Panoramica Latinoamericana II - 2006

ANORAMIC P A

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latinoamericana Edizione Italiana — II - 2006

Attualità: IV Vertice UE-ALC Dossier: Business Summit FOCUS: Novel Novel foods FOCUS: foods Con il patrocinio del Ministero delle Attività Produttive, Area Internazionalizzazione

SOMMARIO

Editoriale

Editoriale

BBIAMO DEDICATO QUESTO NUMERO AL VERTICE DI VIENNA. Vienna, bella città dove si incontreranno i presidenti e capi di Governo dell'Unione europea ed America Latina per realizzare il IV vertice UE-ALC. L’attenzione posta dalla nostra Rivista vuole essere una piccola dimostrazione delle speranze che poniamo in questo incontro, dal quale ci attendiamo qualcosa più di un dialogo. Ci siamo proposti il compito di diffondere conoscenze legate al commercio e agli investimenti internazionali, a beneficio dell'America Latina, c’è poco di ALC in Europa, si deve seriamente conoscere molto di più di questa realtà.

In questo senso un gesto costruttivo è stato realizzato dalla Cooperazione allo Sviluppo di Vienna, che lavora da più di un anno con incontri, seminari, tavoli di lavoro, avvicinando latinoamericani ed europei, perché insieme trovino possibili soluzioni a problemi. È cosi che alla fine di aprile a Vienna si è realizzato il seminario conclusivo dei lavori preparatori, iniziati nel Marzo 2004. Nel serio clima di responsabilità di chi sta apportando un cambiamento ad un evento di importanza trascendente, un’interessante società civile è stata convocata dall’Istituto Austriaco per l’America Latina, del quale è stata Direttrice l’oggi commissario Benita Ferrero-Waldner. Questo progetto, conosciuto come Real 2006, è stato l’apporto austriaco al vertice tra l’Unione Europea e l’America Latina. Tre giorni, che hanno avuto come sede principale l’Accademia Diplomatica. Accademici e società civile di entrambe le regioni hanno discusso 5 temi principali: integrazione regionale nelle Americhe, coesione sociale, prospettive nelle relazioni UE-ALC, nuove forme di trasformazione di conflitti, teatro forum. Inoltre è stata realizzata una tavola rotonda sul lavoro dei procuratori dei diritti umani e difensori del popolo in AL e nell’ UE ed un tavolo di esperti sullo Spazio di educazione comune superiore alla quale ho avuto l’onore di partecipare. Senza dubbio la formazione superiore, la conoscenza, sarà ciò che permetterà all’ALC di stare al passo con i cambiamenti e costruire uno sviluppo che risponda alla sua ricchezza e necessità. La relazione finale è stata consegnata al vertice UE-ALC. Non possiamo, tuttavia, lasciare da parte il fatto che la regione latinoamericana sta attraversando un momento critico nei processi di integrazione. Di cosa ha bisogno? Di più Europa? Di più di quella Europa pragmatica che ha sofferto la guerra ed è riuscita in 50 anni a cambiare il suo destino? Deve credere in se stessa?

D’altra parte, l’Unione europea sta recuperando l’equilibrio dopo l’ultimo allargamento e sta cercando una soluzione alla mancata ratifica della Costituzione europea.

Nonostante tutto ciò si realizzerà il IV vertice.

Che cosa unisce queste due regioni? Un obbligo morale? Interessi economici? I vincoli storici e culturali tanto ricordati? Strategie internazionali? Tutto ciò è forse qualcosa più, la cosa certa è che l’ 11-13 maggio si realizzerà l'IV vertice di Presidenti e Capi di Governo delle due regioni a Vienna.

In parallelo al vertice e per la prima volta, si realizzerà il I Forum Imprenditoriale UEALC, un’ iniziativa che vuole dare un proprio apporto a queste relazioni. Per l’Austria l’ALC è un'importante regione imprenditoriale, il cui potenziale è ogni volta più riconosciuto dalle imprese austriache. Secondo i dati del commercio esterno austriaco a livello mondiale, la quota dell’ America Latina è stata dello 0,95% nel terzo trimestre di 2005, una cifra leggermente migliore che quella dello stesso periodo del 2004, 0,76%.

Il Brasile è il mercato di esportazione più importante per l’Austria, seguito dal Messico.

Dal 2004, l'Argentina occupa la terza posizione. L’Austria considera che in un prossimo futuro si verificheranno eccellenti opportunità commerciali per le sue imprese in ALC, nel contesto di importanti progetti di infrastrutture. Quasi tutti i paesi dell’ALC hanno, infatti, in programma di realizzare investimenti significativi in infrastrutture, strade, energia (somministrazione elettrica), gasdotti, così come nel settore della sanità.

Al Business Forum saranno presenti tra i conferenzieri e i pannellisti, presidenti di consigli di amministrazione ed alti dirigenti di diversi settori imprenditoriali dinamici.

La promozione delle relazioni commerciali bilaterali, gli investimenti diretti e le opportunità commerciali tra le due regioni costituiscono l'obiettivo primordiale di questo incontro. L’eredità, il lascito austriaco in Lombardia lo troviamo soprattutto nel senso dell’amministrazione della cosa pubblica, auspichiamo che lo sforzo dell’Austria in questo vertice possa dare inizio ad una nuova tappa di lavoro insieme.

Ci vediamo a Lima nel 2008.

A

Cordialmente,

Isabel Recavarren Distribuzione Contattare il CEFIAL scrivendo a: revista@cefial.org oppure visitando il sito www.cefial.org

PANORAMICA Latinoamericana est membre d’Union des Editeurs de la Presse Périodique

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DALL’ITALIA Lo sviluppo delle relazioni con l’America Latina oggi ATTUALITÀ Un’associazione al di là della retorica Agevolare investimenti e scambi tra UE e ALC Verso una vera associazione strategica DOSSIER Perché il business summit?

Opportunità di sviluppo e crescita economica Impresa, ricerca e innovazione Turismo e sviluppo: una relazione complessa VI conferenza mondiale Infopoverty 2006 INTEGRAZIONE Intervista a Guido Mantega Intervista a Enrique Garcia L’IPR, Investment Policy Review, della Colombia RAPPORTI UE-AL Il segreto nascosto della regione andina I nuovi prodotti e ingredienti alimentari Alimenti esotici tradizionali Novel foods e biodiversità tradizionale

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TURISMO CULTURALE Vienna: capitale dell’Unione Europea e dell’America Latina

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CULTURA Highlight dell’Anno di Mozart 2006 a Vienna

Edizione Italiana — N° II 2006 Direttore: Isabel Recavarren Malpartida isabel.recavarren@cefial.org Vicedirettore: Luz Stella García Ocampo.

Comitato di Redazione: CEFIAL - SEDIF Impostazione Grafica: Nino Petriliggieri & Sedif asbl Fotografie: fornite dagli autori Foto di Copertina: Haas House © WienTourismus /Claudio Alessandri Regia Pubblicitaria: revista@cefial.org Stampa: Intergrafica Verona s.r.l.

Traduzioni: servizi Cefial sotto la direzione di Giancarlo Salvatore Registrazione al Tribunale di Milano n. 351 del 9 maggio 2005 Sito web www.cefial.org Gli articoli pubblicati su PANORAMICA latinoamericana sono sotto la responsabilità degli autori e non impegnano in alcun modo la redazione.

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PanAL Dall’Italia UN’OPPORTUNITÀ DA NON MANCARE.

LO SVILUPPO DELLE RELAZIONI CON L’AMERICA LATINA OGGI di Roberto Formigoni Presidente Regione Lombardia

ono molto lieto di essere ospitato sulle pagine di questa interessante rivista, poiché ciò mi consente di esporre alcune considerazioni sullo sviluppo delle relazioni tra il nostro Paese – e tutto il contesto europeo – ed i paesi dell’America Latina.

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Questa occasione, infatti, mi dà l’opportunità di sottolineare innanzitutto che ancora oggi, purtroppo, l’interesse verso quest’ampia e rilevante regione mondiale non è stato adeguatamente percepito e sviluppato.

La situazione nella quale versiamo attualmente è senza dubbio figlia anche di una serie di circostanze storiche che hanno contribuito – soprattutto nella seconda metà del secolo scorso – a marginalizzare l’intera area agli occhi dei popoli del vecchio continente. La fine della Guerra fredda e l’avvento della globalizzazione avrebbero dovuto rilanciare con forza il peso dell’America Latina e, di conseguenza, il suo ruolo all’interno del nuovo scenario mondiale. L’attesa “riscossa” invece non è avvenuta, o perlomeno non ha assunto le dimensioni che ci si poteva legittimamente aspettare.

Oggi la tendenza si sta gradualmente invertendo e l’attenzione verso i paesi di questa ragione sta aumentando con sempre maggiore evidenza: le evoluzioni politiche, economiche e sociali che caratterizzano l’attualità latinoamericana sono seguite da vicino dagli osservatori nostrani, i quali hanno iniziato a comprendere quanto tali dinamiche possano influire sulla nostra stessa quotidianità. Oggi dunque ci accorgiamo che forse noi europei abbiamo trascurato per troppo tempo l’intera area.Ma non è troppo tardi per ripartire!

Sono persuaso, infatti, che ci siano ancora tutte le premesse per incrementare la conoscenza e l’integrazione reciproca dei nostri territori, partendo dalla consapevolezza dei vincoli storici ed identitari che ci legano, oltre che degli interessi economici e politici comuni. Vogliamo rafforzare il rapporto preferenziale con l’America latina innanzitutto perché è latina come noi: perché parla spagnolo e portoghese, perché milioni di latinoamericani sono carne

della nostra carne, sangue del nostro sangue, sono nostri discendenti e noi loro fratelli. È questa vera e propria opzione culturale – che riconosce la cultura latina come portatrice di valori che contribuiscono non solo al bene di una certa identità culturale ma anche a quella di tutti – che prepara il terreno a scelte politiche ed economiche davvero costruttive.

E’ a partire da questa considerazione che il Governo regionale lombardo ha cercato di sviluppare costantemente i rapporti con i partner latinoamericani attraverso una serie di manifestazioni ed iniziative che mirano segnatamente ad incrementare i punti di contatto e gli scambi umani, intellettuali e commerciali.

Nel corso di questi anni si sono pertanto sviluppate molte missioni istituzionali, le quali hanno dato vita a Protocolli d’Intesa, Accordi bilaterali, progetti di cooperazione ma, soprattutto, hanno creato le premesse per un più stretto rapporto tra le imprese nate sulle due sponde dell’oceano. La Lombardia ha voluto anche promuovere le realtà latinoamericane direttamente sul proprio territorio, ospitando la 44ª Assemblea Annuale della BID e le prime due edizioni della Conferenza Nazionale sull’America Latina.

Le iniziative proposte e realizzate (che comprendono tra le tante anche gemellaggi tra ospedali, progetti di capacity building nei confronti delle amministrazioni politiche locali, iniziative di cooperazione economica ed allo sviluppo) hanno senza dubbio contribuito a rafforzare i rapporti ed ad indicare nuove strade da percorrere.

Esse vanno nella direzione di una sempre maggiore integrazione tra i nostri territori e tra le persone che quotidianamente ci vivono, lavorano, si spostano.

Sono convinto, infatti, che oggi l’integrazione tra società diverse si sviluppi sempre di più attraverso una maggiore capacità di comunicazione intellettuale, umana ed economica tra sistemi territoriali, entità che rappresentano nel contesto odierno lo snodo imprescindibile tra locale e

globale. Per questa ragione occorre valorizzare adeguatamente i rapporti tra istituzioni territoriali non statali – come ad esempio le regioni, ma non solo – perché esse possono rintracciare più agilmente di altri soggetti sovrani o sovranazionali le esigenze comuni che si sviluppano in ragione delle similarità di sistema.

Questa strada, però, non va intesa in senso alternativo a quella dell’integrazione tra le organizzazioni o le associazioni regionali (come l’Unione Europea ed il Mercosur): bisogna rafforzare il ruolo dei negoziati tra tali soggetti che – come affermava Pocar proprio dalle pagine di questa rivista – sono preferibili nel lungo periodo alle negoziazioni bilaterali tra stati (limitate, per forza di cose, ad una prospettiva di più stretto raggio).

Queste sono dunque le ragioni per le quali ritengo il rapporto con il contesto latinoamericano decisamente fondamentale per il continente europeo, un’opportunità che non può e non dev’essere mancata.

Non si tratta, infatti, solo di incrementare rapporti economici o rafforzare partnership imprenditoriali: attraverso questo lavoro – questo confronto continuo che arricchisce entrambi i nostri territori – noi diamo un contributo fondamentale anche al rafforzamento del tessuto sociale e civile sudamericano, aiutando a far scaturire quel protagonismo umano e personale che rappresenta la più forte spinta al consolidamento delle giovani democrazie latino-americane, garanzia di uno sviluppo condiviso per i popoli di questo subcontinente interamente latino ma anche del nostro.

Attualità

PanAL

LE RELAZIONI AMERICA LATINA - UNIONE EUROPEA

UN’ASSOCIAZIONE AL DI LÀ DELLA RETORICA di Javier Pérez de Cuellar Ambasciatore, già segretario generale delle Nazioni Unite

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smo per la promozione della pace e della sicurezza internazionale; il rispetto del diritto internazionale e la promozione dell’integrazione come elemento fondante del loro sviluppo.

I vertici precedenti - realizzati a Rio de Janeiro nel 1999, a Madrid nel 2002 e a Guadalajara nel 2004 - hanno contribuito a gettare le basi e a stabilire l’agenda per conseguire l’obiettivo condiviso di un’Associazione Strategica Biregionale. È la prima volta che il Vertice si riunisce in un paese non iberico o latinoamericano. Spetta ora a Vienna dare un contenuto concreto a tale associazione, affinché rifletta i valori comuni e i grandi punti d’incontro politici esistenti tra l’America Latina e l’Europa.

Effettivamente è difficile trovare nel mondo un’altra regione, nei confronti della quale esistano tante ragioni per costruire una solida alleanza, stante la storia e la cultura che l’accomuna all’Europa. L’America Latina e l’Europa condividono una visione comune, che rappresenta un vantaggio comparato attraverso cui dovremmo andare oltre la retorica e concordare misure concrete, destinate a rafforzare il dialogo politico, a consolidare relazioni economico-commerciali privilegiate e ad approfondire la cooperazione a livello biregionale per incrementare la coesione sociale e la competitività.

l IV Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea e dell’America Latina e i Caraibi, che si terrà a Vienna il 12 e il 13 maggio, rappresenta un’opportunità chiave per il futuro delle relazioni tra le due regioni.

Il Vertice di Vienna si svolge in un contesto particolare, che apre delle finestre d’opportunità ma pone anche grandi sfide. Questo deve, inoltre, superare una concezione poco ottimista del futuro delle relazioni biregionali, che vuole che l’America Latina stia gradualmente perdendo peso e importanza per l’Europa. L’associazione privilegiata dell’Unione Europea con i suoi vicini più immediati, i risultati dei referendum sulla Costituzione Europea in Francia e i Paesi Bassi e il recente processo di allargamento, oltre alle difficoltà incontrate dal Round di Doha dell’OMC, sono alcuni dei fattori che possono aver contribuito a rafforzare questa percezione.

Tutto ciò, nonostante l’Europa sia e resti, per la regione latinoamericana, la principale fonte di investimenti, il secondo partner commerciale e il principale cooperante.

Uno dei valori più importanti è la democrazia e la difesa dello stato di diritto. Più di venti anni fa la democrazia non era un valore consolidato nella nostra regione. Al contrario, imperavano regimi che non erano emersi per volontà popolare e avevano al loro attivo gravi violazioni dei diritti umani e della libertà di stampa e di espressione. Oggi la regione latinoamericana può esibire con orgoglio un circolo virtuoso di elezioni e transizioni democratiche senza precedenti nella sua storia recente.

Ma la democrazia non si esaurisce in processi elettorali: è necessario consolidarla esercitando il potere in maniera democratica, rispettando i diritti umani, dialogando con l’opposizione, mantenendo un delicato equilibrio di poteri e rafforzando le istituzioni. Questa è la parte più difficile.

L’America Latina e l’Europa condividono valori fondamentali come la democrazia rappresentativa; la difesa dello stato di diritto; la tutela dei diritti umani e le libertà fondamentali; lo sviluppo e la lotta contro la povertà e l’emarginazione sociale; la lotta al terrorismo; il sostegno al multilaterali-

La palese disuguaglianza sociale nella nostra regione è un altro grave problema. Lo sviluppo risulta impraticabile se il 45% della popolazione vive in condizioni di miseria o con livelli di spesa sociale per abitante, in sanità, istruzione e abitazioni, molto inferiori alla media mondiale. Questa si-

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il Vertice di Vienna apre delle finestre d’opportunità ma pone anche grandi sfide

”

tuazione colpisce direttamente non solo l’efficacia economica, ma anche la governabilità democratica. Il volto sociale che l’America Latina presenta non può restare immutato.

La responsabilità maggiore, nel superare queste grandi sfide, ricade sui governi della nostra regione. Tuttavia, anche l’Unione Europea – in quanto parte della comunità democratica di nazioni – ha l’importante responsabilità di aiutare l’America Latina a consolidare i suoi apparati istituzionali e la sua democrazia, insieme a migliorare il benessere della sua popolazione.

Ben oltre la retorica delle dichiarazioni, è fondamentale che il Vertice di Vienna fornisca un contributo sostanziale: ad esempio, l’avvio di negoziati aventi l’obiettivo di concretizzare Accordi di Associazione dell’UE con la Comunità Andina e l’America Centrale, che includano un’apertura reale dei mercati ai nostri prodotti, rafforzando il commercio come strumento di lotta contro la povertà. È altrettanto necessario che sia messa a punto una cooperazione rafforzata, orientata al consolidamento delle nostre istituzioni, alla promozione della coesione sociale, alla lotta contro il narcotraffico, alla difesa dell’ambiente e alla tutela dei diritti umani dei nostri migranti.

In questo modo si potrà rivalorizzare l’America Latina in Europa e raggiungere una vera associazione strategica biregionale, che è l’obiettivo comune che tutti ci prefiggiamo.

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PanAL Attualità

AGEVOLARE INVESTIMENTI E SCAMBI TRA UE E ALC di Benita Ferrero-Waldner Commissario per le Relazioni esterne e la politica europea di vicinato

indubbio che il quarto vertice UE-America latina e Caraibi,che si terrà a Vienna il 12 maggio,rappresenta un’occasione cruciale per il futuro del partenariato strategico tra le due grandi regioni.

L’agenda biregionale del vertice comprende un ventaglio di questioni più ampio, e da trattare in modo più approfondito, rispetto agli incontri precedenti: l’obiettivo è consolidare le relazioni tra l'Unione, l'America latina e i Caraibi in qualità di partner naturali sullo scenario mondiale, anche se rafforzare un partenariato tanto ambizioso richiederà un rinnovato slancio e impegno da entrambe le parti.

