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Materiali La plastica diventa verde
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MATERIALI
La plastica diventa verde
Nel 2020 riciclate nella Ue 730 mila tonnellate di Pvc (per due terzi nell’edilizia). E un totale di 6,5 milioni di tonnellate sono state recuperate dall’industria a partire dal Duemila, con un risparmio di 130 milioni di emissioni di CO2 nell’atmosfera
di Valentina Anghinoni
Ormai il termine economia circolare è diventato familiare. In particolare, grazie all’introduzione dei Criteri ambientali minimi, anche il settore edile non può più ignorarlo, in quanto associato ai bonus casa. Talvolta, però, può essere utile fare un piccolo passo indietro, per avere una visione lucida e complessiva dell’importanza di questo cammino intrapreso, l’unico possibile per assicurare un futuro in grado di continuare a ospitare la nostra specie. In particolare, ricordiamo come già nel 1966 l’economista Kenneth Boulding nel suo libro The Economics of the coming spaceship earth, inviti a considerare la Terra come una navicella spaziale che, in quanto tale, ha a disposizione un quantitativo limitato sia di risorse, sia di possibilità di smaltimento dei rifiuti. Ne consegue che la nostra sopravvivenza è legata alla capacità di usare bene e custodire con cura quello che abbiamo a disposizione, rigenerando i materiali che utilizziamo. Un’immagine che diventa ancora più evocativa nel momento in cui l’economista la confronta con l’effettivo modello economico in uso, quello della cosiddetta cowboy economy, dove alla limitatezza della capsula spaziale si contrappongono le praterie pressoché sconfinate che inviterebbero, invece, a uno spensierato sfruttamento delle risorse e anche all’incuria degli spazi-discarica.
ECOSISTEMI
Una volta compreso, però, che l’economia non è un’entità a sé stante, ma è strettamente legata a due ecosistemi, ovvero quello ambientale e quello sociale, ecco che la metafora della navicella spaziale diventa più attuale che mai. Un messaggio che, a livello istituzionale, arriva forte e chiaro anche dall’Unione Europea, che sottolinea come sia necessario dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse: si prevede, infatti, che il consumo di biomasse, combustibili fossili, metalli e minerali sia destinato a raddoppiare nei prossimi quarant’anni, mentre la produzione annuale di rifiuti avanza spedita verso un aumento del 70% entro il 2050.
PREVENIRE UN DISASTRO
Proprio la Commissione europea, a marzo 2020, ha proposto un nuovo piano d’azione per l’economia circolare, incentrato sulla prevenzione dei rifiuti e la loro gestione ottimale e che promuova la crescita, la competitività e la leadership globale dell’Ue nel settore. Nel voto del 9 febbraio 2021, il Parlamento europeo ha richiesto norme più severe sul riciclo con obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2030 per l’uso e il consumo di materiali, e in più ha esortato la Commissione a presentare una nuova legislazione nel 2021 che estenda l’ambito di applicazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile per includere i prodotti non legati all’energia. Nel frattempo, la filiera europea del Pvc, rappresentata dall’Associazione Vinyl Plus, ha rinnovato il suo impegno per raggiungere obiettivi più elevati di sostenibilità e circolarità in vista del 2030, dopo aver presentato lo scorso 17 giugno i traguardi segnati al 2020. Anno in cui l’associazione quantifica che siano state riciclate 730 mila tonnellate di Pvc, per un totale di 6,5 milioni di tonnellate di plastiche recuperate dall’industria europea a partire dal Duemila, che equivalgono a un risparmio di 130 milioni di emissioni di CO2 nell’atmosfera. Stefan Sommer, chairman di Vinylplus, ha ricordato che oltre due terzi dei prodotti in Pvc rientrano nel comparto dell’edilizia e delle costruzioni. I nuovi obiettivi al 2030 indicano una quota di Pvc da riciclare di 900 mila tonnellate al 2025 e 1 milione di tonnellate nel 2030.
