Uscita 02 2013

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positivo 9 772280 822108

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PENSIERO

ISSN 2280-8221

Poste Italiane s.p.a. spedizione in A.P. – D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1 comma 1, NE/VE

Idee, stili e storie

Richard Armstrong, direttore della guggenheim DI NEW YORK, ci spiega perchÉ la crisi è ormai un ricordo

Calliandro Editore

Anno 65, n°2 Magazine - € 5,00




18 restored contemporary apartments for sale in an important 15th century palazzo, home to Mozart during his stay in Venice, and one minute from La Fenice. Beautiful central courtyard and elegant communal lobby. Design by Culti Milan. Completion mid 2013.


18 moderni appartamenti a Venezia in un Palazzo del XV secolo completamente ristrutturato che un tempo ebbe Mozart tra i suoi ospiti e che dista solo un minuto da La Fenice. Il progetto prevede un bellissimo cortile centrale, una lobby e interni curati dall’interior designer milanese Culti. Fine lavori prevista entro metà 2013.

Contact: sonia@venicesothebysrealty.com www.venicesothebysrealty.com | www.palazzomolin.com Tel: 00 39 041 5220093 Each office is independently owned and operated


sommario

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Editoriale CAPITANI CORAGGIOSI

Daria Werbowy

44 Biennale d’Arte, perchÉ abbiamo scelto gioni 49 Il gusto dell’accento francese 51 Degustazione verticale 54 LE PLAISIR DE VIVRE

12 FOYER

13 ARTS, IDEE DA VEDERE 61 Iwao Arai, l’amico della Fenice 65 Vivere a Torcello, seicento anni fa 68 Vi racconto il fascino sottile della laguna 70 La difesa dELLA Civitas Rivoalti dagli Ungari 72 LE GITE IN MARE D’UN TEMPO

32 INNOVAZIONE E SPENDING REVIEW, E SIAMO GIÀ FUORI DAL TUNNEL

74 LIBRI & Co.

L’illustre Idee, stili e storie

Direttore Responsabile: Daniele Pajar Direttore Editoriale: Yuri Calliandro In redazione: Mariachiara Peron

Hanno collaborato: Shaula Calliandro, Lucio Maria D’Alessandro, Andrea Gion, Savino Liuzzi, Maristella Tagliaferro, Maria Teresa Secondi, Marco Paladini, Caterina Vianello, Federico Moro, Carlo Sopracordevole Relazioni Esterne, Commerciale, Coordinamento e Traffico: Sandra Riato - relazioniesterne@calliandroeditore.it • Marketing: Cristina Andretta Immagini: Manuel Silvestri Traduzioni: VeniceDream, editing di Laurie Hussissian • English version: curated by Venice Dream, edited by Laurie Hussissian Redazione: Ca’ Bortoluzzi Grillo - San Marco 4590 - 30124 Venezia - Telefono 041 2413030 - Fax 041 5220391 - illustre@calliandroeditore.it Editore: Calliandro Editore - Ca’ Bortoluzzi Grillo - San Marco 4590 - 30124 Venezia - Telefono 041 2413030 - Fax 041 5220391 - info@calliandroeditore.it Grafica ed impaginazione: Idvisual - www.idvisual.it • Tipografia: Grafiche Veneziane Abbonamenti scrivere a: abbonamenti@calliandroeditore.it Giornale iscritto al Tribunale di Venezia in data 23 agosto 1949 al n. 58 del registro pubblicazioni del ruolo stampa

Periodico iscritto all’Uspi - Unione Stampa Periodica Italiana Numero del Repertorio del ROC 16878

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Con il Patrocinio di:

Con il contributo di: Fonderia d’arte MassiMo del Chiaro PIETRASANTA

www.delchiaroartconnection.it

Carlo Guarienti

1 Giugno | 29 Settembre 2013 - Palazzo Ducale, Venezia

Editografica, Pietrasanta - Design Roberto Del Chiaro - Ph. Libero Musetti

Oltre il reale


editoriale

CAPITANI CORAGGIOSI

O

Ogni anno qui in redazione leggiamo sempre con curiosità ed interesse la classifica dei musei più visitati del mondo. Anche quest’anno il Louvre di Parigi straccia tutti con un numero mirabolante di visitatori: 10 milioni. A contribuire a questo risultato un approccio imprenditoriale alla gestione ma anche il dato che quello parigino sia, nell’immaginario collettivo, il museo per eccellenza: ad esempio, il fatto che uno dei best-seller degli ultimi anni, da cui è stato ricavato un film campione di incassi come il Codice da Vinci sia stato ambientato proprio nel più importante museo della Ville Lumière, ha di sicuro creato un indotto di visitatori non trascurabile. Quanti di voi, compreso il sottoscritto, si sono incamminati lungo il parco del Louvre alla ricerca delle borchie della Linea della Rosa? Quanti invece si sono soffermati ad osservare il disegno originale del pavimento del museo, elemento rilevante nella prima parte della pellicola, prima di affrontare la bolgia che regolarmente sosta davanti alla nostra Mona Lisa? La forza promozionale di un film può fare miracoli anche se, ribadisco, non risiedono certo tutti qui i motivi del successo del Louvre. Questo mese non abbiamo voluto indagare il perchè del successo del museo di Parigi ma abbiamo preferito spostarci oltreoceano per raccogliere un segnale più che incoraggiante da un’altra istituzione: parlo della Guggenheim di New York. L’intervista esclusiva che vi proponiamo nelle pagine seguenti con Mr. Armstrong, direttore del museo e della Fondazione, è nel suo piccolo una iniezione di positività straordinaria. Il numero uno della Guggenheim è il personaggio giusto che incarna proprio la mentalità che oggi serve per uscire dal momento di difficoltà che stiamo affrontando. Soffriamo tutti (anche il mondo dell'editoria non riesce ad intravedere orizzonti sereni). Ma finirà. Speriamo prima che tutto finisca. A New York è andata così. Un riassetto drastico, taglio dei fronzoli inutili, promozione ed un sano investimento nelle tecnologie del futuro. Di certo la app scaricabile gratuitamente da internet, che racchiude tutto ciò che si può vedere nel museo newyorkese, è il prologo digitale di quello che Massimiliano Gioni ha pensato di fare alla Biennale qui a Venezia: il Palazzo Enciclopedico; una torre contenente tutto lo scibile umano, impossibile da costruire con i mattoni, che il futuro sulla rete rende facilmente realizzabile (ad esempio basterebbe che ogni museo del mondo producesse una sua app per poi far confluire tutto il materiale in un unico sorta di superapp enciclopedica). Il mondo si evolve. Bisogna sapere e soprattutto volere cavalcare il cambiamento: chi lo subisce è destinato a perire o ad essere relegato a ruoli di gregario. Bisogna essere capitani coraggiosi. E a chi pensa di non esserlo suggerisco di fare questa prova: guardatevi attorno, guardate le persone che lavorano con voi. Non vedete nessuno degno di questo ruolo? Oppure c’è chi si erge a paladino del coraggio ma è chiaro che sta bluffando? Allora è probabile che il capitano coraggioso siate voi.

Think Positive

Daniele Pajar

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la foto illustre

Photo by Manuel Silvestri

Dinner in the Sky Di certo si tratta di una iniziativa fuori dagli schemi: l’Hotel Cipriani di Venezia propone alla fine di giugno ‘Dinner in the Sky’. Un’emozionante ‘volo gastronomico’ a 50 metri d’altezza sopra sopra lo skyline della Serenissima organizzato dal noto hotel del gruppo Orient Express in collaborazione con 5th Events, Action Partner/Alessandro Rosso Group. Posizionata a fianco alla famosa piscina dell’Hotel Cipriani, la piattaforma di Dinner in the Sky, larga cinque metri per nove di lunghezza, è il più eccentrico tavolo per aperitivo e dinner al mondo: si degusta a 50 metri di altezza. I 22 commensali saranno imbragati a speciali seggiolini per poter “volare” in totale sicurezza: la piattaforma inoltre potrà ruotare di 180 gradi per offrire una strepitosa vista sullo skyline veneziano. I piatti proposti saranno quelli dell’Executive Chef del Cipriani Renato Piccolotto e dello Chef del Ristorante Cip’s Roberto Gatto. A dinner in the Sky @ Hotel Cipriani, dal 19 al 23 giugno, potranno partecipare sia gli ospiti dell’Hotel che i clienti esterni (nella foto grande una vista di Venezia dalla Giudecca; sotto il ‘tavolo’ Dinner in the Sky).

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L’illustre

FOYER Aida Yespica Eva Riccobono

Daria Werbowy Chiara Galiazzo

Agatha Ruiz

Dianna Agron

Google

Pinault

Si riapre la stagione a Venezia e ricominciano a sciamare in laguna star di varia caratura: da Eva Riccobono a Daria Werbowy, supertop polacca; da Aida Yespica alla stilista Agatha Ruiz de la Prada; a Venezia, pizzicata dal nostro Manuel Silvestri anche Chiara Galiazzo, protagonista di uno spot molto noto di telefonia girato tra Padova e Venezia. E ancora, Dianna Agron, attrice americana che in molti conosceranno per il suo ruolo nel serial Glee. A passeggio tra calli e campielli anche la bella attrice italiana Isabella Ferrari. In posa davanti all’obiettivo il magnate François Pinault. Tra le curiosità, i ‘camminatori’ di Google che stanno mappando la città: è stato studiato un sistema apposito per Venezia vista la sua particolarità. Infine uno scatto relativo all’inaugurazione della mostra di Manet, straordinaria esposizione a Palazzo Ducale.

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Manet

Isabella Ferrari


ARTS

David Bowie è “David Bowie è una vera e propria icona, ora più che mai rilevante nella cultura moderna e popolare. Le sue innovazioni radicali in campo musicale, teatrale, della moda e dello stile ancora oggi riecheggiano nel settore del design e della cultura visiva e continuano a ispirare artisti e designer di tutto il mondo”. Così Martin Roth, Direttore del Victoria & Albert Museum, descrive uno degli artisti d’avanguardia più influenti dei nostri tempi. La mostra esplorerà le varie e numerose collaborazioni di Bowie con artisti e designer nel campo della moda, del suono, della grafica, del teatro, dell’arte e del cinema. Ci saranno più di sessanta costumi di scena, tra cui il vestito di Ziggy Stardust, disegnato da Freddie Burretti, le sgargianti creazioni di Kansai Yamamoto per la tournée Aladdin Sane e il cappotto creato da Bowie e Alexander Mc Queen con l’Union Jack, lo stendardo del Regno Unito, per la copertina dell’album Earthling. Saranno inoltre esposte fotografie, progetti di illustrazione artistica di copertine di album, spezzoni di film e di spettacoli dal vivo tra cui “The Man Who Fell to Earth e “Saturday Night Live”, video musicali come “Boys Keep Swinging” e “Let’s Dance”, oltre a progetti di scenografie. Accanto a questi pezzi ci saranno altri oggetti dell’artista finora mai esposti, come storyboard, scalette e testi autografi di canzoni, così come alcuni schizzi di Bowie, partiture musicali e pagine di diario che riveleranno l’evoluzione del suo percorso creativo. Dove/Where: Victoria & Albert Museum, South Kensington, Cromwell Road, London SW7 2RL Quando/When: fino all’11 agosto 2013 / Through 11 August 2013 Info: www.vam.ac.uk

David Bowie is “David Bowie is a true icon, more relevant to popular culture now than ever. His radical innovations across music, theatre, fashion, and style still resound today in design and visual culture and he continues to inspire artists and designers throughout the world”. Marthin Roth, Director of Victoria & Albert Museum described one of the most pioneering and influential performers of modern times. The exhibition will explore the broad range of Bowie’s collaborations with artists and designers in the fields of fashion, sound graphics, theatre and film. On display will be more than 60 stage-costumes, flamboyant creations and the Union Jack coat designed by Bowie and Alexander Mc Queen for the Earthling album cover. Also on show will be photography, album sleeve artwork, visual excerpts from films and live performances including The Man who fell to earth (1976) and Saturday Night Live (1979); music videos such as Boys Keep Swinging (1979) and Let’s Dance (1983) and set designs. Alongside these will be more personal items such as never-before –seen- storyboards, handwritten set lists and lyrics as well as some of Bowie’s own sketches, musical stores and diary entries, revealing the evolution of his creative ideas.

A lato: original photography for the Earthling album cover (1997); Union Jack coat designed by Alexander McQueen in collaboration with David Bowie Photo by Frank W Ockenfels 3 In alto: album cover shoot for Aladdin Sane (1973); Design by Brian Duffy and Celia Philo, make up by Pierre La Roche Photo by Brian Duffy

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Tibet, Tesori dal tetto del mondo Dopo oltre due anni di sopralluoghi nelle città tibetane di Lhasa, Shigatze e Gyantze e nel Museo delle Nazionalità di Pechino Adriano Màdaro, curatore della mostra, ha scelto i reperti secondo un itinerario espositivo che illustra le varie peculiarità storiche, religiose, artistiche ed etniche del Tibet e del suo popolo. Cinque i grandi temi che animano la rassegna, sviluppati secondo un racconto continuo e correlato, che guidano il visitatore alla scoperta di un popolo e di una civiltà antica e così lontana da noi: si inizia dalla situazione storica nella quale si è venuto a trovare l’altopiano tibetano attraverso i secoli fin dai tempi nei quali Gengis Khan lo incluse nel grande Impero mongolo-cinese del XIII secolo. Tra i reperti qui esposti, oltre a documenti storici di varie epoche, risultano di particolare interesse i doni che i vari Dalai Lama presentarono alla Corte imperiale di Pechino e le antiche statue del Buddismo tantrico al quale si erano convertiti gli imperatori Ming e Qing.

Tibet. Treasures from the roof of the world After more than two years of inspections in the Tibetan cities of Lhasa, Shigatze and Gyantze, and in the Museum of Nationalities in Beijing, as well as in the collections kept in the imperial Forbidden City, Adriano Màdaro, supported by a scientific commitee formed by the most important Chinese Tibetologist, has chosen all the exhibits according to an itinerary exhibition, outlining the various special historical, religious, artistic and ethnic features of Tibet and its people. The exhibition is divided into five major themes, that are developed using a continuous and related story, which will guide the visitor to the discovery of a people and of an ancient civilization, so far from us: the course start from the historical situation of the Tibetan plateau through the centuries, since the time in which Genghis Khan included it, in the great Mongol-Chinese Empire in the thirteenth century. Among the exibits, as well as historical documents from various periods, particularly interesting are the gifts that the every Dalai Lama presented to the imperial court in Beijing and the ancient statues of tantric Buddhism adored from the Ming and Qing emperors.

Dove: Casa dei Carraresi, Treviso Quando: fino al 2 giugno 2013 Info: www.laviadellaseta.info

Where: Casa dei Carraresi, Treviso When: through 2 June 2013 Info: www.laviadellaseta.info

Monica Marioni, viaggio nella Psiche “Un’artista di estrema duttilità espressiva”, ovvero Monica Marioni nelle parole del critico Vittorio Sgarbi. Marioni, nata vicino a Treviso, espone a Venezia una selezione di lavori realizzati dal 2008 ad oggi. Fino a fine luglio saranno esposti i volti su tela della serie “Alter Ego”, immagini oniriche in digitale dal progetto “Io sono” (curato da Vittorio Sgarbi nel 2011), e le ultime suggestioni del lavoro più recente, “Rebus”, a cura di Ivan Quaroni. Ancora nelle parole di Sgarbi, dal catalogo di “Io Sono”: “L’arte è il campo espressivo dell’individualità. Siamo, più di ogni altra cosa, animali psichici, ognuno differente dall’altro, e questa differenza è alla base del modo con cui concepiamo la nostra individualità: l’arte serve non solo a ricordarcelo, ma a fornirci un impareggiabile strumento con cui poter esaltare al meglio la nostra componente individuale, trovando l’antidoto alla regola statistica del mondo per cui dovremmo essere tutti considerati numeri della stessa specie”.

Monica Marioni, an art journey through Psyche “An artist of extreme expressive ductility”: Monica Maironi in the words of the Italian art critic Vittorio Sgarbi. Marioni, born near Treviso in the Veneto region, is exhibiting in Venice a selection of her works dated from 2008 to date, in the programme ART@Hilton curated by Giudecca 795 ART Gallery. Through the end of July the exhibit will display the faces of the series “Alter Ego”, the oniric digital images from the project “Io sono” (“I am”, curated by Vittorio Sgarbi in 2011), and the last suggestions of the most recent works, “Rebus”, curated by art critic Ivan Quaroni. Again in Sgarbi’s words (from the catalogue of “Io sono”): “More than anything else, we are psychological animals, each person different from the next, and this difference underlies the way we conceive our own individuality: art does not serve to remind us of it, rather, it provides us with an unequalled tool that we can use to make the most of our individual component, finding the antidote for the statistical rule of the world that says we should all be considered numbers in the same species”.

Dove: Hilton Molino Stucky, Lounge Campiello Giudecca 810, Venice Quando: fino al 28 Luglio 2013 Info: www.giudecca795.com

Where: Hilton Molino Stucky Venice, Campiello Lounge Giudecca 810, Venice When: through 28 July 2013 Info: www.giudecca795.com

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GIULIO Rigoni, ECCO il SUO “Rinascimento contemporaneo” Un artista contemporaneo davvero “sui generis”: Giulio Rigoni è un esperto di arte pre-rinascimentale, ed è proprio attraverso il filtro della storia e di antiche lezioni pittoriche che questo talentuoso 36enne rivive e traduce i temi più attuali - come la ricerca di una casa e il sogno di vivere in coppia, la città ideale e il ritorno alla vita naturale, oppure il turismo di massa, o ancora – spiritosamente - il tema del cibo. Venezia è il filo conduttore degli ultimi lavori di Rigoni, nato a Roma ma di origine veneta, che interpreta la costante indeterminatezza di Venezia, la memoria sospesa e ricca di storia, oscillante tra realtà e proiezione immaginaria ed idealizzata. Rigoni racconta storie, spesso la propria, attraverso elementi simbolici e addirittura metafisici che sospendono i suoi dipinti nello spazio e nel tempo, in una Venezia che altro non è se non la città ideale, ai bordi di un’acqua dai riflessi d’oro. È naturale per Rigoni lavorare sul tema del prezioso, utilizzando la sua particolare tecnica ad olio, amorevolmente attenta ai dettagli e a materiali come la foglia d'oro; naturalissimo per lui ispirarsi al meglio del nostro passato e della nostra storia culturale per relativizzare il presente e risolvere i suoi nodi, quando a volte il sogno deve fare i conti con la propria fragilità. Naturale per lui anche rielaborare le architetture in un’idea di città fantastica, con una divertente vena ironica che si coglie ad esempio nella serie “Fuga da Venezia”, il racconto di un avvicinamento in massa di velieri, che provoca la fuga dei suoi abitanti; la conseguenza è il ritorno ad una vita più autentica legata ai ritmi della natura, della campagna, la stessa a cui la nobiltà veneziana, sconfitta nel mare e nel commercio, aveva ricominciato a guardare alcuni secoli fa. La composizione si articola in cinque pannelli in legno che descrivono l'azione nell'arco di una giornata, con il sole che sorge e via via declina in un cielo dalle sfumature fiamminghe. Nell’altra serie “la Rosa dei Venti” dedicata alla Venezia che ha costruito le sue fortune sul mare, i venti vengono personificati e rappresentati ognuno con i simboli che lo caratterizzano, capaci di ingrossare il mare o felicemente gonfiare le vele di panciute imbarcazioni. Una mostra di grande suggestione, e da non perdere.

Giulio Rigoni: that is, “Contemporary Renaissance” An extraordinary contemporary artist: Giulio Rigoni is an expert in pre-Renaissance art, and it is through the filter of history and the lessons taught by ancient painting that this 36-year old artist translates the most topical issues - such as the search of a house and the dream of living as a couple, the ideal city and the return to natural life, or mass tourism, or – wittily – the theme of food. Venice is the main theme of the last works of Rigoni, who was born in Rome but has Venetian origin. He interprets the constant uncertainty of Venice, its suspended memory and rich history, which oscillates between reality and imaginary, idealized projection. Rigoni tells stories, often his own, through symbolic and even metaphysical elements, suspending his paintings in space and time, in a Venice turned into the ideal city by the edge of a water with golden reflections. It is natural for Rigoni to work on the theme of preciousness using his special technique of oil painting, lovingly attentive to detail and to materials such as gold leaf; it is very natural for him to get inspired by the best of our past and of our cultural history in order to set the present in the right perspective, and solve its nodes, when sometimes the dream has to deal with his own fragility. It’s also natural for him to recreate a fantasy city using an amusing irony through which he conveys -- in the series "Escape from Venice" -- the story of an approaching mass of vessels that causes inhabitants to flee, and results in the return to a more authentic life tied to the rhythms of nature and the countryside. In a sense, it mimics what occurred a few centuries ago when the Venetian nobility, defeated on the sea and in trade, retreated to the country. The composition is divided into five wooden panels that describe the action in a single day as the sun rises and gradually falls, in a blue Flemish sky. In the other series, "Rosa dei Venti" (Wind Rose), which is dedicated to Venice whose fortunes were built on the sea, the winds are personified and represented with the symbols that characterise them -- able to churn up the sea or happily propel sailboats along it. An art show of great charm, and not to miss.

Dove: Giudecca 95 Art Gallery, Fondamenta San Biagio 795 Quando: fino al 28 Luglio 2013 Info: www.giudecca795.com

Where: Giudecca 95 Art Gallery, Fondamenta San Biagio 795 Giudecca, Venice When: through 28 July 2013 Info: www.giudecca795.com

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Dopo il grande successo del 2005, Ron Mueck torna alla Fondation Cartier Mask II (2001): mixed media by Anthony d’Offay, London © Ron Mueck Photo courtesy of Anthony d’Offay

Ron Mueck è stato invitato a presentare le sue nuove sculture presso la Fondation Cartier pour l’art contemporain. Questa è la sua prima grande mostra in Europa dopo il successo ottenuto alla Fondazione Cartier nella mostra del 2005. In aggiunta alle sei sculture recenti l’esposizione ne presenta tre realizzate appositamente per quest’evento. Per l’occasione è stato anche realizzato un filmato da Gautier Deblonde che ripercorre la loro creazione. Rivelare l’artista solitario al lavoro enfatizza ulteriormente la sensibilità e la potenza della scultura di Ron Mueck. Mueck crea le sue opere lentamente nel suo piccolo studio a Londra facendo in modo che il tempo diventi un elemento importante nel processo creativo. Le figure umane sono descritte in modo meticoloso e dettagliato.

