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Edilmelzi È una crescita a presa rapida
EDILMELZI
È UNA CRESCITA A PRESA RAPIDA
Da sinistra, Davide Piovanelli (Italcementi), Roberto Melzi (Edilmelzi) e Oscar Barchi (Italcementi) L’azienda di distribuzione brianzola si è ampliata in breve tempo e ha anche diversificato il business. Ma non abbandona la storica partnership con Italcementi, che garantisce un rapporto commerciale definito impeccabile. Senza dimenticare la marcia in più green
di Veronica Monaco
Con tre punti vendita nell’hinterland milanese e un impianto di smaltimento dei rifiuti inerti, Edilmelzi, con base a Concorezzo (MonzaBrianza) rappresenta un buon esempio di azienda familiare che ha saputo cogliere le opportunità di un business in continuo cambiamento. Dagli esordi del fondatore Giuliano Melzi, che ha gettato le basi dell’impresa nel 1984, l’azienda si è evoluta implementando la vendita di materiali pesanti per l’edilizia con una vasta gamma di soluzioni per interni ed esterni, in mostra negli ampi showroom a servizio dei magazzini. A tutto questo si è aggiunto negli anni un ampio parco macchine, per interventi di scavo o di demolizione altamente specializzati, e l’attività di recupero e riutilizzo di rifiuti inerti provenienti da attività di costruzione, demolizioni e scavi, con un impianto dedicato costruito a pochi passi dalla sede principale. Una storia di investimenti di successo, che è fatta anche di partnership storiche con i fornitori, alcune lunghe quasi quarant’anni. Come nel caso di Italcementi, con cui Edilmelzi lavora ininterrottamente fin dalla sua nascita. «È un sodalizio che dura più di un matrimonio», scherza Roberto Melzi, contitolare dell’azienda insieme ai fratelli Pietro e Gerardo e alla sorella Paola. «Quando abbiamo aperto il magazzino a
I nuovi sacchi Italcementi nel magazzino Edilmelzi. Sotto, il piazzale Monza, mio papà tutte le sere andava a caricare a pochi chilometri di distanza presso l’impianto di Calusco d’Adda di Italcementi. Oggi non c’è più il consumo di puro cemento del passato, ma per noi rappresenta ancora un business importante, da circa 200 mila euro di fatturato. Poi possiamo sempre contare sulla qualità dei prodotti e su un servizio impeccabile, quindi perché cambiare?».
Domanda. All’inizio quali prodotti trattava Edilmelzi?
Risposta. Edilmelzi è stata fondata da mio papà nel 1984. Siamo partiti con un piccolo magazzino a Monza che trattava materiale pesante, quindi cemento, calce, foratame.
D. Poi, come si è evoluta l’azienda?
R. Inizialmente ci siamo ampliati nella vecchia sede. Poi, circa 25 anni fa, l’azienda si è trasferita a Concorezzo, nella provincia di Monza-Brianza, dove ha acquisito uno spazio più grande con una maggiore disponibilità di magazzino. Una decina di anni fa abbiamo poi aperto altri due punti vendita in provincia di Milano, uno a Gorgonzola e l’altro a Caleppio di Settala, che ci hanno permesso di incrementare ancora di più il business. Nel 2017 abbiamo acquisito un nuovo spazio a Concorezzo da un vecchio stabilimento di produzione di asfalti e calcestruzzi, che abbiamo sistemato e trasformato nella sede attuale. Qui abbiamo uno showroom di ceramiche, un magazzino coperto di circa 4.500 metri quadri e uno spazio scoperto di circa 30 mila metri quadrati, di cui la metà pavimentato. Nella parte restante è ospitato anche la centrale calcestruzzi. Ora stiamo realizzando un nuovo edificio di 500 metri quadrati, che andranno a ospitare altre superfici coperte per il magazzino.
SVOLTA VERDE PER INVESTIRE SUL FUTURO
La svolta verde? È importante per Italcementi e per i nostri clienti, spiega Stefano Roncan (nella foto), direttore commerciale dell’azienda.
