografico della rivista Ventre. Donatella Bernabò Silorata Giornalista free lance, scrive per lo più di costume, turismo e life-style. Dal 2000 collabora assiduamente con La Repubblica e con il mensile Dove. Nel 2008 ha pubblicato il libro Le case di Napoli (Iredon Edizioni) seguito da un secondo volume nel 2010, in cui svela interni partenopei e nuovi stili dell'abitare contemporaneo sotto il Vesuvio. Salvatore Carbone Co-fondatore di sa.und.sa, laureato alla Federico II. Titolare di dottorato in Progettazione Urbana. Ha partecipato al progetto “Obus Incertum” (capogruppo Beniamino Servino) esposto all’XI Biennale di Venezia. Organizza workshop sperimentali di autocostrizione e progettazione partecipata. Luigi Centola Editore del portale interattivo newitalianblood.com con il quale ha realizzato 15 concorsi internazionali e dal 2013 organizza a Salerno gli Incontri Internazionali NIB ARCTEC Architettura|Territorio|Economia. Roberto D’Alessandro Nato a Napoli, è appassionato di tecniche del linguaggio televisivo e dei nuovi media, ha lavorato come giornalista ed è stato fra i primi autori di Un Posto al Sole. Oggi continua a scrivere sceneggiature per la televisione e per i videogame. Maria Esposito Architetto, laureata all’Università Federico II nel 2010. Tra le sue passioni ci sono l’arte, la cucina e la fotografia. Ama cimentarsi nel design, prediligendo il riciclo dei materiali. 120

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Mauro Giancaspro Nato a Napoli. Bibliotecario dal 1977, ha diretto la Biblioteca Nazionale di Cosenza dal 1986 al 1995. Dal 1995 dirige la Biblioteca Nazionale di Napoli; ha diretto ad interim la Biblioteca Nazionale di Bari. Da giugno del 2012 è anche direttore della Biblioteca dei Girolamini. Alcuni sui libri: Leggere Nuoce gravemente alla salute e Il morbo di Gutenberg (L’Ancora del Mediterraneo), E l’ottavo giorno creò il libro (Cargo), L’importanza di essere un libro (Liberilibri), L’odore dei libri e Un libro per piacere (Grimaldi). Giuseppe Guida Architetto e docente di Urbanistica al Dipartimento di Architettura della Seconda Università di Napoli. È autore di numerosi saggi e volumi sul rapporto tra urbanistica, architettura, paesaggio. È opinionista de La Repubblica/Napoli e membro del Direttivo dell’Istituto Nazionale di Architettura. Diego Lama Architetto, è autore di Cemento Romano (2010, Clean Edizioni), Storie di cemento (2007, Clean Edizioni). Ha fondato e diretto la rivista nazionale di architettura Ventre (2004, Cronopio Edizioni), è editorialista per il Corriere del Mezzogiorno, è autore del blog Byte di Cemento, è corrispondente dalla Campania per il Giornale dell’Architettura (Allemandi). Andrea Nastri Architetto, giornalista e studioso dell’architettura contemporanea, collabora con diverse riviste di settore. Ha pubblicato i saggi Edwin Cerio e la casa caprese (Clean, 2008), La Chiesa di S. Michele ad Anacapri (con M. F. Cretella, Arte’m, 2010), CapriGuida (Clean, 2011) e Reima Pietila. Dallo schizzo all'architettura (Aracne, 2012). Sara Omassi Laureata allo IUAV in architettura, co-fondatore di sa.und.sa. Nel 2010 alla XII Biennale di Venezia ha esposto la tesi e presentato il progetto 0+ zeropositivo: costruire vivere abitare a impatto 0” Ha progettato allestimenti museali e organizza workshop multidisciplinari e di autocostruzione.