Ron Mueck Ron Mueck has been invited to present his new sculpture at the Fondation Cartier pour l’art contemporain This is his first major exhibition in Europe since the hugely successful Fondation Cartier exhibition of 2005. In addition to six important recent sculptures the show includes three produced especially for this event. A new film recording their creation has been made for the occasion by Gautier Deblonde. Revealing the reclusive artist at work further emphasizes the sensitivity and power of Ron Mueck’s sculpture and highlights its particular resonance for our time. Mueck works slowly in his small North London studio, making time itself an important element in his creative process. His human figures are meticulously detailed, with surprising changes of scale that place them as far from academic realism as they are from pop art or hyperrealism.

Dove: Fondation Cartier pour l’art contemporain, 261 Boulevard Raspail 75014 Paris Quando: fino al 29 settembre 2013 Info: fondation.cartier.com

Where: Fondation Cartier pour l’art contemporain, 261 Boulevard Raspail 75014 Paris When: through 29 September 2013 Info: fondation.cartier.com

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Marc Quinn, opere di ghiaccio, sangue, marmo Il lavoro concettuale di Marc Quinn si realizza attraverso scultura, pittura, installazioni e video; l’artista mette in discussione i codici della natura attraverso l’utilizzo di materiali che non accettano compromessi, quali ghiaccio, sangue, marmo, vetro e piombo e attraverso l’utilizzo di questi esplora vita, morte, sessualità e religione in modo poetico e allo stesso tempo provocatorio. In mostra, il ciclo “Evolution”, una serie di dieci monumentali blocchi di marmo raffiguranti feti di varie dimensioni. Un omaggio alla natura, che vede l’arte come componente intrinseca e misteriosa, sono le sette colossali conchiglie della serie “The Archaeology of Art”: infine sarà possibile vedere la grande opera “Alison Lapper Pregnant”, installata dal settembre 2005 su una delle basi al centro di Trafalgar Square.

Marc Quinn. A solo show of works by the renowned British artist Quinn’s conceptual practice incorporates sculpture, painting, installations and films. The artist questions the codes of nature through his use of uncompromising materials such as ice, blood, marble, glass and lead. Quinn’s works are at once poetic and confrontational through their exploration of life, death, sexuality and religion. The works on view will include “Evolution”, a series of ten monumental flesh-pink marble sculptures represent foetuses at different stages of gestation. In another homage to nature, seven colossal seashells in the series “The Archaeology of Art” seem to ask if art is an enigmatic, intrinsic part of nature. Lastly, “Alison Lapper Pregnant”, the original having been previously installed in September 2005 on the fourth plinth of London’s Trafalgar Square.

Dove: Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia Quando: fino al 29 settembre 2013 Info: www.cini.it

Where: Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia When: through 29 September 2013 Info: www.cini.it

Padova Photo-Graphia, al di là dell’immagine

Antonio Lovison, Look

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“Padova Photo-Graphia 2013, Breaking the media. Al di là dell’immagine”, offre spazi di indagine e sedi espositive a fotografi affermati a livello nazionale e internazionale, ad artisti europei, alle associazioni e a giovani fotografi. Una serie di eventi che si snodano in varie sedi, che crea un dialogo tra espressività apparentemente convenzionale e linguaggi anticonvenzionali, tra immagini che sembrano create al computer e invece sono interamente reali, tra fotografie che appaiono tratte dal mondo che ci circonda e al contrario sono ricreate al computer con assemblaggi sul filo del concettuale. Tra le novità di questa rassegna, l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Padova lancia il Concorso di Fotografia Work-ING Photography / Broad Horizons sul ruolo della rappresentazione fotografica dell’opera d’ingegneria intesa nel senso più ampio del termine.

Padova Photo-Graphia. Beyond the image "Padua Photo-Graphia, 2013, Breaking the media. Beyond the Image ”, offers room for investigation and to nationally and internationally photographers, to European artists, associations and young photographers. A series of events that unfold in different locations, creating a dialogue between expressiveness seemingly conventional and unconventional languages, including images that look computer generated but they are entirely real, including photographs that appear drawn from the world around us and on the other hand they are creations of the computer on the cutting assemblies with conceptual. Among the novelties of this review, the Order of Engineers of the Province of Padua organize the Photography Competition Work-ING Photography / Broad Horizons on the role of photographic representation of the work of engineering understood in the broadest sense of the term.

Dove: sedi varie (Centro culturale Altinate San Gaetano, Palazzo Angeli in Prato della Valle, Galleria di piazza Cavour, Caffè Pedrocchi, Oratorio di San Rocco al Sottopasso della Stua, Centro Universitario di via Zabarella) Quando: fino al 23 giugno 2013 Info: padovacultura.padovanet.it

Where: various places (Centro culturale Altinate San Gaetano, Palazzo Angeli in Prato della Valle, Galleria di piazza Cavour, Caffè Pedrocchi, Oratorio di San Rocco al Sottopasso della Stua, Centro Universitario di via Zabarella) When: through 23 June 2013 Info: padovacultura.padovanet.it


Duncan Campbell, Corin Sworn and Hayley Tompkins Photo by Alan Dimmick

Scotland + Venice 2013 Sworn / Campbell / Tompkins La mostra presenta un nuovo lavoro di tre artisti che operano oggi in Scozia. Corin Sworn crea installazioni che esplorano il modo in cui gli oggetti circolano, diffondono e creano storie. Duncan Campbell produce film con materiale d’archivio e sue riprese, rimettendo in questione le informazioni presentate. Hayley Tompkins realizza oggetti dipinti che trasformano oggetti familiari e banali come coltelli, martelli, cellulari o pezzi d’arredamento. La mostra è curata e organizzata dal Common Guild, Glasgow. Scotland + Venice è un partenariato tra Creative Scotland, British Council Scotland e le Gallerie Nazionali di Scozia.

Scotland + Venice 2013 Sworn / Campbell / Tompkins An exhibition of new work by three distinctive artists working in Scotland today. Corin Sworn creates installations that explore the way objects circulate to disseminate stories and create histories. Duncan Campbell produces films that combine archive material with his own footage, questioning the information presented. Hayley Tompkins makes painted objects that transform familiar, commonplace things - such as knives, hammers, mobile phones or furniture. The exhibition is curated and organised by The Common Guild, Glasgow. Scotland + Venice is a partnership between Creative Scotland, British Council Scotland and the National Galleries of Scotland.

Dove: Palazzo Pisani (Santa Marina), Cannaregio 6103 (Calle delle Erbe) Quando: 1 giugno - 24 novembre Info: www.scotlandandvenice.com

Where: Palazzo Pisani (Santa Marina), Cannaregio 6103 (Calle delle Erbe) When: June 1st – November 24th Info: www.scotlandandvenice.com

DENATURED Honeybees + Murano An Exhibition of the Art of

JUDI HARVEST in partnership with

Bees Without Borders Scola dei Battioro e Tiraoro Campo San Stae, S. Croce

May 29–October 31, 2013 10 am–6 pm Daily. Closed on Tuesdays Follow the adventure: judiharvest.tumblr.com 19


Il ‘ritorno’ di Maurizio Cattelan Maurizio Cattelan è uno degli artisti più controversi del nostro tempo. La sua produzione coglie i paradossi e la follia della società. In modo critico e spiritoso, ma sempre profondo, affronta temi quali la politica, la religione, il potere, l’identità, la vita e la morte. Le opere di Cattelan possono essere al tempo stesso seducenti e provocatorie, divertenti e tristi, poetiche e scioccanti. Nell’inverno 2011/12 il Solomon R. Guggenheim Museum di New York gli ha reso omaggio con un’ampia retrospettiva in cui erano raccolti quasi tutti i lavori da lui realizzati. In occasione di quella mostra Cattelan ha annunciato il suo ritiro dalla scena artistica. Non da ultimo per questo motivo vi è grande attesa intorno al suo progetto espositivo che la Fondation Beyeler ospiterà.

The ‘return’ of Maurizio Cattelan Maurizio Cattelan is one of the most-discussed artists of our day. His multi-faceted oeuvre reflects society’s paradoxes and alienation, as well as individuals’ struggle to find their place in it. Critical and humorous but always profound, Cattelan concerns himself with a variety of themes, including politics, religion, power, identity, life and death. Cattelan’s works can be simultaneously seductive and provocative, cheerful and depressing, poetic and shocking. In the winter of 2011-12 the Solomon R. Guggenheim Museum in New York honored him with a retrospective presentation of nearly all of the works he ever executed. At the time of the exhibition Cattelan announced his retirement from the art world. This is only one reason why his project at the Fondation Beyeler is being expectantly awaited.

Dove: Fondation Beyeler, Beyeler Museum AG, Baselstrasse 77, CH-4125 Riehen (Svizzera) Quando: 8 giugno – 6 ottobre 2013 Info: www.fondationbeyeler.ch

Where: Fondation Beyeler, Beyeler Museum AG, Baselstrasse 77, CH-4125 Riehen (Svizzera) When: 8 June – 6 October 2013 Info: www.fondationbeyeler.ch

Salon Suisse Il “Salon Suisse” comprenSalon Suisse de dibattiti e letture pubbliche The Salon Suisse is the official accompanyma anche iniziative sperimening programme of the Swiss participation in tali come performance audiothe International Art Exhibition, La Biennale visive, la ricostruzione di una di Venezia. It comprises panel discussions and mostra e conferenze-perforreadings, but also experimental formats such mance. L’edizione di quest’anas audiovisual performances, reenactments no è dedicata al retaggio dell’Iland performance lectures. This year’s edition luminismo europeo nel monis dedicated to the legacy of the European Endo artistico contemporaneo. Il Palazzo Trevisan degli Ulivi © Pro Helvetia lightenment in the contemporary art world. suo curatore, Jörg Scheller, ha The curator of the Salon Suisse, Jörg Scheller, invitato teorici e artisti internazionali a intavolare un dibatti- has invited international theorists and artists to engage in to sull’Illuminismo in un’ottica multiprospettica. Gli eventi, a discussion on Enlightenment from a multi-perspective gratuiti e accessibili a tutti, si svolgono sempre nello storico view. All events take place at the historic Palazzo Trevisan Palazzo Trevisan degli Ulivi. degli Ulivi. They are free of charge and open to everyone. Dove: Palazzo Trevisan degli Ulivi, Dorsoduro 810 (Campo Sant’Agnese) Quando: 1-2 giugno; 13-15 giugno; 12-14 settembre; 17-19 ottobre; 21-23 novembre Info: www.prohelvetia.ch www.biennials.ch

Where: Palazzo Trevisan degli Ulivi, Dorsoduro 810 (Campo Sant’Agnese) When: June 1st-2nd; June 13th -15th; September 12th -14th; October 17th -19th; November 21st-23th Info: www.prohelvetia.ch www.biennials.ch

Personal Structures La mostra presenta una straordinaria combinazione di opere d’arte che offrono una vasta gamma di approcci individuali sui temi del Tempo, dello Spazio, dell’Esistenza. Opere che si presentano con sincerità e con grande impatto all’interno di ogni spazio e allo stesso tempo creano la complessità della mostra. Ogni sala dovrà dare allo spettatore delle informazioni su ogni opera in mostra, sul progetto o sull’idea dal Nao Zhang Yu, Diffused Fingerprints, punto di vista dell’artista. Behavior, glass, nail polish, 2010 Dove: Palazzo Bembo, San Marco 4793, Rialto, Riva del Carbon Quando: 1 giugno - 24 novembre Info: www.personalstructures.org; www.globalartaffairs.org; www.palazzobembo.org

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Personal Structures The exhibition present an extraordinary combination of artworks, showing a wide range of individual approaches regarding the topics Time, Space, Existence. Artworks that make a sincere strong statement within each given space and at the same time help to create a complex exhibition as a total. Each room should provide the spectator with an inside about each presented artwork, project or idea from the artist point of view.

Where: Palazzo Bembo, San Marco 4793, Rialto, Riva del Carbon When: 1 June - 24 November Info: www.personalstructures.org; www.globalartaffairs.org; www.palazzobembo.org


Maurizio Cattelan Untitled (2001) Wax, pigment, human hair,fabric and polyester resin Photo: Attilio Maranzano. Courtesy, Maurizio Cattelan's Archive

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Variazioni di Tintoretto L’esposizione di Jorge R. Pombo si sviluppa su tutta la superficie espositiva della Scuola, circa cinquecento metri quadri, coinvolgendo entrambi i piani. L’installazione si costituisce di quattro tele che reinterpretano l’opera il “Miracolo di San Marco” del Tintoretto, rispettando ognuna le monumentali dimensioni originali: 415x541 cm. Le opere s’inseriscono nell’ambito della ricerca dell’artista, da sempre indirizzata all’analisi del rapporto tra creazione contemporanea e pittura moderna: la variazione dell’originale è per Pombo lo strumento con cui si relaziona ai maestri del passato. Il confronto avviene attraverso l’intervento sulla copia dipinta per mezzo del gesto pittorico e dei dissolventi versati direttamente sulla tela in posizione orizzontale, richiamando la tecnica dell’action painting.

Jorge R. Pombo, Variations of Tintoretto Jorge R. Pombo’s exhibition occupies a space of 500 square meters over two floors with only inedited works. The exhibition is composed of four paintings reinterpreting the work of the “Miracle of the Slave” by Tintoretto; each toile respects the monumental original size: 415x541 cm (163,4x213 inches). The works emphasizes the research of the artist that it has always been related to the analysis of the relationship between old masters paintings and contemporary creation. The Variation of the original represents Pombo’s positioning from where he interacts with the old masters. This personal confrontation is made through the intervention on the painted copy. His pictorial gesture evokes the action painting together with the solvents dropped directly on the canvas lying in a horizontal position.

Dove: Scuola dei Mercanti, Madonna dell’Orto, Venezia Quando: fino al 31 luglio 2013 Info: www.studioantoniodalponte.it; www.jorgerpombo.com

Where: Scuola dei Mercanti, Madonna dell’Orto, Venezia When: through 31 July 2013 Info: www.studioantoniodalponte.it; www.jorgerpombo.com

ADDIO Cholla, il cavallo ARTISTA Un omaggio affettuoso ad un acquarellista d’eccezione scomparso recentemente a 29 anni. La sua mostra personale a Venezia nel 2009 fece scalpore: spesso scambiato per un pittore giapponese, l'artista è un cavallo. Balzato agli onori delle cronache (CNN e Financial Times compresi), Cholla era un cavallo semiselvaggio (mustang-quarter horse, originario del Nevada) scopertosi pittore per gioco. È il quarto animale-artista più quotato al mondo, dopo lo scimpanzè Congo che affascinò anche Picasso. A detta degli etologi che lo hanno studiato tra cui l’italiano Danilo Mainardi, non poteva trattarsi di un animale ammaestrato come nei casi abbastanza diffusi di elefanti pittori ed altri animali. Già note negli Stati Uniti, le opere sono arrivate in Italia nel 2008; una venne presentata al Premio Arte Laguna dove dopo qualche iniziale e comprensibile perplessità, ricevette una menzione d’onore della Giuria. In quell’occasione Giudecca 795 aveva poi ospitato la sua prima mostra personale, e realizzando il suo primo catalogo. Ciao Cholla, take care.

Cholla, the Winged Horse An affectionate tribute to a watercolourist extraordinary in many ways, who died recently at 29. His solo exhibition in Venice in 2009 caused a sensation: often mistaken for a Japanese artist, the artist is a horse. His artwork has been described as having the “fire of Pollock”. Yet what makes the description intriguing is that the artist is a mustang-quarterhorse mix who lived in Nevada and paints by holding the brush in his mouth. Cholla’s paintings have been featured in art exhibits from San Francisco to New York, and he had his first sol oshow (and first catalogue) hosted by Giudecca 795, with a media coverage including CNN News and the Financial Times. Internationally, he is already considered one of the four most sought after animal artists; Congo the chimpanzee from the ’50s who charmed even Picasso. Ciao Cholla, take care.

Dove: Giudecca 795 Art Gallery, Fondamenta San Biagio Quando: 1-11 agosto e 21-31 agosto 2013 Info: www.giudecca795.com

Where: Giudecca 795 Art Gallery, Fondamenta San Biagio 795, Venice When: 1 to 11 August and 21-31 August 2013 Info: www.giudecca795.com

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Qiu Zhijie “L’Unicorno e il Dragone” La mostra è la prima tappa di “New Roads”, un progetto di collaborazione tra Cina e Italia che coinvolge il Museo Aurora di Shanghai, la Fondazione Querini Stampalia di Venezia e Arthub Asia. Le opere di Qiu Zhijie sono state pensate in relazione agli oggetti della collezione ma il confronto si estenderà creando dei collegamenti anche con la collezione d’arte antica del Museo Aurora. Guardando le mappe di Qiu Zhijie viene subito in mente la fluidità della mappa di Venezia. L’artista le costruisce dando vita a straordinarie e organiche cartografie che come grandi arazzi capovolti raccontano dei molti fili che le tengono insieme. La serie illustrerà i bizzarri equivoci nati dai rapporti di scambio culturale tra Italia e Cina; l’artista ci guiderà nella storia di queste mistificazioni e ci aiuterà a scoprire come queste interpretazioni fuorvianti possano rivelarsi basilari nella scoperta di inaspettate analogie transculturali.

Qiu Zhijie “L’Unicorno e il Dragone” This exhibition is the first stage of “New Roads”, a project between China and Italy which involved the Aurora Museum of Shanghai, the Fondazione Querini Stampalia and Arthub Asia. The works are designed in relation to the objects within the permanent collection. Looking at the maps of this Chinese artist, one can easily notice the similarity with the organicity and fluidity of the sinuous and dense map of Venice. The series of maps will expose these very bizarre misunderstandings that stem from the relations of cultural exchange between Italy and China and in a broader sense between the East and the West. The artist will take us through the history of these mystifications and will help us discover how these misleading interpretations could be fundamental in the discovery of unexpected cultural analogies.

Dove: Fondazione Querini Stampalia Quando: fino al 18 agosto 2013 Info: www.querinistampalia.org

Where: Fondazione Querini Stampalia When: through 18 August 2013 Info: www.querinistampalia.org

Ana Tzarev, The life of flowers Ana Tzarev presenta l’ultimo capitolo della sua campagna globale “Love & Peace”: un’enorme scultura floriforme che sboccia al centro di una collezione di suoi dipinti di fiori. I dipinti esplorano la forma, il colore e il simbolismo dei fiori. La Tzarev ha tratto ispirazione da varie fonti come le piante indigene dell’Africa, i fiori tropicali delle Hawaii, i vivaci mercati floreali dell’Asia e i giardini imperiali russi, documentando tutto ciò che incontrava attraverso vividi e luminosi schizzi che illuminano e travolgono i sensi. Un’amore per la bellezza come qualità innata nell’animo umano. In questo senso l’opera della Tzarev fa appello a qualcosa di profondamente radicato in ognuno di noi, condivisibile da tutte le persone. Kathie Bolognese, membro del consiglio della US National Committee of UN Women, New York Metro Chapter, scrive riguardo la potente abilità di comunicazione dell’artista: “i fiori di Ana Tzarev sono una dinamica collezione di vibrante bellezza, colori e tessiture che coniugano la forza e la fragilità del femminino. L’orizzonte condiviso di pace e amore attraverso sculture di fiori che sbocciano ci offre una visione ottimistica e di speranza per il futuro”. Dove: Museo Diocesano di Sant’Apollonia, Venezia Quando: 28 maggio-24 novembre 2013 Info: www.studioantoniodalponte.it; www.anatzarev.com; www.museodiocesanovenezia.it

Ana Tzarev, The life of flowers Ana Tzarev announces the latest installment of her global “Love & Peace” campaign: an enormous flower sculpture set to blossom amid a collection of her sensational floral paintings. The paintings explore the form, colour, and symbolism of flowers. Tzarev has gathered inspiration from sources as diverse as the indigenous plants of Africa, the exotic tropical flowers of Hawaii, the bustling flower markets of Asia and the imperial gardens of Russia, documenting all she encounters in vivid, luminous studies that delight and overwhelm the senses. An appreciation for the beautiful is an inherent quality of the human spirit. In this sense, Tzarev’s work appeals to something deeply rooted within us, shared by all people. Kathie Bolgenese, board member of the US National Committee of UN Women, New York Metro Chapter, said of the artist’s powerful ability to communicate through her work: “Ana Tzarev’s flower paintings are a dynamic collection of vibrant beauty, colors and textures that convey both the strength and fragility of the feminine. Her shared vision of love and peace through a global collection of blooming flower sculptures offers us a bold and optimistic expression of hope for the future.”

Love Sculpture Photo Manuela Giusto

Where: Museo Diocesano di Sant’Apollonia, Venezia When: 28 May-24 November 2013 Info: www.studioantoniodalponte.it; www.anatzarev.com; www.museodiocesanovenezia.it

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Swarovski illumina la basilica di San Giorgio Perspectives John Pawson rivela John Pawson reveals una nuova prospeta new perspective of the tiva della Basilica di Basilica di San GiorSan Giorgio Maggiore. gio Maggiore. Perspec“Perspectives” offre al tives offers the visitor a visitatore una vista uniunique view of the beauca sulla bellezza del caty of Andrea Palladio’s polavoro architettonico architectural masterdi Andrea Palladio. La piece. The combination combinazione tra un of a concave Swarovski menisco di cristallo crystal meniscus and a concavo Swarovski e larger reflective hemiun emisfero riflettente sphere creates a dramate più grande, crea un’eic optical experience that sperienza ottica che brings new light to the porta nuova luce all’ininterior of the famous terno della famosa baBenedictine basilica. The silica benedettina. La Swarovski Foundation’s missione della Fondamission to promote crezione Swarovski è proativity and innovation muovere la creatività e through working with l’innovazione grazie al Basilica San Giorgio Maggiore, Venice, architects, artists and delavoro svolto insieme © Gilbert McCarragher signers demonstrates its ad architetti, artisti e designer. Questo evidenzia il suo impegno commitment to the artistic community and beyond. verso la comunità artistica e non solo. Dove: Basilica di San Giorgio Maggiore, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia Quando: 1 giugno – 24 novembre 2013 Info: www.swarovskifoundation.org

Where: Basilica di San Giorgio Maggiore, Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia When: 1 June – 24 November 2013 Info: www.swarovskifoundation.org

Venezia tra Ottocento e Novecento

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Centocinquanta foto del veneziano Tomaso Filippi e una proiezione su schermo di trenta stereoscopie che permetteranno uno sguardo inedito in 3D sulla città com’era tra Ottocento e Novecento. Il visitatore, dotato di occhialini 3D, si ritroverà a muoversi letteralmente “dentro” la Venezia del tempo. I “notturni” su carta colorata e le immagini virate e con interventi pittorici, accompagnano il pubblico in stanze diverse attraverso cinque sezioni. A completamento del percorso, l’esposizione di alcuni degli strumenti utilizzati dal fotografo permetterà di scoprire gli originali attrezzi del mestiere con i quali Tomaso Filippi ha realizzato un corpus di immagini fotografiche prezioso e unico.