Domanda. Quando Italcementi ha deciso la svolta verde?
Risposta. Una concreta svolta verde non si improvvisa dall’oggi al domani. Italcementi nel corso di questi anni ha sempre operato nel rispetto delle normative ambientali, con investimenti annuali per migliorare sia il processo produttivo del cemento sia le performance dei prodotti. Abbiamo alcuni filoni di ricerca dedicati al rispetto dell’acqua e all’abbattimento degli agenti inquinanti, che poi hanno portato alla commercializzazione di prodotti tra cui l’i.idro Drain, la soluzione per pavimentazioni che rispetta il ciclo naturale dell’acqua e il cemento TX Active, che contribuisce a migliorare la qualità dell’aria. Abbiamo una sede certificata Leed, la certificazione energetica di riferimento a livello internazionale, e pubblichiamo il report di sostenibilità. Nel 2021 Italcementi ha imboccato decisamente la strada della riduzione della CO2 presentando al mercato la gamma eco.build. Sono cementi e calcestruzzi a bassa impronta ambientale e con materie prime seconde provenienti da altri settori industriali e dal settore edile, in ottica di economia circolare. In ogni caso, l’azienda si sta muovendo facendo particolare attenzione a una serie di trend: aumento della sensibilità green con la gamma eco.build, infrastrutture costruite velocemente ed edifici dotati di certificazione sostenibile e misurabile, basse emissioni dei nostri impianti produttivi, economia circolare, prodotti a chilometro zero, riutilizzo dei materiali provenienti da altri cicli produttivi, utilizzo dell’intelligenza artificiale, smart building grazie all’automazione degli edifici e alla forte attenzione all’acqua con le soluzioni drenanti. Il cemento è un elemento indispensabile per tutti, cerchiamo di produrlo con il minor impatto ambientale possibile.
D. Cominciamo dalla produzione. Italcementi ha diversi siti in Italia: qual è il loro impatto ambientale?
R. Rispondo con qualche numero, perché al di là degli impegni presi siamo abituati a confrontarci su dati reali. Le azioni e gli investimenti intrapresi da Italcementi nel 2020 e nel 2021 hanno consentito di ridurre le emissioni di circa 15 chilogrammi di CO2 per tonnellata di cemento, mentre l’obiettivo di HeidelbergCement, il gruppo internazionale di cui fa parte Italcementi, prevede per il 2025 una riduzione del 30% delle emissioni di CO2 nel ciclo di produzione del cemento e per il 2050 un approccio carbon neutral per il calcestruzzo destinato alla clientela.
D. Rispettare l’ambiente costa di più?
R. Se si vuole migliorare certamente sono necessari investimenti e costi maggiori. Però stiamo affrontando una transizione che per sua natura comporta tempi lunghi e soprattutto una nuova maturità, non solo dei clienti o di chi opera nel nostro settore, ma di tutti. Occorreranno anche altri investimenti per noi, come per tutti gli altri operatori del settore cemento. Su questo piano è forte l’impegno di Federbeton, la filiera di settore cemento e calcestruzzo, le cui aziende prevedono di investire ingenti somme: stime preliminari parlano di 4,2 miliardi di euro da qui al 2050. Chiaramente, è uno sforzo che la nostra industria non può sostenere da sola e occorrerà il supporto da parte delle istituzioni, sia sul fronte normativo che su quello degli investimenti necessari a questa complessa ma irrinunciabile trasformazione.
D. C’è davvero un cambiamento d’interesse da parte dei clienti su questo argomento?
R. Attraverso le indagini periodiche di customer satisfaction effettuate sui clienti, rivendite comprese, negli ultimi anni abbiamo notato un cambiamento di interesse intorno al tema della sostenibilità. Però oggi è arrivato il momento di mettersi in gioco e di fare un passo avanti. Quindi, lo sforzo che ci stiamo ponendo con il lancio della gamma eco.build, è molto ambizioso. Ci potranno essere delle difficoltà alle quali andremo incontro, ma come azienda leader abbiamo il dovere di essere attori in prima persona e di anticipare il mercato.