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distribuzione Dove trovare la rivista Arkeda Altedo sud via Torre della Catena 225, 82100 Benevento | Anhelo Caffè Bistrot via Bisignano 3, 80121 Napoli | Arredamenti Galotti viale Michelangelo 83c, 80129 Napoli | Arredamenti Lo stile via Winspeare 4, 80125 Napoli | Artemide via Filangieri 16, 80121 Napoli | Bar Di Lorenzo via Pasquale Scura 3, 80134 Napoli | BEN via dei Mulini, 82100 Benevento | Bordese Design via Torrione 145, 84127 Salerno | Bottega Ferrante via Ferrante 26, 81100 Caserta | Cap’Alice via Bausan 28, 80121 Napoli | Colorado Design via Carlo Poerio, 18/A, 80121 Napoli | Cuccaro contract corso Trieste, 224, 81100 Caserta | Deca Mobili via Torre della Catena, 82100 Benevento | Grimaldi via Capitano Salvatore Rampone 32, 82100 Benevento | Igienica Meridionale via Crispi 130, 80122 Napoli | Ioarredo via del Pomerio 53, 82100 Benevento | Jap One via Cappella Vecchia 30i, 80121 Napoli | Les Etoiles via Vittoria Colonna 8/a/b, 80121 Napoli | Libreria CLEAN via Diodato Lioy 19, 80134 Napoli | Libreria Colonnese via San Pietro a Majella 7, 80138 Napoli | Libreria CUES Monte Sant’Angelo via Cinthia 26, 80125 Napoli | Libreria Dante e Descartes via Mezzocannone 75, 80134 Napoli | Libreria Feltrinelli corso Trieste 154-156, 81100 Caserta | Libreria Feltrinelli corso Vittorio Emanuele I 230, 84123 Salerno | Libreria Feltrinelli, via Santa Caterina a Chiaia 23, 80121 Napoli | Libreria Feltrinelli via S. Tommaso D’Aquino 70-76, 80133 Napoli | Libreria Fiorentino calata Trinità Maggiore 36, 80134 Napoli | Libreria Neapolis via S. Gregorio Armeno 4, 80138 Napoli | Libreria Guida via Port’Alba 20/23, 80134 Napoli | Libreria Guida 3 piazzale Amedeo Guarino 15/19, 83100 Avellino | Libreria Guida 3 via Caduti sul Lavoro 41/43, 81100 Caserta | Libreria Guida 3 via Francesco Flora 13/15, 82100 Benevento | Libreria Renato Pisanti corso Umberto I 38/40, 80138 Napoli | Mobili Filomeno via Silvio Baratta 83, 84134 Salerno | Novelli Arredamenti via dei Mille 40, 80121 Napoli | Novelli Arredamenti via Vetriera 20, 80132 Napoli | Mascolo Arredamenti via San Leonardo 178, 84131 Salerno | Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli via Cisterna dell’Olio 6/B, 80134 Napoli | On Site architettura e design via Salvatore de Renzi 68, 83100 Avellino |

Editore: Progecta srl Direzione, redazione e amministrazione Via Vannella Gaetani, 41 - 80121 Napoli tel. +39 081 7640032 fax +39 081 2451769 arkeda@progecta.org Numero 0 • luglio 2013 In attesa di registrazione presso il Tribunale di Napoli Direttore responsabile: Diego Lama Redazione: Mirella Armiero, Donatella Bernabò Silorata, Francesco Durante, Salvatore Carbone, Luigi Centola, Giuseppe Guida, Andrea Nastri Si ringrazia per le immagini: Massimo Lama, Roberto Pierucci, Peppe Maisto, Archivio Cosenza, Rosanna Rago, Francesco Semmola, Altromodo, Paolo De Stefano, Fabio Cappello, Giovanni De Simone, Maria Teresa Perna, saundsa, Luigi Farella, Giuliana Vespere, Archivio Salvia, Fulvio Cutolo, Giuseppe D’Anna Progetto editoriale e redazione grafica Progecta srl: Giuliana Gargano gargano@progecta.org Simona Postelli postelli@progecta.org Stampa: Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli s.p.a. Via Cisterna dell’Olio n. 6/B - 80134 Napoli www.gianninieditore.it direzione@gianninispa.it Pubblicità Progecta srl: Emanuela Vadacca vadacca@progecta.org Natalia Frangipane frangipane@progecta.org