Venice from the Nineteenth to the Twentieth Century One hundred and fifty photos and a screen projection of thirty stereoscopes to take you “inside” Venice as it passed from the nineteenth to the twentieth centuries. The exhibition includes several truly striking originals, night scenes on coloured paper and images whose colours were modified with painting, leading visitors to venture into a variety of “rooms” comprising five sections. Completing the visit is a display of some of the tools used by the photographer where visitors can discover the original tools of the trade used by Tomaso Filippi to create a priceless, unique oeuvre of photographs that enjoys pride of place in the history of Italian photography.

Dove: Museo Nazionale di Villa Pisani, via Doge Pisani 7 - 30039 Stra (Venezia) Quando: fino al 3 novembre 2013 Info: www.villapisani.beniculturali.it; www.munus.com

Where: National Museum of Villa Pisani, via Doge Pisani 7 - 30039 Stra (Venice) When: through 3 November 2013 Info: www.villapisani.beniculturali.it; www.munus.com


ANA TZAREV during the

55th Venice Biennale

Museo Diocesano di Venezia 28 May // 24 November 2013 Opening reception 29 May // 6-8 pm

Museo Diocesano di Venezia Sant’Apollonia Fondamenta della Canonica Castello 4312-30122 Venezia www.museodiocesanovenezia.it

www.anatzarev.com



L’OBIETTIVO DI STANLEY KUBRICK Dal 1 maggio al 25 agosto 2013, Palazzo Ducale di Genova ospita la nuova grande mostra dedicata alla breve ma straordinaria carriera di fotografo di Stanley Kubrick. L’esposizione, ideata da GAmm Giunti, curata da Michel Draguet, presentata lo scorso anno in prima mondiale nella prestigiosa sede dei Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique a Bruxelles, è coprodotta da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e da Giunti Arte Mostre Musei, in collaborazione con il Museum of the City of New York - che custodisce un patrimonio ancora in parte sconosciuto di oltre 20.000 negativi di Stanley Kubrick. La mostra documenta un aspetto poco conosciuto nella carriera del grande regista statunitense quando, nel 1945, a soli 17 anni venne assunto come fotoreporter dalla rivista americana Look, testimoniando la capacità di Kubrick di documentare la vita quotidiana dell’America dell’immediato dopoguerra, attraverso le inquadrature fulminanti e ironiche nella New York che si apprestava a diventare la nuova capitale mondiale, o l’epopea dei musicisti dixieland o degli artisti circensi. La mostra propone 160 fotografie appositamente tirate con stampa al bromuro d’argento dai negativi originali conservati nella Look Magazine Collection del Museo della città di New York, realizzate da Stanley Kubrick dal 1945 al 1950 quando, a soli 17 anni, venne assunto dalla rivista americana Look. Stanley Kubrick, il geniale regista al quale si devono alcuni capolavori del cinema mondiale, fu anche un eccellente fotografo. Approda infatti come collaboratore alla rivista Look, fra i più diffusi mensili dell’epoca, grazie a una fotografia che ritrae un edicolante a New York il giorno della morte del presidente Roosevelt e dopo pochi mesi, appena diciottenne, ne diventa uno dei fotoreporter di punta.

Stanley Kubrick Photographer From May 1 to August 25, 2013, Genoa’s Palazzo Ducale in its Sottoporticato will be hosting a major new exhibition devoted to Stanley Kubrick’s brief but extraordinary career as a photographer. The show, devised by GAmm Giunti and curated by Michel Draguet, was presented as a world premiere last year at the prestigious Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique in Brussels. It has been produced jointly by the Palazzo Ducale Foundation for Culture and Giunti Arte Mostre Musei, in collaboration with the Museum of the City of New York, which has a rich store of more than 20,000 negatives by Stanley Kubrick, and with the support of the Genoa Chamber of Commerce. The exhibition bears witness to Kubrick’s great ability to document everyday life in postwar America through telling, ironic shots of New York, a city that was gearing itself up to become the new capital of the world, as well as the feats of Dixieland musicians and circus artists. The show includes 160 photographs specially printed on silver bromide from the original negatives kept in the Look Magazine Collection of the Museum of the City of New York. The photographs were taken in the period between 1945 and 1950 after Kubrick, at the time only 17 years old, was hired by Look magazine. Stanley Kubrick, the brilliant director who gave us some of the great masterpieces of world cinema, was also an excellent photographer. He demonstrated this ability in a shot he took of a New York news vendor the day after President Roosevelt died which earned him a post as a staff photographer on Look magazine, one of the most popular monthly periodicals of the time, and soon, barely eighteen, he was to become one of its leading photojournalists.

Dove: Genova, Palazzo Ducale (piazza Giacomo Matteotti, 9) Quando: fino al 25 agosto 2013 Info: www.palazzoducale.genova.it

Where: Genova, Palazzo Ducale (piazza Giacomo Matteotti, 9) When: through 25 August 2013 Info: www.palazzoducale.genova.it

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ZAVATTINI E I MAESTRI DEL novecento Zavattini and the Cesare Zavattini, comuMasters of nemente noto per la sua the twentieth straordinaria attività di scritcentury tore e sceneggiatore del ciCesare Zavattini, comnema neorealista, coltiva comonly known for his exstantemente un’altrettanto traordinary activity as a proficua dedizione all’arte, writer and a screenwriter alla pittura soprattutto, di cui of neorealist cinema conè sia autore che appassionastantly, cultivates his pasto collezionista. L’interesse sion for art, especially per il pennello è una sorta paintings; he is the creator di “folgorazione”, la scoperta and a passionate collector. di un “divertimento”, di un The interest in the brush piacevolissimo svago, che lo is the discovery of an enporta a dipingere incessantertainment which leads temente, a circondarsi per him to paint incessantly, tutta la vita di quadri, suoi to sorround himself of his e degli artisti a lui contempaintings and of his conporanei “… Per divertirmi temporaries. “For fun... I ... dipingo per ore e ore … paint for hours and hours... Che gioia profonda mi danWhat a deep joy the paintno i quadri, e se avessi soldi ings give me and if I had non farei altro che comprare money I wouldn’t buy anyquadri”. E farà proprio così: thing but paintings. Zavattini ama tanto circonFor about 50 years Zadarsene, che per circa quavattini collects nearly 1500 rant’anni ne raccoglie quasi paintings. 1500. Fortunato Depero, Fondo 1892 - Rovereto 1960, Autoritratto, tempera su cartone The writer create a Lo scrittore mette insieunique collection which beme una raccolta unica, non solo per il numero raggiunto, ma soprattutto per l’origina- gan in 1941, that is located in his home in Rome, whose lissimo formato scelto, le cui dimensioni sono di media otto walls appear in the photographs of that period covered by small paintings. centimetri per dieci”. A lot of artists sorround him, for years: Fontana, Burri, La raccolta, iniziata nel 1941, trova spazio nella sua casa romana di via Sant’Angela Merici, le cui pareti appaiono Balla, De Chirico, Savinio, Capogrossi, Severini, Rosai, nelle foto dell’epoca rivestite di quadretti in minuscole cor- Casorati, Sironi, Mafai, Soffici, De Pisis, Campigli, Afro, nici. Lo circondano per anni i volti di: Fontana, Burri, Balla, Consagra, Depero, Guttuso, Sassu, Dorazio, Manzù, LeDe Chirico, Savinio, Capogrossi, Severini, Rosai, Casorati, oncillo, Melotti, Marini, Schifano, Vedova, Rotella, Festa, Sironi, Mafai, Soffici, De Pisis, Campigli, Afro, Consagra, Turcato, Munari, Pistoletto, Plessi. The beautiful portraits of the most well-known public Depero, Guttuso, Sassu, Dorazio, Manzù, Leoncillo, Melotti, Marini, Schifano, Vedova, Rotella, Festa, Turcato, Muna- museum in Milan will be presented for the first time to the public in an exhibition dedicated to the history of the ri, Pistoletto, Plessi. Da anni immagazzinati in deposito, e dopo accurate collection and the relationship between the art world and operazioni di restauro, gli splendidi Autoritratti minimi Zavattini. It will be exposed to a rich group of documentary evidel più noto museo pubblico milanese verranno presentati per la prima volta al pubblico in una mostra dedicata dence, paper and video - letters, postcards, telegrams, alla storia della collezione e ai rapporti fra Zavattini e il brochures, invitations, photographs, interviews and documentaries. mondo dell’arte. Dove: Pinacoteca di Brera – Via Brera, 28 – Milano Quando: fino all’8 settembre 2013 Info: www.brera.beniculturali.it

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Where: Pinacoteca di Brera – Via Brera, 28 – Milano When: through 8 September 2013 Info: www.brera.beniculturali.it



L’eccellenza di Marina e Susanna Sent

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ascono in un’isola e approdano nei negozi di design e nei bookshop delle più note gallerie internazionali, dal MoMa di New York e di Tokyo, alle Fondazioni Guggenheim di Bilbao e di Venezia. Sono i gioielli in vetro ideati da Marina e Susanna Sent, affascinanti creazioni che hanno sedotto personaggi famosi come Olga Sbiblova, direttrice del museo delle Arti Multimediali di Mosca, ma regalano a chiunque la gioia “accessibile” di un prezioso in vetro. Minimalisti, i gioielli di Marina e Susanna Sent non nascono da un’adesione a mode effimere o trend di stagione, ma sono la restituzione di un’attitudine naturale delle due designer, che mescola con equilibrio la sobrietà e la fantasia. Si tratta di quell’eleganza sofisticata tutta veneziana che, senza mai eccedere la misura, non risparmia il brio, ma dosa sapientemente il colore e le trasparenze, per dare forma a gioielli inconfondibili, tra i preferiti di Tadao Ando, architetto giapponese “minimal per eccellenza”, ben noto a Venezia, e nel mondo intero, anche per il suo recente restauro locale di Punta della Dogana. Se il linguaggio scelto è quello del moderno, nella ricerca formale che dialoga con l’essenzialità come nei riferimenti culturali che spaziano dal minimal all’arte cinetica, la natura vetrosa di questi oggetti è inevitabilmente intrisa di storia. Sono narrazioni millenarie ormai elaborate da Marina e Susanna che, pur eredi di una tradizione familiare consolidata nel settore vetrario, hanno scelto, dal 1993, di intraprendere un percorso inedito, quello della creazione di gioielli, trasferendo il know-how acquisito nel laboratorio paterno in una sfida: dare forma imprenditoriale alle proprie passioni. Come spesso accade per gioielli di fattura tradizionale, anche in quelli di Marina e Susanna Sent, la leggerezza e il peso della materialità del vetro si accompagna a un significato simbolico intangibile ma altrettanto sostanziale. Leggerezza che traspare anche nei nomi, oggi questa passione assume per esempio le forme emblematiche di un corpetto, Soap, una cascata di bolle soffiate la cui organizzazione evoca visionarie strutture architettoniche, o della collana Fly, dai 30

di Rosa Chiesa

Structuring Fragility Born on an island, they move to design shops and to the bookshops of the most renowned art galleries worldwide – from the MoMa in New York and Tokyo, to the Guggenheim Museums in Bilbao and Venice. These fascinating glass jewels designed by Marina and Susanna Sent have seduced both the rich and famous, such as the likes of Olga Sbiblova – director of the of Multimedia Art Museum in Moscow – as well as offering anyone the “affordable” joy of owning glass jewellery. The minimal jewels created by Marina and Susanna Sent do not follow seasonal trends and fashions: the designers find their own original expression in the traditional field of glass beads, mixing both understatement and imagination. This is an example of sober and sophisticated elegance – typically Venetian – that is never loud, but still can be enchanting and sparkling, cleverly mixing colour and transparency to create unique jewels. Among their admirers there is Tadao Ando, the Japanese architect – minimalist par excellence – well known in Venice and in the rest of the world for the recent renovation of Punta della Dogana. The language is modern, while the research of form converses with the essential as well as with cultural references. From minimalism to kinetic art, the nature of these objects is inevitably full of history. Marina and Susanna have been telling and editing millennial stories: as heirs of a family tradition at the heart of the glass industry, in1993 they decided to start a new journey. The challenge has been to bring the knowhow learnt at their father’s studio into jewellery design. This way, their passion has taken the entrepreneurial route. Traditional jewels often combine the lightness and the weight of glass with an intangible but substantial symbolic meaning. The same can be said for the creations of Marina and Susanna Sent. Light is also reflected by the names assigned to each piece. Today this passion takes the emblematic shape of a corsage – Soap – where a cascade of blown bubbles reminds of visionary architectures. The soft shades of the necklace Fly suggest the

Pubbliredazionale

Strutturare la fragilità


colori tenui che sembra alludere a corpi di libellula, o ancora della Bucata, una collana in vetro molato. Nei gioielli non si dimenticano tecniche tradizionali come quella delle murrine che assume i toni del contrasto optical nella collezione Zebù (scelta tra l’altro come accessorio per la collezione P/E 1999-2000 di un noto stilista). Espressività e colore si modulano però anche con la tecnica: i soffiati si fanno diafani mentre i monili realizzati in vetrofusione come Fish, Fusi e Rigata, alludono a mondi multicolori, scegliendo, a volte, le nuance etniche. Attente testimoni di un mondo in cambiamento, Marina e Susanna Sent ‘giocano’ con il vetro, sperimentando di anno in anno soluzioni anticipatrici e sorprendenti come nel caso del tessuto Penelope, e dell’abito Debutto realizzato con tessuto tridimensionale in vetro. Il delicato mondo di Marina e Susanna Sent è poi attraversato, negli ultimi anni, anche da arditi accoppiamenti tra vetro e altri materiali; nessun timore dunque ad accostare poliestere e vetro, anzi la dimostrazione che anche un materiale così “impegnativo” nato nella sua autorevole culla, Murano, può essere sperimentato in modo originale nel connubio con altre materie, dando vita a oggetti dall’estetica attuale. Nella collana Ube una maglia metallica flessibile diventa il supporto per una maxi perla in vetro, in Arimo si accostano murrine, perle in vetro e sezioni di acetato, mentre in Zaha il vetro si riduce a inserto per lasciare spazio a una collana multifilo in poliestere. Eppure i gioielli continuano a rappresentare efficacemente i valori autentici del marchio così come accade anche per le sculture in vetro murrino e filigrana Tide e Ka, o con il piatto in vetrofusione Winthertur, che diventa anche matrice per le serigrafie di omonimi foulard in seta. Gioie per chi li fa e per chi li riceve, i gioielli di Marina e Susanna Sent hanno due case veneziane, il punto vendita storico in campo San Vio, un secondo a Ponte San Moisè, e un cuore così bianco, muranese, rinnovato nel recente restyling del laboratorio-showroom a Fondamenta Serenella.

form of a dragonfly’s body. The ground glass necklace called Bucata also recalls lightness. The jewels do not forget traditional techniques like the murrine, which moves towards optical contrasts in the collection Zebù (also chosen as the accessories for the Spring Summer 1999-2000 Collection of a well-known fashion designer). Expression and colour merge with techniques: blown glass becomes diaphanous, while fused jewellery glass like Fish, Fusi and Rigata recalls multicoloured worlds with their slightly ethnic shades. Marina and Susanna Sent are attentive witnesses of a changing world. They play with glass, experimenting from year to year with innovative and original solutions – like the textile Penelope and the dress Debutto, made with a tridimensional glass fabric. The delicate world of Marina and Susanna Sent has recently experienced brave encounters between glass and other materials: the designers are not scared of mixing glass with polyester, underlining that a demanding material such as glass – born in Murano, its true birth place – can be tested in innovative ways and mixed with other materials, generating very contemporary objects. In the Ube necklace, a flexible metallic knit becomes the support of a maxi glass pearl. Arimo is a mix of murrine, glass pearls and acetate sections, while in Zaha glass becomes just an insert and leaves space for a polyester multi strand necklace. Nowadays they successfully represent the authentic values of the brand, and so do the murrine glass and filigree sculptures Tide and Ka, or the fused glass plate Winthertur, which also becomes the basis for the silk-screen printing of the scarves with the same name. The jewels designed by Marina and Susanna Sent are a joy for both artisans and for those who wear them. In Venice, they have two homes: the legendary store in Campo San Vio and another one in San Moisè, and a heart so white – the recently renovated studioshowroom at Fondamenta Serenella in Murano. Marina e Susanna Sent Sede e punto vendita: Murano (Venezia) - Fondamenta Serenella, 20 Tel. +39 0415274665 Punti vendita a Venezia: San Marco, 2090 - Ponte S. Moisè - Tel. +39 0415204014 Dorsoduro, 669 - Campo S. Vio - Tel. +39 0415208136 www.marinaesusannasent.com info@marinaesusannasent.com

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Volo alla Guggenheim di Richard Armstrong a New York City

INNOVAZIONE E SPENDING REVIEW, E SIAMO GIÀ FUORI DAL TUNNEL

di MARISTELLA TAGLIAFERRO

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ome direttore della Fondazione e del Museo Solomon R. Guggenheim di New York, Richard Armstrong è tra le persone più influenti nel mondo dell’arte, ma il Wall Street Journal l’ha definito “il ritratto della modestia”. Al Guggenheim è arrivato dopo una lunga esperienza nella direzione di musei, a differenza del suo discusso predecessore Thomas Krens. Non appena ha messo piede nello splendido edificio di Frank Lloyd Wright, al numero 1071 della Quinta Strada, Armstrong ha attuato una spending review su se stesso: stipendio ridotto a un terzo, niente auto blu con autista, né appartamento ‘di servizio’. Si consente un unico privilegio: tenere nel suo ufficio un’opera d’arte attinente al progetto a cui sta lavorando. Ma una sola alla volta. Fin dal primo giorno ha richiamato l’obiettivo della prima direttrice, Hilla von Rebay, e del fondatore Solomon Guggenheim: creare ‘un tempio dello spirito’. “Dobbiamo espandere l’ottimismo originale e il gusto per l’utopia che ha guidato il Museo alla nascita” ha dichiarato Richard Armstrong in quel novembre 2008, quando si è presentato al Guggenheim International Gala indossando pantaloni nel tartan blu, verde e rosso del Clan Armstrong, uno dei più antichi

An interview with Richard Armstrong Being the director of the Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation, Richard Armstrong is one of the most influential people in contemporary arts, but The Wall Street Journal described him as “a portrait of modesty”. He was appointed at Guggenheim having a curatorial background, in contrast to the background of his controversial predecessor Thomas Krens. As soon as he stepped into the wonderful building that was designed by Frank Lloyd Wright, at 1071 Fifth Avenue, Armstrong started a spending review regarding himself: wage cut down to 1/3, no car with driver, nor a subsidized apartment. He allows himself just one perk: to have in his office a work of art which is related to the project he is working at. But just one at a time. Early in his tenure, Armstrong recalled the goal of first director Hilla von Rebay and of Mr. Guggenheim: to create a “temple of the spirit”. “We need to expand on the original optimism and taste for the utopian that guided the Museum in its beginnings” Armstrong stated in November 2008. He then attended the Guggenheim International Gala wearing trousers made with the blue, green and red tartan of Clan Armstrong, one of the most ancient clans in Scotland. His ‘cousin’ Neil brought a piece of that tartan on man’s first voyage to the Moon. Now Richard Armstrong allows everybody to make wondelful voyages via internet, starting

Solomon R. Guggenheim Museum, New York. Photo: David M. Heald, © SRGF, New York

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e importanti di Scozia. Suo ‘cugino’ Neil aveva portato un pezzo di quel tartan nel primo viaggio dell’uomo sulla Luna. Oggi Richard Armstrong consente a tutti di fare magnifici ‘viaggi nello spazio’ attraverso internet, a partire dalle dirette streaming di spettacoli, eventi, incontri con artisti. Da un pc, un tablet o uno smarthphone si può anche disegnare liberamente per contribuire al progetto Gutai, che prende il nome dal movimento artistico che ambiva a spezzare le rigide regole mentali nel Giappone degli anni ’50. Ma la grande novità è che grazie alla nuova app completamente gratuita, scaricabile in pochi minuti dal sito guggenheim.org, si può navigare tra le oltre 1100 opere della Fondazione Guggenheim, vederne le immagini e leggere informazioni preziose su ciascuna di loro. Un’idea che nasce probabilmente da quello che lo stesso Armstrong definisce “il mio istinto giornalistico ad aiutare le persone a capire ciò che vedono”. Quel che è certo è che la app fa venire il desiderio di visitare le opere nelle sedi Guggenheim di New York, Venezia e Bilbao, in attesa dell’inaugurazione del Richard Armstrong Director, Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation Photo: David M. Heald © The Solomon R. Guggenheim Foundation, New York, 2012

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with streaming media of shows, events, meetings with artists. Using a pc, a tablet or a smarthphone, you can also draw freely to contribute to Gutai, a project named after an artistic movement whose members sought to break free from rigid mindset in Japan in 1950s. But the great news is that, thanks to the new free app that can be quickly downloaded from the web site guggenheim.org, you can browse more than 1,100 works in the Museum’s collections, watch their pictures and read important informations about each of them. The idea probably arrived from what Armstrong calls “my original journalistic impulses to help people understand what they’re looking at”. What is sure is that the app will make you want to visit the works in Guggenheim’s sites in New York, Venice and Bilbao, looking forward to the 2017 opening of the new large Museum in Abu Dhabi. Guggenheim app is an up-to-date version - accessible for everybody, at any time and anywhere in the world - of The Encyclopedic Palace from which the 55th International Art Exhibition of Biennale di Venezia draws inspiration: the imagi-

CHI è RICHARD ARMSTRONG "IN NUCE" L’interesse per l’arte di Richard Armstrong nasce dall’importanza che dà alla temperatura, e anche a ciò che è gratuito e piacevole. Sono state l’aria condizionata e l’entrata gratuita ad attirarlo in primo luogo alla National Gallery di Washington, quando da adolescente trascorreva le estati lavorando per Richard Bolling e Stuart Symington, entrambi importanti parlamentari Democratici originari del suo stato natale, il Missouri. Nel 1968, dopo gli assassinii di Martin Luther King e di Bobby Kennedy, Armstrong decise che non poteva “più rimanere negli USA”. Si trasferì a Digione e poi a Parigi. “Addirittura peggio del caldo di Washington era il freddo di Parigi: avevo un monolocale senza riscaldamento a Montparnasse, e il Louvre era molto accogliente”. Dopo la laurea in Storia dell’Arte, ha lavorato per un breve periodo come giornalista freelance per poi iniziare una carriera di curatore lunga tutta la vita. Ha sempre considerato la difesa degli artisti parte integrante della vita di un museo. Alto, ampio sorriso, penetranti occhi azzurri e barba bianca come la neve, Armstrong è noto per la sua generosità verso gli altri. “Mi piace essere sotto i riflettori, ma uno dei privilegi di un leader è aiutare altri ad avanzare e crescere”. (M.T.)

