Ai miei cari Tutti e a quanti che per l'occasione dovessero leggere queste mie memorie, auguro che il buon senso prevalga sempre nella ragione dell'uomo che comanda, affinché guerre non abbiano mai più a ripetersi nel mondo intero. Le guerre producono morte e disagi, la Pace produce Amore e dove c'è Amore, lí c'è Dio. Roma 30 dicembre 2005 Pietro Abbenda PIETRO ABBENDA classe 1917 Prigioniero di guerra "campo di concentramento primo blocco campo n.2 Zonderwater" Sud Africa 10/08/1944
Mi presento: Mi chiamo Abbenda Pietro e sono nato il 1 Agosto 1917 a Sezze Romano provincia di latina. La mia fanciullezza mi ha visto molto vivace. Ho iniziato a lavorare all’età di 14 anni. Dal 1932 al 1937 ho lavorato nella bonifica Pontina. Chiamato al servizio militare il 18 Maggio 1937 ho partecipato nel conflitto di guerra dal 10 giugno 1940 Nella battaglia di Agedabia ( Libia ), sono caduto prigioniero di guerra: era il 5/2/1941. La mia prigionia è finita il 17/3/1946. Rientrato in patria ho continuato la carriera militare. Sono stato collocato in pensione il 7/10/1974. In Quiescenza mi sono dedicato ai lavori socialmente utili. Attualmente rivesto la carica di vice Presidente dell’associazione nazionale famiglie caduti mutilati dell’aeronautica militare, sezione provinciale di Roma, presso la quale da anni svolgo volontariato. Sono stato Onorato del conferimento onorifico di sottotenente, di cavaliere e ufficiale della repubblica italiana.
Inizio del viaggio Cinque Febbraio 1941,é ritirata,nelle prime ore del mattino,con l'autocarro Ceirano 47/C targa A.M.2504 a bordo io I° Aviere Automobilista Abbenda Pietro e l'Aviere Scelto Aiuto automobilista Graziosi Orlando,l'autocarro é carico di munizioni,cartucce per mitragliatrice ben custodite in cassette di legno pesante protette con lastre di piombo all'interno. Durante la notte (4-5 febbraio)sostiamo decentrati dall'Autogruppo di Bendasi "sotto degli alberi per occultarci dai bombardamenti che durante la notte sono stati continui; e continua é stata l'illuminazione dei falò che dagli aerei venivano lanciati e che mantenevano una chiara visibilità;col sopraggiungere l'aurora del mattino,c'é calma,aerei non si sentono,e noi partiamo secondo l'ordine e,- L’itinerario predisposto dal Comando Autogruppo A.M. di Bengasi (Bengasi Tripoli). Iniziamo il viaggio,é un momento tranquillo,una bella giornata di sole,calma senza vento e senza bombardamenti,io, alla guida del mezzo parlando con il mio Amico Graziosi,dico: Ringraziando Dio,stà andando tutto bene e proseguiamo nel nostro itinerario di viaggio;ma,arrivati all'altezza nei pressi di Agedabia,un Ufficiale motociclista, dei bersaglieri, con pistola alla mano ci,intima "L'ALT", Ubbidisco,scendo dalla macchina e chiedo i motivi. La risposta é chiara e dura,non si può proseguire perché più avanti,la strada é interrotta e bloccata dal nemico,ho l'ordine di fermare tutti e se tendi a partire, debbo spararti. L'obbedienza é assoluta, é il caso che sono la prima macchina ad essere bloccata e dopo di me, si accodano tutti i mezzi e truppe in ritirata che arrivano. Le ore passano,la colonna si allunga sempre di più,sono automezzi dell'Esercito Militare,Carri armati,mezzi civili, ecc.... a vista d'occhio si é formata una colonna di circa cinque o sei chilometri buoni. Il personale attende ordini,ma non si sa niente. Vicino a me, c’é un gruppo di Ufficiali Superiori, Generali, colonnelli, ecc....parlano concitatamente,intanto il sole volge verso il tramonto,nasce in me la certezza che siamo in una trappola che stà per scattare,mi preoccupo, mi,faccio coraggio e chiedo ad un Ufficiale,Tenente dell'esercito che ha un binocolo appeso al collo se può darmelo per un attimo per accertarmi di ciò che vedo ad occhio nudo e da lontano. Non mi sono sbagliato,a distanza vedo una,nuvola di sabbia che si eleva,i venti non ci sono,riconsegno il binocolo all'Ufficiale e ad alta voce dico: Siamo in trappola, quella nuvola di sabbia che vediamo da qui,é sabbia che viene sollevata da automezzi in corsa e che vengono verso di noi;se non sono Italiani,é il nemico che ci affronta; e dissi: non c'é tempo da perdere,sparpagliamoci; perché cosi incolonnati siamo un bersaglio facile. Infatti ci fu uno sbaraglio,bastarono pochi minuti che i proiettili del nemico fecero bersaglio sui nostri automezzi E carri armati incolonnati sulla strada "BENGASI TRIPOLI” Feci appena in tempo a mettere in moto l'autocarro ;per la messa in moto era necessario girare a mano la manovella della messa in moto posta nella parte anteriore della macchina e sotto il radiatore dell'acqua raffreddamento motore. Al mio amico di guida, Av.Sc. Graziosi Orlando dissi: Tu passa al volante e guida a testa bassa affinché la testa ci venga protetta dal carico che funge da corazza,io,seduto sul parafango destro dell'autocarro ti dò il comando di guida per sviarci dal fuoco della mitragliatrice dell'autoblinda che ci insegue. La corsa è vana, percorrendo a zig-zag sulla sabbia del deserto, verso il mare,ci siamo insabbiati,si é spento il motore e immediatamente siamo stati sopraffatti dall'autoblinda che ci inseguiva mitragliandoci,ci sobbalzò in avanti,il pilota,fuori dalla torretta,dopo due tiri con la pistola a me diretti,non mi ha preso, mi ha intimato ad alzare le mani,e sono rimasto impassibile,e calmo ho fatto in tempo ad alzare il cofano motore per potere ingolfare la macchina di benzina e farla saltare in aria mediante il filo della candela e la rimessa in moto. Gli altri soldati appiedati che mi stavano vicino al fianco della macchina, vidi che avevano già alzato le mani. Io sténto ad alzare le mani,quel soldato,nemico in guerra, l'ho sempre ricordato e lo ricordo come se fosse oggi perché in quel momento ha compiuto un atto umano;nell'eccitazione dell'inseguimento e della battaglia mi ha mitragliato,e, da fermo,uscito dalla torretta dell'autoblinda mi ha sparato due colpi con la sua pistola che mi hanno rasentato gli
occhi;malgrado , ciò,ero calmo e sono rimasto riflessivo ed ho detto al mio amico GRAZIOSI Orlando che stava dietro di me,alle mie spalle con le mani alzate: ORLANDO! se ti salvi,poiché conosci l'indirizzo della mia famiglia in Italia, riferisci loro che sono morto tranquillo pensando a loro tutti,li abbracci per me. Detto questo,Graziosi mi ha dato un calcio nel sedere e mi ha detto ad alta voce: Alza le mani,non puoi fare niente,se non alzi le mani,ci fai uccidere tutti,guardati attorno, butta il fucile e arrenditi. Fu un attimo,mi guardai attorno,le autoblindo ci avevano circondato,l'Esercito sbaragliato,ufficiali,sottufficiali e truppa tutti con le mani alzate;buttai il fucile che ancora tenevo impugnato e alzai le mani. Da questo momento, sono prigioniero in mezzo a tutti e circondati da quattro autoblindo,ci ' fanno incamminare verso il deserto ed ha inizio così la via crucis del prigioniero, al tramonto del sole del 05.02.1941. Sono prigioniero Siamo un gruppo di circa duecento persone tra Ufficiali, Sottufficiali e Truppa,desolati,camminiamo circondati dalle quattro autoblindo;sopravviene la notte e ci guida il chiarore della luna nelle dune del deserto. Dopo una lunga camminata di circa sette ore ci fanno mettere a sedere per un pò di riposo; ma prima che la luna tramontasse ci fanno riprendere il cammino (cosi svanisce in me la vaga speranza di un tentativo di fuga nel buio della notte) la stanchezza incomincia a farsi sentire,non abbiamo niente e niente ci danno, né pane, né acqua; io nella tasca della mia combinazione di lavoro,ho una galletta, unica cosa che mi é rimasta,la spezzo,e assieme agli altri commilitoni che mi stanno vicino,ne mangiamo un boccone per ciascuno; e tutto finisce li.
A Tobruk,affamati e assetati,mi son visto morire accanto a me un commilitone di sventura con l'ultima parola "Acqua" dopo di questo,ci inquadrano per farci bere un bicchiere di acqua,ma qui,l'essere umano,nemico,si prende gioco di noi. Ad uno ad uno,ci fanno passare davanti a colui che attinge acqua da un secchio per farcela bere;io sono riuscito ad averlo e berlo nel contempo;ma non tutti hanno avuto lo stesso trattamento perché ad alcuni,li prendevano per un braccio e con parole offensive li mandavano via dicendo"Go Off” ed altre parole che non capivo." Arriva la notte,incomincia a piovere, il campo non é attrezzato,siamo tutti allo scoperto,chi ha qualche indumento,improvvisa qualche tenda con coperte o teli da campo;io non ho niente,e assieme al mio amico Graziosi Orlando,stiamo in piedi sotto l'acqua come tanti altri commilitoni. Cominciamo a sentire freddo,ci abbracciamo per riscaldarci,ma la sofferenza che sta in noi é tanta che siamo caduti dal sonno e al risveglio, ci siamo trovati per terra sul fango. Anche qui a Tobruk, non ci danno niente da magiare; e ci dicono che a Tobruk rimaniamo per pochissimo tempo, e che siamo in attesa di imbarco per campi di concentramento attrezzati. Oggi, 12 Febbraio 1941,ci inquadrano a gruppi di cinquanta persone compreso un Ufficiale come capogruppo e ci fanno camminare fino alla banchina di imbarco per destinazione campo di concentramento attrezzato e dove troveremo anche da mangiare. Arrivati al posto di imbarco,ci separano dai nostri Ufficiali che erano i nostri capi gruppo; che questi ci hanno raccomandato di rimanere in ordine anche in loro assenza; ma, cosa succede? Gli inglesi, ancora una volta si divertono sulle nostre sofferenze; in che modo? vediamo arrivare dalla banchina di imbarco,delle camionette cariche di arance,buttandole poi a ventaglio su di noi;affamati come siamo é facile immaginare quanto è accaduto;infatti,ho visto alzarsi tutte le squadre che erano state suddivise 50 x50, muoversi come onda del mare correndo da destra a sinistra per raccogliere le arance;e gli inglesi ,dalle loro 2
camionette,ridacchiando,si divertono immensamente. E' cosa inaudita, da tenere presente che dal giorno della cattura, ad oggi, non abbiamo ancora assaggiato cibo. (12.02.1941.)non tutti, abbiamo fruito di quel bicchiere di acqua avuto alle con¬dizioni già citate precedentemente. Il gruppo di cui io faccio parte,e, non essendoci più l'Uf¬ficiale come capo gruppo,mi qualifico, e dico: sono un primo aviere dell'Aeronautica militare,corrispondente a caporal maggiore dell'Esercito, siamo prigionieri,ma siamo soldati,dimostriamo di avere dignità perché qui può accadere qualcosa dal modo di come stanno andando avanti le cose; se in mezzo a voi c'é qualche sottufficiale,é bene che prenda il comando della squadra perché ho intuito che dobbiamo imbarcarci su quella zattera un gruppo per volta per poi salire sulla nave che vediamo a largo della riva;se non c'é nessuno,prendo il comando e mi presento al Capitano inglese e chiedo di essere imbarcati tra i primi. La squadra accetta la mia proposta,così mi presento al Capitano Inglese (non conosco il linguaggio inglese)saluto militarmente e dico :sono il capo squadra del gruppo che é rimasto seduto nell'ordine come da Voi stabilito Le chiedo che sia il primo gruppo a salire sulla zattera che sta’ arrivando. Mi ha risposto " SI" vieni avanti con il gruppo. Ho ringraziato salutando militarmente,ho dato l'attenti al gruppo con l'avanti marcia ed ho aspettato che tutti salissero sulla zattera ed io che sono salito per ultimo,ho fatto appena in tempo a salire; perché la grande massa che stà in movimento per la raccolta delle arance, si riversa verso la zattera per salire;ad alta voce, li fermo e gli dico di riordinarsi 50 per cinquanta per l'imbarco e di non creare disagi. La zattera in cui sono salito, si