Leader - Maggio 2018

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Anno 1 N°4




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sommario

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editoriale

LG: INNOVARE SIGNIFICA PORTARE BENEFICI CONCRETI ALLE PERSONE WARNER BROS.: COME LO STREAMING HA RIVOLUZIONATO L’HOME VIDEO XIAOMI: DOPO I PRODOTTI ARRIVERANNO I SERVIZI DOVECONVIENE: IL VOLANTINO DEVE TRASFORMARSI NEL “DRIVE TO STORE” CANDY: FATTURATI IN CRESCITA E SPINTA ALLA CONNETTIVITÀ TESLA: L’ENERGIA RINNOVABILE COME STRATEGIA DI MERCATO IFA: LE NOVITÀ CHE SARANNO PROPOSTE ALLA KERMESSE BERLINESE GFK:I DATI DI VENDITA DEL SEGMENTO TECHNICAL CONSUMER GOODS FIPE: LUCI (POCHE) E OMBRE (TANTE) DELLA RISTORAZIONE ITALIANA COMPASS: LA VENDITA A RATE PER RIDARE OSSIGENO AL MERCATO OVER 65: COSA E COME CONSUMANO DAL RAPPORTO BNP PARIBAS CARDIFF CIBUS: IL MADE IN ITALY SOSTIENE I FATTURATI DELL’AGROALIMENTARE RISORSA UOMO: IL CONSUMATORE 4.0 VUOLE TRASPARENZA

LEADER

Il momento della svolta per Ray Kroc, che si era messo in testa di voler trasformare un piccolo ma prestigioso diner californiano in un franchise capace di generare oltre 25 miliardi di dollari, è stato quando ha capito che il vero business di McDonald’s non era la ristorazione, bensì il real estate. La proprietà delle superfici in cui veniva svolto il servizio rendeva profittevole e lungimirante la sua visione industriale, perché di fatto la rendita immobiliare gli permetteva di sostenere i costi di esercizio. Il resto erano solo ricavi. Abbiamo sintetizzato la logica per ragioni di spazio, ciò che conta è lo scatto mentale e di business che ha consentito a un progetto pretenzioso di diventare la prima catena al mondo nella ristorazione. Oggi l’impressione è che non si comprenda davvero quale sia la nuova miniera d’oro. Per rendervene conto, basta fare un giro in bicicletta. Con il bike sharing, s’intende, perché dietro a questi servizi ci sono realtà proiettate al futuro. Detta in altro modo, Ofo è emanazione di Alibaba. Ogni volta che si pedala “regaliamo” una quantità immensa di dati personali. Il business dei big data genera un giro d’affari di 4,7 miliardi di dollari solo per le informazioni vendute a terzi (l’analisi e la classificazione dei dati genera un fatturato mondale di 1,1 miliardi di dollari). In Italia il fenomeno è fotografato dall’Osservatorio sui big data del Politecnico di Milano. Le banche sono al primo posto nella raccolta (28%), seguite dall’industria (24%) e dalle telco (14%). Ma sono le grandi aziende a svolgere il ruolo più importante nell’analisi dei big data: questa attività assorbe l’87% degli investimenti. Dunque, il nuovo real estate sono i dati. Anzi le immense quantità di informazioni che si raccolgono nei confronti dei consumatori. Purtroppo il più delle volte queste preziose pepite d’oro sono lasciate inerti a prendere polvere, non già perché inutili quanto piuttosto per inerzia. Con le carte fedeltà si possono apprendere tantissime informazioni utili nei confronti dell’utente. Altre fonti sono il loro modo di relazionarsi con i prodotti e con i servizi offerti. Oppure la modalità con cui accedono ai siti Web. Ecco appunto, Internet: oltre a iniziare a valorizzare come si deve i big data raccolti, perché è questo che fa la differenza nel mercato, bisognerebbe fin da subito preoccuparsi di allineare immagine e brand awareness online e offline. Proprio dalla mancata elaborazione dei big data si rilevano pericolosi squilibri tra l’importanza fisica di un brand o di un’insegna e il corrispondente peso sul Web. Il che non significa cambiare il proprio modello di business dal negozio all’e-commerce, ma solo fare in modo che la marca abbia un percepito omogeneo nei due ambiti di interazione usati dal consumatore. Un gigante offline deve avere il medesimo percepito anche online, sfruttando quest’ultimo per valorizzare il proprio business sul punto vendita. Dalla distonia dei due mondi si creano pericolose fratture nel percepito del cliente finale, che poi si rivolgerà in modo casuale o causale dove è più comodo o, per assurdo, dove capita.

anno 1 - numero 4

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C O V E R

intervista a Sung Soo Kim di Luca Figini

La vera innovazione è portare benefici concreti alle persone Dall’intelligenza artificiale, ai Tv Oled fino alla connettività e alla partnership con Natuzzi: il 2018 sarà un anno importante per LG. Parola di Sung Soo Kim ternet of Things (IoT), che vede l’utilizzo dei prodotti LG e uno dei divani Natuzzi». Una delle novità più importanti di quest’anno è ThinQ, trasversale su tutte le categorie di prodotto. Spiega Sung Soo Kim: «ThinQ è la piattaforma aperta di Intelligenza Artificiale sviluppata da LG. Permette di integrare la IA in un’ampia gamma di modelli e di aprire le porte all’integrazione del “deep learning” anche nei modelli futuri. In linea con l’approccio aperto, la nostra intera offerta (dagli smartphone fino agli elettrodomestici) è connessa, con supporto per i comandi vocali e innestata in un ecosistema domestico unico, composto anche da dispositivi di terze parti per garantire una rinnovata user experience. ThinQ è parte di una strategia complessiva che consentirà di sviluppare caratteristiche di prodotto uniche, così che le funzioni potranno evolvere nel tempo per soddisfare sempre meglio i bisogni dei consumatori apprendendo dall’utilizzo quotidiano dei dispositivi».

È

alla guida dell’azienda da inizio anno e sta già profondendo nuova energia: «L’Italia è strategica per la sua capacità di cogliere subito le evoluzioni in virtù di consumatori appassionati di tecnologia», dice Sung Soo Kim, Ceo e Presidente di LG Electronics Italia. Che continua: «L’obiettivo è rafforzare il brand attraverso un concetto di innovazione che impatti davvero sulla vita dei clienti finali e con il supporto dei partner commerciali, necessario per proporre prodotti unici e all’avanguardia». Sung Soo Kim ha preso il testimone anche della Grecia, di cui è Ceo e Presidente. Nelle sue precedenti esperienze lavorative, il Ceo per il mercato italiano ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità nelle divisioni Home Entertainment e Marketing a livello europeo. Dunque ha contribuito fattivamente allo sviluppo della “unique selling proposition” su cui fare leva: «unicità, modernità e innovazione sono i concetti chiave che riassumono la carratteristiche dei nostri prodotti». Il Presidente non ha dubbi: «I nostri clienti associano a LG attributi quali affidabilità, qualità e tecnologia all’avanguardia. Per questo vogliamo migliorare profondamente la fiducia dei nostri clienti, studiando prodotti che portino vantaggi reali e percepibili». Dunque soluzioni all’avanguardia ma anche attenzione al design e all’estetica sono elementi essenziali per sigillare il rapporto di fiducia con i consumatori. Così LG si sta aprendo a nuove partnership, «come quella stretta con un importante brand italiano di arredamento: Natuzzi. La collaborazione comprende lo sviluppo di un sistema di integrazione su base In-

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sung soo kim

I clienti attribuiscono a LG caratteristiche di affidabilità, qualità e tecnologia all’avanguardia. L’obiettivo in ottica 2018 è continuare a rafforzare il brand attraverso concetti legati all’innovazione utile, ossia che impatti in modo concreto sulla vita delle persone

Gli Oled Tv sono descritti dal Presidente come il «nostro fiore all’occhiello» e nel 2018 sono previste numerose novità, a iniziare dal processore Alpha 9 e dall’intelligenza artificiale. Il tandem di queste due caratteristiche ha il potenziale di «ridefinire il modo in cui le persone fruiscono dei contenuti sui televisori». Sì, perché LG si pone come obiettivo di fornire una «qualità dell’immagine senza pari: il nero perfetto dà origine a colori perfetti». La qualità è al centro delle attenzioni anche nella gamma Super Uhd «con display proprietario Nano Cell che garantisce un miliardo di colori e visualizzazione ottimale da ogni angolo di visione». Gli Oled sono l’alfiere del messaggio di LG e «gli italiani riconoscono il valore dei nostri Tv, tanto che i modelli Oled sono stati scelti da oltre 100 mila famiglie italiane. Questo ci rende molto orgogliosi: a partire dai nostri televisori, proponiamo un valore di brand unico nel quale LG assicura un altissimo livello di experience di prodotto». Senza dimenticare la famiglia Super Uhd: «Gioca un ruolo fondamentale nella nostra strategia di crescita. Abbiamo allocato investimenti importanti per supportare questa gamma in termini di comunicazione e di operazioni dedicate nei punti vendita, al fine di mostrare le potenzialità del Nano Cell».

I PRODOTTI EVOLVONO NEL TEMPO GRAZIE ALLA IA PER SODDISFARE SEMPRE MEGLIO LE NECESSITÀ

Nel 2017 LG ha sperimentato un nuovo posizionamento di prodotto. Con Signature il brand coreano si è spinto nel luxury anche sfruttando lo showroom in centro a Milano. «È stato un’ottima vetrina per annunciare l’introduzione sul mercato della gamma di prodotti di fascia più alta. Nel 2018 amplieremo la distribuzione all’interno del canale tradizionale, selezionando un insieme di punti vendita strategici in cui saremo presenti con shop-in-shop di Signature. Chi sceglie questi modelli è tipicamente esigente e desidera solo le migliori prestazioni e la massima qualità, sommate con un design accattivante e tecnologia all’avanguardia». La domanda sorge spontanea: quali trend di mercato vuole valorizzare LG nei prossimi mesi? Ancora una volta, il Ceo della sede italiana è incisivo: «Abbiamo obiettivi chiari per il 2018 e altrettanto limpidi sono i driver funzionali per conseguirli, soprattutto nella fascia premium». Spiega Sung Soo Kim che «grazie ai no nostri prodotti, negli anni scorsi abbiamo avuto buone performance nel mercato Italiano e ci aspettiamo di riuscire a cogliere nuove opportunità anche nel 2018. Abbiamo introdotto Signature Kitchen Suite, il nuovo brand di home appliance da incasso top di gamma composto da prodotti built-in che si integrano in ma maniera perfetta e versatile all’interno delle cucine dei marchi di più alto livello e consentono di fruire della tecnologia più recente».