RICHARD ARMSTRONG IN A NUTSHELL Richard Armstrong’s interest in art started from his high consideration of temperature, and also in what is free and enjoyable. It was the air conditioning and the free admission that first attracted him to the National Gallery in Washington D. C., when he spent summers as a teenager working for Richard Bolling and Stuart Symington, both of them prominent Democratic Congressmen from his home State, Missouri. In 1968, after the assassinations of Martin Luther King and of Bobby Kennedy, Armstrong decided he “could not stay in the States any longer”. He moved to Dijon and later on to Paris. “Even worse than the heat in Washington was the cold in Paris: I had an unheated one-room apartment in Montparnasse, and the Louvre was a very welcoming place”. After graduating in Art History, he worked as a free-lance journalist for a short time and later started a life-long curatorial career. He always considered advocacy of artists as integral to the life of a museum. A tall man with a broad grin, piercing blue eyes and a snowwhite beard, Armstrong is well known for his generosity toward others. “I’m happy to have the spotlight, but one of the privileges of being a leader is to help other people come into the light and grow”. (M.T.)


Solomon R. Guggenheim Museum. Installation view of Matthew Barney: The CREMASTER Cycle, 2003. Photo: David M. Heald, Š SRGF, New York

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Alberto Burri (Photo A. Amendola)

l’EVENTO BURRI GOES TO NYC Il grande evento del 2015 al Museo Guggenheim di New York sarà quella che il direttore Richard Armstrong definisce “la nostra meravigliosa retrospettiva Burri”. Nato a Città di Castello (Perugia), Alberto Burri (1915-1995) si laureò in medicina e fu ufficiale medico dell’esercito italiano nella Seconda guerra mondiale. Catturato con la sua unità in Tunisia, nel 1944 fu internato in un campo di prigionia a Hereford nel Texas, e lì iniziò a dipingere usando i materiali che aveva a portata di mano. Liberato nel 1946, si trasferì a Roma. In reazione al realismo in voga alla fine degli anni ’40, Burri scelse presto l’arte astratta, diventando un fautore dell’Arte Informale. Poco dopo iniziò la sperimentazione di vari materiali inusuali, e contribuì a formare il gruppo Origine (19501951) contro le involuzioni manieristiche dell’Astrattismo. Nel decimo anniversario della scomparsa (2005) un’importante retrospettiva venne organizzata alle Scuderie del Quirinale per porre l’accento sul suo importante contributo all’arte del XX secolo in ambito internazionale. (M.T.)

Direi che, a differenza dell’Europa, New York sembra uscita dalla crisi

nuovo grande Museo di Abu Dhabi prevista per il 2017. La Guggenheim app è una versione contemporanea, accessibile a tutti in qualunque momento e in qualunque luogo del mondo, di quel Palazzo Enciclopedico a cui si ispira la 55. Esposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (di cui ne parliamo con il Presidente, Paolo Baratta, alcune pagine più avanti): il museo immaginario progettato negli anni ’50 dall’italo-americano Marino Auriti. L’illustre ha chiesto a Mr. Armstrong quali strategie abbia messo in campo per mantenere Guggenheim ai vertici del mercato. “La strategia principale è uno staff eccellente. Penso che abbiamo i curatori più talentuosi di New York. Abbiamo anche il vantaggio di un edificio eccezionale. La collezione, l’edificio e le persone sono gli ingredienti vincenti”. A New York l’arte contemporanea risente della crisi? Ne ha risentito di più in passato. Direi che, a differenza dell’Europa, New York sembra uscita dalla crisi. C’è stata molta sofferenza nel 2008 e 2009, ma ora alle aste e nelle gallerie è evidente il ritorno di una buona dose di interesse per l’arte contemporanea. C’è anche molto interesse dei media, e i musei sono molto visitati. Quindi pensiamo che la crisi sia superata, o sia quasi superata. Voi ora la sentite fortemente, avete bisogno di possibilità di ripresa.

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BURRI GOES TO NYC The great 2015 event at the Guggenheim Museum in New York will be what the director Richard Armstrong calls “our wonderful Burri retrospective”. Born in Città di Castello (Perugia, Italy), Alberto Burri (1915-1995) was a doctor and served as a physician in the Italian army during World War II. Following his unit’s capture in Tunisia, he was interned in a prisoner-of-war camp in Hereford, Texas, in 1944, where he started to paint using what stuff was readily at hand. After his release in 1946, he moved to Rome. In reaction against the politicized realism popular in the late 1940s, Burri soon turned to abstraction, becoming a proponent of Art Informel. Soon after he started experimenting with various unorthodox materials, and helped form the group Origine (Origin, 1950–51) in opposition to the increasingly decorative nature of abstraction. In 2005, on the tenth anniversary of his death, an important retrospective exhibition was organized at Scuderie del Quirinale in Rome to underline his important contribution to 20th century international art. (M.T.) nary museum that was planned by Italian-American Marino Auriti in 1950s. L’Illustre asked Richard Armstrong what strategies did he use to keep Guggenheim at the top of the market. “The best way to do that is to have an excellent staff. I think we have the most talented curators in New York. We have also the advantage of an exceptional building. The collection, the building and the people are the share that make it.” Is the sector of contemporary art in New York affected by the crisis? It was more. I would say that New York, unlike Europe, seems to have come out of the crisis. There was a lot of pain in 2008 and 2009, but now you see in the auctions and you see in the galleries that there is a great deal of interest in contemporary art again. There is also a lot of coverage and for museums a very high attendance. So we think that the crisis is almost over, or is over. You feel strong about what’s happening now, you need the recovery offer now. Is there any difference in the way of enjoying art in US as compared with Europe? There used to be a very pronunced difference when I first started going to Europe regularly in the 1960s, but today I feel that in the private galleries and in the world of institutions there is a considerably more shared approach to the public. What’s different is in Europe you have mu-


I MUSEI "Ho bisogno di un lottatore, un amante dello spazio, un iniziatore, uno sperimentatore e un uomo saggio - scrisse Hilla von Rebay a Frank Loyd Wright l’1 giugno 1943 -. Voglio un tempio dello spirito!” In queste poche parole della prima direttora del Guggenheim si possono trovare i semi dello spettacolare edificio che ospita la collezione e diverse esposizioni. L’architetto scelse la forma di una spirale capovolta, una Torre di Babele rovesciata, a simboleggiare un luogo di incontro di popoli. Per creare un senso di armonia utilizzò la ripetizione delle forme, a partire da quella circolare della Rotonda centrale che suggerisce l’idea di Infinito. Le fonti di luce naturale incrementano il dialogo costante tra interno ed esterno. Visitatori: 1,8 milioni l’anno. Il Museo Guggenheim di Bilbao (visitatori: 1 milione l’anno), progettato da Frank Gehry, fu subito salutato come una delle strutture più importanti del suo tempo. Gehry ha progettato anche il Guggenheim di Abu Dhabi: sarà il più grande Guggenheim del mondo e avrà anche un focus sull’arte contemporanea del Medio Oriente. Alla 55. Esposizione internazionale d’Arte di Venezia la Fondazione e il Museo Salomon R. Guggenheim presentano un’installazione video di Shirazeh Houshiary, Breath/Respiro, che emana i canti evocativi di preghiere Buddiste, Cristiane, Ebraiche e Islamiche. Arsenale di Venezia, Porta Nuova: 1 giugno - 24 novembre. Alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, Robert Motherwell: i primi colleges, 26 maggio - 8 settembre. Dal 27 settembre la mostra sarà al Museo Guggenheim di New York. (M.T.) "I need a fighter, a lover of space, an originator, a tester and a wise man - Hilla von Rebay wrote to Frank Loyd Wright on June 1, 1943 -. I want a temple of spirit!” In those few words by Guggenheim’s first director one can find the seeds of the spectacular building that hosts the collection and different exhibitions. The architect chose the shape of an upturned spiral, an overturned Tower of Babel, to symbolize a meeting space for peoples. In order to create an organic sense of harmony, he used the repetition of forms, starting from the circular form of the central Rotunda, suggesting Infinity. Natural light sources add to a constant dialogue between inside and outside. Visitors: 1.8 million per year. Frank Gehry’s Guggenheim Museum Bilbao (visitors: 1 million per year) was istantly hailed as the most important structure of its time. Gehry designed also the Abu Dhabi Guggenheim, which is going to be the largest Guggenheim in the world and will focus also on Middle East contemporary art. At the 55th International Art Exhibition, Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation presents Shirazeh Houshiary’a video installation Breath, emanating the evocative chants of Buddhist, Christian, Jewish and Islamic prayers. Arsenale di Venezia, Torre di Porta Nuova: June 1 - November 24. At the Peggy Guggenheim Collection Venice, Robert Motherwell: early collages, May 26 September 8. From September 27 the exhibition will be on view at the Solomon R. Guggenheim Museum in New York. (M.T.)

Solomon R. Guggenheim Museum Restoration Completion Photograph by David Heald © The Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

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Solomon R. Guggenheim Museum. Installation view of The Great Utopia, 1992. Photo: David M. Heald, © SRGF, New York

Esiste una differenza nel modo di fruire arte negli Usa rispetto all’Europa? C’era una differenza maggiore quando ho iniziato ad andare in Europa regolarmente negli anni ’60. Mi sembra invece che oggi ci sia un approccio al pubblico molto più simile sia nelle gallerie private che nel mondo delle istituzioni. La differenza sta nel fatto che in Europa avete musei meravigliosamente ricchi e piuttosto grandi, mentre in America le gallerie private sono talmente numerose e abbastanza potenti che si nota poca differenza tra le collezioni pubbliche e quelle private.

Solomon e Peggy? Lui era una persona che cercava l’ordine, lei la sregolatezza 38

Come definirebbe Solomon e Peggy? Pensa che ciò che è stato fatto da loro in passato possa essere replicato oggi? Si, penso che si possa replicare. Non ho incontrato nessuno dei due. Penso che Mr. Guggenheim fosse un po’ più conservatore, molto più attratto da un’arte altamente spirituale o apparentemente spirituale, mentre Peggy Guggenheim sembra essere stata molto più avventurosa, alla ricerca di relazioni. Si può considerare lui una persona che cercava l’ordine, lei forse una persona alla ricerca della sregolatezza. Ci piace molto la nuova Guggenheim app: è uno degli strumenti a cui pensava quando parlava di internet come “portale della conoscenza”? La app è stupefacente, vero? Contiene tante informazioni, si scarica facilmente e si può utilizzarla seguendo i propri tempi. Quando si arriva al Museo ci si sente molto più preparati su quello che si vede. Ne siamo molto fieri. Ha portato una ventata di cambiamento nel Museo. Si, penso che

seums astonishingly rich and quite big, whereas in America the private galleries are so numerous and quite powerful that we see little difference between public and private collections. How would you define Solomon and Peggy? Do you think that what they did in the past could be reproduced nowadays? I think so. I met neitheir one of them. Mr. Guggenheim was I think a little more conservative, much more attracted by highly spiritual or seemingly highly spiritual art, whereas Peggy Guggenheim seemed much more adventurous, seeking connections. You may consider him a person more seeking order, she might be more of a person seeking disorderliness. We like very much the new Guggenheim app: is it one of the tools you envisioned when you spoke of internet as a “portal to knowledge”? Our app is astonishing, isn’t it? So much infor-

Il tartan Il tartan del Clan Armstrong Drawing of Armstrong tartan


Solomon R. Guggenheim Museum. Installation view of The Worlds of Nam June Paik, 2000. Photo: Ellen Labenski, Š SRGF, New York

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questo sia uno dei modi più importanti di aprire nuove porte a nuove persone: per noi è così. Pensiamo che abbia un grande impatto sul pubblico e siamo molto soddisfatti di come si presenta e di come funziona. A Venezia è tempo di Biennale: come influisce sul vostro lavoro? Quando c’è la Biennale cerchiamo di realizzare una mostra particolarmente forte alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, perché sappiamo che pubblico c’è. Penso che la Biennale di Venezia sia come il battito del cuore dell’arte contemporanea: dobbiamo tenerlo vivo. Credo che sia una celebrazione di tutta l’arte, e questo è molto importante. Solomon R. Guggenheim Museum. Installation view of Picasso and the Age of Iron, 1993. Photo: David M. Heald, © SRGF, New York

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mation, it comes so easily and you can take it at your own time. And when you come to the Museum you feel much more informed about what you are looking at: we are very proud of that. It makes a very new change in the Museum. Yes, I think this is one of the most important ways of openining new doors to new people. For us this is it. We think it has a big impact on the audience. So we are very happy of the way it looks and operates. Biennale is going to start in Venice. How does it influence your work? When there is the Biennale we try and make an expecially strong exhibition at Peggy Guggenheim Collection in Venice because we know the


Cosa pensa di Massimiliano Gioni, il direttore della 55. Biennale Arte? Penso che Massimiliano Gioni farà un’esposizione eccellente. È una delle persone più talentuose della sua generazione. Tutti i progetti a cui lavora hanno un tocco meraviglioso, perciò ho delle aspettative molto alte. Cosa le piace e cosa non le piace di Venezia? Mi piace il fatto che è così esotica, penso che sia incredibile e che non ha pari al mondo. L’architettura, la gente, il modo di spostarsi, lo stile di vita. Il cibo. La temperatura a volte è troppo alta in giugno, ma quella è una cosa che non possiamo controllare.

THE APP Un Palazzo Enciclopedico gratuito nell’iPhone o nell’iPod, per navigare facilmente tra oltre 1.100 opere d’arte, anche offline. Marino Auriti - l’italoamericano che progettò l’immaginario museo della conoscenza umana da cui prende ispirazione la 55. Esposizione internazionale d’Arte - non poteva immaginare come, dopo meno di 60 anni, il suo sogno si sarebbe in un certo senso realizzato. Non nei grandi spazi che lui aveva immaginato nel 1955, quando depositò all’ufficio brevetti statunitense il progetto di un edificio di 136 piani che avrebbe dovuto raggiungere i 700 metri di altezza e occupare più di 16 isolati della città di Washington. Piuttosto, in piccoli strumenti elettronici disponibili per tutti, ad ogni ora e ovunque nel mondo. C’è voluto tutto il genio del ‘profeta’ Steve Jobs, e la passione di Richard Armstrong e del suo staff, per creare questo nuovo portale gratuito per la conoscenza. La nuova Guggenheim app offre anche una ricca esperienza multimediale dell ’archi te t t ura del Museo di New York, contenuti esclusivi per mostre selezionate, tour verbali immaginativi per visitatori ipovedenti o ciechi. (M.T.)

A free Encyclopedic Palace in iPhone or iPodTouch devices, to easily browse more than 1,100 art works, offline too. Marino Auriti - the Italian-American who planned the imagery museum of human knowledge from which the 55th International Art Exhibition draws inspiration could not imagine how, in less than 60 years, his dream would somehow become true. Not in the large spaces he envisioned in 1955, when he filed a design with the U.S. Patent office depicting a 136-story building that would stand 700 meters tall and take up over 16 blocks in Washington D. C. Rather, in very small devices available for everybody, at any time and anywhere in the world. It took all the genius of ‘prophet’ Steve Jobs, and the passion of Richard Armstrong and his staff, to create this new charge-free portal to knowledge. The new Guggenheim app offers also a rich multimedia experience of the architecture of the Museum in New York, exclusive contents for selected exhibitions, verbal imaging tours for visitors who are partially sighted or blind. (M.T.)

audience in there. I think the Venice Biennale is like the heart beat of art: we have to keep that beat going and going. I think it is a celebration of all art. That’s very important. What do you think about Massimiliano Gioni, the director of the 55th International Art Exhibition? Massimiliano Gioni I think is going to make an excellent exhibition. He’s one of the most talented people in his generation. Every project that he works at has a very beautiful touch, so I have very high expectations. What do you like and what you dislike about Venice? 41


Qual’ è l’opera del Museo Guggenheim di New York che apprezza di più? E l’evento che sogna di realizzare? La mia preferita è sempre l’opera d’arte che ho in ufficio. Oggi, ad esempio, sto guardando un pezzo di Alberto Burri, in vista della bellissima retrospettiva Burri in programma per il 2015: quindi oggi il mio favorito è Burri. Stiamo completando la collezione per il nuovo Museo Guggenheim di Abu Dhabi: perciò quello è il progetto a cui penso ogni giorno. Ora parliamo del direttore in chiave personale: cosa le piace fare, leggere? Qual’ è il primo quotidiano che sfoglia al mattino? Mi piace leggere, ma vado anche a molte mostre, e mi piace stare nei giardini, all’aperto. Confesso che il mio primo giornale è il New York Times. Sono uno che legge ancora i giornali, cosa non molto alla moda oggi. Abbiamo notato che ai Guggenheim International Gala indossa pantaloni nel tartan del Clan Armstrong: è parente di Neil Armstrong? Noi siamo scozzesi ma viviamo in America da molto tempo. Be’, penso che spesso le persone con il nostro cognome siano parenti, anche se in realtà non lo sappiamo. Quindi non sono sicuro di essere parente di Neil Armstrong. Solomon R. Guggenheim Museum Restoration Completion Photograph by David Heald © The Solomon R. Guggenheim Foundation, New York

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I like the fact that it is so exotic, I think it’s incredibile and has no equal in the world. The architecture, the people, the trasportation, the attitudes. The food. Temperature sometimes is too high in June, but we can’t control that. What’s your favourite piece of art at Guggenheim Museum in New York? What event would you like to plan? Whatever piece of art I have in my office is my favourite. Today I’m looking at a piece by Alberto Burri, looking forward to the wonderful Burri retrospective we have in 2015. So today my favourite is Burri. We are completing the collection for Guggenheim Abu Dhabi: so that project is the one I think about every day. Now let’s talk about the director’s personal life. What are you fond off ? Do you like reading? What is the newspaper you read first in the morning? I’m a reading person but I also go to a lot of exhibitions, and I like to be in the gardens outside. I’m afraid my first paper every day is The New York Times. I still read newspapers, it is not so popular nowadays. We noticed that when attending Guggenheim International Galas you wear trousers made with the tartan of Clan Armstrong: are you related to Neil Armstrong? We are Scottish but living in America for a long time. Well, I think that often people with that surname are related, although we don’t know really know. So I should say: unclear.



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Parla il Presidente Baratta

Biennale d’Arte, perchÉ abbiamo scelto gioni

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di Savino Liuzzi e Andrea Gion

ino al 24 novembre La Biennale di Venezia ospita il cantiere creativo della 55. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Il Palazzo Enciclopedico. Il curatore della mostra è il critico d’arte contemporanea Massimiliano Gioni, la cui scelta del tema di quest’anno è ispirata a un progetto incompiuto che l’artista italo-americano Marino Auriti brevettò nel 1955: un museo totalizzante per radunare tutto il sapere dell’umanità attraverso la storia dell’arte e del genere umano, dalla ruota alla tecnologia digitale. Uno sguardo rivolto alle scoperte del passato. Un faro puntato sulle scelte del presente. Ce ne parla il vero demiurgo della Biennale di Venezia: il presidente Paolo Baratta, che abbiamo incontrato a Ca’ Giustinian, quartier generale della Fondazione. Una prima domanda di rito e di curiosità, Presidente. Cos’ha portato a conferire proprio a Massimiliano Gioni l’incarico di Curatore della 55. Esposizione Internazionale d’Arte? Cosa vi ha convinto a dare spazio alle sue idee esplorative? Senza dubbio, il desiderio di sapere quali siano i pensieri, le riflessioni e il modo di operare della nuova generazione di curatori. Non è un caso che io abbia inaugurato nel 1998 la mia prima Mostra alla Biennale, realizzando un’esposizione internazionale che andasse al di là dei singoli padiglioni. Chiamai Harald Szeemann, uno dei più rispettati guru dell’arte contemporanea, un grande divulgatore che viveva in modo molto intenso ed era in un certo senso progenitore di quella tipologia di curatori che amano scavare nei misteri dell’arte, capace di andare in giro come i cercatori d’oro, con una capacità sensitiva di cogliere le qualità artistiche nei vari luoghi del mondo. È una figura storica che ha dato origine a un modo diverso di essere curatori. Un qualcosa che sta tra il critico d’arte e l’essere egli stesso

un artista. Dopo tanta esperienza con curatori di varie derivazioni, mi interessava comprendere cosa ne pensassero i curatori di oggi, coloro i quali non hanno più il compito di mostrare al pubblico l’arte contamporanea perche la si trova ovunque e nelle sue più diverse sfaccettature. Semmai abbiamo il problema opposto! In mezzo a questo dilagare stiamo cercando di capirci qualcosa, di dare concretezza. E in questo clima di molte domande sul presente e sul futuro abbiamo scelto qualcuno che si trovasse nella posizione di doverci pensare al suo futuro, pulsando di nuove soluzioni. Certo, la capacità di Gioni di fare mostre era già comprovata e la nostra curiosità era affine al suo modo di intendere la ricerca. È il momento di indagare l’arte tramite uno spirito della nuova generazione. Il curatore è la parte essenziale di un’iniziativa che deve sorreggersi grazie alle sue capacità creative e immaginative. Gli obiettivi di questa mostra-ricerca sono molti. Cosa si aspetta da questa sfida? Consideriamola come una discesa alle madri. Vogliamo andare a vedere da dove provengano le forze primigenie che ispirano l’arte, quali siano le immagini primigenie che scatenano la capacità creativa e la volontà di creare nuovamente e di creare i mondi degli artisti. Vogliamo arrivare alla sorgente e scavare a fondo. Colleghiamoci alle madri, ma capovolgiamo il significato. 88 paesi partecipanti, con molte nuove presenze. Tra queste, un Padiglione della Santa Sede nelle Sale d’Armi dell’Arsenale. Com’è nata questa collaborazione? Nasce da un dialogo con il Cardinal Ravasi che dura ormai da quattro anni. Egli espresse il desiderio di venire alla Biennale per essere in un luogo dove potersi avvicinare e dialogare con l’arte contemporanea. Un’esigenza che è venuta direttamente da lui. Come sempre capita, io non vado mai a sollecitare nessuno, nessun paese e nessuna istituzione per partecipare a una Biennale. Deve essere un loro desiderio profondo.