muove per andare presso la nave che attende al largo dalla banchina, dalla zattera osservo ciò che sta accadendo:"vedo soldati inglesi con le baionette in canna che cercano di riordinare l'inquadramento per i rimanenti all'imbarco." La zattera e la nave Con la zattera,arriviamo al fianco della nave ancorata al largo della banchina; da qui uno dopo l'altro,ci fanno salire dalle scalette di corda che pendono dalla nave mettendoci fretta, pungicandoci con la baionetta al sedere;messo piede sulla nave ci fanno scendere,uno dopo l'altro da una scaletta verticale a pioli e ci troviamo dentro una stiva di carico della nave,che, ultimato il carico in questa stiva, non ci siamo contati,ma saremo un centinaio considerando che stiamo in piedi, stretti,in una stiva di circa sei metri per cinque e di una altezza di circa due metri. In questa stiva, non abbiamo alcun servizio igienico,esiste solo il lucernario con a guardia il soldato inglese affinché nessuno possa uscire a prendere aria. L'area ci verrà concessa per soli trenta minuti al giorno. Ultimato il carico, la nave si muove,non sappiamo quale sia la destinazione,intanto capita che il primo compagno di sventura che sente il bisogno di orinare,si arrampica dai pioli della scaletta verticale per salire,ma la guardia, dal lucernario (o sportello di carico) senza alcuna ragione, con il calcio del fucile,pesta la mano del prigioniero che ignaro di quanto gli potesse capitare, é caduto a terra sul pavimento. Facciamo capire alla guardia che abbiamo bisogno di queste necessità,dopo di che,con una corda ci calano in questa stiva un secchione di circa quaranta litri, é li che vengono ora fatti tutti i bisogni e quando si riempie dobbiamo chiamare e siamo noi che dobbiamo provvedere a vuotarlo in mare e sempre con la scorta armata al nostro fianco. Intanto la navigazione continua, i disagi aumentano e le nostre forze diminuiscono per mancanza assoluta di sostentamento. Ci troviamo in una condizione incredibile,capita spesso che quando il secchione supera il livello di capienza non viene tirato su a proposito di sfizio personale della guardia,il liquido ci invade il piano di calpestio e subimmo questa avversa condizione che dopo qualche giorno di navigazione,siamo pieni di parassiti nel nostro corpo e gli indumenti che portiamo, si sono pieni di pidocchi;non possiamo fare nulla per debellarli. Campo di concentramento "Gineffa - Ismalia" Dalla partenza da Tobruk ci fanno sbarcare in un posto, da dove, con gli autocarri ci portano nel campo di concentramento prigionieri di guerra, di Gineffa-Ismalia, qui ci assegnano una tenda ogni otto persone. È già qualcosa di buono: è la prima volta che possiamo dormire al coperto sotto una tenda e il 3
campo in cui siamo é attrezzato. C'é anche l'acqua per poterci ripulire alla meglio possibile. Sappiamo che anche in questo campo, la sosta é breve, per poi essere trasferiti ad altro campo; ma intanto viviamo il primo giorno nel campo attrezzato. Ci avvisano che a mezzogiorno ci danno un piatto di minestra che io non posso prendere perché non ho alcun recipiente per mettere dentro la razione di spettanza. Mi dò da fare, a trovare qualche recipiente adatto all'uso chiedendo nelle tende dove alloggiano altri prigionieri che già erano li prima del mio arrivo; ho visto infatti, dentro una tenda, dei barattoli vuoti, ho chiesto di chi fossero e se potevo averne uno per poter mangiare qualcosa. Mi rispose il proprietario e mi disse: I barattoli sono i miei, quanto mi dai per un barattolo? Risposi:«Non ho niente,se mi dai il barattolo mangio qualcosa, se non me lo dai,sono digiuno da molti giorni (20 giorni circa) rimango anche oggi senza mangiare fino a quando non troverò un barattolo». Non mi sgomento e nemmeno impreco. Ho addosso un pastrano sporco e vecchio, quando ci inquadrano per avere il rancio, arrivo davanti alla distribuzione, e come se nulla fosse, dal lembo del mio pastrano faccio mettere la mia razione di minestra; il liquido cadde immediatamente,rimasero due fili di pasta che ho mangiato per la prima volta, dopo tanti giorni; con quel gesto, ho sorpreso tutti,la persona che mi aveva negato il barattolo é stata rimproverata dai suoi commilitoni di tenda, il giorno dopo, sono riuscito a trovare un barattolo che ho usato e che uso per i giorni che seguono. Nel Campo di Gineffa c'é acqua e ci danno da mangiare quanto basta per sopravvivere, dopo qualche giorno,sono riuscito a distruggere i parassiti che regnavano nella mia maglia "l'unica che possiedo" a forza di metterla a bollire per più di una volta in una latta che ci avevano messa appositamente a, disposizione per tale scopo. Alessandria d'Egitto e matricolazione Da Gineffa, e dopo l'interrogatorio di rito che il Comando Inglese mi ha fatto,e che volevano essere messi al corrente delle nostre forze, risposte che io davo con orgoglio di supremazia, dopo qualche giorno, siamo stati trasportati nel campo di concentramento di Alessandria d'Egitto ed in questo campo,abbiamo avuto in nostro numero di matricola quale prigioniero di guerra e sotto la protezione della Croce Rossa Internazionale. Ad Alessandria d'Egitto,sono diventato un numero 20376 prigioniero di guerra. In questo Campo,viviamo un pochino meglio,non abbiamo più la sofferenza dei parassiti dei quali siamo riusciti a liberarci, é rimasta la fame, ed io, che avevo ancora l'orologio “ZENIT” l'ho venduto per cinquanta piastre ad un egiziano che passa, tutte le mattine nei limiti del reticolato a vendere panini ed altre piccole cose. In tenda siamo dodici persone,con me c'é sempre il mio amico Graziosi Orlando,e De Angelis Vincenzo; con queste cinquanta piastre compro dodici panini al mattino per quattro giorni, così abbiamo passato quattro giorni con un pò di cibo in più ed é stato notevole. Il campo di Alessandria d'Egitto, è piccolo, di una capienza di circa trecento persone,alla: periferia della città, e qui, di tanto in tanto,vengono i nostri connazionali,ci salutano a distanza e si fanno riconoscere con il segno del tricolore. Alessandria d'Egitto - Imbarco Nel campo di Alessandria d'Egitto, ci danno in dotazione il piatto,un bicchiere,cucchiaio e forchetta,dopo qualche giorno,ci imbarcano per arrivare in altro campo di concentramento senza conoscere la destinazione. Certo é che siamo entrati in una nave ci hanno assegnato i posti"cuccette alla marinaia"disposte nei stessi locali adibiti a refettorio. Inizia la navigazione,il primo mattino ci fanno fare colazione con un bicchiere di the e un panino piccolo come una pesca di media misura. Nelle ore del mattino,verso le ore 10,ci fanno prendere aria "sotto scorta armata" per trenta minuti dal ponte della nave e si rientra nel locale refettorio; a mezzogiorno ci danno il pranzo,brodaglia, costituita da un mescolo di acqua calda,con aggiunta di bucce di patate, e rari fili dì pasta con qualche fagiolo;a cena ci 4
hanno dato un bicchiere di the,e un panino come quello del mattino. Questo trattamento c'é stato servito il primo giorno e fino all'ultimo giorno di navigazione,navigazione che é durata per circa trenta giorni e questi sono stati trenta giorni di sofferenza indescrivibile. Allo sbarco, abbiamo saputo dove eravamo approdati,"Porto di Durban nel Sud Africa. Quello che ricordo bene,il giorno dello sbarco é la vigilia della S. Pasqua del 1941. Quando siamo sbarcati,ci sentivamo così deboli e sofferenti, ci hanno portati nel campo di smistamento della città di Durban,siamo arrivati di sera,e ci hanno fatto cenare con un bicchiere di latte e orzo con una galletta biscotto molto buona,e abbondante a confronto di quello che ci davano sulla nave;é stata una sorpresa,non pensavamo di trovare questa tazza di latte e orzo con la galletta succitata; ma,assieme ad una buona accoglienza,a raffronto di tutti gli altri campi,abbiamo avuto una paurosa disavventura che ci ha ammutoliti all'istante mentre consumavamo quello che ci avevano dato. E' capitato che il soldato inglese,addetto alla distribuzione della cena,pensando di fare cosa buona e ignaro delle nostre sofferenze patite,ha dato un mescolo di latte e un biscotto in più ad un nostro commilitone che con la fame che abbiamo,ha mangiato come chiunque altro avrebbe fatto. Dopo pochissimo tempo,questo commilitone ha accusato forti dolori intestinali,é caduto a terra,e, immediatamente soccorso non c'é stato niente da fare. Allertati, abbiamo saputo che la sua morte é stata causata dalla ristrettezza dell'intestino per le troppe sof¬ferenze patite. A conoscenza dell'accaduto,Il Comando di Campo e consulti medici, ci annunciano che da domani,ci sarà la distribuzione del cibo in modo graduale fino a che l'intestino si riabitui nelle sue funzioni. E' buio,ci fanno prendere posto sotto le tende già predisposte,ci avvisano che,in questo campo rimarremo per pochi giorni, giusto il tempo della disinfestazione e poi ci trasferiranno in un campo di concentramento definitivo. Quando ci hanno accompagnati all'accampamento tende,era tardi,però ho notato che l'accampamento è una collina che va in salita con molta erba alta e fresca, comunque, siamo entrati nella tenda,otto persone per tenda,stanchi e deboli come eravamo,ci siamo buttati per terra e abbiamo dormito tutti profondamente. Alla sveglia del mattino ci siamo alzati e per accudire le nostre pulizie personali,per recarci nei servizi igienici,tutti all'aperto,dobbiamo attraversare il prato verdeggiante e pieno di brina mattutina,che,vestiti o meglio svestiti tutti alla meno peggio ci siamo bagnati quasi fino al ventre che come sembianze scheletrite saltellante irrompendo la cristallina brina mattutina che riflette lo spettro solare dei colori ai primi raggi del sole;e questo, ci rincuora perché é la prima volta che dopo lungo e strepitoso episodio del trattamento subito nella nave,e precedenti,la nostra portanza fisica é oggi ridotta del cinquanta per cento rispetto dall'inizio della cattività di prigionia. Diciamo é acqua passata e fidiamo nella provvidenza di Dio. Oggi, infatti é una grande giornata ",13 Aprile 1941" la Santa Pasqua di risurrezione,SESSANTOTTESIMO giorno di prigionia e ci auguriamo che sia il primo di un nuovo e graduale miglioramento. Campo di affluenza prigionieri e disinfettazione Sbrigata la pulizia personale, e fatta colazione (ridotta per quanto eravamo stati avvisati)c'é la conta,inquadrati 4x4 e seduti per terra,ci contano e il personale inglese preposto,presenta la forza al superiore,dopo di che inizia la disinfestazione. Ci accompagnano a gruppi, turno per turno,nell'apposita struttura,si entra da una stanza,ci fanno denudare completamente,si passa nella apposita stanza predisposta,veniamo disinfettati e usciamo in un altra stanza e ci danno un paio di pantaloni,calze e camicia;non ci sono le scarpe, e non c'e le danno, ci sarà stato un contrattempo e ci avvisano che le scarpe c'e le daranno domani 14 Aprile 1941;intanto 1° disinfestazione continua;intanto, man mano che ci liberiamo dalla disinfestazione consumiamo a mezzogiorno un piatto leggero di minestra che prima d'ora non avevamo avuto,notiamo infatti, che stà iniziando una nuova giornata benedetta da Dio e rimaniamo fiduciosi a che le nostre condizioni fisiche incominciano a riprendere. La mattina del giorno 14 Aprile 1941, si ripetono i stessi servizi del giorno precedente con una differenza che la mattina del giorno 13 aprile, abbiamo attraversato il prato verdeggiante coperto di brina, con le nostre vecchie scarpe,questa mattina invece,dobbiamo attraversare il prato senza scarpe e lo facciamo salterellando sguazzando in mezzo a questo prato verde abbastanza gelido di primo mattino perché qui é l’autunno stagionale,mentre in Italia é la primavera. Nel corso della giornata di oggi,14.04.1941,ci avvisano che sono arrivate le scarpe e in ordine, dobbiamo andare presso il magazzino a ritirarle,cosa che facciamo, e così abbiamo anche le scarpe ai piedi e possiamo camminare tranquilli anche su terreno accidentale. Passa il giorno 15,si stà ultimando la disinfestazione e veniamo avvisati che é prossima la partenza per il nuovo Campo definitivo Prigionieri di guerra. 5