NUOVI STIMOLI

LUNGA VITA AL TV

IL BIANCO È SMART

LG opera in vari segmenti commerciali, con la conseguente necessità di mantenere l’omologazione di marca pur intercettando sfide e complessità differenti a seconda dell’ambito. Nel “bianco” l’azienda innova in modo «finalizzato a fornire risposte concrete a esigenze che cambiano di continuo. Da tre anni registriamo tassi di crescita importanti, a testimonianza che questo approccio è apprezzato dai consumatori. Riteniamo che il trend positivo sarà confermato anche nei prossimi tre anni». Infine, nel comparto dei dispositivi mobili LG ha presentato il nuovo flagship G7 con integrata la tecnologia ThinQ. Sung Soo Kim conferma che il 2017 «è stato un anno positivo per il segmento mobile, tanto che abbiamo registrato tassi di crescita a doppia cifra percentuale nella categoria entry level. Il nostro obiettivo per il 2018 è di concentrarsi sui prodotti di fascia alta, proseguendo un percorso iniziato nello scorso anno con i modelli G6 e V30. Ci tengo a precisare che la customer care dei nostri utenti è un valore sul quale puntiamo. Per questo po poniamo grande attenzione all’aggiornamento dei vec vecchi modelli, affinché tutti i nostri clienti possano conti continuare a utilizzare al meglio i loro smartphone».

la nuova generazione di televisori oled di lg si affida al processore α9 che garantisce prestazioni d’immagine ancora più elevate


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intervista a Barbara Pavone di Luca Figini

Warner Bros.: lo streaming ha rivoluzionato l’home video Non c’è competizione ma complementarietà tra le piattaforme di distribuzione digitale e il grande schermo. Anzi, si generano virtuosismi da non sottovalutare programmazione), con conseguente visualizzazione in Tv. Oggi questa filiera è più articolata. Nonostante la percezione diffusa, rimangono ancora stabili i 105 giorni di differenza tra sala e distribuzione fisica solo che quest’ultima parte è ora estremamente variegata. Oggi a valorizzare il titolo agli occhi dei consumatori sono le piattaforme a sfruttamento transazionale digitale, ossia Apple iTunes, Google Play, Timvision, Chili e così via. In questa sede si concretizza il primo momento in cui è possibile scaricare il film sotto forma di file. Per convenzione, trascorsi i 105 giorni per passare dalla sala alla vendita, servono altri 15 giorni affinché il film sia pubblicato il noleggio in digitale (Vod) e il Dvd o equivalente all’interno dei negozi. In seguito si aggiunge l’arrivo sulle piattaforme di streaming e poi sui canali Tv a canone fisso seguendo una priorità ben definita (dopo almeno 18 mesi)».

famiglie sullo streaming, generando un fatturato tre volte superiore a quello del modello transazionale. Lo streaming sta davvero cambiando profondamente come le persone accedono ai contenuti». Come reagisce il consumatore? «Nel mondo dell’home video il mercato fisico è composto da circa il 30% dalle nuove uscite e la parte rimanente dal catalogo, ossia da titoli da almeno sei mesi in vendita; sul digitale le quote sono rispettivamente 40% e 60%. Nello streaming le percentuali sono ancora diverse perché i nuoti titoli arrivano con più ritardo e quindi il catalogo è preponderante, a cui si sommano le serie Tv che generano un’ulteriore dinamica di fruizione. Il consumatore deve fare i conti con il paradosso creato dall’abbondanza dell’offerta digitale. Da una parte questa situazione apre potenzialità inattese, dall’altra quasi “sommerge” l’utente data la vastità del catalogo. Potrei quasi dire che il consumatore è investito da un potenziale di scelta quasi infinito, tanto che alla fine si limita a sfogliare ciò che propone la schermata iniziale del servizio sottoscritto oppure a consultare la classifica dei titoli più richiesti, perché non è ancora abituato a navigare in una simile profondità d’offerta».

LA FRUIZIONE DEI CONTENUTI È DIVENTATA LIQUIDA MA CIÒ HA ARRICCHITO IL BUSINESS

Il consumo medio mensile in termini di traffico per lo streaming video è di 2,78 GB in Italia, in crescita del 41,2% rispetto al 2016. E ancora: i contenuti digitali scaricati ogni anno sono oltre 700 milioni

F

barbara pavone

orse pochi sanno che in Italia oltre 2,5 milioni di persone noleggiano film sfruttando le piattaforme digitali. Pochi se confrontati ai dati su base europea e se si tiene in considerazione che sono attive 52 milioni di Sim. Il limite strutturale alla diffusione più massiccia dello streaming è rappresentato dalle infrastrutture non ancora adeguate. Per fortuna il mobile sta evolvendo più velocemente del fisico. Il leader del mercato digitale in Italia è Warner Bros. che può già proporre oltre 100 titoli in 4K. «Il digitale sta modificano profondamente tutti gli aspetti del nostro modo di vivere, ma è sull’entertainment che ha impattato in modo determinante modificando le modalità di fruizione dei contenuti multimediali», esordisce Barbara Pavone, Senior Vice President Group Marketing di Warner Bros. Italia. «Ciò che riscontriamo è un incremento nel consumo di contenuti, dunque la digitalizzazione è in realtà una rivoluzione che sta aprendo nuove porte all’industria e sta rinnovando le occasioni di business».

FINESTRE TEMPORALI

«Si è arrivati a parlare di film non solo come momento di riproduzione in sala ma come prodotto caratterizzato da un’elevata longevità. Il film nasce in occasione della proiezione al cinema ma poi continua a vivere nelle cosiddette “finestre”, ossia un insieme piuttosto nutrito di momenti di fruizione che permettono al consumatore di accedere ai contenuti. Rispetto a dieci anni fa la vita utile del film si è allungata e non di poco. Si è passati dal binomio sala cinematografica e formato fisico (dopo 105 giorni dall’uscita dal termine della

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Lo streaming come si innesta? «Quando il film diventa disponibile sulle piattaforme di streaming, a questo punto si viene a creare un concetto di scelta personale di visione dei contenuti. La Tv di casa mantiene ancora alto il valore centrale di riproduzione di contenuti condivisi con la famiglia e gli amici. A dire che la riproduzione in digitale o via Internet non ha affatto pregiudicato il ruolo dei vari dispositivi ma, anzi, consente una flessibilità superiore di utilizzo a seconda dalle situazione e delle preferenze delle persone. Lo streaming non è sinonimo di individualità. Anzi, i vari Sky, Amazon, Netflix, Timvision e Infinity permettono di accedere a una libreria di titoli immensa, che ha stravolto la modalità di interazione tra l’utente e il multimedia, quasi togliendo attenzione alle piattaforme transazionali in favore dello Svod (subscription video on demand). Nel 2016 c’è già stato il sorpasso: in Italia sono oggi attive milioni di

I brand più forti

Spiega Barbara Pavone: «Il più importante è Dc, che pesa circa per la metà sul nostro giro d’affari di licensing con una dominanza per i segmenti dei giochi e del fashion, a cui seguono i fast moving consumer goods (food e oggettistica) e gli accessori per la casa. A Dc segue il brand Harry Potter, in continua crescita, e poi ci sono i nostri classici come Looney Tunes, Tom e Jerry e così via che incidono per circa un terzo del fatturato legato al licensing e sono particolarmente diffusi soprattutto tra i bambini».

Che ruolo ha il cinema? «La sala cinematografica rimane il luogo prediletto dove godere appieno del film. Stiamo vivendo un’epoca di evoluzione anche di questi spazi: gli schermi si stanno ampliando e la qualità audiovisiva migliora, inoltre molti esercenti stanno investendo in servizi abbinati alla proiezione (per esempio caffetterie, librerie e ristoranti). Insomma, i cinema si stanno trasformando in luoghi di aggregazione e di intrattenimento che estendono la fruizione dei film».

Cosa significa “brand” in una major? «La sede italiana di Warner Bros. ha il compito di distribuire i titoli prodotti dalla sede centrale negli Stati Uniti, oltre a supportare produzioni locali. La nostra attività si gioca a livello marketing ma per il nostro house brand, ossia Warner Bros., ci affidiamo a un racconto di una storia che affonda le sue radici agli albori dell’era cinematografica moderna. Il consumatore non sceglie i film in base al fatto che siano prodotti o distribuiti da noi, quanto invece creando elementi di scelta basati sul titolo, sul cast o sul franchise. Dico questo perché è importante capire che parlare di brand nel nostro caso significa fare riferimento a Dc, Wizarding World (in cui si inserisce il filone di Harry Potter e di J.K. Rowling), alla partnership con Lego e poi i nostri marchi classici che comprendono Looney Tunes, Tom e Jerry, Scooby Doo e via discorrendo. Ci tengo a sottolineare che non sono linee di prodotto ma veri e propri brand con una loro storia e un loro percorso anche di awareness, equity, strategia di marketing e coinvolgimento nei confronti del consumatore. Per dominare tutto ciò, Warner Bros. si affida all’imprinting di rispettare e valorizzare le specificità culturali e sociali dei Paesi in cui è opera. Quindi sceglie di affidare le sedi a manager locali e lascia ampia libertà di azione sul territorio in fatto di strategia di marketing, scelta del target, localizzazione del materiale creativo e alla comunicazione. In questo modo possiamo andare a ingaggiare i consumatori valorizzando le specifiche territoriali. Per esempio, nei primi 10 film del 2017 in Italia non ci sono titoli legati ai supereroi, che invece incidono per il 50% nella top 10 degli Stati Uniti. Analizziamo continuamente i gusti e le preferenze degli italiani, così da studiare operazioni e attività di marketing che siano perfettamente sintonizzate sia relativamente al film sia al consumatore».



di Luca Figini

Xiaomi: all’inizio del percorso che porterà ai servizi In occasione del lancio ufficiale in Italia abbiamo incontrato i manager internazionali, che hanno spiegato fin dove vuole spingersi il brand L’ITALIA È STRATEGICA

«L’Italia è un Paese a cui ambivamo da molto tempo perché è strutturale nel nostro percorso che ci sta portando a diventare un’azienda davvero globale», spiega Donovan Sung, Xiaomi Global Director of Product Management. «Ma tutto sommato siamo una realtà ancora giovane, che si mette costantemente in gioco per imparare come affrontare nel modo corretto tutti i mercati nei quali ci cimentiamo. L’Italia era un nostro obiettivo primario in quanto vanta una popolazione molto attenta ai social media e fortemente interessata ai dispositivi mobili. Il timing scelto per questo debutto è dipeso da tanti fattori: Xiaomi si sta ampliando velocemente a livello internazionale e abbiamo deciso di aprire in Italia una volta che ci siamo sentiti pronti a portare grandi cambiamenti, a rimescolare le carte del mazzo». L’esercizio specifico che il brand cinese sta facendo è mantenere il più alto possibile lo standard qualitativo e raggiungere punti prezzo aggressivi. «Non siamo un produttore cinese di prodotti a basso costo. Tutt’altro. Per questo ci paragoniamo senza indugi ai big player degli smartphone: vantiamo una qualità identica ma con un posizionamento più basso. Questo è il messaggio che vogliamo passare ai consumatori, permettendo a loro di constatare dal vivo attraverso il canale di vendita come Xiaomi non proponga prodotti “cheap”. Solo la sperimentazione diretta consentirà alle persone di comprendere il nostro posizionamento. Non siamo arrivati in Italia perseguendo una tattica ma adottando un strategia di lungo termine, che si affida a una superficie di contatto estesa con i clienti finali, dal retail fino ai nostri negozi diretti». Sorriso innocente e bocca cucita sul numero di punti vendita a insegna Xiaomi che apriranno nel nostro Paese, segnale che lascia presagire come quello aperto ad Arese (Milano) sia solo l’inizio di un lungo percorso che trova equilibri sempre nuovi nei canali fisico, diretto e online.

DECISI NON AGGRESSIVI

Pochi ma chiari messaggi hanno lasciato il segno: il concetto di prodotti a prezzi onesti e la costruzione di un vasto ecosistema di dispositivi IoT (Internet of Things) che si affida allo smartphone come elemento primordiale di contatto e attenzione del consumatore. Fa dunque clamore l’annuncio dato in occasione della conferenza plenaria del 24 maggio, nel quale sul palco è comparsa la slide: “Dal 2018, Xiaomi limiterà sempre il margine di profitto a un massimo del 5%”. Una promessa importante, che fa eco a otto anni virtuosi nei quali l’azienda ha raggiunto un fatturato di 15 miliardi di dollari e ha registrato 23mila brevetti. Fondata nel 2010, il Ceo di Xiaomi Lei Jun e altri sette co-fondatori hanno dato vita a una realtà basata sulla filosofia di portare “innovazione per tutti”. Il modello business si basa su tre pilastri: hardware, servizi Internet e new retail. Durante l’evento di lancio in Italia questi tre elementi sono stati racchiusi nel concetto di Triathlon.

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«Solo la sperimentazione diretta consentirà alle persone di comprendere il nostro posizionamento. Non siamo arrivati in Italia perseguendo una tattica ma adottando una strategia di lungo termine»

DAL 2018 XIAOMI LIMITERÀ SEMPRE IL MARGINE DI PROFITTO A UN MASSIMO DEL 5%

IL RUOLO DELL’ECOSISTEMA

Con Sung è impossibile non andare diretti al punto. Il manager è pragmatico e quando gli chiediamo il ruolo che hanno così tanti prodotti differenti raccolti sotto lo stesso ombrello, cita la fatidica parola: «L’ecosistema è ciò che ci differenzia e riveste un ruolo di fondamentale importanza nella nostra strategia». Messaggio chiaro ma reiterato.