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Potremmo paragonare La Biennale a una sorta di “Palazzo Enciclopedico”, una Biblioteca di Alessandria, un ventre di energie in movimento dove radunare i saperi e dove individui visionari possono confrontarsi e sperimentare le arti? Effettivamente La Biennale è un’istituzione straordinaria fondata su questo tipo di aspirazione. Le arti coesistono tutte accomunate dal desiderio di ricerca più che dalla volontà di catalogazione del sapere. È un Palazzo Enciclopedico nel senso che ogni voce è rivisitabile e comunque scritta con spirito critico. Un Palazzo Utopico. Alla fine quello che cerchiamo di fare è di produrre energie e di scatenarle, di trasmetterle. Proprio come usava definire un antico Curatore che la chiamava “La Centrale Elettrica’’. Possiamo anche definirla una macchina del vento che scuote ciò che sedimenta per rimetterlo in discussione e trasformarlo.

Nella pagina precedente il presidente Baratta ritratto dal fotografo de L’illustre nel suo studio a Venezia; qui sopra una foto d’archivio della prima presidenza Baratta de La Biennale

Molti curatori, anche i più duri, quando se ne vanno da qui a fine incarico provano un senso di malinconia 46

Non si tratterà di un mostra di arte sacra o di affermare i nuovi simboli dell’arte sacra. Semplicemente rappresenterà il desiderio di esserci e di partecipare all’avventura, di aprirsi ai quesiti che emergono in quella cosa altrettanto misteriosa che è la creazione artistica. Il fatto veramente importante non è che la Santa Sede abbia scelto di fare una mostra artistica, ma che abbia scelto di partecipare alle Biennali di oggi e del futuro, per affrontare gli stessi temi che l’arte si pone adesso. Che cosa significa per Lei lavorare a stretto contatto con i curatori, i direttori dei festival, delle mostre e dei settori? Vogliamo stilare un “Bestiario dei Direttori e dei Curatori”? (sorride) Bisogna saper stablire un rapporto coerente e capire che si tratta di un incontro con una persona in cui riponi la tua fiducia. Tutto il processo deve quindi nascere da una predisposizione. Non è affatto un incontro casuale. Avere fiducia e concederla. Soprattutto e poi, dopo avere esercitato la tua scelta, saper fare un passo indietro, dare spazio alle loro scelte e tutelarle. Sono delle energie a cui affidi un compito di ricerca e di creatività. È una ricerca che deve concludersi, non è una ricerca per il piacere di farla perchè dà un risultato immediato e comunicabile al mondo. Posso dire soltanto una cosa: quando se ne vanno perché l’incarico è concluso, i direttori artistici, anche i più duri e i più gelidi, provano un senso di malinconia. È un’esperienza gloriosa che offre un senso di libertà abbastanza unico.

Un’ultima domanda Presidente. Con il progetto Educational, Biennale Sessions e Biennale College si riconferma l’interesse della Fondazione verso i giovani: una realtà a cui Lei ha sempre dato molta importanza. Perché tanta premura rivolta alle nuove leve? Se torniamo all’immagine della centrale elettrica, quali poli sceglieremmo per primi? I signori maturi di una società che arranca per sopravvivere? Prepariamoci a un destino migliore. E se tra i destini migliori c’è quello di una maggiore sensibilità e di una predisposizione a dilatare le proprie capacità di percezione, l’arte è il sentiero prediletto. È un compito che un’istituzione pubblica deve darsi. È necessario contrastare l’inerzia scolastica per questo genere di esperienze e la funzione complementare diventa sempre più importante. A maggior ragione nei confronti di coloro che vogliono praticare l’arte con ogni fibra di se stessi. Gli strumenti della formazione devono essere resi disponbili. Un’istituzione come questa non può ignorare questo bisogno e non può tirarsi indietro. La via verso l’arte, dal danzatore all’artista di teatro e di arti visive, è una via con la quale bisogna cominciare a misurarsi. Qui, i grandi maestri dell’epoca moderna offrono una possibilità di arricchimento che considero indispensabile per iniziare a capire, nel dialogo con se stessi, qual è il proprio rapporto con l’arte. Essere artisti richiede come prima cosa la volontà di “proclamarsi tali”, ma l’essere riconosciuti artisti implica la necessità di “essere proclamati tali”. C’è un passaggio tra il proclamarsi e l’essere proclamati tali che può emergere molto meglio e più chiaramente da un impatto con una persona che ha già percorso questa strada e con la quale si lavora per un certo periodo. I nodi vengono al pettine e la domanda sorge spontanea: allora, chi sono io? Quali strumenti ho e quali strumenti posso avere in più? Quali utopie maggiori mi posso dare? E quindi, tornando al Palazzo Enciclopedico: posso bussare o no alla porta?


L’Illustre anche su App Store

www.lillustre.it


L’illustre a Firenze, Annie Féolde

Il gusto dell’accento francese di CATERINA VIANELLO

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i sono luoghi che rifuggono le definizioni, perché elevati a simboli. Ugualmente, ci sono personalità d’eccezione il cui nome assurge a mito, racconto dell’inarrivabile. Uno di questi luoghi si trova tra i vicoli di Firenze, in un palazzo del XVIII secolo. Via Ghibellina 87, Palazzo Jacometti Ciofi, per la precisione. L’Enoteca Pinchiorri insomma, per tutti coloro che si muovano in una città lasciando da parte le guide tradizionali ed eleggendo la rossa Michelin ad unica accompagnatrice. Cattedrale del gusto e della raffinatezza gastronomica, si definisce “enoteca” riportando nel nome il riferimento alla sua nascita, nel 1972, come spazio destinato alla degustazione del vino; universalmente è, ormai, un ristorante, o meglio “il” ristorante: forse il più noto in Italia e all’estero. La successione di titoli e riconoscimenti testimonia la storia di una coppia, quella formata da Giorgio Pinchiorri e Annie Féolde, che in quarant’anni di attività, ha saputo con eleganza, cultura ed indiscutibile spirito imprenditoriale, costruire un simbolo di eccellenza: la prima stella Michelin risale al 1981, seguita dalla seconda nel 1983, anno che segna anche l’ingresso nel gruppo Relais & Chateâux; la terza arriva nel 1993, nonostante il terribile incendio che distrugge venticinquemila bottiglie. Nel 2004 l’Enoteca Pinchiorri è riconosciuta come “primo ristorante d’Italia” e la riconferma annuale della terza stella assegnata dalla Guida rossa è segno della capacità, non banale e forse non meno impegnativa, di mantenere costante un livello già altissimo.

Per questo motivo e per questi numeri, sono sorprendenti se non disarmanti la semplicità e la classe con cui Annie Féolde racconta l’evoluzione dell’enoteca e il ruolo che assegna al cibo. Il luogo che oggi raccoglie circa 4000 etichette, per circa 120 mila bottiglie suddivise in una doppia carta – italiana ed internazionale - e che conta 60 coperti che impegnano due primi chef ed una brigata di 20 persone divise in “partite”, nasce con l’obiettivo di diffondere la cultura del vino offrendone la degustazione “a bicchiere”. La cucina arriva in seguito, dalla necessità di accompagnare il vino. Annie, grazie alla padronanza della tradizione francese e complice l’esperienza acquisita in famiglia (i Féolde, nizzardi, possedevano diversi alberghi) trasforma il cibo servito a tavola da semplice secondo attore a protagonista assoluto. Una determinazione non comune la porta ad acquisire, da autodidatta, una formazione che le permette ben presto non solo di padroneggiare la cucina toscana ed italiana, ma anche di proporre piatti che fanno sintesi delle diverse identità gastronomiche che si ritrovano all’Enoteca e che, pur muovendo dalla memoria e da ricette del passato spesso dettate dalla necessità più che dal gusto, ne sanno mostrare gli aspetti culturali elevandoli a materia per opere d’arte. “La ricerca delle radici – afferma Annie Féolde – è il punto di partenza della nostra cucina e implica il desiderio di far conoscere l’identità attraverso materie prime di qualità”. L’essenza quindi, prima di tutto: seguono armonia, eleganza e cura nella preparazione, perché il cibo è anche piacere estetico e ricerca del bello. Il valore culturale della cucina e della gastronomia emergono con forza nelle parole della donna che ha recentemente ricevuto il premio Nonino Risit d’Aur 2013: il cibo va ben oltre il mero nutrimento, “esso ha un ruolo centrale nella società e diventa uno strumento di

Un piatto dell’Enoteca Pinchiorri che a guardarlo sembra un’opera d’arte: Noci di capesante

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diplomazia e di politica. La tavola è il luogo dove si stringono relazioni e si consolidano rapporti”. E l’arte di comporre la molteplicità, di creare una sintesi dalla dualità, di tradurre in nuova ed inedita essenza ciò che singolarmente è semplice materia, è il fil rouge che segna tutta la vita e la carriera di Annie Féolde: due tradizioni gastronomiche, quella italiana e quella francese, riunite in una cucina di classe; la scelta – inedita e rischiosa – di avvalersi di due primi chef, Riccardo Monco e Italo Bassi, complementari l’uno all’altro; la sfida di aprire un’Enoteca gemella a Nagoya (la sede prima era a Tokio) e di coniugare il carattere italiano con la ritualità giapponese, non copiando ma traducendo, per l’Estremo Oriente, il carattere del ristorante; la naturalezza, infine, nel descrivere, con un accento francese mai perduto e da titolare di un tristellato, la ricetta dei “pici con le briciole”, di origine contadina. Ci lasciamo tornando alla vetta, con un piatto che è la conferma del carattere di madame Féolde e della capacità di guardare oltre gli ingredienti per creare raffinatezza ed eccellenza: da due piatti prima distinti- gamberoni con pancetta e profumo di rosmarino, e zuppa di gran farro – nel piatto ecco comparire la sintesi: “i gamberoni avvolti nella pancetta adagiati su crema di fagioli e gran farro”. Ancora una volta dunque, dualità riunita, eleganza, classe e diplomazia. L'Enoteca Pinchiorri tra le sue particolarità ha quella di avere due "primo chef": si tratta di Italo Bassi e Riccardo Monco

Residenza di Charme nel cuore di Venezia Un’isola nell’isola di Venezia. Corte di Gabriela è proprio questo: un’isola di stile, charme ed accoglienza nel centro del Sestiere più antico ed affascinante della Serenissima, il Sestiere di S. Marco, cuore pulsante della città lagunare, a due passi da piazza S. Marco e del ponte di Rialto. Un’affascinante palazzina del 1800, dotata di undici stanze con vista suggestiva sul canale e sulla silenziosa calle, undici ambienti con una propria atmosfera, distribuiti armoniosamente su 3 piani, arricchiti da una elegante corte in-

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terna, impreziositi da travi a vista, affreschi, ed arredati con un calore contemporaneo che al tocco tipicamente veneziano preferisce la ricercatezza dei particolari di design, la suggestione degli accostamenti cromatici, l’attenzione al dosaggio delle luci. Il comfort si fonde con il buon gusto, il relax con l’attenzione del servizio. Entrando alla Corte di Gabriela, vi sembrerà di far parte di un luogo unico, un’isola che respira e vive di una bellezza naturale. La vostra residenza di charme nel cuore di Venezia.

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a venezia con fabio baldassarre

Degustazione verticale Lo chiama il suo “rifugio tra le nuvole”. Dice che l’ha scelto perché andare verso l’alto mette pace. E se per Fabio Baldassarre, chef del ristorante Unico di Milano appollaiato al 20° piano del World Join Center, zona Expo - 22 collaboratori e 500 metri tra sala e cucina - la decisione di cucinare in altezza porta ispirazione per la creazione di nuovi piatti, quella stessa decisione è diventata quasi metafora e racconto di un percorso professionale. Dall’Abruzzo, terra d’origine, è passato a Roma, all’Altro Mastai, esperienza conclusa nel 2008. Infine Milano, con l’ambita prima stella Michelin nel 2012. Baldassarre, 41 anni, occhi guizzanti e schietti, lo incontriamo poco prima di un cooking show a Venezia, e ci parla della sua cucina come di un luogo in cui si crea un rapporto familiare tra gli ingredienti, che si accompagnano e diventano cugini; nonostante un apparente azzardo, alcuni accostamenti in bocca creano un equilibrio che unisce e avvolge i gusti e li fa esplodere. Cugine sono quindi le cicerchie e le capesante, accompagnate dalla polvere di caffè. Perché la ricerca di ingredienti regionali (poveri, primitivi e grezzi come le cicerchie, appunto), meglio se poco noti, è un’altra delle caratteristiche della cucina di Baldassarre. “Bisogna alzare lo sguardo e muoversi tra i microterritori di cui è fatta l’Italia. Viaggiare e conoscere sono fondamentali in

cucina: capita proprio di partire da un ingrediente e da un territorio per creare un menù”. E lui, per far viaggiare i clienti, in un percorso che è anche sensoriale, di menù ne ha pensati 3: “Sei Piaceri”, “Nove Tentazioni” e “Dodici Vizi” in un dialogo tra terra e mare, a volte imprevedibile. “Sperimentare è importante, certo, ma la fedeltà a sé stessi e al proprio istinto, combinata ad un’attenzione alla clientela, permettono di creare un’armonia in cucina che diventa ben presto definizione della propria identità, tratto distintivo che rende riconoscibili. Identità allora non è soltanto il legame con la terra d’origine e i sapori più ruvidi, ma anche il “Risotto al bagoss con anice verde e prosciutto d’anatra” o il “Merluzzo nero con carciofi, cipolla rossa e zabaione al marsala”. Tratto distintivo, insomma, è quello di un abruzzese passato per Roma e pronto a sedurre i milanesi in cima ad un grattacielo, con latte di mandorle, pralina di trippa di vitello, e spalla di maiale con pesche di Monate e salsa di semi di senape. In carta c’è anche la “Cacio e pepe”: che Milano riesca a dimenticare cotoletta e risotto giallo? (C.V.) Lo chef Fabio Baldassarre impegnato nel suo cooking show a Venezia per "Gusto in scena"

Mestieri Dal fumenogasTronomo alla sigaraia A volte capita di imbattersi in nuove professioni: è il caso di Fabrizio Franchi che si definisce un fumenogastronomo. In sostanza si tratta di una figura capace di integrare la degustazione di cibo, vino o distillati, con il fumo lento del sigaro. In questo caso parliamo di sigaro ‘Made in Italy’: il sigaro Toscano. “Anche chi – spiega Franchi – per la prima volta ha un incontro ravvicinato con il sigaro Toscano viene attratto dalla filosofia che c’è dietro a questo prodotto; è il fumo lento e consapevole: un fumare non compulsivo, più meditativo e più rilassante”. In nome del rispetto della tradizone invece, sempre

nell’ambito della produzione di questo prodotto, c’è un altro mestiere: quello della sigaria che, con passione tutta italiana, trasforma la foglia del tabacco Kentucky in un sigaro: una manualità da record; dalla prima fase di lavorazione alla rifinitura finale del prodotto passa solo un minuto. La rapidità della preparazione non è casuale: la velocità di esecuzione deriva infatti da una formazione professionale di due anni, custode della tradizione artigianale e storica della Manifattura. Il fumenogastronomo Franchi conduce una degustazione al Vinitaly

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idee golose

Renato Piccolotto

I SETTE PECCATI CAPITALI Corrado Corti

Secondo Renato Piccolotto, Chef dell’Hotel Cipriani a Venezia, la lussuria trova la sua epitome nel Nerone Soufflé, dessert al cioccolato servito al ristorante Fortuny. Renato ha da sempre un occhio di riguardo per i piatti locali e autentici.

Corrado Corti, Chef dell’Hotel Splendido a Portofino, dice: “Essere avidi non è mai facile. Io lo sono quando si tratta di sfruttare al meglio i pochi ingredienti che uso quando cucino. L’unico ingrediente cui non potrei rinunciare? Il timo!”. Attilio Di Fabrizio

Per lo Chef Attilio Di Fabrizio di Villa San Michele a Firenze la golosità è una crostata alla marmellata di more di gelso fatta in casa da sua moglie. Attilio supervisiona la cucina dell’hotel e la Scuola di Cucina Buono Buonissimo!

Ecco l’ira di Roberto Villa, Chef dell’Hotel Splendido Mare: “a volte in cucina, ho un’espressione ‘arrabbiata’, è il mio modo di restare concentrato”. Roberto ha una sfrenata passione per la carne che accompagna con champagne rosé.

Roberto Toro

A Taormina lo Chef Roberto Toro del Grand Hotel Timeo svela che in cucina la vera essenza è l’operatività, tutto il contrario dell’accidia. Adora la gastronomia siciliana per la sua ricchezza e varietà. Mimmo Di Raffaele

Lo Chef de Cuisine dell’Hotel Caruso di Ravello, Mimmo Di Raffaele si definisce “creativo, orgoglioso e insaziabile alle novità”. La sua ultima creazione è l’essenza stessa della superbia: Tu vuò fa l'americano.

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Sette peccati capitali in cucina. Abbiamo chiesto a sette chef di suggerirci piatti, idee ed emozioni “giuste” da perdere la testa. Ed ecco per voi che cosa ne è venuto fuori facendo questo piccolo giro delle cucine d’Italia. (D.P.)

Roberto Villa

Salvatore Gambuzza

Salvatore Gambuzza, nuovo Executive Chef del Ristorante Oliviero di Villa Sant'Andrea, è un vero e proprio artista. Il piatto che più rappresenta la sua ‘invidia’ da vero siciliano è Spaghetti con aglio, olio e peperoncino. Uno scorcio dell'Hotel Caruso a Ravello


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Alessandro Agrati

LE PLAISIR DE VIVRE

L

ui si chiama Alessandro Agrati. A metà strada tra l’artista e l’imprenditore, Alessandro è il fondatore e il direttore creativo di Culti, nota maison milanese. Il suo identikit? Un gusto per la ricerca che spesso prende le tinte della sfida personale e una devozione assoluta per tutto quello che riguarda l’interior design, purché capace di portare il piacere del vivere in ogni gesto quotidiano. Un risultato che Alessandro ottiene grazie a un grande team di creativi e alla capacità di dirigere il suo brand con disciplina ferrea. Anzi, con un vero e proprio fil rouge, come spesso ama raccontare. Una delle sue ultime sfide è stata Venezia, a Palazzo Molin Cuoridoro, dove

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Le plaisir de vivre His name is Alessandro Agrati. Halfway between being an artist and an entrepreneur, Alexander is the founder and creative director of Culti, a renown Milanese fashion brand. His identikit? A taste for research, that often turns to a personal challenge, and an absolute devotion to everything related to interior design, the one bringing the pleasure of life in every daily gesture. A result that Alessandro achieves thanks to a great creative team, and the capacity to manage his brand with iron discipline. Indeed, with a true fil rouge, as he often enjoys telling. One of his last challenges has been the Venetian Palazzo Molin Cuoridoro, where Culti discovered what it means to play with the history of the lagoon.


Culti ha scoperto cosa significhi giocare con la storia della laguna. Come nasce Culti? Dalla pancia, come spesso accade. E da una mia voglia di mettere insieme tre cose, che poi sono diventate lo slogan di Culti: legni, tessuti, profumi. Un progetto dei sensi, ottenuto mescolando un po’ le carte. Venticinque anni fa era un’idea molto innovativa, quasi unica. Ho cominciato con i miei profumi quando mi sono scoperto “naso”. Nel 1990 ho presentato in Brera una collezione che mescolava tutti questi temi, con delle lenzuola in lino appese in una corte come fossero dei panni di biancheria. Dopo venticinque anni siamo arrivati a progettare SPA, alberghi, negozi e tutto un mondo di oggettistica che ancora oggi rappresenta uno stile unico. Sullo sfondo c’è una convinzione: il godimento sta nel concepire un oggetto e realizzarlo. Nel vederlo nascere. Nella fase successiva mai. È una gratificazione che non ci è concessa. Dopo aver acceso l’ultima candela dentro l’appartamento, noi ce ne andiamo. È la nostra filosofia. È una specie di “scarpetta di Cenerentola”, che all’ultimo istante devi abbandonare per scappare via. L’agenda di una giornata qualsiasi. Potrebbe essere un po’ banale. Comincia alle 5 del mattino e finisce alle 10 di sera. Sono un grande appassionato di ciò che faccio e non lascio niente al caso. Sono convinto sia l’unico modo per poter garantire la qualità nei risultati. Ogni giorno mi divido tra lo studio di Culti, dove seguo i progetti e i cantieri che visito personalmente. Sono una specie di trottola caricata a molla: spesso le prendo e ogni tanto le do, ma cerco di affrontare con grande positività ogni giornata. Un lupo solitario o un gioco di squadra? Il team è fondamentale. Per fortuna ho l’ausilio di tutti i miei collaboratori in azienda. Questo è il fascino: nella creazione di un lavoro entrano esperti di ogni settore. Mi piace mettere insieme tutti i professionisti e far sì che il progetto cresca all’unisono. Alle volte però mi accorgo che in studio stanno disegnando per i fatti loro e non stanno al pezzo. Allora tiro fuori una matassina rossa e disegno proprio un filrouge, un filo rosso che ricollega i tavoli. Alla fine la differenza la fa la coerenza stilistica. Le origini di un progetto. Prima di fare qualsiasi cosa, ancora prima di tirare una riga sul foglio da disegno, butto sul tavolo le materie prime: i legni, i seminati, le pietre. Di fatto allestisco la scenografia, dalla quale mi muovo per definire tutto il resto. È questa la fase più bella, dove puoi davvero fare la differenza. È come quando si crea un piatto: si parte dagli ingredienti. A differenza della cucina francese, sofisticata e fatta di moltissimi componenti, la cucina italiana piglia quattro cose in croce e ti fa sognare. Sono un sostenitore della cultura italiana e considero l’Italia il paese più bello al mondo. Dobbiamo sempre tenerlo a mente quando creiamo. I miei profumi hanno pochissimi ingredienti, tre essenze distinguibili e dotate di un

How was Culti born? From a gut feeling, as it often happens. And from my desire to put together three things, which later became Culti’s slogan: woods, textiles, and perfumes. A project of the senses, obtained by shuffling the cards. Twenty-five years ago it was a very innovative idea, almost unique. I started with my perfumes when I discovered to be a good “nose”. In 1990 in Brera I presented a collection mixing all these themes, with some linen sheets hung in a court, as if they were drying clothes. Twenty-five years later we ended up designing SPAs, hotels, shops and a whole world of objects which still represents a unique style. In the background there is a certainty: what we enjoy is imagining an object and make it real. Watching it coming to light. But not in the next phase. It is a gratification that we are not granted. After lighting the last candle in the apartment, we leave. It is our philosophy. It is a kind of “Cinderella's slipper,” which you have to abandon at the very last moment, and run away.