Nuova destinazione: Zonderwater, Cullinan Dal Campo di Durban, partenza per la nuova destinazione: ZONDERWATER, CULLINAN. 17 Aprile 1941, inquadrati,ci conducono alla stazione ferroviaria di Durban,ci fanno salire su una tradotta ferroviaria il viaggio é quasi tutto notturno,perché dopo molte ore di viaggio il giorno 18 Aprile 1941,abbiamo raggiunto la Stazione di CULLINAN. Dalla Stazione di Cullinan,ci inquadrano e in marcia,raggiungiamo il Campo di concentramento di ZONDERWATER BLOCCO NUMERO UNO,CAMPO NUMERO DUE,SUD AFRICA CULLINAN. Entrati quì dalla porta d'ingresso del Blocco numero uno, abbiamo avuto accoglienza dai nostri predecessori di sventura che occupano il Campo numero uno da qualche giorno prima di noi chiedono ansiosi la ricerca di compaesani. Ciò viene chiesto a distanza,noi proseguiamo inquadrati fino a raggiungere il Campo numero due di nostra destinazione. Il tempo per dialogare con gli altri, lo avremo dopo, perché i campi sono aperti e intercomunicanti. Il campo numero due, ha la capienza per duemila prigionieri siamo arrivati quasi tutti, all'estremo delle nostre forze, dobbiamo prendere coraggio e andare avantî,pensiamo davvero che da quì si riparte per qualcosa di buono. Il primo lavoro che ci viene comandato, é quello riunirci in gruppi da otto,alzare le tende già predisposte a terra tra due paratelle di piccoli fossati per lo scolo delle acque,piovane, alzata la tenda ,ognuno,di noi prende il suo "pagliericcio "e corriamo nel pagliaio al centro del campo stesso, stipato appositamente per questo scopo. Mente stacco il fieno con le mani e riempio il sacco,sento che emana un odore soave della campagna e di ultima stagionatura(mi guardo attorno e vedo una grandissima estensione di blocchi vuoti;tutti simili al primo blocco,ingresso unico per ogni blocco,corpo di guardia,doppia fila di reticolato spazioso di circa quattro metri adatto per correre con la camionetta per il cambio della guardia nelle calitte sollevate da circa tre metri da terra, da dove prende posto la sentinella di turno, per il controllo del movimento dei prigionieri che sono dentro al campo.) Con il sacco pieno (pagliericcio)lo poso in tenda,ci sono gli altri commilitoni,facciamo conoscenza,sono quasi tutti Romagnoli,ma siamo tutti stanchi e deboli; debolezza dovuta alla mancanza di nutrimento dovuto dai giorni che precedono il 12 Aprile 1941, Sofferenza che se fosse proseguita ancora per altri quindici giorni,avrebbe mietuto buona parte di noi tutti prigionieri. Sistemate le tende e i pagliericci,accogliamo la notizia che ci fanno mangiare. E’la cena. Ci fanno radunare verso il refettorio,uno per volta e per fila indiana,passiamo davanti ai secchioni pieni di minestra e ce ne danno un mescolo a persona versandola nel nostro piatto avuto in dotazione. La minestra la consumiamo dentro al refettorio,é buona, piena di verdura, legumi,e pezzetti di carne, é una porzione graduale,abbiamo anche una fettina di pane, allo scopo di non incorrere quanto si era verificato a Durban la sera dell'arrivo. Arriva la sera,la debolezza e la nostra sonnolenza ci invita a buttarci su quei pagliericci rigonfi di fieno riposiamo incredibilmente come se tutti avessimo riposato su un letto di piume. Risveglio I° mattino campo numero due ZONDERWATER CULLINAN - Campo numero Due 19 Aprile 1941. È con tanta gioia che sentiamo suonare la sveglia, é la Tromba, suonata da un nostro trombettiere: militare e che risveglia in noi, il senso della disciplina e del dovere; Ci vengono indicati che i servizi igienici sono tutti nella linea longitudinale alla fine del campo dopo le tende,i servizi sono tutti all’ aperto recintati nel perimetro da bandoni di lamiera zincata, ce ne sono tanti, e non c'é pericolo di affollamento.
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Ci affrettiamo e risentiamo la tromba che suona l'adunata man mano che arriviamo,veniamo tutti inquadrati ed inizia la distribuzione del caffè (latte e orzo) con una fetta di pane, di quei filoni lunghi rettangolari, quindici fette per ogni filone. Per la fame arretrata che regna in noi,sembra poco, ma va bene così perché il nostro intestino deve gradualmente riabituarsi alla normalità,e qui, come da inizio, c'é la certezza che camminiamo verso un miglioramento. Dopo la colazione mattutina risuona l'adunata alle ore nove; i soldati inglesi ci fanno inquadrare 4x4 suddivisi per compagnia in linea frontale, ci contano e presentano la forza del campo al Colonnello inglese Comandante. I1 Colonnello Inglese Comandante, ci da il saluto di benvenuto, chi traduce é un Capitano Inglese, traduce in perfetto Italiano e ci invita ad essere disciplinati sia con loro che con i nostri superiori sottufficiali prigionieri che sono con noi nel Campo. Ci informano che ogni blocco é composto di numero quattro campi Comunicanti e indipendenti, ogni campo ha la capienza di duemila persone, e noi possiamo muoverci liberamente nello spazio dei quattro campi. La superficie di un blocco é di circa un chilometro quadrato di cui la metà circa è occupata dalle tende e l'altra metà è libera che la possiamo godere a nostro agio, anche seminare e fare gli orticelli, Da quanto ci è stato comunicato ci siamo resi conto di trovarci nel campo di concentramento definitivo; per noi é un sollievo incominciamo a riprendere fiducia e speranza di sopravvivenza. Disciplina e organizzazione nel campo Il Comando Inglese ha stabilito che il comando di ogni blocco e di ogni campo venga assegnato ai marescialli prigionieri più anziani di grado e di età. Ogni comandante di blocco nomina i rispettivi comandanti di campo e che si costituiscono i ranghi militari di nostro uso per la disciplina nel campo; e tutto sottocontrollo dal Comando Inglese. Nascono così le compagnie al comando di un sottufficiale che si avvale dei subordinati: caporali, caporal maggiore, sergenti e sergenti maggiori. Ogni comandante di compagnia riferisce al proprio comandante di campo; questi al comandante di blocco Italiano, che a sua volta riferisce al Comando Inglese. Io vengo assegnato alla Compagnia Deposito del Campo numero due, essendo io primo aviere (corrispondente al caporal maggiore) sono agli ordini del Sergente Maggiore NUBILE che é comandante della Compagnia Deposito e al suo vice serg. Magg. Martimucci. Inizia in questo campo, un nuovo e consone sistema di vita giornaliera: sveglia al mattino, dopo la sveglia c'é la colazione, ore 7,30 conta del prigioniero dopo la conta si va al proprio lavoro, a mezzogiorno pranzo, alle ore 22 il silenzio. Questa é l'inquadratura della giornata del prigioniero. Nel Blocco numero UNO, Campo n° UNO, (poiché sono arrivati tra i primi) esiste l'Ospedale da campo annesso all’infermeria da campo. Direttore - Maggiore Medico Gagliardi "Prigioniero che si avvale del lavoro di altri medici prigionieri" Tenente Medico Dott. Noccioli Roberto ed altri Ufficiali medici e infermieri della Sanità del nostro Esercito. Quando l’Infermeria non può soddisfare le esigenze del malato,c'é l’Ospedale Inglese dove e quando necessario ricoverano i nostri commilitoni.
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Servizi interni In cucina,il personale che ha cucinato al nostro arrivo, viene totalmente sostituito dai nostri commilitoni prigionieri,un nostro caporal maggiore é nominato capo cucina che opera sotto la stretta sorveglianza di un Sergente STAF. Inglese,che questi ha la responsabilità degli approvvigionamenti e la distribuzione dei medesimi. Nella Cambusa dove viene approvvigionato il pane,é data la responsabilità ad Sottufficiale del nostro esercito che si avvale della collaborazione di altri commilitoni,caporal maggiore, caporale e soldati,si deve pensare a soddisfare le razioni per duemila persone al giorno, i pani che forniscono debbono essere prima razionati quindici fette di pane tutte eguali di ogni filone,(lavoro che si ripete per tre volte al giorno) mattino, mezzogiorno e sera. Tutti gli altri lavori, pulizia del campo, servizi igienici, etc. é affidata al rimanente personale della "Compagnia Deposito" compagnia questa che ha in forza anche il personale addetto alla cucina e alla cambusa che razionalizza il pane. La vigilanza del Campo è affidata ai carabinieri che risultano nel campo, con a capo un maresciallo anziano comandante e che si avvale dei suoi subordinati; il maresciallo riferisce al Maresciallo anziano Comandante del Blocco e questi a sua volta riporta tutto al Comando Inglese. Regna così la disciplina che viene fatta rispettare con rigore. Ed é cosa buona. I nostri alimenti Dal 12.04.1941, ad oggi,20.04.1941,e dopo quanto accennato della disciplina e l'organizzazione adottata, debbo dire che é da oggi che inizia a rinascere in noi la fiducia del vivere. Io,stando nella compagnia Deposito al Comando del Serg. Magg. Nubile e Serg. Magg. Martimucci,assolvo i seguenti lavori: Al mattino, quando suona la sveglia,passo per tutte le tende della compagnia,sollecito la sveglia,chiedo dei chiedenti visita,e raccomando di lasciare in ordine il proprio posto di giaciglio,rotolare il perimetro verticale della tenda,tenere pulito il piano calpestio della tenda nel migliore dei modi,perché é la pulizia che dobbiamo curare nel migliore dei modi. Poi vado in cambusa,ritiro la razione di pane per tutta la compagnia,e all'adunata per la colazione,mentre il cuciniere da la razione del latte e orzo,io dò la fetta di pane ad ogni persona; premetto che il pane affettato,mi viene consegnato già tagliato e per il numero delle persone già stabilito; oggi,20 Aprile 1941, é la prima mattina che assolvo la distribuzione del pane,"con la fame arretrata che regna in noi quella fetta di pane così piccola non ci soddisfa, ma deve bastare. In compagnia siamo 120 persone, il pane che ho ritirato,sono otto filoni messi in una scatola di cartone che debbo restituire vuota in cambusa. Finita la distribuzione(questione di pochi minuti),rimangono nella scatola un pò di molliche di pane che non mi sento da prenderle per me, e dico: le molliche che rimangono le distribuisco a turno a ciascuno di noi a tre persone per volta(materialmente viene fuori un cucchiaio di molliche ciascuno)tutti sono rimasti contenti,e non si é verificato alcun reclamo. La colazione del mattino viene consumata all'aperto e velocemente perché poi c'é l'adunata per la conta del prigioniero e la presentazione della forza al Comandante inglese, che presenzia all'adunata. Dopo l'adunata,si sciolgono le righe,chi non ha compiti specifici, é libero di circolare nel Campo,quelli della Compagnia Deposito,assolvano alla pulizia del campo e tutti quei lavori di pulizia dei scolini delle acque piovane e quanto altro potrebbe rendersi utile nell'inter¬no del nostro campo. Io accompagno per la prima volta i chiedenti visita all’infermeria presidiata del primo blocco campo numero uno. Al termine della visita,dò i risultati al Comandante della Compagnia. I primi risultati mettono evidenza le nostre carenze fisiche,i più bisognosi vanno ricoverati nell'ospedale fuori del campo di Concentramento, alcuni rimangono nell'Ospedale da Campo, ed altri, vengono incoraggiati a riprendersi pian pianino dati i nuovi trattamenti alimentari, che ci fanno bene sperare. A mezzogiorno c'é il pranzo,il trombettiere suona l'adunata "la zuppa ché cotta"é il Trombettiere del nostro campo,prendiamo posto nel Refettorio" compagnia per compagnia" ci disponiamo nei tavoli,quindici per quindici,i tavoli rimangono come posti fissi, in cucina sono già pronte le gamelle (recipienti in cui viene messo il mangiare) ogni tavolo ha un capo tavola che ha il compito di ritirare la gamella in cucina e portarla al tavolo per la distribuzione. Quanto ci viene servito, é un piatto di minestra; é un buon mescolo di minestra che riempie il piatto,in questa minestra c'é un pò di tutto,verdura,carne, fagioli,granoturco, ecc.. che con la fettina di pane,ci appaga tutti e man mano cominciamo a riprenderci, lasciando alle spalle le sofferenze 8