Petrillo Arredi via Renato De Martino 15, 81100 Caserta | Raro Design gradini Amedeo 4, 80121 Napoli | Showroom Ferrari via Mario Fiore 33, 80129 Napoli | Showroom Ferrari via Miguel Cervantes 60, 80133 Napoli | Spazio NEA via Costantinopoli 53, 80138 Napoli | Tender Sushi Bar via Cappella Vecchia 5, 80121 Napoli | The Wellness Center via Cappella Vecchia 26, 80121 Napoli | Unopiù piazza Rodinò 19/20, 80121 Napoli | Vineria Belledonne vico

edizioni

Belledonne a Chiaia 18, 80121 Napoli | Zompetti Sorelle Riviera Chiaia 244, 80121 Napoli | 2CM via Vittorio Colonna 45, 80121 Napoli. ARKEDAMAGAZINE

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di Mauro Giancaspro

Il rancore dei palazzi M

e lo confidava l’amico Roberto mentre con un’ apparecchiatura elettronica dall’aspetto bonario e semplice, una specie di macchina fotografica, animata però da un complesso e diabolico software, effettuava con flemmatica calma delle termografie ad alcune volte monumentali, per stabilire il livello di adesione degli intonaci. I palazzi, mi diceva, hanno, come gli uomini, un’anima e un umore; sono servizievoli e pazienti, si lasciano infliggere, come cani fedeli, tutte le possibili torture; accettano l’offesa di superfetazioni orribili; reggono il peso di sopraelevazioni mastodontiche; si lasciano sventrare per far passare tutti i cavi elettrici che assecondano la pigrizia umana, per montare ascensori e automatizzare cancelli e portoni. Ma sono permalosi e rancorosi; alla fine si stancano e si ribellano alla condizione di schiavitù nei quali l’uomo li riduce. Si stancano e si lasciano andare: crollano. Non senza, però, aver lanciato prima piccoli segnali, non senza essersi lasciati andare a qualche lamento, per far sentire il dolore delle loro scricchiolanti ossa. Si riferiva, il mio amico, solo ai palazzi antichi e monumentali, imbruttiti dall’incuria e dal sopruso, o pensava a quelle creature mostruose che la speculazione edilizia napoletana soprattutto degli anni sessanta ha partorito? È bello credere, affascinati dalle idee di Roberto, che se i fabbricati vecchi hanno un’anima, si lamentino per i soprusi subiti. È suggestivo immaginare che piangano ancora di dolore per quelli di loro più sfortunati che sono stati abbattuti per dar spazio al cemento da persone insensibile alla bellezza , che hanno dato il proprio cognome alle strade e che hanno chiamato “parchi” i loro pallidi e anemici agglomerati, evidentemente senza mai cercare questa parola su un dizionario di italiano, per verificarne il reale significato. Ma è triste immaginare, sempre sull’onda delle suggestioni delle parole di Roberto, che anche i palazzi moderni, quanto ad umore, non se la passino gran che bene, messi l’uno dietro l’altro come polli allevati in batteria, e che si lamentino per la bruttezza, di cui si vergognano, e per il terrore che possa mancargli da un momento all’altro “il 122

