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PSICONDOMINIO
Per porre quesiti a Gaia Cigognini potete scrivere a info@vgambinoeditore.it
Excusatio non petita
Gentile rubrica Psicondominio, le persone nevrotiche spesso mostrano segni di sentirsi eccessivamente in colpa per cose che non sono colpa loro e, magari si comportano in modo colpevole quando ciò che hanno fatto è così minore che nessuno lo ha nemmeno notato. È il caso, crediamo, del nostro amministratore di condominio: si presenta in assemblea e, prima ancora di avviare una discussione sui punti all’ordine del giorno, si profonde in mille scuse per aspetti del tutto trascurabili e che nessuno avrebbe mai notato. Inutilmente chi partecipa all’assemblea lo rassicura sulla correttezza. Alla fine, però, questo continuo scusarsi diventa stucchevole e perfino molesto. Che cosa ne pensa?
Lara S., via e-mail?
Probabilmente l’amministratore avrà tanti stabili da seguire e il suo scusarsi è la conseguenza della fatica a gestire anche le piccole cose che per lui sono importanti. Certo, se questa manifestazione di senso di colpa senza un vero motivo si protrae nel tempo e risulta un ostacolo alla comunicazione con i propri collaboratori e con i condòmini, potrebbe essere il sintomo di una nevrosi. Un disturbo che si può sconfiggere facilmente se il soggetto si convince che è necessaria una cura.
Invidia condominiale
Buongiorno dottoressa, le chiedo un parere clinico su un atteggiamento che è in bilico tra cattiva educazione e fissazione. Una nostra vicina di casa è pervasa da un’invidia congenita e pervasiva. Non si può fare a meno, quando la si incontra per le scale o nell’androne, di sentirsi raccontare pettegolezzi che hanno tutti un fondo di rancore verso chi sta meglio. Questo non sarebbe un dramma, se non fosse che questa invidia profonda riesce a turbare qualsiasi decisione debba assumere l’assemblea dei condomini. Il motivo è sempre lo stesso: c’è chi sta meglio di lei e questo non è tollerato. Domanda: l’invidia è considerabile come una malattia?
Adolfo L., via e-mail
L’invidia non è considerata una malattia, ma è elencato tra i criteri diagnostici del disturbo narcisistico di personalità. Il narcisista «è spesso invidioso degli altri, o crede che gli altri lo invidino». L’invidia è quindi formata da due emozioni di base: la tristezza generata dalla mancanza (non sono come vorrei essere), la rabbia nei confronti di chi è come vorrei essere o contro chi io penso mi neghi questa possibilità. E le condizioni che generano invidia riguardano il desiderio di una qualità e/o un bene, il confronto sociale in un ambito rilevante per il sé, una valutazione di insussistenza e/o inefficacia e infine un sentimento di malevolenza nei confronti della persona invidiata.
Olimpiadi al piano superiore
Egregia dottoressa, nessuno può mettere in dubbio che mantenersi in forma sia positivo per la propria salute. Ma fino a che punto? Se lo scopo della propria vita è fare esercizi di ginnastica, il fitness non diventa esso stesso una malattia? La domanda riguarda, come avrà intuito, un non più tanto giovane signore che abita un piano sopra il nostro. Non solo questo atleta casalingo si alza tutte le mattine alle 5 per andare a fare running per le strade deserte (il problema è che scende le scale di corsa, svegliando tutti), ma alla sera continua con esercizi ginnici tra le mura di casa e, purtroppo, anche sul pavimento che è anche il nostro soffitto. Certo, lo abbiamo fatto presente. Ma inutilmente. Sembra pervaso da una foga salutistica che sembra, francamente, un atteggiamento nevrotico. È d’accordo?
Lettera firmata, Roma
La pandemia ha cambiato gli stili di vita delle persone. Molti hanno spostato i propri interessi su attività fisiche che fanno star bene. E probabilmente l’inquilino sopra di lei ha trovato il suo equilibrio mentale e fisico attraverso lo sport. Ma compromettendo involontariamente il benessere vostro. L’eccesso di attività fisica, oltre a danneggiare paradossalmente chi la pratica, può rivelarsi anche una manifestazione di un disturbo psichico. Difficile, però, individuare se è presente, ed eventualmente di quale tipo, senza una conoscenza diretta del soggetto in questione.