maggiori che senza meno, hanno portato lesioni anche fisiche a più di qualcuno. A sera, c'é la cena, é la stessa ripetizione del pranzo, e così si andrà avanti per i giorni a seguire. Cosa facciamo nel campo e cosa fare I giorni,cominciano a passare lentamente,le giornate si irrigidiscono,ci avviciniamo all'inverno, e noi, dalla prima vestizione che abbiamo avuto a Durban, non abbiamo avuto altro,quasi tutti ci troviamo con un paio di pantaloni leggieri e una camicia,avanziamo le nostre richieste ai nostri diretti superiori che provvedono ad aggiornare il comando inglese affinché provvedono al necessario;deboli ancora come siamo,il freddo potrebbe cagionare dei malanni irreparabili. I chiedenti visita del mattino aumentano sempre di più e maggiore è il numero dei malati che viene ricoverato presso l'ospedale inglese che è fuori dal campo di concentramento qui nel Sud Africa, la stagione é inversa dall'Italia é come se fossimo in autunno. Altri prigionieri di guerra, affluiscono continuamente, Il Blocco numero uno, ormai si é completato,contiamo ottomila prigionieri,duemila per ogni campo,abbiamo la libertà di scambiarci le visite da un campo all’altro,le prime ricerche che facciamo tra di noi,é sapere da dove vengono e se troviamo i compaesani; e infatti ci ritroviamo in molti. Del mio paese che é Sezze Romano ( latina ) siamo tanti,non ricordo tutti i nomi ma é sempre piacevole incontrarci e ricordare la vita del passato augurandoci sempre che al più presto possiamo ritornarci. Dal Campo dove io sono ( Campo numero due )si vede la grande distesa di altri campi preparati per l'accoglimento di altri Prigionieri,dal numero dei blocchi, che sono altri sette blocchi preparati,sembra inverosimile pensare che questi blocchi si riempiranno; purtroppo, la realtà è che quasi tutti i giorni vedo arrivare prigionieri che stanno popolando anche il secondo blocco a noi confinante frontalmente nel lato sud del I° Blocco,ci separa solo un doppio reticolato spazioso di circa otto metri,e li corriamo anche per andare a chiedere notizie ad alta e a bassa voce che osiamo dire "radio prigionieri". Non posso tralasciare di ricordare le prime disgrazie che sono capitate nel campo numero uno, non é tanto tempo che siamo accampati nel blocco numero uno quando un giorno del mese di Maggio 1941,all'improvviso si é scaturito un grande temporale,l'aria si oscura, trema la terra tuoni e fulmini a non finire,siamo dentro le tende ( tende a cono rette da un palo centrale sul quale palo,generalmente abbiamo attaccato i nostri suppellettili:piatti,gavetta,bicchieri (cosa questa che é risultata fatale) perché un fulmine,entrato attraverso il palo centrale,a contatto con le suppellettili di metallo,si é diramato da una tenda all'altra uccidendo nella prima quattro prigionieri e lasciando feriti gravi sia nella prima che nella seconda tenda. E' la prima volta che veniamo a conoscenza di morti nel Campo,rimaniamo tristi,addolorati e impauriti,sono giorni che i temporali aumentano,é stata una fortuna che un ingegnere prigioniero nel campo n° Uno, ha dato l'idea di correre dentro il refettorio per salvaguardarci dalle scariche elettriche. Il refettorio come accennato prima ha la capienza di duemila persone e qui ci ha dato le spiegazioni a riguardo. Essendo il refettorio, coperto da bandoni di zinco su specifiche armature e poggiate su pali di legno ancorati a terra, a queste condizioni,le lamiere di zinco funzionano come la gabbia di FARADAY,perché sono isolate da terra,e le scariche elettriche sui bandoni di zinco deviano la loro direzione e non attraversano la copertura di zinco. E noi rimaniamo incolumi dal pericolo che si presenta. Il consiglio che abbiamo avuto é risultato valido e vero perché da dentro il refettorio, quando si verificavano questi temporali vedevo le scariche elettriche che dal soffitto del refettorio, deviavano all'esterno e andavano a scaricarsi a terra. I morti, vengono sepolti in un area adiacente il campo di concentramento che il Comando Inglese ha messo a disposizione, si tratta di un campo attualmente aperto senza alcun recinto. Per i defunti,c'é stata l'assistenza spirituale da parte del Cappellano Militare Don Francesco De Luca "instancabile nostro Padre Spirituale che ci tiene su di morale e attendere con fiducia le cessazioni delle ostilità e tornare sani e salvi nel seno delle nostre famiglie delle quali non abbiamo ancora alcuna notizia. Siamo sempre fiduciosi e ascoltiamo tutte le Domeniche la Parola di Dio predicata dal Suo Ministro nostro Don Francesco De Luca. Dico nostro perché é sempre vicino a noi e ci rincuora con la sua parola di Fede. Siamo ancora nei primi mesi di prigionia da oltre un mese qui a ZONDERWATER, il freddo si fa sentire sempre di più e per fortuna,il Comando Inglese ha approvvigionato nel magazzino esistente nel Blocco numero uno, il necessario per la vestizione; e tra una settimana avremo tutti il necessario. Arriviamo al mese di Giugno 1941,1'acqua ghiaccia nei tubi,i servizi igienici sono tutti all'aperto come precedentemente accennato e a questo dobbiamo abituarci,al freddo mi sono abituato,la pelle si é indurita a una sofferenza patita. Mi danno la vestizione,la maglia,la camicia, le scarpe,il cappotto,e così rivestito,mi sento meglio e andiamo avanti con le proprie e piccole attività che dobbiamo disbrigare nel 9
campo "le attività che svolgo nella Compagnia Deposito dove sono in forza". Come accennato, delle nostre carenze fisiche patite, comincio a sentirne le conseguenze,siamo nel mese di Giugno inoltrato,chiedo visita presso l'infermeria del Campo numero uno Blocco numero uno,e vengo ricoverato nella suddetta infermeria per Itterocatarrale,e nel contempo comincio a sentirmi male di stomaco e milza....vengo curato a solo latte,il latte che mi danno é latte in polvere che viene diluito in acqua calda,il dottore che mi ha preso in cura, é il Tenente medico NOCCIOLI Roberto,mi ha raccomandato di seguire la dieta di solo latte e non altro,dovrò stare ricoverato per un minimo di quindici giorni. La prima notte che dormo in infermeria,riposo su un vero letto,mi ero dimenticato come si riposa sul letto,infat-ti,ho dormito profondamente fino al mattino, quando é passato l'infermiere a controllare la temperatura. Il latte, non mi manca, ne bevo complessivamente due litri al giorno,durante il ricovero in infermeria, é con molto piacere che dico di avere ricevuto visite inaspettate, sia dal Maresciallo comandante del Blocco, che dai miei diretti superiori Serg. magg. Nubile e Serg. Magg. Martimucci che mi augurano una buona guarigione e di tornare presto a riprendere il mio lavoro. Durante la permanenza in infermeria, il Comandante della compagnia mi ha portato un bel gilè di lana, sono rimasto sorpreso,mi ha detto che é dono del Comitato Italiani Prigionieri di guerra che risiede nella Città di Pretoria,Sud Africa. Sono rimasto molto contento ed ho dato incarico di ringraziare il Comitato Italiani. Anche i miei paesani che sono nel blocco numero uno,a turno sono venuti tutti a trovarmi augurandomi tutti una buona guarigione. Nella prima decade del mese di Luglio 1941,sono,stato dimesso dall'Infermeria ed ho ripreso la mia attività in compagnia. Il primo incarico che ho ricevuto,é quello di fare un censimento in compagnia e rendermi conto quanti analfabeti ci sono. Incarico che svolgo volentieri e che con amarezza riferisco che oltre il cinquanta per cento della compagnia sono analfabeti(siamo nell’anno 1941). Dobbiamo fare qualcosa;e dico al Serg. Maggiore:”Queste persone non sanno né leggere né scrivere,noi abbiamo del tempo perché non li istruiamo?” il rimedio c'è; basta cominciare, io vado in cucina e chiedo i fogli di carta che si distaccano dalle scatole di carne in conserva ed altri barattoli che si usano,purché ci sia carta pulita,qualche matita si rimedia,chiediamo il permesso di usare il refettorio a questo scopo, e cominciamo il lavoro. La mia iniziativa é accettata di buon grado e incominciamo noi senza pensare allo sviluppo che potesse avvenire. Ho iniziato così la prima mattina,ho staccato i fogli di carta dalle scatole di carne in conserva e da quelle dei pomodori,una matita che avevo già,ed ho dato inizio ad istruire qualcuno che avesse più necessità. Tra questi, ho invogliato un giovane al quale io personalmente gli scrivevo per la sua famiglia (giovane già padre di famiglia.) Gli ho detto:”Tu adesso deve imparare a leggere e scrivere,se non accetti la mia proposta,non ti scrivo più nessuna lettera perché é bene che i fatti tuoi di casa li conosca solo tu e non altri”. Mi risponde “ come faccio" Ti insegno io e andrai bene. Mi ha ascoltato,e si é messo con molta volontà. La cosa mi sorprende per l'intelligenza di questo giovane padre,in quaranta giorni di lezione ha imparato a scrivere la prima lettera a casa sua. Lui non se la sentiva di iniziare a scrivere,ed io gli ho detto,”Ti stò vicino,però scrivi con le tue parole,e manda a dire ciò che ti senti,delle mie parole non ce ne deve essere nemmeno una.”Infatti ha iniziato a scrivere il suo primo pensiero; io, nel leggerlo,sono rimasto sorpreso dall'espressione armoniosa del collegamento delle sue parole,l'ho incoraggiato di nuovo elogiandolo del suo modo espressivo "continua così che vai molto bene”. Si é commosso,ha preso gusto allo studio e si sforza alla ricerca del sapere "ho dovuto calmarlo e dirgli,"piano piano scriverai sempre meglio",ma non sforzarti troppo. Scritta la prima lettera a casa, é passato un pò di tempo ad avere la risposta," nel campo di concentramento posta ne riceviamo ben poca" il giorno che l’ha ricevuta, é venuto da me così commosso e gioioso che ha pianto dalla gioia. Da questo mio pensiero "Scuola”sembra incredibile, c'é stata una affluenza di persone qualificate che si é offerta ad insegnare "premesso che il Comando Inglese ha accettato di buon grato tale iniziativa che ci viene incontro con degli aiuti materiali. Nasce così la scuola nel campo di concentramento; nasce un SETTIMANALE DEI P.d.G. ITALIANI (Prigionieri di guerra Italiani) si sviluppa:Cultura,Sport,Teatro,Ufficio Benessere (Welfare Officer) Segretario dell’Ufficio il Serg.Magg. Nubile mio comandante della Compagnia Deposito,veniamo a conoscenza del COMITATO ITALIANI PRO PRIGIONIERI DI GUERRA nel SUD AFRICA con Sede nella città di PRETORIA e che vengono a trovarci nel Campo di concentramento facendo capo presso il Comando Inglese. Nel Campo, ogni prigioniero,intraprende qualche iniziativa, é come se ci fosse un risveglio nella vita di ognuno per un domani migliore.