Mentre l’agenda UE-ALC è sempre più incentrata su tutta una serie di tematiche ad ampio raggio, gli attuali risultati positivi del partenariato poggiano sulle solide fondamenta degli scambi e degli investimenti dell’UE nella regione ALC. In questo breve articolo mi propongo di spiegare perché l'esigenza di creare e preservare un clima propizio al commercio e agli investimenti europei nella regione resta per la Commissione europea una delle priorità fondamentali del vertice di Vienna.

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Per l'ALC l'UE rappresenta il secondo partner commerciale, la seconda fonte principale di investimenti esteri diretti e il maggiore donatore di aiuti. Nel 2004 le importazioni nell’Unione provenienti da America latina e Caraibi ammontavano in totale a 63,1 miliardi di EUR, mentre le sue esportazioni verso il subcontinente ammontavano a 55,4 miliardi di EUR. Nello stesso anno l’insieme di attività e passività dell'Unione nella regione ALC era stimato a 289,5 miliardi di EUR. Negli ultimi venti anni le imprese europee hanno realizzato ingenti investimenti in America latina, segnatamente nei settori strategici in cui l’eccellenza europea dà il meglio di sé: tecnologie informatiche e della comunicazione, industrie aerospaziale e automobilistica, ingegneria e progettazione tecnica, lavorazione dei metalli, energia, ambiente, infrastrutture e trasporti. La presenza di imprese europee in America latina è fonte di crescita e di occupazione, promuove il trasferimento di know-how e offre sbocchi commerciali alle stesse imprese latino-americane. Nel 1994 la Commissione ha avviato il programma AL-INVEST – grazie al quale le imprese delle due regioni, in particolare le PMI, possono firmare accordi commerciali e

beneficiare di trasferimenti di tecnologie – e intende potenziarlo ulteriormente. È evidente che gli scambi commerciali e gli investimenti realizzati dall'UE nella regione non sono essenziali solamente per motivi economici, ma rappresentano anche preziosi strumenti per accelerare l’avvio del circolo virtuoso dello sviluppo sostenibile e incentivare le iniziative di lotta contro la povertà, l’esclusione e le diseguaglianze sulle due sponde dell’oceano Atlantico. Dato l’elevatissimo livello di diseguaglianza sociale che caratterizza l’America latina, uno degli obiettivi prioritari del partenariato consiste nell'affrontare e risolvere questi nodi. Non è nostra intenzione dare lezioni sui problemi dello sviluppo, ma piuttosto concordare una comune impostazione strategica destinata a promuovere la prosperità sociale.

Tuttavia, benché negli ultimi tempi si sia registrato un considerevole aumento dei flussi di scambi tra le due regioni, si deve ammettere che il potenziale di crescita insito nel commercio non è stato sfruttato appieno: l’ammontare globale degli scambi dell’UE con l’America latina rappresenta solo un terzo dei flussi commerciali tra quest’ultima e gli Stati Uniti, e al dinamismo dei primi anni ’90 ha fatto seguito un relativo rallentamento dell’attività dell’Unione nel subcontinente.

Non si può fare a meno di riconoscere che nei prossimi anni la concorrenza sullo scenario mondiale non potrà che diventare più forte e agguerrita. Sebbene fino ad oggi l'Europa abbia sempre mantenuto il primo posto tra gli investitori stranieri in America latina, nel 2004 gli investimenti statunitensi nella regione hanno superato di poco quelli in provenienza dall'UE, mentre l’attenzione degli osservatori si concentra anche sul netto incremento degli scambi commerciali con la Cina registrato negli ultimi tempi.

Date queste premesse, la Commissione è risoluta a cogliere l’occasione del vertice di Vienna per ristabilire un clima favorevole agli scambi economici tra l’Unione e la regione ALC. In America latina questo potrebbe significare migliorare la produttività, sviluppare le infrastrutture e diversificare i mercati. D’altra parte, è interesse dell’Unione ampliare e consolidare le sue posizioni sul mercato e perseguire una politica di investimenti dinamica.

Come trovare il modo di agevolare gli scambi e gli investimenti europei in America latina? Come possiamo superare gli ostacoli che

impediscono lo sviluppo delle imprese europee nella regione? Obiettivo della Commissione è promuovere l'instaurazione di un clima di legalità che garantisca la prevedibilità e la sicurezza di questi investimenti. I progressi compiuti nel quadro dell’OMC in materia di accesso al mercato e norme comuni dovrebbero permettere alle aziende di realizzare commerci e investimenti con maggiore facilità. La Commissione propone al riguardo di rafforzare il dialogo normativo già in corso con i paesi latino-americani in materia di società dell’informazione (Programma @lis). Essa sostiene inoltre gli sviluppi nel campo della sicurezza aerea e marittima e l'impiego della tecnologia di navigazione satellitare (GALILEO).

In quanto parte integrante dell’approccio multilaterale dell’UE, il vertice di Vienna rappresenta altresì un’occasione preziosa per far avanzare i negoziati sugli accordi di associazione biregionali. Gli accordi di associazione conclusi dall’Unione con il Messico e il Cile hanno impresso un maggiore dinamismo al commercio internazionale con questi paesi. Mi auguro che il vertice permetta di confermare tanto i passi in avanti compiuti nell’ambito dei negoziati su un analogo accordo con il Mercosur quanto gli sviluppi positivi rappresentati dall’avvio dei negoziati con l’America centrale e la Comunità andina, benché non si possano ignorare le difficoltà che questi ultimi registrano attualmente.

Infine, la Commissione si compiace del fatto che per la prima volta a Vienna si svolgerà, contemporaneamente al vertice principale, un vertice delle imprese UE-ALC che riunirà una vasta rappresentanza di influenti dirigenti d’impresa, funzionari pubblici e giornalisti delle due regioni. Scopo di questo vertice parallelo è promuovere le relazioni commerciali bilaterali, gli investimenti diretti e le opportunità imprenditoriali tra un’Unione allargata e una regione America latina-Caraibi caratterizzata da una crescente integrazione economica.

“L’America latina ama molto la parola speranza”, ha scritto Pablo Neruda nelle sue Memorie. Noi dell’Unione europea ci auguriamo che il flusso ininterrotto di scambi commerciali e investimenti nel subcontinente possa avere un ruolo essenziale nel trasformare le speranze e il potenziale dell'America latina in realtà concreta e presente.

Attualità

PanAL

VERSO UNA VERA ASSOCIAZIONE STRATEGICA di Luis Chuquihuara Capo della Missione del Perù presso l’UE

essuno può negare i tradizionali vincoli storici e culturali, come i valori comuni che uniscono l’ Europa all'America Latina, ma che richiedono di essere trasformati in realtà.

Più di venti anni fa la democrazia non era un valore generalizzato nella nostra regione. Al contrario, come regola generale, imperavano regimi che non erano emersi dalla volontà popolare e che avevano generato gravi violazioni ai diritti umani e alla libertà di stampa e d’espressione.

Oggi l’America Latina può mostrare con soddisfazione la validità della scelta democratica e dello stato di diritto, del rispetto ai diritti umani e alla libertà d’opinione, così come di una dinamica di partecipazione elettorale senza precedenti nella nostra storia recente.

Sul piano economico, la CEPAL pronostica che l’America Latina ed i Caraibi cresceranno quest’ anno di circa il 4,5%, completando, in questo modo, il quarto anno consecutivo di crescita. Nel 2005, l’investimento estero diretto in America del Sud è cresciuto del 48% e la disoccupazione aperta è diminuita al 9,3%.

Nonostante questo accettabile risultato, persistono ancora grandi problemi e sfide che l'America latina deve affrontare, e che sono intimamente vincolati: il consolidamento della democrazia e la lotta contro la disuguaglianza sociale.

Tutti siamo coscienti che la democrazia non si esaurisce nei processi elettorali. E’ la cosa più difficile da realizzare. Per mantenere una democrazia, non solo è necessario essere scelto democraticamente, bensì esercitare il potere in maniera democratica, rispettando i diritti umani, dialogando con l’opposizione, mantenendo un delicato equilibrio di poteri e fortificando le istituzioni.

Abbiamo in America Latina antecedenti che hanno a che vedere con un fenomeno radicato nella cultura politica della regione, che i politologi denominano populismo, una maniera di esercitare il potere che privilegia l’interazione diretta tra il leader e le masse, in danno delle istituzioni e del buon governo.

La flagrante disuguaglianza sociale nella nostra regione è un altro grave problema. E’ chiaramente squilibrato uno sviluppo con un 45% della popolazione che vive in condizioni di povertà, o con livelli di spesa sociale per abitante in sanità, educazione ed abitazioni, molto inferiore alla media mondiale.

Questa situazione colpisce direttamente non

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solo la sostenibilità economica, bensì la propria governabilità democratica. Il volto sociale che presenta l’America Latina non può continuare ad essere lo stesso. Bisogna cambiarlo.

Lo scontento, di fronte agli effetti sfavorevoli della globalizzazione nella nostra regione, aggiunge un altro elemento addizionale che colpisce la governabilità.

L’Unione Europea, come parte della comunità democratica di nazioni, ha un ruolo centrale e perfino una gran responsabilità per aiutarci a consolidare le nostre istituzioni, la nostra democrazia, i nostri valori comuni.

Siamo a poche settimane dal IV Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'America Latina e Caraibi con l'Unione Europea, che si terrà a Vienna. È imprescindibile avanzare in tutti i tre pilastri fondamentali della nostra agenda comune: il dialogo politico nella democrazia, le relazioni commerciali privilegiate e la cooperazione rafforzata per la coesione sociale, che equivale in America Latina alla ferma lotta contro la povertà. E’ necessario sviluppare una rinnovata relazione bi-regionale sostenuta da una lettura appropriata dalla globalizzazione.

La globalizzazione è un fatto della realtà. Un processo che porta benefici, ma anche danni. Con l’Europa condividiamo valori. Per ciò, pur mantenendo le nostre sfumature, abbiamo visioni simili sullo scenario internazionale. Vediamo tre caratteristiche sistemiche: la crescente affermazione commerciale da parte dei paesi dell’Asia-Pacifico, il predominio di un’unica grande potenza politico-militare come gli USA, la competizione strategica dove sorgono poli di potere alternativi, includendo la principale potenza emergente: la Cina.

In questo contesto è opportuno riflettere sulla convenienza di fomentare le componenti relative alla sicurezza nell’agenda biregionale. L’Unione Europea e l’America Latina hanno dimostrato che possono giocare un ruolo nella scena contemporanea.

In questo senso, vediamo con interesse la possibilità di definire una Carta Euro-latinoamericana di Pace, come altre iniziative destinate a rafforzare la coordinazione di posizioni tra entrambe le regioni in fori multilaterali, al fine di affermare un blocco importante in seno alle Nazioni Unite.

Dal lato economico-commerciale, è necessario segnalare che gli accordi di associazione costituiscono il migliore attrezzo per dare un contenuto giuridico concreto all’associazione bi-regionale, attraverso il consolida-

mento di relazioni commerciali preferenziali stabili con l’Unione europea, fortificando, contemporaneamente, la crescita economica e la governabilità democratica nella regione latinoamericana. In questo ambito rimane molto da lavorare. Malgrado esista un enorme potenziale, in quanto a commercio ed investimenti, l’America latina ha perso posizione strategica nell'Unione Europea, di fronte alle economie emergenti dell'Asia, mentre affronta diversi ostacoli doganali e non doganali per l'accesso al mercato europeo. Nel 1995 all’Unione europea era diretto il 16% delle nostre esportazioni.

Quella quota di mercato è scesa al 12% nel 2004. La Cina è già il secondo mercato di esportazione per Cile e Perù ed il terzo per il Brasile.

La cooperazione è un’ altra componente dell’associazione strategica che deve essere riformulata per fortificare la coesione sociale nella nostra regione. Sarebbe importante contare sull’ appoggio del Consiglio per portare avanti a Vienna la creazione di un Fondo Bi-regionale di Solidarietà America Latina-Unione Europea.

L'Unione Europea ha già accordi di associazione con Messico e Cile che includono il libero commercio. Tutto indica che i risultati, in entrambi i casi, sono stati molto positivi perché oltre al commercio hanno aiutato ad eliminare barriere non doganali nel commercio con l’UE ed ampliare gli investimenti europei. Col MERCOSUR i negoziati sono già aperti. Siamo sicuri che il vertice di Vienna servirà per dar loro un nuovo impulso. Vogliamo anche congratularci per gli importanti progressi registrati con l’America Centrale, con la quale l’UE ha approvato già il lancio di negoziazioni per un accordo di Associazione a Vienna.

Con relazione alla Comunità Andina (CAN), assistiamo ad un’ora cruciale, che richiede decisioni politiche. La rinuncia di un paese membro ha complicato lo scenario. Ma ciò non deve servire da pretesto per non annunciare l’inizio di negoziazioni a Vienna.

I membri della CAN confidano che vi sia ancora tempo. Consideriamo che i valori comuni che condividiamo: democrazia, stato di diritto, integrazione economica, libero commercio e lotta contro l'esclusione sociale, devono essere adeguatamente valutati per adottare questa decisione a favore dei nostri paesi e particolarmente di quelli più poveri.

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PanAL Dossier

PERCHÈ IL BUSINESS SUMMIT? di Robert Punkenhofer Direttore del Business Summit

PRIMO VERTICE COMMERCIALE EU-ALC DI VIENNA, 11-13 Maggio 2006 “Bridging the two Worlds through Business and Culture” “Un ponte tra i due mondi grazie al commercio e alla cultura” un grande onore organizzare il primo vertice commerciale UNIONE EUROPEA, AMERICA LATINA E CARAIBI (UE-ALC). Questo evento unico si svolge nella magnifica cornice di Palazzo Belvedere a Vienna, dall’11 al 13 maggio 2006.

È

Nella mia veste di direttore, vorrei sottolineare il rilievo che questa importante conferenza economica assume nel quadro della presidenza austriaca dell’UE. È la prima volta, nella storia delle relazioni UE-ALC, che - in parallelo al Vertice UE-ALC dei Capi di Stato e di Governo - imprenditori e responsabili politici di 60 nazioni si riuniscono nella stessa città per analizzare e discutere dei settori economici più importanti e dinamici.

I risultati del Vertice Commerciale UE-ALC saranno presentati ai Capi di Stato. Di conseguenza, il Vertice Commerciale rappresenta un forum eccellente per entrare in contatto diretto con i responsabili politici, individuare nuove opportunià commerciali e di investimento e per discutere le più urgenti richieste avanzate dal mondo delle imprese e della finanza, relative alle relazioni commerciali biregionali e agli investimenti diretti.

tecipazione di 39 relatori e moderatori di alto livello provenienti dai più importanti settori economici. Tra i relatori si annoverano: Benita Ferrero-Waldner – Commissario UE per le Relazioni Esterne e la Politica Europea di Vicinato, Dr. Martin Bartenstein – Ministro federale austriaco dell’Economia e del Lavoro, Luis Alberto Moreno – Presidente della Banca Interamericana di Sviluppo (BID),

Imprenditori brillanti metteranno a disposizione le loro conoscenze dirette sulle attuali dinamiche macroeconomiche di un’Unione Europea allargata e di una regione economica sempre più integrata, qual è quella costituita dall’America Latina e i Caraibi.

Enrique García Rodríguez – Presidente della corporazione Andina di Sviluppo (CAF),

Questa eccezionale conferenza economica metterà in risalto le potenzialità sottovalutate dei mercati latinoamericani e caraibici, che spesso sono relegati in secondo piano a causa del forte dinamismo dei mercati asiatici e di quello statunitense. L’UE, l’America Latina e i Caraibi nutrono un reciproco interesse nel fondare una solida cooperazione economica. Il Vertice Commerciale darà slancio al consolidamento di legami commerciali che porteranno benefici ad entrambe le regioni.

Jo_o Pedro Taborda – Direttore per le Relazioni Esterne di Embraer,

Il Vertice Commerciale UE-ALC è organizzato secondo la modalità della discussione aperta, organizzata in “tavole rotonde”, per dare ai 300 partecipanti l’opportunità di impegnarsi in discussioni vivaci e dinamiche. In questo modo la conferenza trarrà profitto dall’ampia gamma di esperienze economiche e di opinioni contrastanti che saranno ascoltate.

L’attuale programma della conferenza prevede la par-

Marcelo Argüelles – CEO Sidus S.A., Uriel Sharef – Vice Presidente Siemens,

Valentin Diez Morodo – Presidente COMCE, Ignacio Sánchez-Asiaín – Direttore Generale BBVA, Hernán Somerville - Presidente della Asociación de Bancos e Instituciones financieras de Chile A.G., Berthia M. Parle – Presidente Caribbean Hotel Association, Roberto Stern – CEO H.Stern e Javier Nadal – Vice Presidente Telefónica.

I diversi gruppi di lavoro saranno moderati da influenti giornalisti economici di: Financial Times, O Globo, Latin Trade, El Financiero o El País.

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OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO E CRESCITA ECONOMICA di Pietro Celi Direttore Ufficio Americhe, Ministero Attività Produttive

on un territorio di riferimento che si estende a sud di Panama, composto da dodici Paesi per un totale di 350 milioni di abitanti, immenso e ricchissimo di risorse naturali, l’America Latina mostra molteplici opportunità di sviluppo e crescita economica.

Nel suo insieme, per l’economia latinoamericana, dopo un lungo periodo di recessione, si è confermato nel 2005, in linea con l’andamento dell’economia brasiliana, una nuova fase di crescita. Grazie a fattori esterni quali l’aumento del prezzo delle materie prime esportate, la ripresa delle economie dei paesi industrializzati, la ripresa della domanda interna, la svalutazione del dollaro, i bassissimi tassi d’interesse, l’economia latinoamericana potrebbe registrare un tasso di crescita tra il 4 ed il 5% . Terzo vertice del “triangolo dell’occidente”, un’America Latina maggiormente integrata potrà trovare nella UE e nell’Italia un interlocutore competitivo ma disposto al dialogo, un dialogo che trova nelle comuni radici culturali inesauribile sostento.

Oggi è dunque opportuno stabilire alleanze e collaborazioni che saranno utili per un Paese come l’Italia. In tal senso l’Italia persegue da anni una politica che privilegia iniziative capaci di sviluppare cooperazione e di far crescere anche i mercati su cui la nostra impresa, specie se piccola e media, sceglie di affacciarsi.

Le micro, le piccole e le medie imprese rappresentano un comparto che, grazie alla flessibilità congenita, consente di rispondere alle fasi di recessione e di ristagno dell’economia, a livello sia nazionale che internazionale; inoltre, le PMI sono le uniche ad aver creato - da almeno quindici anni a questa parte - ogni anno nuovi posti di lavoro. Esse devono, pertanto, essere considerate la principale forza propulsiva dell’innovazione, dell’occupazione e dell’integrazione sociale e locale. E ciò vale sia per l’Europa che per l’America latina.

L’Italia è il Paese che, più di ogni altro in Europa, può dare un valido contributo in merito all’apporto delle PMI al processo di integrazione internazionale, almeno dal punto di vista commerciale: l’ampiezza del fenomeno è, infatti, eloquentemente testimoniata dal numero dei nostri esportatori.