D. Quali sono le caratteristiche della gamma di prodotti sostenibili eco.build?
R. La gamma eco.build è a disposizione delle rivendite, delle imprese e dei progettisti con l’obiettivo di ridurre la CO2. Nasce da un percorso che parte dalla produzione di cemento dall’utilizzo di materiali di recupero in sostituzione delle materie prime naturali provenienti dalle attività estrattive, cioè cave e miniere, come calcare, argilla e marna. Italcementi ha diviso in tre livelli misurabili il contributo alla riduzione della CO2: contenuto di clinker, il semilavorato che una volta macinato diventa cemento;
il contenuto di materie prime seconde provenienti da altri cicli produttivi, le performance ambientale di prodotto, mantenendo la qualità e la sicurezza di sempre e a costi competitivi.
D. Che cosa sta facendo Italcementi per il segmento delle rivendite sul fronte della sostenibilità?
R. La gamma eco.build è veicolata anche attraverso i sacchi nelle rivendite. Poi, già da tempo, abbiamo messo in atto una serie di iniziative che vanno ad arricchire il nostro impegno verso la sostenibilità. Per esempio, favoriamo l’acquisto di cemento da parte delle rivendite a chilometro zero grazie alla nostra rete di distribuzione diffusa in tutta Italia. In questo modo rendiamo più bassa l'incidenza dei trasporti di cemento verso le rivendite e contribuiamo al contenimento delle emissioni di CO2. Un’altra iniziativa riguarda i bancali in legno, a volte un po’ trascurati. Italcementi favorisce la restituzione dei bancali riconoscendo alle rivendite un rimborso costi, questo ci consente di acquistare meno pallet e quindi di favorire il recupero di una risorsa naturale.
D. Dire che un’impresa rispetta l’ambiente non basta. Occorre dimostrarlo con le certificazioni. Quali sono le certificazioni per i vostri prodotti?
R. Per Italcementi la sostenibilità parte dal controllo di qualità che viene fatto sui cementi e sui calcestruzzi durante la fase di produzione e passa anche attraverso la certificazione. Diversi impianti di produzione del cemento e del calcestruzzo sono certificati Csc, lo standard internazionale del Concrete Sustainability Council. Certificano il processo di approvvigionamento responsabile su tutta la filiera di produzione secondo i principi base della sostenibilità e nel rispetto di cinque categorie di crediti: pre-requisiti, gestione, sostenibilità ambientale, sostenibilità sociale e sostenibilità economica. L’obiettivo, anche per chi compra i nostri sacchi, è validare l’intera filiera di processo, dal trasporto al riciclo delle materie prime. Il tutto nel segno della massima trasparenza per garantire prodotti performanti e filiere sicure, responsabili. Oltre agli impianti, mettiamo a disposizione oltre 40 prodotti, molti dei quali disponibili presso le rivendite, dotati di Epd (Environmental Product Declaration, cioè Dichiarazione Ambientale di Prodotto), un documento che rendiconta i potenziali impatti ambientali associati alla realizzazione di un prodotto/servizio, lungo tutto il suo ciclo di vita, mediante l’applicazione della metodologia Lca (Life Cycle Assessment). Un certificato di garanzia della misura della sostenibilità dell’opera finale e a vantaggio dei nostri clienti, dei progettisti e di tutti noi.
D. Ma una certificazione Epd è davvero un valore aggiunto compreso dai distributori?
R. Oggi tutti si dicono green, sostenibili, innovativi. Le certificazioni Epd, invece, misurano realmente la sostenibilità di un prodotto perché si basano su standard internazionali riconosciuti e oggettivi, e quindi sono un elemento di serietà e di trasparenza per chi opera nel nostro settore. In questi mesi abbiamo formato la nostra rete commerciale sui valori e gli strumenti della sostenibilità proprio perché spieghino ai clienti, rivendite comprese, l’importanza di questo approccio.