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Scuola in refettorio Vista l'affluenza all'apprendimento e la partecipazione di professionisti disposti ad istruire gli aventi necessità a migliorare le proprie condizioni colturali,viene messo a disposizione " al di fuori degli orari dei pasti" il refettorio. Scuola, parte con le classi prima seconda e terza elementare con l'andare avanti viene istituita la quinta elementare e la scuola media. L’amore all'apprendimento é grande, ed a fine di ogni an¬no scolastico viene rilasciato l'Attestato di studio con esito positivo. Gli attestati vengono firmati da regolare Commissione appositamente costituita da tutti professionisti laureati e funge da Direttore Scolastico il Cappellano Capo militare."Probabilmente,al rientro in Patria,detti Certificati avranno un riconoscimento". Biblioteca ,sempre con l'interessamento dei nostri superiori diretti,con il benestare e l'interessamento del Comando Inglese,e l'aiuto non indifferente avuto dal Comitato Italiano Pro Prigionieri di guerra Italiani con Sede a Pretoria (Sud Africa) arrivano quaderni, libri,penne,matite,e tante altre cose, utili per la scuola; tra queste, libri di testo e di specifiche facoltà al fine di dare aiuto a giovani laureandi di riprendere i loro studi ,interrotti a causa degli eventi bellici patiti. Grazie a tutte queste iniziative si va avanti con maggior fiducia nel fare cose utili per la Comunità, e nasce così l'idea di costruire un palcoscenico nel refettorio del campo numero due per dare inizio a opere teatrali e conferenze culturale; idea realizzata nel tempo e messa in opera dando risultati inaspettati. Teatro Sempre nel campo numero due I° Blocco prende vita il complesso artistico " SAVOIA " e la Banda musicale; nel Blocco numero due prende vita il complesso Orchestrale; Tutto ciò che viene organizzato e riesce bene,é perché viene accettato con piacere dai nostri superiori e dai responsabili "Comando Inglese" nonché dall'Ufficio WELFARE OFFICER e dal COMITATO Italiani pro prigionieri di guerra. Non sembra,ma il Complesso Artistico Teatrale SAVOIA con i suoi artisti ha raggiunto una preparazione tale che merita elogio e ammirazione degli spettatori (che siamo noi prigionieri) che presenziano alle prime rappresentazioni date nell'interno del campo alla presenza anche tra gli addetti al Comando Inglese. ( Tra questi,gli Ufficiali che meritano di essere ricordati e che tanto hanno fatto per il prigioniero sono: Il Comandante del Concentramento Col.H.F.PRINSLOO il Capitano BALL, da non dimenticare il nostro Cappellano militare DON DELUCA il Serg. Maggiore NUBILE Segretario dell'Ufficio Welfare Officer, che sono persone incoraggianti a non farci perdere d’animo. Dato il successo e il risultato ottenuto dalle Compagnie teatrali sopra accennate,sono intervenute richieste dalle Autorità, Sudafricane affinché le Compagnie P.O.W. si esibiscano in alcune città del Sud Africa;Infatti,sia la compagnia teatrale del Campo numero due "Complesso Artistico Savoia che la Banda Musicale e il Complesso Orchestrale hanno riscosso grandi apprezzamenti esibendosi nelle Città di PRETORIA, JOANNTESBURG e PIETERMARITZBURG svolgendo programmi e dando plaudissimi concerti a beneficio anche della CROCE ROSSA; nonché Opere e Operette : CIN-CI-LA ;NOTTE SENZA LUNA ;IL CONTE DI BRECHARD IL PICCOLO PARIGINO; L'AIDA; La TRAVIATA Ecc... Le conferenze culturali vengono date da Insigni professori (Prigionieri in mezzo a noi ) su argomenti di sto ria della letteratura su autori di grande fama: Dante, Petrarca, Boccaccio, Machiavelli, Ariosto, Tasso, Shakespeare, Goldoni, etc. Il settimanale dei prigionieri di guerra Come già accennato nel capitolo XI°-disciplina e organizzazioni,con il passare dei giorni si nota sempre il piccolo progresso che dal nulla dobbiamo riuscire a fare sempre di meglio;nasce così il Settimanale dei Prigionieri di Guerra Tra i Reticolati; Il Serg.Maggiore Nubile é sempre il promotore,io sono il suo collaboratore,oltre all'aiuto che dò in compagnia,passo il resto della giornata nell'Ufficio Welfare Officer a ciclostilare e impaginare le dispense settimanali "Direttore del giornale é Guido Verri, e Revisore J.IA.BALL,giornale che porta sempre voce di conforto e incoraggiamento a non perderci d'animo; ed ecco che nel campo si scoprono sempre iniziative di lavoro utilizzando quello che abbiamo a portata di mano per poi ricavare qualche cosa. I prigionieri che sono riusciti a conservare qualche gavetta, incominciano a inciderle e riescono con una specie di passamano a mandarle fuori del campo di concentramento ricavandone poi qualche scellino suppletivo a comprare qualcosa che possa in certo qual modo bilanciare la sussistenza personale;dalle gavette, viene escogitato il sistema del recupero dei 11
barattoli vuoti di pomodori in conserva; vengono puliti,tagliati e messi in lavorazione costruendo delle belle valige da viaggio;anche queste portano frutto per chi lavora e non oziano nel campo; si realizzano campi sportivi,entra il pallone e richiama i spettatori a vedere le partite di calcio,e si fa il tifo per l'uno o l'altro giocatore; intanto il tempo passa fino a formare tornei di calcio; nascono arti e mestieri di ogni genere e poiché il terreno é argilloso inizia anche la cava per la costruzione e cottura dei mattoni. I1 terreno che rimane disponibile viene coltivato e produce sempre a vantaggio del prigioniero. Si cominciano a contare gli anni di cattività,con il tempo che passa,cominciamo a riprenderci fisicamente ma la madre Patria é sempre lontana e noi viviamo nell'ansia che cessino le assurde ostilità della guerra. Per quanti non trovano attività, molti prigionieri si ritrovano nel Refettorio ,a gruppi chi gioca a carte,e chi a scacchi; se le carte non ci sono,ognuno si prodica a disegnarle sulla carta dei pacchi di pasta vuoti che rimediano dalla cucina; é una carta fine e consistente molto adatta a riprodurre le carte da giuoco. Il giuoco della dama e filetto é il più facile a disegnarsi ed ogni gruppo passa la giornata in queste applicazioni. Poi ci sono degli artisti che costruiscono chitarre, mandolini,Violini,anche fisarmoniche e che poi prendono parte nei complessi orchestrali che sono attivi nel campo. L'altare costruito nel campo numero uno per le celebrazioni delle Sante messe Domenicali e per le altre circostanze di precetto,viene guarnito da una lastra di marmo scolpita da artisti prigionieri e dalla quale si legge a perenne ricordo " VINTI NELLA CARNE INVITTI NELLO SPIRITO - SACRO E' IL LUOGO DOVE SI GIUNGE AL FINE”. F/to. Magg.Medico GAGLIARDI. Il nostro Cappellano Militare é sempre Don De Luca che ci invita sempre ad essere fiduciosi per il domani. La disciplina nel campo Come già, citato nel capitolo XI° pagina n°22, la disciplina é affidata ai Carabinieri di ogni Campo che hanno un loro Comando di Compagnia, i quali debbono riferire al Comandante di Blocco dei Carabinieri e che questi a sua volta al Comando Inglese. I Carabinieri,nel loro servizio, sono vigilanti e scrupolosi. Nel Campo, in mezzo a tante persone c'é sempre qualcuno che cerca di stare fuori da ogni ordine e di creare zizzania,molte volte per futili motivi nascono delle liti e queste vengono sedate con l'intervento dei Carabinieri che applicano il provvedimento punitivo: Semplice richiamo,o rigore; ma quando le mancanze sono gravi non possono essere risolte,é necessario l'intervento del Comando Inglese che trasferisce la persona in un campo di punizione chiamato la casetta Rossa (dal colore di tutti mattoni rossi) la cui punizione é di rigore,chiuso in cella; alcune volte,c'é la condanna ai lavori forzati, sotto la stretta e severa vigilanza della disciplina inglese. Onorata sepoltura ai morti Facendo seguito al capitolo XIII°pagina n°25-26,la mortalità tra i prigionieri si verifica spesso; chi si pone il problema é il Caporal maggiore e Geometra SANTORO. Il nostro Comando chiede e ottiene il benestare del Comando Inglese di lavorare con una squadra di prigionieri, a costruire, per primo,un muro di cinta in tutta l'area perimetrale a salvaguardia di accesso di animali allo stato brado nel Cimitero stesso. Qui occorre,oltre alla mano d'opera che é nostra , l'aiuto materiale per la fornitura di quanto é necessario; L'aiuto viene sia dal Comando Inglese che dal Comitato Italiano pro prigionieri di guerra che si prodiga incessantemente affinché l'opera intrapresa possa essere portata a termine. Tutti i giorni,questa squadra di operai "Prigionieri" alla guida del Caporal maggiore Santoro,si reca a lavorare nel Cimitero. Scopo finale, che tutta l'area del Cimitero sia bene custodita e che ogni defunto abbia la sua tomba di riconoscimento sulla quale posare un fiore nel giorno dei morti. Sostituzione alloggi Il tempo inesorabilmente avanza e le tendopoli iniziano a trasformarsi in baracche dormitorio;perché le tende ormai non sono più idonee all'uso. Al posto delle tende,vengono costruite delle baracche (tutta manodopera del prigioniero ) con gettata del pavimento in cemento armato, e copertura con bandoni di zinco e armature appropriate su pali di legno ancorati nel cemento,finestre di vetro e porta centrale per ogni baracca con capienza di venti lettini di metallo biposto.( sono i nostri nuovi alloggi). La copertura delle parti laterali della baracca é di legno di ultima qualità ( tagli grezzi di tronchi di albero; prima tagliatura della squadratura del tronco che chiodata rimane la parte liscia all'esterno e la parte concava 12
all'interno della baracca il cui allineamento non é mai a perfetta tenuta e dalle fessure passa aria in quantità e quando ci sono i venti più o meno forti,la sabbia rossa penetra tra le fessure dei legni e ci investe a tutti. Cessati i venti,dobbiamo spolverare le coperte rimaste imbrattate di polvere e poi,correre a fare la doccia all'aperto per liberarci dalla sabbia che abbiamo addosso; però,dormiamo nelle baracche dove possiamo muoverci meglio,camminando diritti in piedi e ci sentiamo più protetti dalle intemperie perché siamo coperti e isolati dai bandoni di zinco. Veniamo poi informati che dall'interno, i legni verranno ricoperti di muro a mattoni rossi,(prodotti dai prigionieri stessi) così verrà ridotta la polvere quando si elevano i venti. C'é voluto del tempo,ed anche questo é stato portato a termine Inaugurazione della Cappella del Sacro Cuore Oggi, trenta del mese di maggio 1943 viene inaugurato dentro il Refettorio del Campo numero due (blocco numero uno) il bellissimo altare " Cappella del S. Cuore costruita dai prigionieri, ed é giornata di festa religiosa,celebrante, sempre il nostro Cappellano Militare DON DE LUCA che nell'Omelia ci rincuora tutti ad avere fede ad un domani migliore e noi, nell'attesa, continuavamo ad adempiere i nostri doveri giornalieri nel campo. Un giorno mi capita che,dal campo numero due, vado, passeggiando, al campo numero uno e passo davanti al magazzino vestiario dove stanno cambiando la vestizione deteriorata ai prigionieri e noto una gran confusione vociferante; mi fermo, e mi accerto che è il Sergente Staff. Inglese che impreca contro gli stanti davanti la porta,che fanno confusione,con parole abbastanza pesanti e irriverenti; stò fermo e dico ai colleghi prigionieri che non é quello il modo di fare le cose, visto che non c'é nessuno responsabile a ordinare le persone,mi presento davanti al Sergente sul gradino d'ingresso ordino dando L’attenti, allineamento per tre, e mi hanno ubbidito. Il Sergente Staff mi chiede chi sono; rispondo: "sono l'incaricato della Compagnia Deposito del 2° Campo,gli dò il mio nome e cognome e numero di matricola e mantengo l'ordine per l'ingresso segnando tutti i nomi e numeri di matricola di tutte le persone che lascio passare una per volta a cambiare gli indumenti personali; per ultimo,trovandomi anch'io nella Medesima necessità,ho chiesto il cambiamento anche per me e mi é stato accettato. Finito il lavoro,faccio registrare al Sergente Staff tutti i nomi e cognomi numeri di matricola dei quanti hanno fruito del cambio, e sono rientrato nel campo numero due. Il giorno dopo, vengo chiamato a rapporto presso il Comando Inglese,io, non comprendendo l'inglese,vengo interrogato dall'interprete e mi chiede chi mi aveva autorizzato a fare quello che ho fatto al magazzino vestiario. Al mio interrogatorio é presente il Comandante del primo blocco Italiano; rispondo all'interprete di riferire che trovandomi di fronte a tale confusione e non essendoci alcuno superiore a ordinare l'afflusso per il cambio della vestizione,e vedere e sentire il sotto ufficiale dello Staff Inglese così infuriato e che si esprime con parole offensive (le uniche parole che presto imparano) ho creduto opportuno di portare ordine così come ho fatto. Non ho rubato niente a nessuno,tutti hanno cambiato i loro indumenti. Ho consegnato l'elenco di tutti quelli che hanno fruito il cambio e tutto é finito li. L’interprete poi, separatamente mi ha detto ....”Ti sei salvato dalla punizione di rigore alla casetta rossa”. All'interprete e al Comandante del blocco italiano che é presente ho detto:"mi faccio maraviglia che dobbiamo dare segni di inciviltà quanto sarebbe bastato che Lei,Comandante, avesse provveduto a incaricare qualcuno a tenere l'ordine. La cosa é finita così, e non ho subito alcuna punizione. Mostra d’arte del prigioniero Con l'andare avanti negli anni,TRA I RETICOLATI,e nelle cattività,l'animo umano non dispera,grazie ancora a quelle iniziative che vengono prese e accolte dai diretti superiori e grazie alla Divina Provvidenza di avere in mezzo a noi il Ministro di Dio ,Don De Luca,che in tutte le Omelie delle Sante messe settimanali, ci tira su di morale e ci accostiamo ai Santi Sacramenti;la preghiera ci da sollievo e forza di andare avanti; ed é così. Intanto la vasta zona che si estende degli otto blocchi recintati idonea ad ospitare i prigionieri di guerra Italiani,si é riempita incredibilmente tutta,in approssimativa saremo qui a Zonderwater circa sessantaquattromila prigionieri di guerra Italiani;di tutti i ceti sociali; e chi è in grato di dare iniziative, anche nelle attività interne le da; e siamo arrivati ad un punto che il Comando Inglese, ha riservato (nei pressi del primo blocco prigionieri di guerra) un grande padiglione dove viene allestita " LA MOSTRA PERMANENTE DEL PRIGIONIERO DI GUERRA" In questa Mostra, è come vedere che dal nulla,e che con mezzi primitivi,si siano create Opere di ammirazione. Antistante 13
l'ingresso del padiglione è stato costruito un grande arco monumentale nello sfondo del quale (come se si entrasse in un Tunnel),c’é il Padiglione illuminato. A lato di questo arco e in rettilinea dalla base del medesimo,verso l'ingresso all'esposizione,funziona un modellino del trenino a vapore costruito da tecnici prigionieri che è la sorpresa e l'attrazione di tutti i visitatori sia di noi prigionieri che dei visitatori Indigeni che entrando nel padiglione vedono macchine realizzate da noi di varie specie: - La macchina di WIMSHURT (macchina elettrostatica a induzione,con la quale si dimostra il funzionamento per la produzione della SCINTILLA ELETTRICA) - La gabbia di FARADAY, con la quale si dimostra che un involucro conduttore chiuso,entro il quale si colloca un corpo da proteggere; fa da schermo per le azioni elettriche. (questo é l'esperimento che abbiamo vissuto nei primi giorni di prigionia all'arrivo a Zonderwater quando all'arrivo dei temporali correvamo a ripararci dentro il Refettorio coperto da bandoni di zinco che rimanevano perfettamente isolati dal terreno.) Addentrandoci nel padiglione troviamo strumenti a corda prodotti e rifiniti con la massima precisione; mobili rifiniti (stile antico e moderno), pitture di ogni tipo, Scultura (la più interessante il risveglio del prigioniero che si alza dal giaciglio seguendo movimenti naturali dello sgranchimento dei muscoli assopiti; Il figlio al Prodico)Ecc... Tra queste cose c'é anche lo Zibaldone del Prigioniero,come accennato all'inizio (Premessa pag. 1) e che oggi sto’ cercando di ricordare sommariamente alcune cose,ma non tutte;non mi é possibile ricordare tutte quelle regole di matematica che ero riuscito ad esporle nel modo più semplice possibile,regole che mi vennero chieste e, apprezzate da laureandi e professori prigionieri con me;solo per dare un idea, La regola per trovare la radice cubica di un numero qualsiasi a più cifre , regola per la divisione di un polinomio per un binomio o trinomio mediante la regola di "Ruffino"; dimostrazione di come si trova il numero fisso delle figure geometriche nell'uso scolastico e tante altre cose che oggi non riuscirei più ad esporle. Malgrado tutto,stò ricordando le cose più interessanti accadute e reali. Siamo nel mese di Luglio 1943,le assurde calamità della guerra che si arroventano sempre di più e non danno tregua a noi prigionieri che ne soffriamo, malgrado tutte le iniziative "buone" che palesiamo; siamo sempre afflitti e speriamo sempre per la fine delle ostilità. Il 25 del mese di Luglio 1943 giunge notizia delle dimissione e arresto del capo di governo Mussolini. Rimaniamo sorpresi,ed ora, cosa accadrà? Intanto le notizie delle ostilità, sono sempre irruente, non passa molto tempo che arriviamo al giorno 8 di Settembre 1943; da radio prigionieri (radio passaparola) veniamo a sapere che é stato proclamato l'armistizio, che l'Italia ha dichiarato guerra alla Germania, e che il Re Vittorio Emanuele 30 é in fuga, é assente e non dà notizie; e che il generale Badoglio ha preso le redine del governo, ecc... In questo frangente di avvenimenti La Repubblica di Salò da una parte, I Partigiani da un altra parte, l'Esercito da un altra, i Tedeschi subito nostri nemici. Tutte cose indescrivibili e non giudicabili. Solo il buon senso può valere per uscire da questa crisi. Faccio un Esempio: prima che io Cadessi prigioniero ero in contatto con i soldati tedeschi come tanti altri militari; da amici,all'improvviso nemici. Questa é la più grande disgrazia che é,venuta a dalla furia delle inconcepibili e incomprensibili ragioni dall'uomo che comanda. Noi non sappiamo più cosa pensare e cosa fare,il Cappellano militare DON DE LUCA cerca sempre la parola adatta a tenerci in fede, ma traballiamo tutti. Sopravvengono giorni e qualche anno,ed abbiamo notizia che dobbiamo dichiararci tutti cooperatori degli Inglesi e degli eserciti che combattono per la stessa ragione degli inglesi; infatti nei primi mesi del 1945 ci radunano per apporre la firma come cooperatore con gli inglesi e loro alleati; firma che onestamente non mi sento di fare, e tra ottomila prigionieri,sono stato l'unico a non firmare; la ragione: Parto con il principio di essere un soldato prigioniero di guerra e voglio che mi giudichi il mio Stato,e non voi. In poche con il mio pagliericcio i miei pochi suppellettili,mi hanno piantonato vicino ad un palo un soldato inglese 'armato di tutto punto. A queste condizioni,e poiché nel campo di concentramento del Blocco numero uno ci sono tanti miei paesani,avendo saputo di me,si avvicinano a debita distanza ed ad alta voce mi invocano Pietro firma la cooperazione perché gli inglesi hanno effettuato lo sbarco ad Anzio,se tu non firmi può succedere che facciano qualche ritorsione nei confronti della tua famiglia! firma,tanto non sei tu che salvi la Patria! quì siamo ottomila e tu sei solo ciò fino alla sera al tramonto. Quando gli inglesi con la camionetta ed un altro soldato armato sono venuti a prendermi per portarmi alla CASETTA ROSSA, (Campo di punizione dove mi avrebbero considerato parole,sono stato isolato; dopo la conta,"Criminale di guerra". Io, non mi sono sentito di essere un criminale di guerra,risoluto ho detto: • Da questa mattina ad adesso,l'attesa é stata lunga e estenuante,mi ha dato tempo di riflettere e di cambiare idea;firmo la dichiarazione. mi hanno fatto firmare la dichiarazione e sono rimasto nel campo,sono rientrato nella baracca, ho ringraziato i paesani per quanto hanno fatto; tutto ciò é capitato dopo l'armistizio e precisamente il giorno 12 Febbraio 1945. 14
Cooperatore Da oggi,l2 Febbraio 1945,mi sento abbattuto e stò perdendo la Fede e la speranza che un domani io possa fare rientro in Patria;la cosa che mi ha dato molto fastidio é stata la scissione: Partigiani,Repubblichini,e militari chi da una parte e chi dall'altra;ciò L’ho sempre considerato un tradimento. Queste forze si sono trovate a combattere fratelli con fratelli,è stata una catastrofe e lo sfacelo di tutto. Le guerre assurde producono solo fame e affanni e poi a che servono? Forse placare la superbia dell'uomo di comando per avere la supremazia su altri uomini? Questo è il tempo che vivo e poiché sono così abbattuto,ho inoltrato domanda per andare a lavorare la terra in estremo oriente o in qualche fattoria del Sud Africa perché mi sono detto: In Italia, sarà difficile che ci fanno rientrare,morire qui o altrove per me é uguale. Accolta la domanda per il lavoro esterno sono stato inviato presso una fattoria nella zona di BENONI zona di periferia,in periferia della città di Pretoria Sud Africa. Non ricordo bene il nome del titolare della fattoria ( se non erro viene chiamato mister BRUK Benoni ) che gestisce la sua piscina pubblica; ed è quì che ho iniziato a maggesare il terreno vangando dalle ore 07-12 e 13-17. Qui ho trovato altri due compagni di sventura che lavoravano di già; e con loro, ci sono anch'io. In questa fattoria ho continuato a lavorare fino a quando mi é stato possibile. Premetto che prima di prendere la decisione di recarmi a lavorare fuori dal campo di prigionia ho studiato l'inglese imparandolo a esprimermi anche in forme idiomatiche(Idiomatic Expressions) sufficientemente e sono l'unico assieme agli altri due miei compagni,a capire e tradurre ciò che il proprietario ci ordina di fare" Io con gli altri, lavoriamo sodo,dopo un pò di giorni di lavoro,le mie mani si sono crepate a sangue; ciò non mi spaventa e mi tranquillizzo nel respirare l'aria pura non sabbia rossa creatosi dal lungo calpestio del terreno nel campo di concentramento" nel verde della campagna e con frutteto di prugne,pere,mele in maturazione che possiamo mangiare quelle che cadono e non coglierle dalla pianta. Il proprietario ci fornisce il vivere in natura, a peso,secondo il Regolamento della Croce Rossa, e non un grammo di più. Noi cuciniamo a tempo libero dal lavoro nella cucina della nostra modesta abitazione che abbiamo isolata a nostra disposizione. La prima Domenica che capita,chiedo il permesso per andare nella città di Pretoria per beneficiare della Santa messa e mi viene concesso (é norma regolamentare ) Dopo un pò di giorni,ho chiesto al proprietario della fattoria, il prestito di una bicicletta e con regolare permesso della Domenica per andare a fare visita agli amici miei che sono nel Campo di Concentramento a Zonderwater; ho ottenuto il permesso,ho rimediato una pianta topografica del luogo, BENONI dista da Zonderwater circa sessanta chilometri,ed io, la Domenica mattina allo spuntare del sole (il permesso é valido fino al tramonto) parto per Zonderwater. Strada percorrendo e mentre costeggio una prateria mi sono fermato per dare uno sguardo alla pianta topografica ed ho constatato che se attraverso questa prateria risparmio molti chilometri; senza ripensarci,mi sono inoltrato nel piccolo sentiero battuto e sono andato avanti di qualche chilometro e vedo un indigeno di colore che avanza verso di me,a piedi;ci siamo incontrati,sono sceso dalla bicicletta, io non capivo il Boéro, lui non parla l'inglese,non capisce l'italiano,però accetta il saluto nel porgergli la mano e che ricambia il gesto stringendomi la mano. Ho cercato, facendo segni nel terreno a farmi capire se vado bene per la direzione di ZONDERWATER e se c'é qualche ostacolo lungo il sentiero; mi fa capire che incontro un piccolo fiume,c'é un ponte ed io debbo uscire li e riprendere la via giusta per andare a Zonderwater. Ricordo che sono partito con cinque mele raccolte sotto la pianta e una boccetta di acqua,non avendo altro da offrire,ho dato spontaneamente tre mele a questo indigeno che le ha accettate ringraziandomi con gesti riverenti e ricambiandomi la stretta di mano.