Su 180.867 imprese esportatrici italiane, 167.591 sono piccole imprese, con meno di 50 dipendenti, pari al 92,6% delle imprese totali: 938 pari allo 0,0005% sono grandi esportatori con più di 500 addetti e vendono all’estero merci per un valore di 83.060 milioni di euro, pari al 31% del totale. Le piccole fanno regi-

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strare un fatturato all’estero pressoché analogo alle grandi, circa il 30% pari a 80.852 milioni di euro. Abissale è però, la differenza nel numero degli esportatori. Nel mezzo si colloca il 7%, circa 12.300, degli esportatori, composto da aziende “medie esportatrici”, con un fatturato complessivo oltre confine del 38%, circa 100.180 milioni di euro.

La competitività mercantile delle nostre imprese poggia su punti di forza noti: la specializzazione e la qualità del prodotto, la flessibilità produttiva, la rapidità di risposta alle variazioni della domanda, l’orientamento al cliente, l’intraprendenza e la creatività imprenditoriale. Gli sforzi compiuti in Europa per introdurre la nuova economia e le realtà economiche che sempre più prendono corpo in America Latina, non possono quindi prescindere dalle esigenze e dalle potenzialità espresse dalle piccole e medie imprese.

Nell’ambito della politica prevista nel processo di allargamento, così come nell’impostazione di strategie di collaborazione con i paesi latinoamericani viene indirizzato un forte impegno rivolto alle PMI, mirato anche alla cultura manageriale e alla formazione.

Favorire la nascita di nuove imprese ed il loro sviluppo rappresenta, infatti, una priorità: ◆ per espandere la base produttiva e ridurre in tale modo la disoccupazione; ◆ per avviare processi di industrializzazione nelle aree più arretrate; ◆ per rigenerare un settore o una regione in termini di uomini, di metodi di produzione e organizzazione, d'innovazione, ecc.

Altrettanto valida appare una politica sia comunitaria che nazionale a favore delle PMI che segua l’approccio (cui la Commissione europea già in passato ha più volte fatto riferimento) del “Think small first”, ovvero, una strategia di sviluppo distinta per piccole e piccolissime imprese europee, calibrata sulle loro specifiche esigenze e potenzialità: l’approccio seguito finora è stato quello conseguente l’accorpamento in un’unica definizione (PMI) di soggetti con caratteristiche e fabbisogni molto eterogenei, con il risultato di promuovere iniziative, i cui benefici, in molti casi, sono stati colti solo dalle imprese di più ampie dimensioni.

Anche in Italia, stanno emergendo tali problematiche e si sta cercando di porvi rimedio: si parla il più delle volta genericamente di internazionalizzazione delle PMI, laddove sembra emergere una frattura fra le imprese medie e le piccole. Le medie hanno, infatti, raccolto la sfida posta dall’esigenza dell’interna-

zionalizzazione (anche produttiva, oltrechè commerciale) e si stanno organizzando per inserirsi efficacemente nel processo di internazionalizzazione. Le piccole arrancano, zavorrate da molti punti di debolezza (quali: a. una cultura dell’internazionalizzazione parziale, spesso basata sulle sole esperienze o conoscenze dell’imprenditore; b. carenza di elaborazione strategica, di valutazione delle diverse opportunità esistenti nei mercati; c. limitate risorse manageriali e di conoscenze; d. difficoltà di accesso e di gestione delle risorse finanziarie), cui si aggiungono spesso dati di bilancio che acuiscono le difficoltà di accesso al credito.

Le azioni a sostegno delle aziende che si trovano a fronteggiare nuove opportunità, ma anche nuove sfide, non possono trascurare la necessità che la singola impresa (specialmente quella di piccole e piccolissime dimensioni) sia in grado di inserirsi in una rete di contatti e di collocare le proprie dinamiche produttive nell’ambito di relazioni strutturate e permanenti con altre unità produttive, all’interno della propria filiera, ma in ambiti geografici diversi.

Si tratta, allora, di concentrare la riflessione sulla possibilità di mantenere od accrescere il vantaggio competitivo, favorendo l’internazionalizzazione dei nostri distretti. Si vuole, in sostanza, favorire l’ “esportazione” di raggruppamenti di PMI e di distretti per cercare di riprodurre all’estero le condizioni di competitività basate sul “localismo”, cioè su un sistema territorialmente integrato e complementare di clienti, fornitori, servizi e conoscenze. L’obiettivo è, quindi, quello di garantire alle piccole imprese gli elementi di continuità, di familiarità, di sicurezza, propri dell’ambiente domestico in contesti differenti per abitudini, normative, lingua. Solo mantenendo le loro capacità di essere in gruppo, di operare come in un distretto, le piccole imprese possono agire da “grandi” e competere nel mercato globale.Tale politica favorirà indirettamente anche il tessuto imprenditoriale dei Paesi latinoamericani, laddove le scelte di internazionalizzazione dei distretti porteranno ad alimentare il processo virtuoso di quelle economie che dal basso potranno sviluppare nuove opportunità di crescita.

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IMPRESA, RICERCA E INNOVAZIONE di Simona Marzetti Segretario Generale Associazione INSME

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uando si parla di globalizzazione dei mercati viene naturale in primo luogo pensare al fenomeno dell’internazionalizzazione e delocalizzazione delle imprese, anche delle PMI, quale aspetto connesso alla liberalizzazione degli scambi commerciali. Europa e America Latina presentano entrambe una struttura produttiva che vede nelle PMI uno degli assi principali per lo sviluppo, la crescita economica e l’occupazione.

La piccola dimensione delle nostre imprese non è però oggi da considerare unicamente come un punto di forza. Piccolo non è necessariamente bello. Questo emerge anche al momento del confronto con i mercati stranieri. Le transazioni commerciali con paesi terzi infatti pongono problemi che una piccola o micro impresa può non essere in grado da sola di sostenere: difficoltà linguistiche e culturali, rischio paese, rischio di tasso di cambio, diversità nel quadro giuridico-normativo.

Fare affari a livello transcontinentale è certamente una opportunità da non perdere, ma è un’attività rischiosa e time consuming che richiede un impegno e costi addizionali.

Anche nell’era della net-economy, soprattuttto in occasione di bandi gara internazionali con scadenze ben definite non è sempre agevole trovare in tempo il partner giusto e affidabile per presentare una proposta progettuale. È pertanto importante che le piccole imprese imparino ad aggregarsi fra loro, a fare rete e missioni congiunte all’estero e, al tempo stesso, che possano essere accompagnate e guidate in tali processi operando nell’UE come in America Latina in un business environment favorevole -che certamente sarà migliorato dal clima di fiducia creato dagli accordi tra UE-Mercosur. La rete COOPECO e il programma AL-Invest per la promozione degli investimenti sono un indicatore tangibile dell’interesse crescente che questa area geografica riveste per i paesi europei. “Think small first” deve continuare ad essere una priorità trasversale nelle nostre politiche a sostegno delle imprese in tutti gli ambiti.

Tuttavia, esiste anche un altro aspetto, meno evidente ma affatto da trascurare, riconducibile sempre al processo della globalizzazione, su cui l’attenzione dei decisori politici dovrebbe ancora più concentrarsi in un’ottica di apertura oltre i confini del mercato interno: il fenomeno dell’internazionalizzazione della ricerca, della conoscenza della innovazione e dei loro attori pubblici e privati.

Gli scambi, la cooperazione transnazionale e gli ac-

cordi di ricerca e di trasferimento tecnologico tra università, centri di eccellenza, centri servizi, agenzie di sviluppo regionali, associazioni imprenditoriali, camere di commercio, etc. giocano un ruolo sempre più importante per la creazione di valore per le nostre economie e soprattutto per le nostre imprese, sia in patria che all’estero.

“Act locally, think globally” è una raccomandazione che oggi vale non solo per gli imprenditori, ma per tutti gli attori dello sviluppo economico, compresi i policy-makers, i ricercatori, i creatori e fruitori della conoscenza. Poter accedere alla conoscenza migliore, alle tecnologie più adeguate per risolvere un problema, agli esperti e ai talenti più accreditati in un settore, valorizzando e commercializzando al meglio i risultati delle attività di ricerca in mercati più ampi, è la cosa che interessa maggiormente le imprese, e poco importa che la competenza si trovi all’estero, se è resa accessibile in termini di tempo e costo. È noto che le strutture che creano la conoscenza spesso non coincidono con quelle deputate a diffondere e sfruttare il sapere in termini commerciali.Colmare il gap tra la ricerca e il mercato (research2market/business) è infatti uno dei temi più dibattuto negli ultimi anni, non solo a livello europeo. Attività di scambio, knowledge-sharing, mutual learning, benchmarking, networking, gemellaggi, tutoring e altre forme di collaborazione operativa tra gli innovation players pubblici e privati che operano nelle nostri macro-regioni favoriscono anche la crescita di opportunità di business e il rafforzamento delle relazioni politiche ed economiche tra le due sponde dell’Atlantico, contribuendo a creare un clima di fiducia per investire.

La cooperazione transnazionale in campo scientifico e tecnologico, offrendo quindi maggiori opportunità di innovazione, contribuisce a rafforzare la competitività delle PMI, valorizzando il ruolo di trait-d’union, facilitatore e catalizzatore della conoscenza che gli intermediari europei e latinoamericani possono giocare a sostegno delle rispettive aziende. Proprio in tale direzione si muove l’Associazione INSME (International Network for SMEs www.insme.org), la Rete Internazionale per le PMI, lanciata nel 2004 su proposta del Ministero delle Attività produttive, che ne ospita la sede a Roma presso l’Istituto per la Promozione Industriale (IPI), sotto il patrocinio morale dell’OCSE. Si tratta di una nuova iniziativa internazionale per promuovere su scala globale la diffusione della cultura dell’innovazione a 360 ° a vantaggio delle PMI attraverso il rafforzamento del partenariato pubblico e privato.

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L’obiettivo è avvicinare l’Europa e i suoi protagonisti alle altre aree geografiche, sfruttando tutte le potenzialità in termini di dialogo e cooperazione in campo politico, economico-industriale tra i vari stakeholders interessati, favorendo il matchmaking tra chi importa ed esporta conoscenza, tecnologia, soluzioni, talenti. La rete INSME, con i suoi 71 membri in 32 paesi in 5 continenti, punta sul sostegno alla competitività e all’internazionalizzazione degli innovation players sopramenzionati mettendo in relazione i vari sistemi nazionali e regionali di innovazione attraverso azioni mirate di confronto, partenariato, formazione, informazione, animazione, partecipazione a progetti congiunti tra i membri.

Non basta infatti che il VI Programma Quadro di ricerca e sviluppo dell’UE sia aperto alla partecipazione anche da parte dei paesi dell’America centrale e meridionale. È altresì fondamentale che ci siano delle attività continuative, promosse dal settore pubblico e

dalla Commissione europea con il coinvolgimento del settore privato, per la informazione e sensibilizzazione in loco dei potenziali beneficiari che vanno stimolati a partecipare a progetti transnazionali con organizzazioni partner in Europa.

In questo contesto si inserisce, come ulteriore occasione di stimolo ed opportunità di networking multilaterale, la prossima Conferenza Annuale dell’INSME (www.annualmeeting2006.insme.org) che si terrà a Montevideo, Uruguay il 24-26 Aprile p.v. e sarà dedicata al dibattito su: “Reducir la brecha del conociemiento para fomentar la innovacion: un enfoque investigacion-empresa”. La partecipazione già assicurata da parte di delegazioni di 28 paesi OCSE e non OCSE e di vari organismi internazionali attivi nella regione (CITYED, UNIDO, WIPO, RITLA) ci confermano che l’interesse su questi temi è sentito in tutte le zone del mondo e che non esiste una soluzione unica, ma più soluzioni e

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più policy mix, in termini di governance e di innovation policy vincenti sotto il profilo del coinvolgimento delle PMI. Gli impegni della rinnovata Agenda di Lisbona di creare in Europa una economia basata sulla conoscenza che sia sempre più competitiva ci spingono ad accelerare gli sforzi in questo senso. La rete INSME vuole essere un piccolo contributo italiano in linea con questi obiettivi, pur sapendo che il percorso da compiere è ancora lungo e che l’impegno di tutti gli attori pubblici e privati è indispensabile oggi per l’innovazione di domani. Il futuro si decide adesso.

E l’innovazione comincia da noi.

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TURISMO E SVILUPPO: UNA RELAZIONE COMPLESSA di Bernard De Myttenaere Assistente Professor ULB

attività turistica rappresenta uno dei settori economici più importanti in termini di capitali investiti, di valore aggiunto e di impiego.

Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo questo settore rappresenta quasi il 12% del prodotto interno lordo globale, un 7% degli investimenti mondiali e circa l’11% dei posti di lavoro. Il peso economico del settore dipende dal volume dei flussi nazionali e internazionali e dalla diversificazione delle strutture economiche degli Stati.

L’

Per molti attori pubblici e privati di numerosi paesi, il turismo rappresenta – in virtù del suo carattere globale e trasversale – un’attività adeguata a dare impulso a un processo che promuova associazioni tra i settori socioculturale, patrimoniale, ambientale ed economico.

La dinamica turistica è considerata come un processo d’innovazione territoriale, che stimola tutti gli attori locali a riunirsi e a formare reti di collaborazione al fine di individuare soluzioni comuni per il territorio, in prospettiva di uno sviluppo territoriale sostenibile.

Questa visione è tutt’altro che nuova e conquista sempre più consensi negli strumenti delle politiche pubbliche, interessate a definire lo sviluppo di territori in difficoltà.

Essa si iscrive, parimenti, in un contesto in cui è evidente la mancanza d’impegno, da parte delle autorità pubbliche, nell’area della tutela e della gestione delle risorse ambientali di molti paesi.

Anche se questo fenomeno interessa principalmente i cosiddetti paesi sviluppati (non c’è nessun paese “sottosviluppato” nella top 10 delle mete turistiche mondiali), la geografia delle attività turistiche ci dimostra che il turismo coinvolge un numero importante - e sempre maggiore - di paesi del mondo. L’America del Sud non è da meno.

Il turismo è sempre più considerato un settore chiave per lo sviluppo di un grande numero di paesi; senza essere la panacea universale, può offrire una speranza per i territori in difficoltà. Effettivamente, in un territorio organizzato dal punto di vista sociale e geografico, il turismo può partecipare – in quanto struttura di servizi e organizzazione complessa – alla messa a punto di una dinamica di sviluppo territoriale. Se ben strutturato e pianificato, esso può inoltre integrare i diversi aspetti sociali, ambientali, storici e le attività dei vari attori ed essere considerato come possibilità di organizzazione dello spazio in relazione con altre attività complementari. Questa dinamica può esistere solo sotto precise condizioni di organizzazione pubblica e

privata, al fine di garantire gli interessi di tutti gli attori, con una preoccupazione etica dello sviluppo che tenga conto delle pratiche, degli usi, dei consumi e delle necessità locali. Le problematiche ambientali e culturali pongono oggi la questione della necessità di mantenere una diversità di sistemi e di pratiche che tutelino, a loro volta, la diversità culturale, economica e ambientale.

Se è vero che è possibile ottenere un effetto leva sullo sviluppo territoriale, occorre constatare che il turismo può, d’altra parte, costituire un rischio per l’economia di una regione o per le sue risorse naturali e umane. In effetti, una crescita troppo accelerata potrebbe avere numerose ricadute negative, come, ad esempio, minacciare o distruggere l’equilibrio degli ecosistemi, degradare o banalizzare i paesaggi, innescare una concorrenza feroce per le risorse e i servizi tra le popolazioni locale e i turisti (conflitti d’uso per l’uso delle terre, dell’acqua, dell’energia, ecc...). In numerose regioni, il controllo dello sviluppo turistico è sfuggito agli attori economici locali. Il risultato non è solo rappresentato da una fuga dei benefici generati dal turismo, ma anche da situazioni di squilibrio tra il turismo e le altre attività presenti sul territorio. L’attività turistica può anche mettere a repentaglio il patrimonio culturale, le tradizioni del paese che riceve l’aiuto e, più nello specifico, le abitudini delle popolazioni locali. Spesso questi impatti, interpretati come conseguenza inevitabile dello sviluppo turistico, rivelano genericamente disfunzioni anteriori, poiché sono estremamente sensibili alla natura dei vari flussi (volume, durata, comportamento del turista, regolamentazione dell’attività ...) e alle caratteristiche sociopolitiche ed economiche della regione ricevente.

Quindi i responsabili politici e i poteri pubblici e privati, che desiderano lanciarsi in una politica di sviluppo turistico, devono oggi affrontare situazioni che, in prima analisi, sembrano richiedere scelte complesse e, forse, addirittura impossibili, se non vengono proposti certi strumenti di agevolazione della presa di decisione.

Per concludere, riteniamo che lo studio e la gestione del fenomeno turistico sia un processo molto più complesso di quanto generalmente si pensi.

Se questa attività vuole essere iscritta in una prospettiva di lunga durata, ha bisogno di un approccio pluridisciplinare, globale e scientifico che, generalmente, solo i centri di ricerca e le università sono in grado di fornire.

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VI CONFERENZA MONDIALE INFOPOVERTY 2006 di Maria Grazia Cavenaghi-Smith Direttore, Ufficio Parlamento Europeo a Milano

"Combattere la povertà per creare prosperità per tutti" (20-21 aprile 2006) Università Cattolica -Milano

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l 20 e 21 aprile 2006 si è svolta, in contemporanea tra Milano e il Palazzo di Vetro di New York, la VI Conferenza Mondiale Infopoverty. Erano connesse in videoconferenza anche le città di Ginevra (ITU), Parigi (UNESCO), San Paolo del Brasile, Navajo Nation (USA) e Lima e con i villaggi di Sambaina (Madagascar) e Constanza (Repubblica Dominicana).

in particolare alimenta due programmi volti alla lotta alla povertà attraverso le nuove tecnologie della comunicazione: 1. L’Infopoverty Programme, iscritto alla UN Public Private Alliance for Rural Development (http://www.un.org/esa/coordination/Alliance/home) per la realizzazione di villaggi ICT sul modello approvato in occa-

ni indigene, in attuazione dell’accordo firmato con l’ITU e la Navajo Nation (http://www.itu.int/partners/projects/navajo.html).

Infopoverty è una piattaforma comune volta a combattere la povertà grazie ad un uso innovativo e sostenibile delle TIC/ICTs (Tecnologie d'Informazione e Comunicazione) in grado di fornire servizi di larga banda quali: telemedicina, teleformazione, e-learning, e e-government alle comunità svantaggiate.

La Conferenza si conferma quindi quale nodo catalizzatore per l’interscambio di conoscenze, strategie e processi economici internazionali che favoriscano quella convergenza tra istituzioni internazionali e settore privato in grado di fare della lotta alla povertà un’opportunità di allargamento dei mercati, per creare nuova prosperità per tutti.

Nella sessione del 21 aprile, ospitata nella sede dell'Univesità Cattolica, si è cercato di illustrare le strategie più efficaci adottate dai principali partners internazionali impegnati nella lotta alla povertà utilizzando le più recenti applicazioni delle ICT. Sono state presentate le nuove frontiere della ricerca e le migliori pratiche nei campi della telemedicina, della formazione ed istruzione a distanza, della stretta relazione tra ICT e sviluppo di fonti energetiche alternative e dell'e-government affinché grazie alla divulgazione e allo scambio di esperienze positive si promuovano e diffondano pratiche sempre più adeguate ai veri bisogni delle popolazioni svantaggiate e delle minoranze. L'obiettivo é creare una massa critica che spinga verso uno cambiamento socio-economico e culturale portatore di sviluppo sostenibile e generalizzato ed a un utilizzo delle ITC a costo zero o ridotto per i paesi svantaggiati.