D. Quali sono i vantaggi, per un rivenditore, nel privilegiare prodotti sostenibili?
R. Un rivenditore deve vendere al cliente finale, quindi ha interesse
nel proporre prodotti di qualità e realmente sostenibili e in questo senso abbiamo riscontrato un forte interesse da parte delle imprese e dei progettisti, cioè delle persone che si rivolgono alle rivendite.
D. Difendere l’ambiente significa anche rispettare il ciclo naturale dell’acqua e l’invarianza idraulica, tema oggi di cui si parla molto. Qual è la vostra proposta?
R. Su questo fronte mettiamo a disposizione, sia nella versione sacco disponibile in rivendita che nella versione sfuso, i.idro Drain, un calcestruzzo progettato per garantire il rispetto del ciclo naturale dell’acqua, l’invarianza idraulica e la capacità drenante anche in condizioni di precipitazioni estreme, garantendo al tempo stesso un aiuto nel mitigare l’isola di calore tramite una temperatura superficiale ridotta rispetto, per esempio, all’asfalto di circa il 20% nelle giornate più calde. È particolarmente apprezzato dalle amministrazioni comunali e dai progettisti proprio per queste sue caratteristiche. Per esempio, solo nel milanese, durante il 2021, sono stati posati più di 20 mila metri quadrati di questo materiale che, anche grazie alla particolare porosità, è in grado di assorbire CO2 molto più rapidamente di un normale calcestruzzo.
D. Avete in mente delle iniziative di marketing per sottolineare i vantaggi dei prodotti certificati?
R. Quest’anno abbiamo deciso di offrire la possibilità ai nostri clienti di acquisire punti extra sull’acquisto di prodotti della gamma eco.build, all’interno del programma di incentivi Prendi il sacco, che facciamo da alcuni anni. Partirà in aprile, specificatamente rivolta alle rivendite. Più prodotti sostenibili si comprano, più punti si ottengono per scegliere poi i premi che il programma di loyalty mette a disposizione. Poi abbiamo in mente diverse iniziative di promozione e di comunicazioni: dal blog Italcementi che raccoglie testimonianze di chi utilizza in nostri prodotti della gamma eco.build, al podcast Pietra Fusa che racconta le storie di chi opera lungo la filiera della sostenibilità, da iniziative di promozione sia nel segmento del cemento sfuso sia nel segmento delle rivendite, a momenti di formazione dedicata alla sostenibilità in giro per l’Italia presso i nostri clienti.
D. Le stime prevedono anche per quest’anno un incremento per gli investimenti in costruzioni. Conferma?
R. Le analisi e le previsioni svolte dai principali centri studi sono concordi nel confermare anche per quest’anno il percorso di crescita intrapreso dal settore delle costruzioni in seguito allo shock pandemico, salvo quello che potrà succedere in conseguenza della guerra in Ucraina, che rende ancora più difficile ogni previsione. Relativamente ai comparti, l’aspettativa è riposta su un andamento trainante di manutenzione residenziale e opere pubbliche grazie rispettivamente alla misura del superbonus 110% e agli ingenti investimenti movimentati dal Pnrr. Va comunque precisato che più di dieci anni di grave crisi settoriale hanno ridotto significativamente i livelli di investimenti in costruzioni e che, nonostante le ottime performance registrate negli ultimi mesi, rimaniamo ancora lontani dai livelli pre-crisi economica.
D. Il mercato però è stretto nella morsa del costo dell’energia. Quanto incide?
R. Sicuramente, data la caratteristica energivora del settore, l’aumento dell’energia sta comprimendo la marginalità delle imprese mettendo a rischio la convenienza di produrre per quelle meno strutturate. Se a questa sommiamo le difficoltà di approvvigionamento di materie prime e beni intermedi, la scarsità di molti materiali, come i ponteggi in acciaio, la carenza di manodopera specializzata i rischi di raffreddamento dell’attività diventano concreti.