L’

innovazione è quanto in alto puoi spingerti; la qualità definisce quanto avanti nel tempo può durare il business. Con questo motto, che potrebbe quasi essere una legge matematica per stabilire la longevità di molte aziende, Xiaomi è arrivata in Italia e iniziato l’invasione nei negozi, dopo lo sbarco europeo iniziato dalla Spagna a fine del 2017. Due le date focali: il 24 maggio, con la conferenza ufficiale di avvio delle attività, e il 26 maggio, quando il primo punto vendita a marchio Xiaomi ha aperto i battenti ad Arese (Milano) presso il centro commerciale Il Centro.

donovan sung

Ciò che aggiunge dopo è ben più esplicito: «L’ecosistema è l’elemento di innovazione che proponiamo nei negozi fisici, perché introduce un elemento di invito e stimolo costante al consumatore di visitare con una certa frequenza il nostro punto vendita. Non solo a provare lo smartphone, ma anche e soprattutto per vedere dal vivo il resto della gamma: dai droni ai robot, passando per gli scooter e per prodotti utili tutti i giorni. L’ecosistema nel suo complesso è il vero elemento di richiamo verso l’esposizione e il brand Xiaomi». Difficile resistere alla tentazione di fare la domanda cruciale: “dunque, Xiaomi è una media company, non una smartphone company?” Risponde serafico il manager internazionale: «Non siamo “solo” un’azienda impegnata nella mobility, siamo “anche” una società che fa business proponendo dispositivi mobili. Siamo soprattutto una retail company ma anche una Internet company, che produce hardware e IoT calibrando in modo preciso la proposizione di ciascun modello sul mercato in sintonia con tutti i nostri partner e nel rispetto dei canali dove operiamo. Il nostro modello di business prevede la vendita di prodotti ma è sulla vendita di servizi dove contiamo di fare la differenza. In Italia siamo appena entrati e stiamo costruendo l’ecosistema. Terminata questa fase, arriveranno anche i servizi».

ACCORDI ITALIANI

In Italia Xiaomi propone un modello commerciale già adottato negli altri Paesi in cui è presente e che si basa sulla convivenza di canali fisici e online. Ci sono anche gli operatori. A iniziare da Wind Tre: il gestore propone nei propri negozi gli smartphone Xiaomi Mi MIX 2 e Redmi 5 Plus. Anche i dispositivi IoT saranno disponibili prossimamente nei punti vendita Wind e nei 3 Store. Nel momento in cui si scrive è in fase di finalizzazione la collaborazione con Tim. La distribuzione dei prodotti sul territorio avviene attraverso Datamatic, Givi Distribuzione e Wing Italia. Infine, ci sono il sito www.mi.com/it e l’accordo con Amazon. Le catene fisiche dove sono acquistabili i prodotti sono Mediaworld, Esselunga, Carrefour, Coop, Iper, Iperal, Auchan, Panorama e Trony.



intervista a Stefano Portu di Luca Figini

Come trasformare il volantino in un efficiente “drive to store” DoveConviene sta diventando un marketplace di negozi fisici, con strumenti e metriche per indurre i consumatori a entrare nei punti di vendita po è stato percepito come canale di vendita alternativo che avrebbe cannibalizzato il punto vendita. Con il passare del tempo è emerso che, a partire dagli Stati Uniti (il mercato più sviluppato con un giro d’affari di 4 trilioni di dollari), il commercio elettronico ha una quota complessiva pari a circa il 10% e cresce con ritmi inferiori al 15% anno su anno. Il che significa che per arrivare al 20% deve impiegare un ampio lasso temporale. Dunque la maggior parte degli acquisti inizia o avviene nei negozi. Ciò che è cambiato in modo drammatico è che ogni anno raddoppia la percentuale degli acquisti nelle superfici decisi attraverso lo smartphone. Quindi i dispositivi mobili sono il vero ago della bilancia che determinano cosa scegliere, dove entrare e quando investire in prodotti. Secondo Deloitte, negli Stati Uniti è ormai pari al 37% la quota di acquisti fatti nel negozio partendo dallo smartphone». Questo nuovo contesto di mercato si potrebbe definire con la sigla “online to offline” e sta sovvertendo non solo le regole del commercio, ma anche i pesi delle parti coinvolte e l’atteggiamento del consumatore. «L’obiettivo deve dunque diventare di sfruttare il meccanismo delle impression digitali per incentivare e spingere i clienti finali all’interno dei punti vendita. La pubblicità online geolocalizzata può di fatto orientare il traffico in negozio e determinare le scelte di spesa delle persone. In questo percorso, DoveConviene sta cambiando identità: da raccoglitore di volantini a incentivo al “drive to store” in vari segmenti merceologici che vanno dalla consumer electronics e raggiungono food, banking e automotive. La richiesta è stata di portare i consumatori all’interno dei punti vendita dando vita a forme di comunicazione diverse dal flyer. Abbiamo quindi sviluppati formati data driven che mostrano all’utente una serie di offerte personalizzate sugli interessi e le specifiche propensioni di acquisto».

timo passaggio è stato di definire una terza parte che verificasse l’accuratezza dei dati e la scelta è caduta su Nielsen, che opera in tutti i mercati in cui siamo presenti. Nielsen ha analizzato un campione rappresentativo di 7mila visite confrontando i nostri dati e quelli del punto vendita, certificando un’accuratezza pari al 98,8%». Nell’epoca dei volantini “buttati” all’interno delle cassette delle lettere o appoggiati in modo disordinato ovunque capiti, DoveConviene propone una metrica scientifica di analisi dell’efficacia delle promozioni e delle operazioni speciali. «Il tema per le insegne diventa di valorizzare la conoscenza e il know-how che negli anni hanno acquisito nei confronti dei loro clienti finali. I retailer hanno individuato nel tempo una serie di analisi e di statistiche molto importanti ma finora sono rimaste poco utilizzate perché l’attuale infrastruttura non è studiata per costruire un funnel di conversione simile a quello dell’e-commerce, quindi orientata alla performance di sellout». Il volantino è uno strumento importante ma troppo generalizzato e di massa, andrebbe rinnovato per abbracciare le nuove necessità. Secondo Portu, con DoveConvine è possibile «rompere questo “black box” del flyer, che funziona sia ben chiaro ma del quale non è possibile analizzare le dinamiche sui consumatori, e passare a un metodo ancora più efficiente che in più restituisce una quantità enorme di dati utili al retailer per innalzare progressivamente il successo delle operazioni». Senza dimenticare che ogni settore merceologico ha sue precise specificità, anche nel modo di approcciare il “drive to store”. «Entrano in gioco dinamiche diverse che tengono in considerazione delle differenze sulla coda lunga dei prodotti per consumer electronics, food, automotive, fashion e via dicendo. Ciò che va tenuto in considerazione sono quindi numerosi parametri perché si crei efficienza, che comprendono la frequenza degli acquisti, il valore medio, la capacità di attrarre le attenzioni e le iniziative in corso. Per essere più precisi, nel fashion e nell’elettronica la componente d’impulso è determinante: in questi comparti funzionano bene le soluzioni legate alla prossimità. Non a caso abbiamo sviluppato una piattaforma di messaggi push inviati ai consumatori quando si trovano a poca distanza dal punto vendita per incentivarli a entrare. Altri settori in cui invece è importante il planning dell’acquisto. Sono tipici il food ma anche alcuni comparti della consumer electronics. In questo senso servono funzioni relative alla wish list oppure alla creazioni di elenchi e carrelli il cui perfezionamento d’acquisto avverrà in tempi successivi alla compilazione. In DoveConviene ci sono tool studiati per dare vita a una vera e propria selezione, che tenga in considerazione sia le esigenze di spesa sia di creazione di memo e appunti sulle preferenze dei prodotti. Vogliamo eliminare qualsiasi tipo di frizione tra online e offline, per fornire funzioni utili ai consumatori ereditati dall’e-commerce ma fruibili nel punto vendita. Vertendo sui contenuti l’attenzione del consumatore si sposta dallo sconto al servizio, mantenendo elevato l’assortimento e dando valore al concetto di territorialità dei negozi».

L’OBIETTIVO È ADATTARE GLI STRUMENTI DI METRICA ONLINE ALL’INTERNO DEL PUNTO VENDITA

Il concetto alla base è aiutare il consumatore a “prepararsi” allo shopping aiutandosi con lo smartphone o il computer

MISURARE IL VOLANTINO

Dando vita a un sistema ibrido di questo tipo, subentrano nuove logiche ereditate dall’online. A iniziare dalla misurazione delle prestazioni relative alle performance. «Le metriche sono diventate un elemento fondamentale per guidare il traffico nei negozi da parte dei retailer. Dunque il nostro team provvede a sviluppare statistiche, tra cui quelle relative alla conversione, al traffico sul punto vendita e così via. L’ul-

TRASFORMAZIONE DIGITALE

La piattaforma italiana con impatto globale ha avuto origine nel momento clou di trasformazione del retail. Ossia, si è andata a innestare nel processo di digitalizzazione della distribuzione, dando vita a un processo di mutuo scambio. Spiega Portu: «Una delle più grandi industrie al mondo è in mano ai retailer, che generano un giro d’affari di oltre 30 triliardi di dollari. All’origine della fase evolutiva del canale distributivo si è dato per scontato che il ruolo di protagonista assoluto dovesse essere impersonato dall’e-commerce a discapito del negozio fisico. Ma non sta avvenendo questo. Il digitale per troppo tem-

12 - maggio 2018

la app di doveconviene, spiega portu, è tra le prime cinque più scaricate nella categoria dello shopping. a questa si aggiunge il sito web compatibile con qualsiasi piattaforma

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oveConviene ha avuto origine circa otto anni fa dall’idea semplice di rispondere al bisogno di aggregare i volantini per dare linfa allo shopping. Dato che l’esperienza d’acquisto inizia spesso e volentieri da questa pubblicazione, «ci siamo resi conto che non esisteva a livello mondiale un sistema di aggregazione geolocalizzata dei flyer, che consentisse anche di fare ricerche e consultazioni intelligenti delle offerte disponibili non solo nella consumer electronics ma anche in altri segmenti commerciali», spiega Stefano Portu, Ceo e Founder della società, fondata nel 2010 e cresciuta a livello mondiale. DoveConviene è infatti il brand italiano di ShopFully International Group, piattaforma a cui afferiscono oltre 30 milioni di utenti distribuiti in nove Paesi (Italia, Spagna, Stati Uniti, Brasile, Messico, Indonesia, Francia, Australia e Nuova Zelanda).

stefano portu



intervista a Aldo e Beppe Fumagalli di Roberto Bonin

Candy Group: l’innovazione spinge la crescita L’azienda della famiglia Fumagalli chiude con un dato positivo anche l’esercizio relativo al 2017 e annuncia un nuovo importante piano di investimenti serie molto importante di innovazione che è ormai diventata un po’ la nostra vera mission: fare qualcosa di veramente sorprendente per il consumatore finale. Se non si è in grado di essere davvero innovativi non ci può essere futuro».

NON CI SI FERMA PIÙ

14 - maggio 2018

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ncora un altro anno con il segno + per Candy Group, che ha chiuso l’esercizio fiscale 2017 con una crescita del 14% (+10% a cambi e perimetro costanti) rispetto allo scorso anno, registrando un fatturato pari a 1,148 miliardi di euro, e un utile netto di 2,2 milioni di euro. Ricavi che vengono per lo più conseguiti all’interno dei confini europei, con il 21% di essi provenienti dal Regno Unito, il 18% dalla Francia, il 17% dall’Italia, il 6,5% dalla penisola iberica e il 4,5% dalla Germania. Oltre a quelli provenienti dal mercato russo da qualche tempo in forte crescita. In aggiunta ai ricavi consolidati, e a un Ebit operativo del 3,8%, pari a oltre 44 milioni di euro, Candy ha fatto inoltre segnare un ulteriore rialzo nella quota detenuta in Europa, dove ha ottenuto, rispetto al 2016, un incremento della quota di mercato del grande elettrodomestico dello 0,4%, diventando per il secondo

beppe fumagalli anno consecutivo il Gruppo che cresce maggiormente tra i principali operatori del mercato degli elettrodomestici. Non solo. Candy Group è diventato negli ultimi anni anche leader assoluto nella connettività applicata agli elettrodomestici e nella commercializzazione di Smart Appliances dove, in particolare nel segmento delle lavabiancheria, detiene in termini di quote di mercato il 61% in Europa.

