Vurria vurria

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Servizi Culturali è un'associazione di scrittori e lettori nata per diffondere il piacere della lettura, in particolare la narrativa italiana emergente ed esordiente. L'associazione, oltre a pubblicare le opere scritte dai propri soci autori, ha dato il via a numerosissime iniziative mirate al raggiungimento del proprio scopo sociale, cioè la diffusione del piacere per la lettura. Questa pagina, oltre a essere una specie di "mappa", le raggruppa per nome e per tipo. I link riportano ai siti dedicati alle rispettive iniziative.

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DESCRIZIONE:

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Penso che questa società multietnica sia una benedizione di Dio, nel senso che farà riaccendere anche nei cuori più incalliti la fiammella della fede in Dio-Amore, favorendo una possibile cultura unitaria. L’Integrazione Culturale dovrà essere… L'AUTORE: Vincenzo Troilo è nato a Napoli nel 1945, vive e lavora in provincia di Varese da circa quarant'anni. E' appassionato di Fisica, Matematica e Filosofie Orientali ed è un esperto di Advaita Vedanta.

Titolo: Vurrìa Vurrìa Editore: 0111edizioni Pagine: 266

Autore: Vincenzo Troilo Collana: Gli Inediti Prezzo: 16,00 euro

13,6 euro su www.ilclubdeilettori.com

Leggi questo libro e poi... - Scambialo gratuitamente con un altro oppure leggilo gratuitamente IN CATENA[leggi qui] - Votalo al concorso "Il Club dei Lettori" e partecipa all'estrazione di un PC Netbook [leggi qui] - Gioca con l'autore e con il membri della Banda del BookO (che si legge BUCO): rapisci un personaggio dal libro e chiedi un riscatto per liberarlo [leggi qui]


E' la nostra web tv, tutta dedicata ai libri. Se hai il video della tua presentazione, oppure un videotrailer del tuo libro, prima pubblicali su YouTube, poi comunicaci i link. Dopo aver valutato il materiale, lo inseriremo nel canale On-Demand di TeleNarro. Se hai in programma una presentazione del tuo libro nel Nord Italia e non hai la possibilità di girare il filmato, sappi che c'è la possibilità di accordarsi con Mario Magro per un suo intervento destinato allo scopo. Contatta Mario e accordati con lui.

PARLANDO DI LIBRI A CASA DI PAOLO ogni mercoledì alle 21 in diretta su TeleNarro La trasmissione di Paolo

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Federici dedicata ai libri. Ogni mercoledì alle 21 in diretta su TeleNarro. E' possibile vedere le puntate già mandate in onda sul canale OnDemand

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IL CASSETTO DEI SOGNI A differenza di "Parlando di (prima trasmissione libri a casa di Paolo", questa prevista a FEBBRAIO 2010) trasmissione, condotta da Mario Magro e sponsorizzata dalla nostra associazione, tratterà solo libri della 0111edizioni. Anche in questo caso, i libri presentati sono scelti dal conduttore, che li seleziona fra una rosa di titoli proposti dalla casa editrice. VAI AL SITO

E' però possibile richiedere una puntata dedicata a un libro specifico, non compreso nell'elenco di quelli selezionati, accordandosi direttamente con il conduttore, Mario Magro.

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Con EasyReader puoi dare un'occhiata ai nostri libri prima di acquistarli. Sono disponibili online in corpose anticipazioni (circa il 30% dell'intero volume), che ti consentiranno di scegliere solo i libri che preferisci, evitando di acquistare "a scatola chiusa". In più, con l'iniziativa Adottaunlibro, puoi richiedere in regalo il libro che sceglierai. VAI AL SITO

CONCORSO IL CLUB DEI LETTORI VAI AL SITO

Se hai letto un libro di un autore italiano (edito da qualunque casa editrice), votalo al concorso Il Club dei Lettori e partecipa all'estrazione di numerosi premi. La partecipazione al concorso è gratuita.

In questo gioco a premi avvengono rapitimenti un po' anomali: le Gioca con la Banda del Booko vittime sono personaggi di romanzi, che verranno poi "nascosti" in altri romanzi a discrezione dei rapitori e per la liberazione dei (che si legge quali è richiesto un riscatto all'autore. BUCO) all'ANONIMA Qui entra in gioco la "Squadra di Pulizia", che tenterà di liberare il personaggio per evitare all'autore il pagamento del riscatto. In SEQUESTRI VAI AL SITO

questa fase sono anche previsti tentativi di corruzione da parte dei Puliziotti nei confronti dei rapitori... ma non è il caso di spiegare qui tutto il funzionamento del gioco... per il regolamento è meglio fare affidamento all'APPOSITA PAGINA. E' possibile giocare e andare in finale nei ruoli di RAPITORE, VITTIMA, PULIZIOTTO, GIUDICE e PENTITO. In palio c'è un premio per ognuna delle 4 categorie. Il premio, di cui inizialmente viene specificato solo il valore massimo, viene scelto dai rispettivi vincitori dopo il sorteggio.



www.0111edizioni.com www.ilclubdeilettori.com

VURRÌA VURRÌA Copyright © 2010 Vincenzo Troilo ISBN 978-88-6307-278-5 In copertina: Immagine Shutterstock.com

Finito di stampare nel mese di Aprile 2010 da Digital Print Segrate - Milano


Vincenzo Troilo

VURRÌA, VURRÌA…

www.0111edizioni.com


Non c’è azione nel mondo che sia priva di conseguenze; questa è la Legge della Natura. Per esempio: un dito che viene tagliato comincia immediatamente a sanguinare; il risultato del taglio è istantaneo. Il seme che viene interrato diventa germoglio dopo giorni ma, per dare frutti, impiega vari anni. Ogni azione ha quindi una conseguenza, ma l’intervallo di tempo, tra l’azione ed il risultato, varia caso per caso. Chi è consapevole di questa verità difficilmente commetterà azioni errate, perché sa che le azioni buone producono risultati buoni, e le azioni non buone portano non buone conseguenze. Riconoscere la Legge del Karma farà sì che gli uomini vivano correttamente senza shock (DHS) non risolti in tempo o recidivanti! Il corpo di cui ci rivestiamo è la risultante karmica delle nostre azioni passate. A tempo debito, dal DNA dove è spiralato il karma trascorso, maturano i 3 Foglietti endoderma, mesoderma e ectoderma: il corpo! Matureranno poi altri semi che, naturalmente, seguiranno le 5 Leggi Biologiche del dottor Hamer.

Per suggerimenti e critiche costruttive scrivere a: Vincenzo Troilo discriminare@alice.it


All’amico don Mario Mazzoleni, tornato all’Oceano d’Amore.

Cosciente di varcare la soglia dell’ignoto metafisico, confido sulla mia modesta esperienza, sulle Sacre Scritture vediche, le Upanisad, sui Sacri Vangeli ma, soprattutto, confido su Bhagavan Sathya Sai Baba, il Vedasvarupa di quest’Era, il Santo dai Piedi Scalzi, l’Incarnazione del Puro Amore, che vive in carne ed ossa a Prashanti Nilayam, Puttaparttī, India. Mi affido alla Sua benevola e saggia guida!



INDICE Pagina

Descrizione

9

-I°CAP-

PER INIZIARE A CAPIRE

23 49 55

-II°CAP-

DUE PENNE INTRODUTTIVE - Singolarità Ineludibile - Algoeuristica

61

-III°CAP-

COLLOQUIO CON L’AMICO TODESCHINI

81 105

-IV°CAP-

METODO ALGOEURISTICO - Leggi Biologiche del dottor Hamer

115 141 159

-V°CAP-

FISICA UMANISTICA - Punto Focale della Bioegodinamica - Formalizzazione

211 211 221

-VI°CAP-

ALCUNE CONCLUSIONI PER CAPIRE BENE - I neutrini e la vita primordiale - Durante i diversi periodi storici

231 231 243 251 257

-VII°CAP-

PER CAPIRE BENE E MEGLIO - Esperimenti decisivi della Fisica - Soluzione di coaguli energetici mentali - Io sono Io, Io sono Atma - Esistono gli Extraterrestri?

267

BIBLIOGRAFIA


BUONA E PROFICUA LETTURA!


Vincenzo Troilo

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PER INIZIARE A CAPIRE (- I° CAPITOLO -) Lo sviluppo di questo scritto segue la traccia della Tradizione secondo la quale i Principi Primi sono l’essenza dei Principi Secondi che permettono poi lo sviluppo pratico di entrambi. In altre parole, i noti Principi Metafisici sono considerati Primi mentre quelli Matematici sono considerati Secondi. Dall’unità di entrambi (Primi e Secondi) nasce ciò che chiamo Principi Fisici, che permettono di sperimentare e quindi verificare i Primi e i Secondi. Conseguente ai Principi Fisici sono quelli Post Fisici dai quali si può ipotizzare uno stato di Post Mortem abbastanza verosimile, nel senso di ritenere il Post Fisico come stato teorico del Metafisico. La capacità umana di indagare il Post Fisico e quindi il Metafisico, e di progredire nel regno dell’Universale e dell’Assoluto, deve essere ancora sviluppata, perché ancora impuro è il cuore dell’uomo, il quale deve comprendersi iniziando un sincero e profondo dialogo con sé stesso. Infatti, è proprio nel dialogo con sé stesso che la ricerca della verità trova il maggiore sviluppo e progresso. Il filosofo ermeneuta Hans Georg Gadamer diceva: “L’esperienza di verità si da solo nel dialogo, in quella dialettica di domanda e risposta che alimenta il movimento circolare della comprensione.” L’interpretazione filosofica quindi non si deve limitare alla sola intellettività dei testi, ma deve esigere una esperienza vissuta (iniziando con un dialogo con sé stesso) di ciò che i testi esprimono solo a parole. Questo modo di esperire la filosofia è parte di un Educare che non appartiene all’istruire, cioè all’ordinaria educazione. Bisogna comprendere la distinzione tra educazione e Educare: la educazione punta all’informazione mentre Educare mira alla trasformazione, l’educazione è limitata ai livelli fisico e mentale e deriva da Educare che è relativo ai sentimenti profondi e alla purezza di cuore. Il pensiero, la parola e l’azione, cioè il modo di vivere, dovrebbero scaturire dal cuore con coerenza, questa è l’essenza di Educare: la COERENZA al cuore del modo di vivere!


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Vurrìa, vurrìa…

Soltanto quelli dotati di conoscenza pratica e saggezza sono in grado di comprendere veramente e apprezzare il concetto di Educare. Anche dopo aver ottenuto molte lauree, se si manca di purezza di cuore non si può essere definiti Educati veramente. L’essere umano deve realizzare la verità che i Sacri Testi esprimono simbolicamente come distanza dell’uomo da Dio; in verità questa distanza è la stessa che egli ha da Sé stesso quando, ad esempio, alza gli occhi al cielo. Da giovane mi ritrovavo spesso col naso all’insù a rimirare il cielo terso e pulsante di luccichii che sembravano volermi parlare e chiedermi perché tale meraviglia non suscitava in tutti i cuori lo stesso amore, perché in alcuni suscitava addirittura odio mortale? Di notti stellate, piene di calura tra i vicoli di Napoli, se ne vivevano tante in estate, e quindi tante volte preferivo uscire all’aria aperta per cercare un po’ di refrigerio. Oggi, che ho i capelli imbiancati dall’età e vivo lontano da Napoli (miseramente peggiorata con una sinfonia ululante crescente, delinquenziale in modo esponenziale!), spesso rivivo quei momenti magici e ingenuamente mi richiedo: Dove mai si può trovare la chiave del mistero di questa meraviglia di cielo stellato? Dove si trova la chiave dell’Universo che tanto mi affascina, spesso addirittura fino ad una lacrima d’amore? In quel momento il pensiero torna laggiù, nel mio natìo; l’anima tutta si distende come zucchero caramellato, e aleggia nel cuore un antico amore. Una melodia vagheggio, mentre nei vicoli risento un lamentìo che si affievolisce - Vurrìa, vurrìa… -, diventa il pianto di un bambino, l’incanto di una voce che ritorna scugnizza, si rompe, rimbalza lenta tra i muri addormentati e, pulsante, arriva alla mia memoria … e un dolce nome mi sovviene! O melodia dell’anima, che tutto ritieni e mimi, nel tempo ogni inganno in te diventa lecito dolore, pur di compiacere, tiranno, il tuo padrone e signore che trasfigura in ego i vortici d’amore tra i poli di una possente calamita chiamata vita, dove l’anima viene attirata ora da un polo ora dall’altro polo, fino a che si svuota di ogni desiderio e diviene libera e pacifica, pronta per la fusione agognata in Quello, l’Infinito Oceano del Puro Amore. I miei studi filosofici, che tanto desideravo fare da giovane, furono successivamente fatti in libertà, cioè senza alcun obbligo scolastico e senza coerenza all’Educare.


Vincenzo Troilo

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Solo da quando ho ricevuto il darśana 1 di Sri Bhagavan Sathya Sai Baba la prima volta, gennaio 1997, cerco sempre la coerenza in ogni angolo spigoloso del mio carattere, ma spesso essa è ancora molto difficile da realizzare. Sono sempre stato attirato dai misteri trascendenti esoterici, piccoli e grandi, per cercare di comprendere al meglio la coerenza neotestamentaria del Messaggio Universale del Cristo Cosmico, insito negli antichissimi Libri Vedici, fondamenti inoppugnabili dell’unica Tradizione per Occidente e Oriente, che è non locale e tanto meno legata ad una Religione, ma che sicuramente è alla base di tutte, nessuna esclusa. Le Istituzioni religiose in Italia si stanno rendendo sempre più conto di una vaga smania spirituale che, con sempre più crescente intensità, serpeggia tra i giovani e i meno giovani, indipendentemente dalla loro distanza dalle stesse Istituzioni. Probabilmente è in atto una specie di rivoluzione più potente e generale di qualunque altra l’uomo abbia mai affrontata fino ad oggi. Non è una rivoluzione politica, non economica né tecnologica, anche se coinvolge tutti e tutto, è bensì una rivoluzione spirituale. Essa sta sempre più chiarificando la visione dell’uomo interiore affinché possa vedere, con più chiarezza mentale, la Realtà della realtà oggettiva, cioè quel Sé che tutto avvolge e riempie, rispettivamente come Sé Universale e Sé Individuale. Con questa crescente consapevolezza egli avrà presto un impatto che lo avvolgerà ed arricchirà, singolarmente e comunitariamente nel mondo, trasformando tutta l’umanità in un fiume di ricercatori della Verità, che scorrerà dolcemente verso il Mare Infinito della Divinità trascendente ed immanente chiamata Amore, Puro Amore. L’essere umano ha quindi in Sé, quale sua vera Natura, una potenza immane impensabile, difficilmente descrivibile con le sole parole. Domandiamoci allora: quale è la sorgente di tutti questi poteri che continuamente si svelano ai semplici (puri) di cuore? Se andiamo a fondo vediamo che in natura esistono due elementi basilari, principiàli e “a priori”: Spazio ed Energia. La Energia è la FORZA che utilizza e foggia lo Spazio, dallo stato fluidodinamico alle varie FORME sensibili: mattoni dell’Universo. 1

Punto di vista, visione.


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Il Corpo Grossolano è il veicolo usato dall’Energia Cosmica Vitale, plasmato 2 con una Forma, strutturata dallo e nello Spaziofluido. Il Corpo Sottile invece ha la Forma del Pensiero e dei Sentimenti, strutturati/suscitati dai e nei Desideri. Se e quando si trascende il Corpo Sottile, la consapevolezza della Energia Cosmica, la nostra Realtà Assoluta o Sé, si manifesta alla Coscienza. Come il corpo grossolano, così anche quello sottile è una parte integrante della composizione dell’uomo, ad iniziare dalle cellule procariote (senza nucleo) di diversi miliardi di anni fa. Dal Capitolo I° pagina 48 di “Grazie dottor Hamer” di C. Trupiano riporto testualmente: <<Recenti ricerche in Biologia hanno confermato che la vita di una cellula dipende principalmente dalla membrana esterna, dove risiedono le PIM (Proteine Integrali di Membrana), deputate al transito in entrata e in uscita di tutti i segnali. Sono proprio i segnali esterni che hanno determinato, in miliardi di anni di evoluzione, la formazione dell’attuale stato cellulare, nucleo e DNA compreso. Infatti, se volete eliminare una cellula, basta ledere la membrana plasmatica esterna, mentre togliendo nucleo e DNA la cellula continua a vivere. All’inizio le cellule erano PROCARIOTE (senza nucleo) e per miliardi di anni hanno popolato la Terra, poi si sono evolute acquisendo ed elaborando nel tempo i segnali esterni ambientali. Questi si sono trasformati in “informazioni” immagazzinate e raccolte nel NUCLEO e nel DNA, per conservare la MEMORIA di quanto acquisito. Ma questo NUCLEO non sta lì a programmare malattie, anzi continua a modificarsi nel tempo e questo solo in base ad altri segnali ricevuti dall’esterno attraverso la membrana. Secondo il biologo Bruce Lipton queste continue modifiche e adeguamenti ai segnali esterni sono ciò che chiamiamo semplicemente EVOLUZIONE DELL’UNIVERSO; secondo il dottor Hamer, queste continue modifiche sono CONFLITTI BIOLOGICI che ci permettono di evolvere, superando l’ostacolo. È interessante rilevare come le ricerche di Lipton e di Hamer si supportino scientificamen2

Genesi 2, 8


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te. Grazie ai due scienziati, stiamo assistendo al raggiungimento di uno straordinario traguardo comune: la definitiva prova scientifica (assieme a quella di Marco Todeschini con la sua Psicobiofisica. N.d.A.) del coinvolgimento della Psiche umana nei processi patologici e nei processi biochimici del corpo animale/uomo. Le conseguenze delle loro ricerche sono sconvolgenti, perché con la Nuova Medicina di Hamer viene ribaltata la Diagnostica della Medicina e con la Nuova Biologia di Lipton viene annullato il determinismo esclusivamente meccanico cellulare.>> Con la Psicobiofisica di Todeschini si scopre la tecnologia elettronica che va dalla Psiche ai vari Organi, anche corpuscolari, dei cinque sensi esplicativi/introspettivi e dei sensi motori collegati. La scoperta, poi, dell’ego legato ad ogni forma (egospin delle forme) grazie alla Egodinamica, si può comprendere meglio la esistenza dei cervelli locali di ogni Organo, legati tutti al Cervello centrale. Tutto ciò apre la strada allo straordinario percorso di rivalutazione degli Individui e della loro componente psichica, riaprendo anche il discorso sulla reincarnazione come necessaria evoluzione. Infatti, si può dire che una persona può togliersi i corpi grossolani, nei quali ha preso residenza temporanea, tante volte quante volte si taglia le unghie; invece il Corpo Sottile persiste molto a lungo e ce lo trasciniamo dietro, di vita in vita, come una collana/catena al collo, che può essere pregiata o miserabile, ma resta pur sempre una catena che ci trasciniamo e che va a conformare le nostre reiterate, necessarie, reincarnazioni, che sono fasi indispensabili agli aggiustamenti biologici, in funzione della meta finale che ha la Vita. Il dottor Hamer ha trovato una classificazione istologica dei tumori in base alla storia evolutiva o all’embriologia. In tal modo essi trovano una loro collocazione se ordinati in base alla storia evolutiva ovvero secondo il criterio di appartenenza dei diversi Foglietti Embrionali. Se il Cervello nell’uomo (e nell’animale) è davvero il Computer, formatosi nel corso di milioni di anni, dell’Organismo, logicamente anche gli Organi corporei corrispondenti sotto il profilo evolutivo devono coabitare nel Computer Cervello!


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L’essere umano dunque, deve essere una unità complessiva formata da Corpo, Mente e Spirito. Il più delle volte lo Spirito viene identificato con il Sé Assoluto per semplificare il discorso, anche perché lo Spirito ne è il Riflesso Incarnato, ma ciò non deve far confondere, perché il Sé Assoluto non si reincarna, è sempre presente in tutte le indefinite dimensioni di cui è il solo ed unico sostrato vitale. L’Anima dell’individuo condivide le qualità della eterna e immutabile Immortalità, ciò è reso evidente solo se la purezza mentale è tale da farlo trasparire. Più la Mente (chiamata anche ego o cuore) è pura, più “la gloria di Dio è visibile”: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio!”, ripeteva Cristo incarnato in Gesù. Anche la Natura, lo spaziofluido, ossia il mondo fenomenico, è eterno, ma con una differenza: esso è sottoposto all’eterno divenire, non è mai lo stesso, pur persistendo per sempre. Una interessante peculiarità del nostro cervello è rappresentata dalla diversità funzionale tra i due emisferi: infatti, mentre nell'emisfero sinistro si trovano i centri del linguaggio e, più in generale, le capacità logiche e matematiche, l'emisfero destro è sede dell'astrazione e delle capacità artistiche e musicali, insomma della creatività. Il cervello umano pesa circa 1,3-1,5 Kg di tessuto gelatinoso, composto da cento miliardi di cellule (i neuroni), ognuna delle quali sviluppa in media diecimila connessioni con le cellule vicine. Durante la vita fetale l’organismo produce non meno di 250 mila neuroni al minuto, ma circa un mese prima della nascita la produzione si blocca e per il cervello inizia la seconda fase che durerà tutta la vita: la continua connessione tra le cellule neuroniche. In questo processo le cellule che falliscono le connessioni vengono eliminate. La morìa diviene imponente dai 30-40 anni di età, quando, senza che l’organismo le sostituisca, le cellule cerebrali cominciano a morire al ritmo di centomila al giorno ma senza un corrispondente declino mentale: la capacità delle connessioni preserva infatti le facoltà mentali acquisite perché la mente è legata ai semi karmici. Il Cervello umano è il risultato della sovrapposizione dei tre tipi di cervello apparsi nel corso dell’evoluzione dei vertebrati. In Fig. 0 vediamo dal basso (alla base del cranio), il cervello più antico o


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rombocefalo, specializzato nel controllo di funzioni involontarie come vigilanza, respirazione, circolazione e tono muscolare, comprende il cervelletto e le parti del midollo spinale che si allungano nel cervello. Salendo c’è il mesencefalo: una piccola porzione di tessuto nervoso costituita dai cosiddetti peduncoli cerebrali e dalla lamina quadrigemina. Poi c’è il prosencefalo, la parte più moderna, suddiviso in diencefalo e telencefalo. Il primo, chiamato anche “sistema limbico”, contiene strutture come talamo, ipotalamo, ipofisi e ippocampo, da cui provengono sensazioni come fame, sete o desiderio sessuale. Infine la parte più recente in assoluto: la corteccia, dove hanno sede le funzioni dell’intelligenza e del linguaggio.