D. Italcementi crede nel futuro della distribuzione edilizia?
R. Italcementi crede nella filiera della distribuzione e quello che abbiamo fatto di concreto negli ultimi anni lo dimostra: abbiamo migliorato la nostra rete logistica con 22 depositi, abbiamo allargato la gamma prodotti, migliorato le confezioni sacco e le grafiche, abbiamo pianificato la nostra presenza a eventi e fiere e iniziative di co-marketing, covid permettendo, con diverse rivendite.
D. Il Pnrr avrà un impatto positivo?
R. Secondo le stime elaborate da Ance, il piano prevede una allocazione di circa 110 miliardi di euro di investimenti di interesse per il settore. Per evitare di perdere questa eccezionale opportunità è necessario velocizzare le procedure burocratiche degli enti territoriali: il rischio è che ritardi nelle fasi autorizzative e nella cantierizzazione dei lavori programmati possano portare alla cancellazione dei fondi, poiché il piano prevede meccanismi stringenti per la realizzazione degli investimenti.
D. Quindi, al momento Edilmelzi com’è composta?
R. Da tre magazzini con due ragioni sociali diverse: la Edilmelzi Concorezzo e la Edilmelzi Gorgonzola con due magazzini, uno a Gorgonzola e l’altro a Caleppio di Settala. In totale siamo 18 dipendenti.
D. Dal 1984 a oggi come si è evoluto il rapporto con Italcementi?
R. Siamo clienti di Italcementi da 38 anni e non abbiamo mai avuto problemi. Oltre a essere un’azienda primaria con prodotti di qualità, Italcementi fornisce anche un ottimo servizio. Si può caricare dalla mattina alla sera tardi, a orario continuato, e la vicinanza della loro sede ci permette anche di ridurre i costi di trasporto che, su un materiale pesante come il cemento, hanno un incidenza non da poco.
D. E per quanto riguarda i prodotti premiscelati?
R. Il cemento è un prodotto che non può mai mancare nei magazzini edili. Tuttavia, è un dato di fatto che se ne venda meno rispetto a 30 anni fa. Probabilmente questo è dovuto alla maggiore diffusione di prodotti tecnici a più alto valore aggiunto. Una volta con calce, cemento e sabbia si faceva di tutto, oggi sta cambiando la tipologia di vendita dei materiali, anche perché c’è una minore preparazione delle maestranze, che richiedono prodotti sempre più mirati per utilizzi
L’area esterna
COSÌ IL MARKETING PROMUOVE IL CEMENTO SOSTENIBILE
«Noi produttori dobbiamo lavorare per promuovere i nuovi prodotti sostenibili affinché sia lo stesso architetto o progettista a chiederli direttamente al rivenditore», spiega Davide Piovanelli (nella foto), commerciale Italcementi, responsabile delle province di Milano e Novara.
Domanda. C’è sempre più attenzione all’ambiente: che cosa comporta per Italcementi questa nuova sensibilità?
Risposta. Quello della transizione ecologica è un cambiamento epocale. Proprio per rispondere alla nuova sfida della sostenibilità, Italcementi ha presentato eco.build, la nuova linea di cementi e calcestruzzi sostenibili e di qualità, studiati con l’obiettivo di ridurre la CO2 e dare vita a un’economia circolare. Chiaramente quella di Italcementi è una produzione energivora, ma l’azienda sta lavorando per spingere prodotti alternativi con contenuto di materiale riciclato o a basso tenore di clinker, per riuscire a fornire prodotti certificati, in grado di ridurre le emissioni nell’ambiente. Mai come negli ultimi anni l’attenzione all’ambiente è primaria.
D. Questa attenzione alla sostenibilità e a prodotti a più basso impatto ambientale è diffusa anche tra i rivenditori edili?
R. Siamo ancora all’inizio. Si sta diffondendo la tendenza a dare valore alla progettazione sostenibile, a basso impatto ambientale. Noi produttori dobbiamo lavorare per promuovere questi nuovi prodotti affinché sia lo stesso architetto o progettista a chiederli direttamente al rivenditore.