ANDAMENTO POSITIVO

Tutti ottimi risultati, questi, che seguono di pari passo l’andamento più che positivo intrapreso dall’azienda di Brugherio (Monza e Brianza) negli ultimi anni, e a cui hanno contribuito in modo sostanziale i principali settori in cui il Gruppo opera attraverso i suoi brand Candy, Hoover e Rosières, dal lavaggio ai piccoli elettrodomestici, fino ad arrivare ai prodotti per la cottura e per l’incasso. «L’elemento molto positivo è vedere un Gruppo che cresce per quote di mercato in Europa, e in maniera superiore anche rispetto a tanti competitor più blasonati. È ormai il terzo anno consecutivo che cresciamo in doppia cifra, e questo a dimostrazione che non si tratta più uno spot isolato di un anno, ma di una cosa ormai consolidata. E questo ci fa affermare con assoluta sicurezza che le scelte fatte negli anni scorsi hanno decisamente funzionato», ha sottolineato Beppe Fumagalli, Amministratore Delegato di Candy Group. «Rimangono ovviamente le solite incognite legate a tutte le variabili che richiedono continui adeguamenti alla nostra strategia, come per esempio la parte valutaria e i cambi e le materie prime. Quello che però ci fa essere estremamente positivi per il futuro è la

CANDY È DIVENTATA LEADER NEGLI ELETTRODOMESTICI CON CONNETTIVITÀ INTEGRATA

Il Gruppo di Brugherio (provincia di Monza e Brianza) vanta un portfoglio di marchio che comprende Candy, Hoover e Rosières

aldo fumagalli

Gli obiettivi di Candy Group sono ben precisi e ambiziosi, e puntano al raggiungimento di 2 miliardi di euro di fatturato entro i prossimi quattro anni. Appunto per questo motivo, il piano industriale 2017-2019 del Gruppo prevede ben 105 milioni di euro di investimenti al fine di continuare a sostenere l’innovazione e la crescita, oltre a ulteriori investimenti dedicati in particolar modo al marketing e alla comunicazione. Proprio a sostegno di questa strategia, il Gruppo Candy ha inaugurato nei giorni scorsi una nuova unità produttiva a Eskişehir, nel Nord Ovest della Turchia, destinata alla produzione di lavastoviglie intelligenti e basata sui moderni principi della Industry 4.0, con una capacità produttiva di circa 800mila unità/anno a fronte di un investimento complessivo di 15 milioni di euro in prodotti e facilities. Il nuovo impianto produttivo, edificato su un terreno di proprietà del Gruppo, è formato da una struttura di 13.600 mq di superficie, che vedrà impiegati 300 operai. La nuova fabbrica nasce soprattutto per sviluppare un nuovo processo produttivo ad alta efficienza, basato sull’utilizzo di pratiche innovative e finalizzato alla realizzazione di elettrodomestici intelligenti: proprio in questo nuovo stabilimento, vedrà la luce la prima lavastoviglie sul mercato dotata di intelligenza artificiale ed equipaggiata con un sensore ottico interno in grado di individuare quantità e tipologia delle stoviglie che sono state caricate, suggerendo automaticamente il programma più consono e le opzioni migliori per il loro lavaggio. Inoltre, grazie alla connettività, la lavastoviglie potrà essere comandata e controllata da remoto come tutti i prodotti di nuova generazione del Gruppo. «Vogliamo mantenere la leadership che ci siamo guadagnati partendo prima degli altri», sottolinea Aldo Fumagalli, Head of Washing Appliances Business Sector and Connectivity di Candy. «E lo vogliamo fare con una visione molto precisa di un prodotto che deve saper conversare con il consumatore in tutti gli anni in cui ha a casa l’elettrodomestico e che impari a fare le cose che lo stesso consumatore richiede, facendo in modo che alla fine del ciclo di vita del prodotto cambiare marca diventi una cosa davvero difficile». Oltre a incrementare la competitività dell’azienda e a rilanciarne la spinta verso la costante innovazione, il progetto fornirà, in più, anche indicazioni importanti nello sviluppo di tecnologie quali IT, robotica e Big Data, dando un ulteriore impulso alle attività di ricerca e sviluppo del Gruppo Candy; sempre questo progetto, inoltre, permetterà anche di rilevare, raccogliere, monitorare e analizzare i dati provenienti dai prodotti finiti, con particolare attenzione alla componentistica elettronica e di connettività, in modo da creare un data set completo di informazioni su funzionamento, prestazioni e qualità delle macchine per anticipare e correggere eventuali anomalie.

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di Luca Figini

Dietro le quinte di Tesla: l’energia come business Automobili (“le migliori al mondo”), infrastruttura di ricarica e sviluppo di città alimentate in modo sostenibile. A contatto con l’azienda di Elon Musk mento sorge spontaneo: il modello di business dietro alle auto è legato all’eccellenza o all’impatto ambientale? Si verte sul lusso o sulla coscienza? Le risposte vanno cercate nelle dichiarazioni di Elon Musk, che ha spiegato come Tesla sia nata per realizzare la “migliore auto al mondo”. Questo è stato il punto di origine, da cui sono state derivate le scelte conseguenti.

RICARICA GRATIS

Il segreto delle Tesla non è stato solo nella ricerca dell’eccellenza nel desing, nelle scelte costruttive, in una invidiabile strategia di costruzione del brand e in un riuscito motore elettrico. No, i veicoli sono solo la punta dell’iceberg. Ecco dunque che dietro alle auto c’è la realizzazione di una infrastruttura di ricarica con la rete Supercharge. In Italia sono attive circa 30 stazioni lungo tutto lo stivale, così ben distribuite a livello geografico che è possibile attraversare l’Italia sfruttando sapientemente i punti di ricarica veloce. La mappa è pubblicata sia sul sito Web sia soprattutto viene proposta sul cruscotto interattivo delle Tesla caratterizzato dal touchscreen posto al centro dell’abitacolo. L’impegno della società è continuare a espandere i punti Supercharge, che si sommano ai cosiddetti Destination Charging, ossia ospitati all’interno di servizi commerciali e aree turistiche (negozi, ristoranti, alberghi e così via). Perché, come ci spiegano, lo scopo è dare vita a un ecosistema di ricarica in Italia compatibile sia con i Model S e X, sia con altri veicoli ad alimentazione elettrica. Tutto ciò è proposto come servizio ai clienti finali, quindi le terze parti che adottano la piattaforma di ricarica (circa 500 sedi operative) possono inventare operazioni autonome di marketing per intercettare i possessori di Tesla (ma non solo), tipicamente consumatori altospendenti. La scelta dei luoghi dove fermarsi potrebbe dipendere dalla presenza del punto di ricarica.

Per il momento l’utilizzo di questa potenziale piattaforma di business non è nei piani a breve e medio termine perché è ancora impedito l’utilizzo di app di terze parti (fatta eccezione per Spotify e poco altro). Un domani l’auto potrebbe diventare un abile “suggeritore” di informazioni, promozioni, offerte, opportunità e incentivi personalizzati proposti durante il viaggio. Le possibilità sono immense anche perché forse pochi sanno che Tesla controlla e gestisce tutta la filiera di design, sviluppo e realizzazione delle auto. Perciò ha il pieno dominio di ogni step, oltre a raccogliere i feedback provenienti dagli utenti. Non ci sono filtri tra azienda e cliente finali: una soluzione voluta da Musk per poter rispondere prontamente alle richieste dei consumatori. Un unicum nel mondo dell’automobile.

NEGOZI, NON CONCESSIONARI

Allo stato attuale molti dei servizi proposti da Tesla sono gratuiti, compreso il Supercharge. I cambiamenti sono dietro l’angolo al fine di mantenere elevata la qualità del servizio. L’obiettivo non sarà tanto di generare profitto, quanto di profondere investimenti per rinforzare e ampliare l’infrastruttura. Ad oggi non c’è la volontà di accelerare i tempi, perché si stanno facendo passi ponderati per non pregiudicare in alcun modo la visione virata all’eccellenza di ogni singolo prodotto o servizio offerto. Così l’incremento del numero delle auto circolanti deve avvenire mantenendo alti gli standard preposti. E così anche entrando all’interno dei negozi si respira un’aria differente dal classico concessionario automobilistico. È un po’ come varcare la porta di un punto vendita di moda o fashion, dove gli elementi di personalizzazione (pochi e tutti accesi, aperti e utilizzabili) sono messi in bella vista. Come direttiva aziendale vige la volontà di fare muovere liberamente le persone all’interno dello spazio senza insistenze o interferenze. Il ruolo del personale è rispondere alle istanze dei clienti, permettendo a quest’ultimi di vivere la loro prima esperienza Tesla già all’interno del punto vendita. Non è un caso che nessuna delle parti usi il termine “concessionario”. Ancora una volta, la sensazione è che lo sforzo ultimo dell’azienda sia fare vivere un’esperienza omogenea e uniforme di marca in ogni contatto con le persone.

L’INTENTO ULTIMO È OMOLOGARE L’ESPERIENZA DI BRAND IN OGNI CONTATTO

RIDURRE L’IMPATTO

Abbiamo respirato l’aria in casa Tesla per qualche ora, entrando anche nel negozio a Milano in Gae Aulenti. Ciò che emerge è una realtà capace di coinvolgere le persone intorno sia alla figura carismatica di Elon Musk sia agli obiettivi aziendali. Che mettono il concetto di energia al centro del modello di business ed elemento omologante della proposizione commerciale. Di più, è a tutti gli effetti la prima e unica azienda verticale su questo approccio di mercato e che poggia la sua strategia sulla riduzione dell’impatto ambientale di ciascuno di noi. Così ecco i veicoli a spinta elettrica, che azzerano le emissioni dannose. Da queste considerazioni nasce l’acquisizione di SolarCity che ha avuto l’obiettivo di creare un approccio “green” alla progettazione degli spazi urbani anche grazie alla produzione di tetti realizzati con pannelli solari. L’ecosistema così creato è proiettato al futuro. Il ragiona-

18 - maggio 2018

La sensazione è che lo sforzo dell’azienda sia di permettere al consumatore di vivere un’esperienza omogenea e uniforme di marca, il più possibile coerente nelle fasi che avvengono prima, durante e dopo l’acquisto

PIATTFORMA DI BUSINESS

Le auto esse stesse, munite del display da 17 pollici, possono addirittura trasformarsi in futuro in un veicolo di marketing e comunicazione geolocalizzata. L’alta cifra tecnologica in-car è sinergica alla connettività e permette di instaurare meccanismi di interazione biunivoca tra la vettura e l’ambiente circostante.

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pprendiamo subito la mission che guida Tesla: accelerare la transizione a fonti energetiche sostenibili. È un’evoluzione del progetto iniziale: sviluppare soluzioni sostenibili per il trasporto. Nel concreto l’azienda guidata da Elon Musk si è concentrata dapprima sull’elettrificazione dell’auto, con cui ha compreso i risvolti derivanti dall’utilizzo di batterie ad alta efficienza. La declinazione in altri ambiti di questo approccio ha dato vita a due altri segmenti di mercato integrativi: operazioni volte a creare energia rinnovabile e storage di elettricità in ambito domestico, lavorativo e cittadino.

elon musk


il futuro è già qui

Il brand americano, leader mondiale nelle vendite di robot aspirapolvere, ha nell’avveniristica serie 900, la massima espressione della sua tecnologia. I Roomba serie 900 sono, infatti, in grado di legare tra loro le più recenti innovazioni provenienti dai mondi della robotica e della connettività. Basato sul sistema di navigazione iAdapt 2.0 con Visual Localization iAdapt Camera, la serie iRobot Roomba 900 utilizza un sistema di pulizia ad alta efficienza e una serie completa di sensori visivi per navigare e pulire in piena autonomia. Creando precisi punti di riferimento i Roomba non perdono mai la traccia della loro posizione e, grazie alla presenza del sensore ottico di riconoscimento suolo e alla funzione Carpet Boost, sono in grado di garantire le massime performance, anche su superfici difficili come tappeti e moquette. La connettività è garantita dall’app mobile iRobot Home che aiuta a impostare il programma più corretto di pulizia o a programmare il robot nello stesso modo in cui si imposta una sveglia sul telefono. www.irobot.it


di Fiorenza Moradei

Il cielo è hi-tech sopra Berlino

Al consueto Global Press Conference sono state annunciate le (tante) novità dell’edizione 2018 della grande fiera tedesca dedicata all’elettronica di consumo

