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PSICONDOMINIO
Per porre quesiti a Gaia Cigognini potete scrivere a info@vgambinoeditore.it
e visite mediche anche molto fastidiose. Non solo: al pronto soccorso della zona non lo vogliono più vedere e ha preso a recarsi a un altro punto medico di emergenza. C’è una pillola per guarire da questa ipocondria?
Rumori imbarazzanti
B.F., via e-mail
Gentile Psicondominio, il mio quesito è piuttosto imbarazzante, ma posso assicurare che la decisione di scrivere è stata indotta dalla nostra insofferenza. Il caso è questo: nell’appartamento di fianco al nostro (abito con mio marito e due figli maschi di 7 e 10 anni) abita una coppia di poco più giovane, al momento senza prole. Lei, purtroppo, ha l’irrefrenabile abitudine di emettere ululati, gemiti e rumori inequivocabili quando si concede tra le braccia del suo sposo. Il volume sonoro è decisamente fuori dal comune e ha messo in forte imbarazzo me e mio marito, per le domande che ci hanno rivolto i figli. Dato che sono in ottimi rapporti con questa vicina, le ho chiesto se riesce ad abbassare i decibel, ma mi ha risposto che ci ha provato senza riuscirci, perché in quei momenti perde il controllo. Qual è il suo consiglio? È davvero possibile che una persona sia così priva di autocontrollo?
A.S., Bar
Difficile soluzione. La sua sua vicina-amica eccessivamente rumorosa, che è conscia del disagio arrecato, potrebbe forse utilizzare un’altra stanza, meno contigua al vostro appartamento. Ma ogni persona ha un modo diverso di esternare il proprio piacere ed è possibile che la sua vicina non abbia modo di controllare questa pulsione. Per quanto riguarda i suoi figli, potrebbe spiegare semplicemente che le persone quando si amano hanno modi diversi di trasmettere la propria passione.
Il sanissimo malato
Egregia dottoressa, la mia domanda può sembrare paradossale: come far guarire una persona sana? È il caso del mio vicino di appartamento, nonché amico fin dai tempi delle scuole medie. Questo amico e condòmino, ha un hobby (che lui non considera tale): appena può fa visite mediche per quelle che sembrano, a una prima valutazione, malattie acute. Ogni volta il responso è che è sano come un pesce. Ma lui non si rassegna e, passate un paio di settimane, sente di avere i peggiori mali della terra, ogni volta diversi. Non si spaventa di fronte a esami La miglior pillola per il suo amico, che possa servire a gestire al meglio questa ipocondria, è iniziare un percorso psicoterapeutico per imparare a gestire questa sua difficoltà e per migliorare la sua qualità di vita. Anche se, purtroppo, la cura dell’ipocondria non è facile: chi si accetta il percorso difficilmente si convince di non essere vittima di qualche malanno. La cura funziona quando la persona che soffre di questi sintomi si rende conto, almeno in parte, che le sue preoccupazioni sono eccessive e infondate.
Il balzo dell’autistico
Buongiorno, scrivo a questa rubrica conscio che, comunque la soluzione non c’è. Ma desidero comunicare il disagio mio e degli altri condomini. Nell’appartamento sopra il mio abita una coppia con un figlio di 13 anni, purtroppo autistico. Quando non è in una struttura esterna, cioè tutti i pomeriggi, questo ragazzino fa continui salti sul pavimento. Va avanti ore e tremano tutti i muri della casa. I genitori sono consci del problema, ma l’adolescente non tollera variazioni nella sua attività e l’unica soluzione sarebbe imbottirlo di tranquillanti, oltre alle medicine che già assume, trattamento che è riservato solo a occasioni speciali, quando è inevitabile. Secondo lei è possibile che crescendo il ragazzo cessi questi comportamenti stressanti? O è meglio che cerchi una nuova casa?
Arrigo B., via e-mail
L’autismo è un disturbo che prende diverse aree comportamentali della persona, che dipendono molto dalla terapia che la famiglia e gli operatori impiegano con l’adolescente. Purtroppo, non esistono farmaci per trattare l’autismo, ma sono impiegati solo terapie palliative, per tranquillazzare in casi estremi chi soffre di questo disturbo. I trattamenti che si possono intraprendere sono di supporto e mirano a ridurre, per quanto possibile, i sintomi indotti dal disturbo o a trattare. In breve: non è lecito attendersi soluzioni, come in effetti è già espresso nella sua e-mail. Isolare acusticamente meglio l’appartamento, meglio ancora tutti e due, sembra l’unica via per una convivenza meno difficile.