D. Il mercato si sta orientando sempre di più sui premiscelati?
R. Assolutamente sì, in particolar modo nella zona di Milano, anche per una questione di spazio: per ogni bancale di cemento in rivendita, ne entrebbero otto di prodotti tecnici. Poi la qualità è standard, mentre per i premiscelati ogni sacchetto è certificato.
D. Anche le confezioni di cemento stanno cambiando: come?
R. Per un discorso di movimentazione e sicurezza si è passati dai 50 ai 25 chili. Poi Italcementi ha ridisegnato il packaging dei propri sacchi per migliorarne visibilità ed efficacia comunicativa, facilitando il lavoro degli operatori ed evitare errori, in rivendita come in cantiere. La grafica è stata ridisegnata per rendere più visibile il colore che identifica il prodotto e la classe di resistenza. Inoltre è stata data grande visibilità ai componenti chimici e alla data di confezionamento che è un elemento fondamentale. Ci sono poi indicazioni sul corretto utilizzo e smaltimento.
D. Quali sono i criteri che hanno guidato la scelta grafica?
R. A livello cromatico colori sempre più brillanti, quasi un alert a livello visivo, per i cementi tecnici con applicazioni speciali. E poi i numeri delle classi di resistenza, a prova di errore.
D. Sui sacchi compare anche il logo dei social: è un segno dei tempi?
R. Assolutamente sì. Un passo successivo potrebbe essere l’inserimento di un barcode per agevolare i magazzini di nuova generazione.
D. Com’è strutturata l’offerta Italcementi per i rivenditori di materiali per edilizia?
R. Il cemento è un prodotto che in un modo o nell’altro deve essere sempre presente in rivendita. Italcementi ha incrementato la propria offerta per rispondere alle varie esigenze del mercato, introducendo numerosi prodotti tecnici ad alto valore aggiunto. Non siamo più solo produttori di materia prima, ma fornitori di soluzioni e anticipatori di tendenze. Al rivenditore è invece richiesta più cultura nei confronti dei prodotti, non solo del cemento.
D. Avete previsto delle promozioni?
R. Italcementi mette a punto tutti gli anni una serie di iniziative per i propri rivenditori. Come «Prendi il sacco», programma che mira a premiare le rivendite clienti in base a un sistema a punti sugli acquisti. Il cliente guadagna punti in base agli obiettivi raggiunti nella vendita di determinati tipi di prodotto, come ad esempio i cementi rapidi, i cementi bianchi, i calcestruzzi drenanti, e può accedere a un catalogo di premi. Parallelamente Italcementi ha attivato una promozione speciale anche per i clienti dello «sfuso» che comprano i nostri prodotti della gamma eco.build.
La sala mostra dedicata a ceramiche e rivestimenti
specifici. Il fatto che il mercato sia orientando sempre di più sui prodotti premiscelati, non credo che rappresenti un problema per Italcementi, in quanto il loro cemento è alla base di moltissimi prodotti, tra cui proprio i premiscelati.
D. Dal 2020 al 2021 avete registrato un incremento di fatturato?
R. Sì, nell’ordine del 20%.
D. Quanto hanno influito bonus e superbonus su questo incremento?
R. Sinceramente fin dall’inizio sono stato un po’ scettico nei confronti del superbonus, infatti abbiamo deciso di non applicare sconti in fattura. Sicuramente bonus e superbonus hanno portato un incremento notevole per l’edilizia, soprattutto per gli isolanti. Tutti i prodotti legati ai bonus hanno avuto un incremento notevole, con tutti i pro e contro. Vedremo cosa succederà nei prossimi anni.
D. Come state gestendo l’attuale momento del mercato dove i prezzi sono alle stelle e c’è scarsità di materiali?
R. Quando abbiamo visto che i materiali cominciavano a scarseggiare, abbiamo fatto un minimo di programmazione per riuscire a soddisfare i nostri clienti fidelizzati. Il materiale in esubero rimane in magazzino. Non andiamo a cercare altre aziende per i materiali, perché non ne abbiamo bisogno.