Fig. 0 - Il Cervello umano

Il premio Nobel R. Sperry ha effettuato negli anni Sessanta del Novecento un gran numero di ricerche su individui con emisferi separati: si trattava di pazienti epilettici a cui veniva reciso il corpo calloso, cioè la struttura di collegamento tra i due emisferi. Ciò determinava un netto miglioramento delle condizioni di questi pazienti per ciò che riguardava l'epilessia; ma sottoponendo questi individui a semplici test, essi si comportavano come se fossero due persone


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distinte. A seconda del tipo di stimolo veniva attivato l'uno o l'altro dei due emisferi e si osservavano perciò risposte diverse: se per esempio questi pazienti venivano bendati e si chiedeva loro di riconoscere al tatto una chiave e di usarla, questi sapevano usare la chiave se si trovava nella mano sinistra, ma non riuscivano a darle un nome: ciò si spiega se si pensa che l'informazione proveniente dalla mano sinistra va all'emisfero destro, che è muto, in quanto il centro del linguaggio è situato nell'emisfero sinistro. In realtà con il progredire degli studi sul cervello si è visto che esso possiede una forma di plasticità che gli permette di riorganizzare e ridistribuire le funzioni corticali: si è osservato, per esempio, che dopo l'amputazione di una parte del corpo, l'area corticale collegata a essa stabilisce connessioni nuove con altre parti del corpo. Insomma, il cervello non finisce mai di stupirci! Ma se, lasciati per un momento i complessi circuiti cerebrali proviamo ad affrontare il problema del rapporto tra cervello e mente, ci rendiamo conto che le cose si complicano notevolmente. Come possiamo correlare la coscienza dell'uomo e il suo corpo? Quali sono le basi fisiche dei fenomeni mentali? Il dibattito, ancora oggi attualissimo, ha visto, fin dai tempi più antichi, contrapporsi due posizioni distinte: quella materialista e quella dualista. Cartesio fu sostenitore della posizione dualista: egli distingueva nettamente la materia propriamente detta (res extensa) dalla parte pensante (res cogitans). La fisiologia meccanicistica di Cartesio considera il corpo degli animali e quello dell'uomo come una macchina, il cui funzionamento dipende dal movimento coordinato di ingranaggi; tuttavia Cartesio ritiene che solo nell'uomo esista l'anima, cioè l'aspetto razionale che caratterizza l'essere umano e lo distingue dagli animali. Egli aveva ipotizzato anche una sede fisica dell'anima, la ghiandola pineale, una piccola ghiandola, che oggi chiamiamo epifisi, posta alla base del cervello: solo attraverso questa struttura potevano interagire quindi lo spirito e la materia. Alla teoria dualista si contrapponeva la posizione materialista del filosofo Hobbes, secondo cui il cervello è sì una macchina molto complessa, ma è pur sempre una macchina, il cui funzionamento ha basi esclusivamente di tipo fisico. Il dibattito tra i sostenitori delle


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due teorie è attivo ancora oggi e si articola in una serie di posizioni teoriche diverse che coinvolgono in un lavoro comune studiosi di varie discipline: la filosofia, la psicologia, la neurobiologia, la informatica e altre ancora. Si tratta di un insieme di menti umane afferenti a vari campi di ricerca, che tentano di dare risposte a quesiti del tipo: come è organizzata la mente umana? Esiste un limite alla conoscenza? Cos'è e come funziona l'intelligenza? Che cos'è la coscienza del Sé? Tentiamo di dare qualche nota sintetica basandoci su alcune delle principali linee di pensiero relative a questi temi, riferendoci ad alcuni dei più importanti studiosi che si sono occupati più o meno recentemente dei problemi della mente. La teoria che si può considerare derivata dal dualismo cartesiano è il dualismo del filosofo Popper e del neurofisiologo Eccles, secondo i quali i fenomeni mentali derivano dalla interazione tra linguaggio e relazioni sociali, da una parte, e cervello e attività cerebrali dall'altra, il tutto mediato dall'apprendimento. Per quanto riguarda l'altro versante teorico, quello delle teorie che afferiscono a una interpretazione monistica e che possiamo considerare derivate dalla visione materialista di Hobbes, il panorama si presenta molto più articolato e complesso. Secondo il materialismo riduzionista esistono basi esclusivamente di tipo materiale dei fenomeni mentali che semplicemente ancora non conosciamo; via via che procederanno gli studi sul sistema nervoso sarà possibile dare spiegazioni specifiche a tali fenomeni. Per il funzionalismo, a cui è collegata la psicologia cognitivista, nonché gli studi sull'intelligenza artificiale, è necessario prescindere dalle basi materiali della mente - i circuiti cerebrali - e dedicarsi a studiare le funzioni prodotte dalla mente; l'analogia maggiormente utilizzata dai funzionalisti è quella di paragonare il Cervello umano al Computer, di cui possiamo tralasciare i circuiti materiali per occuparci esclusivamente del programma in uso. Allo stesso modo per conoscere il funzionamento della mente dobbiamo studiare solo le modalità con cui il cervello elabora le informazioni, trascurando l'aspetto neurofisiologico su cui si basano le funzioni stesse. L'esemplificazione, spesso utilizzata per chiarire questi concetti, è che la mente sta al corpo come il software sta all'hardware, anche se piuttosto riduzionistica!


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Secondo il darwinismo neuronale di G.M. Edelman, il cervello, nel corso del suo sviluppo, va incontro a una serie di modificazioni; la teoria della selezione di gruppi di neuroni ipotizza l'esistenza di un patrimonio genetico individuale il quale, entrando in relazione con l'ambiente esterno, va incontro ad autocorrezioni dovute a specifiche selezioni dei neuroni. Un altro interessante filone di ricerca su queste tematiche è rappresentato da A.R. Damasio che introduce il ruolo determinante delle emozioni nelle funzioni della mente. A questo proposito si può leggere il saggio di Damasio: “Emozione, processo decisionale ed etica”- Frontiere della vita vol.3 pag. 231-. Per concludere questo breve inizio che ha appena sfiorato alcune delle tematiche più significative degli studi sul cervello-mente, vorrei citare la metafora della stele-cervello proposta dal neurobiologo P. Calissano: "Di fronte a questi problemi il neurobiologo è un po' come il primo archeologo al cospetto della stele di Rosetta. In questa stele era infatti inciso lo stesso testo in tre alfabeti e due lingue: greco, demotico (che era la versione in corsivo della lingua egizia) e geroglifico. Grazie alla precedente conoscenza del demotico e del greco fu possibile decrittare i simboli della terza lingua espressa, appunto, in geroglifici" -Neuroni. Mente ed evoluzione-GarzantiEdPer quanto riguarda il cervello-mente, conosciamo già le prime due lingue: le modalità di natura elettrica e chimica con cui comunicano i neuroni tra loro e con tutto l'organismo e le reti nervose che connettono ed elaborano le informazioni, assieme alla Psicobiofisica del nostro scienziato bergamasco Ing. Marco Todeschini e alle Cinque Leggi Biologiche scoperte dall’oncologo dottor Hamer. Rimane da conoscere la terza lingua ancora ignota: quella dei geroglifici della mente, ma a questo proposito basta applicare la basilare Legge dell’Amore intimamente legata alla Legge del Karma, di cui la Bioegodinamica è una semplice particella introduttiva! A questo punto è necessario puntualizzare che la Fisica Umanistica è Legge dell’Amore, e poiché va alla radice PREpsicologica della mente; ritengo che più che di ego qui si parli dell’Amore, perciò mi sembra più opportuno parlare di BIOegodinamica piuttosto che di Egodinamica che, come termine, è più legato alla psicologia invece


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che alla BIOpsicologia. Per ben chiarire riporto le parole del dottor Hamer ne “La Germanica”, capitolo 7.4 pag.126: <<Che cosa significa soluzione “biologica” di un conflitto? Spesso ricevo delle offerte di collaborazione da parte di psicologi, terapeuti dell’ipnosi, operatori di biorisonanza o di PNL, che non posso accettare. Queste persone, che per lo più non hanno alcuna esperienza clinica, ritengono che si possano risolvere i conflitti, dei conflitti biologici, con “metodi sbrigativi”. Per non parlare del fatto che anche uno psicologo con il suo metodo, che nel frattempo si è rivelato altrettanto erroneo, può imbattersi per caso in un conflitto attuale e discutendone con il paziente può riuscire a farglielo risolvere, mentre spesso tale conflitto, a livello biologico, di fatto non avrebbe dovuto essere risolto. Questi psicoterapeuti inesperti di Nuova Medicina Germanica non sanno affatto che cosa siano un conflitto biologico (DHS) e il relativo programma (SBS). Anche gli ipnoterapeuti possono a volte risolvere un conflitto sebbene non siano in grado di inquadrarlo biologicamente. Inoltre la ipnosi profonda ha il GRANDE SVANTAGGIO di creare spesso una nuova DHS che non si sa se si potrà risolvere in seguito come sperato. Conosco molto bene entrambi questi tipi di persone dal tempo in cui lavoravo nella psichiatria e li considero pericolosi per la loro ignoranza della NMG. Ritengo che PNL 3 e biorisonanza siano una grande illusione per quanto riguarda la soluzione di conflitti biologici e di programmi speciali biologici e sensati (SBS). Tutti i loro metodi presuppongono che questi programmi SBS siano cattivi, “maligni”, per cui tutti i conflitti (anche biologici) secondo loro devono essere “eliminati con la terapia”. Tutti i processi chiamati maligni hanno invece il loro senso biologico, anche la soluzione del conflitto e ciò che ne consegue.>>

Poiché nella medicina attuale la PSICHE ha la brutta reputazione di essere impalpabile, quindi estranea alla verifica STRUMENTALE SCIENTIFICA, occorre mettere i FOCOLAI DI HAMER (quale verifica strumentale dell’influenza diretta della Psiche sul Cervello e sull’Organo) sotto il naso degli scettici affinché si sveglino alla NUOVA MEDICINA e non continuino a far fare una misera fine ai loro pazienti, per ottusa ignoranza delle Cinque Leggi Biologiche! 3

Programma Neuro Linguistico


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Vurrìa, vurrìa…

Le basi del mondo materiale, che come detto sono a priori Energia e Spazio, sono eterni ma agiscono e interagiscono senza sosta, manifestandosi in vari e molteplici modi solo sensibilmente differenti. L’Anima individuale o Sé Incarnato, NON trae la sua origine né dallo Spazio fluido né dalla Energia vitale, come invece avviene per il suo riflesso egoico detto anche egospin; NON è di natura materiale, quindi è eterna ed immutabile e non può essere comparsa grazie all’impatto dell’Energia vitale sullo Spazio fluido, o viceversa. I composti andranno soggetti a disintegrazione (egospin), ma ciò che è se stesso ab inizio, cioè “a priori”, non può scomporsi. L’Anima, che non è dunque il risultato di una composizione, non può essere scissa perché naturalmente semplice, pertanto si può tranquillamente affermare che essa è asessuale, non ha nascita né morte, NON PUO’ essere GENERATA né CREATA ex nihilo, ma semplicemente è, come scintilla dell’Assoluto Sé Universale. Infatti, alcuni fisici moderni sono arrivati, anche se con molta riluttanza, alla conclusione che la realtà materiale fluisce dalla Coscienza al Mentale, proiettando in tal modo l’Implicato come Esplicato o Universo oggettivo. Freeman Dyson, un fisico brillante che in gioventù ha contribuito alla comprensione del potenziale elettrodinamico, si è spinto così lontano da scrivere un articolo serio pubblicato sul prestigioso giornale scientifico Reviews of Modern Physics sulla vita senza carne e sangue. Dyson ha ipotizzato che se il pianeta Terra diventasse inospitale per la vita come noi la conosciamo, essa potrebbe esistere in forma primordiale nell’Universo sotto forma di Coscienza Consapevolezza. Praticamente egli ribadisce: a) che questo Universo è impulsato dalla Pura Coscienza; b) che il nostro Universo molto probabilmente si è evoluto con una tecnologia (e quindi una scienza) contro la matrice della Coscienza Universale che onnipervade l'intero Universo; c) che questa Coscienza è immanente in ogni particella elementare dell'Universo, ma raggiunge la sua forma più evidente e ricca nella razza umana; d) che infine la Pura Coscienza non ha inizio né fine, ma ciò che Essa esplica, impulsandolo, pur non avendo un inizio, può ave-


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re una fine con l’annichilimento dell’ego e di conseguenza esperire la Pura Consapevolezza in modo costante ed integrato. Come nutriamo il corpo e ci preoccupiamo della sua conservazione e manutenzione, così dobbiamo nutrire Consapevolezza e Intelletto con del cibo buono e sostanzioso idoneo; se non lo facciamo, saranno “affamati” e si getteranno su ogni tipo di “alimento” inadatto. Dobbiamo perciò dar loro il giusto nutrimento, allora sì che funzioneranno bene, cioè illumineranno l’Atma e ci aiuteranno a comprendere profondamente il fatto che Essa è in tutti. Invece abbiamo una tendenza egoistica a trascurare queste buone e semplici indicazioni, e ciò porta ad evidenziare la contraddizione fra le varie parti degli esseri umani, fra i loro corpi e la loro Natura spirituale trascendente, contraddizione che si manifesta con sempre più violenza fra le esigenze dell’Uomo Spirituale e quello Psicofisiologico. I segni evidenti di questa contraddizione sono sempre più abietti e, nel sociale, stanno divenendo sempre più orrendamente eclatanti! Sembra quasi che nessuno sia interessato a sganciarsi dal proprio destino, come se tutti fossero innamorati delle proprie pesanti e dolorose catene che hanno tutti legate al proprio collo, fingendo di non vederle (?), solo per una paura atavica insopportabile? Spero proprio di sbagliarmi! Comunque sia, auguro che le pene e gli affanni trascorsi ci siano di buon esempio e di sprono per una vita felice ed in pace con noi stessi, riportando utilmente alla memoria i momenti efficaci per la nostra vera e sana crescita, nella consapevolezza della Realtà Spirituale, la piena coscienza delle parole del Cristo incarnato in Gesù, in Maometto, Krsna, Buddha, Confucio, Mazda, Yahvé, Visnu, Rama, Sathya Sai Baba, ecc. che ci rassicura ed assicura che tutti gli esseri umani sono Dio Stesso: “Voi siete Dèi!” 4 , il Sé, afferma con decisione Cristo in Gesù, perciò possiamo attingere alla Conoscenza solo quando sveliamo la nostra natura Divina nei pensieri, parole ed azioni quotidiane, permettendo in tal modo alla Coerenza, cioè al Regno di Dio, di “veni-

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Citazione di Gesù: Vangelo di Giovanni 10, 34 citando Salmo 82, 6 del Vecchio Testamento.


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re” (“venga il Tuo Regno”) e annullare il regno terreno di creature finite, ovvero egolimitate! In tal modo qualsiasi DHS sarà risolta in tempo utile e non reiterata, e il corpo morirà per naturale ossidazione cellulare, dovuta solo ad una lunga vita di pace e amore, sarà una lunga e dolce vecchiaia. I Canti Devozionali (Bhajana) sono enormemente ricostituenti in questa vita fatta di affanni, danno forza e affinano il cuore. La devozione a Dio è la vera tecnica che ottiene la liberazione, ed è il più efficace degli esercizi spirituali. La devozione contribuisce alla crescita della saggezza, la devozione e l’odio non possono coesistere; quando una persona è colma di devozione l’ignoranza scompare, passo dopo passo. L’amore diretto verso Dio è il più proficuo e produce il bene più grande per tutti. Coltiviamo dunque la devozione a Dio. Un Canto in particolare mi coinvolge, lo riporto volentieri è il C20B5, dal volumetto “Canti Devozionali” della Mother Sai Publications: “Dentro il cuore di ogni uomo nel profondo c’è il Signore. Tolgo il velo che nasconde la libertà, troverò l’Amore. No, non mi farò più ingannare dalle apparenze. Tolgo il velo e diventerò felice veramente. Prenderò il mio coraggio, spezzerò le mie catene. Non mi volterò più indietro e vivrò il presente. Ora ascolterò la voce del mio cuore: vibrazioni dell’Amore. E vivrò la mia vita come una Canzone. Non finirò più di cantare il Nome del Signore. Canto forte; dolcemente amo tutti; ho tolto la mia mente. Ed allora scoprirò che non sono più solo. Tutto ormai fa parte di me. Sono il Signore!”

Adesso vi saluto, non mi resta che augurarvi una buona lettura…


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DUE PENNE INTRODUTTIVE (- II° CAPITOLO -) Questo scritto è la maturazione del primo scritto intitolato Singolarità Ineludibile che, fatto leggere al valente critico d’arte Cav. Giovanni Amodio di Taranto, ha avuto la sua pregiata recensione, sottoriportata e pubblicata anche su alcuni quotidiani locali qualche tempo dopo. In un prossimo futuro si potrebbe parlare di “Fine del Mondo” cioè “Har-Maghedon”, anche se in tempi recenti questo termine ha indicato una guerra nucleare distruttiva del mondo, il suo vero significato si collega a: “Il luogo dove si combatterà un grande e decisivo conflitto tra le forze del Bene e quelle del Male” Il Bene è il Puro-Amore, il Male è l’Ego-Mentale, cioè il Raja-Ego. In effetti il “Male” è l’esplicazione del “Bene” in una certa dimensione dove non sussiste la consapevolezza dell’Unità ma prevale la illusoria Dualità. In realtà il dualismo Bene/Male è solo la polarità dell’Unità, ma essi in concreto sono irreali, l’unica Realtà è il Bene! In termini matematici:

BENE = 1 ossia BENE=MALE; BENE = 1 MALE

L’Amore-Puro vincerà mai il Re-Ego, oppure una simile Battaglia è solo frutto della fantasia di epici uomini dell’antico passato? Intanto, il luogo dove la Madre di tutte le Battaglie avverrà, dove si trova? Si trova nel cuore degli uomini! È lì che la guerra si deciderà affinché si possano realizzare le parole di Cristo del Sermone della Montagna: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio!”, le quali da sempre coincidono con quelle di tutti i Saggi di ogni epoca. Nel Mahā-Bhārata, grande poema epico di cui fa parte la Bhagavad-Gītā, il Kuruksetra era un campo di Battaglia oggettivo che simboleggiava il cuore degli uomini. Krsna decise di distruggere il Male con la distruzione fisica delle persone malvagie, ma oggi lo stesso Krsna, il Cristo Cosmico incarnato in Sathya Sai Baba, ha detto chiaramente che vincerà i malvagi con la Potenza dell’Amore, e questa sarà la prossima, vera, Har-Maghedon, perché se dovesse


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uccidere tutti i malvagi dovrebbe uccidere quasi tutta la popolazione mondiale! Riporto la recensione di Amodio ad onor di cronaca, così come ricevuta dalle mani della poetessa Anna Marinelli, di cui mi reputo ammiratore ed amico, conterranea dello stesso Cavaliere Amodio: <<Il rapporto tra arte e scienza, tra sentimenti e scienza, tra Coscienza e Scienza, dai più supportati a differenti direzioni e discipline, in realtà stabiliscono parentele, simbiosi e osmosi, spesso più palesi di quanto la comodità interdisciplinare voglia ammettere. Se da un lato per la SCIENZA è dimostrabile quanto pegno debba all’Umanesimo, tant’è che nessuna scoperta scientifica si sottrae a due elementi come l’INTUITO e la CASUALITÀ (che sono fenomeni non certo scientifici), allo stesso modo, dalla indagine di studi approfonditi, nella filosofia, nella fisica e nella metafisica, ma anche nella stessa matematica, si ravvisano paradigmi, consonanze, speculazioni culturali, rapportati ai sentimenti. Del resto le neuroscienze stabiliscono ampiamente tali rapporti, non più come ipotesi, ma come dati reali. Su tale piano intellettivo e di straordinario studio, si concentra il libro di Vincenzo Troilo intitolato “Singolarità Ineludibile”, dove la peculiarità dell’individualismo “singolare” che traccia l’ineludibile unicità che sacralizza la persona e i sentimenti che esprime, come l’AMORE, qui divenuto oggetto di Purezza e di Forza Motrice primigenia, già intuite dalla poesia di Dante, ritrova soluzioni scientifiche ampiamente mostrate e dimostrate. L’intelligente lavoro di Troilo, che si avvale degli studi assimilati dalla adesione alle ricerche del Prof. Ing. Marco Todeschini e del Prof. David Bohm, anche se intesi in “senso puramente indicativo”, amplia il merito e il metodo e si distende nella capillare, preziosissima analisi, tra immanenza e trascendenza, tra verità e possibilità, tra fisica e metafisica. L’Amore diviene così non più e non solo trasporto inspiegabile e misterico, ma assoluto elemento “spaziofluido”, nel quale identificare lo scibile umano e le formule della più variegata acquisizione in campo della coscienza e della scoperta che l’uomo contiene in sé e che può anche ritrovare spiegazione logica, razionalità, purezza. Il saggio sublime dello studioso Vincenzo Troilo, è “ineludibile” nella oggettiva necessità di appartenere di volta in volta al lettore che ne conquista la portata di alto profilo. F.to Cav. Giovanni Amodio>>

Nel 2009, a seguito di alcuni eventi, ho ritenuto necessario specifi-


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care meglio alcune aggrovigliate formulazioni fatte nel 2008 e ampliare l’esposizione filosofica religiosa legata alla cultura vedica di Sri Bhagavan Sathya Sai Baba, l’Oceano di Puro Amore, onde porre meglio in evidenza il rapporto osmotico delle religioni in generale, in particolare tra la cristiana e la induista, e allo scopo ho ritenuto valido appoggiarmi ad una prefazione di un uomo in tonaca all’interno della religione cattocristiana e studioso della religione induista. Da questo studioso però ho avuto l’amara sorpresa che il tanto decantato ecumenismo della Chiesa Cristiana Cattolica Romana era, ed è, solo una facciata retorica; di fatto essa, con i suoi rappresentanti, anche di alto livello gerarchico, pensa ad un ecumenismo sottomesso ed accentrato a Roma. Infatti, quando l’intonacato estensore della prefazione ha bene inteso i miei sentimenti nei confronti di Bhagavan Baba, si è infuriato e ha ritirato la sua prefazione, ammonendomi di “stare alla larga da quell’angelo nero di Sai Baba” e di ritornare al più presto nell’ovile sicuro di Sanctæ Romanæ Ecclesiæ, fonte di sicura salvezza. Mi è sembrato di tornare indietro al preconcilio di diversi anni e, sentendo dai notiziari giornalistici il rientro di Lefevre nel seno della Madre Chiesa Romana, mi sono domandato se l’assurdo fosse divenuto prassi quotidiana, allora ho pensato di modificare il titolo del libro in “Domine, quo vadis? A Roma o ad Auschwitz? ”, anche perché di fatto è un altro libro, e riprendere e rimaneggiare la prefazione dell’intonacato mettendo in evidenza, assieme alle sue interpretazioni sull’induismo, i suoi molti lati ottocenteschi sull’idea di ecumenismo. Allo scopo rilevo uno scritto di Raimon Panikkar, che a metà del XX° secolo scriveva correttamente su tale argomento: <<Anche se la Chiesa in senso mistico può essere considerata come lo ambito di azione di Cristo nel mondo, il cristianesimo, o la Chiesa come istituzione, è la religione concreta che vuole essere il luogo normale e comune della forza redentrice e dell’azione salvifica di Cristo. Come può allora l’induismo entrare in questo piano salvifico? È possibile dare due risposte: o escludiamo dall’induismo ogni possibile azione di Cristo (vale a dire Cristo salverebbe gli hindù buoni malgrado o anche contro il loro induismo) oppure noi dobbiamo in qualche modo includere l’induismo nella


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economia universale della salvezza da parte di Dio, mediante Cristo. La seconda alternativa non nega che la salvezza sia sempre questione personale, né implica che l’induismo, quale religione storica concreta, abbia un potere salvifico nel suo seno, ma nemmeno al riguardo ce l’ha in esclusiva il cristianesimo! In termini hindù, il cristianesimo conduce i suoi fedeli alla liberazione nella misura in cui comunica ai loro cuori le tre verità centrali del sanātana dharma, la religione eterna: che Dio è, che può essere realizzato e che lo scopo della vita è realizzarlo. Questa realizzazione, li5 berazione, è omeomorfica con ciò che i cristiani chiamano salvezza. >>.