( non nascondo che a prima vista mi sono intimorito ripensando al passato di quando studiavo nelle scuole elementari,nel 1925,imparavo che nel Sud Africa c'erano i cannibali). Ho ripreso la mia corsa,ho trovato il fiumicello e il ponte e così ho ripreso la giusta strada per Zonderwater. Sono arrivato nel Corpo di guardia del Blocco numero uno verso le ore 9,30 mi sono presentato alle guardie, ho mostrato loro il mio permesso,sono rimasti meravigliati per il mio viaggio fatto in bicicletta,e mi hanno fatto entrare con piacevole accoglimento. E' stata una improvvisata per i miei paesani e per gli amici di alloggio, ho pranzato con loro e siamo rimasti assieme per circa sette ore e sono ripartito dal Campo verso le ore 16 per trovarmi nelle ore del tramonto del sole in fattoria. Rientrato, ho restituito la bicicletta al proprietario ringraziandolo per il permesso avuto. Fin qui le cose sono andate tutte bene,nel corso della settimana vengo a sapere,con piacere,che il figlio del padrone di casa é rientrato dall'Italia quale soldato inglese in Italia,(nei tempi critici e tenuto al sicuro da famiglia Italiana per non farlo cadere in mano ai Tedeschi)é venuto a salutarci ed é rimasto scontento nel rendersi conto con quanta severità ci tratta il padre; sò che a 15
riguardo ha già avuto discussione con il padre, ed io gli ho detto: Non preoccuparti, Tuo padre é fatto così,non rimanere in lite con lui, noi ce la caviamo ugualmente ed é rimasto tra noi il saluto rispettoso e non altro. Stando in questa fattoria,io aspetto sempre con ansia la Domenica perché ottengo il permesso per andare a messa,e trovandomi vicino alla città di JOANNESBURG approfitto per poter visitare la città. La Domenica seguente,chiedo il permesso,mi viene concesso e cosi,come programmato, da Benoni arrivo a Pretoria con il servizio di linea Autobus dalla stazione di Pretoria acquisto il biglietto di andata e ritorno per la città di Joannesburg,dopo un ora circa di treno, sono a Joannesburg. Mi rivolgo direttamente ad un vigile e chiedo quali sono i mezzi che debbo prendere per andare a visitare il Museo Nazionale dove é esposta,tra le tante cose,la grande pietra preziosa del_Cullinan (é un macigno grande,é pietra minerale allo stato grezzo con l'evidenza delle ricchezze che possiede oro,diamante,ecc...),é il più grande diamante finora trovato. Terminata la visita al Museo,che é stata di circa due ore,e sono andato di corsa sono uscito che é già mezzogiorno,e sono entrato in un ristorante,ho ordinato da mangiare,escluso il vino in quanto vietato a noi prigionieri,in luogo pubblico,ho ordinato latte al posto del vino e sono stato benissimo. Controllato l'orario, mi é rimasto non molto tempo per riprendere il treno per rientrare nella fattoria prima del tramonto del sole; mi sono avviato verso la stazione, ed ho preso in tempo il treno facendo ritorno nella fattoria prima del tramonto del sole. Mi sono presentato al datore di lavoro,l'ho ringraziato, ma lui, all’istante,mi ha detto che la prossima Domenica non mi da il permesso per andare fuori,ho chiesto il motivo; mi ha risposto “la prossima Domenica mi servi per pulire le posate al Bar, e con te, anche gli altri due prigionieri”. Mi sono riservato a dargli risposta dopo aver parlato con i miei compagni, così ho fatto; Ho riferito ai miei due compagni quanto mi é stato chiesto e sono stati di parere contrario perché al Bar, ci sono già, a lavare le posate,due persone di colore;noi dobbiamo sostituirli e lasciare che il personale di colore serva i clienti nei tavoli al fresco attorno alla piscina. La proposta non é piaciuta né a me,e né agli altri due miei amici che mi hanno incaricato di riferire: Se é per una volta sola e che noi serviamo i clienti ai tavoli,va bene,contrariamente non accettiamo e che ci riporta al Campo di Concentramento per fine lavoro. La nostra risposta non é accettata e di conseguenza ho risposto: Noi siamo prigionieri di guerra"soldati Italiani" Voi avete riabbracciato vostro figliole né siamo lieti, sano e salvo da sicure rappresaglie tedesche se gli italiani non l'avessero protetto; noi siamo qui per un lavoro specifico e Voi ci volete umiliare di fronte ai vostri clienti,oriundi europei e indigeni del luogo,noi a lavare le stoviglie e il Negro a servire con livrea; questo no. Per cui ,Vi chiediamo di riaccompagnarci al Campo di Concentramento prigionieri di Guerra a Zonderwater e ci riconsegnate al Comando Inglese per termine di lavoro, perché Voi non siete persona degna ad avere prigionieri di guerra che lavorano nella Vostra fattoria. Abbiamo discusso un pò, presente é anche il figlio che non é intervenuto a riguardo pertanto, siamo rimasti d'accordo che domani mattina ci riaccompagna a Zonderwater. Come stabilito, il giorno dopo ci ha riaccompagnati nel Campo di Concentramento a Zonderwater,I° Blocco,e ci ha riconsegnati al Comando Inglese per termine di lavoro. La prima esperienza "esterna" di lavoro é durata poco tempo; in così poco tempo,ho avuto la possibilità di conoscere alcune famiglie nella zona di Benoni "gentili"anche i loro usi e costumi;ho visitato per tre volte la città di Pretoria che a livello architettonico é simile allo stile Italiano, infatti a Pretoria vivono molte famiglie Italiane. Rientrato nel Campo,ho inoltrato nuovamente domanda per andare a lavorare come contadino nelle fattorie; il caso ha voluto che dopo qualche giorno sono stato chiamato,assieme al mio amico e paesano Vincenzo De Angelis per andare a lavorare,abbiamo accettato e siamo partiti per la nuova destinazione in compagnia di un giovane Roberto figlio del datore di lavoro. Dalla Stazione ferroviaria di Cullinan Zonderwater Abbiamo viaggiato tutta la notte e siamo scesi nelle prime ore del mattino nella stazione ferroviaria di "MAFECHING" SUD AFRICA ;da quì abbiamo raggiunto la fattoria. ""MAFECHING é il luogo dove combatté BADEN POWEL nella guerra contro i Boeri; BADEN POWELL CAPO SCOUT DEL MONDO morì l’8 Maggio 1941 a NYRI dove é sepolto ai piedi del MONTE KENIA. Abbiamo ricevuto una buona e familiare accoglienza da tutti in famiglia. Fatte le presentazioni ci hanno messo a disposizione una camera,abbiamo sistemato alla meglio tutti i nostri suppellettili e pronti per la colazione,tutti riuniti attorno al tavolo in camera da pranzo. Siamo rimasti molto contenti, meglio non poteva essere. Dopo la colazione, ci hanno mostrato la campagna e in particolare la parte del terreno da maggesare e da preparare per la semina. Senza perdere tempo,abbiamo iniziato il nostro lavoro,contenti perché i Genitori dei ragazzi sono anziani,ci trattano famigliarmente e noi altrettanto siamo rispettosi. Per noi é come rivivere la famiglia in piena armonia. I ragazzi,quando siamo liberi dal lavoro,ci invitano ad uscire con loro e ci presentano ai loro vicini di fattoria e noi,comprendendo e parlando discretamente l'inglese entriamo nelle conversazioni, e attiriamo 16
l'attenzione degli astanti in modo piacevole. Ora capita che le persone,man mano ci conoscono ci invitano tramite il Sig. Roberto e che egli stesso ce lo riferisce e ci accompagna. A noi, fa piacere prendere queste conoscenze anche perché quando ci troviamo argomentiamo ragionamenti e punti di vista ambo le parti di più svariate cose usi e costume ecc... e così conversando,tra questi giovani, il fratello di Roberto,(Studente) mi chiede: "Sig. Pietro! Ma é vero che in (Siamo nei primi mesi dell'Anno sorpresi da questa domanda meglio di me" rispondiamo: Italia ci sono i cannibali ? 1945) Io e Vincenzo rimaniamo Vincenzo parla l'inglese anche Chi inventa e dice queste cose? Risponde: La scuola, lo studiamo sui libri,se non ci credete vi togliamo il dubbio;infatti, ci mostrano il libro dove si studiano le razze umane dal quale risulta scritto che noi in Italia, siamo cannibali; la stessa cosa che noi studiavamo nei libri di terza elementare negli anni 1925 dove leggevamo e imparavamo che nel Sud Africa,c'erano i cannibali. Di fronte a queste cose, ci chiediamo:I cannibali veri, chi sono? Sono quelli che imparano il falso? Questa è una cosa che il mondo dovrebbe sapere perché il falso é stato insegnato all'una e l'altra parte. Esaurito il chiarimento di questa parentesi,nella fattoria continuiamo lavorando armoniosamente e parliamo con il Genitore, come a un Padre; tra i lavori che facciamo,ci viene chiesto di fare un giardino di fronte all'ingresso dell'abitazione, cosa che facciamo volentieri, e lavorando in due, in una giornata abbiamo lavorato vangando il terreno e realizzato un quadrilatero razionalizzandolo in forma simmetrica piantando fiori già esistenti invasati nella fattoria. Di questo lavoro, sono rimasti tutti molto contenti e noi, soddisfatti. Passando i giorni, mentre siamo a pranzo,il Sig. Roberto, sapendo dai documenti in suo possesso che sono un motorista, mi ha chiesto se posso riparargli la sua motocicletta,smontata da tutti i pezzi e accantonata in un angolo di casa perché a Mafeching non c’é meccanico che sappia ripararla. Ho chiesto di che moto si trattasse, mi ha risposto che é risposta ho capito che il lavoro di cui si parla, é di vera specializzazione che richiede ampia conoscenza tecnica del diagramma motore e della messa in fase distribuzione e motore. Gli ho risposto che un pò al giorno, gli avrei messo apposto la motocicletta;ma senza darmi fretta. Ha accettato, e così, un pò al giorno sono riuscito a ricomporre la moto in tutte le sue,parti,compreso la revisione del motore. Quì, nasce un problema;debbo montare il pistone con le fasce elastiche nel cilindro motore, ma debbo fermare la biella che abbraccia lo spinotto del pistone con apposito una Davidson con distribuzione a canne e ingranaggi; dalla ferma spinotto che non trovo e che non c’è. Non é reperibile nel mercato, non ho attrezzi da poterlo costruire, e gli dico che non posso continuare il lavoro. Si comincia ad inquietare e a innervosirsi e mi chiede ancora " me la devi finire, metti un chiodo, o qualcosa che la fermi. Ho chiamato il Padre, gli ho spiegato la situazione,e gli ho detto:Ti metto a punto la moto che può partire; per il ferma spinotto metto un tondino a perfetta tenuta e ribatto le teste, ma tu devi sapere che non puoi camminarci a lunghi percorsi perché se esce il ferma spinotto rompe tutto il motore ed é l'irreparabile ( una volta che arriva il ferma spinotto,smonto nuovamente