La mia giornata comincia alle cinque del mattino e finisce alle dieci di sera: sono un grande appassionato di ciò che faccio e non lascio niente al caso

The agenda of an ordinary day. Might be a bit trivial. It starts at 5 in the morning and ends at 10 in the evening. I'm very passionate about what I am doing and I do not leave anything to chance. I am convinced this is the only way to ensure quality in the outcome. Each day I divide myself between the Culti studio, where I follow the projects, and the working sites I visit personally. I’m kind of spring-loaded spinning top: often I receive, and every now and then I give back, but I try to deal every day with an extremely positive attitude. A lone wolf or a team game? The team is fundamental. Luckily I am helped by all my co-workers in the company. This is the charm: the creation of a work involves experts in all fields. I like to put together all professionals and to ensure that the project grows in unison. But sometimes I notice that in the studio they are drawing in their own way and not ahead of the game. Then I pull out a red skein and make up a filrouge, a thread that links the tables. In the end, stylistic consistency makes the difference. The origins of a project. Before doing anything, even before jotting a line on the paper, I throw on the table my raw materials: the wood, the seeds, the stones. As a matter of fact I set up the scene, from where I move to define everything else. This is the best phase, where you can really make a difference. It's like you creating a dish: you start from the ingredients. Unlike the French cuisine, sophisticated and made up of many components, Italian cuisine can make you dream processing four simple things. I am a big fan of Italian culture, and I consider Italy the most beautiful country in the world. We must always keep this in mind when we create. My perfumes have very few ingredients, three distinguishable essences with an overall amazing effect. This simplicity is what gener55


effetto complessivo straordinario. Questa semplicità è quella che genera l’eccellenza. Così come lo è la capacità di concepire la creazione in relazione all’arte, alla scenografia, al cinema, al vedere le cose in un senso unico. Senza tutto questo il progetto rimane soltanto un progetto. Un qualcosa che non puoi respirare, senza l’anima. Cosa vi ha attratto in Palazzo Molin? Il desiderio di esplorare una nuova realtà. Ho colto con passione la sfida di Venezia: l’oggetto era incredibilmente interessante per cultura e tradizione. La possibilità di far emergere lo spessore storico del palazzo attraverso un marchio contemporaneo era un’occasione imperdibile. Sono partito da quello che è il tema principale di tutti i miei progetti: il benessere. Non mi riferisco al piacere di un massaggio shiatsu oppure all’ambiente rilassante di una SPA, quanto piuttosto alla ricerca di una precisa qualità di vita. Si deve respirare continuamente varcando la soglia di un ingresso, passeggiando per un salone, entrando in casa propria e trovando quell’accoglienza e quella sensualità che cerco di infondere in tutti i miei lavori. Ho provato a immaginare il percorso ideale degli ospiti, magari provenienti dalle parti più lontane del mondo e improvvisamente calati nella

ates excellence. So is the ability to conceive the creation in relation to art, set design, and cinema, and to seeing things in a unique way. Without all this, the project remains only a project. Something that you cannot sip, without the soul. What mostly attracted you in Palazzo Molin? The desire to explore a new reality. I took the challenge of Venice with passion: the object was incredibly interesting because of its culture and tradition. The chance to bring out the historical depth of the building through a contemporary brand was an opportunity not to be missed. I started from the main theme of all my projects: well-being. I am not referring to the pleasure of a shiatsu massage or the relaxing ambience of a SPA, but rather to the search for a specific quality of life. You must breathe every time you cross the threshold of an entrance, walking through a saloon, moving to your own home and finding that welcoming and sensuality that I try to instill in all my works. I tried to imagine the ideal path of the guests, perhaps coming from the most distant parts of the world and suddenly plunging in the city of the canals. I

MINIMAL VENICE Accostare l’antico al contemporaneo e, nel farlo, bilanciare l’equazione senza scivolare nel kitsch o snaturare il contesto: una scommessa difficile, soprattutto quando si tratta di Venezia. Eppure Sotheby’s International Realty e la Maison di design Culti ci sono riuscite, complici la capacità commerciale della celebre casa d’aste londinese e la guida illuminata di Alessandro Agrati. Situato nel cuore della città, a cinque minuti da piazza San Marco e a pochi metri dal Gran Teatro La Fenice, Palazzo Molin è prima di tutto un magnifico esempio di gotico fiorito, risalente al XV secolo. È stato dimora di nobili, casa natale di un doge e, per un periodo, anche residenza di Mozart, che qui avrebbe trovato ispirazione per il suo Don Giovanni. Oggi Palazzo Molin è anche altro: con i suoi diciotto appartamenti in vendita, già concepiti e disegnati ciascuno con un proprio layout ma con la possibilità di rimodellarsi su richiesta del cliente, il palazzo diventa il vero e proprio fiore all’occhiello nella collezione di Sotheby’s. Un complesso affascinante dotato di facilities, tra cui una porta d’acqua privata, uno staff di supporto onnipresente ma discreto e comodi spazi comuni, pensati per il relax personale e le colazioni di lavoro. L’interior design, targato Culti, incarna un concept ben preciso: la ricerca del benessere assoluto e del massimo comfort, tratti distintivi del marchio milanese. Ogni minuto della giornata deve essere vissuto con questo principio e una semplice abitazione, proprio per questo, si deve trasformare nel più accogliente dei luoghi. Arredi, luci, materiali di rivestimento, profumi, oggetti ricercati: tutto concorre a raggiungere lo scopo, in un intreccio di corpi e proporzioni. Quello nato dal gemellaggio Sotheby’s-Culti è un intervento coraggioso, che ha saputo trasformare profondamente gli spazi originali senza però cancellarli. Un lavoro che sicuramente ha un grande merito: l’aver mostrato che si può. Che anche Venezia, volendo, può dialogare con la contemporaneità e con il design.

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Matching ancient to contemporary style, balancing the equation without slipping into kitsch or distorting the context: a difficult challenge, especially when it comes to Venice. Yet Sotheby’s International Realty and Culti design maison succeeded in this aim, aided by the commercial capacity of the famous London auction house and Alessandro Agrati’s enlightened guidance. Located in the heart of the city, five minutes from St. Mark’s Square and a few meters from the Gran Teatro La Fenice, Palazzo Molin is first of all a magnificent example of Gothic architecture, dating back to the 15th century. It was home to noble Venetians, the birthplace of a doge and, for some time, even Mozart’s residence, who here found inspiration for his Don Giovanni. Today Palazzo Molin is also something else: with its eighteen apartments for sale (each one conceived and designed with its own layout but with the option to be customized), the palazzo becomes a real showpiece in the collection of Sotheby’s. A fascinating complex equipped with facilities including a private door on the canal, an omnipresent but discreet support staff, and comfortable common areas designed for personal relaxation and business lunches. The interior design, signed by Culti, embodies a sharp concept: the pursuit of absolute well-being and comfort, hallmarks of the Milanese brand. Every minute of the day must be lived with that principle in mind, and a simple house has to turn itself into the most welcoming place. Furniture, lighting, coating materials, perfumes, refined objects: all conspire to achieve the purpose, in a mingle of bodies and proportions. The twinning Sotheby’s-Culti led to a bold intervention, which has been able to profoundly transform the original spaces without annihilating them. A job that definitely has a great merit to have shown that it can be done. That even Venice, if she wishes, can dialogue with the contemporary world and with the world of design.


città dei canali. Ho lavorato sulla scelta dei materiali, con pietre che fossero legate alla tradizione e alla cultura del territorio, ma che allo stesso tempo facessero un po’ l’occhiolino allo stile del brand. Nello spirito di Culti non c’è mai una prevaricazione del progetto su quello che è l’oggetto di riferimento. Mi piace che si scopra l’eccellenza attraverso dei piccoli segni sempre presenti. È il nostro punto di forza. Un’esperienza che lavora a 360 gradi. Esperienza è la parola giusta, ma intesa come creazione di un percorso sensoriale, dove tutto si fonde insieme. Non a caso ho voluto pensare a Palazzo Molin come ad una vera e propria collezione privata: pietre, legni e tessuti sono stati pensati e personalizzati ad hoc, come in una sorta di special edition. I nostri disegni sono stati realizzati da artigiani locali e i materiali sono strettamente legati al territorio, a partire dai vetri. Tutto quello che è stato previsto all’interno del Palazzo deve dare una sensazione di verità. Vi rivelo un piccolo segreto: amo iniziare i miei progetti dal pavimento. È una costante dalla quale mi lascio ispirare. È molto più facile partire da un’anima che esiste già piuttosto che cominciare dal nulla. Considero il pavimento come una specie di guida che difficilmente mi fa sbagliare. Anche nel caso di Palazzo Molin è andata così: il terrazzo è stato l’elemento che ha avviato l’intero ragionamento e che mi ha permesso di determinare il mood generale dell’appartamento, dai colori, ai materiali ai singoli oggetti. Un’ultima suggestione? Il miglior progetto è sempre quello che arriverà domani. (S.L.-A.G.)

worked on the choice of materials, with stones linked to the tradition and culture of the area, but at the same time winking at the style of the brand. In the spirit of Culti the project never takes over its main object. I love that you discover excellence through small permanent signs. It is our strenght. An experience which considers the 360 degrees. Experience is the right word, but seen as the creation of a journey of the senses, where everything blends together. It is not by chance that I thought of Palazzo Molin as a real private collection: stones, woods and fabrics were custom designed, in a kind of special edition. Our designs have been made by local craftsmen, and the materials are closely linked to the territory, starting from glass. All that has been included in the Palazzo should give a feeling of reality. I reveal a little secret: I love to start my projects from the floor. I let myself be inspired by this habit. It is much easier to start from an already existing soul rather than from scratch. I consider the floor as a kind of guidance that hardly makes me wrong. It was the same in the case of Palazzo Molin: the terrace was the element which started my whole reasoning and allowed me to determine the general mood of the apartment, from colors and materials to the single objects. One last suggestion? The best project is always what will come tomorrow. (S.L.-A.G.) 57


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Pubbliredazionale


Riflessi di laguna

Gioielli dal vetro, di Manuela Zanvettori

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i ispira alla tradizione che ha reso celebre Venezia, fondendola a una visione raffinata, contemporanea dell’eleganza femminile. La cifra stilistica di Manuela Zanvettori si compone di sapienti lavorazioni manuali, di un’arte antica ereditata grazie all’esperienza della fornace di famiglia, e della ricca visione cosmopolita che ha saputo costruire nel corso degli anni trascorsi nelle maggiori capitali internazionali. È infatti grazie al periodo della sua vita trascorso all’estero, formandosi come artista del vetro nei contesti più innovativi, a Parigi frequentando il mondo dell’arte contemporanea e dell’alta moda, imparando a riconoscere il fascino magnetico che le perle di vetro veneziane possono avere sugli occhi anche più sofisticati, che Manuela realizza il potenziale espressivo delle sue creazioni. Dopo aver esposto anche a New York i suoi primi pezzi, torna a Venezia e decide di trasformare le perle di vetro in forme e gioielli per il corpo. Un dialogo tra la luce e l’anima di Venezia e il movimento della persona. Il luogo è lo stesso dove ha sede il laboratorio di famiglia. In quella fornace della famiglia Zanvettori, dove da generazioni si tramanda un’arte che non può essere copiata, e dove Manuaela dice di essere “cresciuta insieme al vetro, ero qui a cinque anni - ricorda. “Sono tornata a fare ricerca sul vetro e su altri materiali, proprio qui a Murano perchè solo qui posso trovare uno spazio in cui evolvere nella tradizione, sperimentare sui colori, ricercare nuovi dialoghi tra vetro e acciaio, vetro e pelle...”. La prossima commistione, ci rivela, sarà vetro unito al titanio. Questa ricerca ha portato alla realizzazione di circa 500 modelli diversi di modelli, dai collier ai bracciali agli orecchini, fatti di pietre e perle di Murano con cordini, fibra di cotone, filigrane. Tra le ultime creazioni, troviamo pietre in cui la foglia

d’oro è “sospesa” nella pasta vitrea, una lavorazione pregiata che è stata brevettata in esclusiva. Già di qualche anno fa è il “Redentore”, una murrina di filigrana così battezzata perchè il disegno evoca un fuoco di artificio, così come il “Coral Reef”, barriera corallina, una collana che imita la forma dei coralli di mare, e lo “Scudo Africano”, un grande medaglione che richiama uno stile tribale realizzato con la tecnica del vetro battuto. Ma c’è una creazione su tutte, che ha reso celebre l’atelier, che chiunque sia passato almeno una volta a Venezia ha visto, in originale o più spesso in fotografia: “Two Moons è forse il gioiello che caratterizza di più la nostra produzione – racconta Manuela – e il suo profilo è riconoscibilissimo”. Non è solo la silhouette con le due lune di vetro intrecciate a rendere famoso questo gioiello, quanto il suo colore, di un nero insolito e magnetico. La produzione dell’atelier, che comprende anche lustri, sculture, oggetti d’arredo, tutti realizzati come pezzi unici personalizzati e personalizzabili, è l’espressione di una cultura italiana che è difficile da imitare e confondere con le copie. “Tutto è realizzato qui dalle sole sei persone del nostro laboratorio e ogni pezzo passa dalle loro mani sottolinea Manuela – Tutto è italiano, provvisto ovviamente del Marchio Vetro di Murano”. Un successo che trova ampio riscontro all’estero - negli Stati Uniti, Russia, Giappone – più che nella stessa Venezia dove “purtroppo spesso la clientela di passaggio è interessata a pezzi di qualità dal profilo inferiore”. La produzione dell’atelier infatti si trova valorizzata al meglio nel negozio di proprietà del marchio in Costa Azzurra, dove Manuela organizza eventi e mostre, l’ultima con opere di maestri del vetro quali Massimiliano Schiavon, Antonio Seguso, Zanetti. Anche in questo caso, un sapiente incontro di tradizione, modernità e stile. www.manuelazanvettori.com 59


Merletti e Artigianato d’Arte Laces and Handicraft of Art Кружева и ремесленных искусств Encajes y Artesanía de Arte

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BURANO l’incanto della laguna veneziana


Il presidente Iwao Arai

l’amico della Fenice

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ubblico e critica concordano: la terza tournée della Fondazione Teatro La Fenice in Giappone è stata trionfale. L’Asahi Shimbun Company, proprietaria del maggiore quotidiano giapponese (8 milioni di copie al giorno) ha invitato la Fenice a Osaka per inaugurare la Nuova Festival Hall: 2.700 posti per un pubblico molto competente, un palcoscenico grande tre volte quello del teatro veneziano, acustica eccezionale. In programma Otello, la cui musica ricorda i suoni di Venezia, e due diversi concerti con brani esclusivamente di compositori italiani: Verdi, Rossini e Puccini. Dopo le acclamazioni a Osaka, i quasi 300 artisti e tecnici della Fenice si sono spostati all’Aichi Center di Nagoya, e infine al Bunka Kaikan e alla Bunkamura Orchard Hall di Tokyo. Il successo della Fenice è stato talmente grande che è facile credere alla previsione di Tadakazu Kimura, presidente di Asahi, la società che ha sborsato in anticipo 4 milioni di euro per avere la Fenice in Giappone.

Iwao Arai, Fenice’s friend Audiences and crititics agreed: the third tour of Fondazione Teatro La Fenice through Japan was triumphal. The Asahi Shimbun Company, owner of the main Japanese daily paper (circulation 8 million daily), invited Fenice to Osaka to inaugurate the New Festival Hall: 2,700 seats for a very qualified audience, a stage three times bigger than Fenice’s, excellent acoustics. In the program Otello, whose music recalls the sounds of Venice, and two different concerts with musics by only-Italian composers: Verdi, Rossini and Puccini. After the acclamations in Osaka, nearly 300 artists and technicians of Fenice travelled to Aichi Center in Nagoya, and to Bunka Kaikan and Bunkamura Orchard Hall in Tokyo. The tour was so successful that it is very easy to trust the forcasts by Tadakazu Kimura, president of Asahi, the company that paid four million euros in advance to have Fenice in Japan. “Now all Japanese people want to visit Venice and Teatro La Fenice” Kimura said to the mayor of Venice Giorgio Orsoni and to the general manager of Fenice Cristiano Chiarot. L’Illustre had a very special commentator:

di MARISTELLA TAGLIAFERRO

Iwao Arai, presidente de Gli Amici della Fenice, al Tokyo Bunka Kaikan, con Cristiano Chiarot sovraintendente del teatro veneziano, lo scorso Aprile Pagina seguente: gli Amici della Fenice arrivano in gondola a teatro

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“Ora tutti i giapponesi vogliono visitare Venezia e il Teatro La Fenice” ha detto Kimura al sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e al sovrintendente della Fenice Cristiano Chiarot. L’Illustre ha un commentatore speciale: Iwao Arai, presidente degli ‘Amici della Fenice in Giappone’. La Fenice era venuta in Giappone l’ultima volta otto anni fa: per noi è stato un lungo intervallo. Inoltre, le aspettative dei melomani giapponesi erano molto alte perché questa era la prima volta che il maestro Myung-Whun Chung dirigeva in Giappone e per ché sapevamo del consenso di pubblico e critica alla messinscena di Otello a Venezia. Questa volta gli ‘Amici della Fenice in Giappone’ non erano direttamente coinvolti nell’organizzazione della tournée, ma abbiamo fornito un’assistenza indiretta conducendo anticipatamente una serie di seminari sull’opera. Abbiamo mandato notizie ai nostri soci e organizzato per loro la prenotazione dei biglietti. Abbiamo anche collaborato per la prolusione che il direttore artistico della Fenice Fortunato Ortombina ha tenuto all’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo. Io ho potuto apprezzare tutti i concerti e l’opera a Tokyo. Tutte le esecuzioni sono andate oltre le mie aspettative. Sono stato particolarmente colpito da Gregory Kunde nel ruolo di Otello e da Lucio Gallo in quello di Iago. Cosa ha significato per gli ‘Amici della Fenice in Giappone’ avere l’opportunità di assistere a esecuzioni dal vivo degli artisti della Fenice in teatri giapponesi? Nel 2001, quando la Fenice venne in Giappone per la prima volta, non era altrettanto famosa di altri enti lirici italiani. Ora, 12 anni dopo, il teatro è ben conosciuto e molto stimato dagli spettatori giapponesi che hanno un buon orecchio per la musica. Per noi è un grande piacere e un incentivo ad andare avanti.

Iwao Arai, president of ‘Amici della Fenice in Giappone’. Fenice had last came to Japan eight years ago: that was a long interval to us. Besides, Japanese opera fans’ expectations were very high because maestro Myung-Whun Chung would conduct operas for the first time in Japan, and because of the very favourable reactions by audience and by critics to the performances of Otello in Venice. This time ‘Amici della Fenice in Giappone’ were not directly involved in the organization the tour, but we gave indirect assistance by conducting a series of seminars concerning the opera before the tour. We sent notices to our members and arranged booking of tickets for them. We also cooperated with the special lecture that the artistic director of Fenice Fortunato Ortombina held at Istituto Italiano di Cultura in Tokyo. I personally enjoyed all concerts and an opera in Tokyo. Each performance was beyond my expectation. I was impressed especially by Gregory Kunde who performed the role of Otello, and by Lucio Gallo as Jago. What did it mean to ‘Amici della Fenice in Giappone’ to have the opportunity to enjoy live performances by Fenice’s artists in Japanese theatres? In 2001, when Fenice came to Japan for the first time, it was not so famous compared with other Italian opera houses. Now, after 12 years, the theater is well-known and is highly evaluated among Japanese audiences who have good ear for music. It is a great pleasure for us and gives us motivation for further activities.

Come hanno accolto pubblico e critica l’idea che le prime note eseguite nella Nuova Osaka Festival Hall, al Concerto di Gala d’Inaugurazione, fossero ‘note veneziane’, quelle della sinfonia dall’Italiana in Algeri di Rossini? E il fatto che il programma fosse tutto italiano, con Verdi e Puccini? Mi ha colpito il fatto che la Fenice, che fece di Rossini una star, abbia celebrato l’inaugurazione del teatro di Osaka con ‘suoni veneziani’. So che la Festival Hall di Osaka è stata ricostruita come la Fenice “Com’era, dov’era”. Stavolta ho notato che il tono dell’orchestra è più pulito e molto migliorato rispetto al passato. Naturalmente penso che il maestro Chung abbia contribuito a questo. In particolare, ho ascoltato con profonda emozione il ‘Va’ Pensiero’ da Nabucco cantato dal coro della Fenice. I giapponesi amano l’opera italiana, sicuramente il pubblico è stato molto soddisfatto del programma completamente italiano.

How did Japanese audience and critics like to have ‘Venetian notes’ such as the symphony from Italiana in Algeri by Rossini as the very first notes to be played in the new Osaka Festival Hall at the Opening Gala Concert? And how did they like the rest of the fully Italian program, with Verdi and Puccini? I was impressed by the fact that Fenice, that is the theatre which made Rossini a star in the past, now celebrated the new opening of a theater in Osaka with the ‘Venetian tone’. I hear that Osaka Festival Hall was rebuilt according to the same policy as Fenice’s, that is, “Com’era, dov’era”. This time I noticed that the tone of the orchestra was polished and sounded much better than before. Of course I think that maestro Chung contributed to this. Above all, I listened with deep emotion to ‘Va’ pensiero’ from Nabucco sung by the chorus of Fenice. Here in Japan people love Italian operas, I am sure that the audience was quite satisfied with the fully Italian program.