Rilevando, perché fondamentale, che per Panikkar Cristo è il termine omeomorfico per indicare lo Spirito, il Sé o Ātman, e che io ho preferito rilevare il Principio Cosmico Cristo con il termine più universale di AMORE, a dimostrazione che è l’Amore il cemento di tutte le religioni, come continuamente dice inequivocabilmente lo stesso Sri Bhagavan Sathya Sai Baba, tanto scioccamente vituperato dalla ignorante penna dell’intonacato. Poi però, ripensandoci bene, credo che non valga la pena fare un titolo “contro” perché parlo dell’amore, ma soprattutto perché parlo del Puro Amore Oceanico, del Christi tra noi, di nome Sai. Per questa ragione la presente introduzione può dirsi “a due penne”: la prima dell’intonacato e la seconda del sottoscritto autore, entrambe infarcite tra loro come unico scritto, per meglio porre in evidenza i molti concetti ottocenteschi e una pseudoapertura alla religione induista e alle altre religioni, da parte del singolare intonacato domenicano e, credo, delle alte sfere gerarchiche della Chiesa. Dalla “Premessa” di Claudio Rendina in “La santa casta della Chiesa”, riporto testualmente: <<La Chiesa di Roma diventa Stato facendo carte false di una donazione di Costantino, si inventa un sacro impero frammentato in Stati vassalli, fonte di benefici da gestire, con la unzione di un sovrano a latere, l’imperatore, solo teoricamente difensore dei beni del vescovo definito pa5

Il Cristo sconosciuto dell’Induismo di Raimon Panikkar Edizioni Jaca Book


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pa, che si qualifica sovrano temporale e si circonda di cardinali, vescovi, presbiteri, diaconi, con un potere finanziario basato su continui lasciti, dilazioni e rendite di provenienza feudale. Ecco l’origine della santa casta!>>

Io NON intendo parlare di questa “santa casta” ma solo di ciò che essa ipocritamente vorrebbe rappresentare, facendo altre carte false nei Vangeli! Soprattutto intendo rilevare il lato scientifico dei Sacri Testi, trascurato anche dagli “addetti ai lavori”. L’Occidente accetta i Profeti ma è sconvolto dal concetto di Avatarità, eccetto il caso di Gesù Cristo. Un Avatar è Dio stesso sceso in Forma umana. Ma come può, molti si domandano, una creatura essere anche Creatore e governare l’Universo? L’Avatarità, perciò, è descritta dai più come una fantasia della religione induista, senza riflettere che l’Occidente non è poi così alieno da questo concetto. Penso a Platone e Plotino con il concetto di Essere e Divenire, penso al pensiero di Berkeley, alla filosofia di Schelling, e al magnifico filosofo britannico Coleridge che disse: “Tutta la Conoscenza dimora nella fusione tra Oggetto e Soggetto. È possibile per il Soggetto Comprendere l’Oggetto perché la stessa Realtà che trascende ambedue li PERMEA entrambi.” La Trinità non è, dunque, soltanto più ecumenica e più vicina alla Avatarità della religione induista, ma risponde anche a molti problemi dell’uomo moderno del terzo millennio, perché il Mistero divino appartiene ad una Realtà nella quale siamo anche tutti noi uomini e il mondo, Realtà che il teologo Panikkar ha giustamente chiamata “Cosmoteandrica”. In questo senso l’Universalità è un soffio dello Spirito-Amore di cui anche la Scienza Fisica deve, prima o poi, tenerne conto, senza alcuna remora, nell’ambito della stessa Fisica Teorica, se vuole davvero comprendere il Mistero della Chiave dell’Universo! La cosiddetta “rivoluzione cristiana” fu l’affermazione che Gesù Cristo è totalmente e veramente uomo, e pienamente Dio, affermazione che non ha senso al di fuori della Trinità, dogma che, per ra-


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gioni di potere ed efficacia, è stato mantenuto in penombra per svariati secoli. L’uomo-Dio, però, non fu una “scoperta” originale a dire il vero. Prima della pseudo rivoluzione cristiana vi furono molti altri popoli a fare una tale affermazione, e fra questi primi, il primo fu il popolo indiano ariano, poi gli iranici e gli egizi, in oriente, lo stesso avvenne in occidente con i popoli amerindiani precolombiani, e solo alla fine vi pervennero anche i cristiani attraverso l’Egitto, imponendo un dogma inutile perché è nella natura dell’uomo la Trinità Divina (ribadita chiaramente da Gesù nel detto 52 Vangelo di Tommaso Apostolo): Padre-Figlio-Spirito Santo, ovvero PadreCristoAmore-Spirito Santo, cui corrisponde, nella Trimurti induista, rispettivamente Brahmā-VisnuAmore-Siva. È perfettamente coincidente Trinità e Trimurti, in tutti i più immaginabili significati, e in particolare la persona chiamata anche Figlio-Cristo-Amore con la persona Avatāra-Visnu-Amore. Conseguenza immediata di ciò è la coincidenza dell’Avatāra Sri Bhagavan Sathya Sai Baba come Incarnazione dell’Amore-CristoFiglio, ovvero Avatāra di Visnu. C’è però da dire che mentre in Gesù l’identificazione trinitaria avvenne solo verso la fine del suo mandato (Io e il Padre mio siamo Uno 6 ), nell’Avatāra Sathya Sai Baba lo è da sempre (quale Iśvara, Unità della Trinità) nella dinastia dei Raghu fino a risalire allo stesso Manu, l’adamitico primo uomo o Puruşa, e fin dalla nascita anche come uomo iscritto all’anagrafe col nome di Sathya Nārāyana nella famiglia Raju. Dal punto di vista della Fisica Teorica e Pratica, la Trimurti-Trinità coincide con il Trivettore Universale T del prof. Marco Todeschni:

T = FX2 + FY2 + FZ2 = G X2 + H Y2 + E Z2 quindi il Trivettore T rappresenterebbe Isvara , unificando ciò che Einstein ha sempre cercato di fare inutilmente con le sue due relatività. Todeschini quindi ha davvero unificato Gravità, Elettricità e Magnetismo con la sua geniale spaziodinamica.

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Vangelo di Giovanni 10, 30


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In particolare la persona Cristo-Visnu-Amore potrebbe essere assimilata al bivettore Elettro-Magnetico che risulta essere:

FZ E = Z = tang β FY H Y Il Signore infatti è il Magnete Cosmico che “attira tutti a Sé” 7 . Le leggi della Fisica hanno dunque una doppia valenza: fisica e metafisica-spirituale. In altre parole, una formula quale è, ad esempio, quella inerziale di Newton: F = ma ha un significato sia fisico, evidente nel secondo membro con l’urto della materia, che metafisico-spirituale, poco evidente come forza F applicata alla materia, nel primo membro. In tal caso il significato fisico è il prodotto ma (Princìpio Unifenomenico del prof. Marco Todeschini) mentre quello metafisico è la forza F che nasce come reazione psicologica al Principio Unifenomenico. Se al posto di F mettiamo la A di Amore di ANF 8 avremo: A = ma che rappresenta assai più chiaramente il Princìpio Sacramentale insito nella Natura, secondo il quale TUTTA la Scienza è una espressione educativa dell’Amore Onnipervadente gli Universi. Quando sono presentati semplicemente razionalmente, i Sacramenti possono apparire come strumenti meccanici di Grazia nello scibile, quindi anche nella scienza, (ex opere operato), in verità se interpretati correttamente, tutta l’opera dello scibile umano è ex opere operantis Christi, ovvero ex opere operantis Amore! Su questa incontrovertibile opere operantis si basa la creatività della Scienza e, in particolare, lo sviluppo matematico della operatività Bioegodinamica o Fisica Umanistica della Singolarità Ineludibile! I primi discepoli di Gesù ebbero l’ardire di chiamare universale la dottrina che nasceva allontanandosi dal giudaismo, senza pensare che non c’è “dottrina” universale poiché, in quanto dottrina, si deve sempre basare su postulati non universali. Questo fatto, incongruen7 8

Vangelo di Giovanni 12, 32 Cap.V°, A di Amore in ANF nell’Equazione Armonica: [ 1] ANF = AUM [ ind]


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te in sé, fu il presupposto per una specie di “colonialismo” chiamato pomposamente evangelizzazione, la quale non è altro che una credenza secondo la quale una sola dottrina poteva essere universale, cioè valida per tutte le altre religioni della Terra, arrocandosi in tal modo un diritto inesistente/assurdo per lo stesso messaggio di Gesu. Come ben scrive il teologo cattocristiano Raimon Panikkar: “Gesù è il Cristo (per i cristiani); Cristo in quanto Logos non si riduce alla sola incarnazione in Gesù, che certamente non era “prima di Abramo” né poteva dire che quel che facciamo agli altri lo facciamo a Lui, Cristo è un simbolo (reale) della natura teandrica della umanità pienamente Divina e totalmente umana.”, insomma Panikkar parla dell’uomo comune

che è, come diceva Napoleone, un fantoccino semplice che porta nel suo zaino il bastone da Maresciallo quale è da sempre, ma solo con un metodo purificatorio del cuore si svela Esserlo in Realtà! La stessa identica cosa, con parole diverse, dice Sri Bhagavan Sathya Sai Baba, l’Avatar di questo Kali Yuga presente. Ai giorni nostri constatiamo una conoscenza delle religioni che racchiude lacune alle volte impensabili, soprattutto se si tiene presente la storia odierna delle religioni del mondo. L’uomo contemporaneo è chiamato a interrogarsi sul problema delle religioni, sulla loro efficacia storica e sul rapporto tra società e religione, rapporto che può divenire più problematico di quanto già lo è attualmente, dato il pluralismo della società dei nostri giorni ma soprattutto perché i veri problemi nasceranno dai dominus egoici di cristianesimo e islamismo! Le religioni, come ben sappiamo, si pongono in modo diverso le une rispetto alle altre. Nella presente opera si tratta anche della religione del SANĀTANA-DHARMA, il vero “Dharma Eterno”, poiché la sua origine non è dovuta all’opera o a un insegnamento di un qualsiasi maestro esistente nella storia e accertata; addirittura qualcuno mette in dubbio anche la storicità dell’uomo Gesù! Le conoscenze religiose unite a quelle scientifico-matematiche trovano un’ampia eco nella riflessione metafisica dell’autore, risultato: Singolarità ineludibile, che è «quel ramo della filosofia scientifica che studia i problemi e i valori connessi ad una prassi della OM od AUM vedantico, il quale è l’ordine Esplicato o Verbo dell’ordine Implicato,


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quest’ultimo chiamato più semplicemente Puro Amore». La visione religiosa del Troilo è improntata tutta su una sana LAICITÀ, in quanto non inquadrata rigidamente dentro una ideologia fondamentalista, quindi NON è LAICISMO, tanto meno laicismo anticlericale, che oggi vorrebbe l’annichilimento di ogni religione e di Dio, come ideologia distruttiva di tutte le radici spirituali dell’uomo per un gretto e ottuso materialismo. Il presente lavoro mostra molteplici chiavi ermeneutiche, ma ne pongo in evidenza solo le due maggiori. Scrive Panikkar che “molte persone avvertono resistenza e rifiuto sentendo pronunciare il nome di Cristo come se fosse esclusivo monopolio dei cristiani”, secondo me ciò è dovuto ad un fatto storico incontestabi-

le: fin quasi dalle origini infatti, il cristianesimo lo ha unito esclusivamente a Gesù, e nel suo nome ha attuato le più orrende nefandezze. Devo testimoniare che in tempi moderni il lupo, purtroppo, non ha ancora perso il vizio che, grazie a Dio, è divenuto solo (si fa per dire) psicologico verso chi resiste alle sue enormi prepotenze velate di buonismo ed evangelizzazione. Il termine usato da Panikkar è “Cristo”, indicante lo Spirito Universale, l’Ente Cosmico che invece l’autore di “Singolarità” ha ritenuto più opportuno renderlo con il termine “Amore”, più consono agli infiniti Nomi di Dio, cioè allo Spirito Universale, pur rimanendo valido il concetto teandrico dell’essere umano e quindi Amore ben visibile, concreto in tutti i suoi multiformi aspetti materiali, psicologici e trascendentali, quindi Reale del fenomenale reale, ovvero ”Verità delle verità”. Il Principio di “Amore” o “Cristo” dovrebbe perciò far decadere tutte le apparenti e superflue differenze tra tutte le religioni, in quanto unificate tutte in Cristo, ovvero in Amore o Spirito o Principio Supremo. Alcune caratteristiche della “Religione Perenne” dell’induismo, cioè il SANĀTANA-DHARMA, racchiude tre verità cardine: 1. Dharma, dottrina dell’ordine cosmico, religioso e sociale, la quale prospera grazie alla giustizia e alla verità; ad essa si contrappone l’adharma, cioè l’ingiustizia e l’empietà. 2. Karman, azione umana, che produce sempre un frutto, positivo o negativo, da godere o espiare con questa o con una successiva esistenza incarnata.


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3. Samsạ̄ra, ciclo alterno di nascita-morte-rinascita-rimorte ecc. L’anima (jivatma, riflesso diretto dell’Ātman) si riveste di un corpo, soggetto dapprima a una naturale crescita e poi a un altrettanto naturale decadimento, che poi abbandona al momento della morte come un abito consunto, in attesa di assumerne un altro, e così incarnarsi di nuovo in questo mondo per godere e/o espiare purgando la mente-cuore che l’autore invita a fare con il metodo più semplice chiamato Namasmarana (la Ripetizione del Nome del Signore che sta a cuore a quell’anima). I Veda pongono quattro mete davanti all'uomo: la Rettitudine ( Dharma), la Ricchezza (Artha), il Desiderio (Kama) e la Liberazione (Moksha). Esse devono però essere perseguite a coppie: Dharma e Artha insieme, Kama e Moksha insieme. Ciò vuol dire che Artha deve essere ottenuta tramite il Dharma e Kama per mezzo di Moksha, ma l'uomo le prende separatamente e finisce per perdere tutto. Egli le mette in compartimenti separati ed adotta piani distinti per raggiungerle, abbandona Dharma e Moksha dietro di sé e spreca la vita inseguendo soltanto Artha e Kama. Questo lo porta alla rovina. All’interno dell’induismo sono concepiti quattro stadi di vita: il discepolato (brahamacarya); la vita familiare (gārhasthya); lo stabilirsi nella foresta (vanāprasthya) e, quale ultimo stadio, la rinuncia totale che coincide con il jivanmukti, liberato in vita, ovvero il “puro di cuore” (samnyāsa). I maschi delle prime tre caste vengono introdotti al loro maestro spirituale (il guru). Diventati formalmente dvija, cioè due-voltenati, apprendono diverse preghiere-discipline idonee per la purificazione del cuore-mente. L’AUM, la sacra sillaba, esprime una dottrina altissima di cui si parla nella Màndùkya Upanishad, màndùkya significa “rana”. L’AUM è anche il cuore di Singolarità Ineludibile, è parte della Equazione Armonica intuita dal Troilo, che permette lo sviluppo della Egodinamica o Fisica Umanistica e l’assimilazione omeomorfica di ANF all’AUM, all’Ātman, al Cristo Cosmico, all’Amore Puro.


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Nella Màndùkya Upanishad si narra di Varuna, re degli dèi e degli uomini, il quale, avendo assunto le sembianze di una rana (mànduka), rivela la profonda e ricca verità sulla complessa dottrina della sacra sillaba AUM. Secondo l’insegnamento del re Ajàtaśatru vi è un unico Essere da cui tutto l’universo, compresi gli dèi (assimilabili agli angeli nelle religioni cosiddette monoteiste, meglio definiti potenze dell’Uno), è stato emanato: questo Essere è il Brahman incondizionato, che nel contempo è il Sé o Ātman e il Paramātman, cioè il Cristo Incarnato e quello Cosmico. Afferma ancora il re: «Come un ragno va seguendo le sue fila, come dal fuoco sprizzano le piccole faville, così da questo Ātmabrahman tutti i sensi, tutti i mondi, tutti gli dèi, tutti gli esseri viventi si dipartono, emanano, escono. Il suo nome mistico è Realtà della realtà o anche Verità della verità. I sensi sono realtà-verità, l’Ātman è la loro Realtà-Verità». L’AUM è tra tutte le sillabe

quella sacra per eccellenza. Essa, afferma il primo versetto della Màndùkya Upanishad, è tutto l’Universo […] il passato, il presente, il futuro, tutto ciò è compreso nella sillaba AUM. E anche ciò che è al di là del tempo, che è triplice, è compreso nella sillaba AUM. Qualche lettore esigente -ci auguriamo siano in molti- potrebbe obiettare il pericolo di sincretismo ed un velleitario tentativo di colmare l’abisso che sussiste tra due religioni così profondamente diverse nelle rispettive apparenze ritualistiche; l’autore risponderebbe che il Cristo è conosciuto in tutte le religioni, quindi anche in quella induista nella quale un qualsiasi altro nome è comunque omeomorfico a Cristo e assimilabile all’infinità dei nomi del mitico Pantheon vedico sintetizzato nell’unità del Puro Amore di ANF e di AUM. Al congresso di Chicago del 1893 Svami Vivekananda, discepolo dell’asceta indiano Ramakrishna, parlò della visione dell’induismo, sottolineando come tutte le religioni insegnano una unica verità. Per Vivekananda «lo scopo di tutte le religioni è lo stesso; soltanto il linguaggio dei maestri è diverso» (da Der Hinduismus di R. Zaehner, München 1964). Al congresso di Berlino il professore indiano Vasvani parlò di “religioni sorelle”, esprimendo il desiderio di un’unica grande famiglia della fede. La Verità, si dice, è in fondo la stessa per tutte


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Vurrìa, vurrìa…

le religioni e l’autore cerca di dimostrarlo addirittura con l’aiuto della matematica in quanto Verità-Amore-ANF-AUM. Vi sono alcuni che nell’atto di dialogare vorrebbero eliminare dal cristianesimo cattolico qualsiasi pretesa di esclusività o di superiorità nei confronti delle altre religioni. Nel loro pluralismo, perciò, accettano che la Realtà ultima di tutte le religioni è identica. Questo è pure l’intento dell’autore, anche se alcune sue affermazioni potrebbero far pensare il contrario, quando cita o parla di Gesù il Cristo. Vi sono molti sacerdoti che sicuramente la pensano diversamente dall’autore e da chi la pensa come lui, e tanti sono addirittura contrari all’idea del loro correligioso Raimon Panikkar, specialmente dopo la riammissione dei lefevriani nel seno istituzionale della Chiesa Cattolica Romana. Per questi cristiani, per questi religiosi, è chiaro che gli uomini possono salvarsi soltanto in Gesù Cristo, fermo restando che vi sono semina Verbi anche nelle altre religioni. Altre possibilità di mediazione non possono mai considerarsi separate dall’uomo Gesù, unico e solo mediatore, e la sua mediazione avviene prevalentemente all’interno della Chiesa, quale universale sacramento di salvezza, eredità lasciata da Gesù Cristo ai suoi Apostoli e continuata mediante la successione ininterrotta della tradizione, fino all’odierno Vicario sul soglio col nome di Benedetto XVI°. Appare chiaro che, dopo il Concilio Vaticano II la Chiesa ha espressamente detto che la volontà salvifica di Dio abbraccia anche i non cristiani: ebrei, musulmani e tutti gli altri, cioè tutti coloro che, senza colpa, ignorano il vangelo di Cristo e non conoscono la sua Chiesa e che, senza colpa, non sono ancora giunti a conoscere espressamente Dio ma si sforzano di vivere una vita retta. Oggi non è in discussione la possibilità di salvezza fuori della Chiesa, che può avvenire anche indipendentemente da essa e da Gesù, ma non da Cristo, quanto piuttosto il fatto che le religioni come tali abbiano un valore salvifico invece che di indirizzo, come invece dovrebbe essere nella teologia e nella liturgia di ogni religione! Questi teologi, con un’aria di superiorità, accondiscendono a che lo Spirito agisca anche nelle altre religioni, poiché tutte parlano del rapporto tra l’uomo e l’Assoluto, ma precisano che solo nella Chiesa Cristiana Cattolica Romana, Corpo di Cristo, lo Spirito Santo è


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dato in pienezza 9 : le religioni certamente esercitano la funzione di praeparatio evangelica, per accogliere l’evento salvifico già avvenuto in Gesù Cristo, e ribadiscono che le religioni possono aiutare la risposta umana alla corretta ricerca di Dio e divenire un mezzo che aiuta i propri “seguaci” alla salvezza, ma non si possono equiparare all’azione che la Chiesa Cristiana Cattolica realizza per la salvezza sia dei suoi “seguaci” che di quelli che non lo sono; la specificità e l’irripetibilità della rivelazione divina in Gesù si fonda sul fatto che solo nella Sua persona si dà l’autocomunicazione del Dio Trino. E continuano: non si deve confondere il concetto di rivelazione con quello di fenomenologia religiosa (sono religioni di rivelazione quelle che si considerano fondate su una rivelazione divina); infatti non tutte le religioni hanno libri sacri e gli autori di libri sacri delle varie religioni non possono considerare i loro libri come “equivalenti all’Antico Testamento”, che costituisce la preparazione immediata alla venuta di Gesù Cristo nel mondo. Dimentica o non sa, o finge di non sapere, il caro amico intonacato, che molte profezie, addirittura più antiche di quelle riportate dallo Antico Testamento per Gesù, parlano di Bhagavan Sathya Sai Baba e della Sua venuta in questa era detta Kali Yuga; ne riporto sinteticamente alcune, solo ad onor del vero: Le profezie che riguardano Sai Baba partono dall'Estremo Oriente e via via si avvicinano al nostro mondo. Le più antiche profezie si trovano nei Purana. Se i Purana e le Upanishad sono troppo lontane dalla nostra cultura, non altrettanto si puó dire di Maometto, di Nostradamus, di S. Giovanni Evangelista, di Bab, di Papa Giovanni XXIII e, infine, di Malachia, che profetizzano del Santo Scalzo. Il Profeta Maometto, ad esempio, ne diede una descrizione inconfondibile, inequivocabile, coincidente perfettamente con Sai Baba!