La Conferenza si iscrive nelle attività del Parlamento europeo relative all'utilizzo delle tecnologie quale strumento di Cooperazione allo Sviluppo (tra cui l'ACP ICT-Programme, finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo) per il raggiungimento dei Millennium Development Goals delle Nazioni Unite ed

sione del recente Summit sulla Società dell’Informazione. Proprio l’apertura della Conferenza 2006 ha visto il Presidente della Repubblica Marc Ravalomanana inaugurare il villaggio ICT di Sambaina (Madagascar). La chiusura dei lavori è stata invece affidata al Presidente della Repubblica Dominicana, Leonel Fernandez Reyna per l’inaugurazione del villaggio ICT di Costanza. Tali progetti sono i primi di una serie di circa 5000 che costituiranno l’ossatura delle infrastrutture ICT dei Paesi.

2. L’avvio di un portale satellitare di servizi per le comunità disagiate e per le popolazio-

Durante il pomeriggio si è svolta una sessione in videoconferenza con le Nazioni Unite, a cui sono intervenuti: Mercedes Bresso, Presidente della Regione Piemonte e dell'AICCRE; S.E. Amb. Enrico Guicciardi, Ministero degli Italiani nel Mondo; Prof.ssa Cristina Castelli, Direttrice Master Emergenza dell’Università Cattolica; Vincenzo Aquaro, FORMIT; Enrique Planas, Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, Alberto Piatti, Segretario Generale AVSI, Pierpaolo Celeste (INAIL); Giuseppe Viriglio (Agenzia Spaziale Europea) e l'Arch. Mario Virano. La sessione è stata presieduta dall'On. Pier Antonio Panzeri, europarlamentare, e dalla dott.ssa Maria Grazia Cavenaghi-Smith, direttrice dell'Ufficio d'Informazione a Milano del Parlamento europeo.

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INTERVISTA A GUIDO MANTEGA

PRESIDENTE DEL BANCO NACIONAL DE DESENVOLVIMENTO ECONÔMICO E SOCIAL (BNDES) DEL BRASILE

1. Dopo la crisi del 1998-99, l’economia brasiliana ha trovato la via della stabilità e della crescita, quali sono stati i provvedimenti di politica economica che hanno reso possibile questo risultato?

Dall’entrata in carica del nuovo presidente, nel 2003, il governo Lula ha messo in atto una politica di forte austerità, che ha portato a successivi avanzi fiscali. Sulla base di questo orientamento, l’equipe economica è riuscita a contenere l’inflazione che era stata molto elevata durante la gestione del presidente Fernando Henrique Cardoso. Il successo della politica adottata dal governo Lula è dimostrato anche dal recupero della moneta brasiliana rispetto al dollaro e all’euro.

Contemporaneamente le agenzia internazionali hanno progressivamente ridotto il cosiddetto rischio Brasile a livelli mai raggiunti prima.

2. Il Brasile attrae gli investimenti diretti esteri. Quali sono i fattori che conducono un’impresa straniera a spostare la produzione nel Suo paese?

Conseguita la stabilità economica e la riduzione del rischio paese, il Brasile ricomincia a consolidare una crescita sostenuta.

Perciò è tornato a essere nuovamente attrattivo per gli investitori stranieri, che cominciano ad ampliare le loro partecipazioni sia nel mercato dei capitali sia nelle attività produttive. La nostra popolazione è la sesta più numerica al mondo, disponiamo di abbondante energia e di molte materie prime: tutto l’insieme garantisce un grande potenziale di crescita del mercato interno. È, quindi, normale che gli investimenti esteri aumentino quando la politica economica è stabile.

3. Il Brasile non solo riceve investimenti esteri, ma investe anche all’estero, il che è indice di una crescente competitività delle imprese brasiliane. Quali sono i settori e i paesi nei quali si riversano gli investimenti brasiliani?

In Brasile vi sono molte grandi imprese proiettate verso il mercato internazionale. È, ad esempio, il caso di Embraer, azienda aeronautica che ha aperto una filiale in Cina.

Allo stesso modo, la Gerdau - che è la mag-

giore produttrice di acciai piani delle Americhe - ha investito in misura consistente all’estero, inclusi gli Stati Uniti. Lo scorso anno la Gerdau ha acquisito attività in Argentina e in Colombia ed è presente in Europa, dove controlla il 40% del capitale della società siderurgica spagnola Sidenor. Anche altri gruppi brasiliani, come Petrobras e Vale do Rio Doce, stanno rilevando imprese e fondando filiali all’estero. Petrobras, che opera in diversi paesi, ha appena acquisito una raffineria negli Stati Uniti e si prepara a penetrare in Messico. Vanno anche citate le grandi imprese brasiliane di ingegneria come Odebrecht, Queiroz Galvão e Andrade

re problemi interni con i loro produttori rurali, che sono abituati a tali sussidi.

5. Quali potrebbero essere i prossimi e più importanti sviluppi nel Mercosur? E’ possibile pensare a una moneta unica nei prossimi dieci anni?

La moneta unica è una meta da perseguire nell’ambito del Mercosur, ma ora non si può prevedere quando sarà adottata, a causa della complessità dei negoziati multilaterali che devono essere intavolati. Quanto al Mercosur, la sua efficacia come blocco commerciale è più che comprovata e la ten-

“

il successo della politica adottata dal governo Lula è dimostrato anche dal recupero della moneta brasiliana rispetto al dollaro e all’euro

”

Gutierrez, che hanno una forte presenza all’estero e vincono sempre più appalti, specialmente in America Latina dove costruiscono metropolitane, aeroporti e strade.

denza è che si rafforzi sempre più con l’adesione di altri paesi, come il Cile, la Bolivia, il Venezuela, il Perù e l’Ecuador, che sono già associati al blocco.

4. A Hong Kong, l’UE ha sottoscritto l’impegno di eliminare i sussidi alle esportazioni agricole entro il 2013. E’ una misura che va nella giusta direzione? In che modo influirà sui rapporti dell’UE con i paesi emergenti e in particolare con il Brasile?

6. Quali sono stati i risultati ottenuti del BNDES nel 2005?

La progressiva eliminazione dei sussidi sarà un importante fattore di riequilibrio del commercio internazionale. Ne trarranno beneficio i paesi emergenti, come il Brasile, che oggi sono i più colpiti dalle politiche protezionistiche attuate dall’UE, il Giappone e gli Stati Uniti. Negli ultimi anni, in diverse occasioni, il Brasile si è visto obbligato a ricorrere all’OMC per difendersi dai sussidi agricoli e ne è uscito vincitore. L’eliminazione del protezionismo migliorerà le relazioni commerciali tra i paesi emergenti e l’UE, ma è certo che i paesi europei dovranno affronta-

Lo scorso anno il BNDES ha effettuato versamenti superiori a 47 miliardi di real, con un aumento del 18% rispetto al 2004. Ma ancora più importante è stato l’aumento del numero di proposte approvate, che hanno raggiunto un valore pari a 54,5 miliardi di real, con una crescita del 44% rispetto all’anno precedente. Nel 2006 speriamo di arrivare a versamenti per 60 miliardi o, addirittura, di superare questo obiettivo.

7. Che prospettive vede per la partecipazione del BNDES nella CAF e, più in generale, sulla sua azione in America Latina?

Esiste già un accordo di collaborazione tra il BNDES e la CAF. Nel 2003 è stato orga-

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anno elettorale non ostacolerà in alcun modo la crescita del paese.

12. Il Brasile è competitivo a livello internazionale nel settore dell’ agribussines, ma – fatta eccezione per EMBRAER - ha una situazione molto variabile nell’industria. In che modo la Banca aiuta a migliorare la competitività dei manufatti brasiliani?

nizzato un importante seminario a Rio de Janeiro per dare inizio all’attuazione di questo accordo, che riunisce le due istituzioni finanziarie di sviluppo. Nell’ambito di una visione strategica per l’integrazione fisica dell’America del Sud, è allo studio un insieme di progetti infrastrutturali di ampio respiro, che perseguono l’obiettivo dell’integrazione fisica del continente e che possano risultare idonei al finanziamento congiunto da parte del BNDES e della CAF. A questo seminario hanno partecipato delegazioni di 12 paesi del continente sudamericano, che hanno presentato i progetti ai quali i rispettivi governi hanno accordato priorità.

8. Quali progetti o nuove linee di finanziamento sono previste per le infrastrutture nel 2006, oltre all’iniziativa IIRSA? L’IIRSA, lanciata nel 2000, durante il vertice dei presidenti dell’America del Sud a Brasilia, raggruppa le principali iniziative per l’integrazione delle infrastrutture sudamericane nell’area dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni. Per finanziare questi progetti di interesse continentale è allo studio la creazione del cosiddetto Banco del Sud, una struttura di promozione dello sviluppo alla quale parteciperanno i paesi sudamericani. Per quanto concerne il BNDES, siamo già molto presenti in America del Sud con finanziamenti a imprese brasiliane di ingegneria e servizi, che hanno vinto gare d’appalto in paesi del continente. Inoltre il BNDES finanzierà direttamente opere importanti, come la costruzione del gasdotto tra il Venezuela e l’Argentina.

9. Cosa ne pensa delle critiche degli ambientalisti contro alcuni aspetti dell’ IIRSA e qual è la posizione del BNDES di fronte a questi conflitti, riguardanti uno dei progetti che finanzia?

Vi sono critiche da parte degli ambientalisti contro diversi progetti avviati nell’ambito dell’IIRSA. Tali reazioni sono naturali e democratiche. Comunque il BNDES finanzia progetti di imprese brasiliane all’estero, solo se si attengono rigorosamente alla legislazione del paese in materia d’ambiente.

10. Quali settori brasiliani sono i maggiori clienti del BNDES? Non vi sono settori privilegiati dal BNDES, che opera nella totalità della sfera economica e concede finanziamenti anche alle microimprese e alle piccole e medie imprese.

Tuttavia è chiaro che, viste le loro dimensioni, determinati settori - come quello della cellulosa, la siderurgia e l’industria petrolifera - finiscano col ricevere una parte significativa dei prestiti della banca, che appoggia anche la catena di produzione del settore agricolo.

11. Come vede l’economia brasiliana in quest’anno di elezioni presidenziali, e come il ruolo del BNDES? Come ho gia detto, stiamo entrando in una fase di crescita economica sostenuta, con tutte le condizioni per dare vita a un nuovo ciclo di sviluppo caratterizzato da un’inflazione contenuta. Il fatto che si tratti di un

La competitività internazionale del Brasile non si limita solo all’agribussines che, nonostante la crescita registrata negli ultimi anni, rappresenta solo il 37% delle esportazioni. Il Brasile è anche un grande produttore di prodotti industriali ed esporta un volume sempre maggiore di beni e servizi. Embraer è un grande esempio della competitività della nostra industria nazionale, che è molto diversificata. Perciò le esportazioni brasiliane stanno crescendo così tanto, ciò che dimostra l’efficacia dei nuovi investimenti esteri nel paese.

13. È favorevole alle politiche industriali?

A quali in particolare?

Non esiste paese emergente che possa crescere in modo sostenuto senza un’adeguata politica industriale che incentivi l’innovazione tecnologica, per mezzo della ricerca e dello sviluppo. Nel caso del Brasile, il governo Lula ha messo a punto una politica industriale moderna che privilegia importanti segmenti, quali i semiconduttori, i software, i beni capitali, i farmaci e i medicamenti, oltre alle biomasse, le biotecnologie e le nanotecnologie.

14. Quale quota del budget, oltre all’area delle infrastrutture, è destinata agli imprenditori che hanno progetti per il mercato interno brasiliano? Esiste una voce a favore delle imprese esportatrici?

Abbiamo linee e programmi ampli per tutti i segmenti dell’imprenditoria che operano nel mercato interno brasiliano. Per quanto riguarda le esportazioni, esistono anche linee specifiche a sostegno delle imprese durante le fasi precedenti e successive all’imbarco delle merci. Ossia, finanziamo la produzione di beni destinati all’esportazione o l’esportazione vera e propria. Fa parte della nostra routine.

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INTERVISTA A ENRIQUE GARCIA PRESIDENTE DE LA CORPORACIÓN ANDINA DE FOMENTO

La CAF è considerata il partner strategico per la Cooperazione italiana. Il Ministero degli Affari Esteri per la preparazione dell'Accordo quadro di Cooperazione con la CAF ha preso in considerazione il fatto che sono una delle principali istituzioni finanziarie di cooperazione in America latina e che il volume di portafoglio è di 8.000 milioni di dollari, distribuito in differenti settori strategici e paesi. L'anno scorso la CAF ha approvato operazioni per circa 4.800 milioni, e negli ultimi 6-7 anni finanziato progetti di infrastruttura di integrazione regionale per un importo superiore a 3.000 milioni.

1. Come giudica il risultato economico dei paesi della Comunità Andina, in questi ultimi tre anni?

Realmente questi ultimi 3 anni sono stati molto positivi per la Can e per tutti i paesi della regione. Per esempio nel 2002 e 2003 i paesi Andini hanno sperimentato una caduta del PIL dell’1,1% e 0.2% rispettivamente. Contrariamente, nel 2004 gli Andini sono cresciuti del 9.1 percento, l'anno scorso del 6,8%. Quest’ anno di attendiamo una crescita al di sopra del 5%. In altre parole, rispetto ai due anni precedenti, nel 2006 i paesi della Can avranno una crescita superiore alla media dell'America Latina. Per esempio nel 2004 il PIL dell’America Latina è cresciuto del 6.2% a fronte di un'espansione del 9,1% dei paesi Andini; l'anno scorso gli Andini crebbero in un 6,8% a fronte di una media per l'America Latina di un 4,6%. Nel 2006 si prevede 5,1 % per gli Andini e 4.4% per l’America Latina. Nei paragoni anteriori è importante sottolineare i risultati di crescita del Venezuela nella media dei paesi Andini.

L'elevata crescita delle economie è stata accompagnata da un ambiente macroeconomico stabile. L'inflazione ha continuato la sua tendenza discendente nella regione, ubicandosi a livelli di una cifra, la gran maggioranza di paesi dell'America latina ha sperimentato un surplus della bilancia corrente, salutari flussi di capitale ed accumulazione di riserve internazionali.

2. Secondo Lei a che cosa si deve questo risultato: allo sviluppo dell'integrazione o allo sviluppo della domanda internazionale?

Si deve a vari fattori, ma bisogna essere realistici, principalmente questo effetto è dovuto all'influenza dell'economia internazionale. I paesi andini continuano ad avere una struttura esportatrice altamente concentrata sui prodotti basilari o "commodities". Il prezzo di questi prodotti è

stato influenzato in maniera positiva dal benigno comportamento dell'economia internazionale dove la forza dell’ economia degli Stati Uniti, da una parte, e la dinamica dell'economia della Cina e di altre economie asiatiche hanno incrementato in maniera notevole la domanda di risorse naturali ed il loro prezzo. Il petrolio, i minerali e prodotti agricoli hanno trovato prezzi molto favorevoli nei mercati internazionali, incrementando considerevolmente le entrate per esportazioni di paesi come Venezuela, Ecuador e Perù, tra altri.

Poiché questo effetto esterno è stato la principale determinante della dinamica regionale negli ultimi anni, la regione non deve compiacersi troppo, ma continuare i propri sforzi per aumentare i livelli di investimento e produttività.

3. Uno schema regionale o, per meglio dire, subregionale, come la Can, è più opportuno che si mantenga tale o che confluisca in un schema più ampio?

Preferirebbe che fosse in una dimensione latinoamericana o delle Americhe?

La posizione della CAF è che, nonostante la loro riconosciuta importanza, i processi subregionali come la Can o il Mercosur devono considerare il loro possibile ampliamento. Considero che la dinamica del mondo attuale ci richiede di passare ad istanze superiori di integrazione regionale. L'iniziativa in cui si sta avanzando attualmente è per una Comunità Sud-americana, una soluzione importante di convergenza. Noi nella CAF promuoviamo chiaramente questo concetto nel caso sudamericano: la convergenza del Mercosur e della Comunità Andina. Il fatto stesso che la CAF non sia solamente una Banca Andina, ma che abbiamo 17 paesi dell’America latina e dei Caraibi e che stiamo la-

vorando con intensità in Sud-America è una chiara dimostrazione di ciò.

4. Tornando alla Can quale è il prossimo e più urgente sviluppo per l'integrazione?

Io direi che la cosa più importante, non solamente per la Can, ma per tutti gli schemi, è che si lavori su temi concreti che migliorino la competitività, il commercio e l'investimento. Inizialmente devono fortificarsi i processi intraregionali per poi essere proiettati all'esterno. Se io potessi sceglierei due priorità nel processo di integrazione: l’ infrastruttura e logistica e la convergenza nei processi macroeconomici.

Sarebbe inoltre più realistico non insistere tanto sulla tariffa esterna comune (Tec) come obiettivo chiave per l'integrazione, poiché ci sono troppi accordi commerciali che sono conflittuali con la Tec. Il fatto che vari paesi della Can stiano concludendo accordi con gli Stati Uniti, che il Venezuela abbia manifestato la sua disposizione piena a integrarsi nel Mercosur, fanno sì che la Tec non sia realistica. Io sarei più pratico: consolidare gli accordi di libero commercio, affinché non ci siano eccezioni come succede oggi. D'altra parte si deve avanzare nell’ infrastruttura e nella convergenza macroeconomica e nello sviluppo delle zone confinanti. Questi avanzamenti devono avere l’obiettivo di consolidare l'integrazione in un strato superiore, in un ambito Sud-americano per dinamizzare l'integrazione della Regione nel suo insieme.

5. Possiamo dire che c'è un mercato unico in formazione?

Se si fortifica l'infrastruttura, se si fortificano gli accordi di libero commercio e i

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meccanismi di investimento vi sono le basi per maggiori investimenti. Le regole che esistono in questa materia sono avanzate molto bene in questi tempi, quello che non è avanzato è il consolidamento della Tec, ma non mi strapperei le vesti per ciò. Mi concentrerei sul fatto che ci siano buone istituzioni, buone infrastrutture, che le regole di gioco siano chiare e stabili. Se c'è tutto questo per l'investitore nazionale e straniero, ed in questo caso per l'italiano e lo svizzero, sono date le condizioni per un processo dinamico di investimento.

6. In questi ultimi anni l'investimento estero diretto è fluito in larga misura verso l'Asia ed in particolare verso la Cina. Nonostante ciò quali sono i vantaggi comparati che l’America Latina offre agli investitori stranieri?