COSA CI ASPETTA

Molti saranno i trend e le novità che caratterizzeranno l’edizione 2018 di Ifa, in previsione dal 31 agosto al 5 settembre. A iniziare dalle tecnologie più innovative ed emergenti, come dispositivi intelligenti e connessi per la casa e la persona, potenti applicazioni di intelligenza artificiale, e Tv con elevatissima qualità dello schermo. O, come sostiene il Dr. Christian Göke, Ceo di Messe Berlin, un complesso sistema integrato su cui convergono più settori: “I mega-trend tecnologici stanno guidando l’innovazione, con componenti sempre più piccole e sempre più potenti, che a loro volta alimentano tecnologie emergenti come il controllo vocale e l’intelligenza artificiale. Ifa è il convogliatore di tutta questa innovazione, ed è il tessuto di collegamento per l’ecosistema tecnologico globale. Questo perché non è solo un settore innovativo, ma sette, otto o nove settori diversi che cercano di risolvere gli stessi problemi e spingono al limite l’innovazione”. I visitatori di Ifa 2018 troveranno perciò ad attenderli schermi con risoluzione 8K, display flessibili in grado di essere arrotolati, e grandi pareti video modulari composte da micro LED rossi, verdi e blu. Mentre tecnologie HDR avanzate, con una vasta

20 - maggio 2018

Il connubio tra innovazione e kermesse brandeburghese che si ripete da quasi un secolo, grazie anche agli oltre 1.800 espositori, i 160mila mq di superficie e i 4,7 miliardi di euro di volume d’affari registrato nella scorsa edizione

gamma di contrasto tra aree di abbagliante luminosità e nero intenso, impressioneranno con immagini davvero spettacolari. Dal canto suo, invece, il settore dell’audio sarà caratterizzato da eleganti soundbar, dotate di riproduzione del suono in 3D, e da altoparlanti wireless, e persino cuffie, con controllo vocale integrato. I puristi dell’HiFi, viceversa, avranno di che sbizzarrissi con nuovi giradischi per la musica in vinile. Sul versante degli smartphone a farla da padrone saranno le sorprendenti dotazioni fotografiche, con sistemi ottici con due o anche tre obiettivi in grado di offrire un’incredibile qualità delle immagini e persino di catturare soggetti distanti o scene crepuscolari. Ifa 2018 presenterà anche interessanti innovazioni, come le fotocamere per riprese video in risoluzione 4K, con effetti estremi al rallentatore e la capacità di catturare ogni singolo fotogramma come una serie di foto. I film-maker troveranno all’Ifa anche una vasta gamma di nuove telecamere a 360° che catturano panorami in alta risoluzione: ideali per la visualizzazione con occhiali VR o per schermi su schermi che invitano gli utenti a navigare attraverso scene panoramiche. Per gli elettrodomestici l’attenzione sarà ancora tutta incentrata sull’aumento della connettività, capace di fungere da fattore di sviluppo, portando a prodotti sempre più intelligenti e versatili. L’avvento del controllo vocale e dell’intelligenza artificiale nel mondo del bianco sono destinati a dar vita a dispositivi capaci di rendere il lavoro più confortevole e a far risparmiare tempo e risorse, assumendo tra l’altro il ruolo di assistenti personali e permettendo di scambiare informazioni con altri device. Grazie alle telecamere integrate, anche il controllo del forno, del frigorifero o della lavastoviglie a distanza non sarà più una chimera, e le moderne piattaforme di intelligenza artificiale integrate, saranno in grado di dar vita ad apparecchi in grado di pensare e ad imparare dagli utenti. Un nuovo argomento all’Ifa 2018 sarà invece rappresentato da Shift Automotive, la nuova convenzione semestrale sul futuro della mobilità, che esplorerà il modo in cui le nuove tecnologie automobilistiche stanno cambiando il modo in cui pensiamo,

viviamo e guidiamo. Shift Automotive, joint venture tra Ginevra International Motor Show, Palexpo, Ifa e Messe Berlin, si svolgerà il 4 e il 5 settembre, in concomitanza con l’Ifa di Berlino, seguito dallo Shift Automotive di Ginevra nel mese di marzo 2019. Non solo. La Global Press Conference è stata anche l’occasione per celebrare il successo di Ifa Next, la piattaforma di innovazione per startup, istituti di ricerca e aziende, presentata per la prima volta all’Ifa 2017. Quest’anno, Ifa Next crescerà in modo significativo, con ancora più spazio dedicato all’interno del padiglione 26. Fornitori, produttori di componenti, Oem e Odm con una vasta gamma di potenziali clienti, saranno invece riuniti all’interno dell’Ifa Global Markets, in uno spazio dedicato alla Station Berlin vicino a Potsdamer Platz.

IL MERCATO

Un segnale positivo in merito al futuro del mercato eldom e comsumer electronics in Europa spetta a Georg Walkenbach, membro del Consiglio di amministrazione di ZVEI, che ha dichiarato: “Prevediamo uno sviluppo del mercato in positivo per entrambi i segmenti dell’elettronica e degli elettrodomestici. La crescita continuerà in quasi tutti i Paesi del mondo, perché le classi medie continuano ad aumentare la loro spesa. Allo stesso tempo, le nuove tecnologie e le tendenze del design stanno guidando il potenziale di crescita in molti gruppi di prodotti. Un ottimo esempio è la cucina, in cui vediamo l’innovazione in quasi tutte le categorie di prodotto”. Un punto di vista condiviso anche da Jürgen Boyny, Global Director Consumer Electronics di GfK Retail and Technology, che ha aggiunto: “È il consumatore che conta: l’industria innova per soddisfare le esigenze dei consumatori; dopotutto dovrebbero comprare nuovi prodotti. Ora che le persone sono connesse digitalmente, desiderano ottenere il massimo da questa esperienza. I clienti vogliono utilizzare la tecnologia al massimo, il più rapidamente possibile. Vogliono intrattenimento e comunicazione, stile di vita e convenienza. Non appena i consumatori possono vedere e capire l’uso di un’innovazione, sono disposti a pagare per questo”.

L’INDUSTRIA INNOVA PER INCENTIVARE IL CONSUMATORE AD ACQUISTARE I PRODOTTI

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e qualche nuovo prodotto o brand ha come obiettivo quello di conquistare i mercati europei della consumer electronics, non può che partire da Ifa. A buon diritto, i saloni della fiera di Berlino sono ormai diventati il luogo d’elezione dove industria, distribuzione e consumatori si incontrano per delineare quello che sarà il mercato dell’intero anno a seguire.


“Doro è molto semplice, è fantastico per imparare ad usare uno smartphone.”

Lo smartphone che connette le generazioni Quando un nuovo smartphone funziona in modo diverso da come siete abituati, questo può essere un problema, a prescindere dall’età. Ecco perché il nuovo Doro 8035 ha un’interfaccia Android arricchita con il menu Doro basato su azioni e facile da usare. In questo modo, potrete scegliere il menu semplice di Doro, ideale per i nuovi utenti oppure scegliere il tradizionale sistema Android, se siete utilizzatori esperti di smartphone. Ciò significa anche che parenti e amici che possiedono un telefono Android possono aiutarvi in caso di bisogno. Dotato di altre caratteristiche uniche di Doro, come il design pratico, il suono forte e chiaro e MyDoroManager, il nuovo Doro 8035 è uno smartphone semplice ed elegante che vi aiuta a rimanere connessi con familiari e amici.

Lasse Holm, 74 anni mi occupo di musica e spettacolo

Esperienza Android Interfaccia intuitiva e di facile utilizzo per chiunque

Suono chiaro

Audio chiaro e pulito, dagli allarmi alle conversazioni

MyDoroManager

Impostazioni e aiuto semplificati


di Roberto Bonin

Le Tlc trainano la ripresa dei Technical Consumer Goods Smartphone e mobile rimangono “l’ago della bilancia” del mercato dell’elettronica di consumo. Migliora leggermente il clima di fiducia al consumo

Sul fronte audio video buoni risultati arrivano dagli speaker Bluetooth e delle cuffie con microfono, che continuano a mostrare buone prestazioni, mentre il trend negativo dei PTV influenza, e non poco, la performance del settore dell’Elettronica di Consumo. Nel settore dell’informatica, la crescita di alcuni prodotti, soprattutto mouse, tastiere e monitor, è supportata dall’incremento del prezzo medio dei dispositivi per il mondo gaming. Diversamente, il segmento Car Entertainment continua a decrescere a causa dei trend negativi di autoradio e navigatori satellitari. Così come il settore delle Forniture d’Ufficio & Consumabili, che decresce principalmente a causa della performance negativa di MFD e cartucce per stampanti. Il segmento delle instant camera trainano invece le vendite di stampanti. Il settore del Grande Elettrodomestico mostra un rallentamento nelle vendite, soprattutto a causa di una generale erosione dei prezzi delle lavatrici. Sempre per quanto riguarda il Grande Elettrodomestico,

IL SETTORE DEL GAMING STA AIUTANDO AD AUMENTARE I MARGINI NEGLI ACCESSORI PC

le asciugatrici, avendo un basso tasso di penetrazione nelle famiglie italiane, continuano a incrementare il proprio giro d’affari. Il settore del Piccolo Elettrodomestico segna una performance negativa nel primo trimestre 2018. I trend più negativi sono imputabili ai tagliacapelli e ai ferri da stiro. Aspirapolvere, macchine da caffè, friggitrici e prodotti per la rasatura registrano, invece, un incremento nelle vendite.

CRESCE LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI

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el bene o nel male, a ricoprire il ruolo di protagonista indiscusso del mercato rimane, come spesso accade, il settore delle Telecomunicazioni. Anche nel primo trimestre 2018 le Tlc, con una crescita del 14,7%, hanno letteralmente trascinato il mercato in territorio positivo, mentre i rimanenti settori – fatta eccezione per il Foto, che mostra un incremento a doppia cifra – rimangono stabili o decrescono. A evidenziarlo, sono i risultati diffusi da GfK TEMAX, in relazione al settore italiano della tecnologia di consumo del primo quarter di quest’anno: periodo in cui il mercato ha sviluppato un giro d’affari di 4,4 miliardi di euro, in crescita del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2017. Dopo alcuni trend flat, gli smartphone registrano una crescita a doppia cifra grazie a un aumento del prezzo medio e a un generale incremento nei volumi di vendita. Gli accessori per la telefonia segnano viceversa un calo delle vendite a valore.

22 - maggio 2018

A livello globale la domanda di smartphone è scesa del 2% a 347 milioni di unità. Tuttavia, nel Q1 2018 la crescita del prezzo medio è aumentata del 21% anno su anno

A livello globale la domanda di smartphone è scesa del 2% a 347 milioni di unità. Tuttavia, nel primo trimestre del 2018 la crescita del prezzo di vendita medio degli smartphone globale è aumentata ulteriormente del 21% su base annua. Di conseguenza, il fatturato è cresciuto del 18% su base annua a 129,8 miliardi di dollari, nonostante il calo della domanda. I ricavi in Europa Occidentale sono aumentati del 23% su base annua a 14,5 miliardi di dollari, spinti da un aumento del 26% del prezzo medio, sostenuto dalla crescente domanda nel segmento ultra-alto. Ciò è avvenuto nonostante la domanda di smartphone nell’Europa occidentale sia scesa del 2% anno su anno a 28,3 milioni di unità. Tornando al mercato della Fotografia di casa nostra, invece, ci sono da finalmente segnalare delle buone notizie, grazie a un incremento delle vendite a valore e a un aumento delle fotocamere digitali, trainato dall’eccellente crescita del segmento compact system camera.

Nei primi mesi del 2018, l’indice di fiducia dei consumatori, rilevato da GfK nei 28 stati dell’Unione Europea, è rimasto relativamente stabile. L’indice è calato leggermente a marzo, assestandosi a 20,6 punti. In Italia, son diminuite ancora le aspettative economiche, mentre sono migliorate quelle relative al reddito. Per il 2018, GfK prevede un aumento della spesa delle famiglie europee compreso tra 1,5 e 2 punti percentuali in termini reali. Nel primo trimestre del 2018, i consumatori europei si sono dimostrati molto meno ottimisti, rispetto alla fine dello scorso anno. Tutti i Paesi che avevano visto un forte incremento dell’indice di fiducia nel corso del 2017, hanno registrato una flessione nei primi mesi dell’anno. In media, le aspettative economiche dei Paesi dell’Unione Europea si sono assestate a 15 punti a marzo 2018, due punti in meno rispetto a dicembre 2017. Le aspettative di reddito continuano invece a crescere in tutta Europa. Nei primi tre mesi dell’anno, questo indicatore è salito di 1,3 punti, raggiungendo quota 16,3 punti a marzo. Nel primo trimestre del 2018, inoltre, l’indice che misura la propensione all’acquisto dei cittadini europei ha registrato, in media, un calo di 1,3 punti, stabilizzandosi a 19,7 punti a fine marzo.