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“Se lo scopo della religione è la salvezza e questa, in linguaggio teista, è la unione con Dio, la dimensione teandrica nell’uomo è decisiva per la salvezza. Non v’è quindi giustificazione per credere che SOLO il cristianesimo possieda la PIENEZZA della rivelazione di Dio e il potere salvifico!” R.Panikkar opera citata pag. 128, contraddice in pieno l’intonacato!


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<<Le profezie delle Upanishad Gli antichi testi sacri hindù avevano annunciato la discesa di Dio nel villaggio dei coni nel sud dell'India. Puttaparti significa appunto il villaggio dei coni, in quanto nel passato era stato invaso dalle termiti, che avevano costruito termitai in tutta la zona. Le profezie avevano anche previsto la famiglia presso la quale si sarebbe incarnato il Divino; tutte le tappe della Sua Missione spirituale e la sua morte a 95 anni. Le profezie annunciano che il divino si sarebbe incarnato all'interno del Kali Yuga, l' Età del Ferro iniziato 5.000 anni fa, subito dopo la morte di Krishna. Krishna é uno dei grandi Avatar del passato. Dovrebbe essere morto il 24 febbraio di 5083 anni fa. Avatar significa letteralmente discesa e sottintende la discesa di Dio sotto una forma visibile. Avatar, pertanto, va inteso come Incarnazione Divina. La discesa del decimo Avatar doveva avvenire all'interno del Kali Yuga, circa al sesto millennio dopo la dipartita di Krishna. Sai Baba è il decimo Avatar, Purnavatar come Krishna, (incarnazione in possesso di tutti i poteri divini). Lui stesso dichiarò ad un monaco buddista di essere l'Avatar che doveva venire, dopo Siddharta. Sai Baba é il Kalki Avatar che nelle Sacre Scritture induiste viene descritto come un condottiero che cavalca un bianco destriero. Si potrebbe anche pensare che la profezia dell’Apocalisse di S. Giovanni Evangelista sia stata ispirata o addirittura attinta da questi antichissimi Sacri Testi: i Purana. Le profezie dello Shuka Nadi Il libro dello Shuka é un testo sacro che viene tramandato di generazione in generazione; spesso, di famiglia in famiglia, da migliaia di anni. Il libro é scritto in sanscrito antico, in un dialetto oramai estinto: il brahmi. L'autore é il saggio Maharishi Shuka dev, un contemporaneo di Krishna, il Purnavatar comparso sulla terra poco più di 5000 anni fa. La data di stesura del testo risale ufficialmente al 3.143 prima dell'era cristiana. Oggi il custode del libro è Sri Iyotischarya Ramakrishna Shastri (della Shuka Foundation 33, 5th Main Road. Chamaraipet, Bangalore), filosofo, ingegnere e ricercatore della verità. La famiglia del dottor Ramakrishna é entrata in possesso dei libri sacri circa 800 anni fa. Queste sono le rivelazioni dello Shuka Nadi: "…la Sua missione é quella di risvegliare la rettitudine. Darà a ciascuno il suo, nel senso che ogni devoto riceverà in rapporto al livello di coscienza raggiunto. Così, qualcuno riceverà un certo numero di oggetti per risanare qualche lacuna fisica o spirituale, qualcun altro riceverà soltanto un'indicazione per l'autorealizzazione. Il villaggio in cui comparirà nella Sua veste terrena diventerà luogo sacro. Potrà assumere qualunque for-


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ma, potrà eliminare qualsiasi pericolo e qualsiasi ostacolo. Creerà istituti di educazione e mostrerà la Sua onniscienza in mille modi. Se il devoto si arrenderà al Maestro avrà l'opportunità di riscattare i suoi peccati e ottenere la liberazione. Molti lo avvicineranno ma alcuni non potranno farlo per il comportamento spinoso delle vite passate. Egli sarà la personificazione dell'Amore e della Beatitudine, ma soltanto le menti illuminate potranno capirne l'essenza. Sai Baba potrà essere sperimentato, ma non descritto. Egli camminerà nella rettitudine aldilà di ogni maldicenza. Sarà il rappresentante di Shirdi Baba e nascerà come risultato delle preghiere fatte dai devoti di Shirdi. Il Maestro si mostrerà a Whitefield anche dopo la morte del Suo corpo fisico. Sai Baba mostrerà tutti i Suoi poteri quando il male avrà raggiunto l'apice. Prima dell'anno 2000 mostrerà soltanto un decimo dei Suoi poteri! Negli anni successivi, tuttavia, i Suoi sforzi per salvare il mondo verranno centuplicati. Prima della fine di questo ciclo cosmico dimostrerà che Lui e soltanto Lui sarà in grado di controllare la furia della natura. Il Maestro pianterà un albero a Bangalore che diventerà un campo di energia. Nonostante che Egli sia pienamente consapevole dei poteri che possiede, li rivelerà soltanto quando sarà strettamente necessario. La Sua grandezza raggiungerà le più sperdute contrade del mondo, si mostrerà contemporaneamente in più luoghi e produrrà miracoli mai visti. Ciò che fará potrà sembrare molto semplice agli uomini, ma in realtà ogni Sua azione avrà un'importanza universale. Il Suo cuore sarà perennemente pieno di compassione; non ferirà mai nessuno, né mostrerà disappunto per gli errori commessi dall'ignoranza. Ogni Suo gesto ed ogni Sua parola avranno un significato, i devoti che seguiranno la retta via avranno la Sua totale protezione. Egli insegnerà che questa nostra realtà é illusoria. Coloro che riconosceranno la verità di Sai Baba raggiungeranno la salvezza. Le cose terrene perderanno di significato e il devoto scoprirà che soltanto la conoscenza di se stesso potrà portarlo alla liberazione finale…” Gli Shuka riferiscono che Sai Baba avrà il potere di guarire la gente e guarire se stesso spruzzando acqua sul suo corpo e che eserciterà questo Suo potere di guarire non soltanto sulla gente del nostro pianeta, ma anche sugli esseri viventi di altri pianeti e persino nei piani esistenziali più elevati. "…Si verificheranno situazioni inspiegabili quando Egli prenderà su di Sé i mali degli uomini per salvarli da malattie o incidenti. Avrà anche il potere di prolungare la vita e quando l'influenza del Kali Yuga (questa Era, caratterizzata dalla corruzione e dall'ingiustizia) raggiungerà il suo apice, la gente vedrà la Sua grandezza e lo riconoscerà come Potere Assoluto.


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Allora, l'umanità si inginocchierà davanti ai Suoi piedi e lo adorerà come il personaggio più grande che sia mai apparso sulla faccia del nostro pianeta. La Sua essenza é Divina. Non dimenticherà nulla. Non ci sarà nulla che non conosca. Egli avrà grandi poteri purificatori. Il solo vederlo purificherà l'animo della gente; la semplice esposizione all'energia irradiata da questo personaggio divino potrà annullare il karma di ognuno. Avrà tre incarnazioni in successione. Coloro che lo criticheranno commetteranno peccato. Dal 1979 la corrente del mondo cambierà direzione: la rettitudine affiorerà gradualmente e l'ateismo comincerà a diminuire. Da quell'anno Egli compirà miracoli mai visti…" Le profezie dell'Apocalisse di Giovanni I testi sacri hindú avevano previsto la discesa di un Avatar, simbolicamente identificato come un condottiero che cavalca un cavallo bianco. Il cavallo é il simbolo della mente e Colui che lo cavalca ha il significato di dominarla. La mente é responsabile di tutte le proiezioni che ci allontanano dalla verità suprema. I testi sacri segnalano che il Condottiero indosserà una veste color della fiamma, o del sangue, porterà i segni cutanei tipici degli Avatar, verrà accompagnato dai Kalas e condurrà l'umanità verso l'Era dell'Oro che durerà mille anni. Dice Giovanni nella sua Apocalisse cap.IXX°: "Poi vidi il cielo aprirsi, ed ecco un cavallo bianco e colui che lo cavalcava si chiamava il Fedele ed il Verace ed egli giudica e guerreggia con la giustizia. Era vestito di una veste color del sangue ed il Suo nome é la parola di Dio. Gli eserciti che lo seguivano sopra cavalli bianchi erano vestiti di lino bianco e puro. Egli afferrò il dragone del male e lo legò per mille anni, dopo di che avrà da essere sciolto per un po’ di tempo…" Il nome con il quale Sai Baba è registrato all'anagrafe dai genitori è Sathya Narayena Raju. Raju é il nome della famiglia. Sathya vuol dire verità e Narayena significa "colui che rimane fedele nel cuore degli uomini". In sintesi, il nome anagrafico di Sai Baba é “il Verace e il Fedele”. L’Apostolo Giovanni aveva visto giusto! Le profezie di Maometto Circa 1400 anni fa Maometto si propose al mondo come profeta, o inviato del Signore. Il profeta dell'Islam aveva attinto la Sua cultura e la Sua preparazione dal sistema filosofico indiano, come avevano fatto a suo tempo Buddha, Apollonio e Gesù. Ne l' "Oceano della Luce", al volume XIII, il Profeta consegna al mondo trecento segni che permetteranno al ricercatore spirituale di individuare la


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nuova incarnazione di Dio. L'opera, scritta circa sette secoli dopo la morte di Maometto, aveva lo scopo di raccogliere tutto ció che aveva dichiarato il profeta in vita, affinché non andassero perdute le Sue parole. L'"Oceano della Luce" é costituito di 25 volumi, il tredicesimo, che porta il titolo di "El Mahadi Maoud" che significa "L'atteso Condottiero", si riferisce all'apparizione del Grande Maestro del Mondo verso la fine di questo secondo millennio. L'opera, scritta in arabo, é reperibile, non senza difficoltá, in Persia, l’attuale Iran. Alcuni brani vengono riportati da Lowenberg nel suo libro "The heart of Sai" (Sathya Sai pub, Prashanti Nilayam, Puttaparti, India). Il volume XIII parla esclusivamente del Condottiero Spirituale che dovrà sovvertire l'ordine delle cose, risvegliare la spiritualità e l'amore nell'uomo. La Sua comparsa avverrà, riferisce l'opera, nel momento in cui l'umanità avrà toccato il fondo. Così scorre il racconto: “ … Alcuni discepoli musulmani domandarono al profeta: "Sei tu El Mahadi Maoud, il Grande Maestro?" Rispose Maometto: "Nessun profeta e nessun messia potrà mai avere i poteri con i quali discenderà il Maestro del Mondo. Nessun profeta sarà grande quanto il Maestro, in quanto il potere che possiede il Messaggero non é sufficiente per risolvere i guai di una nazione, o salvargli la vita. Per quanto riguarda il Maestro del Mondo, tuttavia, nessun potere del mondo riuscirà a conquistarLo, nessuna potenza potrà ucciderLo" I discepoli domandarono ancora: "Come potremo riconoscere il Signore dei Signori?" "Voi" disse allora Maometto "non potrete riconoscerLo perché quando il Maestro verrà voi sarete così spinosi che non avrete la possibilità di trovarLo. I cristiani e i popoli di altre religioni avranno invece questa possibilità. Lo troveranno e Lo adoreranno, ma i musulmani non potranno farlo. Vi fornirò, comunque, i segni che consentiranno di riconoscerLo e di distinguerLo dai falsi profeti che in quell'epoca discenderanno numerosi …" I segni che fornisce Maometto sono così precisi che é possibile persino tracciare un identikit del Condottiero. Ascoltiamo il Profeta nella sua descrizione: "… La sua chioma sarà come una corona, la fronte sarà larga, la radice del naso ampia, i denti centrali saranno separati. Il Suo viso sarà sempre ben rasato. Il Maestro del Mondo non porterà mai la barba. Avrà un neo sulla guancia e indosserà due abiti color della fiamma. Il Suo corpo sarà minuto, ma lo stomaco ampio nell'età matura. Le gambe saranno come quelle di un adolescente. Egli porterà con sé la sapienza e la conoscenza


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di tutte le religioni del mondo. Tutte le scienze e la cultura del mondo alloggeranno nella Sua mente fin dalla nascita. Qualunque cosa chiederete Egli ve la donerà. Tutti i tesori del mondo saranno sotto i Suoi piedi. A tutti fará piccoli doni e materializzerà oggetti anche dalla bocca. Benedirá i devoti toccandoli con la mano. Coloro che lo vedranno saranno felici e le stesse anime disincarnate godranno della Sua visione. I devoti allungheranno il collo per vederLo. Il Maestro vivrà sino a 95 anni. Negli ultimi venti anni della Sua vita Egli verrà riconosciuto come il Re dei Re, anche se per quel periodo soltanto due terzi dell'umanità crederà in Lui. I musulmani lo riconosceranno soltanto nove anni prima che Egli lasci il Suo corpo. Voi avreste potuto stringerGli la mano, ma avrete perduto questa grande occasione. Il Maestro vivrà in collina e i Suoi devoti si riuniranno sotto un grande albero. A quei tempi voi spenderete molto denaro per abbellire le vostre moschee, ma nessuno di voi andrà là a pregare. Pubblicherete bellissimi libri del Corano, ma nessuno di voi comprenderà ció che vi sta scritto. I veri insegnamenti di Mosé sono nascosti in una grotta dell'Antiochia, ma il Re del mondo, l'incarnazione di Dio, sarà l'unico che fornirà all'umanità un insegnamento di verità …" La descrizione fatta da Maometto é fotografica. Tutti i segni forniti dal Profeta dell'Islam calzano alla perfezione al personaggio Sai Baba. Lui stesso ha annunciato che morirà all'età di 95 anni. Una curiosità: posizione dei pianeti al momento della nascita Sri Ganapati, nel suo pregevole lavoro "Swami", introdotto dal biografo ufficiale di Sai Baba N. Kasturi, fornisce la seguente posizione dei pianeti al momento della nascita dell'Avatar: Luogo di nascita: Puttaparti Data di nascita: 23 novembre 1926 Ora di nascita: ore 5, minuti 6 Fase lunare: 4 giorno dopo la luna piena Stella Orione Longitudine 77 gradi, 47' Est Latitudine 14 gradi, 10' Nord Tempo siderale: 8, 51', 54" Corso del sole: 22 gradi, 50', 9" Forza di equilibrio sulla data di nascita Rahu, 2° anno, 1° mese, 14° giorno Corso del sole 22 gradi, 50', 9" Forza di equilibrio sulla data di nascita Rahu, 2° anno, 1° mese, 14° giorno Sai Baba morirà nel 2021 e rinascerà nel distretto di Karnataka nel 2029. Per vent'anni, tuttavia, la nuova incarnazione divina che prenderà il nome di Prema Sai non si manifesterà pubblicamente; comparirà intorno al 2050 a Mysore, dove eleggerà il Suo quartier generale.


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Foto di Sai Baba con il libricino dei veri insegnamenti di Mosè, apportato da Swami durante un Suo Discorso sul tema in questione e poi “riposto” dove si trovava, nella grotta dell’Antiochia, dove ancora si trova non “scoperto” e tanto meno prelevato!

Nel 2050 l'uomo assisterà alla trasformazione del mondo. La giustizia regnerà sul pianeta. Non vi saranno più religioni diverse ma un'unica religione: quella del Divino Amore! L'umanità sarà riunita sotto un'unica bandiera spirituale che adorerà Dio Uno e riconoscerà il Sé Interiore aldilá dei falsi edifici costruiti da solerti seguaci di questa o quella religione. "… L'intera umanità é la mia famiglia. Non esiste nessuno su questo pianeta che non mi appartenga. Sono tutti miei, ed Io sono loro", dice Sai Baba, "Essi possono anche ignorarMi, ma sono egualmente Miei. Io non rinunceró a voi, nemmeno se Mi terrete lontano. Non dimenticherò nemmeno coloro che Mi negano. Sono venuto per tutti. Coloro che se ne stanno lontani verranno egualmente chiamati vicino a Me e saranno salvati." Le profezie di Nostradamus Nel sedicesimo secolo il medico francese Nostradamus scrisse le sue Centurie; circa 2500 predizioni in stanze. Tra le tante previsioni, alcune sono di importanza internazionale e coprono un periodo di diversi secoli. Circa 800 predizioni si riferiscono agli ultimi 400 anni e sembrano essersi realizzate. Le profezie più significative riguardano l'Afganistan e la Persia (Iran) del 1727; la rivoluzione francese del 1792; le due guerre mondiali; l'ascesa di Hitler, che il veggente chiama Hilter, anagrammandone il nome; l'ascesa e la capitolazione di Mussolini e delle sue camicie nere. Una profezia ha un interesse drammatico per tutta l'umanità e si riferisce a questi decenni quando un condottiero immortale nato in India, dotato di sapienza e di poteri eccezionali, parlerà alle genti e condurrà l'umanità sotto l'unica bandiera di una religione universale fondata sulla verità, unificando i popoli in una sola casta di fratelli. La profezia annunciata da Nostradamus ricalca quella dei maestri himalaiani, di Maometto, delle Upanishad e di Papa Giovanni XXIII.


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Le profezie del profeta Bab Bab é il profeta della religione Bahai. La religione Bahai non é molto conosciuta in quanto i suoi seguaci non fanno del proselitismo. Bahai si nasce, affermano i maestri di questa fede. Il ricercatore della verità viene incontrato al momento opportuno. Il profeta Bab venne giustiziato sulla pubblica piazza, proprio nel paese in cui nacque e predicò (la Persia-Iran), attorno al 1845. Un seguace, Bahahullah, fondò una religione sul Suo insegnamento. Bab profetizzò la discesa di un grande Maestro, che avrebbe unito tutte le religioni del mondo in quanto Dio é uno solo ed é perfettamente inutile e sciocco mantenere certe divisioni. L'unico sentiero che conduce a Dio, sosteneva il Profeta, é l'amore ed il servizio agli altri. L'annuncio profetico di Aurobindo Aurobindo, maestro spirituale indiano, ha avuto un ruolo importante nella stessa politica del suo paese, tracciando indelebili segni sociali sulla matrice di quella terra. L'annuncio che egli fece il 24 novembre 1926 é, a dir poco, drammatico. Si tratta di un annuncio impressionante perché pur non essendo così preciso e fotografico come la profezia di Maometto, é tuttavia così vivo da scuotere l'animo di chiunque. Il giorno dopo la nascita di Sai Baba, Aurobindo chiamò a raccolta i suoi discepoli. I devoti meditarono per circa 45 minuti. Quel giorno Aurobindo ritenne di aver raggiunto la perfezione spirituale. Benedì ogni singolo presente ed avvertì che Dio si era incarnato: "Il divino é sceso sulla terra. Dio si é incarnato, portando con sé tutti i poteri della divinità: l'onnipotenza, l'onniscienza e l'onnipresenza." Da quel giorno Aurobindo visse in solitudine, comparendo raramente tra i discepoli. Il 24 novembre divenne uno dei quattro giorni dell'anno in cui Aurobindo offriva il suo darshan ai devoti, mentre la gestione dell'ashram venne affidata ad una discepola francese. Aurobindo morì nel 1950. L'unico grande mistico nato il giorno annunciato da Aurobindo é Sathya Sai Baba. "Il 24 novembre 1926 Krishna" aveva ribadito Aurobindo ("Sri Aurobindo, uomo e profeta", edizioni Galeati, pagg. 330-331. "The Godman", di Gokak, Puttaparti) "é sceso sotto vesti umane. Un potere infallibile guiderà le menti, e nel cuore delle genti arderà la fiamma immortale. Le moltitudini ascolteranno la sua voce." Sai Baba nasce il 23 novembre 1926, mentre Aurobindo parla del 24. La differenza di 24 ore é legata al fatto che Aurobindo percepì la nascita dell'Avatar soltanto nel momento in cui raggiunse i poteri sovrannaturali, egli raggiunse la capacità di espletare tali poteri soltanto quel giorno!