L'America latina è una regione molto ricca in vari sensi. In primo luogo è un deposito importante di risorse naturali, come il settore minerario e l'energia in generale. Dal punto di vista ambientalistico è una zona molto ricca di biodiversità. Secondo, ha una popolazione ed una capacità di mercato molto grande. Conseguentemente se uniamo i due elementi, e nella misura che ci siano regole del gioco chiare, abbiamo una zona con un potenziale importante di investimento, crescita e sviluppo, non suolo visualizzando l'America Latina come un mercato interno, ma vedendola come un fornitore dei suoi vantaggi competitivi verso il resto del mondo.

7. Quali sono i settori nei quali, con buona dose di investimenti materiali o immateriali, possono essere migliorati gli attuali vantaggi comparati o altri possono essere creati?

Credo che vi debba essere un misto di vantaggi comparativi e competitivi. I vantaggi comparati consistono in quello che il territorio ha: risorse naturali e minerali, che deve utilizzare di modo corretto, trasformarli ed aggiungendo valore. Utilizzare tutto ciò come uno scenario per transitare ad economie con maggiore valore aggregato e vantaggio competitivo, attraverso la tecnologia e l'incursione in nuovi settori. L'integrazione basata sul settore minerario o sul petrolio o gas - in avanti o all'indietro - con filiere produttive che non

si concentrino unicamente sull'esportazione semplice di materie prime, ma sulla loro trasformazione con processi elaborati, è un aspetto fondamentale. Ma questo cambiamento non è sufficiente.

Credo che possano svilupparsi altre aree attraverso più tecnologia, migliore istruzione, scoperta di prodotti e servizi che possano essere competitivi a livello internazionale. L’America Latina ha un vasto spazio per potere generare un scenario di alta crescita.

8. Allora è da questa cornice che la CAF ha creato il programma Andino di Competitività, quali risultati sono stati ottenuti?

Questo programma ha varie virtù. Da una parte, ha svegliato l'immaginazione dei paesi sulla strategia di trasformazione da economie basate sull'esportazione di beni primari alla loro trasformazione in forma di filiere produttive. Noi proponiamo che questa trasformazione non si realizzi rifiutando i vantaggi comparati come è già successo quando si stigmatizzavano le risorse naturali.

Secondo, creare una coscienza dell'importanza delle riforme a livello microeconomico e non solo delle riforme e della stabilità macroeconomica. Considero che la tendenza in America Latina di parlare solamente del deficit fiscale, della crescita generale dell'economia, senza nessuna specificità, ha fatto che non si guardino con cura i temi critici per la competitività.

Questi sono le infrastrutture e la logistica, le istituzioni, lo sviluppo dei mercati dei capitali a livello nazionale e regionale, la creazione di una cultura dell’ agilità e trasparenza, l'accelerazione delle pratiche burocratiche per avviare imprese, l'idoneità dei sistemi fiscali.

Sono temi che noi nella CAF abbiamo continuato a propugnare. Specificamente, aiutare a sviluppare filiere produttive e "clusters" in alcuni settori con alto potenziale.

Per esempio nel caso del Perù, un cluster basato sugli asparagi; in Bolivia un cluster dell'uva; in Venezuela un cluster della società dell'informazione. I risultati si sentono già, soprattutto nella coscienza che il tema della competitività non è responsabilità esclusiva degli impresari o dei governi. È una responsabilità condivisa di tutti. Si ha bisogno di buone imprese, istituzioni che diano appoggio all'attività pro-

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duttiva, stabilità macroeconomica, appoggio al finanziamento e meccanismi di inclusione ed equità affinché i frutti del progresso economico arrivino equamente a tutti i segmenti della popolazione.

9. È un programma con visione comunitaria o risponde le caratteristiche di ogni paese, quindi nazionale?

Evidentemente il tema dell'infrastruttura come quello della competitività l'abbiamo focalizzato come una visione di integrazione. Inizialmente l'infrastruttura e la competitività l’abbiamo concepita per la Comunità Andina; oggi abbiamo una visione di infrastrutture e competitività verso il contesto sud-americano.

10. Il Programma Governabilità e Direzione Politica contribuisce a questi obiettivi?

Indubbiamente. Benché questi programmi siano concepiti essenzialmente a livello nazionale, hanno elementi regionali con i quali si condividono esperienze e le migliori pratiche. Inoltre i nostri programmi hanno una gran virtù: stiamo formando cittadini di diversi strati della società, fortificando le loro capacità di direzione e leadership con l'obiettivo che siano fattori di cambiamento nelle istituzioni regionali e locali.

11. Cosa prevede l'Accordo Quadro Cooperazione MAE-CAF? La CAF e il governo italiano hanno sottoscritto lo scorso mese di febbraio a Roma un accordo per la costituzione di un Fondo Generale di Cooperazione (FGCI), finanziato dal Ministero Affari Esteri dell'Italia.

Tale accordo intende appoggiare tecnicamente e finanziariamente la CAF, per la realizzazione di progetti comuni di sviluppo economico e sociale nella regione.

In particolare il FGCI agirà nelle seguenti aree: 1) Programma di Finanziamento Unito (PFC), con l'obiettivo di contribuire finanziariamente a programmi e progetti di sviluppo da realizzare nei paesi beneficiari della CAF; 2) Programma di Cooperazione Tecnica (PCT), col fine di appoggiare attività, settori e paesi suscettibili di ricevere finanziamento della

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CAF, in aree dove l'Italia possa offrire servizi di alto livello professionale e tecnico; 3) Programma di Cessione di Esperti Italiani Distaccati (PEID), offre risorse umane qualificate per le attività di sviluppo finanziate dalla CAF; 4) Programmi Addizionali di Finanziamento (PAF), per finanziamento di progetti di speciale interesse per il MAE, non definiti nei programmi anteriori.

12. Chi amministrerà il fondo italiano?

La CAF amministrerà il Fondo per cooperazione ed assistenza tecnica per progetti che portino a programmi o progetti di sviluppo.

13. Che ruolo svolgerà l' IILA in tale accordo?

L'idea dell'accordo firmato con l'IILA e la CAF è che queste importanti istituzione uniscano i loro sforzi nella promozione di programmi specifici, specialmente quelli orientati a promuovere l'inserimento delle imprese latinoamericane nei processi di

Presentazione di Panoramica Latinoamericana all’UNCTAD Il 6 marzo 2006, il Centro di Formazione e Informazione per l’America Latina (CEFIAL) è stato invitato a presentare l’edizione italiana della rivista Panoramica Latinoamericana – PanAL - alla sede della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD, Palazzo delle Nazioni, Ginevra), nel corso della decima sessione della Commissione sugli Investimenti, sulla Tecnologia e sulle Questioni Finanziarie Collegate.

La Direttrice, dr.ssa Isabel Recavarren Mal-

globalizzazione o come la riforma e modernizzazione dello Stato.

14. Presidente García vorrei finissimo la nostra conversazione sul tema dell'IIRSA al quale sarà dedicato un dossier in un prossimo numero della Rivista. Come sta andando?

Come ho già detto, nei paesi della regione possiamo trovare difficoltà nell'area commerciale come per esempio per quanto riguarda i dazi, si sono presentate differenze che hanno impedito di avanzare.

Invece, non appena guardiamo al tema dell'infrastruttura di integrazione regionale, tutti i paesi condividono ed appoggiano l'Iniziativa per l'Integrazione dell'Infrastruttura Regionale Sud-americana (IIRSA).

In questo contesto la CAF ha finanziato negli ultimi 6-7 anni circa 40 progetti di integrazione fisica con un investimento totale di più di 9.000 milioni di dollari dei quali la CAF ha finanziato direttamente approssimativamente 3.000 milioni. Parliamo

partida, ha definito la rivista un contributo necessario alla diffusione d’informazioni riguardanti gli investimenti e il commercio internazionale a favore dell’area latinoamericana.

Ha illustrato le origini e la ragion d’essere di questo impegno, e ha menzionato il sostegno che la rivista riceve da importanti istituzioni europee e italiane.

In seguito, la Dr.ssa Recavarren Malpartida è passata a presentare il contenuto della rivista e i suoi collaboratori, il 90% dei quali proviene dall’area latinoamericana.

I rappresentanti diplomatici presenti hanno manifestato il loro interesse e la loro soddi-

di progetti di strade, energia, telecomunicazioni e stiamo parlando di progetti di carattere pubblico, di carattere privato e progetti di carattere pubblico-privato. Un successo interessante è che, oramai, non si guarda alla strada, all’ infrastruttura, come un fine, ma come un mezzo di integrazione non solamente fisica ma di sviluppo regionale, sostenibilità ambientale e coesione sociale.

Prossimamente daremo agli imprenditori italiani e svizzeri un documento con gli assi di integrazione dell’ IIRSA con le risorse esistente attorno a queste vie, informazione demografica, e potenzialità delle regioni, per invitarli a partecipare non solamente alla costruzione delle vie, ma anche allo sviluppo dell'ambiente. Sarà questo il tema della nostra prossima conversazione.

sfazione nei confronti di questa iniziativa, che parte dalla società civile e risponde a un vuoto informativo in questi settori. Il tavolo della Commissione ha plaudito a questi risultati e ha incitato a proseguire su questa linea.

La Dr.ssa Recavarren Malpartida era accompagnata dal sig. Carlos Chocano, Ministro Consejero, Rappresentante Permanente alterno del Perù a Ginevra, e dalla sig.ra Claudia Miranda.

Nella stessa sede, a seguire, si è dibattuto l’IPR della Colombia.

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IPR, INVESTMENT POLICY REVIEW, DELLA COLOMBIA di Isabel Recavarren Malpartida a Colombia è la quinta economia dell'America Latina, con un PIL di 95.1 miliardi di dollari. Con 43.7 milioni di abitanti è il terzo paese più abitato, dopo Brasile e Messico. Il PIL per abitante è di 2.150 dollari, il che colloca il Paese nella categoria intermedia.

Situata tra due oceani, la Colombia trae vantaggio della sua posizione strategica sia con la regione latinoamericana sia con gli Stati Uniti. Ha concluso con quest’ ultimo un accordo di libero commercio, è membro della Comunità Andina e fa parte di sette accordi bilaterali.

Oltre ai prodotti basilari tradizionali: minerali, caffè e zucchero, esporta fiori, prodotti chimici, alimenti, tabacco, abbigliamento, cuoio e prodotti di cuoio.

La Colombia ha aumentato considerevolmente i flussi in entrata di investimenti esteri diretti (IED), dopo aver modificato la legge piuttosto restrittiva che li regola. Nel 1991 il Patto Andino ha liberalizzato la legislazione in proposito ed eliminato le discriminazioni tra investitori stranieri e nazionali. Con questa modifica collettiva, la Colombia ha iniziato il processo chiamato "Apertura", che consiste nell'apertura al capitale straniero e nell'attuazione della riforma sulle privatizzazioni e del sistema fiscale, il che ha permesso una notevole crescita dell'economia e dei consumi.

La crescita economica è avvenuta grazie agli investimenti esteri, ai programmi di privatizzazione e ad altre politiche governative.

Gli IED hanno contribuito ad accrescere il valore aggiunto dei prodotti colombiani, tanto che il paese può divenire una piattaforma regionale per le IED. Gli ultimi dati mostrano che gli IED continuano ad aumentare in quantità, ciò in relazione con il recupero dell’economia e le riforme legislative a beneficio degli IED, che hanno fatto aumentare la fiducia nel paese. I settori più attrattivi sono il manifatturiero, le risorse naturali e i servizi pubblici. Il settore manifatturiero si è concentrato sui prodotti chimici, metalli e alimentari. D'altra parte in Colombia hanno sede imprese che lavorano nel mercato Andino in settori come l'assemblaggio di automobili, alimentari, tabacco, prodotti per l’igiene e la pulizia, chimica e farmaceutico.

Nel settore dei servizi una gran parte delle entrate sono dovute alle privatizzazioni che hanno aperto importanti settori previamente riservati allo Stato, quali l'elettricità, la raffinazione del petrolio, le telecomunicazioni , i servizi aeroportuali. Tra le più importanti pri-

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Flujos de IED en la Comunidad Andina por destino 1990-2002 Pais\Año Bolivia Privatizaciones Petroleo Otros Colombia Privatizaciones Petroleo Otros Ecuador Privatizaciones Petroleo Otros Peru Privatizaciones Petroleo Otros Venezuela Privatizaciones Petroleo Otros CAN

1990 27 ------500 117 270 113 126 --90 36 41 0 39 2 451 10 0 441 1145

1991 1992 1993 52 93 124 --9 12 --84 66 ----46 457 729 959 105 27 4 264 440 557 88 262 398 160 178 474 ----8 124 146 395 36 32 71 -7 152 686 3 208 317 9 119 9 -19 -175 360 1916 629 372 2276 30 32 0 0 0 -360 599 340 2578 1781 2615

1994 130 0 63 67 1446 681 135 630 576 92 368 116 3170 2578 310 219 813 15 195 603 6072

1995 393 66 125 202 968 138 151 679 452 20 320 112 2558 946 173 1439 985 21 539 425 5356

1996 1997 1998 747 731 949 31 0 10 53 299 544 390 492 395 3112 5562 2829 1476 3180 470 778 382 91 858 2000 2268 500 724 870 20 58 --302 555 754 178 111 116 3471 2140 1644 2460 421 462 132 89 141 879 1630 1041 2183 5536 4495 2090 1505 174 1087 3080 1790 -994 951 2531 9740 14693 10787

1999 1010 148 449 413 1468 292 -551 1727 648 --615 33 1939 301 282 1356 3290 37 1919 1334 8355

2000 725 0 412 313 2280 ---384 2664 720 --680 40 662 229 35 398 4464 --1206 3258 8851

2001 662 --531 131 2328 --521 1807 1330 --1120 210 1064 267 5 792 3448 --2016 1432 8832

2002 721 --463 258 2264 --424 1840 1335 --1063 272 1943 --3 1940 1800 --532 1268 8063

Fuente: ECLAC, Information Centre of the Unit on Investment and Corporate Strategies,Division of Production, Productivity and Management, and ECLAC, UCLA Statistical. Abstract of Latin America (2002) on the basis of figures provided by the Andean Community and the central banks of the member countries.

vatizzazioni va ricordata la Società di Energia di Bogotà (EEB) nel 1997 per 2.2 miliardi di dollari.

Il Governo sta stimolando la partecipazione privata per mezzo dei cosiddetti PPP, Publicprivate partnerships, per lo sviluppo dell'infrastruttura regionale e municipale.

Lo studio (IPR) preparato dalla Commissione per l'Investimento, Tecnologia e Finanza, ha posto in evidenza i problemi che ancora esistono con gli arbitraggi tanto nazionali come internazionali. Non è ancora possibile accedere al CIADI, i tribunali nazionali richiedono l'exequatur con i conseguenti ed elevati costi e tempi. E’ evidente la necessità di ampliare le politiche per attrarre un maggiore numero di imprese ad elevata tecnologia. Nell'analisi si chiede al Governo ampliare la rete dei trattati bilaterali di investimento e degli accordi di sulla doppia tassazione, per approfittare pienamente delle opportunità di mercato offerte dall’accordo di commercio bilaterale con gli Stati Uniti. Lo studio chiede al Governo di iniziare negoziati con l'Unione Europea.

Multinazionali in Colombia L'Exxon Mobil de Colombia, di origine statunitense, è la più antica, si stabilì in 1918, la sua attività è di distribuzione, il suo fatturato è di 1.317,4 milioni di dollari. Nello stesso settore e con la stessa origine vi sono la Texas Petroleum Co. Colombia (1926); BP Exploration Co (1986); Occidental de Colombia (1969).

Sempre dagli Stati Uniti provengono: Citibank Colombia S.A (1929), General Motors Colmotores S.A. (1956), Bellsouth (1994) ed altri. Di provenienza europea sono: Nestlé de

Colombia S.A. (Svizzera,1944); Compania galletas Noel (Francia 1999), e altre.

Un caso interessante: Unilever.

Questa impresa degli Stati Uniti, che si dedica alla distribuzione di prodotti di consumo, alimenti, casa e igiene, è entrata nell'area Andina dopo avere consolidato la sua presenza per mezzo di acquisizioni di imprese locali ed aver stabilito alleanze strategiche. Come primo passo l’Unilever ha assegnato alla filiale della Colombia il coordinamento delle sue attività in Venezuela. Dopo le modifiche legislative introdotte dalla Comunità Andina, l’Unilever ha ristrutturato la sua attività nel quadro di una strategia globale volta a ridurre il numero di filiali e stabilire una catena mondiale di fornitura. Ha chiuso i suoi uffici in Perù e Venezuela, ha ridotto le attività in Ecuador e si è stabilita in Colombia. L’ Unilever sostiene che il motivo per il quale ha scelto la Colombia è la migliore crescita potenziale del mercato, nel quale si concentra il 30% delle vendite in tutta la regione, con un mercato di 43 milioni di persone ed un'economia in crescita. Un altro elemento importante, sostiene l’Unilever, è che la Colombia possiede le migliori risorse umana, qualificata grazie al suo sistema educativo ed alla competenza dei suoi dirigenti, oltre a una buona rete di trasporto con tutta la regione. Va aggiunto che anche il tema della sicurezza è stato parte della decisione finale. L’Unilever vende nel mercato Andino per 600 milioni di dollari, l’ 80% della sua produzione ha origine nella regione ed il 20% è importato, impiega 2.600 persone.

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PanAL Rapporti UE-AL BUONE OPPORTUNITÀ DI INVESTIMENTI IN PERÙ

IL SEGRETO NASCOSTO DELLA REGIONE ANDINA di Alejandra Velazco Muñoz Coordinatrice Generale, Istituto Peruviano di Prodotti Naturali

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a qualche tempo la tendenza a una alimentazione sana, organica e genuina ha dato slancio al consumo di prodotti della biodiversità latinoamericana, che hanno acquisito grande rilievo nelle abitudini alimentari degli europei.

centro rinomato a livello globale per le sue risorse genetiche.

L’America Latina possiede una biodiversità molto ricca. I suoi paesi sono in testa alle classifiche dei paesi con il più ricco patrimonio naturale – fonte di consumo per il resto del mondo. Figurano così paesi come il Messico, che ha regalato al mondo l’avocado, o il Perù, che ha messo a disposizione dell’umanità la patata e il mais, grazie ai quali l’Europa è stata risparmiata alla carestia.

Quest’ultimo paese ha donato al mondo anche il tomate – che in Italia è chiamato pomodoro ed è diventato la base di molti piatti tradizionali – le arachidi e alimenti esotici come la kiwicha, utilizzata nella dieta degli astronauti. L’etnologa peruviana Maria Rostworowski ci dice che questo paese ha dato al mondo il maggior numero di piante e alimenti funzionali: questo paese straordinario si chiama Perù e si trova in Sudamerica.

Impatto della richiesta di prodotti naturali sul mercato Andino

Il Perù, in quanto terzo paese “megadiverso”1 e beneficiario del 20% della biodiversità globale, rappresenta un buon esempio del potenziale insito in questa regione del mondo, riguardo al commercio di prodotti naturali e funzionali.