il pistone e lo assicuro tecnicamente ) mi ha fatto promessa: basta che la metti in moto,faccio un giro, e poi aspetto. A queste condizioni ho continuato il lavoro e dopo qualche giorno gli ho consegnato la moto, ultimata e messa in moto. Lui, dalla gioia,ha cominciato a correre fuori del normale,non gli é bastato un giro ma ha continuato a correre, cosa che non doveva fare, ed io, di nuovo, ho fatto presente al Padre del pericolo a cui andava in contro; di questo gli é dispiaciuto fino al punto che non mi rivolge più la parola. Intanto, con la moto, continua a scorrazzare ed é inutile che io gli dica più niente; noto, anzi notiamo io e Vincenzo che i rapporti amichevoli con questo Roberto che é il più grande, non sono più quelli di una volta,decidiamo di chiedere che ci riportano al Campo e così abbiamo fatto. I genitori,sono rimasti molto scontenti; ma Lui, appena ne abbiamo parlato é stato consenziente. Ai Genitori abbiamo detto: avete notato ché Roberto non é più socievole come i primi tempi, anzi, mostra gelosia nei nostri confronti, non sappiamo il perché,a queste condizioni ce ne andiamo in pace e rispettosi verso Voi tutti e Vi ringraziamo che in così poco tempo, abbiamo rivissuto la Famiglia. Senza tanti ripensamenti,il Sig. Roberto,ci ha riaccompagnati nel Campo di Concentramento a Zonderwater e ci ha riconsegnati al Comando Inglese per termine di lavoro. RIENTRO AL BLOCCO UNO CAMPO DUE Qui nel campo, riprendo le mie attività nella compagnia Deposito e all'Ufficio Benessere con il Serg.Magg. Nubile. Siamo nel mese di Maggio 1945, le notizie che ci danno e dal Comando Inglese, lasciano bene sperare che presto ci saranno buone notizie per l'inizio del rimpatrio dei prigionieri; nel contempo ci danno notizia che debbono liquidarci di una piccola spettanza in danaro con decorrenza retroattiva dall'inizio della prigionia, ad oggi. Al momento della liquidazione io ho riscosso Otto sterline 17
e qualche centesimo,cifra modesta,per la quale,ho pensato di farmi comprare un orologio in sostituzione di quello che avevo venduto nel Campo Prigionieri di Alessandria D'Egitto per cinquanta piastre che tradotto in panini ci siamo andati avanti quattro giorni,comprando dodici panini ogni mattina, tanti quanti eravamo il numero che dormivamo nella stessa tenda. Ho parlato con il Serg.Magg. Nubile che capita spesso nella Città di Pretoria,gli ho dato sette sterline con incarico di comprarmi un orologio "Omega" semplice e piatto simile allo Zenit che avevo venduto. Nella prima occasione che il serg.Magg. Nubile é andato nella città di Pretoria mi ha comprato l'orologio, ha speso un pò di più di quanto gli ho dato, e l'ho saldato con la differenza che mi era rimasta. L'orologio é stato di mio gusto, é ancora in mio possesso,é l'orologio che racconta la mia storia,l'ho perduto per tre volte e l'ho sempre ritrovato,ora é sempre in funzione e mi ricorda sempre le vicissitudine del passato. Nel Campo di concentramento,accudiamo sempre ai nostri impegni giornalieri mentre siamo nell'attesa e la speranza che questa assurda guerra cessi una volta per sempre. Siamo nel mese di Agosto 1945,mentre le battaglie imperversano su tutti i fronti,il giorno sei del mese di Agosto 1945 come un fulmine a ciel sereno abbiamo notizia che gli Stati Uniti d'America, hanno lanciato la prima bomba atomica nella città del Giappone su HIROSHIMA nell'isola HONSNU che ha provocato la distruzione e la morte di 71.000 (settantunomila) persone;notizia raccapricciante che non sappiamo più cosa pensare e come andrà a finire. Vengono poi annunciate le cessazioni delle ostilità e la resa del Giappone;attendiamo giorni di pace e mai più abbiano a ripetersi nel mondo le assurdità delle guerre. Il giorno 15 del mese di Agosto 1945 viene annunciata la fine delle ostilità. La notizia, accolta nella pace,non ci fa dimenticare la perdita disastrosa di tutte le vite umane cadute e vittime della assurda guerra voluta dall'uomo che ha coinvolto tutto il mondo. Con l'augurio e la speranza che questa pace sia veramente pace fra gli uomini del mondo intero e di tutti i Tempi avvenire. Siamo nell'Autunno anno 1945,esce in edizione speciale il Settimanale di Cultura e Sport tra i Reticolati (Settimanale dei Prigionieri di Guerra Italiani)che in appendice, (lo allego in fotocopia)contiene il messaggio Natalizio 1945. E’ un messaggio che penetra nei nostri cuori e ci commuove, un augurio certo che il Santo Natale 1945 sarà indubbiamente l'ultimo tra i reticolati; é firmato dal Colonnello H.F PRINSLOO Comandante di tutti i prigionieri di guerra a ZONDERIWATER, é un nome da non dimenticare perché ha fatto sempre del Suo meglio a venirci incontro. 2-11- 1945 GIORNO DEI MORTI A ZONDERWATER. Come già accennato a pagina n°36 del Capitolo n° XVIII, da allora ad oggi possiamo dire e dobbiamo lodare l'Opera del Caporal Maggiore Geometra Santoro che é quasi riuscito a portare a termine il lavoro intrapreso dal 1941; il Cimitero oggi é completamente recintato,con cancello di ingresso,tutte le Tombe dei Compagni scomparsi sono disposte in simmetria,custodite. Su ogni croce si legge il nome e cognome del defunto. E’ quasi ultimata la Cappella Votiva,Cappella che verrà completamente ultimata in breve tempo. L'Altare del Cimitero é ultimato, e si erge in tre arcate; L'Arco centrale,è più alto, nella base di questo, è inserita la pietra marmorea nella quale é scolpito il Motto: VINTI NELLA CARNEINVITTI NELLO SPIRITO¬ - L'ITALIA LONTANA- VI BENEDICE IN ETERNO. Da tutti i Blocchi ci siamo recati in devoto pellegrinaggio alle Tombe dei nostri compagni scomparsi che sono state tutte cosparse di fiori, unitamente a tante Corone di fiori portate dalle numerose famiglie dei notri Connazionali di Pretoria e di Joannesburg e dai Comitati Italiani di Assistenza Prigionieri di Guerra Italiani; non é mancata la Corona e la presenza del Comando Inglese, rappresentato dal vice comandante Ten. Colonnello ENGELBRECH; la Santa Messa Solenne alle ore 10, é stata celebrata dal nostro Cappellano Militare Don De Luca ed ha accompagnato la,funzione La Scuola Cantorum del primo Blocco; hanno presenziato,numerosi,i nostri Ufficiali medici e molti Ufficiali del Luogo. Il Cappellano Militare Don De Luca,é passato di ,Tomba in Tomba,impartendo su di ognuna la Santa Benedizione. Cerimonia ultimata, noi militari convenuti, assieme alle numerose famiglie dei nostri Connazionali abbiamo sostato a lungo in devoto raccoglimento sulle Tombe dei nostri Compagni scomparsi. I nostri Connazionali hanno promesso che non dimenticheranno quelle Tombe anche quando noi saremo rimpatriati. Ci siamo salutati cordialmente e tutti ci auguriamo che l'inizio del nostro rientro in Italia,non sia lontano.
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25 MESSAGGIO NATALIZIO 1945 Le festività natalizie sono vicine,dal Settimanale, " Tra i Reticolati viene pubblicato il messaggio Natalizio del Comandante dei Prigionieri di Guerra Colonnello HF.PRINSL00 che ci augura a tutti felicità di Buon Natale in questo che dovrebbe essere Natale più lieto della nostra prigionia,indubbiamente é l'ultimo nel Campo di Concentramento. Questa notizia,certa,ci allieta tutti e viviamo in attesa di eventi; e comunque continuiamo a svolgere i nostri servizi. Arrivano le Sante Feste unitamente a concrete buone notizie. SI preparano gli elenchi per il rimpatrio ed iniziano con i prigionieri più anziani di età e di quelli caduti prigionieri tra i primi. Nel mese di Gennaio 1946,inizia il trasferimento dei primi scaglioni presso i Campi della Disinfestazione e si sparge la notizia che ai rimpatrianti non lasciano portare nulla ,né manoscritti e né libri. ecc... ed io che ne avevo scritto uno (come da premessa), ho bruciato, quello che avevo. Nei primi giorni del 1946 del mese di Febbraio, arriva il mio turno e vengo chiamato e avvisato per il trasferimento al campo della disinfestazione, così veniamo sottoposti al sacrificio della Disinfestazione "Dovuta" e ci rivestono con la nuova divisa di rimpatrio e rimaniamo in attesa per la partenza per l'avvio nella Città di DURBAN da dove ci imbarcheremo per l'Italia. Il giorno 27 del mese di Febbraio 1946, é la data dell'imbarco, siamo imbarcati sulla nave che porta il nome " STRATHEDEN "( BERTHIN G CARD 155 DECK 7 SECTION FI.) Sbarcato a Napoli il giorno 17 Marzo 1946 e riconsegnati all'Italia lasciando alle nostre spalle quello che é stato. Sofferenze patite fino al massimo delle nostre forze Sofferenze patite fino al massimo delle nostre forze, Delle nostre forze, poi riprese nel Campo di Concentramento definitivo di ZONDERWATER, da dove la comprensione umana dei comandanti ci ha fatto sempre ben sperare;e dove il Prigioniero di Guerra Italiano non sarà mai dimenticato. In Virtù di quanto é rimasto di testimonianza ai Posteri, posso dire e affermare che in quei campi di sofferenza é rimasto l'amore del popolo Italiano a riconoscenza anche della grande comprensione del Comando Inglese che ha cercato sempre di venirci incontro come meglio ha potuto nei nostri confronti. Voglio augurarmi che di quanto di meglio lasciato rimanga a perenne ricordo,parlo del Museo Storico del Prigioniero di guerra dove ci sono esposte opere d'arte di ogni genere;nel Blocco numero uno, campo numero uno,é rimasto l'Altare per le celebrazioni delle Sante Messe Domenicali e di Precetto Celebrate sempre dall'indimenticabile Cappellano Militare Don De Luca, guarnito alla base di una pietra marmorea nella quale é scolpito il motto: VINTI NELLA CARNE - INVITTI NELLO SPIRITO - SACRO E' IL LUOGO DOVE SI GIUNGE AL FINE. F/to Magg. Medico Gagliardi. Nel Refettorio del Campo numero due (Primo blocco) costruito dai prigionieri italiani, un bellissimo Altare al Bambino Gesù e la Madonna ornato da un piccolo e bellissimo colonnato Nel campo numero Otto, Blocco numero due é rimasta una bella chiesetta costruita dai Prigionieri di Guerra Italiani; il monumento più grande che rimane è il Cimitero di guerra dei Prigionieri Italiani;opera realizzata dalla instancabile costanza di una squadra di Prigionieri di Guerra che alla guida del Caporal Maggiore Geometra Santoro come già citato in precedenza fin dai primi giorni a Zonderwater da Gennaio 1941 a Gennaio 1946 ha realizzato il Progetto dell'onorata Sepoltura dei nostri compagni di prigionia che dormano nel sonno della Pace in terra lontana dalla Madre Patria e che non saranno mai dimenticati perché la Cappella Votiva,ultimata in questi ultimi giorni di prigionia, é Li che si erge dal centro del Cimitero a guardia di tutte le Croci dei singoli soldati che sono rimasti Li nel Cimitero ben custodito,e dove la pietra marmorea , al centro dell'Altare Maggiore,porta scolpito il motto,già, accennato in precedenza del Magg.Medico Gagliardi ,che ripeto: VINTI NELLA CARNE INVITTI NELLO SPIRITO¬ L’ITALIA LONTANA VI BENEDICE IN ETERNO. Chiudo questo mio sommario ricordo con l'augurio che guerre non si abbiano più a verificare e subire per tutto il Popolo del mondo intero. Le guerre non realizzano ma distruggono ogni progetto che ogni giovane sogna. (Partito militare il giorno 18 Maggio 1937 rientrato in patria il giorno 18 Marzo 1946,fatta eccezione di qualche giorno dì licenza avuta nel 1940, non ultimata perché richiamato d'urgenza nel servizio.) Allegata fotocopia del settimanale dei P.G.I. ché evidenzia alcune opere menzionate nel racconto datata Novembre Dicembre 1945. Ex prigioniero di guerra matricola numero 20376. ABBENDA PIETRO
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