Avete in programma un viaggio a Venezia prossimamente, forse per l’evento Otello a Palazzo Ducale? Non abbiamo in programma di organizzare un viaggio per vedere Otello a Palazzo Ducale, ma so che ci sarà un gruppo di 20 miei amici. Naturalmente organizziamo viaggi per visitare Venezia ogni anno, ne guideremo uno a settembre. Penso che assistere a spettacoli alla Fenice faccia parte del godersi Venezia. Lo scopo principale dei nostri viaggi è apprezzare in modo completo questa meravigliosa città. Abbiamo anche in programma di pubblicare entro il 2013 un libro intitolato Itinerari Artistici a Venezia.

Are you planning a journey to Venice soon, perhaps for the forthcoming event Otello at Palazzo Ducale? We don’t have a plan to organize a tour to see Otello at Palazzo Ducale, but I hear that a group of 20 friends of mine will join that event. Of course we organize tours to visit Venice every year and we will conduct one in September. I think that enjoying performances in Fenice is a part of enjoying Venice herself. The main purpose of our tours is to appreciate this marvelous city thoroughly. We are also planning to publish a book named Artistic Itineraries in Venice within 2013.

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Vivere a Torcello, seicento anni fa di Mariachiara Peron

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a storia della nascita di Torcello è forse in parte da riscrivere. È probabilmente più complessa della vicenda che conosciamo e porta a considerare in modo diverso la leggenda secondo cui l’isola fu fondata dagli abitanti di Altino in fuga dai Barbari. Nuove ipotesi basate sui primi risultati degli scavi archeologici eseguiti da novembre 2012 a

marzo 2013 fanno capire che il fiorire di Torcello non è ascrivibile a un evento bellico ma è una realtà più complessa, dipendente forse da motivi commerciali. Dallo scavo al laboratorio, perché la ricerca comincia proprio adesso e coinvolge, come ha dichiarato Marino Zorzato, Vicepresidente della Regione, “non solo grandi istituzioni ma anche giovani”. Stefano Gasparri, Prorettore Vicario dell’Università Ca’ Foscari e Alessandro Asta della Soprintendenza hanno sottolineato la varietà di enti, personalità e ruoli che sono stati coinvolti in questo progetto. Gasparri precisa che “la ricerca 65


ha visto insieme l’Università Ca’ Foscari di Venezia e la Regione del Veneto, in accordo con il Comune di Venezia e su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali”. Ma che cosa è stato trovato finora? “I primi risultati” - spiega Diego Calaon, direttore scientifico dello scavo archeologico - “confermano l’altissimo interesse archeologico e storico di questa zona. Il bacino stratigrafico copre tutto l’arco cronologico della storia dell’isola di Torcello, dall’alto Medioevo fino alla contemporaneità”. Sono stati scavati vari livelli ma il ritrovamento più interessante è una zona abitata, databile indicativamente tra il XIV e il XVI secolo. L’area doveva presentarsi all’incirca così: case e cortili organizzati attorno a campielli, simili a quelli veneziani; il campo era strutturato attorno a un pozzo alla veneziana, realizzato con materiali di recupero di età romana, probabilmente provenienti da Altino. Le abitazioni erano in legno e non in muratura come quelle veneziane ed erano costruite con una grande piattaforma di argilla alla base che serviva a isolare termicamente la casa. Le “strutture in negativo”, cioè spoliazioni e fondazioni di questi edifici, permettono di ipo-

tizzare che si trattasse di case a due piani, con quattro vani. Il piano inferiore era dedicato alle attività commerciali, nel piano superiore, invece, si svolgeva la vita della famiglia. Dalla ricchezza e dalla tipologia di oggetti rinvenuti in queste case si può dedurre che qui abitassero persone benestanti. Gli scavi hanno anche restituito tracce di una fornace altomedievale che produceva probabilmente ceramica da fuoco di cui sono stati ritrovati piccoli frammenti, attualmente in corso di analisi. Poco distante da questa zona doveva esserci l’“area commerciale”; tracce di un edificio porticato del VII secolo e resti di anfore e contenitori “da trasporto” confermerebbero proprio la vocazione portuale e commerciale di quest’area. “Fare storia archeologica a Torcello non significa occuparsi di storia locale”, spiega il dott. Calaon “ma vuol dire occuparsi della storia dell’Adriatico e più in generale di storia dell’Europa Medievale: proprio in queste aree, infatti, si formano e sostanziano le élite commerciali che giocheranno un ruolo di primo piano nello sviluppo dell’Europa mediterranea”.

Gli scavi hanno consentito di ricostruire la struttura dell'abitato risalente al XIV secolo: case in legno, non in muratura quindi, costruite su basamenti di argilla Alcune immagini degli scavi a Torcello

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Francesca Bortolotto Possati

Vi racconto il fascino sottile della laguna

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di YURI CALLIANDRO

enezia è un luogo “che seduce, che ti prende l’anima e da cui non vorresti mai andare via. Ha una forza evocativa che continua ad affascinare, e il suo potere attrattivo è immutato nel tempo. Ma per capirla fino in fondo è necessario arrivare già preparati. Venezia va vissuta e conosciuta prima di visitarla: solo così ci si innamora davvero di lei”. Farsi raccontare Venezia da Francesca Bortolotto Possati, Presidente e Amministratore Delegato dell’Hotel Bauer – una delle strutture alberghiere più antiche e famose della città lagunare – significa essere presi per mano da una vera ambasciatrice del Made in Italy nel mondo, in un percorso nella venezianità autentica e genuina, senza filtri o inutili orpelli. Ogni anno milioni di persone da ogni parte del mondo visitano Venezia, città internazionale per vocazione. Cosa significa esercitare l’arte dell’ospitalità in un luogo come questo? Venezia è città ospitale da sempre. Nel Settecento in città c’erano moltissime pensioni, e i Palazzi erano considerati i più ospitali d’Europa. Lo testimoniano i libri: quando arrivava un nobile a Venezia veniva travolto da questa ospitalità prorompente, non necessariamente opulenta ma capace di sorprendere il visitatore. Questa tradizione prosegue anche oggi. Le persone a Venezia vogliono sentirsi a casa, stare bene. Da sempre, concepisco l’ospitalità non come una semplice professione ma come una sorta di missione, mi sento un’ambasciatrice del luogo in cui mi trovo e dunque trovo sia giusto andare oltre l’aspetto puramente commerciale che consiste nel fornire un alloggio e dei servizi. Da quattro generazioni il Bauer si fa portabandiera di un’ospitalità che è soprattutto la creazione di un’esperienza, una storia, un passaggio emozionale attraverso le architetture, i decori, le persone che qui sono passate. E Venezia offre così tanti spunti che è splendido poter comunicare ai nostri ospiti il nostro messaggio personale, cercando di comprendere al meglio le esigenze particolari di ciascuno.

Cosa consiglia a chi si appresta per la prima volta a venire a Venezia, ma anche a chi l’ha già vista e vuole ritornare? Generalmente, il visitatore di oggi è abbastanza pigro, e non si informa molto prima di venire qui. Quello che mi sento di raccomandare è di leggere, documentarsi, studiare. Perché questa città è un insieme variegato di stili diversi, di influenze di varia provenienza, ed è necessario arrivare qui con una chiave di lettura 68

威尼斯无数的细微之美 透过一位优秀的威尼斯女性佛兰西斯卡·波尔多洛托·柏 萨蒂(Francesca Bortolotto Possati)的眼睛和她的文 化素养去共同欣赏威尼斯,这个世界上独一无二的、最美 丽的城市 “美丽迷人的威尼斯总是能留住你的灵魂,让你流连忘 返。她的吸引力令人回味,她的魅力经久不衰。要深刻了 解她,必须在出发前做好功课。只有在参观之前就对她有 所了解:你才能够真正的爱上她。”让佛兰西斯卡·波尔 多洛托·柏萨蒂(Francesca Bortolotto Possati),水 城最古老而又闻名的酒店之一的Bauer酒店的总裁兼执行 董事,为我们描述威尼斯,就意味着让真正的“意大利制 造”使者与我们牵手同行。 每年都有来自世界各地的数百万游客游览威尼斯这座国际 城市。这座城市的待客艺术是什么? “一直以来威尼斯都是一座好客之城。在十八世纪就已经 有许多小旅馆,这里的宫殿被认为是欧洲最热情好客的。


in mano per capirne appieno lo spirito e “portarsi via” qualcosa dentro. Inoltre, Venezia merita che le sia dedicato il giusto tempo: due giorni sono troppo pochi per viverla al di là della classica immagine da cartolina, io consiglio almeno 4-5 giorni. Perché la città è piccola, ma ha così tante sfumature che vale la pena cogliere una volta che si è qui. Solitamente consiglia un itinerario specifico? Ovviamente noi guidiamo il nostro ospite, ma mi piace l’idea che ciascuno possa scoprire le cose anche da solo. Quello che ha affascinato scrittori, artisti e visitatori nei secoli precedenti è la sensazione di poter girare e trovare il proprio personale tesoro. Un Museo, una Chiesa, uno scorcio qualunque, che ti affascina e non sai nemmeno perché. Questa è Venezia. C’è un momento dell’anno in cui Venezia brilla più che in altri? Difficile dirlo. Più che un periodo dell’anno specifico penso ad una dimensione particolare, e cioè la fruizione della città attraverso l’elemento acqua: andare in barca dunque, per riappropriarsi della città in modo personale. È una cosa che faccio anche io sempre, per trovare la mia pace interiore. Se devo indicare invece dei giorni particolari, io personalmente adoro il Natale e il Capodanno. Per non parlare del Redentore, quando Venezia diventa davvero un luogo d’altri tempi che riesce ancora a emozionare nel solco della tradizione. L’Hotel Bauer è nato nel 1880. Una storia imprenditoriale di successo ma anche la storia delle persone che lo hanno reso uno dei luoghi simbolo di Venezia. Credo che, dalle origini ad oggi, il filo che ha legato tutte le persone che si sono avvicendate alla guida del Bauer sia la passione per la città e per la propria professione. Da quando nel 1997 ho raccolto questo prezioso testimone, desidero portare avanti la missione di Marco Polo, che fu il primo a diffondere la conoscenza di Venezia in luoghi lontani: lui possedeva i cromosomi di questa magia che Venezia trasmette, questa luce speciale che solo qui si può trovare. Un’eccellenza che si declina in vari modi: sotto il marchio Bauer infatti ci sono diverse tipologie di strutture situate in vari luoghi della città. Eccellenza declinata in tanti modi, certo, ma sempre “veneziani”. Se in una città così piccola si fondono identità e scenari così diversi tra loro, significa che il visitatore potrà vivere scenari diversi anche a livello interiore, emozioni diverse che consentono di appropriarsi del significato autentico di Venezia.

有记载可以证明:当一位贵族来到威尼斯,便立刻被这里 的好客热情所淹没,不需要华丽的装饰就能够为游客带来 惊喜。这个传统一直延续至今。在威尼斯,人们都感受到 家的温暖。我一向认为待客并不是一份简单的职业,而是 一项任务,我觉得自己就是本地的一名使者,因此我们应 当超越提供住宿和服务这个单纯的商业意义。Bauer酒店已 经经历了四代人,一直是待客上的先锋,它能够通过其建 筑、装饰和过往的人们编织一次体验、一个故事、一份热 情洋溢的经历。透过威尼斯这些美妙特色我们能向顾客传 达我们酒店的信息,同时我们也会尽可能地了解每位顾客 的特殊需求。” 对那些第一次或再次来威尼斯的游客,您有什么建议吗? “我建议在来威尼斯之前,先阅读、积累和学习一下与威 尼斯有关的内容。因为这座城市是融合了各种风格、受各 种文化影响的集合体,所以在来之前要准备好一把能开启 她神秘之门的钥匙。这样,才能全面地品味她的神韵, 才能在离开之时带走点东西。威尼斯值得你投入充分的时 间:两天的时间不足以让你了解明信片中那些经典画面背 后的威尼斯,我建议在这里停留至少四到五天。虽然这座 城市很小,但她还有如此多的细微之美,完全值得你在此 细细欣赏。” 你会建议一个特别的路线吗? “当然我们可以给我们的顾客引导,但是我更愿意看到他 们自己去发现那些美景。几百年来,吸引那些作家、艺术 家和参观者的就是那种能够在兜兜转转中寻觅到属于自己 的那份宝藏的感觉。一所博物馆,一座教堂,乃至任意 的一瞥,都能够深深地吸引着你,你甚至都不知道是为什 么。这就是威尼斯。” 一年中有什么特别时刻威尼斯是最耀眼的吗? “这个很难回答。与选择时间相比,我更愿意选择另一个 方式来感受这座城市的美丽,那就是她的水:泛舟水上, 用自己的方式去触碰这座城市。这也是我经常做的事,以 此找到内心的平静。如果必须要指定某个日期,我个人最 喜欢的是圣诞节和元旦。还有就是每年七月第三个星期日 举行的救世主节(Redentore),那天的威尼斯比其他时刻 的她更能唤醒人们对传统的那份激情。 Bauer酒店成立于1880年,今天已成为威尼斯的地标之一。 “我想,从最初到现在,将所有Bauer酒店的一代代管理者 联系在一起的纽带就是对威尼斯和对本行业的热爱之情。 自1997年我担任这个珍贵的职位以来,我就决定要继续完 成马可波罗的使命,他是第一个让其他遥远国度了解威尼 斯的人:他承传了威尼斯城的神奇魅力,只有在这座城市 才能够感受到这份独特的光芒。”

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La difesa della Civitas Rivoalti dagli Ungari

di FEDERICO MORO

La Storia della Serenissima 70

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’anno è l’887, il luogo la costa orientale adriatica, il fatto, il doge Pietro Candiano I guida una flotta venetica contro i santuari dei pirati narentani. Si tratta di un copione già visto, di una costante della politica e della strategia lagunari. Assicurarsi la tranquillità dei traffici commerciali marittimi attraverso il controllo delle indispensabili “vie d’acqua”. Il punto è che il vigoroso Pietro Candiano I dopo un iniziale successo perde la vita nello scontro decisivo. Si tratta di una svolta pericolosa per la giovane comunità annidata tra i delta dei grandi fiumi veneti. Perdere un doge in battaglia significa di per sé subire un grave pregiudizio sotto il profilo del prestigio politico-militare. Soprattutto, mette in pericolo il controllo di quel braccio di mare indispensabile alla stessa sopravvivenza del nascente stato. Nata nel fuoco della guerra, la futura Venezia, che chiama ancora se stessa CivitasRivoalti, è di continuo costretta a provare sul campo di battaglia la propria volontà di esistere e di prosperare. Come già detto, una costante nella storia veneziana. Tanto vera quanto, chissà perché, negata. Se l’anno 888 segna l’elezione di Pietro Tribuno e l’inizio dei lavori del campanile di San Marco, per alcuni da collocare però nel 912, il momento fonda-

mentale dei 24 anni di “regno” del nuovo doge è il 900. Di nuovo come un tempo sulla soglia di casa si presentano orde di nomadi invasori. Una lontana conseguenza della sconfitta contro i narentani? Lo scontro con gli abitanti delle steppe si ripropone a ogni svolta importante della vita lagunare. Gli Unni, in particolare, o per meglio dire la singolare confederazione guidata dal misterioso Attila, sono tra le cause dirette del trasferimento di quote massicce di popolazione dall’interno alla costa paludosa. Le loro scorrerie lungo le antiche vie romane, Annia/Postumia/Popilia/Claudia Augusta, non più difese dal muro di ferro delle legioni hanno portato i veneteci dell’entroterra a scegliersi un altro destino. Specie dopo il 452, quando Attila conquista e rade al suolo prima Aquileia, la capitale della X Regio considerata imprendibile, e Altino, principale snodo portuale e commerciale della zona e collocata in felice posizione a cavallo del fiume Silise grazie a questo collegata al Plavis giusto all’incrocio delle vie Annia e Claudia Augusta. Quello del 452 è in realtà il secondo esodo, seguito al precedente del 402 a seguito dell’invasione gota guidata da re Alarico. La stessa che provoca il trasferimento della capitale imperiale su decisione dell’Augusto Onorio da Mediolanum, considerata troppo vulnerabile, a Ravenna… posta al centro di una laguna proprio come Rivoaltus 1. Ora, nell’anno 900 e quindi quattro secoli e mezzo dopo, i tragici momenti vissuti dai progenitori si ripresentano con analogie spaventose.


La porta orientale delle Alpi è di nuovo indifesa. Crollato il regno longobardo, mai davvero stabilizzatosi il nuovo potere franco, subito messo in crisi dalle lotte tra i successori di Carlo Magno, solo le deboli autorità locali cercano di arginare la minaccia. La quale, di nuovo, è portata da un’orda nomade in movimento. Come nel caso di Attila e dei suoi Unni, il centro di gravità di queste popolazioni si trova nella pianura pannonica. Sotto molti aspetti simili agli Unni e dalla ferocia altrettanto temuta, gli Ungari stanno mettendo l’Europa a ferro e fuoco. Inevitabile che dalla loro sede principale tra i corsi dei fiumi Tissa/Tibisco e Danubio finiscano per mettere gli occhi sull’Italia. Da sempre la penisola esercita un fascino magnetico per le sovraeccitabili menti dei predatori delle steppe. Una caratteristica che manterrà nei secoli a venire. Gli Ungari, quindi, ripercorrono i passi di Attila e si presentano inattesi e sgraditi ospiti per banchettare alla mensa dei venetici. L’attacco ungaro si sviluppa secondo direttrici sconosciute e sfrutta, al contrario di quello unno, anche l’elemento anfibio. Riprende in modo curioso le linee strategiche seguite dal re carolingio d’Italia, Pipino, nell’801: la battaglia decisiva avviene, infatti, ad Albiola, sul lido di Pellestrina ovvero a pochi passi dal luogo dove Pipino si è bloccato davanti alla foresta di legno e acciaio delle navi venete a Malamocco. Le similitudini non finiscono qui. Ad Albiola si combatte con lo stesso accanimento disperato, un intero popolo da una parte e un’orda di guerrieri affamati di sangue e di bottino dall’altra. Secondo le antiche cronache veneziane, da maneggiare con estrema prudenza perché redatte secoli dopo con palesi fini di propaganda, anche l’esito dello scontro ripete quello contro i Franchi: sconfitta degli invasori e loro vergognosa fuga. Più di qualche dubbio, è lecito sia andata così contro Pipino, assai meno un secolo dopo contro gli Ungari. In realtà, non esistono ragioni per ritenere frutto d’invenzione propagandistica a posteriori il resoconto di una clamorosa vittoria venetica. Di Ungari non si sentirà più parlare per un pezzo

e in seguito, comunque, saranno ungheresi ormai cattolici e diventati grande potenza con sfere d’influenza intersecantisi con quelle veneziane. Soprattutto lungo la solita, vitale, rotta orientale adriatica. Questa, però, è un’altra storia. Ad Albiola nell’anno 900 i maledetti predoni nomadi sono probabilmente fatti a pezzi dai fanti, gli arcieri e i marinai veneteci. Gli abitanti delle lagune ne sono così convinti da cambiare persino nome alla località dove si sono svolti i fatti: avvenuta nel giorno di San Pietro, la battaglia trasforma Albiola in San Pietro in Volta. Volta cioè della fuga degli Ungari. Il dogado di Pietro Tribuno è giunto appena alla metà della sua lunga durata. Dodici anni dopo, nel 912 quindi, la famiglia dei Partecipazio riconquista per sé la massima carica politica lagunare. Il XVIII doge sarà Orso Partecipazio II. I Tribuno, comunque, restano nel “cerchio magico” delle maggiori famiglie. Pietro Tribuno, figlio omonimo del defunto doge, nel 929 è eletto XI vescovo di Olivolo. Si tratta all’epoca della maggiore carica religiosa nell’arcipelago realtino. Dalla grande influenza in ogni campo. È interessante notare come la tradizione di scegliere in ambito locale i pastori delle diocesi, normale sin dagli albori del cristianesimo ed eretta a principio ideologico dalle autorità imperiali e definita cesaro-papismo, abbia lontane radici e si mantenga senza soluzione di continuità sino alla fine della Repubblica Serenissima. La guida delle anime dei veneti spetta a uno di loro. Uno che li conosce. Soprattutto che loro conoscono. Orso Partecipazio II muore nel 932. Gli succede un altro grande nome dell’aristocrazia venetica Pietro Candiano II. Una nuova guerra bussa alla porta…

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Cfr. F. Moro, Venezia in Guerra, quattordici secoli di storia, politiche e battaglie, cap. 1 Pollentia 402, la vittoria sprecata, Venezia 2011

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le GITE IN MARE d’un tempo

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di Carlo Sopracordevole

om’è delizioso andar sulla carrozzella / sulla carrozzella sottobraccio alla mia bella.” Sono i versi di una nota canzone lanciata da Odoardo Spadaro ancora negli anni 30 del Novecento e ripresa poi da molti altri interpreti. Sì, penso anch’io fosse proprio delizioso. Ma penso anche come sia sicuramente piacevole andare, con la tua bella o meno, pure su altri mezzi di trasporto. Naturalmente, qui a Venezia il mezzo di trasporto più naturale è l’imbarcazione. Nella bella stagione, quando il clima freddo se n’è ormai andato e il sole è limpido ma non troppo ardente, è veramente gradevole andarsene in barca per la laguna, in posti frequentati da altri gitanti oppure più isolati e invitanti all’intimità. Oppure in vaporetto per visitare le isole. Ma, senza arrivare a una crociera vera e pro72

pria, capita di volersi dirigere oltre la laguna e percorrere tratti del mare Adriatico e, talvolta, spingersi oltre. Sono iniziative turistiche attuate da aziende o da gruppi privati che le svolgono in modo regolare o estemporaneo e soprattutto, come si diceva, durante la buona stagione. Anche adesso, se vi trovate a transitare per Piazza San Marco o per la Piazzetta e specialmente se percorrete le rive davanti al Bacino, potrete notare uomini appositamente incaricati che contattano coppie o gruppetti di turisti ai quali suggeriscono non solo la classica visita alle vetrerie di Murano – dove cercheranno di appioppargli qualche produzione più o meno artistica - ma anche un’escursione alle isole della laguna e consegnano (o cercano di consegnare) un biglietto di prenotazione. Tali escursioni si sono tenute anche in tempi non recenti e lo possiamo verificare perché è rimasta qualche forma di documentazione iconografica come, per esempio, alcune cartoline postali, ma non solo, dedicate soprattutto a gite nella tratta adriatica Venezia - Trieste quando


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5 la città giuliana faceva ancora parte dell’impero Austriaco. Ecco allora che alla fig. 1 possiamo ammirare una cartolina illustrata di fine Ottocento che ci fa sapere che, in occasione della festa del Redentore di domenica 18 luglio (1897), e poi ancora lunedì 19, sempre alle ore 7, si sarebbe svolta una gita di piacere in mare col piroscafo IRIS del Lloyd Austriaco. Il costo di andata e ritorno era di 15 lire. Sicuramente la cosa funzionava perché, come constatiamo dalla cartolina alla fig.2, le gite sarebbero prosegui-

te anche in anni successivi. Stavolta siamo nel 1899, e gli organizzatori informavano della circostanza con un analogo mezzo cartaceo di due anni prima, limitandosi però a fornire notizie più succinte. Un ricordo iconografico relativo a una “Gita per mare a Trieste e coste istriane”, tenutasi nei giorni 29-30 giugno e 1 luglio 1907, lo vediamo sulla cartolina alla fig.3. Si tratta della prima escursione per mare del Touring Club Italiano (Consolato di Venezia) ed è singolare notare che gli organizzatori utilizzarono la stessa immagine di una delle cartoline preparate per la settima Esposizione Internazionale d’Arte. Per i testi sfruttarono lo spazio bianco inferiore, sostituendo le diciture celebrative della Biennale con quelle per la gita. Alla fig. 4, altro percorso. Una cartolina celebrativa menziona infatti la “Prima gita motonautica sul Po Piacenza Venezia”, organizzata sempre dal Consolato di Venezia del TCI nei giorni 22-23 settembre 1908. Prodotta dalle edizioni grafiche G. Zanetti di Venezia e disegnata da Alfredo Ortelli, la cartolina illustra vedute generiche dei luoghi di partenza e di arrivo insieme con una piantina del percorso. Il tutto racchiuso fra gonfaloni ornati. Termino questa breve rassegna presentando un inconsueto biglietto illustrato in fig. 5 con un piroscafo (una motonave) dell’Azienda Comunale per la Navigazione Interna Lagunare di Venezia, quella che parecchi decenni dopo si sarebbe trasformata nell’attuale A.C.T.V. Il 20 giugno di un anno imprecisato – dovremmo essere intorno al 1930 – l’ACNIL rivela che non si limitava a svolgere soltanto servizio pubblico con i suoi vaporetti ma organizzava una Gita in Mare. Non sono precisati meta e percorso ma sappiamo che il costo era di 8 lire. 73


libr i

&

co.