In questo momento, il commercio mondiale di prodotti naturali ammonta a ventimila miliardi di dollari e il Perù partecipa a questo grande mercato con uno 0.03%. Noi peruviani ci chiediamo perchè il nostro paese non sia presente con una percentuale maggiore La risposta è semplice: LA VARIETÀ DEI PRODOTTI NON È CONOSCIUTA e non è stata nemmeno diffusa all’estero la conoscenza tradizionale. In Perù ci sono circa 4.400 specie vegetali autoctone di impiego noto, tra queste spiccano quelle che hanno proprietà alimentari (782 specie), medicinali (1.408 specie), ornamentali (1.600 specie), tintorie, ginecologiche, aromatiche, cosmetiche, quelle per condimenti e altre. Il Perù pratica un’agricoltura organica per eccellenza poiché il suo suolo è incontaminato: gli agricoltori, essendo poveri, non dispongono di risorse per acquistare agenti chimici…il Perù è un

Stante gli attuali trend di consumo, siamo certi che c’è un’opportunità per questa regione del continente americano. Si tratta solo di cercarla…e noi la troveremo.

La crescita costante della domanda di prodotti naturali, in mercati in via di sviluppo, ha avuto un impatto positivo sulle popolazioni e le economie di questi paesi. Così in Perù - dove la popolazione rurale corrisponde approssimativamente al 35% del totale e il reddito per famiglia rurale non raggiunge i 10 dollari giornalieri - questa alternativa commerciale rappresenta un’ancora di salvataggio, che consente di apportare miglioramenti alla qualità della vita.

Possiamo prendere in considerazione due tipi d’impatto, causati da un’espansione constante del mercato dei prodotti naturali o esotici: un impatto sociale sulla catena del valore che ha, come conseguenza, un impatto economico sui paesi d’origine. L’impatto economico si riferisce al fatto che oggi il 10% delle esportazioni peruviane – per un valore pari a 70 milioni di dollari - hanno come destinazione ultima la Comunità Europea. Eppure, prodotti come il mango, le castagne, il carminio (usato per il Campari e come colorante per insaccati), gli aspara-

gi e altri prodotti largamente consumati in Europa, rappresentano il 50% delle esportazioni peruviane.

Queste cifre dimostrano l’esistenza di un mercato potenziale, la cui proiezione al 2015 è stimata superare i 300 milioni di dollari annui. Il secondo impatto, quello sociale, si riferisce al miglioramento delle condizioni di vita degli agricoltori: è stato calcolato che, attualmente, sono circa 50.000 le famiglia coinvolte nel primo anello della catena, senza contare le piccole e medie imprese intermediarie che trasformano il prodotto e lo commercializzano.

Di conseguenza, un incremento delle esportazioni di questi prodotti contribuirebbe a far sì che molte famiglie, dedite oggi a colture illegali, cambino obiettivo e si concentrino su questo mercato. In questo modo il numero delle famiglie coinvolte e beneficiate da questo settore aumenterebbe a 200.000, e lo stesso accadrebbe al loro reddito giornaliero.

Non è quindi insensato pensare che un consumo diffuso di nuovi prodotti Andini, come la maca (energizzante), il camu camu (fonte di vitamina C), lo sacha inchi (olio omega 6) solo per citarne alcuni, non solo offra nuovi sapori e benefici nutrizionali ai popoli europei, ma aiuti anche paesi meno sviluppati a consolidare una nuova industria, ottenendone giovamento.

1Denominazione

data a ciascuno dei 17 paesi con maggiore indice di biodiversità. N.d.T.

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PanAL Rapporti UE-AL REGOLAMENTO (CE) N. 258/97 DEL 27 GENNAIO 1997

I NUOVI PRODOTTI E I NUOVI INGREDIENTI ALIMENTARI Articolo 1 1. Il presente regolamento ha per oggetto l'immissione sul mercato comunitario di nuovi prodotti e di nuovi ingredienti alimentari.

2. Il presente regolamento si applica all'immissione sul mercato della Comunità di prodotti e ingredienti alimentari non ancora utilizzati in misura significativa per il consumo umano nella Comunità e che rientrano in una delle seguenti categorie: a) prodotti e ingredienti alimentari contenenti o costituiti da organismi geneticamente modificati ai sensi della direttiva 90/220/CEE; b) prodotti e ingredienti alimentari prodotti a partire da organismi geneticamente modificati, ma che non li contengono; c) prodotti e ingredienti alimentari con una struttura molecolare primaria nuova o volutamente modificata; d) prodotti e ingredienti alimentari costituiti o isolati a partire da microorganismi, funghi o alghe; e) prodotti e ingredienti alimentari costituiti da vegetali o isolati a partire da vegetali e ingredienti alimentari isolati a partire da animali, esclusi i prodotti e gli ingredienti alimentari ottenuti mediante pratiche tradizionali di moltiplicazione o di riproduzione che vantano un uso alimentare sicuro storicamente comprovato; f) prodotti e ingredienti alimentari sottoposti ad un processo di produzione non generalmente utilizzato, per i quali tale processo comporti nella composizione o nella struttura dei prodotti o degli ingredienti alimentari cambiamenti significativi del valore nutritivo, del loro metabolismo o del tenore di sostanze indesiderabili.

3. Se del caso si può decidere, secondo la procedura prevista all'articolo 13, se un tipo di prodotto o ingrediente alimentare rientra nel campo di applicazione del paragrafo 2 del presente articolo.

Articolo 2 1. Il presente regolamento non si applica: a) agli additivi alimentari disciplinati dalla direttiva 89/107/CEE del Consiglio, del 21 dicembre 1988, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti gli additivi autorizzati nei prodotti alimentari destinati al consumo umano (12); b) agli aromi destinati ad essere utilizzati nei prodotti alimentari disciplinati dalla direttiva 88/388/CEE del Consiglio, del 22 giugno 1988, sul ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri nel settore degli aromi destinati ad essere impiegati nei prodotti alimentari e nei materiali di base per la loro preparazione (13); c) ai solventi da estrazione impiegati nella preparazione dei prodotti alimentari disciplinati dalla direttiva 88/344/CEE del Consiglio, del 13 giugno 1988, per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri riguardanti i solventi da estrazione impiegati nella preparazione dei prodotti alimentari e dei loro ingredienti (14).

2. Le esclusioni dal campo di applicazione del presente regolamento di cui al paragrafo 1, lettere a), b) e c) valgono solo nella misura in cui il livello di sicurezza fissato dalle direttive 88/344/CEE, 88/388/CEE e 89/107/CEE equivalga al livello di sicurezza contemplato dal presente regolamento.

3. Fermo restando l'articolo 11, la Commissione ga-

rantisce che il livello di sicurezza fissato nelle direttive citate, nonché nelle misure di attuazione per tali direttive e per il presente regolamento, equivalga a quello contemplato dal presente regolamento.

Articolo 3 1. I prodotti o ingredienti alimentari oggetto del presente regolamento non devono: - presentare rischi per il consumatore; - indurre in errore il consumatore; - differire dagli altri prodotti o ingredienti alimentari alla cui sostituzione essi sono destinati, al punto che il loro consumo normale possa comportare svantaggi per il consumatore sotto il profilo nutrizionale.

2. Ai fini dell'immissione sul mercato della Comunità dei prodotti e ingredienti alimentari oggetto del presente regolamento si applicano le procedure previste agli agricoli 4, 6, 7 e 8 in base ai criteri definiti al paragrafo 1 del presente articolo ed agli altri fattori pertinenti menzionati in tali articoli.

Tuttavia, per quanto riguarda i prodotti o gli ingredienti alimentari oggetto del presente regolamento e ottenuti da varietà vegetali disciplinate dalle direttive 70/457/CEE e 70/458/CEE, la decisione di autorizzazione di cui all'articolo 7 del presente regolamento viene adottata nell'ambito delle procedure previste da tali direttive, nella misura in cui esse tengono conto dei principi di valutazione stabiliti dal presente regolamento e dei criteri enunciati al paragrafo 1 del presente articolo, fatte salve le disposizioni relative all'etichettatura di questi prodotti o ingredienti alimentari che sono stabilite, conformemente all'articolo 8, secondo la procedura dell'articolo 13.

3. Il paragrafo 2 non si applica ai prodotti e agli ingredienti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 2, lettera b) qualora l'organismo geneticamente modificato utilizzato nella fabbricazione del prodotto o ingrediente alimentare sia stato immesso sul mercato conformemente al presente regolamento.

4. In deroga al paragrafo 2, la procedura di cui all'articolo 5 si applica ai prodotti o agli ingredienti alimentari di cui all'articolo 1, paragrafo 2, lettere b), d) ed e) che, sulla base dei dati scientifici disponibili e universalmente riconosciuti o di un parere emesso da una delle autorità competenti di cui all'articolo 4, paragrafo 3, sono sostanzialmente equivalenti a prodotti o ingredienti alimentari esistenti per quanto riguarda la composizione, il valore nutritivo, il metabolismo, l'uso cui sono destinati e il tenore di sostanze indesiderabili.

Se del caso si può decidere, secondo la procedura prevista all'articolo 13, se un tipo di prodotto o ingrediente alimentare rientra nel campo di applicazione del presente paragrafo.

Articolo 4 1. Il responsabile dell'immissione sul mercato della Comunità (in appresso denominato «richiedente») presenta una domanda allo Stato membro sul cui mercato il prodotto deve essere immesso per la prima volta. Esso trasmette contemporaneamente copia della domanda alla Commissione.

2. Si procede alla valutazione iniziale prevista dall'articolo 6.

Al termine della procedura di cui all'articolo 6,

paragrafo 4, lo Stato membro di cui al paragrafo 1 informa senza indugio il richiedente: - che può procedere all'immissione del prodotto o dell'ingrediente alimentare sul mercato, quando non sia richiesta la valutazione complementare di cui all'articolo 6, paragrafo 3 e non sia stata formulata alcuna obiezione motivata ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 4, oppure - che è necessaria una decisione di autorizzazione conformemente all'articolo 7.

3. Tutti gli Stati membri notificano alla Commissione nome e indirizzo degli organismi preposti alla valutazione dei prodotti alimentari competenti, sul proprio territorio, per la preparazione delle relazioni di valutazione iniziale di cui all'articolo 6, paragrafo 2.

4. Anteriormente alla data di entrata in vigore del presente regolamento, la Commissione pubblica raccomandazioni riguardanti gli aspetti scientifici relativi: - alle informazioni necessarie a sostegno di una domanda nonché alla loro presentazione; - alla preparazione delle relazioni di valutazione iniziale di cui all'articolo 6.

5. Le eventuali modalità di applicazione del presente articolo sono adottate conformemente alla procedura stabilita all'articolo 13.

Articolo 5 Nel caso dei prodotti o ingredienti alimentari di cui all'articolo 3, paragrafo 4, il richiedente notifica l'immissione sul mercato alla Commissione. Tale notifica è corredata delle informazioni pertinenti di cui all'articolo 3, paragrafo 4. La Commissione trasmette agli Stati membri copia di detta notifica entro un termine di sessanta giorni, nonché, a richiesta di uno Stato membro, copia di tali informazioni.

Ogni anno la Commissione pubblica un riassunto di tali notifiche nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee, serie C. Ai fini dell'etichettatura valgono le disposizioni dell'articolo 8.

Articolo 6 1. La domanda di cui all'articolo 4, paragrafo 1 contiene le informazioni necessarie, compresa una copia degli studi svolti e ogni altro elemento atto a dimostrare che il prodotto o ingrediente alimentare in questione soddisfa i criteri stabiliti all'articolo 3, paragrafo 1, nonché un'adeguata proposta per la presentazione e l'etichettatura del prodotto o dell'ingrediente alimentare conformemente ai requisiti di cui all'articolo 8. Inoltre, la domanda è corredata di un sommario del fascicolo.

2. Quando riceve la domanda lo Stato membro di cui all'articolo 4, paragrafo 1 assicura che sia effettuata una valutazione iniziale. A questo fine esso notifica alla Commissione il nome dell'autorità competente per la valutazione dei prodotti alimentari incaricata di elaborare la relazione di valutazione iniziale, oppure chiede alla Commissione di accordarsi con un altro Stato membro affinché una delle autorità competenti per la valutazione dei prodotti alimentari, di cui all'articolo 4, paragrafo 3, prepari tale relazione.

La Commissione trasmette senza indugio agli Stati membri copia del sommario del fascicolo fornito dal

Rapporti UE-AL richiedente ed il nome dell'autorità competente incaricata di effettuare la valutazione iniziale.

3. La relazione di valutazione iniziale è redatta entro tre mesi dalla data di ricevimento della domanda che soddisfi le condizioni stabilite al paragrafo 1, conformemente alle raccomandazioni di cui all'articolo 4, paragrafo 4 e stabilisce se il prodotto o ingrediente alimentare debba o no formare oggetto di una valutazione complementare ai sensi dell'articolo 7.

4. Lo Stato membro interessato trasmette senza indugio la relazione dell'autorità competente per la valutazione dei prodotti alimentari alla Commissione che, a sua volta, la trasmette agli altri Stati membri. Entro sessanta giorni dalla data di diffusione della relazione da parte della Commissione, uno Stato membro o la Commissione può formulare le proprie osservazioni o presentare un'obiezione motivata all'immissione sul mercato del prodotto o ingrediente alimentare in questione. Le osservazioni o obiezioni possono riguardare anche la presentazione o l'etichettatura del prodotto o dell'ingrediente alimentare.

Le osservazioni o obiezioni formulate vengono inviate alla Commissione, che le trasmette agli Stati membri entro il termine di sessanta giorni di cui al primo comma.

Il richiedente fornisce, su richiesta di uno Stato membro, copia delle informazioni utili contenute nella domanda.

Articolo 7 1. Qualora sia necessaria una valutazione complementare conformemente all'articolo 6, paragrafo 3, o sia formulata un'obiezione conformemente all'articolo 6, paragrafo 4, viene presa una decisione di autorizzazione secondo la procedura di cui all'articolo 13.

2. La decisione definisce la portata dell'autorizzazione e stabilisce, ove necessario: - le condizioni di utilizzazione del prodotto o ingrediente alimentare; - la designazione del prodotto o ingrediente alimentare, nonché le sue specificazioni; - i requisiti specifici in materia di etichettatura di cui all'articolo 8.

3. La Commissione informa senza indugio il richiedente della decisione presa. Le decisioni sono pubblicate nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.

Articolo 8 1. Fatti salvi gli altri requisiti in materia di etichettatura dei prodotti alimentari previsti dalla legislazione comunitaria, per informare il consumatore finale si applicano ai prodotti alimentari i seguenti requisiti specifici supplementari in materia di etichettatura: a) indicazione di qualsiasi caratteristica o proprietà alimentare quali: - composizione, - valore nutritivo o effetti nutritivi, - uso al quale è destinato il prodotto alimentare, che rendano il nuovo prodotto o ingrediente alimentare non più equivalente a un prodotto o ingrediente alimentare esistente.

Ai fini del presente articolo, un nuovo alimento o ingrediente alimentare non è più considerato equivalente qualora una valutazione scientifica basata su un'analisi appropriata dei dati esistenti possa dimostrare che le caratteristiche valutate sono diverse rispetto ad un alimento o ingrediente alimentare convenzionale, tenuto conto dei limiti accettati di variazione naturale di tali caratteristiche.

In tal caso, l'etichettatura menziona dette caratteristiche o proprietà modificate, corredate dell'indicazione del metodo con il quale esse sono state ottenute; b) indicazione della presenza nel nuovo prodot-

to o ingrediente alimentare di sostanze che non sono presenti in un alimento equivalente esistente e che possono avere ripercussioni sulla salute di taluni gruppi di popolazione; c) indicazione della presenza nel nuovo prodotto o ingrediente alimentare di sostanze che non sono presenti nell'alimento equivalente esistente, e che danno luogo a preoccupazioni di ordine etico; d) indicazione della presenza di un organismo geneticamente modificato con tecniche di modificazione genetica, il cui elenco figura all'allegato I A, parte 1 della direttiva 90/220/CEE. 2. In mancanza di un prodotto o ingrediente alimentare equivalente esistente, se necessario sono adottate le opportune disposizioni per assicurare che il consumatore sia informato nel modo adeguato della natura del prodotto o dell'ingrediente alimentare.

3. Le eventuali modalità di applicazione del presente articolo vengono decise conformemente alla procedura stabilita all'articolo 13.

Articolo 9 1. Qualora un prodotto o ingrediente alimentare disciplinato dal presente regolamento contenga o sia costituito da un organismo geneticamente modificato ai sensi dell'articolo 2, paragrafi 1 e 2 della direttiva 90/220/CEE del Consiglio, le informazioni richieste nella domanda di immissione sul mercato di cui all'articolo 6, paragrafo 1 devono essere corredate di: - una copia dell'autorizzazione scritta, rilasciata dall'autorità competente, qualora sia richiesta per l'emissione deliberata di organismi geneticamente modificati a scopi di ricerca e sviluppo, ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 4 della direttiva 90/220/CEE, nonché i risultati della o delle emissioni per quanto concerne i rischi per la salute umana e per l'ambiente; - la documentazione tecnica completa contenente le informazioni pertinenti di cui all'articolo 11 della direttiva 90/220/CEE e la relativa valutazione dei rischi per l'ambiente effettuata sulla base di tali informazioni; i risultati di eventuali studi svolti a scopo di ricerca e sviluppo o, se del caso, la decisione di autorizzazione di immissione sul mercato corrispondente alla parte C della direttiva 90/220/CEE. Gli articoli da 11 a 18 della direttiva 90/220/CEE non si applicano ai prodotti e ingredienti alimentari che contengono o sono costituiti da organismi geneticamente modificati.

2. Qualora un prodotto o ingrediente alimentare disciplinato dal presente regolamento contenga o sia costituito da organismi geneticamente modificati, la decisione di cui all'articolo 7 deve attenersi ai requisiti di sicurezza ambientale stabiliti dalla direttiva 90/220/CEE per garantire che siano prese tutte le misure necessarie per evitare conseguenze negative per la salute umana e per l'ambiente derivanti dall'emissione deliberata di organismi geneticamente modificati. Nel corso della valutazione delle domande di immissione sul mercato per i prodotti che contengono o che sono costituiti da organismi geneticamente modificati, la Commissione o gli Stati membri procedono alle necessarie consultazioni con gli organismi istituiti dalla Comunità o dagli Stati membri in conformità della direttiva 90/220/CEE. Articolo 10 Le modalità per la tutela delle informazioni fornite dal richiedente sono adottate conformemente alla procedura stabilita all'articolo 13.

Articolo 11 Il comitato scientifico dell'alimentazione umana è consultato su ogni questione attinente al presente regolamento che può avere conseguenze per la

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salute pubblica.

Articolo 12 1. Qualora a seguito di nuove informazioni o di una nuova valutazione di informazioni già esistenti, uno Stato membro abbia motivi fondati per ritenere che l'utilizzazione di un prodotto o ingrediente alimentare conforme al presente regolamento presenti rischi per la salute umana o per l'ambiente, tale Stato membro può limitare temporaneamente o sospendere la commercializzazione e l'utilizzazione sul proprio territorio del prodotto o ingrediente alimentare in questione. Esso ne informa immediatamente gli altri Stati membri e la Commissione precisando i motivi della propria decisione.