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Disegno di Mauro Giancaspro

terreno sotto i piedi”. Certo, tra i moderni ce ne sono di sussiegosi e arroganti, che ostentano l’ampiezza dei loro balconi panoramici e parlano con la erre moscia, e ce ne sono di tristi e dimessi, con finestre affacciate le une sulle altre, che si esprimono in dialetto. Raccontavo dei discorsi di Roberto a Gennaro, un mio amico architetto, che mi ha confessato di condividere questa idea di Roberto e che lui, soprattutto di notte, i palazzi li ascolta. “Altro che, se parlano” mi ha detto. Girando di notte li sente, avverte le voci cupe dei grandi portoni dagli strombi profondi, quelle austere e compassate delle chiese gotiche, quelle gorgoglianti e fantasiose dei palazzi barocchi, quelle querule dei cancelli di palazzine tristi ed eleganti, quelle rauche delle case asfissiate dallo smog, quelle infastidite e meste degli isolati di periferia numerati come in una caserma. “Dai – gli ho risposto – che mi prendi in giro” Lui insiste e mi sfida a verificare. Ho, allora, accettato il suo invito ad una passeggiata in città in una notte di agosto, quando il frastuono delle macchine è annullato e i “rumoristi” nottambuli sono in vacanza, così che è più facile, per chi come me non è abituato, recepire la voce dei fabbricati. Che esperienza, ragazzi! E che discorsi, e che proteste, e che perorazioni abbiamo ascoltato io e Gennaro! “Diranno – gli ho confessato – che siamo pazzi e che queste voci ce le siamo immaginate”. “Purtroppo – ho aggiunto dopo un attimo di riflessione – nessuno le avverte queste voci così belle, così sofferte, così affettuose, così confidenziali…” Gennaro ha fermato il flusso di parole al quale mi stavo abbandonando e ha concluso lapidario: “È vero, nessuno le sa avvertire, ed è per questo che la nostra città è in queste condizioni”.



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L’hotel a 5 stelle si sviluppa su 7 piani e copre un’area di circa 15.000mq. Savio Interiors ha arredato, non solo le zone comuni come Lobby, zona Bar, Ristorante ma, soprattutto, le 126 camere, le splendide duplex-suite su due piani e l’appartamento presidenziale. Arte, lusso ed armonia sono i cardini sui quali Il legame creativo instauratosi fra i professionisti di Savio Interiors gli architetti e designer Savio Interiors si sono ispirati per la e quelli dell’Hotel Ermitage ha permesso lo sviluppo di una realizzazione degli arredi. struttura unica nel suo genere: garanzia inconfutabile dell’alto livello dei servizi offerti nel pieno rispetto della tradizione russa. Savio Interiors, nata nel 2010 come partner Contract di Savio Si riscopre così una preziosa forma d’arte: l’Ospitalità su misura, Firmino, è diventata un’azienda-hub specializzandosi nei servizi e esclusivamente made in Italy ed osservante dei dettami della nella realizzazione completa di prodotti dedicati ai professionisti del settore Contract&Design. tradizione artistica italiana. Savio Interiors fornisce servizi di alta qualità in vari ambiti: ’esclusivo progetto per gli arredi dell’hotel ufficiale del Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo, che sarà inaugurato all’inizio dell’estate 2013, è stato sviluppato e realizzato dall’esperto team di Savio Interiors.

Interior Design, Product Design, Brand Strategy, Contract La collaborazione per la realizzazione dell’Hotel Ermitage sancisce la capacità di Savio Interiors di soddisfare tutte le necessità sia funzionali sia estetiche richieste dal settore dell’hotellerie di lusso. Cura dei dettagli, preziose finiture ed arredi progettati e realizzati sia con macchinari all’avanguardia, sia dalle mani di esperti artigiani. Tutti gli arredi sono stati prodotti su misura, nessun dettaglio è stato tralasciato. I prodotti Savio Interiors, dall’idea alla creazione, entrano nel cuore pulsante di San Pietroburgo.




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architettura | edilizia | design | arredo BRIN

Il grattacielo orizzontale FOCUS

Il design si tinge di rosso DALISI

Arte ritmo della vita CASAFORTE SB

La fortezza nascosta nei Quartieri Spagnoli

Datè Aggiungi un architetto a tavola Luglio 2013 - Numero 0

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