Sono oltre seimila i volumi che si stanno catalogando alla Cini

VENEZIA E L’ORIENTE DI TERZANI (UN ANNO DOPO) di MARCO PALADINI

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n anno ormai è passato. Questo da quando la moglie di Tiziano Terzani, Angela Staude, attraverso la Fondazione Giorgio Cini, ha messo a disposizione della Città di Venezia i volumi personali dello scrittore, offrendo una panoramica a 360 gradi del mondo Orientale. Il materiale, donato dalla famiglia Terzani, comprende circa 6000 volumi appartenuti al giornalista. Con essi, alcuni manufatti: arricchiscono la stanza a lui dedicata alcune sedie cinesi ed altri oggetti dei numerosi viaggi asiatici dello scrittore. Venezia che per la sua storia è sempre stata un ponte tra l’O74

riente e l’Occidente, è apparso subito il luogo ideale dove collocare l’intero corpus letterario. Inoltre avrebbe arricchito la già presente biblioteca del Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate, ubicata proprio presso la Fondazione Giorgio Cini. Il Centro di Studi, istituito nel 1958 con l’intento primario di promuovere lo studio delle civiltà dell’India e dell’Estremo-Oriente, negli anni è stato il fulcro di un incessante dialogo fra Oriente ed Occidente. Gli studiosi e i responsabili della Fondazione, in stretto contatto con la moglie di Terzani, stanno effettuando l’opera di gestione e catalogazione delle opere: ad appena un anno di distanza, più di un terzo dei volumi donati sono stati accuratamente organizzati e catalogati secondo aree ‘geografiche’ prescritte. Il percorso letterario che si può già virtualmente percorrere inizia da testi di fine ’800 sino ad arrivare all’età quasi contemporanea degli anni ’70. Essi comprendono volumi di Storia, di Storia della cultura dei paesi orientali, di


reportage di viaggiatori occidentali nell’Oriente. Viaggiatori che anticiparono e che furono in parte presi da modello dallo stesso Terzani. “I volumi che Tiziano ha raccolto nell’arco della sua vita e nei suoi viaggi – spiega la moglie Angela – erano tutto per lui: li recuperava dagli antiquari, ai mercati di ogni villaggio; li cercava e li custodiva con cura: dietro ogni titolo c’è una storia.’’ A questo punto sorge spotaneo chiedersi di quale tipo di apporto e importanza può comportare una biblioteca così vasta ed eterogenea per la città. In primo luogo vi è la possibilità di spaziare per gli studiosi e per gli appassionati in un’area molto particolare: molti volumi infatti offrono una buona panoramica di quanto prodotto da occidentali in viaggio in Oriente, intendendo con Oriente le repubbliche ex sovietiche, il Giappone, la Cina, l’India e la penisola indocinese. D’altra parte, anche per ‘gente comune’, il corpus letterario rende possibile un’analisi della società orientale, in chiave non solo economica e politica, bensì anche descrivendo le tradizioni, la cultura, lo ‘spiritualismo’ di questi Paesi. Per rendere più accessibili questi volumi a tutti, i responsabili della donazione hanno scelto una tipologia di consultazione libera: occorre semplicemente iscriversi alla biblioteca della Fondazione. Il materiale può essere sfogliato dagli interessati tra le sale della nuova ‘Manica Lunga’, spazio recentemente restaurato per la fruizione dei beni culturali e documentali. Valutando inoltre lo stato di conservazione del documento e le necessità dell’utente, possono anche essere autorizzate le riproduzioni del materiale stesso.

Oltre ad essere una donazione che evidenzia gli aspetti più interessanti e curiosi della personalità di Terzani, l’importanza dei volumi risiede anche nell’affrontare un problema che potremmo definire storico e ‘generazionale’. Negli anni ’70 infatti, periodo nel quale Terzani scelse di divenire ‘un cinese a tutti gli effetti’, la Cina di Mao appariva agli occhi occidentali come un paese creativo, e Mao un “genio impegnato nel più grande esperimento di ingegneria sociale che l’umanità avesse mai tentato: la ricerca di una società più giusta e più umana.’’ (dalla prefazione del libro ‘La porta proibita’). Se l’Occidente veniva visto come un mondo vecchio e corrotto, la Cina sembrava una nuova occasione di riscatto. Terzani vedrà tuttavia un paese confuso tra il vecchio ed il nuovo, sempre più insicuro e impaurito da se stesso. In quegli anni diviene finalmente chiaro quel che era stato il progetto maoista, e come era finito. I libri, i suoi migliori compagni di viaggio, diventano dunque motivo di riflessione e, sfruttando il suo tipico ‘empirismo’ giornalistico, creano innumerevoli spunti di approccio alla vita. Tutto ciò rende Terzani una personalità profonda e versatile al tempo stesso, e la raccolta dei suoi libri fruibile e interpretabile sotto diverse chiavi di lettura. Il patrimonio letterario che la sua famiglia ha così generosamente donato a Venezia diventa perciò anche lo specchio di quella realtà interiore ed esteriore che lo scrittore ha saputo vivere così intensamente.

Foto di gruppo per Tiziano Terzani

Tra velluti, pizzi e perle. Per assaporare la pazienza del passato e l’arte del presente. Velvet, laces and pearls. Tasting the patience of the past and the art of the present. Calle Lunga Santa Maria Formosa - Castello 6252 - Venezia Tel. 041.5285758 - e-mail: ederascroccaro@virgilio.it

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Paola Zoffoli

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Per voi bambini MA NON TROPPO

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di Maria Teresa Secondi

Propongo agli editori i libri già pronti da stampare: mi avvalcchi color azzurro chiaro e luminosi, riccioli bion- go della collaborazione di illustratori professionisti, che scelgo di, viso acqua e sapone. di volta in volta a seconda delle caratteristiche del progetto ediCosì giovane che sembra toriale. impossibile sia una nonna felice di tre nipotini. Com’è nata l’idea di scrivere una guida per bambini? Donna dolce, gentile e L’amore per Venezia mi ha portato a descriverla nelle sue determinata e con un’e- caratteristiche, nei suoi dettagli. Volevo farla conoscere con un spressione volitiva, sape- approccio fresco, ma di sostanza. Vent’anni fa circa ho prepava fin da bambina quel rato un progetto, poi l’ho proposto a un editore: il libro è stato che desiderava. Voleva scrivere dei libri, innanzitutto. La vita accolto molto favorevolmente e da allora scrivere è diventata la con lei è stata generosa, ha premiato mia professione. la sua vocazione. Di libri ne ha scritti Uno dei miei libri più recenti è “Venezia inmolti, tradotti in varie lingue, presolita e segreta” della collana “Le guide scritte miati, con numerose riedizioni e codagli abitanti”, in collaborazione con Thomas edizioni straniere, e tutti ben accolti Jonglez, cinque anni di ricerche per esplorare e dagli editori che ora se la contendoscoprire una Venezia fuori dai sentieri battuti. no. Soddisfazione, entusiasmo e competenza. È Paola Zoffoli. La passione A cosa sta lavorando attualmente? per lo scrivere, fin da bambina, è un Alla collana “Sette amici x sette mestieri sogno coltivato per anni con la freveneziani” con le illustrazioni di Massimiliano quentazione di biblioteche e fiere del Longo, per la casa editrice veneziana Studio libro di Bologna, Torino, Londra. Ha LT2. lavorato in una libreria vivendo un’e“Tobia il gondoliere” e “Milo lo squerariol” sperienza formativa di grande imsono stati pubblicati da pochi mesi faranno seportanza. Negli anni Ottanta, dalle guito gli altri cinque titoli nei prossimi due anni. Marche si è trasferita a Venezia, città che la lasciò incantata nel momento Quali le fonti di ispirazione? in cui la vide per la prima volta, a Innanzitutto Lewis Carrol, che con “Alice quattro anni. Da adolescente, poi, nel Paese delle Meraviglie” è stato anche arPaola Zoffoli ritratta da Massimiliano Longo compie un altro viaggio a Venezia, gomento della mia tesi di laurea cum laude “Il e ricordandolo prova ancora i brivinonsense: un ponte tra Logos e Caos”, pubblidi: un colpo di fulmine per una Venezia invernale nebbiosa… cata nei “Quaderni di Psichiatria”. Anche “Il piccolo principe” magica. E la voglia di tornare per viverci e divulgare il suo di Saint-Exupèry, in cui si trovano pensieri profondi di grande incanto. saggezza, trascritti con freschezza e leggerezza d’animo. Studi? Laurea in lingue moderne all’Università degli Studi di Urbino. Qual è lo spazio dell’anima e della scrittura? A casa ho creato un mio angolo speciale, uno spazio dell’anima con un giardino di cristalli: lampade di quarzo rosa, aragonite, cristallo di rocca, ametista, sale rosa himalayano, carboncini di bambù. Mi interesso di medicina naturale e metto in atto alcune pratiche per una migliore qualità della vita. Poiché viaggio spesso, scrivo molto anche in treno o in aereo. Di ogni libro creo il concept ed elaboro i testi. Mi occupo anche del coordinamento editoriale e dell’editing finale. 76

Mi parli un po’ di Venezia. Venezia è come una cipolla. Perché si svela una foglia alla volta. È da sempre una città “densa” dalle infinite stratificazioni storiche, culturali e sociali per cui si scopre sempre immancabilmente qualcosa di nuovo: è uno spazio privilegiato in cui lo spirito antico è ancora pulsante e respira felicemente nella vita contemporanea. Cosa le piace? Mi piace farmi sorprendere dalla vita e godere delle sue quotidiane meraviglie: l’esistenza è fatta di piccole cose, riconoscerle e apprezzarle è importante per vivere meglio...


La nostra libreria

Matteo Collura Sicilia. La fabbrica del mito Longanesi Pagine 200 Prezzo € 16,40

Matteo Collura affronta i miti che hanno reso celebre la Sicilia, ricercandone le origini e seguendone gli imprevedibili sviluppi. Viene così fatta luce su misteri e arcani che hanno reso e rendono la Sicilia una vera e propria fabbrica del mito, dal divino stupratore Plutone ai feroci boss mafiosi dei giorni nostri. Ecco quindi i protagonisti di leggende che ancor oggi condizionano la vita dell’isola: Salvatore Giuliano, i monaci “mafiosi” di Mazzarino, Giuseppe Genco Russo, il barone Agnello e il suo ineffabile sequestratore, il mago Cagliostro, il satanico Crowley, il padre dei surrealisti Raymond Roussel, Ettore Majorana e il barone Pietro Pisani.

Renato Ardovino Torte in corso con Renato Rizzoli Pagine 144 Prezzo € 14,90

Arte e pasticceria: il binomio di Renato è stato da subito vincente, tanto che la prima edizione della sua trasmissione televisiva, in onda su Real Time, si è guadagnata oltre 600.000 spettatori. Insieme all’infaticabile nipote Angelo, ogni giorno in tv Renato realizza i suoi strepitosi dolci, che sono vere e proprie “opere d’arte”. Per la prima volta un libro svela i preziosi segreti che si celano dietro le sue spettacolari torte e le tecniche per realizzarli, mettendo in mostra una straordinaria carrellata di creazioni. Wedding cakes, Torte per bambini e da favola, Mini cakes e Cup cakes: tante proposte e spunti diversi per celebrare i momenti e gli eventi importanti della vita.

Idea n. 1

CONSIGLIATO

Idea n. 2 Irène Némirovsky Una pedina sulla scacchiera Adelphi Pagine 173 – Prezzo € 18,00 Idea n. 3 Manuel De Sica Di figlio in padre Bompiani Pagine 224 – Prezzo € 17,00 Idea n.4

CONSIGLIATO

Idea n. 5 Marina Fiorato La gemma di Siena Nord Pagine 320 – Prezzo € 17,60 Idea n. 6 Virginia Woolf Freshwater – Una commedia Nottetempo Pagine 92 – Prezzo € 10,00 Idea n. 7

CONSIGLIATO

Idea n. 8 Philip K. Dick Il cerchio del robot Fanucci Pagine 147 – Prezzo € 17,00 Idea n. 9

CONSIGLIATO

Idea n. 10 Margherita Hack e Massimo Ramella Stelle, pianeti e Galassie Editoriale Scienza Pagine 112 – Prezzo € 12,90

Mario Cionfoli Pedalare Controvento! Marcianum Press Pagine 176 Prezzo € 16,00

Mario Cionfoli, medico sportivo e esperto di ciclismo, in questo libro racconta la storia del ciclismo femminile tra aneddoti, immagini d’epoca e la testimonianza della ciclista pluripremiata Edita Pucinskaite, intervistata da Carlo Delfino. Si parla di imprese al femminile e di tutte le difficoltà che le donne incontrano sulla loro strada: il pregiudizio, l’intolleranza, lo scherno. Il coraggio di andare oltre e dimostrare il proprio valore accompagna le donne anche nello sport e soprattutto nel ciclismo, dove l’agonismo, la competizione e l’antagonismo erano già nei secoli scorsi solo una prerogativa maschile. Si sottolinea pertanto il carattere delle donne, la loro forza, coraggio e tenacia anche in uno sport duro come il ciclismo.

Gianni Simoni Il filosofo di via del bollo Tea Pagine 288 Prezzo € 12,00

L’ispettore Andrea Lucchesi ha sfiorato la morte e adesso ha paura. Forse è per questo che un giorno, uscendo dalla Questura milanese di piazza San Sepolcro, si accorge di un uomo che dispensa saggezza ai passanti, a chi ha tempo per fermarsi ad ascoltare un vecchio, un filosofo. Lucchesi ha tempo, adesso, per ascoltare, per capire. Se l’indagine su una serie di furti d’arte in cui si troverà coinvolto appena rientrato in azione è fin troppo vicina a quella risolta pochi mesi addietro, in realtà nulla è come prima. Nulla e nessuno è come sembra per Andrea, che per risolvere questo caso dovrà esser disposto a svelare e accettare verità amare sulle persone all’apparenza a lui più vicine.

Pagine a cura di SHAULA CALLIANDRO Segnala il tuo libro preferito a: shaula@calliandroeditore.it

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Selezione Venezia

co. Guido Sartorelli Gli artisti della nuova Babilonia Supernova Pagine 166 Prezzo € 15,00 In questo libro, l’artista veneziano Guido Sartorelli presenta due gruppi di sue opere, appartenenti agli anni Settanta e al primo decennio del Duemila. Opere molto diverse tra di loro per forma e contenuti, a causa del diverso momento sociale ed artistico in cui sono state pensate e create. L’artista riflette su cosa sia l’arte (“lo specchio della società”) e su avvenimenti artistici e sociali definiti epocali: la “sparizione dell'arte” nel Sessantotto, la sua resurrezione negli anni Ottanta, il gigantismo delle opere di molti celebri artisti a causa della globalizzazione. Una nuova gigantesca Babilonia, dove gli artisti si trovano a vivere sempre muniti, comunque e in ogni caso, della volontà di contrastare il micidiale e devastante luogo comune.

Stefano Lorenzetto Hic sunt leones – Venticinque storie di veneti notevoli Marsilio Pagine 336 Prezzo € 18,00

Viaggio con Stefano Lorenzetto, Hic sunt leones Fra le molte persone che intersecano la nostra vita, solo alcune vi entrano con forza, fino a cambiarcela per sempre. Non serve andare a cercarle lontano: s’incontrano fuori dall’uscio di casa. L’autore del fortunato Cuor di veneto, elegia dedicata a un popolo che fu nazione, qui riprende la saga della sua gente a cominciare da quattro veneti notevoli che ha incrociato in 40 anni di professione giornalistica. Il comune denominatore delle loro storie è il coraggio. Bisognerebbe dunque aggiornare la cartografia del Veneto e scriverci, come nelle antiche mappe, “hic sunt leones”. Ma con un’accezione del tutto nuova: non leoni che sbranano, bensì leoni che combattono. A cominciare da quello di San Marco, il più glorioso, il più audace, il più indomito. Anche il più maltrattato.

La cultura della bellezza, la magia dell’eleganza. Il colore come fonte di ispirazione, la morbida lana, l’algida seta, il damasco e il velluto. Tutto questo racchiuso in una cornice unica al mondo come Venezia può essere. ANATEMA non è solo un negozio, ma un’isola colorata e solare dove trovare l’accessorio ideale per te, o da regalare a chi ami. Sciarpe, stole, borse e guanti, cinture e ogni tipo di ac78

Renato Pestriniero Venezia e l’arte nascosta El Squero Pagine 126 Prezzo € 20,00

Palazzi sontuosi, paesaggio da sogno, fascino e incanto: è questa l’immagine di Venezia, città unica nel suo genere da sempre oggetto di servizi fotografici per esaltarne la naturale bellezza. L’autore Renato Pestriniero si spinge oltre nella sua ricerca dell’estetica lagunare: particolari nascosti delle pietre veneziane, all’interno di quel tessuto urbano profondo e talvolta dimenticato, per provare ad osservare con altri occhi ciò che ci offre il centro storico veneziano lungo itinerari preimpostati. Anche in questo si nota l’unicità veneziana: tutto ciò che altrove può essere considerato brutto o degradante, a Venezia è un valore aggiunto.

cessorio d’abbigliamento in seta o lana, il tutto sempre originale e mai banale. Una ricca gamma di articoli di bigiotteria in vetro di Murano completano la gioia di essere donna e di dimostrarlo ogni giorno, ANATEMA vuole essere partecipe della tua felicità aiutandoti a scegliere quello che ti rende unica e irripetibile. Donna.

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FLORA NUOVA ICONA La fragranza Flora by Gucci arriva direttamente da un disegno iconico degli archivi Gucci, riscoperto dal direttore creativo Frida Giannini e diventato fonte di ispirazione di alcuni tra i più famosi prodotti della casa di moda fiorentina. Dalla sua prima interpretazione, un foulard di seta disegnato appositamente per la Principessa Grace nel 1966, ai ricercatissimi accessori e capi di abbigliamento, Gucci riconferma la sua versatilità nel 2009 creando il profumo Flora by Gucci: sensuale e sofisticato, si differenzia dalle altre fragranze fiorite grazie ai contrasti tra i suoi elementi, ciascuno dei quali comunica uno spiccato ottimismo che costituisce il cuore del

messaggio che si vuole trasmettere. La nota di testa è costituita da rosa e osmanto, un accordo perfetto tra delicatezza e forza. Agrumi e peonia sono invece note dolci, esaltate da una base potente di sandalo e patchuli, tipici dei classici profumi Gucci. Il risultato è una giovane leggerezza unita a una profonda sensualità. Una fragranza innovativa, senza trascurare la fantasia e il packaging. Il design di Flora viene reinterpretato utilizzando i motivi del bianco e nero per la prima volta. Inoltre, la confezione presenta dettagli preziosi: si va dal caratteristico nastro Gucci nella nuova veste nero e oro, a due piccoli bambù dorati legati al collo del flacone. (S.C.)

Una Venezia mozzafiato Tra i best seller nel bookshop degli aeroporti, come c’era da aspettarsi, c’è un libro di fotografie aeree di Venezia: dopo il fortunato “Venezia dall’Alto/Venice from Above” in edizione bilingue italiano/inglese, il progetto fotografico ed editoriale torna con nuove edizioni in altre lingue: cinese, francese e russo sono in uscita in occasione dell’estate. La mostra fotografica agostana in programma all’Hilton Molino Stucky nell’ambito di ART@ Hilton propone una serie di nuove straordinarie immagini capaci di portare al settimo cielo il lettore appassionato di Venezia. Un’intreccio affascinante tra immagini da sfogliare e da guardare in mostra dal 2 agosto fino al 2 settembre prossimo nella Campiello Lounge del Molino Stucky a Venezia.

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