2. La Commissione esamina quanto prima, nell'ambito del comitato permanente per i prodotti alimentari, i motivi di cui al paragrafo 1; essa prende le misure necessarie conformemente alla procedura di cui all'articolo 13. Lo Stato membro che ha adottato la decisione di cui al paragrafo 1 può mantenerla fino all'entrata in vigore di queste misure.

Articolo 13 1. In caso di applicazione della procedura definita nel presente articolo, la Commissione è assistita dal comitato permanente per i prodotti alimentari, in appresso denominato «comitato».

2. Il comitato è convocato dal suo presidente, per iniziativa di quest'ultimo o a richiesta del rappresentante di uno Stato membro.

3. Il rappresentante della Commissione sottopone al comitato un progetto delle misure da adottare.

Il comitato formula il suo parere sul progetto entro un termine che il presidente può fissare in funzione dell'urgenza della questione in esame. Il parere è formulato alla maggioranza prevista dall'articolo 148, paragrafo 2 del trattato per l'adozione delle decisioni che il Consiglio deve prendere su proposta della Commissione. Nelle votazioni al comitato, viene attribuita ai voti dei rappresentanti degli Stati membri la ponderazione definita all'articolo precitato. Il presidente non partecipa alla votazione.

4. a) La Commissione adotta le misure previste qualora siano conformi al parere del comitato. b) Se le misure previste non sono conformi al parere del comitato, o in mancanza di parere, la Commissione sottopone senza indugio al Consiglio una proposta in merito alle misure da prendere. Il Consiglio delibera a maggioranza qualificata.

Se il Consiglio non ha deliberato entro tre mesi a decorrere dalla data in cui gli è stata sottoposta la proposta, la Commissione adotta le misure proposte.

Articolo 14 1. Al più tardi entro cinque anni dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, alla luce dell'esperienza acquisita la Commissione trasmette al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'attuazione del regolamento corredata, se del caso, di opportune proposte.

2. Fatta salva la revisione di cui al paragrafo 1, la Commissione controlla l'attuazione del presente regolamento e le sue ripercussioni sulla sanità, la tutela del consumatore, l'informazione del consumatore e il funzionamento del mercato interno e, se del caso, presenterà proposte quanto prima possibile.

Articolo 15 Il presente regolamento entra in vigore 90 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee.

Il presente regolamento è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in ciascuno degli Stati membri.

Fatto a Bruxelles, addì 27 gennaio 1997.

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PanAL Rapporti UE-AL IL MERCATO MANCATO

ALIMENTI ESOTICI TRADIZIONALI di Rik Kutsch Lojenga Direttore, Programma per l’agevolazione del BioTrade, UNCTAD

l 31 marzo 2006 si è conclusa, nella città brasiliana di Curitiba, l’ottava Conferenza delle parti (COP-8) firmatarie della Convenzione sulla Biodiversità (CBD). Un numero record di partecipanti ha preso parte all’incontro, molti di loro provenienti dal settore privato. Tra i temi discussi si annoverano l’uso sostenibile della biodiversità e la distribuzione equilibrata dei benefici derivanti da un tale uso, entrambi obiettivi importanti per garantire al nostro pianeta un futuro equo e sostenibile.

Nel corso della stessa settimana a Ginevra, il Regolamento sui Nuovi Alimenti (RNA) della Commissione Europea (CE) era discusso al Comitato Misure Sanitarie e Fitosanitarie (SPS) dell’OMC. Colombia, Ecuador e Perù hanno argomentato che l’attuale regolamento è stato disegnato principalmente per disciplinare le nuove tecnologie - come le tecniche di modificazione genetica - ma ostacola la loro capacità di esportare “piccoli prodotti esotici tradizionali” ricavati in virtù della loro ricca biodiversità2. È chiaro che l’RNA, gli obiettivi della CBD e le aspirazioni dei paesi Andini a esportare cibi tradizionali sono in contraddizione. Non è sempre stato così. Quando Cristoforo Colombo scoprì l’America Latina nel 1492, un’ondata di 'nuovi' prodotti approdò sul continente europeo. Oggi pomodori, patate e mais fanno praticamente parte della nostra dieta quotidiana, ma sono prodotti originari della regione Andina ed erano, un tempo, una novità assoluta nelle cucine europee.

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pre più incalzante, determinato dallo sfruttamento diffuso ed eccessivo delle risorse biologiche, dall’introduzione di specie aliene e dalla trasformazione degli habitat. La perdita della biodiversità spesso destabilizza e riduce la produttività degli ecosistemi e ne riduce la capacità di generare prodotti e servizi, necessari per affrontare le catastrofi naturali e le sollecitazioni provocate dall’attività umana, come l’inquinamento e il mutamento climatico.

L’uso sostenibile della biodiversità è, quindi,

fondamentale per uno sviluppo durevole e sostenibile. I paesi in via di sviluppo, che dispongono spesso del dono di una ricca biodiversità, si trovano ad affrontare l’enorme sfida di conciliare la riduzione della povertà e la crescita economica con l’uso sostenibile e la conservazione della biodiversità. Il commercio di prodotti e servizi generati dalla biodiversità potrebbe contribuire, parzialmente, alla soluzione di questo problema.

Man mano che i negozi specializzati in alimenti salutari proliferano in Europa e negli

13.000 specie note di piante alimentari Esistono circa 13.000 specie note di piante alimentari nel mondo, ma oggi solo una minima quantità di queste fornisce la maggior parte degli alimenti consumati. Solo tre – mais, frumento e riso – forniscono quasi metà del cibo consumato nel mondo, mentre 20 di loro ne producono circa l’80 per cento. Questa situazione si è venuta a determinare, in parte, per un caso della storia e, in parte, perché queste colture si sono rivelate facili da crescere e in grado di adattarsi alle disparate condizioni agroambientali di aree geografiche diverse. Sono molti oggi a mettere in discussione il buon senso di questo ristretto spettro alimentare. In particolare, prende sempre più piede la convinzione che sia necessario proteggere la biodiversità agricola a beneficio delle generazioni future e del soddisfacimento delle loro esigenze alimentari. La promozione di alimenti ricavati da colture meno importanti rappresenta un primo passo per invertire la rotta.

Biodiversità: fondamentale per uno sviluppo durevole e sostenibile La biodiversità3 è la matrice di molti prodotti e servizi utilizzati dalla società moderna.

Milioni di persone residenti in aree rurali dipendono dalla biodiversità per la loro alimentazione, i medicinali, il reddito, i servizi ecosistemici e le loro esigenze culturali e spirituali. Oggi, la biodiversità sostiene settori molto eterogenei, come l’agricoltura, l’industria cosmetica e farmaceutica, l’industria cartiera e il trattamento dei rifiuti. La biodiversità sta scomparendo a un ritmo sem1

Questo articolo attinge ampiamente da un documento comune predisposto per la Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), Il Centro Olandese per la Promozione delle Importazioni dai Paesi in via di Sviluppo (CBI), la Cooperazione Tecnica Tedesca (GTZ), la Global Facilitation Unit for Underutilized Species (GFU) e l’Istituto Internazionale per le risorse Fitogenetiche (IPGRI): ‘Missing the market: how exotic foods are being barred from the EU’, e dagli atti di un workshop dell’UNCTAD/CBI: ‘Revision of the Novel Food Regulation: views and experiences regarding traditional foods’.

Sono entrambi disponibili all’indirizzo web http://www.biotrade.org/BTFP/btfp-novelfoods.htm.

2

http://www.wto.org/english/news_e/news06_e/sps_march06_e.htm La diversità biologica, o biodiversità, si riferisce alla varietà della vita sulla terra, inclusa la varietà delle specie animali e vegetali, la variabilità genetica di ogni specie e la varietà dei diversi ecosistemi [www.biodiv.org].

4 Per esempio l’ UNCTAD ospita il Programma per l’Agevolazione del BioTrade (commercio biologico), che conta partner come il CBI, la GTZ, il Programma Svizzero di Promozione delle Importazioni (SIPPO), la GFU, l’IPGRI, e i gruppi Biotrade regionali e nazionali in Africa, Sudamerica e Asia.

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Rapporti UE-AL

Stati Uniti, cresce anche l’interesse del mercato per i prodotti della biodiversità, ciò che conferisce ai paesi con una ricca biodiversità un vantaggio comparato. Tuttavia, ai paesi in via di sviluppo manca, spesso, la capacità di tradurre tale vantaggio in un vantaggio competitivo. Di conseguenza, il volume dei prodotti ottenuti attraverso un uso sostenibile della biodiversità, e commercializzati altrove, resta relativamente contenuto.

Diverse organizzazioni internazionali e regionali cooperano, perciò, con i governi dei paesi in via di sviluppo per promuovere il “biotrade” – commercio sostenibile basato sulla biodiversità – a sostegno dei principi del CBD e degli obiettivi per il commercio e lo sviluppo definiti al Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile4. Queste ricevono, spesso, finanziamenti da stati membri dell’UE, ma vedono i loro sforzi promozionali nei mercati UE ostruiti dall’RNA. Il Nuovo Regolamento sui Prodotti Alimentari e il suo impatto L’RNA (Regolamento 258/97) è entrato in vigore il 15 maggio 1997. Il Regolamento richiede una valutazione - preliminare alla commercializzazione - degli alimenti che rientrano nella sua definizione di “nuovo”, con l’obiettivo di tutelare la salute umana verificando la sicurezza dei prodotti prima che raggiungano il mercato. L’RNA definisce “nuovi prodotti” quegli alimenti e ingredienti alimentari che non erano impiegati, in misura rilevante, per il consumo umano all’interno dell’UE, prima del 15 maggio 1997. Di conseguenza, per cibi legalmente commercializzati in almeno uno degli Stati Membri prima del 15 maggio 1997, non è richiesta una valutazione di sicurezza. Per gli altri, si rendono necessarie prove scientifiche esaurienti del fatto che non pongono rischi per la salute umana.

Molti prodotti tipici extra-UE hanno ricevuto una rinnovata attenzione nei mercati esteri. Benché molti abbiano una lunga storia di consumo (alimentare) sicuro e non siano affatto nuovi nei loro paesi d’origine, essi rientrano nella definizione di “nuovo” stabilita dall’RNA, e devono perciò essere sottoposti a una rigorosa valutazione, prima di essere immessi sui mercati dell’UE. Dal mo5

mento che questi requisiti si collocano al di fuori delle possibilità della maggior parte dei piccoli produttori e distributori di questi alimenti, il regolamento si comporta, di fatto, come una barriera non tariffaria nei confronti degli stessi. Nel corso di un workshop tenuto a Bruxelles il 1° dicembre 20055 sull’RNA, gli esportatori e le loro controparti hanno confermato che l’RNA rappresenta una barriera concreta contro il commercio. Il baobab (Africa Australe), l’uva spina indiana (India), la Lucuma (Perù), l’Araza (Ecuador) sono esempi concreti di alimenti con una lunga storia di consumo sicuro nei loro paesi d’origine, che attualmente riscontrano difficoltà a entrare nei mercati UE, proprio a causa dell’RNA.

Consultare http://www.biotrade.org/BTFP/btfp-novelfoods-wshop.htm per maggiori informazioni.

Precedentemente, in questo stesso anno, essi hanno inserito il problema nell’agenda degli incontri pertinenti dell’UNCTAD e dell’OMC, due organizzazioni che hanno sede a Ginevra, la Commissione per il Commercio di

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Gli esportatori hanno rilevato che le lunghe e complesse procedure di richiesta di autorizzazione risultano proibitive. I costi associati sono troppo elevati e gli esiti troppo incerti per rischiare l’investimento. I requisiti scientifici sono sproporzionati rispetto al rischio potenziale, associato ad alimenti che hanno una storia di consumo sicuro fuori dall’Europa. I test di sicurezza non tengono conto di questa storia e del fatto che, per esempio, i metodi di preparazione e le modalità di consumo si siano evoluti per rendere possibile un consumo sicuro degli alimenti. I certificati di sicurezza degli alimenti e le informazioni fornite dal paese d’origine non sono, generalmente, riconosciuti dalle autorità competenti dell’UE. Il risulta-

Beni, Servizi e Prodotti di Base (UNCTAD) e il Comitato Misure Sanitarie e Fitosanitarie (OMC).

The EU Novel Food Regulation. Impact on the Potential Export of Exotic Traditional Foods to the EU: Suggestions for Revision. Documento di discussione UNCTAD/CBI, redatto da Neville Craddock Associates.

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PanAL Rapporti UE-AL

to è che I consumatori europei sono privati di alimenti nuovi e stuzzicanti. È interessante osservare che l’RNA sta soffocando anche il potenziale delle piccole e medie imprese (PMI) europee, che vogliono commerciare in alimenti tradizionali esotici e innovare i loro prodotti. Come gli esportatori dei paesi in via di sviluppo, queste non riescono a sostenere l’investimento delle ingenti somme necessarie per adempiere ai requisiti dell’RNA, specie in vista dell’elevata probabilità di responso negativo. Le PMI ritengono, perciò, che le grandi aziende godano di un vantaggio iniquo che consente loro di accaparrarsi la nicchia dei prodotti esotici in Europa. È difficile ottenere dati concreti sull’impatto economico, poiché l’RNA ostacola transazioni d’esportazione potenziali e, quindi, mai realizzatesi. Comunque, durante il workshop di Bruxelles, l’Istituto Peruviano dei Prodotti Naturali, un’associazione del settore privato, ha stimato perdite economiche per il Perù nell’ordine dei 10 milioni di dollari all’anno, che potrebbero diventare 300-400 milioni all’anno entro il 2015. Si è calcolato che - tradotte in opportunità di lavoro queste cifre rappresenterebbero lavoro per circa 50.000-200.000 famiglie, spesso residenti in aree

socialmente povere ma rigogliose in termini di biodiversità. Al momento, l’UNCTAD sta aiutando diversi paesi della regione Andina a ricavare stime più precise sugli impatti economici dell’RNA. Il Tempo è prezioso: la revisione dell’RNA La Commissione Europea sta attualmente affrontando una revisione obbligatoria dell’RNA che rappresenta un’opportunità per riformulare il Regolamento, affinché possa diventare un efficace strumento per la tutela della sicurezza alimentare, ma allo stesso tempo non ostacoli il commercio di alimenti tradizionali

Suggerimenti per la revisione7 ● L’RNA rivisto dovrebbe identificare inequivocabilmente gli alimenti tradizionali come una categoria distinta. ● Dovrebbe essere messa a punto una procedura semplificata per la valutazione della sicurezza alimentare dei prodotti rientranti in questa categoria. La procedura potrebbe essere basata su una notifica iniziale alla Commissione, completata da un’adeguata verifica preliminare alla commercializzazione, che dovrebbe partire da una valutazione generale della storia complessiva del prodotto e delle relative conoscenze tradizionali, della preparazione abituale per l’uso alimentare e delle sue modalità globali di consumo. ● Questa valutazione preliminare della sicurezza dovrebbe essere definita in maniera chiara, affinché la sua interpretazione sia inequivocabile e i requisiti non risultino eccessivi. ● Questa valutazione preliminare consentirebbe di identificare - qualora ce ne fosse bisogno - le ulteriori prove scientifiche, necessarie a constatare un adeguato livello di sicurezza o a giustificare restrizioni alla commercializzazione del prodotto. Nuovi esami scientifici si renderebbero necessari solo dove persistessero dubbi fondati, relativi alla sicurezza alimentare. Questa rigorosa valutazione scientifica sarebbe condotta dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare entro un ragionevole arco temporale.

sicuri. Molti paesi in via di sviluppo, svantaggiati dal Regolamento, hanno, perciò, deciso di dedicare la loro attenzione al suo impatto negativo e stanno chiedendo alla Commissione di prendere in considerazione le loro preoccupazioni6. Essi stanno sollecitando la Commissione Europea ad abrogare tout court il Regolamento sui Nuovi Alimenti o, per lo meno, a sottrarre dal suo campo d’applicazione gli alimenti esotici. E chiedono alla Commissione di farlo il più presto possibile!

Ma la soluzione più probabile è che venga definita una categoria specifica per gli alimenti esotici, all’interno di una versione rivista dell’RNA. Per agevolare le discussioni, l’UNCTAD e il CBI hanno preparato un documento di discussione che contiene numerose raccomandazioni su come l’RNA potrebbe essere modificato, affinché tenga conto delle istanze dei paesi in via di sviluppo (vedere box).

Stando a recenti comunicazioni della Commissione Europea, la Direzione Generale per la Salute e la Tutela dei Consumatori della CE ha individuato delle carenze nell’RNA e nella sua interpretazione. Ha, quindi, preso atto

del fatto che i requisiti per gli alimenti tradizionali potrebbero non essere sempre proporzionati al rischio potenziale, e che potrebbero rendersi opportuni criteri o linee guida diverse per tali alimenti, senza abbassare il livello di sicurezza.

E ora?

Cosa dovremmo aspettarci nei prossimi mesi? Si prevede che la CE fornisca chiarificazioni ai paesi Andini nel corso dei prossimi incontri del Comitato Misure sanitarie e Fitosanitarie dell’OMC (fine giugno 2006). Si attende che i paesi andini rendano pubblici i risultati degli studi che stanno conducendo sulla portata dell’impatto commerciale dell’RNA. Nel prossimo futuro la Direzione Generale per la Salute e la Tutela dei Consumatori dovrebbe presentare un progetto di proposta per una versione rivista dell’RNA. Si auspica che, nelle fasi preliminari, consulti i paesi interessati e il settore privato sulle modifiche che intende proporre.

Ma la cosa più importante è che il processo di revisione venga accelerato: mentre a Ginevra e a Bruxelles si discute, gli esportatori bussano invano a porte ancora blindate, desiderosi di approdare sui mercati europei con prodotti alimentari genuini e squisiti. Nel frattempo comunità locali, insediate sui rilievi andini o nelle zone aride dell’Africa australe, stanno ancora aspettando le tanto promesse opportunità di reddito che la globalizzazione doveva generare.

Rapporti UE-AL

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NOVEL FOODS E BIODIVERSITÀ TRADIZIONALE di Pedro Bravo Consigliere dell’Ambasciata del Perù presso l’UE

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l Regolamento 258/97 su nuovi alimenti costituisce, per i paesi della Comunità Andina, un chiaro esempio di barriera non doganale al commercio. La sua applicazione ha colpito seriamente le nostre relazioni commerciali con l’Unione Europea, scoraggiando lo sviluppo dei prodotti tradizionali esotici derivati della nostra biodiversità.

Il Regolamento sui nuovi alimenti ("novel foods"), equipara ai prodotti tradizionali esotici, conosciuti e consumati nella Comunità Andina da migliaia di anni, con organismi geneticamente modificati o prodotti che sono in realtà nuovi alimenti.

Detti prodotti risultano discriminati per l'unico fatto di non essere commercializzati in maniera significativa in Europa prima del maggio 1997, malgrado che questi abbiano una storia di consumo sicuro nei nostri paesi.

Il processo di entrata di un prodotto nuovo al mercato dell'UE è lungo, complesso e costoso, perché richiede informazioni sull’innocuità dei prodotti e investire somme considerevoli in studi scientifici. Inoltre il costo è chiaramente sproporzionato ed eccessivo di fronte alla dimensione del mercato potenziale, che in molti pochi casi è elevata.