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Le profezie di Angelo Roncalli, poi Papa Giovanni XXIII Angelo Roncalli, il papa buono, sembra essere l'autore di profezie sconvolgenti che oggi vediamo giá quasi tutte realizzate. Le profezie vennero fatte nel 1935, quando Roncalli ricopriva il ruolo di delegato apostolico in Turchia. A quel tempo Roncalli venne introdotto in una società segreta iniziatica dove dettò le sue profezie che, trascritte dal Cancelliere della società segreta, vennero gelosamente custodite ed apparirono nel 1976 in un libro di Pier Carpi dal titolo "Le profezie di Papa Giovanni" - Edizioni Mediterranee - Roma. L'autore cercò di interpretare le dichiarazioni di Papa Giovanni, lasciando tuttavia alcune profezie non decifrate per mancanza di elementi. Mi pare che oggi possiamo interpretare meglio quei passi, usando una chiave esoterica. Le profezie annunciano tempi duri per la Chiesa Romana e, proprio in quel periodo di terrorismo e di sangue, ecco comparire sulla scena il Santo Scalzo: "Nella tua casa riceverai un santo a piedi nudi. E farai attendere i potenti, le mani disarmate, a pregarti. Il santo parlerà anche per te in ogni contrada e dal mondo ecco i bianchi fiori ti avvolgeranno. Tuo sarà il viaggio del coraggio, la grande sfida al mondo ed all'immondo principe del mondo. E ti farai scalzo, e camminerai col Santo Scalzo." Chi conosce Sai Baba comincia già ad intravedere la possibilità che Egli sia il Santo Scalzo di cui parla Angelo Roncalli. È il Santo che predica l'amore universale e tiene viva la fiaccola della spiritualità nel mondo. "Due fratelli e nessuno sarà Padre vero. La Madre sarà vedova. I fratelli d'Oriente e d'Occidente si uccideranno e nell'assalto uccideranno i loro figli. Allora scenderà dal monte il Santo Scalzo e scuoterà il regno, dinnanzi alla tomba dello scalzo. Ascoltate le sue parole.” Il Santo Scalzo scende simbolicamente dal suo piedestallo per soccorrere un'umanità affranta dalla lotta e dal sangue. Il monte di cui si parla va interpretato, oppure si riferisce alla collina di Puttaparthi? Tutte le interpretazioni concordano sul paesino in collina Puttaparthi, dove oggi risiede. "Nella terra di Brahma una voce disarmata, é la coscienza del mondo che non morirà mai. Da lui verrà al mondo un nuovo ordine di cose." Il libro citato continua: “Le armi costruite in gran segreto da diverse nazioni portano il lutto sul pianeta, ma di nuovo il Santo Scalzo agirà attraverso diversi accorgimenti proprio com'é nello stile di Baba, il quale ha affermato: "Dal mio sessantesimo anno, io agirò all'interno dei cuori, attraverso il pensiero, e raggiungerò il mondo".


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"I due capi russi si scontrano nel nome dell'umanità. Nella terra celeste sta la voce di chi ama il mondo e parla per i deboli… Roma, accetta le rovine, non stendere fiori o sete per i piedi nudi di chi viene. Questi piedi amano il dolore." Ci sarà un tempo in cui un papa avrà l'ardire di recarsi in pellegrinaggio dal Maestro del mondo e di camminare al Suo fianco a piedi nudi, così come nudi sono i piedi del Santo. Verrà anche il tempo in cui il Santo Scalzo verrà a Roma e verrà nel momento in cui la Chiesa Romana avrà maggiormente bisogno. Il messaggio di Dio non verrà abbandonato. Sarà il Santo Scalzo a tenerlo vivo anche quando la violenza, l'odio e il sangue soffocheranno ogni barlume di spiritualità. Sarà il Santo dei Santi, colui che cammina a piedi scalzi, che ristabilirà nel mondo la Giustizia, la Pace e l'Amore. Come scrive lo stesso Papa Roncalli in Pacem in Terris: scoprire Cristo come Dio, nel mistero della Trinità, nella Parola e nella Rivelazione, nel Sacrificio e nella Salvezza, NON è sufficiente, se NON si scopre anche il Cristo come uomo. Cristo è in ognuno che sia essere umano. Scoprirlo con un atto d’amore era il vero insegnamento di Papa Giovanni XXIII per una Chiesa che, con l’esempio, sapesse indirizzare i cuori a quella meta unica e universale che è il Puro Amore.>>

Invece l’intonacato continua: nella teologia delle religioni e per un dialogo fruttuoso, i cristiani, dunque, non possono assolutamente prescindere dall’insegnamento paolino della conoscenza naturale di Dio e dall’azione universale dello Spirito, non si possono eliminare però le differenze tra la Cattolicità Romana e tutte le altre religioni, in nome di un presunto dialogo su un piano egualitario impossibile (specialmente con la reintroduzione dei lefevriani! N.d.A.), si può però scorgere tutto quello che accomuna gli altri alla cristianità. La dichiarazione Nostra Aetate (26/10/1965) del Vaticano II° riconosce che le religioni hanno in comune «lo sforzo di superare, in vari modi, l’inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri» e dunque si riconosce che nella ricchezza

dei miti dell’induismo, nelle sue esigenze ascetiche e nelle sue profonde meditazioni si esprime la ricerca fiduciosa di un rifugio in Dio, soprattutto una grande considerazione del cosmo, dell’uomo e di Dio. Ciò è molto vicino alla concezione cosmoteandrica di Panikkar, che fa ben sperare in un prossimo futuro dialogo scevro da


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bassi e meschini pregiudizi dell’ego, enorme, grande quasi come “er cupolone!”. La medesima dichiarazione afferma che: «nell’induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con l’inesauribile fecondità dei miti e i penetranti tentativi della filosofia; essi cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza».

L’autore di Singolarità Ineludibile, lo abbiamo scritto già all’inizio, precisa che la sua singolare opera è «un ramo della filosofia scientifica», eccoci dunque alla seconda chiave ermeneutica. All’approccio filosofico riscontrabile in questo libro forse si muoverà l’accusa di un panteismo immanentista a scapito della trascendenza della Creazione ex nihilo, chiaramente espressa nella dottrina cristiana. Nel dialogo col prof. Todeschini, presente nelle prime pagine, l’autore considera l’universo come una «esplicazione di Dio». Panteismo? La metafisica del Troilo non è molto diversa da quella cristiana e quella induista del vedanta. Nel libro è accentuata la divinizzazione dell’uomo cui l’induismo è particolarmente sensibile. S. Ireneo di Lione scriveva già nel II° secolo: «Il Verbo si è fatto uomo perché l’uomo divenga Dio» (Adversus Haereses). Affermano alcuni filosofi, anche intonacati, che parlare di divinizzazione dell’uomo significa, allo stesso tempo, parlare di una presenza di Dio che ha un duplice modo di manifestarsi: una presenza di Immensità ed una presenza di Grazia. La prima dice che la Creazione senza Dio sarebbe nulla; viceversa essa non aggiunge nulla al Creatore. L’Immensità dice l’Infinità, e Dio è pura infinità positiva, Ipsum esse per se subsistens, che trascende le creature ma si rende, allo stesso tempo, perfettamente immanente ad esse, a modo di agente presso il suo effetto immediato. Il creato è il suo effetto proprio e senza la sua causa essendi non sussisterebbe nulla. La stessa matematica, spiritualizzata magistralmente dal Troilo, mostra questo rapporto di dipendenza radicale delle creature al loro creatore. Tra Dio e mondo vi è lo stesso rapporto che vi è sul piano matematico. Così i filosofi “intonacati” evitano di dire chiaramente che, come sostrato, l’Universo è lo stesso Dio, che è Esistenza (Sat), allo


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stesso modo che la corda è il sostrato dell’apparente serpente, come dicono le Upanisad molto chiaramente, inequivocabilmente! La tonaca, riprendendo Barzaghi, afferma che il numero 10 si può dire in tutte le combinazioni possibili: (8+2; 5+5; 2+3+5; 2+2+2+2+2; 9+4-3; … ecc.), dire dunque 6+4 è dire 10, ma dire 10 non è dire solo 6+4, perché il 10 è combinazione di combinazioni; le combinazioni diverse del 10 sono sue esplicazioni. Dio, dunque, è complicazione del mondo e il mondo è esplicazione di Dio. 10 La creatura si risolve totalmente in Dio, mentre Dio si dice tutto nella creatura ma non totalmente, come 5+5 è simpliciter 10, ma 10 non è simpliciter 5+5, ma anche 8+2; 7+3 e cosi via (G. Barzaghi, Le condizioni metafisiche della divinizzazione, in Divus Thomas, n. 42, ESD 2005). Il suddetto esempio tonacale riportato, presuppone di conoscere a priori il numero 10, ovvero Dio, ma ciò invero non è, perché si conosce una o più delle infinite esplicazioni di 10, ma non direttamente 10; per esperire direttamente 10 e così davvero conoscerLo direttamente, è necessario trascendere tutte le Sue esplicazioni; pertanto Dio è semplicità intuitiva, sicuramente non è complicazione! Ma questo l’aveva già ribadito Pasternak con tale bella poesia: Imparentati con tutto ciò che esiste, conoscendosi e frequentando il futuro nella vita di ogni giorno non si può non incorrere, alla fine, come in una eresia: una incredibile semplicità. E noi non saremo risparmiati e non potremo tenerla nascosta: SEMPLICITÀ , più di ogni altra cosa necessaria a noi e agli uomini, ma, loro, intendono meglio solo cò che è COMPLESSO. L’universo intero è Volontà di Dio; Egli lo crea continuamente e lo sostiene. Alla fine, l’universo si fonde in Dio che è l’origine del suo 10

Ciò è contraddetto da Tommaso d’Aquino: Deus vere et summe simplex est.


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apparire. L’universo è conosciuto come Vishvam che significa precisamente “ciò che è auto-espandente e pieno di beatitudine”. Vishvam non è semplicemente una estrinsecazione di materia fisica, è una manifestazione diretta di Dio, è l’effettiva incarnazione della Persona Cosmica con tutte le Sue membra. Dio è la causa fondamentale dell’universo che è il Suo riflesso. Visvham e Vishnu (Dio) non sono differenti l’Uno dall’Altro! Questo si può comprendere tramite la discriminazione (Viveka) tra il Sé e il non-Sé (la tecnica del neti-neti: non-questo non questo). Il Novecento scientifico si presentava con un volto profondamente nuovo. Il suo fondamento primo non era più l’esperienza, ma la matematica. Proprio tale trasformazione avrebbe imposto agli scienziati interessi filosofici, a differenza del positivismo di Comte e del Circolo di Vienna, che rifiutavano la metafisica preferendo il riduzionismo matematico. I tentativi di Popper e di Bachelard si collocano nel tentativo di una possibilità fondata di oggettivazione alla razionalità. Nel pieno riconoscimento della dignità e della autonomia della filosofia e della scienza, l’epistemologia attuale non può prescindere dal dialogo fra queste due discipline; la loro separazione sarebbe quanto meno anacronistica. Il protagonismo assoluto della scienza, negli ultimi tre secoli, ha mostrato la sua fragilità. Se lo scopo della scienza è il raggiungimento della verità degli oggetti studiati, non può prescindere da una domanda filosofica, o meglio epistemologica. Il tentativo del Troilo di coniugare la scienza nei suoi risvolti prevalentemente matematici, e la filosofia nei suoi risvolti prevalentemente metafisici, mi sembra molto ben riuscito! Alla luce di quanto il Troilo si propone, il ragionamento matematico sperimentale della singolarità dell’opera, nel suo tentativo di presentare un cammino spirituale che conduca fino alla esperienza di se stessi, si presenta arduo e rivolto ad un pubblico specifico, perché al dire di Nicolò Copernico: «I pensieri del filosofo sono ben lontani dall’opinione comune, proprio perché suo compito è cercare la verità in ogni cosa, almeno nei limiti concessi da Dio alla ragione umana.»


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Perciò auspico un’ampia diffusione di questo libro, con la speranza che quanti si accingeranno alla sua lettura seguano il monito dell’autore di fare esperienza di se stessi, beninteso che per fare ciò occorrono principalmente tre requisiti: il primo è di ricordarsi di non abdicare dalla ragione nel suo procedere alla ricerca della veritas; il secondo è di prestare gli orecchi al Deus deorum, Dominus, locutus est (Salmo 49, 1); il terzo è, di fatto, il primo in assoluto: la Purificazione del Cuore; la Conoscenza passa necessariamente dalla Devozione, e tutti coloro che aspirano ad essere devoti devono evitare attaccamento e avversione. Non occorre essere orgogliosi della propria pratica devozionale, tanto meno della conoscenza scientifica; ci dev’essere un netto miglioramento nelle abitudini e atteggiamenti del devoto e dello scienziato, se no la disciplina e lo studio restano entrambi un inutile passatempo, buono solo per accrescere un mostruoso egoismo! Oggi moltissimi uomini di scienza si definiscono atei. La verità è che non ci sono affatto atei, ma solo persone ignoranti! Non sanno che Dio è il loro centro più recondito. Negano Dio perché non sanno che in realtà il loro respiro è Dio. È come se un pesce negasse l’esistenza dell’acqua! Non sanno che Dio è con loro e con tutti come Beatitudine, ed è per questo che TUTTI gli esseri cercano la Felicità, automaticamente, sempre, in ogni cosa che ci circonda, così come lo scienziato la cerca in ogni ricerca scientifica. Per essere veramente Felici bisogna sacrificare l’ego ed essere ripieni della consapevolezza che Dio è la nostra vera Essenza, la Verità inconfutabile intorno e dentro tutta la Vita che ci circonda e ci onnipervade, dall’atomo alle stelle.


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Singolarità ineludibile Per quanto detto, è dunque lecito porsi le domande: A cosa serve la scienza, e la medicina? Quale scopo hanno, se non quello di donare benessere all’umanità, risolvendo le sue necessità materiali per poi invogliarla verso una concreta felicità duratura, integrata e non effimera? Cercando di dare corrette, precise ed esaustive risposte! L’Educazione scientifica, e in particolare quella ippocratica, non può ridursi a varie abilità ad apprendere nuove tecniche e ricerche superspeciali, la scienza per essere tale deve essere supportata da un educare a vivere una vita buona e rispettosa di ogni spiritualità interiore che si estrinseca con qualsiasi credo e devozione per qualunque Nome-Forma cui viene dato il nome di Dio. Quando non si educa a vivere con bontà e devozione, l’insegnamento può rendere lo scienziato pericoloso, per sé e per il mondo, perché si rende possibile ogni errore/orrore per “fine scientifico”, come già visto con gli scienziati nazisti, sovietici e, nella evoluta Milano, con il calcolo dei Valori Umani a peso di euro! Poiché nella medicina attuale la PSICHE ha la brutta reputazione di essere impalpabile, quindi estranea alla verifica strumentale scientifica, occorre mettere i Focolai di Hamer (quale verifica strumentale dell’influenza diretta della Psiche sul Cervello e sull’Organo) sotto il naso degli scettici affinché si sveglino alla Nuova Medicina e non continuino a far fare una misera fine ai loro pazienti, per ottusa ignoranza delle Cinque Leggi Biologiche! Purtroppo dovunque si guardi e chiunque s’incontri si trova solo egoismo; a che può servire l’istruzione a persone così egoiste? Non v’è dubbio che l’istruzione debba essere perseguita e che nel mondo occorra svolgere qualche attività per condurre una vita confortevole; i bisogni materiali come cibo, vestiti e abitazione, vanno soddisfatti per se stessi e per i propri familiari, ma fino a che punto? Tutte queste sono attività compiute per se stessi e per amore della propria famiglia, non certo per amore degli altri! L’istruzione moderna purtroppo genera solo egoismo, serve ad acquisire beni e servizi per il proprio comfort personale e questi sono


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solo piaceri materiali. Le qualità come desiderio, ira, avidità, attaccamento, orgoglio e invidia guidano gli sforzi umani nel perseguimento dei piaceri materiali. Non c’è dubbio che l’istruzione secolare aiuti ad ottenere agiatezza e gioia nel mondo materiale ma non contribuisce affatto alla beatitudine interiore. I piaceri materiali non conferiscono la pace interiore; soltanto i cinque Valori Umani, e cioè Verità, Rettitudine, Pace, Amore e Non Violenza, sanno conferire la beatitudine; chi coltiva questi Valori sarà sempre felice. I cinque sensi d’azione forniscono i piaceri materiali ma i cinque Valori Umani portano la pace interiore. L’istruzione aiuta a ottenere diverse comodità per i piaceri materiali mentre la beatitudine interiore, cioè la Pace, può essere sperimentata solo con l’Educare. C’è una grande differenza tra Istruire ed Educare: l’istruzione implica la lettura di testi scritti da qualcuno o l’ascolto di lezioni, dove Educare non ha nulla a che fare con i libri di testo, non ha assolutamente forma definita. A cosa serve dunque, istruirsi sull’Universo che ci circonda, se ancora non conosciamo con l’Educare quell’Universo che ci sottende? Se conoscere l’Universo esterno e la sua origine, può aiutare a conoscere la nostra vera natura, è sintomatico che tutte le teorie elaborate incontrino almeno una singolarità irrisolvibile con qualsiasi metodo, tanto meno col solo approccio materialistico, anche se si utilizzano raggiri matematici, che restano solo sterili afisicità. Bisogna dunque riconoscere che una scienza che tiene conto solo dei nostri cinque sensi è parziale e non veritiera, perché misconosce tutto ciò che permette agli stessi nostri sensi di funzionare. Questo scritto è perciò indirizzato a tutte quelle persone che vogliono essere felici ma non ci riescono perché, sollecitate interiormente dal loro Io spirituale, vengono alienate dalla incongruenza tra l’esperienza quotidiana, quasi sempre negativa, e questo loro interiore polo positivo chiamato Sé, percependo sulla loro pelle questa alienazione, vivendola senza comprenderla e senza mai comprendersi, con il rischio di perdersi psicologicamente nei meandri assurdi del loro indeterminabile e buio spazio mentale! La presa di coscienza di tale contraddizione “interiore-esteriore”, di questa alienazione, è il primo passo necessario che può ben direzionare il cammino esistenziale.