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di Roberto Bonin

Ristorazione: un futuro incerto tra poche luci e molte ombre L’andamento altalenante dei dati della ristorazione commerciale aumenta i dubbi sul futuro dell’intero settore in un panorama ben poco omogeneo aumenti più consistenti si registrano soprattutto per il settore dei trasporti, con il +7,7%.

ALTARI E CONTRALTARI

All’interno dell’intero settore ristorazione diverso appare poi il trend tra i vari segmenti di mercato. Il profilo inflazionistico del Bar registra aumenti dell’1,5% mentre per i ristoranti la variazione tendenziale risulta più contenuta e pari all’1,1%. La ristorazione collettiva si attesta viceversa attorno allo 0,4%. Entrando più nello specifico, invece, il profilo inflazionistico della caffetteria resta alquanto contenuto, dell’ordine del +1,1%, molto meno “vivace” di quello presentato dagli snack bar, dalla gelateria e e dalla pasticceria, che raggiungono il +1,8%. Anche nei ristoranti gli aumenti si attestano sull’1,1%, mentre le pizzerie risultano essere in maggiore aumento, attestandosi al +1,8%. I prezzi della ristorazione veloce e della gastronomia registrano viceversa un +1%. I prezzi registrano una variazione dello 0,4% rispetto a marzo 2017, dovuto per lo più all’incremento delle mense scolastiche e universitarie che fanno registrare lo 0,6%.

I DISAGI DEL SETTORE

Il clima di fiducia è purtroppo tornato a essere negativo: nel primo trimestre 2018, difatti, l’indice si è atte-

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lima di assoluta incertezza per il settore della ristorazione commerciale, con prezzi dei servizi in aumento e clima di fiducia in netto calo tra gli imprenditori del settore. Secondo i dati diffusi dal Centro Studi FIPE, infatti, a marzo 2018 i prezzi di ristorazione commerciale hanno fatto registrare una variazione dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2017. Anche a livello generale i prezzi al consumo hanno fatto registrare un aumento dello 0,8%, mentre l’inflazione acquisita del totale ristorazione per l’intero anno 2018 si è attestata attorno allo 0,9%, e più nello specifico, dello 0,9% per la ristorazione commerciale e dello 0,3% per quanto riguarda la ristorazione collettiva. Nel 2017 nel settore della ristorazione si sono registrate in totale 13.985 iscrizione di nuove imprese, di cui 7.536 ristoranti, 6.335 bar e 114 mense e catering; il tutto a fronte di ben 25.778 cessazioni, di cui 13.587 ristoranti, 11.979 bar e 212 mense e catering. Il saldo è per cui ovviamente negativo, pari al -11.793 per l’intero settore ristorazione, di cui -6.051 ristoranti, -5.644 bar e -98 mense e catering. In accelerazione, infine, i prezzi dei beni e dei servizi turistici la cui variazione tendenziale passa dal +1,6% di febbraio a +2,1% di marzo. L’aumento dei prezzi nei servizi di ristorazione si attesta ad 1,3% mentre i servizi di alloggio registrano una variazione del +2,3%. Gli

24 - maggio 2018

Nel 2017 nel settore della ristorazione si sono registrate in totale 13.985 iscrizioni di nuove imprese, di cui 7.536 ristoranti, 6.335 bar e 114 mense e catering; il tutto a fronte di 25.778 cessazioni

stato a 81,9, inferiore di 23 punti rispetto al trimestre precedente e di 10 punti rispetto a quanto rilevato un anno fa quando il clima di fiducia risultava essere già nel quadrante negativo. In generale, le aspettative per il nuovo anno evidenziano qualche incertezza verso le prospettive di crescita duratura del settore, sia riguardo alle performance economiche sia all’occupazione. Sembra quindi che gli imprenditori del settore stiano perdendo la fiducia registrata nei mesi precedenti verso le prospettive di breve termine. Nel primo trimestre il saldo grezzo delle risposte relativa alle performance aziendali perde oltre 14 punti rispetto allo stesso periodo di un anno fa e quello relativo all’intero settore. Non solo. Anche le valutazioni sui flussi di clientela sono in significativo peggioramento rispetto a quanto rilevato un anno fa: il saldo perde difatti circa 21 punti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Così come anche i prezzi di vendita, anch’essi dati in leggera flessione rispetto a un anno fa mentre, viceversa, i costi di approvvigionamento vengono dati in significativo aumento. Per quanto riguarda le valutazioni sulla dinamica dell’occupazione, anche in questo caso il pessimismo generale sembra regnare incontrato: il saldo è di segno negativo e perde circa 6 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2017.



di Roberto Bonin

Credito al consumo: una boccata d’ossigeno

Sempre più italiani si affidano alla dilazione per realizzare i loro progetti e i loro desideri. Senza dimenticare che può essere un modo per sbloccare gli acquisti

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li italiani affidano i loro progetti e i loro desideri al credito al consumo. Senza questa comoda forma di pagamento dilazionata nel tempo, infatti, solo il 20% dei consumatori del Belpaese avrebbe effettuato un acquisto o realizzato i propri desideri, mentre ben l’80% avrebbe rinunciato o rimandato in futuro la spesa o i propri progetti. Un vero e proprio “pilastro”, quindi, per la società e per i consumi, tanto che negli ultimi anni il settore è cresciuto significativamente, chiudendo il 2017 con un nuovo record in termini di finanziamenti finalizzati, arrivando a superare i 19 miliardi di euro, in crescita del 7,8% sul 2016 e del 54% sul 2013, e con un valore medio per acquisto di 5.300 euro (+37% sul 2013). A fotografare la situazione del mercato è l’ultima edizione dell’Osservatorio Compass del Gruppo Mediobanca, che si è focalizzata su alcuni argomenti più “cari” alle famiglie, come l’acquisto di un’auto o di una moto, le celebrazioni legate al matrimonio e l’arredamento della casa. A spingere la crescita anche nel 2017 ha contribuito in maniera preponderante il settore automotive, che copre ben l’82% del valore totale dei finanziamenti erogati. Segue, in misura minore, l’arredamento con il 9% e l’elettronica di consumo con il 6%. Rispetto al numero di richieste, invece, è proprio l’elettronica a essere il settore più rilevante, a fronte di un importo medio finanziato di 889 euro, decisamente più basso rispetto a quello delle auto, pari a 13.048 euro. A trainare maggiormente questa crescita sono stati soprattutto i giovani, con un aumento delle richieste erogate del 59% rispetto al 2013, mentre a livello geografico le regioni con il maggior incremento sono state la Calabria (+25,3%) e l’Emilia Romagna (+24,7%).

non solo design, nella casa entrano in gioco le nuove tecnologie legate alla domotica e alla smart home con categorie di prodotto che danno vita a nuovi investimenti

l’automotive e le moto sono al centro dei desideri degli italiani e si registrano crescite nelle immatricolazioni

I SETTORI PIÙ ATTIVI

Auto e moto sono sempre al centro dei desideri degli italiani. Lo confermano sia il trend di crescita delle vendite di autovetture e di motocicli, sia l’incremento nel 2017 del volume dei finanziamenti erogati per l’acquisto di questi beni di consumo, aumentati del 10,2% sul 2016 e del 33,9% sul 2015, superando i 15,5 miliardi di euro. Secondo l’Osservatorio Compass, la media degli importi finanziati tramite venditori convenzionati in questo particolare settore è di 13.048 euro per l’auto e di 4.168 euro per le moto, valori sensibilmente più alti rispetto agli altri settori e che richiedono da parte delle famiglie una disponibilità economica più elevata. Per quanto riguarda invece la scelta del veicolo da acquistare, il prezzo non sembra essere di certo l’unico fattore che gli acquirenti prendono in considerazione: per oltre quattro convenzionati su dieci, infatti, gli acquirenti guardano in primis allo stile e all’estetica e, solo in un secondo momento, al risparmio con i relativi consumi di carburante. Il 30% è influenzato dal brand, mentre risultano “meno appealing” i dispositivi antinquinamento, la rivendibilità del veicolo, la sicurezza e la motorizzazione. Un altro settore di mercato che, da tradizione, rimane da sempre al centro dei progetti e dei desideri delle famiglie è la casa, e quindi i settori dell’arredamento e dei complementi d’arredo. Non a caso, nel 2017 i finanziamenti erogati in questo ambito hanno superato i 1,7 miliardi di euro, in crescita del 5,4% sul 2016 e del 14,8% sul 2015, nonché pari al 9% dei volumi totali e al 20% del numero di pratiche, con un importo medio finanziato di circa 2.400 euro. Fenomeno interessante è che, tra i nuovi trend, per la metà dei consumatori il principale elemento di innovazione del settore riguarda la sfera tecnologica con la domotica e la smart home, mentre il 53% dei convenzionati predilige abbinare un mix tra arredamento low-cost a oggetti importanti di design, sulla scia del “mix & match” avvenuto in questi anni nella moda. L’elettronica rimane al centro delle preferenze degli italiani ma in deciso calo, con un trend del -13,8% nel confronto tra il 2016 (1,632 miliardi di euro) e il 2015 (1,359 miliardi di euro) e un trend del -13,6% (1,174 miliardi di euro) tra il 2017 e il 2016. Cresce lo scontrino medio, che nel confronto tra il 2017 e il 2016 è cresciuto fino a toccare quota 889 euro, segno che le preferenze dei consumatori si spostano sempre più verso prodotti di fascia più elevata e dalla battuta di cassa più consistente. Nel 2018 si rinnova una propensione positiva dei consumatori verso progetti non solo destinati all’acquisto di beni, ma anche finalizzati a nuove esperienze, come il coronamento di un sogno nel cassetto. Un capitolo importante è, ad esempio, rappresentato dal matrimonio. Seppur lontani dai valori del 2008, in Italia sembra essere tornata la voglia per il fatidico “SI”: con un budget medio di spesa pari a circa 15-20mila euro per 100 invitati circa.

26 - maggio 2018

il matrimonio rientra nella sfera di attenzione dei consumatori, predisposti a spendere cifre medio-alte per ricevimenti di circa 100 invitati


di Roberto Bonin

I nuovi senior amano i viaggi, lo sport e la tecnologia I dati emersi da una ricerca condotta da AstraRicerche per BNP Paribas Cardiff disegnano un quadro totalmente diverso da quello a cui ci hanno abituato i soliti stereotipi

“DIVERSAMENTE GIOVANI”

Dalla ricerca di BNP Paribas Cardif e AstraRicerche è emerso che i senior, non solo amano la tecnologia e la utilizzano, in modo continuativo (e, perché no, anche disinvolto), ma si possono considerare in tutto e per tutto dinamici e attivi visto che, oltre alle faccende domestiche e alla cura della casa, sembrano non rinunciare per alcun motivo alle attività che li rendono felici, come viaggiare (54,2%), prendersi cura di sé (49,1%), praticare attività ludico-sportive (45,7%) o culturali (43,4%). C’è chi frequenta un corso di ballo, chi è iscritto a corsi di natura artistica, chi va a teatro o chi preferisce studiare. Hanno forti valori e ideali (per il 56,2%) e uno “sguardo al futuro” più che al passato, con una vita ancora da vivere. Si reputano curiosi (47,8%), ottimisti (44,1%), capaci di invecchiare serenamente (60,8%) e alcuni sono desiderosi di fare nuove esperienze (29,6%). Se la maggior parte si augura in futuro di poter fare le stesse attività che svolge oggi, c’è, infatti, anche il 35,2% che auspica di poterle fare con maggiore serenità e il 4,5% addirittura di ampliarle nei prossimi 5 anni prevedendo più viaggi (+13,7 punti percentuali, al 67,9%), più attività ludico-sportive (+4,9 punti percentuali) e culturali (+6,4 punti percentuali).