Il potenziale commerciale dei prodotti tradizionali esotici, derivati della nostra mega-diversità, includendo diversi beni processati o elaborati a partire da detti prodotti, si è andato sviluppando in maniera importante negli ultimi decenni, grazie alle politiche di promozione di esportazioni non tradizionali con valore aggiunto. Ma anche a diversi programmi di cooperazione, come l’iniziativa Bio-commercio dell'UNCTAD, che sono finanziati con risorse degli Stati membri dell’Unione Europea e perfino con fondi comunitari. E’ in questo contesto che diversi prodotti come il camu-camu, la macca, il succo di araza, la lúcuma ed il borojó, il jaua (colorante naturale per cibi) ed altre frutta amazzonica hanno cominciato ad entrare in importanti mercati come USA e Giappone.

L’impatto sociale ed economico dello sviluppo del commercio dei prodotti tradi-

zionali esotici è particolarmente importante, nella cornice degli sforzi dei nostri paesi nella lotta contro la povertà rurale estrema - particolarmente nelle zone andine e della selva amazzonica - la sostituzione di coltivazioni illecite per usi alternativi con prodotti di effettivo potenziale economico e la protezione dell’ambiente come attività alternativa al taglio illegale di boschi protetti. È per ciò che i paesi andini hanno deciso portare la questione davanti alla Commissione Europea a Bruxelles, affinché nel più breve termine si smetta di applicare il regolamento 258/97 ai prodotti tradizionali esotici che abbiano avuto un curriculum di consumo sicuro nel paese di origine.

Come parte della strategia per fare sentire la nostra preoccupazione alla Commissione europea ed i suoi Stati membri, in relazione all'urgenza di modificare il regolamento 258/1997, alla fine di marzo 2006 si è ottenuta l'inclusione di questo tema come "preoccupazione commerciale specifica" nell'agenda della riunione del Comitato di Misure Sanitarie e Fitosanitarie dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, a Ginevra. Il trattamento del tema nell'OMC è risultato pertinente, perché ha offerto l’opportunità ai paesi andini di presentare a livello multilaterale il problema e rivolgere domande all'UE. Durante la presentazione nel Comitato dell’OMC i paesi andini hanno riconosciuto l’atteggiamento positivo dell’UE, che ha intrapreso il processo di revisione del regolamento. Tuttavia, esprimiamo la nostra preoccupazione di fronte alla possibilità che detto processo prenda molto tempo. In tale senso, sollecitiamo gli Stati membri ad usare flessibilità nell’applicazione della norma, per risolvere provvisoriamente i problemi presentati, ammettendo altri elementi che permettano di dimostrare che non si tratta di un nuovo alimento. Per esempio, se si è esportato ad altri mercati come USA e Giappone, o se può accertare il consumo in Europa con altri mezzi, perché i registri o le statistiche commerciali sono in pratica quasi impossibili da ottenere.

L’intenzione è inviare un segno politico e sensibilizzare l’UE sull’importanza ed urgenza di risolvere questo problema che colpisce paesi molto diversi come il Perù. Ugualmente, sarebbe opportuno sensibilizzare altri paesi in sviluppo, che possano essere colpiti da questa legislazione, come i centroamericani, Paraguay, India e Sudafrica, in modo che possano aggiungersi a questo giusto richiamo.

Per il momento non abbiamo avuto risposte positive da parte delle autorità europee, che continuano ad insistere nell’ applicare una legislazione che colpisce principalmente i paesi in sviluppo. Capiamo perfettamente la priorità che concede l’UE alla sicurezza nell’alimentazione. Ma detta priorità deve essere resa compatibile con altri impegni assunti dall’Europa relativi alle regole commerciali multilaterali, ma anche con altri obiettivi di politica come la cooperazione per lo sviluppo, la lotta contro la povertà, la protezione di ecosistema e la lotta contro il traffico di droghe.

Allo stesso modo, consideriamo che deve essere incentivato lo scambio di informazione tra le autorità sanitarie dell’UE e le controparti nei paesi in sviluppo. Detta cooperazione deve riconoscere anche le difficoltà particolari e limitazioni per gli agricoltori ed esportatori dei paesi in sviluppo.

Siamo fiduciosi che con la volontà politica e il pragmatismo da parte della Commissione si potranno risolvere i problemi di breve termine che colpiscono i prodotti esotici tradizionali di paesi come il Perù.

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PanAL Turismo culturale

VIENNA – CAPITALE DELL’UNIONE EUROPEA E DELL’AMERICA LATINA L’estate 2006 con l’arte e il bikini a Vienna Vienna è la città perfetta per trascorrere meravigliose calde giornate e tiepide notti estive. La metropoli sul Danubio nell’estate del 2006 invita ad una gita in città all’insegna del piacere dell’arte e della voglia di vivere. Il MuseumsQuartier diviene il punto d’incontro trendy per chi si interessa di moda, danza e relax.

A partire da maggio l’atmosfera lungo il Canale del Danubio, il cosiddetto „piccolo Danubio“ che costeggia il centro storico, diviene marittima: vi si trovano un „battello balneare“, il cosiddetto „Badeschiff“ e numerose spiaggette che sono delle vere e proprie oasi urbane.

La cerchia degli artisti austriaci intorno ad Egon Schiele viene presentata nel corso della mostra „Die Tafelrunde“ (I cavalieri della Tavola rotonda) al Belvedere. Ed in occasione del Festival della musica su schermo sulla piazza di fronte al Municipio si potrà festeggiare degnamente, gustando specialità da tutto il mondo, il re musicale in carica quest’anno, Mozart, e la vita! Dettagli a riguardo ed informazioni su tutte le

manifestazioni nell’Anno di Mozart 2006 al sito www.wien.info o su richiesta al numero di telefono +43–1–24 555, tutti i giorni dalle 9 alle 19.

Aloha, Vienna: atmosfera mediterranea lungo il Canale del Danubio In spiaggia in centro città! Il Canale del Danubio d’estate, grazie al suo „Badeschiff“, il suo battello balneare, ed alle sue spiaggette urbane, si trasforma in un „piccolo Danubio“. Diverse oasi marittime che prevedono un’ottima offerta culinaria e musica, invitano a trascorrervi ore rilassanti sullo sfondo delle stupende facciate del centro storico.

Il nuovo polo d’attrazione lungo il Canale del Danubio è il „Badeschiff“. Si tratta di una nave da carico riconvertita lunga 76 metri e larga 11, perfetta per rilassarsi, dotata di una piscina e di un ponte passeggiata. Molteplici offerte gastronomiche e culturali arricchiscono l’orizzonte sotto il sole estivo. L’idea non è del tutto nuova, già nel 1781 infatti, all’epoca di Mozart, esisteva lungo il Danubio uno zatterone per bagnanti. Da metà maggio a settembre, aperto tutti i

giorni dalle 10 alle 2, ingresso circa 5€, tra Schwedenplatz e Urania.

Non molto lontano dalla nave ci si può godere tutto l’anno, nel Café Bar Urania, situato nell’osservatorio astronomico Urania inaugurato nel 1910 dall’ imperatore Francesco Giuseppe, un’offerta culinaria alquanto creativa. Da qui si può ammirare il nuovo catamarano Twin City Liner che fa la spola tre volte al giorno tra Vienna e la capitale slovacca Bratislava. A pochi passi di distanza la gioventù dorata si incontra al ritrovo Strandbar Herrmann.

Questo bar all’aperto dallo stile quasi futuristico, ed allo stesso tempo allestito in tradizionali mattoni trasmette una perfetta sensazione di spiaggia (www.strandbarherrmann.at).

Ci si potrà godere un’atmosfera marittima, freschi drink ed il più bel giardino per grigliare a monte della città all’„Adria Wien“ , a pochi passi da Schwedenplatz, sulle sponde del Canale del Danubio. Un programma culturale e sportivo integra l’offerta di questa riviera estiva. Tutti i giorni da metà aprile a settembre, dalle 16 alle 2, il weekend dalle 12, accesso presso il ponte Salztorbrücke.

Ormai un classico del tempo libero e della gastronomia è l’areale del „Summerstage“ presso la fermata del metrò Rossauer Lände: ottima offerta culinaria, beachvolleyball e stimolanti eventi compresi www.summerstage.co.at. Una fermata della metropolitana o dieci minuti di passeggiata risalendo il canale. Un accento alquanto audace è dato dalla nuova costruzione della diva dell’architettura Zaha Hadid; nel caffè, nel ristorante o nel club, sulle rive del „piccolo Danubio“ si potrà discuterne animatamente.

Adria Wien, 2., ponte Salztorbrücke, www.adriawien.at Badeschiff, 1., Canale del Danubio, tra piazza Schwedenplatz ed osservatorio Urania Café Bar Urania, 1., Uraniastraße 1, tel. +43–1–713 30 66, www.barurania.com Suggerimenti per il prossimo soggiorno a Vienna Prenotazione hotel Online all’indirizzo www.wien.info o per

Turismo culturale

PanAL

Bernard De Myttenaere Asistente profesor y candidato a doctorado en el IGEAT - ULB. Coordinador científico de un proyecto interdisciplinarios de investigación y de enseñanza en turismo con universidades de Liege (ULG), de Bruxelles (ULB) y de Colombia.

Benita Ferrero-Waldner -

Commissioner for External relations and European neighbourhood policy

Roberto Formigoni – Presidente della Regione Lombardia

L. Enrique García Rodríguez – Presidente – Corporación Andina de Fomento – CAF -

Guido Mantega - già Presidente del BNDES del Brasile. Ministro do Planejamento, Orçamento e Gestão

telefono dalle 9 alle 19 presso Wien Hotels & Info, il servizio di prenotazione di WienTourismus. www.wien.info La preparazione ideale per la visita a Vienna con suggerimenti d‘attualità in 14 lingue diverse, package, servizio di pianificazione del viaggio, download, banca dati delle manifestazioni, prenotazione online dell’hotel e tante altre cose ancora.

Tourist-Info Wien Il primo indirizzo a cui rivolgersi per ricevere una piantina gratuita della città, opuscoli, prenotare l’hotel, acquistare biglietti ed iscriversi a visite guidate, cambio valuta e tante altre cose. Dietro all’Opera di Stato, tutti i giorni 9–19.

1., Albertinaplatz/angolo Maysedergasse, tel. +43–1–24 555 Vienna Card Tessera per i trasporti pubblici (16,90 Euro) che consente di usare per 72 ore la metropolitana, l’autobus o il tram e prevede inoltre 200 riduzioni.

Acquistabile alla Tourist-Info Wien, in numerosi hotel ed agenzie di viaggio, nonché agli sportelli dei trasporti pubblici di Vienna „Wiener Verkehrsbetriebe“.

Quién es Quién Pedro Bravo - Consejero Misión del Perú ante la UE

Maria Grazia CavenaghiSmith – Direttrice Ufficio di informazione a Milano del Parlamento Europeo.

Pietro Celi - Direttore ufficio Americhe Ministero Attività Produttive.

Luis Chuquihuara - Jefe de la Misión del Perú ante la UE – Presidente del GRULA - Grupo Latinoamericano

Simona Marzetti – Direttore Direzione Innovazione e Trasferimento Tecnologico Segretario Generale Associazione INSME - Istituto per la Promozione Industriale (IPI) Javier Pérez de Cuellar – Ambasciatore de la Repubblica del Perú già Segretario delle Nazioni Unite Robert Punkenhofer - Project

Director, Business Summit EU-LAC 2006

Rik Kutsch Lojenga -

Programme Manager, BioTrade Facilitation Programme (BTFP) BIOTRADE Initiative - UNCTAD

Alejandra Velazco Muñoz -

Coordinadora General Instituto Peruano de Productos Naturales Ufficio Turistico di Vienna

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PanAL Cultura

HIGHLIGHT DELL’ANNO DI MOZART 2006 A VIENNA correndo il calendario degli eventi previsti per il 2006, l’Anno di Mozart, vediamo che ci attendono oltre 130 manifestazioni alle quali si potrà assistere in 3.200 date diverse. Ecco qui i punti culminanti dell’Anno di Mozart:

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Il Theater an der Wien, dove per anni sono stati presentati solamente musical e dove nel 1805 ebbe luogo la prima del „Fidelio“ di Beethoven, nel 2006 ospiterà, in onore di Mozart, solo opere del compositore austriaco. Attendono gli ammiratori di Mozart oltre 80 rappresentazioni con i migliori direttori d’orchestra tra cui Seiji Ozawa, Nikolaus Harnoncourt e Sir Simon Rattle, che in dicembre dirigerà i Filarmonici di Vienna nell’interpretazione delle tre ultime sinfonie di Mozart. Altri pezzi forti del programma: Plácido Domingo e Julian Rachlin si esibiranno in occasione del concerto di apertura l’8 gennaio e Seiji Ozawa dirigerà il celebre tenore Neil Shicoff, nell’„Idomeneo“, una coproduzione con l’Opera di Stato di Vienna. Al festival OsterKlang di Vienna, in aprile, verrà eseguito l’oratorio di Mozart „Die Schuldigkeit des ersten Gebots“ (L’obbligo del primo comandamento) e, d’estate, al festival KlangBogen Wien, sarà il turno del „Don Giovanni“ e della produzione contemporanea „Flammen“ (Fiamme) di Erwin Schulhoff.

Tra i maggiori highlight dell’Anno di Mozart a Vienna c’è l’apertura il 27 gennaio del „Mozarthaus Vienna“. L’esposizione su Mozart basata su una filosofia del tutto nuova ed allestita in ed intorno all’abitazione di Mozart, illustra in modo coinvolgente su una superficie di 1000 m2 ripartita in sei piani la movimentata vita del maggiore compositore europeo degli ultimi 200 anni. Accanto alle sue opere, alcuni estratti delle quali si potranno anche ascoltare, ed alla presentazione della sua famiglia, i visitatori avranno modo di conoscere anche l’ambiente del musicista, quindi i suoi amici ed i suoi nemici nella Vienna del tardo barocco. Il luogo stesso, il palazzo nella Domgasse 5, all’ombra del Duomo di Santo Stefano, è inoltre ideale: è qui che Mozart trascorse gli anni più felici e più intensi della sua vita dal punto di vista artistico, nel corso dei quali egli compose anche „Le nozze di Figaro“. Al centro di questo mondo coinvolgente c’è naturalmente il Maestro stesso, con la sua esplosiva personalità in tutte le

sue sfaccettature.

L’Albertina, la sede di mostre dietro all’Opera di Stato di Vienna, ospiterà una grande esposizione dedicata alla vita e alle opere del genio. Le sue idee e la sua duratura influenza, il cui eco si avverte ancora oggi, costituiscono i momenti centrali di questa insolita rassegna firmata dal gruppo di architetti n-o-m-a-d. Preziose opere d’arte e stimolanti installazioni virtuali permetteranno di ripercorrere le tappe della vita di Mozart, dal bambino prodigio all’artista noto in tutto il mondo. Un altro contenuto dell’esposizione sono i numerosi cliché sul maggiore „prodotto culturale“ austriaco.

Un’altra sezione si occupa del panorama intellettuale e storico-ideale nel quale agiva questo spirito stravagante e libero pensatore. Una moderna interpretazione di una mongolfiera, un oggetto che affascinò sempre Mozart, sarà uno degli insoliti pezzi esposti.

L’Opera di Stato di Vienna con il suo direttore musicale Seiji Ozawa ed il teatro lirico della Volksoper di Vienna metteranno in scena le maggiori opere liriche di Mozart: accanto al „Flauto magico“, al „Don Giovanni“, alle „Nozze di Figaro“, alla „Clemenza di Tito“ ed a „Così fan tutte“,non mancherà di suscitare l’interesse del pubblico anche il „Ratto dal Serraglio“, una coproduzione dell’Opera di Stato e del Burgtheater di Vienna. In occasione dell’anniversario della morte del compositore, il 5 dicembre, Christian Thielemann dirigerà il Requiem di Mozart rimasto incompiuto all’Opera di Stato. Il cartellone della Volksoper prevede perlopiù opere liriche di Mozart in lingua tedesca. Il teatro lirico dalla capienza di 1.400 posti, già in passato si è costruito una solida fama per gli allestimenti mozartiani.

Al Wiener Musikverein, noto in tutto il mondo per il suo Concerto di Capodanno con i Filarmonici di Vienna nella sfarzosa Sala dorata, si esibirà Anne-Sophie Mutter con sonate per violino di Mozart; già Herbert von Karajan la definì una delle migliori violiniste del mondo. Nikolaus Harnoncourt dirigerà la messa in Do minore di Mozart ed i singspiele „Der Schauspieldirektor“ (L’impresario teatrale), „Zaide“ e „La betulia liberata”. Anche il coro delle celebri voci bianche di Vienna, i Wiener Sängerknaben, fondato cinque secoli fa, propone nel 2006

interessanti concerti al motto di „Mozart and more“. Al centro dei Concerti delle Wiener Festwochen ci sono i concerti per pianoforte di Mozart, uno dei momenti culminanti dell’anno dei concerti viennese. È stato possibile scritturare per questi concerti un ex„bambino prodigio“ della musica classica: Rudolf Buchbinder interpreterà insieme ai Filarmonici di Vienna per quattro serate nella Sala dorata dodici dei concerti per pianoforte di Mozart.

Le Wiener Festwochen che nel 2006 saranno anch’esse incentrate sulle opere di Mozart, verranno inaugurate come ogni anno il 12 maggio sulla piazza di fronte al Municipio. Daniel Harding, un allievo di Rattle e di Abbado, dirigerà il „Flauto magico“ e „Così fan tutte“ al Theater an der Wien. Responsabile della regia per „Così fan tutte“ sarà Patrice Chéreau. Allo Jugendstiltheater verrà invece allestita la „Zaide“ per la regia di Peter Sellars.

In luglio ed agosto avrà nuovamente luogo il Festival della musica su schermo sul Rathausplatz, la piazza di fronte al Municipio, ad accesso gratuito. Il festival proporrà nelle calde serate estive composizioni di Mozart sotto il cielo stellato: diverse sue opere liriche, ma anche concerti eseguiti nelle migliori sale del mondo garantiranno un ambiente suggestivo integrato da una luculliana offerta di piatti internazionali.

Niente musica in scatola, ma un piacere acustico ed intellettuale per veri intenditori offrirà il festival „New Crowned Hope“con il celeberrimo regista americano Peter Sellars alla fine del 2006. „Zur neugekrönten Hoffnung” (Alla nuova speranza incoronata), è così che si chiamava la loggia massone della quale Mozart fu cofondatore nel 1791 ed è così che si intitola anche un festival, nel cui ambito artisti dei settori più diversi affronteranno l’operato e la persona di Mozart. Gli argomenti centrali scelti da Sellars sono contenuti nei pezzi „Il flauto magico“, „La Clemenza di Tito“ ed il „Requiem“ e rappresentano i punti di partenza per la realizzazione di nuove produzioni che però non contengono neppure una nota delle opere di Mozart. Anche il Völkerkundemuseum, il Museo di etnologia ed la Kunsthalle Wien ospiteranno alcuni spettacoli.

Assumeranno un ruolo altrettanto notevole gli argomenti architettura, cinema ed arte figurativa.