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La Tecnica di seguito esposta, per assolvere alle manchevolezze della scienza, è la più semplice e priva di ogni pericolo, nel senso di NON turbare le coscienze dei molti lettori NON ancora pronti a porsi senza sostegno per valicare l’abisso dello spazio mentale, come vorrebbe invece, per chi è gà pronto, l’Asparsa Yoga. Questa Tecnica, che mi accingo a descrivere e indirizzare, è più che altro un Cammino o PROCESSO esteriore-interiore e/o viceversa, è utilissima e basilare per iniziare nel modo più semplice e naturale, perché prepara il volonteroso ad acquisire le necessarie caratteristiche mentali. Tra i prerequisiti che incoraggiano l’insorgere della brama all’avanzamento su questa strada, il principale è la capacitàvolontà di discernere fra ciò che è transitorio e ciò che non lo è, ovvero la scoperta che l’interiore Sé o Spirito, che è aldilà dello spaziotempo, causalità e casualità, è la nostra Realtà e tutti gli oggetti percepibili dai sensi, nostro corpo psicobiologico compreso, sono instabili, continuamente cangianti e solo il nostro Io-Sé trascendente non subisce alcun tipo di mutamento: Io Sono Io, e ciò è sufficiente per meritare la definizione di Unica e sola Verità Eterna che può dirsi pertanto Verità Assoluta. Questa Singolarità è la sola che non si può Eludere, con qualsiasi tipo di artifizio, che sia matematico o di qualunque altro tipo! Sono convinto che informare la gente dell’essenza del Messaggio di una religione, qualunque essa sia, non significhi fare proselitismo, come invece la bassa convenienza egoistica dell’uomo ha voluto e vuole intendere, anche a costo di falsificare lo stesso immutabile Messaggio Spirituale; esso infatti è completamente avulso dalle ritualità caratteristiche di tutte le religioni esistenti. La ragione per cui l’uomo nasce e vive potrebbe ricercarsi nello svelamento della Verità Ultima insita in tale Messaggio quale “Oro di Dio” che si trova nel cuore degli esseri viventi e nella essenza di tutte le cose, in tutta la materia, e portò Gesù Cristo a profetizzare un’apparente stranezza riportata anche nei Vangeli: “Se taceranno gli uomini, parleranno le pietre” (Luca 19, 40). Questo scritto vuol far conoscere il profondo Messaggio Universale dei Veda, insito nel cuore di tutti gli uomini e nella essenza di tutte le Sacre Scritture, che si può sintetizzare come Non-Dualismo o


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Advaita Vedanta: base di qualsiasi sviluppo scientifico-religiosospirituale. Esso è la mia personale esperienza del Messaggio, dato anche attraverso le Sacre Scritture cristiane, sintesi delle meditazioni su queste ultime e su alcune Upanisad, comparandole. In questo volumetto pongo in evidenza alcune riflessioni sul rapporto Fisica/Metafisica, da cui si può evincere anche uno stato egoico formalizzabile con la Matematica, da me chiamato Stato Egodinamico della Coscienza. Ricapitolando, possiamo dire che Singolarità Ineludibile vuole essere un ramo della filosofia scientifica che studia i problemi e i valori connessi ad una prassi della OM od AUM vedantico, il quale è l’Ordine Esplicato o Verbo di un Ordine Implicato chiamato Puro Amore ma, allorché si esplica come movimento dal più sottile al più grossolano, assume le caratteristiche di un ego; perciò tale progressivo, speciale, Moto è stato da me chiamato Processo Egodinamico. Sia però ben chiaro che tutta la Fisica Umanistica che deduco dalla monumentale opera del prof Marco Todeschini e del prof. David Bohm tramite il Vedanta, è esclusivamente farina del mio sacco! A qualcuno potrà sembrare strano, ma la Scienza avvicina molto a Dio, e la Fisica Umanistica o Egodinamica, si può dire che è la razionalizzazione dei tanti Testi Sacri, letti e studiati, che mi hanno permesso di recepire una singolarità intuitiva il cui scopo principale non è parlare tanto di filosofia, religione o esoterismo, quanto parlare di Scienza secondo nuovi paradigmi che hanno le radici nella filosofia del Nondualismo, nella sintesi Religiosadevozionale, nonché nello Esoterismo, in una sola parola: nel Puro Amore, nell’Amore o Sé che, come Archetipo in Essere, viene identificato l’Ego Cosmico “E”, quindi l’ego operativo. Ho indicato con “eO” l’Ego Operativo, con “eM” l’Ego Mentale e infine con “eS” l’Ego Subconscio di Stazionamento: eO = eM + eS. Tale Scienza può, con giusta ragione, essere denominata Scienza del Puro Amore o Scienza di Dio, perché Dio è Amore, anche se esplicato al più basso livello fisico viene chiamato ego operativo. L’Egodinamica è un nuovo pensiero Metafisico che può tranquillamente definirsi FISICA UMANISTICA; essa contempla il princìpio fondante dell’Infinito Amore secondo il quale tutti i NOMI sono collegati alle rispettive FORME tramite leggi spirituali,


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formalizzate anche con l’ausilio della Matematica, quindi esprimono anche leggi fisiche della materia oggettiva di cui le stesse Forme sono costituite e vibrano nell’archetipo Nome che si esprime anche come E=mc2, equazione nata grazie a Leibniz, nel XVIII° secolo. Alla fine della lettura sarà chiaro che questo scritto è soprattutto una disciplina spirituale alquanto singolare, perché attraverso la ragione prettamente scientifica, avvalendosi della Matematica e della Fisica, incammina Lettori e Lettrici attenti su una strada analitica in modo da portarli facilmente all’autodiscriminazione dei Valori Umani INTERNI e positivi, insiti prima di tutto nei loro stessi cuori, dai Valori Bestiali detti anche umani, ma solo ESTERNI alle “Mura di cinta del Regno” e negativi. Questa nuova filosofia scientifica considera il sistema energia non più invalicabile e ultimo, come finora ritenuto dalla scienza, ma considera tutte le differenti energie espressioni della sola Energia Cinetica, come dimostrato ampiamente dal prof. Marco Todeschini con la sua Spaziodinamica, e la considera come un sottosistema complesso di quel Quid chiamato anche Uno-senza-secondo, che è l’eterno Sistema Assoluto Semplice della Pura Coscienza, detta più chiaramente Sé Incarnato e Cosmico. Nella vita pratica, la scoperta che è l’Amore che Crea, Sostiene ed Avvolge tutto e tutti, può essere considerata antiscientifica e assurda, ma bisogna capire che senza Amore nessuno può vantare di essere riuscito a comprendere il mistero della vita, anche studiando il Cosmo, le stelle e quant’altro con le più avanzate tecniche di ricerca. Senza Amore, il mistero insondabile del nucleo atomico resterà sempre più misterioso. La Natura stessa è Amore Puro, Trascendente, Immanente e Onnipervadente il Cosmo, perché tutto è Amore, senza peraltro rendere impossibile e inutile lo studio del cosmo e ogni altro tipo di conoscenza empirica, teorica, sensibile ed intelligibile! La conoscenza mentale ordinaria comune può arrivare a capire e poi a comprendere questa nuova metafisica, perché quello stesso Amore Puro che muove il Sole e l’altre stelle è anche posto nel nostro cuore spirituale: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”, dice Gesù Cristo, sintetizzando il processo di ogni possibile tecnica e metodo pratico in poche ed efficaci parole. Il cuore deve essere quindi preparato e reso puro, affinché questa


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nuova Scienza dell’Amore diventi prassi per ogni essere umano. La più semplice e naturale tecnica che rende possibile tale purificazione si trova in tutte le Sacre Scritture, ed è la semplice Ripetizione del Nome che ognuno dà a quel Dio che ha nel cuore, tecnica che nel Vedanta viene chiamata Namasmarana, la quale costituisce il più semplice Yoga per sé stesso, il Cittha shuddhi yoga, il sentiero che oserei dire essere il più idoneo in quest’Era (Yuga), per la giusta e coerente purificazione del cuore-mente-psiche la quale ci fa ben comprendere che finché il cuore non è purificato noi stessi siamo la causa di tutte le nostre illusioni. Noi pensiamo di essere nella morsa del dolore ma questo dolore lo generiamo noi stessi, non ci viene dato da Dio, è tutta creazione dei nostri stessi impuri pensieri, Dio non ne è responsabile! Non dobbiamo pensare che Dio sia responsabile di alcuna delle nostre sofferenze, Egli dà soltanto felicità: “Dio è l’incarnazione della gioia eterna, della saggezza assoluta, è oltre le coppie di opposti, espansivo e pervasivo come il cielo, è la meta indicata dal Mahavakya Tattvamasi, Uno senza un secondo, eterno, puro, immutabile, testimone di tutte le funzioni dell’intelletto, oltre tutte le condizioni mentali ed i tre guna di Sattva, Rajas e Tamas.” (da un discorso di Sri Sathya Sai Baba).

Educare è dunque coltivare umiltà e disciplina, ma oggi produce un raccolto di orgoglio e invidia che si appaia con l’odio. “Vidya” (Conoscenza) è composto da “vid” (Luce) e “ya” (ciò che dà), per cui l’Educare non entra, ma esce dal cuore spandendo luce ed eliminando l’oscurità della mente e dell’intelletto non discriminati. Vidya è il processo di Educare da cuore a cuore che il Cosmo è la manifestazione del Gioco di Dio, che l’Universo intero è la residenza del Signore (Ishavasyam Idam Jagath). Vidya non può limitarsi ad una mera conoscenza tratta dai libri, deve evidenziare la parentela dell’uomo con l’uomo e la sua relazione intima con la Natura, deve armonizzare le esperienze precedenti con quelle attuali e guidare la persona verso future acquisizioni fruttuose e benefiche, deve convalidare la conoscenza teorica con queste esperienze e, nel processo, far crescere l’uomo, fino alla meta finale: in quell’attimo si svelerà la sua Realtà di Essere Divino!


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Algoeuristica Il Namasmarana e l’Autodiscriminazione sono le due tecniche che in breve porteranno il praticante a sperimentare ciò che le formule matematiche esprimono simbolicamente e i Sacri Testi invitano a mettere in pratica, come si fa con la Fisica Teorica e Sperimentale, in tal modo viene chiuso il cerchio di questo singolare processo: Metafisica prima, Matematica poi e infine Fisica Sperimentale, intesa come prassi quotidiana, processo sintetizzato come e nel NF 11 . Tale Processo è stato da me chiamato Algoeuristico, ed è un metodo di approccio alla soluzione dei problemi che non segue un chiaro percorso, ma si affida all'intuito e allo stato temporaneo delle molteplici circostanze, al fine di generare nuova conoscenza; non è quindi un metodo prettamente deterministico, come quello di Laplace, perché, contrariamente a quanto egli credeva, la natura impone dei limiti alla capacità di predire appieno il futuro tramite qualunque tipo di Legge, sia secondo la scienza Fisica che la scienza dello Spirito, e ciò è dovuto al fatto che per predire il futuro scientificamente, il ricercatore deve autorealizzare la propria Divinità posta nel suo cuore, quindi deve purificare la sua mente-cuore, come diceva Bohm nella maturità scientifica e umana, ma quando ciò avviene egli non ha più la spinta per qualsiasi altra nuova ricerca, perché lo scopo della sua vita è realizzato: con la “fusione a freddo” tra la Conoscenza, il Conosciuto e il Conoscitore; ma finché tale “fusione” non avviene, è bene intraprendere solo quei doveri che sono commisurati al grado di purezza del proprio cuore, perché non si è pronti a distaccarsi dai piaceri dei sensi e da una Fisica Teorica esatta e corrispondente alla Realtà. L'euristica di una teoria dovrebbe in particolare indicare le strade e le possibilità di approfondirla, nel tentativo di rendere una teoria Progressiva, cioè in grado di garantirsi uno sviluppo empirico tale da prevedere fatti nuovi non noti al momento dell'elaborazione della stessa teoria. Per algoeuristica (combinazione dei termini algoritmo + euristica) si intende un metodo per ottenere un risultato 11

NF = Nome x Forma, come si vedrà meglio più avanti.


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atteso eseguendo dei passi semplici con una determinata tecnica ben stabilita, che può essere anche variata durante la pratica, adeguandosi alla trasformazione progressiva dell’esperienza empirica avuta col metodo adottato. L’algoeuristica è quindi la combinazione dei due suddetti metodi in grado di garantire uno sviluppo empirico tale da poter prevedere fatti nuovi, soggettivi-oggettivi, non esattamente noti nello sviluppo progressivo della tecnica adottata; essa si attaglia perfettamente alla pratica seria e costante di una qualsiasi disciplina spirituale! Finora gli scienziati hanno fatto molte sorprendenti scoperte in svariati campi dello scibile, ma ancora nessuno di loro è riuscito a trovare la pace: la loro e quella della Società! Nessuna medicina, nessuna scienza e nessuna religione, prese separatamente, c’è ancora riuscito e mai potrà, finché prevale il metodo meramente materialistico. A molti dotti, tali concetti espressi simbolicamente sembreranno antiscientifici, eppure credo che essi siano molto più scientifici e importanti di tante scoperte fatte con il solo fine tecnologico ed egoistico. Forse è per questo motivo che tali dotte persone non riescono a sperimentare la beatitudine del loro Spirito e, di conseguenza, a sincronizzarsi con quel Campo chiamato Amore, Puro Amore, che permetterebbe l’apertura ad intuizioni superiori tali da debellare qualsiasi malanno ed ingiustizia ancora troppo dominanti nel mondo. Quando il desiderio egoistico viene ridotto, cresce la Forza di Volontà, oggi molto indebolita, e il risultato è che cresce la capacità di agire e di conseguenza anche la Potenza della Saggezza, vedi le formule del Fattore Energetico; al contrario, diminuendo la Forza di Volontà cresce in modo mostruoso la dipendenza dai nostri sensi e quindi la debolezza fisica, cioè la debole resistenza ai malanni cui è sottoposto continuamente il nostro corpo psicobiofisico. Questo scritto, nell’aiutare a ritrovare la felicità del nostro cuore e allargarla a macchia d’olio con l’espansione dello stesso, può aiutare a sentire meglio la Voce del Saggio (la nostra Coscienza) ivi residente, ed iniziare a seguirne i sani consigli anche nei piccoli atti giornalieri. Agli inizi anche il semplice ragionamento può aiutare moltissimo nel cammino, specialmente nella fase “matematica” e


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“separativa” (neti-neti) dell’oro dalla sabbia, come solitamente usava fare il ricercatore dell’oro materiale nei fiumi auriferi. Noi questa stessa tecnica “separativa” l’applichiamo per la ricerca dell’OroSé nascosto al di là delle apparenze nel fiume aurifero che è la vita. Tutte le conoscenze, specialmente quelle scientifiche, potranno aiutare se sarà la saggezza a guidare: la conoscenza senza la saggezza fa crescere di più l’ego, e programmi di studio sovraccarichi di solo nozionismo portano al disorientamento; una tale conoscenza senza saggezza può produrre solo generazioni di egoisti colti e imbecilli! Se si osserva con saggezza la natura che ci circonda si può intuire e comprendere che l’essenza del creato è la Divinità. Tutte le esperienze che si hanno nel mondo sono però legate al tempo e allo spazio; scienza e tecnologia studiano l’espressione dei Cinque Elementi fondamentali della natura, ne fanno combinazioni e apportano dei cambiamenti, forniscono delle agevolazioni e delle comodità aggiuntive, permettendoci di condurre una vita più comoda. Oggi purtroppo gran parte delle Virtù Umane vengono messe da parte sulla base di due ingannevoli commenti: - o ci dicono che non sono importanti; - o ci dicono che non sono attuabili in questi tempi. Penso che entrambi siano una scusa puerile per evitare i problemi; spero che questo libricino faccia riflettere bene a chi lo leggerà. La Scienza abbinata alla Religione si chiama Spiritualità. Il Processo Egodinamico di Singolarità Ineludibile vuole indicare un ragionamento matematico-sperimentale e un cammino spirituale, fino ad arrivare alla esperienza del Sé, Sé-stessi. Tale ragionamento scientifico penso si debba sviluppare seguendo la Spaziodinamica di Todeschini, quindi la Relatività di Galilei, piuttosto che la Relatività Ristretta/Generale di Einstein, perciò ritengo necessario spiegare sommariamente il fenomeno che sta alla base della Spaziodinamica chiamato Effetto Magnus o Fenomeno di Magnus (1802–1870). Secondo Todeschini tre sono le manifestazioni basilari della natura fisica: la materia, i suoi campi di forze continui, i suoi campi di forze alterni. Queste due ultime manifestazioni sono campi che circondano tutto il mondo fisico. Todeschini ha dimostrato che queste tre manifestazioni fisiche si riducono semplicemente a movimenti


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di spazio fluido inerziale, e per dimostrarlo ha considerato gli effetti che le correnti di tale spazio fluido producono sui vari aggregati di materia. E poiché questa, dall’atomo alle stelle, si presenta composta di elementi sferici ruotanti intorno ad un loro asse polare, ne segue che per spiegare i fenomeni naturali, bisogna prendere in considerazione le azioni di una corrente fluida sopra una massa sferica ruotante. Sappiamo che se una sfera immobile viene investita da una corrente fluida rettilinea, la sfera riceve una spinta S diretta secondo le linee di moto del fluido investitore, se però la sfera è animata da un moto rotatorio intorno al suo asse polare disposto normalmente alla corrente fluida, la sfera viene sottoposta ad una spinta S inclinata di un certo angolo α (alfa) rispetto alla direzione della corrente investitrice. Questa risultante S può evidentemente scomporsi in altre due forze: una L longitudinale diretta secondo la corrente, una T trasversale, diretta perpendicolarmente alla corrente stessa. È questo il Fenomeno di Magnus:

Fig. 01 Fenomeno di Magnus

Nessuno ha mai considerato il ruolo principale che esso ha nei fenomeni naturali dell’universo, tranne il nostro scienziato Ing. Prof. Marco Todeschini. Si vedano le più importanti deduzioni teoriche e sperimentali del professore, facilmente consultabili in qualsiasi biblioteca. Una delle sue più importanti deduzioni e dimostrazioni matematiche è data dalle seguenti equazioni delle accelerazioni, in netto contrasto con quelle delle masse di Albert Einstein; le riporto entrambe, in modo da far risaltare subito all’occhio l’enorme differenza concettuale esistente tra i due fisici:


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⎛ C 2 −V 2 ⎞ ⎟⎟ ; a L = a0 ⎜⎜ 2 C ⎠ ⎝

⎛ C 2 −V 2 aT = a 0 ⎜⎜ 2 ⎝ C

1

⎞2 ⎟⎟ ; ⎠

(Tod 16)

Esse rappresentano le accelerazioni longitudinali e trasversali che assume la massa alle varie velocità, quando è animata da moto rototraslatorio. I corpi in movimento, quindi, mantengono invariata la loro massa in qualsiasi direzione essa si consideri, mentre si rileva che, viceversa, essi assumono accelerazioni longitudinale e trasversale differenti, e ciò in netto contrasto con quanto sostenuto da Einstein che, al contrario, ha creduto di aver dimostrato la variabilità della massa nelle due direzioni dette, secondo le seguenti equazioni:

m0

mL =

⎛ C −V ⎜⎜ 2 ⎝ C 2

2

⎞ ⎟⎟ ⎠

3 2

;

m0

mT =

⎛ C −V ⎜⎜ 2 ⎝ C 2

2

⎞ ⎟⎟ ⎠

1 2

;

(Tod 21)

che nella prospettiva naturale della spaziodinamica sono considerate innaturali, incongruenti ed assurde. Voglio ringraziarvi per aver scelto questa impegnativa lettura. Sono convinto che vi sarà molto utile perché saprà darvi strumenti tali da mettervi nelle condizioni pratiche per decidere il miglior bene tra le innumerevoli situazioni ibride che la vita vi presenta ogni momento. Amici e amiche che leggete queste mie parole, voglio ribadire con molta chiarezza che ciò che scrivo è in spirito di fratellanza e di amicizia per una crescita comune: non intendo escludermi dalle lezioni di vita che il Vedanta e i Vangeli danno. È su questa chiara lunghezza d’onda che vorrei quindi, con umiltà, COMUNICARE con voi tutti. Conoscere la Verità dell’Atma-Amore tramite lo studio di un gran numero di Scritture acuendo il solo mentale, acquisendo cultura nozionistica o partecipando a discussioni dialettiche, è impossibile: un cuore puro è lo specchio migliore in cui la Verità possa riflettersi. Avere un buon intelletto aiuta a purificare al meglio la mente. Il valore di un essere umano è basato sul suo intelletto, più si sviluppa l’intelletto, migliori si diventa; se l’intelletto declina, egli scende al livello dell’animale. Oggi il valore dell’uomo è diminuito


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Vurrìa, vurrìa…

molto perché non riconosce l’importanza dell’intelletto e della condotta basata su una discriminazione corretta. La forma è umana ma il pensare è a livello animale perciò, in questi tempi molto egoistici, egli merita davvero l’appellativo di “animale a due gambe”. Avendo acquisito la forma umana, egli dovrebbe comportarsi con intelligenza, invece si comporta sempre come un animale ferito, pieno di odio, rancore, invidia, e disprezzo per gli altri, senza capire che così disprezza sé stesso! Tutte le discipline spirituali hanno lo scopo di purificare l’intelletto e quindi la mente-cuore. Il Namasmarana aiuta a purificare e controllare la mente. Che cos’è il controllo della mente? In realtà, controllo significa “indifferenza alle sue stravaganze”. Controllare la mente è difficile come rinchiudere dell’aria nel pugno. Come si può controllare la mente che è onnipervadente nella vastità del suo ambito e comprensione? Quando si è compreso che essa è fatta di pensieri e dubbi, l’eliminazione dei pensieri è il mezzo per dominarla. I pensieri sono legati ai desideri e, fin quando questi rimangono, non si può avere il distacco (Vairagya). Bisogna dunque limitare i desideri; quando non c’è limitazione, il desiderio eccessivo diventa malvagio e porta alla sofferenza. Se ci sforziamo di “controllare i desideri”, limitarli o fissarne un tetto che ci imponiamo di non superare, a tempo debito otterremo il distacco o rinuncia (Vairagya) e quindi il controllo della Mente. Appena questa diventa pura la Verità vi balena in un istante, perché la Verità è indipendente dal giudizio umano, dal solo mentale. Come diceva il filosofo e matematico tedesco Gottlob Frege: “L’esser vero è differente dall’esser ritenuto vero, da uno [anche da noi stessi! N.d.A.], da molti o da tutti, e in nessun caso va ridotto a questo. Non c’è contraddizione nell’esser certo di qualcosa che chiunque ritiene falso!”