Oltre quattro senior su dieci dichiarano che i nuovi device sono diventati più semplici e intuitivi da utilizzare. Una categoria, quindi, sempre più “smart” nei confronti di Internet, dei social network e degli smartphone, con il 66,2% che ammette di utilizzarli in modo autonomo e il 57,1% che ha particolarmente apprezzato l’avvento dei social network

Quello che differenzia i “nuovi Over 65”, però, è sicuramente il loro particolare rapporto con la tecnologia. Oltre quattro su dieci dichiara infatti di amarla, e questo grazie anche ai nuovi device diventati più semplici e intuitivi da utilizzare. Una categoria sempre più “smart” nei confronti di Internet, dei social network e degli smartphone, con il 66,2% che dichiara di utilizzarli in modo autonomo e il 57,1% che ha apprezzato l’avvento dei social perché li rende meno isolati. Sul fronte della tecnologia, la ricerca del Censis del 2015 aveva stimato che ben 1,1 milioni di persone con 65 anni e oltre avevano l’intenzione di procedere all’acquisto di elettrodomestici, 670.000 a quello di Pc, smartphone, tablet e altri prodotti tecnologici. Quasi nove senior su dieci (86,8%) si sentono comunque più in forma rispetto ai coetanei di 20/30 anni fa. Una generazione più attiva, lucida, in forze, sia a livello mentale (87,9%) sia fisico (77,2%), con memoria e ricordi del passato anche lontano (72,7%). Si sentono completamente autonomi nel 68% dei casi, con uno stato di salute ottimo/buono (per il 53,5%).

Dati positivi che tra 5-10 anni sembrano, però, destinati a peggiorare, secondo il loro giudizio. La quota di chi pensa che il proprio stato sarà ancora ottimo o buono si riduce (32,8%). Anche l’autosufficienza cala dal 68% al 19,4%, segno che nei prossimi anni sarà necessario un supporto esterno. Addirittura, secondo il Censis i longevi hanno inventato veri e propri stili di vita assai diversi dalle precedenti generazioni di coetanei. Sono attenti all’attività fisica e sono ormai il perno degli eventi sportivi dilettantistici, dalle gare podistiche a quelle ciclistiche. Oggi sono 9,6 milioni gli over 65 che camminano almeno 30 minuti ogni giorno, 3,5 milioni svolgono attività fisica, altrettanti fanno cure termali, massaggi, bagni e inalazioni, 1,8 milioni frequentano palestre e piscine, 1,5 milioni praticano tecniche di rilassamento o meditative. E sono otto su dieci gli anziani che tengono intenzionalmente la mente allenata: sono tra i più assidui lettori di quotidiani (il 50,8% contro una media della popolazione pari al 35,8%), settimanali (il 42,6% contro il 31%) e mensili (il 31,7% rispetto al 26,8%).

NOVE SENIOR SU DIECI SI SENTONO PIÙ IN FORMA RISPETTO AI COETANEI DI 20/30 ANNI FA

L

a “rivoluzione hi-tech” travolge anche il target degli over 65, individui che, anche se avanti con l’età, non disdegnano l’utilizzo dei più moderni device elettronici, in barba ai consueti luoghi comuni del commercio e del marketing che li ha sempre voluti ormai “fuori mercato”. È quanto emerge dalla ricerca “Over 65: una vita a colori” commissionata da BNP Paribas Cardif, e realizzata da AstraRicerche su un campione di oltre 700 persone di età compresa tra i 65 e gli 85 anni, al fine di analizzare come vivono la loro ‘”nuova età” nel terzo millennio e come hanno modificato il loro stile di vita e le loro abitudini in diversi ambiti: dalla salute al rapporto con la tecnologia, dalla famiglia alla vita sociale e allo svago. Un risultato di non poco conto, soprattutto se considerato che, secondo i più recenti dati diffusi dall’Istat, gli over 65 sono circa 13.672.000, pari al 22,6% dell’attuale popolazione italiana; gruppo tra l’altro destinato a crescere e toccare quota 34% entro il 2050. Se poi rapportato a quanto aveva riportato il Censis nel novembre 2015, in cui era stato evidenziato come fossero proprio i senior a trainare i consumi, queste evidenze assumono un valore ancora più significativo. Per la prima volta, infatti, la spesa per consumi delle coppie con un capofamiglia anziano era risultato superiore a quella delle coppie con a capo un giovane di 18-34 anni.

27 - maggio 2018


di Roberto Bonin

Il Made in Italy sostiene il settore agroalimentare Nuova affermazione di Cibus, in linea con il momento particolarmente favorevole dell’intero settore. Analizziamo i dati dell’Italia

N

umeri di assoluto rilievo quelli fatti registrare dall’edizione 2018, la 19esima dalla sua nascita, di Cibus, con più di 135mila mq di superficie espositiva, e 3.100 aziende che hanno presentato oltre 1.300 nuovi prodotti a ben 2.500 top buyer, di cui 370 provenienti dall’estero, e a 82mila visitatori accorsi a Parma dal 7 al 10 maggio scorsi. Un’affermazione, quella fatta registrare dal Salone Internazionale dell’Alimentazione, sotto ogni punto di vista, soprattutto da parte delle aziende intervenute e di tutto il mercato di riferimento, così come confermato dal Ceo di Fiere di Parma Antonio Cellie, che ha sottolineato: “La soddisfazione delle aziende per questa edizione di Cibus è tangibile e prospettica, perché conferma le enormi potenzialità, fortunatamente inespresse del Made in Italy alimentare. Da un lato, i buyer di tutto il mondo non vedono l’ora di tornare a Parma per continuare a mantenere e rinnovare i propri assortimenti, dall’altra le nostre imprese sono altrettanto impazienti di proporre loro nuove e continue soluzioni per far mangiare sempre meglio i consumatori internazionali”.

28 - maggio 2018

Il 2018 segna la definitiva riscossa e consacra l’agroalimentare come il settore trainante del Paese con una crescita del +3,5% che conferma e supera quella del totale dell’industria

La prossima edizione di Cibus, organizzata come di consueto da Fiere di Parma e Federalimentare, si terrà a maggio 2020, mentre l’appuntamento con Cibus Connect è fissato per il mese di aprile 2019.

PANORAMICA DI MERCATO

L’evento ha voluto fare il punto della situazione sul mercato italiano dell’industria alimentare che, nonostante i consumi ancora deboli, ha raggiunto nel 2017 un fatturato di ben 137 miliardi di euro (190 circa se si considera l’intero comparto agroalimentare, comprensivo del primario), in crescita del 3,8% anno su anno. Crescita che, sul versante esportazioni, assume valori ancora più consistenti, superando quota +6%, per un fatturato complessivo di oltre 41 miliardi di euro, di cui oltre 32 di prodotti finiti. Una crescita assolutamente preventivata, così come ha confermato il Vice Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Andrea Olivero: “Il Governo aveva posto, già in occasione di Expo2015, il traguardo dei 5 miliardi di euro di export entro il 2020 e fa piacere constatare che la tabella di marcia verso questo ambizioso obiettivo sia rispettata. Certamente il 2018, con le iniziative dell’Anno del Cibo italiano, rappresenta un’occasione per porre al centro dell’attenzione la grande eredità culturale che ci contraddistingue e contribuire alla crescita economica di un settore strategico per l’economia del nostro Paese”. E’ l’unico settore manifatturiero in cui, nonostante le persistenti difficoltà di mercato, i margini operativi crescono negli ultimi 5 anni del 20%, dal 7,6% a quasi il 9% sul fatturato, il cash flow del 31%, il patrimonio netto dal 39 al 45%, risultati importanti che danno significato a delle logiche di investimento di lungo periodo, con crescite stabili nel tempo. E ancora più consistenti sono le previsioni per l’anno in corso che, secondo gli addetti ai lavori, dovrebbero puntare ai 140 miliardi di euro di fatturato e con un export lanciato verso i 34 miliardi di euro. In pratica, le industrie italiane puntano nel 2018 a rinnovare il

buon passo tenuto nel 2017, con aumenti di produzione ed export prossimi, rispettivamente, al +2% e al +7%, e a un aumento delle vendite interne più tonico, fra il +1% e il +2%. Ad essere frenati, invece, sono ancora i consumi interni che si attestano su -0,2% a valore e -0,4% a volume. “Se il 2017 ci aveva già portato a livelli pre-crisi, è il 2018 che segna la definitiva riscossa e consacra l’agroalimentare come il settore trainante del Paese con una crescita del +3,5% che conferma e supera quella del totale dell’industria”, ha sottolineato a tal proposito Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, in occasione dell’assemblea pubblica dell’Associazione tenutasi proprio in occasione di Cibus. E non solo. Il giro d’affari dell’industria food & beverage del Belpaese coinvolge oggi più di 465mila occupati nell’attività di 56mila imprese, generando il più elevato valore aggiunto tra tutti i settori del manifatturiero italiano, pari al 72% di arredamento, abbigliamento e automotive messi insieme. Senza contare che per ogni 100 euro spesi in prodotti confezionati di largo consumo in Gdo, oltre 68 sono destinati ad alimenti e bevande. Confortanti, infine, anche i dati a consuntivo del 2017 provenienti da Confagricoltura: oltre 58 miliardi di euro la produzione lorda vendibile (+3,2%), 137 miliardi di euro di fatturato industriale (+3,6%), e ben 40 miliardi di euro di agricoltura italiana e industria destinati all’export (+7%). Sempre Confagricoltura riferisce inoltre di 236 miliardi di euro di consumi alimentari interni in Italia, di cui 156 miliardi nelle abitazioni private e 80 miliardi nella ristorazione. L’Agrifood è attualmente l’unico settore manifatturiero italiano in cui, nonostante le persistenti difficoltà di mercato, i margini operativi crescono negli ultimi 5 anni del 20%, dal 7,6% a quasi il 9% sul fatturato, il cash flow del 31%, il patrimonio netto dal 39 al 45%.

CHI SCENDE E CHI SALE

Molte sono le categorie di prodotti che stanno attraversando un momento particolarmente felice, tra cui


emergono soprattutto: gelati e surgelati, freschi confezionati, drogherie e alimentari, bevande e ortofrutta confezionata. Un segmento estremamente in salute è rappresentato dalle carni, uno dei più importanti in termini di fatturato all’interno della Distribuzione Moderna: considerando sia i prodotti confezionati sia quelli dei banchi macelleria, il giro d’affari ha raggiunto circa i 5,6 miliardi di euro con più di 700mila tonnellate di prodotto vendute. Nello scorso anno si è registrato un leggero calo del mercato in termini di volumi (-0,4%) e, al contrario, una crescita in termini di fatturato (+2,3%). Questa dinamica è frutto di un aumento generalizzato dei prezzi unito a differenti scelte da parte dei consumatori che prediligono prodotti con un costo medio al kilogrammo più elevato. Complessivamente, il trend dei prezzi è in crescita del 2,7%. Altro segmento di mercato particolarmente in salute è quello dei salumi: considerando sia i prodotti confezionati, nei banchi a libero servizio e in quelli take away, sia i prodotti sfusi della gastronomia, il giro d’affari del 2017 ha raggiunto quasi i 4,6 miliardi di euro con più di 260mila tonnellate di prodotto venduto. Nel 2017 il mercato ha perciò chiuso con risultati apprezzabili, registrando un aumento in termini di volumi del 2,3%, e del 3,3% in termini di fatturato. La crescita complessiva del mercato non è stata tuttavia omogenea per tutti i prodotti che lo compongono. Ad esempio il prosciutto crudo, secondo segmento per dimensioni, ha visto un calo dei volumi durante

lo scorso anno (-0,5%). E’ continuata invece la crescita della Bresaola, con tassi positivi importanti, sia a volume (+4,8%) sia a valore (+4,6%). Il 2017 è stato un anno particolarmente brillante anche per il segmento delle Bevande, un comparto molto importante che conta circa 13,4 miliardi di litri nella sola GDO. Nell’esercizio 2017 l’andamento dei volumi raggiunge il +6% nei canali di Ipermercati, Supermercati, Libero Servizio Piccolo e Discount. Le performance sono però differenti a seconda delle categorie. La categoria che ha beneficiato maggiormente di questa evoluzione dei consumi è quella dell’Acqua minerale che, oltre a essere il mercato più importante in termini di volumi, è anche quello con le dinamiche di crescita più spiccate (+8% in ipermercati, supermercati, LSP, discount e +2% nei grossisti bevande). Altra categoria vincente è sicuramente quella della Birra, il cui andamento a volume nell’ultimo anno raggiunge quasi il +8% nel canale moderno e si attesta su un +1,2% nel Fuori casa. Questi prodotti, soprattutto nel segmento delle Birre Speciali e Artigianali, vengono sempre più apprezzati. Vi è inoltre uno sviluppo costante delle “bollicine” trainate dal Prosecco, mentre il vino cresce in fatturato (+1,8%) ma soffre leggermente in termini di volumi commercializzati (+0,3%). Piatto invece l’andamento dei liquori sia nel canale moderno (+0,2%) che nel Fuori casa (-0,1%). Il mercato del Dairy, formato da tutti i prodotti confezionati contenenti latticini, quali latte, formaggi, burro, panna e dessert, nei primi otto mesi dello scor-