CIRCOLARITÀ
Per capire che cosa può fare la filiera europea delle plastiche per mitigare il proprio impatto sull’ambiente, è necessario addentrarsi più in profondità sulle strategie contenute nell’impegno al 2030 sottoscritto dal consiglio direttivo di Vinyl Plus, lo scorso 17 giugno. Queste si identificano in tre percorsi e 12 aree di azione che toccano i temi della circolarità, della minimizzazione dell’impronta ambientale dei processi produttivi e prodotti in Pvc, nonché la collaborazione con le parti interessate e la formazione
di alleanze globali. È prevista una revisione intermedia degli obiettivi nel 2025, per tenere conto del progresso tecnologico e dell’evoluzione dei contesti socioeconomici, normativi e ambientali. Il primo percorso punta ad aumentare la circolarità della filiera del Pvc attraverso una gestione a ciclo chiuso di questo materiale: dalla progettazione circolare dei prodotti, allo sviluppo di ulteriori schemi di raccolta e di tecnologie di riciclo avanzate, necessarie per garantire l’uso sicuro del riciclato in nuovi prodotti che siano durevoli e ad alte prestazioni. In questo percorso si inserisce, per esempio, l’obiettivo di raggiungere almeno 900 mila tonnellate e 1 milione di tonnellate all’anno di Pvc riciclato utilizzato in nuovi prodotti, rispettivamente entro il 2025 e il 2030. Altri obiettivi che rientrano in questa visione circolare sono la spinta verso soluzioni che garantiscano un uso sicuro e sostenibile degli additivi, sostenere tecnologie di riciclo innovative e, ultimo ma non per importanza, privilegiare soluzioni di ecodesign, ovvero un tipo di progettazione che mette al centro l’impiego efficiente di risorse e materiale e tiene conto del ciclo di vita del prodotto stesso.
RIDURRE L’IMPATTO
La seconda strada che dovrebbe condurre il comparto del Pvc verso una maggiore sostenibilità è il graduale avvicinamento alla neutralità dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica e minimizzare la propria impronta ambientale. L’impegno è di poter garantire che ciascun prodotto, comprese le sue catene di approvvigionamento e i processi di produzione, continuino a ridurre il loro impatto sulla salute umana e sull’ambiente. Un obiettivo sicuramente ambizioso, ma indispensabile, per il quale si prevede di monitorare, attraverso report dedicati, l’uso dell’energia proveniente da fonti rinnovabili e l’approvvigionamento di materie prime sostenibili. Altre azioni per minimizzare l’impatto ambientale della filiera riguardano l’adozione di una metodologia che valuta l’uso degli additivi in ogni specifica applicazione vinilica, denominata Additive Sustainability Footprint (Asf), la riduzione dell’impronta idrica di processi e prodotti e l’assunzione di un ruolo attivo, da parte di Vinyl Plus, nel guidare i partner e raccomandare opportuni schemi per la minimizzazione e il trattamento responsabile delle fuoriuscite di polimeri e composti polimerici, per favorire l’adozione di uno schema condiviso entro il 2022. In più, entro il 2024 si intende stilare un inventario degli schemi di certificazione pertinenti applicati dalle industrie del cloro, dell’etilene e da altre industrie estrattive per fornire una maggiore trasparenza sui progressi di sostenibilità della filiera a monte.
CAMMINO CONDIVISO
L’emergenza ambientale riguarda tutto il pianeta, di conseguenza appare evidente che solo un reale sforzo condiviso su scala mondiale possa arginare la crisi che purtroppo sappiamo essere già in atto. Il terzo percorso adottato da Vinyl Plus è quello di interagire con i principali stakeholder, inclusi grandi marchi e progettisti, per far approdare prodotti certificati e tracciabili sul mercato. E, nel fare ciò, condividere le migliori pratiche maturate con la società civile e le organizzazioni europee e mondiali, compresa la stessa comunità del Pvc, per favorire il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Per garantire la trasparenza e la responsabilità di questo impegno, ogni anno verrà pubblicato un bilancio verificato in modo indipendente e promosso in modo proattivo con i partner principali. Attraverso l’ampiamento del campo d’azione dell’etichetta Vinyl Plus Product Label e la certificazione Vinyl Plus Supplier Certificate, la filiera del Pvc si impegna ad aumentare la propria trasparenza.
TEMPI DIFFICILI
Nel frattempo, dalla comunità scientifica che ha contribuito alla stesura del nuovo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), il Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, di cui per il momento è stata svelata una bozza lo scorso mercoledì 23 giugno, è giunto un vero e proprio allarme sugli effetti che i cambiamenti climatici avranno sul nostro pianeta. Le nuove e le giovani generazioni si troveranno a vivere, e in troppi casi vivono già, in situazioni di mancanza d’acqua, migrazioni di massa, malnutrizione crescente ed estinzioni di specie animali e vegetali. La versione definitiva del rapporto verrà pubblicata a febbraio 2022, ma intanto la bozza serve a ricordare come superando la soglia degli 1,5 gradi centigradi di aumento della temperatura media globale, di qui al 2100, rispetto ai livelli preindustriali, le conseguenze saranno «progressivamente gravi, perdureranno per secoli e in alcuni casi saranno irreversibili». Se la definizione corrente più utilizzata della parola sostenibilità, nelle scienze ambientali ed economiche, è quella di condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri, allora è evidente che per raggiungerla serva uno sforzo serio e urgente. Da parte di tutti.