Nei Veda perciò è scritto: “Quando vengono tagliati tutti i legami che tengono avvinto il cuore, allora il mortale diventa Immortale. Per tale fine è l’insegnamento.” (Katha Upanisad II, 6, 15)


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COLLOQUIO CON L’AMICO TODESCHINI (- III° CAPITOLO -) Sono convinto che la mia neometafisica a struttura oloarchica secondo i due fondamentali Principii Vedantici: 1. “Condensazione e Pervasività Successiva” 2. “Quintuplicazione” segua esattamente il processo evolutivo della Scienza Fisica Teorica e Umanistica dello Spirito, pertanto ritengo che la Prefazione di Einstein alla sua Relatività divulgativa sia perfettamente coerente alla divulgazione di questo mio libretto allo stesso modo che il suo, nel 1916, per la sua detta relatività. Riporto, quindi, la sua Prefazione come se fosse riferita a tutto il mio scritto di seguito esposto: << Il presente volume vuole offrire una visione per quanto è possibile esatta della teoria della relatività a quei lettori, che si interessano di tale teoria da un punto di vista scientifico generale e filosofico, senza avere molta familiarità con l’apparato matematico della fisica teorica. L’opera presuppone nel lettore un livello di cultura che corrisponde, pressappoco, a quello dell’esame di maturità scientifica e richiede una buona dose di pazienza e volontà! L’autore ha compiuto ogni sforzo nel tentativo di esporre le idee basilari nella forma più chiara e più semplice possibile, presentandole, nel complesso, in quell’ordine e in quella connessione in cui si sono effettivamente formate. Per raggiungere la massima chiarezza mi è parso inevitabile ripetermi di frequente, senza avere la minima cura per l’eleganza dell’esposizione; ho scrupolosamente seguito il precetto del geniale fisico teorico Ludwig Boltzmann, secondo cui i problemi dell’eleganza vanno lasciati al sarto e al calzolaio. Non ritengo di aver defraudato il lettore di quelle difficoltà che sono insite nell’argomento. Ho invece di proposito trattato le basi empirico-fisiche della teoria “come farebbe una matrigna”, per evitare che al lettore, poco pratico di fisica, accada come al viandante, che passando fra gli alberi non riesce a vedere la foresta. Possa questo volume procurare a qualcuno alcune ore felici di stimolante meditazione! Dicembre 1916 Albert Einstein >>


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Vurrìa, vurrìa…

Il Saggio è la nostra Coscienza resa pura dall’esperienza del Puro Amore nascosto dall’ego e ricacciato quasi sempre nell’angolo più buio del nostro essere umani; è il nostro vero Sé che nessuna scienza, deterministica o indeterministica, ci svelerà mai, se non la nostra volontà nella ricerca della Verità. Nel prossimo futuro sicuramente vedremo brillare la lampada del Saggio Puro Amore camminare ancora in carne e ossa tra noi, e sarà finalmente Har Maghedon. L’invito che posso fare a noi tutti è iniziare ad accendere la nostra lampada dell’Amore, e di restare evangelicamente ben svegli! Il determinismo della scienza fu sostituito dal Principio di Heisenberg, cioè dall’indeterminismo, e da allora la scienza, detta classica, fu definita “scienza moderna”. Infatti, si dice scientificamente moderno il non rispondere con esattezza alle domande che la natura pone con i suoi fenomeni, anche i più incomprensibili! La meccanica quantistica, scienza moderna, non predice un singolo risultato ben definito per una determinata osservazione, bensì predice un certo numero di diversi esiti possibili, indicandone la probabilità per ciascuno di essi, ma con ciò non assolve al suo dovere basilare, perché pone nell’incertezza ogni risultato scientifico mettendo in discussione qualsiasi consistenza dell’ordinario vivere. Forse che questa incertezza nella scienza moderna riflette la stessa incertezza che cova nella mente umana, incapace di autoanalizzarsi e discriminare ciò che è, da ciò che appare? Fatto sta che verso la fine del XIX° secolo la scienza si trovava a un bivio: c’era da una parte la concezione del pieno eterico, che spiegava gran parte dei fenomeni specialmente quelli astronomici, e la concezione del vuoto assoluto dall’altra, dopo l’entrata in discussione nel 1905 di Einstein, che ne spiegava il restante. Prima che entrasse nella discussione Einstein, si riteneva certa la esistenza dell’etere, si era solo incerti sulla sua immobilità statica oppure sulla sua mobilità, intesa come moto in senso opposto alla rivoluzione della Terra attorno al Sole; c’era il dubbio se la Terra venisse investita da un “vento di etere” contrario al suo moto rivoluente, oppure l’etere fosse del tutto immobile, come un macigno che pesasse, avvolgendo il nostro pianeta passivamente, influendo


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ponderalmente sulla gravità e sullo spaziotempo, come ipotizzato nel 1895 dal grande matematico Lorentz, che su tale ipotesi formulò quattro equazioni dette di “trasformazione di Lorentz”, adoperate poi da Einstein per spiegare la sua relatività ristretta: <<Quanto valgono le x’, y’, z’, t’, di un evento K’, quando sono date le grandezze x, y, z, t, dello stesso evento rispetto a K? Le relazioni debbono essere scelte in modo che la legge di propagazione della luce NEL VUOTO (contro l’ipotesi di Lorentz che parla di PIENO DI ETERE IMMOBILE. N.d.A ) risulti soddisfatta per un medesimo raggio di luce (e naturalmente per ogni raggio) sia rispetto a K che a K’. Quando i sistemi di coordinate sono orientati nello spazio come sottoindicato, tale problema viene risolto mediante le seguenti trasformazioni di Lorentz:

x' =

x − Vt

V2 1− 2 C y’ = y z’ = z

V x 2 C t' = V2 1− 2 C t−

z

z’

V

y

y’ V V K’

x’ x

K Fig. 1 Corpo di riferimento K e K’

Relatività ristretta


Vurrìa, vurrìa…

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Se anziché la legge di propagazione della luce, avessimo preso come base le tacite ammissioni della vecchia meccanica circa il carattere assoluto dei tempi e delle lunghezze, avremmo ottenuto, invece delle precedenti di Lorentz, le equazioni seguenti: x’ = x - Vt y’ = y z’ = z t’ = t Quesato sistema di equazioni viene spesso indicato come «trasformazione di Galileo». La trasformazione di Galileo può venir ricavata dalla trasformazione di Lorentz ponendo in quest’ultima un valore INFINITAMENTE GRANDE della velocità C della luce. Possiamo vedere facilmente nel seguente esempio che, con la trasformazione di Lorentz, la legge di propagazione della luce NEL VUOTO è soddisfatta tanto per il corpo di riferimento K quanto per il corpo di riferimento K’. Supponiamo che un segnale luminoso venga lanciato lungo l’asse positivo x, e che l’eccitazione luminosa si propaghi secondo la equazione: x = Ct, cioè con la velocità della luce C. In base alle equazioni della trasformazione di Lorentz, questa semplice relazione tra x e t implica una relazione fra x’ e t’. In verità, se sostituiamo a x il valore Ct nella prima e nella quarta equazione della trasformazione di Lorentz, otteniamo:

x' =

(C − V )t 1−

V2 C2

V ⎞ ⎛ ⎜1 − ⎟t C ⎠ ⎝ t' = V2 1− 2 C da cui deriva immediatamente, per divisione, la formula seguente: x’ = Ct’


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Questa è l’equazione cui soddisfa la propagazione della luce, riferita al sistema K’. Vediamo così che la velocità di trasmissione rispetto al corpo di riferimento K’ risulta anch’essa uguale a C. Lo stesso risultato si ottiene per raggi luminosi che si propaghino in qualsivoglia altra direzione. Naturalmente non dobbiamo stupirci di ciò, giacché le equazioni della trasformazione di Lorentz sono proprio state derivate in conformità a questo punto di vista.>>

A parte il fatto che Lorentz NON parla mai di VUOTO ETERICO, come invece ha sempre parlato Newton e quindi Einstein, e basta questo per invalidare ogni derivazione dalle trasformazioni di Lorentz riferite al VUOTO, come appunto fa Einstein, ma tutto il discorso di Einstein va oltre ogni limite logico, perché accoppia Newton e Lorentz, cioè due principi totalmente opposti e assolutamente incongruenti tra loro (vuoto e pieno), per giustificare gli accorciamenti degli spazi nelle aree gravitazionali e la costanza della velocità della luce riferita a qualsiasi corpo fisico di riferimento K, K’, K’’, K’’’, K’’’’, ecc. ecc.. Ma vediamo come Einstein specifica la formulazione esatta del suo principio di relatività: <<Poiché in generale non è possibile nella descrizione spaziotemporale far uso di corpi di riferimento rigidi, secondo il metodo seguito nella teoria della relatività ristretta, il sistema delle coordinate gaussiane deve prendere il posto del corpo di riferimento. Al concetto fondamentale del principio generale di relatività corrisponde l’enunciato seguente: “Tutti i sistemi di coordinate gaussiane sono di principio equivalenti per la formulazione delle leggi generali della natura.” Possiamo enunciare questo principio generale ancora più chiaramente come un’estensione naturale del principio ristretto di relatività. Secondo il principio di relatività ristretta, le equazioni che esprimono le leggi generali della natura si tramutano in equazioni della stessa forma, quando sostituiamo le variabili spaziotemporali x, y, z, t, di un corpo di riferimento galileiano K, con le variabili spaziotemporali x’, y’, z’, t’, di un nuovo corpo di riferimento K’, applicando la trasformazione di Lorentz. Invece, secondo la teoria della relatività generale, le equazioni devono tramutarsi in equazioni della stessa forma applicando sostituzioni arbitrarie delle variabili gaussiane x1, x2, x3, x4; in


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ogni trasformazione infatti (non soltanto la trasformazione di Lorentz) corrisponde al passaggio da un sistema di coordinate gaussiane a un altro. In breve: la teoria della relatività ristretta si riferisce a domini galileiani, ossia a quelli in cui non esiste alcun campo gravitazionale; si assume come corpo di riferimento un corpo RIGIDO galileiano, il cui moto sia rettilineo uniforme dei suoi punti materiali “isolati”. Se tali domini galileiani si riferiscono anche a corpi di riferimento non galileiani, allora è presente rispetto a quei corpi un campo gravitazionale di tipo speciale. Nei campi gravitazionali però non esistono corpi rigidi con proprietà euclidee, perciò nella teoria della relatività generale non ci si può avvalere della finzione del corpo rigido di riferimento. Anche l’andamento degli orologi è influenzato dai campi gravitazionali, in modo tale che una definizione fisica del tempo eseguita direttamente col sussidio di orologi non possiede assolutamente lo stesso grado di plausibilità che essa aveva nella teoria della relatività ristretta. Per questa ragione si ricorre a corpi di riferimento NON RIGIDI, i quali non soltanto, se considerati come un tutto, si muovono in qualsivoglia maniera, ma subiscono altresì deformazioni arbitrarie durante il loro moto. Per la definizione del tempo servono orologi, per i quali la legge dell’andamento è di qualunque tipo, comunque irregolare. Dobbiamo immaginare ciascuno di questi orologi fissato a un punto del corpo di riferimento non rigido. Essi soddisfano soltanto l’unica condizione che le “letture” simultaneamente osservabili su orologi spazialmente vicini differiscono infinitamente poco l’una dall’altra. Questo corpo di riferimento non rigido che potrebbe appropriatamente venir denominato un “MOLLUSCO DI RIFERIMENTO”, risulta in sostanza equivalente a un sistema di coordinate gaussiane quadrimensionale arbitrariamente scelto. Ciò che dà al “mollusco” una certa intuibilità, confrontato con il sistema di coordinate gaussiane, è il perdurare formale (propriamente ingiustificato) della esistenza a sé stante delle coordinate spaziali rispetto alla coordinata temporale. Ogni punto del “mollusco” è trattato come un punto dello spazio, e ogni punto materiale che sia in quiete relativamente a esso è trattato come in quiete, finché il mollusco è considerato quale corpo di riferimento. Il principio generale di relatività richiede che tutti questi molluschi possano venir usati come corpi di riferimento con uguale diritto e uguale successo nella formulazione delle leggi generali della natura; le leggi stesse devono essere del tutto indipendenti dalla scelta del mollusco!


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La grande forza direttiva posseduta dal principio generale di relatività risiede nella stessa limitazione che viene imposta alle leggi della natura in seguito a quanto visto sopra.>>

Non volendo cogliere il lato squisitamente “comico” che, da buon napoletano, mi verrebbe da cogliere, a me pare che tutto il discorso sulla relatività generale si riduca ad un campo gravitazionale dovuto al riferimento ad un corpo “molliccio tipo mollusco”, come dire riferito ad un corpo FLUIDO ETERICO, sempre negato da Einstein! Questo mi fa pensare che il caro Albert abbia buttato fuori dalla porta di quella famosa “stanza”, l’etere, per ritrovarselo, camuffato da “mollusco”, che si intrufola con molta efficacia dalla “finestra”! L’insostenibilità di tutto il discorso, diciamo così “molluschiano”, sta nella sua influenza, direi troppo forzata, sulle linee gaussiane e quindi sulle relative coordinate, ovviamente anche la temporale; mi riferisco non alla loro giusta curvatura (i piloti di linea intercontinentale la conoscono molto bene!), quanto al suo ipotetico, indimostrabile, assurdo accorciamento delle coordinate, pur di non contraddire la sua stessa relatività ristretta riguardante la costanza della velocità della luce C rispetto a qualsiasi riferimento, anche se ottenuto con grande sforzo teorico matematico. Per meglio chiarire la questione, la cosa migliore da fare mi è sembrata quella di andare a casa del mio amico prof. Marco Todeschini, espertissimo in materia, e parlare direttamente con lui dei problemi irrisolti della scienza, o addirittura risolti, ma interpretati erroneamente e quindi ancora alla base di quella scienza detta moderna, ritenuti da molti come pilastri intoccabili e inamovibili, senza accorgersi invece, che tali pilastri sono traballanti, e le sue fondamenta sono appoggiate su un terreno sabbioso ed insicuro. << “Buon giorno Marco, come stai? Scusami se ti disturbo …” “Molto bene, grazie; sarò felice di rispondere alle tue domande, anche se le stesse mi sono state poste negli anni passati da giornalisti di varie testate nazionali ed estere, e da fisici e premi Nobel di larga fama mondiale. Con te, caro Vincenzo, saro felice di riprendere i soliti discorsi e le solite dimostrazioni matematiche dal punto


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di vista leggermente più esoterico, in modo da affiancarmi di più alle tue tesi, anche se, spiritualmente, non possiamo che concordare così come lo hai esposto giorni fa e secondo ciò che di te ho letto dalla bozza lasciatami la settimana scorsa.” “Mi fai felice oltremodo, perché non pensavo che avessi avuto il tempo di leggere il mio manoscritto e addirittura porlo a confronto con la tua Scienza Universale! Ne approfitto subito e ti chiedo di parlarmi della dimostrazione di quel fluido universale che si è sempre chiamato etere, che hai specificato meglio come spazio fluido dinamico e che il mio modesto scritto ha chiamato ordine esplicato del Puro Amore, mentre Bohm ha chiamato Ordine Esplicato del Campo con Potenziale Q, che ho inserito come forma particolare di Energia Cinetica dal Traspazio al tuo Spazio, come hai potuto leggere dal calcolo da me sviluppato dalla tua interpretazione dell’equazione di Schrödinger.” “Ho letto e apprezzato. In effetti, Vincenzo, si trattava di dimostrare più che l’esistenza dell’etere, direi la giusta interpretazione del noto esperimento fatto dal prof. A. Michelson nel 1881 con l’intento dichiarato, poi travisato da alcuni fisici, di verificare se questo etere, esistente e da tutti ammesso, fosse immobile o mobile! Quali risultati avrebbe dovuto ottenere l’esperimento se il nostro pianeta fosse stato immerso in una corrente di etere che lo spingesse a rivoluire intorno al Sole alla sua stessa velocità V di circa 30 Km/sec, come risulta anche dalla mia teoria? È chiaro che in tal caso la velocità di rivoluzione della Terra è uguale a quella della corrente fluida di etere in cui è immersa, cioè non vi è velocità relativa tra il nostro globo ed il fluido circostante, essi formano un tutt’unico che si sposta alla stessa velocità intorno al Sole. Ebbene, con l’interferometro da lui inventato, Michelson trovò esattamente che i due raggi di luce lanciati contemporaneamente uno in senso longitudinale alla Terra e l’altro lanciato in senso trasversale ortogonale al primo, compirono i due uguali percorsi nello stesso tempo, non in tempi diversi come invece si aspettavano nell’ipotesi preconcetta dell’immobilità dell’etere rispetto alla Terra!


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Senza addentrarmi nella dimostrazione matematica, semplice peraltro, che si può trovare nelle pagine della mia opera, la “Psicobiofisica” al capitolo X°, ti dico solo, caro Vincenzo, che tale famoso esperimento non ha fatto altro che confermare l’esistenza dell’etere, e dimostrato che una corrente di esso si sposta compatta assieme alla Terra nel suo moto di rivoluzione attorno al Sole, come detto. Il risultato incontrovertibile di tale esperimento è in perfetta armonia con l’aberrazione astronomica della luce, come ho scoperto e ampiamente dimostrato. Se Einstein ha ritenuto erroneamente che il risultato dell’esperimento Michelson fosse in contrasto con l’aberrazione astronomica e per sanare tale contrasto negò la esistenza dell’etere, ciò non toglie che entrambi gli esperimenti ottici in parola seguitino a confermare l’esistenza di tale mezzo fluido universale e non a negarla, come ritengono invece ancora oggi i sostenitori della sua pseudorelatività ristretta e generale. La relatività di Cartesio quindi, ci conferma che è adatta a rendere invarianti le leggi fenomeniche dal sistema di riferimento e che per tale scopo non vi è alcun bisogno di introdurre teorie che variano le leggi a seconda del sistema di riferimento! Poiché l’esperimento Michelson ha dimostrato, con migliaia di esperimenti compiuti, l’uguaglianza dei tempi dei due raggi di luce, allora non ha smentito l’esistenza dell’etere, come è stato ritenuto erroneamente, ma viceversa ha confermato l’esistenza di tale fluido universale in modo incontrovertibile! A proposito del tuo scritto Vincenzo, mi è parso che il tuo concetto dell’Amore quale fluido scientifico universale e sostrato basilare del fluido eterico, sia alquanto tirato per i capelli, intendo scientificamente, perché impossibile da dimostrare come per lo spazio eterico!” “Vedi caro Marco, quell’Amore “che muove il Sole e l’altre stelle” non serve dimostrarLo, come invece è servito per l’etere, perché l’Amore è nella natura delle cose esistenti, è un’assioma ineludibile a priori ad ogni esistente, la cui natura è Sat-Cit-Ananda, cioè Esistenza-Intelligenza-Beatitudine, di cui bisogna un giorno tenerNe conto anche nelle analisi sperimentali della scienza dei fenomeni, i


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più materialistici, perché, anche se non se Ne è coscienti, Esso c’è sempre, è come il prezzemolo in ogni minestra, allora è meglio tenerNe conto con consapevolezza e scienza; a quel punto il nuovo paradigma farà cambiare i cuori, quindi i modi di pensare e di agire non solo delle cime scientifiche, ma della gente comune che “non sà di scienza”. E di ciò, caro amico, ne sono fermamente convinto!” “Si, sicuramente non sbagli, caro Vincenzo, perché prima o poi il Bene prevarrà, ne sono convinto anch’io!” “Certo che prevarrà! Come Verità onnipervadente il Cosmo, perché lo scopo principale dell’uomo è quello di praticare e propagare il princìpio della verità, e tu caro Marco ne sei un buon esempio da imitare, perché la tua vita dimostra inconfutabilmente che prima di predicare la verità la si deve praticare; tu lo dimostri in ogni attimo della giornata. Qualunque cosa accada bisogna avere il coraggio e la convinzione di seguire la via della verità, anche a costo della vita di scienziato e, soprattutto, di uomo. Il tuo viso splendente e pulito riverbera la saggezza che hai nel cuore, che ti ha sempre guidato in tutti gli atti pensativi e operativi, il che mi conforta ulteriormente e mi convince oltremodo che si deve essere pronti a mettere in pratica la verità e la rettitudine anche a costo della propria vita. Grazie di tutto Marco, che Dio te ne renda merito per tutto ciò che fai e continui a fare per l’umanità. Anche se non sei stato onorato come meritavi, sono certo che prima o poi la comunità scientifica tornerà sui suoi passi e te ne renderà merito pienamente. La scienza sta già ipotizzando un sostrato universale, e con la Meccanica Quantistica di David Bohm la spiritualità sta facendo passi da gigante nella fisica e nella matematica. Il tuo geniale Principio Unifenomenico sta facendo grandi passi nel sostrato dei vari ragionamenti scientifici, vedrai che prima o poi esploderà alla luce del Sole e sarà a tutti chiaro il tuo merito! Ho qui con me il libro della tua Psicobiofisica. Vorresti autografarmelo per favore? Ne sarei onoratissimo.” “Ma certo, Vincenzo … ecco fatto. Ancora una paio di chiarimenti. Da come parli delle sensazioni ho l’impressione che ti poni in contraddizione con la mia Psicobiofisica, perché poni le sensazioni


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nella materia oggettiva, mentre sappiamo che esse vengono suscitate nella psiche solo a seguito dell’onda esterna. Spiegati meglio, per favore. ” “In effetti le sensazioni non vengono solamente suscitate nella psiche perché ivi “nascono”a seguito dell’urto esterno, ma sono anche nell’onda elettronica esterna che urta gli organi sensori i quali, eccitati in un certo modo, suscitano nella psiche sensazioni già poste nel subconscio e/o nel conscio. Sarebbe più corretto dire che “risvegliano” sensazioni assopite, non che nascano solo al momento nella psiche, perché allora non si capirebbe esattamente, restando nel vago, l’interfaccia tra la corrente che arriva e la corrispondente sensazione che suscita nell’organo mentale o psiche. Come nasce, di fatto, la sensazione? La mia spiegazione tratta dal vedanta, è vero, sembra contraddire la tua Psicobiofisica, ma invero, ragionandoci su bene, l’avvalora ulteriormente! Vediamo come. Le cinque sensazioni principali sono non solo soggettive e in, ossia operatori spiritali-psichici dello spazio mentale, ma sono anche oggettive ed out, ossia operatori materiali oggettivi in sintonia con quelli psichici: ad ogni ElementoS 12 corrisponde una Sensazione. La corrente elettronica di S=ma, out, (dove S è l’apparente forza che genera ciascuna sensazione, m è la massa elettronica che investe gli organi sensori, ed a la sua decelerazione), tale corrente elettronica può suscitare nella psiche le sensazioni in perché esse sono anche qualità sottili della stessa massa oggettiva elettronica out, la quale emette le onde elettromagnetiche eccitanti le invisibili sensazioni della psiche o mente; ciò è possibile perché vale anche nel particolare l’Immanenza di ciò che è Universale, nel senso che il Sé Universale è lo stesso Sé Incarnato, quindi come il Sé Cosmico svela il Sé Soggettivo Incarnato, così le Qualità oggettive immanenti svelano le Sensazioni soggettive site già nella Mente o Psiche subconscia e conscia; come dire che solamente il Sé Cosmico può svelare il Sé Incarnato, quindi solamente le sensazioni oggettive pos12

I 5 Sensi sono legati ai 5 Elementi Sottili indicati come ElementiS e sono: Spazio, Aria, Fuoco, Acqua e Terra.