IL CIBO È UN MODO PERFETTO PER RIPORTARE ATTENZIONE SULLE REALTÀ CULTURALI ITALIANE

La soddisfazione delle aziende per questa edizione di Cibus è tangibile e prospettica, perché conferma le enormi potenzialità, fortunatamente inespresse dal nostro settore alimentare

IL RITMO DI CRESCITA DEL BIOLOGICO: IN QUATTRO ANNI FATTURATO RADDOPPIATO

alcuni momenti di cibus con l’esposizione studiata per permettere alle persone di dare vita a vere e proprie esperienze culinarie

so anno è stato pari a circa 3.5 miliardi di euro, circa l’11,6% dell’intero giro d’affari degli Alimentari e Bevande nel canale moderno in Italia. Se vengono inclusi anche i formaggi a peso variabile il Dairy è arrivato a valere oltre 5 miliardi di euro, con un fatturato complessivamente in crescita (+1,4%) ma con volumi che al contrario presentano una flessione dell’1,8%. Complessivamente il mercato del latte ha registrato una flessione nei primi 8 mesi del 2017 a conferma di una certa difficoltà riscontrata già dagli scorsi anni (-2,8% variazione a volume, con il latte fresco a -3,8%, e un -2,4% del latte UHT). Un altro tradizionale prodotto del Dairy è il burro, una categoria che ha sofferto molto in termini di volumi (-7,1%), in parte imputabile a un deciso aumento dei prezzi (+9,7%). La categoria dei formaggi, infine, è quella che detiene la quota maggiore all’interno del Dairy e risulta in crescita sia in termini di volumi sia in termini di fatturati, spinta principalmente dal mercato dei formaggi duri. Un settore che affianca alla novità anche un’estrema vivacità è, infine, l’Alimentare Biologico confezionato che, lasciata la sua vecchia identità di mercato di nicchia, sta pian piano prendendo la fisionomia di un mercato di massa. Lo scorso anno, infatti, il fatturato generato dalla Distribuzione Moderna è stato pari a quasi 1,5 miliardi di euro, con una crescita del +13% rispetto al 2016. I prodotti biologici rappresentano ormai il 4% dell’intero comparto alimentare e sono una presenza costante sulla tavola di gran parte degli Italiani. Il ritmo di crescita del Biologico è estremamente interessante: negli ultimi quattro anni il fatturato è quasi raddoppiato, malgrado il prezzo medio di questi prodotti sia molto più elevato. Se in generale la presenza del biologico è trasversale a tutte le categorie, in alcune la quota è particolarmente rilevante. Nelle marmellate, uova e cibi per l’infanzia i prodotti biologici presentano una quota superiore al 10%. In altre categorie è invece l’incremento di fatturato a essere particolarmente sostenuto: vino, olio, surgelati, legumi e cereali in scatola.

29 - maggio 2018


C O A C H I N G

di Alessandro Frè e Federico Ott

Il consumatore 4.0 esige trasparenza e coerenza Un viaggio nel mondo dei social post Cambridge Analytica, per capire cosa non ha funzionato nel rapporto di fiducia tra le aziende, i social network e gli utenti

“A

nalizzeremo molte app, decine di migliaia di app. Inoltre, se rileveremo attività sospette, eseguiremo un controllo completo su queste app per capire in che modo stanno utilizzando i dati e se stanno facendo qualcosa di inappropriato. Se scopriremo che stanno facendo qualcosa di inappropriato, li escluderemo da Facebook e informeremo subito tutti gli interessati “. Sono le parole pronunciate dinanzi al Congresso degli Stati Uniti d’America da Mark Zuckerberg, miliardario inventore di Facebook, finito di recente nell’occhio del ciclone per lo scandalo Cambridge Analytica.

FACCIAMO UN PASSO INDIETRO

Siamo nel mese di marzo e l’opinione pubblica americana – e subito dopo quella mondiale – vengono scosse da rivelazioni esplosive sull’uso che Facebook avrebbe fatto dei dati dei suoi utenti. Sulla stampa a stelle e strisce sono fioccati articoli, approfondimenti ed editoriali che dimostravano l’uso scorretto di un’enorme quantità di dati prelevati da Facebook da parte di Cambridge Analytica, un’azienda di consulenza e marketing online. Lasciando per un attimo da parte le possibili ramificazioni di questa intricata vicenda che potrebbero arrivare fino alle presidenziali americane del 2016 culminate con la vittoria di Donald Trump, al coinvolgimento della Russia e ai possibili riverberi sulla vicenda Brexit, avviciniamo la nostra lente d’ingrandimento a Facebook e ai dati degli utenti.

CHE COS’È CAMBRIDGE ANALYTICA

Cambridge Analytica è una società specializzata nel raccogliere dai social network una mole spropositata di dati sugli utenti. Ad essere tracciate sono proprio quelle attività fisiologiche che un utente compie abitualmente nell’universo social: quanti “Mi piace” lascia e su quali contenuti, da dove condivide i suoi contenuti e così via. Queste informazioni vengono poi elaborate secondo algoritmi e modelli con lo scopo di disegnare un profilo accurato di ogni singolo utente, con un approccio aderente alla psicometria: più “Mi piace”, commenti, tweet e altri contenuti sono raccolti e analizzati, più il profilo psicometrico di ogni utente sarà accurato. Non solo, Cambridge Analytica avrebbe raccolto nel tempo molte altre informazioni, ottenute dai cosiddetti “broker di dati”, società che studiano le abitudini e i consumi delle persone. Ogni nostra attività online lascia dietro di noi una scia, una traccia di ciò che facciamo. Del resto, a chi non è mai capitato di cercare un prodotto su Amazon, non finalizzare l’acquisto e trovare l’inserzione di quello stesso prodotto sul sito visitato appena pochi istanti dopo? Queste piccole e all’apparenza insignificanti scie, moltiplicate per milioni di utenti, creano un caleidoscopio di informazioni sui gusti, gli interessi e, perché no, sulla vita delle persone, impensabile fino a qualche anno fa. Ma c’è ancora un altro confine da violare: Cambridge Analytica afferma di avere sviluppato un sistema di “microtargeting comportamentale” che permette di creare una sorta di pubblicità personalizzata su ogni singolo individuo. Addirittura, sosterrebbe di far leva non solo sui gusti, ma anche sulle emozioni degli utenti.

IL RUOLO DI FACEBOOK

Cosa c’entra Facebook in tutto questo? Semplice: Facebook era a conoscenza da circa due anni del fatto che Cambridge Analytica fosse in possesso dei dati di circa 50 milioni di utenti, dati che la società aveva acquisito illegalmente dallo sviluppatore di un’app. Il social network vieta infatti ai proprietari di app di condividere con società terze le informazioni raccolte sugli utenti. Addirittura, Cambridge Analytica si sarebbe autodenunciata a Facebook proprio dopo aver capito la portata di quanto acquistato. Eppure, Facebook ha sospeso Cambridge Analytica solo pochi giorni prima che la notizia fosse di

30 - maggio 2018

pubblico dominio. Probabilmente la causa del crollo del valore delle azioni avvenuto nei giorni e nelle settimane successive alla notizie è più dovuto alla modalità che alla sostanza.

COSA CI DICE QUESTA VICENDA DEL CONSUMATORE 4.0?

Se una buona notizia si può rintracciare in questo vespaio e se qualcosa di effettivo si può mettere a fuoco, è il profilo del nuovo utente e quindi del nuovo consumatore, quello che si sta delineando ora che i social network sono ormai parte integrante delle nostre esistenze – e non più orpello e giocattolo con cui trastullarsi nei momenti di noia. Il consumatore 4.0 ha perfettamente chiaro che qualcosa è cambiato, che lo smartphone e in generale internet hanno assunto nella sua vita un ruolo che fino a pochi anni fa era impensabile e aperto scenari con cui mai prima d’ora si era trovato a confrontarsi. È finalmente attento ai suoi dati, e lo dimostra la cura con cui il pubblico generalista ha seguito l’affaire Cambridge Analytica. Il riflesso per niente trascurabile di questa vicenda, che a un occhio poco attento potrebbe rimanere confinata solo all’interno dello sterminato perimetro dell’online, è che il consumatore, così come l’utente al quale hanno sottratto i dati, è ormai diventato prudente ed estremamente esigente. Soprattutto, esigente riguardo ad aspetti che se prima non erano del tutto trascurabili, quantomeno non trovavano posto ai vertici di un’ideale piramide di priorità. Allo stesso modo in cui un candidato qualche anno fa avrebbe valutato stipendi e prospettive di carriera, mentre

oggi verifica l’allineamento ai valori dell’azienda e la possibilità di avere un miglior bilanciamento tra lavoro e vita privata.

VIETATO INGANNARE

Non si può pensare di “ingannare” il consumatore nascondendo la polvere sotto il tappeto. Quello che il consumatore chiede a gran voce è trasparenza: tanto nelle informazioni sui prodotti, quanto nelle informative circa l’utilizzo che si fa dei suoi dati. È esigente, intelligente e iperinformato. E, soprattutto, è pronto a premiare un approccio nuovo, che tenga conto delle sue rinnovate esigenze e che non finga di non accorgersi che il mondo ha cambiato marcia, che le priorità si stanno espandendo e affinando. Il cliente è al centro, sempre. Ce lo ripetiamo come un mantra da almeno un decennio. Ma la verità da ammettere a noi stessi è che forse non sempre abbiamo agito in coerenza con questo principio. Come risalire la china? Rimettendolo al centro, questa volta davvero e con rinnovato vigore, con una spinta orientata alla concretezza e alla presa di coscienza dei suoi nuovi tratti.

IL RUOLO DI UN’AZIENDA CUSTOMER ORIENTED

Perché essere un’azienda Customer Oriented non significa adulare, convincere, o peggio ancora adescare e rabbonire il cliente. Sarà deliziarlo, affascinarlo, assisterlo. In poche parole: disegnare le strategie aziendali lungo il profilo delle sue esigenze. Anticipando i bisogni, creando empatia commerciale, indossando le sue scarpe ogni volta che sceglie di camminare un pezzo della nostra strada. Lasciando da parte la teoria, la retorica spicciola e voli pindarici poco aderenti alla realtà quotidiana. Meglio farne il punto fermo di una strategia che faccia della trasparenza il proprio imprescindibile baluardo.

Risorsa Uomo nasce a Milano nel 1985 dall’idea imprenditoriale di un gruppo di consulenti specializzati nelle aree della formazione commerciale e manageriale. Oggi Risorsa Uomo conta circa 50 consulenti e offre al cliente progetti personalizzati nell’ambito della consulenza, della formazione e della comunicazione integrata. “Vicini alle vostre esigenze per il miglioramento delle performance e della competitività”

federico ott

alessandro frè

Managing Partner di Risorsa Uomo. Dal 2012 al 2017 è stato Global HR Director del Gruppo Landi Renzo. Percorso professionale iniziato in IVECO come responsabile sindacale dei plant torinesi. Negli anni successivi, dopo una esperienza di due anni in area sviluppo Iveco worldwide, ricopre il ruolo di HR manager in stabilimenti strategici in Italia ed all’estero. Nel 2010 entra in Comau come HR Business Partner e Global HR Industrial Operations. Nel 2012 oltre ad una commedia, ha pubblicato “E’ tutto oro che cola”, il suo primo libro legato ad un progetto benefico.

Consulente e formatore esperto nelle riorganizzazioni commerciali, negoziazione, strategie di marketing, coaching e processi decisionali. Dagli anni ‘90 agli anni 2000 ha occupato la posizione di formatore e Management Consultant. Da 15 anni CEO & Partner di Risorsa Uomo Srl. Ha progettato e condotto più di 600 interventi di formazione e consulenza con metodologie innovative e lavorando con più di 80 primarie aziende italiane. Ha seguito e segue numerosi progetti in area commerciale, trade, manageriale e formazione formatori.



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