D. Quali sono i principali prodotti a magazzino?
R. A parte i vari cementi, collanti, malte, abbiamo tutto quello che riguarda l’edilizia pesante, oltre alle ceramiche. Ritengo di avere
Lo showroom Edilmelzi un’offerta abbastanza completa. Il nostro magazzino di Concorezzo è il nostro punto di forza, è quello più grande, che fa anche un po’ da logistica per gli altri due punti vendita.
D. Quale tipologia di clienti servite?
R. Al 90% imprese edili di piccola e media dimensione. Il restante 10% privati, ma principalmente per la parte di showroom.
D. Quali servizi offrite ai vostri clienti?
R. Tutti i servizi legati al magazzino, compreso il trasporto. Abbiamo anche un parco di macchine movimento terra, che trattiamo anche con servizio di noleggio a caldo. Infine, possediamo un impianto di frantumazione, autorizzato dalla Provincia di Monza-Brianza, per il recupero delle macerie e smaltimento dei rifiuti inerti.
D. Quando avete implementato quest’ultima attività e come si svolge?
R. Nel 2005 abbiamo ottenuto l’autorizzazione della provincia di Milano, ora Monza-Brianza, per aprire un impianto di recupero di inerti e macerie. A 300 metri dal magazzino di Concorezzo abbiamo così realizzato un edificio industriale da 1.500 metri quadrati, con un’area di stoccaggio esterna da 10 mila metri quadrati, adibito a impianto di frantumazione. Nell’area di stoccaggio confluisce l’inerte proveniente da attività di costruzione, demolizioni e scavi, mentre nell’impianto si procede con la lavorazione, che consiste nella riduzione granulometrica del calcestruzzo, che viene separato dai ferri e tutti gli altri materiali non inerti. Il materiale viene poi analizzato e restituito come prodotto recuperato, da riutilizzare per la formazione di sottofondi stradali, riempimenti di infrastrutture, sottofondi di piazzali. È un servizio al cliente che genera un risparmio sia in termini di costi, che di impatto ambientale, nel rispetto dei principi dell’economia circolare.
Allestimento caminetti. Sopra, un’area dello showroom dedicata al bagno
Esposizione porte. Sotto, l’area dedicata alla rubinetteria
D. C’è maggiore sensibilità verso prodotti green?
R. Le aziende produttrici, come ad esempio Italcementi, stanno facendo da apripista e questa sensibilità sta aumentando, sicuramente tra i clienti privati e gli architetti. Non ancora così tanto tra le imprese edili, il nostro principale target di riferimento. Cerchiamo anche noi di fare la nostra parte. Con l’impianto di frantumazione, vogliamo mettere in pratica un concetto di economia circolare, dove il materiale finito viene recuperato come inerte per tornare a essere calcestruzzo. Ma anche con i magazzini dove, per una maggiore efficienza energetica, abbiamo installato impianti fotovoltaici da 15 kw per i consumi giornalieri di energia elettrica, mentre per il riscaldamento abbiamo optato per impianti a pellet.
D. In qualità di rivendita di materiali edili, qual è la vostra principale preoccupazione per il futuro?
R. Non ci sono particolari preoccupazioni. Il rincaro delle materie prime c’è e si sente, anche se c’è sempre modo di ribaltare i costi sul cliente finale. Sul discorso del caro energia ci siamo attrezzati per tempo. Non abbiamo grosse esposizioni, siamo molto attenti sul discorso dei pagamenti, quindi siamo molto tranquilli.
D. Quali sono i prossimi passi?
R. Al momento non abbiamo intenzione di aprire nuovi punti vendita, ma stiamo lavorando a nuovi investimenti con la società immobiliare di cui siamo proprietari, che si occupa di edifici industriali e commerciali. Per adesso il nostro futuro è lì.