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sono svelare quelle soggettive già ivi residenti a livello conscio, ma soprattutto subconscio; pur restando, bada bene, la Mente Ordinaria incapace della Sintesi Cosmica, prerogativa della sola Intuizione del Sé Incarnato. Anche tu, del resto, parli della “Mente di Dio”, quindi è sempre da Dio che vengono suscitate le sensazioni! La differenza tra le nostre definizioni sta principalmente nel fatto che io considero lo stesso Universo una esplicazione di Dio, tu invece poni Dio come Persona Creatore dell’Universo e da esso separato.” “Va bene, ho capito meglio il tuo pensiero; ma in tal caso non incorri nel panteismo? Non ti pare?” “No Marco, non mi pare, perché Dio è Immanente ma è anche Trascendente.” “Dell’altra cosa che volevo sapere mi hai già risposto. Non mi trova d’accordo sull’immanenza perché va contro la mia cultura cristiana.” “Scusami, non volevo arrivare a questo punto, tanto meno offendere la tua sensibilità; specifichiamo meglio però: cattolica, che è anche cristiana. Vedi amico mio, tu non credi nell’immanenza di Dio, eppure ogni cosa che ci circonda parla di Dio, la stessa Bibbia parla di un Dio immanente, come mai tu non lo vedi come lo vedo io?” “Perché, caro Vincenzo, io lo vedo con gli occhi della mia fede cattolica, come hai voluto, giustamente, specificare, tu invece, da ciò che dici e scrivi, non ti professi cattolico, anche se ti dichiari essere cristiano. Onestamente mi dai l’impressione di seguire il Buddismo. Comunque, non è per discriminare le varie religioni che ci siamo incontrati, no?” “Vero, tuttavia il mio scritto si basa sui testi vedantici, e per forza deve coinvolgere anche il discorso umanistico delle religioni. A proposito del Dio Creatore e non Immanente. Io ci crederei pure, se qualcuno mi potesse dire dove questo Dio si trovi, in quale “parte immensa” dell’Universo è residente? Se mi rispondi che si trova nella nostra Immagine spirituale, nella


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nostra Anima, allora è dello stesso Dio che discutiamo, perché parlare della Sua Immagine in noi è come parlare della Sua Immanenza negli esseri umani, allora fai ancora un piccolo passettino e vedrai che Lo ritrovi anche Immanente nella materia dell’Universo; guarda bene e Lo troverai perfino nel nucleo dell’atomo!” “No, non si può arrivare a tanto, con qualsiasi tipo di scienza, perché noi siamo solo dei piccoli uomini!” “Mi spiace per te, caro Marco, ma come disse lo stesso Gesù Cristo: Voi siete Dèi 13 , noi siamo Divini, anche se non ne siamo ancora pienamente consapevoli! Grazie della squisita gentilezza ma è ora che vada, non voglio stancarti troppo amico mio. Vedo già tua figlia che si avvicina premurosa… Grazie di tutto. A Dio piacendo verrò ancora a farti visita, per abbeverarmi direttamente alla tua Scienza Spaziodinamica, magari mi parlerai dell’Aberrazione delle stelle.” “Vieni tutte le volte che lo riterrai opportuno, amico mio, sarai benvenuto sempre! Ti saluto e buon ritorno a casa. Arrivederci!” “Arrivederci a presto Marco, che Dio ti benedica!” Bergamo, li 07 giugno 1980 >> Einstein ebbe a specificare meglio il suo concetto di “spazio vuoto” in una sua nota alla 15a Edizione Inglese del suo libro citato “Relatività: esposizione divulgativa”. Ebbe anche a completare la sua Prefazione che riporto: << Nella presente edizione ho aggiunto un’esposizione delle mie opinioni sul problema dello spazio in generale e sulla graduale modificazione delle nostre idee intorno allo spazio, dovuta alla influenza del punto di vista relativistico: desideravo mostrare che lo spazio-tempo non è di necessità qualcosa a cui si possa attribuire

13

Citazione di Gesù: Vangelo di Giovanni 10, 34 citando Salmo 82, 6 del Vecchio Testamento.


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una esistenza separata, indipendentemente dagli oggetti effettivi della realtà fisica. Gli oggetti fisici non sono “nello spazio”, bensì “spazialmente estesi”. In tal modo il concetto di “spazio vuoto” perde il suo significato. 9 giugno 1952 Albert Einstein >>

Da questa nota è chiaro che, pur avendo letto “La Teoria delle Apparenze” di Todeschini, Einstein trova il modo di eludere il problema vero e naturale dello Spazio, riducendolo ad una spazialità, estensività, dei corpi fisici, senza accorgersi però che tale estensività non si addice allo spazio mentale ed atomico, perché non spiega le leggi dell’atomo come invece fa la Spaziodinamica, e nella nota sopra citata afferma improvvidamente che “lo spazio non è suscettibile di essere direttamente sperimentato!” A parte il fatto che Todeschini dimostra e prova sperimentalmente la esistenza dell’etere, è davvero singolare il fatto che la teoria della relatività ristretta, mostrando l’equivalenza fisica di tutti i sistemi inerziali, provi l’insostenibilità dell’ipotesi di quello stesso etere immobile che pure aveva fatto intuire a Lorentz le sue leggi ponderalspaziali. Ed è ancora più singolare il fatto che, decadendo la immobilità dell’etere, non si siano attivati esperimenti e teorie con a base uno spazio eterico dinamico! Sembrava più naturale pensare alla realtà fisica come a un essere quadridimensionale (H, L, P, t), anziché come al divenire di un essere tridimensionale (H, L, P). Il Todeschini si distacca, dunque, dalla concezione generale proprio sul carattere assoluto del tempo t, più che sulla rigida staticità dello spazio eterico. Nemmeno la teoria della relatività generale sarà in grado di togliere ogni dubbio sullo spazio vuoto e sulla sua dinamicità fluida, cosa che invece fu riuscita perfettamente al Todeschini. Prima di chiudere questo speciale capitolo mi sento in obbligo di riportare le conclusioni di Einstein nella sua citata Nota del 9 giugno 1952, a proposito della sua Teoria generalizzata della gravitazione, inserita nella citata “Relatività: esposizione divulgativa”: <<Si può dunque sostenere facilmente la Teoria del Campo Gravitazionale Puro sulla base della Teoria della Relatività Generale,


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giacché possiamo aver fiducia che lo Spazio di Minkowski “libero da campi”, con la sua metrica conforme alla

ds 2 = dx12 + dx 22 + dx32 − dx 42

(Ein I)

debba soddisfare le leggi generali del campo. Da questo caso speciale deriva la legge di gravitazione mediante una generalizzazione che è praticamente esente da arbitrarietà. L’ulteriore sviluppo della teoria non è determinato in modo altrettanto univoco dal principio generale di relatività: esso è stato tentato in varie direzioni durante gli ultimi decenni [scrive nel 1952!]. Tutti questi tentativi hanno in comune di concepire la realtà fisica come un campo, dove questo è una generalizzazione del campo gravitazionale, e dove la legge del campo è una generalizzazione della legge per il campo gravitazionale puro. Dopo lunghi dubbi e meditazioni ritengo di aver ora trovato 14 la forma più naturale per questa generalizzazione, ma non sono ancora riuscito a scoprire se questa legge generalizzata possa sostenere il confronto con i fatti dell’esperienza. Nelle considerazioni generali or ora svolte, la questione di precisare la legge particolare del campo riveste una importanza secondaria. Al momento attuale, la questione principale consiste nello stabilire se una teoria del campo del tipo qui contemplato possa o no condurre in generale alla meta. Intendiamo una teoria che descriva esaurientemente, mediante un campo, la realtà fisica (ivi compreso lo spazio quadridimensionale). L’odierna generazione di fisici è incline a dare una risposta negativa a tale questione. Tenuto conto della forma attuale della teoria quantistica, essi ritengono che lo stato di un sistema non possa venir caratterizzato in via diretta ma soltanto in via indiretta, col determinare la statistica dei risultati della misurazione raggiungibili nel sistema. Prevale la convinzione che la dualità della natura (struttura corpuscolare e ondulatoria), garantita dagli esperimenti, possa venir ottenuta soltanto da un simile indebolimento del concetto di realtà. Io penso che una rinuncia teorica di così vasta portata non sia al momento giustifica14

La generalizzazione può venir caratterizzata nel modo seguente. In base alla sua derivazione da uno “spazio di Minkowski” vuoto, il campo gravitazionale puro delle funzioni g ha la proprietà di simmetria. Il campo generalizzato è dello stesso tipo, senza però questa proprietà di simmetria. La derivazione della legge del campo è del tutto analoga a quella del caso speciale della gravitazione pura.


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ta dalla nostra effettiva conoscenza, e che non si debba desistere dal proseguire fino alla fine il cammino della teoria relativistica del campo. 9 giugno 1952 Albert Einstein >>

Todeschini però, con la sua Teoria delle Apparenze e gli Esperimenti decisivi per la fisica moderna degli anni ’60 del XX° secolo, dimostra analiticamente e sperimentalmente la validità generale della relatività di Galilei. Riporto pertanto alcune sue oculate pagine: <<La validità generale della cinematica classica non viene infranta nelle trasmissioni ottiche, qualora si tenga debito conto della esistenza e della velocità del mezzo fluido che ne trasporta l’onda. Ciò equivale a dimostrare che il tempo di una propagazione luminosa che si svolge sopra un sistema è invariabile anche se computato da un qualsiasi altro sistema comunque moventesi rispetto al primo. Per non dilungarci, prendiamo in esame le specifiche propagazioni contemplate nell’esperimento Michelson, dove i tre tempi impiegati dal raggio a propagarsi nella direzione X del moto di rivoluzione, rispettivamente nell’andata, nel ritorno ed in entrambi i sensi, hanno gli stessi valori, sia computati rispetto ad un osservatore terrestre, sia computato rispetto ad un osservatore immobile ancorato ad un sistema di coordinate fisse al centro del Sole. omissis Così ad esempio il tempo TX, che impiega un raggio di luce in andata e ritorno su un regolo fisso LX ancorato su un sistema qualsiasi nella direzione della corrente fluida che investe il sistema, è:

TX =

2 LC C2 −V 2

(Tod 97)

la quale dice che a seconda della velocità V tra il sistema e la corrente fluida, il tempo TX di a/r assume valori diversi. Ciò vuol dire che la stessa trasmissione ottica sopra un sistema ed in una ben determinata direzione, si svolge più o meno rapidamente che in un altro sistema. Le contrazioni dei corpi e le dilatazioni del tempo previste dalle equazioni di trasformazione del Lorentz e poste a base della pseudorelatività di Einstein quindi non si verificano affatto nella realtà naturale fisica; ed infatti esse furono postulate in base ad una errata interpretazione fisica, sia dell’aberrazione astronomica, sia dell’esperimento Michelson! omissis


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Pertanto il movimento di un sistema non ha per effetto di contrarre i corpi sopra di esso collocati, né quello di dilatare il suo tempo, come riteneva Einstein, bensì ha per effetto di lasciare invariate lunghezze e tempo, e modificare invece la velocità di tutto ciò che il sistema trasporta rispetto al mezzo fluido ambiente! omissis Con questo intendo far emergere che la invarianza universale delle leggi fenomeniche non si raggiunge affatto con le equazioni di trasformazione di Lorentz e le due relatività di Einstein, perché con queste si raggiunge solo l’invarianza inerziale come fu postulata da Newton, espressione che ci dice essere impossibile, a mezzo di esperimenti meccanici, distinguere se ci si trovi in un sistema in quiete, oppure in moto rettilineo uniforme. Ma facciamo osservare che se ciò può essere vero in uno spazio ideale assolutamente vuoto, non risulta affatto vero in uno spazio fluido sostanziato di densità costante. Infatti se teniamo conto di questa realtà fisica, la spaziodinamica ci porta alla conclusione opposta, e cioè che è possibile misurare la velocità di un sistema in moto rettilineo uniforme rispetto a quella del mezzo fluido ambiente che lo investe, come infatti dimostrano tutti gli Esperimenti decisivi da me effettuati e l’aberrazione della luce astrale, che denunciano entrambi la velocità della Terra, pur essendo esperimenti effettuati e misurabili sul nostro pianeta. omissis In verità le equazioni di trasformazione di Lorentz furono adottate da Einstein per dimostrare che da esse si deducono sia espressioni della forza d’inerzia che la rendono indipendente dal moto rettilineo uniforme di qualsiasi sistema di riferimento, sia espressioni delle forze elettromagnetiche che le rendono viceversa dipendenti dalla velocità del sistema di riferimento. Ma con ciò il contrasto non è stato risolto affatto e le cose sono rimaste peggio di prima, perché in tal modo si è anzi ribadito che le leggi della dinamica di Newton sono in contrasto con quelle dello elettromagnetismo. Per eliminare tale contrasto non sono quindi validi gli artifici matematici della pseudorelatività, ma occorre dimostrare che le forze meccaniche, al pari di quelle elettromagnetiche, dipendono dalla velocità della luce C e sono proporzionali ad accelerazioni che variano con la velocità V relativa tra il corpo e lo spazio fluido ambiente, il che non comporta affatto la modifica delle equazioni di trasformazione di Galilei, bensì implica la sostituzione dell’equazione dell’inerzia di Newton valida solo nel teorico vuoto, con quella corrispondente dedotta dalla


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spaziodinamica che tiene conto della realtà fisica delle azioni e reazioni tra i corpi ed il mezzo fluido in cui sono immersi, ovvero:

⎛ V2 ⎞ F = ma 0 ⎜⎜1 − 2 ⎟⎟ ⎝ C ⎠ giugno 1956

Marco Todeschini >>.

Certo che se il “mollusco” di Einstein fosse considerato riferimento NON RIGIDO, DINAMICO E CON UNA SPECIFICA DENSITÀ, si potrebbe parlare tranquillamente di Spaziofluidodinamico einsteniano, allora quasi certamente la Teoria delle Apparenze di Marco Todeschini sarebbe una conferma indiretta dalla Teoria Generale di Relatività di Einstein, il quale forse l’avrebbe chiamata “Relatività Generale Speciale” o “Teoria Generale”, per aver unificato il Tutto! Ma il Tutto, Einstein non è riuscito ad unificarlo! Non è potuta nascere una Teoria Generale perché, tra le altre cose, la Gravitazione, nella sue due Relatività, è rimasta fisicamente inspiegabile e quindi incongruente rispetto a tutte le altre Forze della natura. La questione fondamentale della natura, in particolare della fisica, è sinteticamente riassunta nella domanda più semplice che esista: “Quale è la causa del Movimento della natura materiale?” Nel Vangelo apocrifo di Tommaso Apostolo, a proposito della Natura umana, Gesù Cristo dice al detto 52 queste parole: << 52. Gesù disse: “Se vi diranno – Da dove venite? – dite loro – Veniamo dalla Luce, dal luogo dove la Luce è apparsa da sé, si è stabilita, ed è apparsa nella Loro Immagine. – Se vi diranno – Chi siete voi? – dite – Siamo i Suoi Figli, e siamo i prescelti del Padre vivente. Se vi chiederanno – Qual è la prova che il Padre è in voi? – dite loro: E’ il Movimento e la Quiete.” >>. Todeschini scrive: <<È evidente che un corpo può muoversi urtandolo con un altro corpo. Ma contro questa certezza sperimentale vi sono dei corpi che sembrano muoversi senza essere urtati da altri, come ad esempio un pezzo di ferro attirato da una calamita o un grave che cade a terra, gli elettroni in un effetto fotoelettrico, ecc. Per spiegare i Movimenti di TUTTI i corpi o si ammettono che siano trascinati da correnti di una sostanza fluida invisibile (etere), o che


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vibrano a causa di onde prodotte in tale mezzo in cui sono immersi; oppure che siano movimentati da misteriose forze gravitiche, magnetiche, ecc. che si propagano ancora più misteriosamente a distanza nel vuoto! Ma accogliere l’ipotesi del vuoto vuol dire porre tante cause per il movimento della materia, quante sono le qualità diverse delle forze considerate; vuol dire non escludere l’ipotesi sperimentale dell’urto; vuol dire in definitiva ammettere una molteplicità di cause al movimento della materia, invece per addivenire a quella meccanica unitaria dell’universo, che è nell’aspirazione umana da secoli, bisogna far risalire tutto ad una unica causa: l’URTO tra le varie porzioni di una sostanza fluida omogenea, nei cui particolari movimenti possano identificarsi tutti i fenomeni naturali. Il non aver fatto questa considerazione, ha spinto alcuni scienziati a sostenere la ipotesi del vuoto, altri quella del pieno eterico. >>

Ad una mia domanda su Einstein, Marco rispose senza pensarci su: <<Einstein lo ammiro più di ogni altro, ma per una sola ragione: perché con una dottrina errata, con nulla, ha saputo farsi ammirare da tutto il mondo come un mito!>>

Le due ipotesi, vuoto/pieno, non furono sufficienti a spiegare tutti i fenomeni, perché non consideravano un etere dinamico (il vuoto fu escluso per insussistenza sperimentale dato dall’esperimento di Michelson correttamente interpretato), cioè in movimento come spazio fluido inerziale cosmico, come invece fece Todeschini addivenendo alla “Unificazione qualitativa della materia e di tutti i suoi campi di forze continui e alterni”, che pubblicò anche come sintesi degli Atti dell’Ateneo di Bergamo degli anni 1955 - 1956, Editrice Secomandi di Bergamo. Oggi, riflettendo sui contenuti della ricerca scientifica e della vita umana, mi vien da pensare che la gran parte della gente non riesce ancora a comprendere il vero scopo della vita. Impegnata nel perseguire solo gli oggetti esteriori materiali del campo della vita apparente psicofisiologica, mi pare che la gente, anche geniale come Einstein e Todeschini, non si sforzi di esplorare i regni interiori dello Spirito che sono, anche solo logicamente, certamente alla base dello scibile umano, quindi alla base della Scienza


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come naturale ricerca della Verità nelle sue indeterminabili sfaccettature chiamate verità relative, che mutano con il mutare dei rispettivi riferimenti! Ma dalla riva del Mare si possono vedere soltanto le Onde sulla superficie e non le Perle che sono giù in profondità. Soltanto il coraggioso che, dopo l’esperienza del mondo, si tuffa nelle profondità del Mare, riesce a raccoglierle, e non altri. Oggi, purtroppo, l’uomo ancora cerca il Vento del Potere Diabolico e dimentica il Vento Mortale del suo enorme Egoismo, esploso già diverse volte con le micidiali Bombe Atomiche. Ma l’Har Maghedon Nucleare non sarà più permesso, grazie a Dio, e sarà, questa volta, la Potenza del Puro Amore a prevalere nei cuori, scoppierà finalmente la Bomba Nucleare Amore!


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METODO ALGOEURISTICO (- IV° CAPITOLO -) Tutto il processo della Fisica Umanistica è un processo Egodinamico che lo scrivente deduce dalle opere del Prof. Ing. Marco Todeschini e del Prof. David Bohm tramite il Vedanta, senza inficiare le opere degli stessi nonché il Vedanta, poiché singolarità ineludibile è solo un’intuizione dello scrivente, e se nel seguente scritto ci sono riferimenti a leggi fisiche e/o a formule matematiche di Todeschini e di Bohm, sono da intendersi solo in senso puramente indicativo e speculativo per lo scrivente. Seguite attentamente il ragionamento, concentratevi e seguitelo, anche se agli inizi apparirà complicato e, forse, anche antiscientifico! Si dice che la matematica non è opinabile, è vero, ma ciò che essa può esprimere lo è, perché dipende dal quoziente di assolutezza che i suoi simboli possono assumere; tale quoziente dipende a sua volta dalla profondità intuitiva cui l’analista è pervenuto dalla semplice osservazione del fenomeno, infine la profondità intuitiva dipende dalla trasparenza dell’organo sottile chiamato Mentale e, più a fondo, Intelletto. Dalla semplice osservazione che lo Spazio è caratterizzato dalle tre dimensioni (H, L, P), il Prof. Marco Todeschini di Bergamo ha potuto affermare e dimostrare che anche lo Spazio è una sostanza materiale, grossolana non sensibile, quindi invisibile, fluida, dinamica ed incomprimibile, come un liquido simile all’acqua ma con una densità notevolmente inferiore, cioè pari a 9.10-20 dell’acqua 15 . Da questa semplice e logica constatazione, lo scienziato bergamasco ha potuto evidenziare, con indiscutibile rigore scientifico, il fondamento Spaziodinamico della nostra finestra esistenziale chiamata Universo Fisico, sia a livello micro (atomi) che macro (galassie o ammassi stellari ecc.). Le conseguenze di questa semplice osservazione si sono sviluppate nella monumentale opera da lui giustamente chiamata La Teoria delle Apparenze.

15

Etere (de) =

de =

d ac 9.10 20

; Acqua (dac), Psicobiofisica pag.356 Ediz. MEB


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Questa teoretica sperimentale, non dogmatica, pone in evidenza la cosa più ovvia e mai apertamente accettata dal mondo scientifico (tranne forse in questi ultimi anni ma con molta cautela): che il riferimento di ogni ricerca, di ogni attività dello scibile, è, e non può che essere, lo stesso Ente, soggetto osservatore di tutto ciò che è altro da sé stesso e sito in quell’involucro psico-fisico chiamato corpo umano, sottile e grossolano. Tutto ciò che è visto dal soggetto osservatore non può che essere “altro” dall’osservatore stesso. Non v’è dubbio quindi, che egli è esattamente Colui che vede e non può essere il “visto”! Da questa semplice osservazione incontrovertibile che “Io sono Colui che vede e non sono il visto”, si sviluppa una opera monumentale chiamata con un termine aristotelico che ha delle implicazioni inimmaginabili ma notevolissime: la Metafisica, cioè la scienza dei Princìpi Primi assoluti. Inoltre, per il fatto che le coordinate di riferimento del “visto”, cioè del mondo oggettivo, corpo umano compreso, coincidono perfettamente con quell’Ente chiamato Io o Sé, residente dei miei involucri psichici e fisici, sottili e grossolani, fruitore o meno di tutto ciò che gli organi sensori gli apportano dal mondo esterno tramite il coordinatore di tutti i sensi chiamato Mente o Spazio Mentale, comporta conseguenze che anche la semplice ragione deve ammettere perché di una ferrea logica: - poiché il “visto” è un MOVIMENTO DI SPAZIOFLUIDO, è un fenomeno, è cangiante perché assoggettato alla causalità spaziotemporale, si deduce che Io, osservatore di tale movimento, non sono quel movimento, diversamente non potrei recepirlo, quindi Io debbo necessariamente essere IMMOBILE per poterlo recepire. L’esperienza quotidiana del movimento dimostra quindi che la mia centralità non è assoggettata ad alcun movimento, pertanto Io sono un centro immobile ASSOLUTO, distaccato da TUTTO proprio perché TUTTO è altro da me, anche il mio corpo. Infatti, il relativo può essere definito tale, grazie al fatto che “Io sono assoluto” e Quello, l’Assoluto, è il “Me” o “Sé”; CONTINUA...


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