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Passato e futuro
from Centocittà n. 70-71
by centocitta
di Stefano Mascioni
Un volo lungo oltre un secolo. E’ quello dell’aeroporto più antico delle Marche, lo scalo “Enzo e Walter Omiccioli” di Fano, un gioiello della storia aeronautica marchigiana che ha messo le sue prime radici nel 1913 e che oggi è più vivo che mai. Mentre l’aeroporto delle Marche “Raffaello Sanzio” fu realizzato a partire dal 1929, già l’11 marzo del 1913, la “Città della fortuna” viveva la sua prima, acerba emozione aeronautica. Impegnato nella pioneristica trasvolata Venezia-Roma a bordo di un Bleriot, il pilota austro ungarico nato a Trieste e naturalizzato italiano Gianni Widmer (1892-1971) si trovò con la sua macchina volante in panne proprio mentre stava sorvolando i cieli fanesi. Dopo un atterraggio di fortuna nella zona del mare, nel quartiere orti, Widmer rimase in città per una ventina di giorni, necessari per recuperare i pezzi e riparare il Bleriot; Widmer fu accolto ed osannato come un eroe, considerando che i fratelli Wright avevano fatto il primo volo della storia con una macchina “più pesante dell’aria” solo nel 1903. Widmer decollò di nuovo intor
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Aeroporto di Fano oltre un secolo sulle gloriose ali della storia
È LO SCALO PIÙ ANTICO DELLE MARCHE, UN VERO E PROPRIO GIOIELLO INTITOLATO AI PILOTI ENZO E WALTER OMICCIOLI PLURIDECORATI NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
no ad aprile del 1913 da una spianata in piazza d’Armi, nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria, dando inizio a una storia straordinaria. Negli anni a seguire, ci fu qualche altro episodio aeronautico, ma bisognerà attendere la prima guerra mondiale per lo sviluppo del primo vero e proprio “campo di atterraggio”, ultimato nel settembre del 1917 proprio nella zona dove sorge ancora oggi. Il governo fascista puntava molto sull’aeronautica come mezzo di sviluppo e propaganda e con il favore dei gerarchi, il primitivo aeroporto fanese crebbe d’importanza di anno in anno, fino ad essere “promosso” nel 1930 a “campo di fortuna e manovre aeree” diventando tappa ufficiale, il 25 e 26 agosto, del primo “Giro aereo d’Italia” dove il podestà invitò tutta la popolazione “cittadina e rurale” per “memorabili giornate aviatorie alle quali parteciperanno gli assi della Aviazione Italiana”. Quello che era un aeroporto appena abbozzato, divenne una realtà aeronautica vera e propria nel 1936, quando si decise la costruzione di una struttura ben attrezzata su un’area complessiva di circa 67 ettari, che comprendeva anche una scuola piloti. I lavori accelerarono con l’avvicinarsi del secondo conflitto mondiale e nel maggio del 1940 l’aeroporto di Fano era ormai completo, con l’edificazione di imponenti hangar in acciaio e muratura e caserme annesse per l’alloggio degli allievi piloti che arrivavano da tutta Italia. Il 5 settembre del 1940, Benito Mussolini in persona volle visitare la nuova struttura, incontrando le centinaia di allievi piloti e l’intera comunità radunatasi per l’occasione. Tra loro anche i fratelli fanesi “Walter ed Enzo Omiccioli”, medaglia d’oro al
Nel 1940 Mussolini volle visitare la struttura che il governo fascista attrezzò con hangar e alloggi per allievi piloti
Nella foto in alto, un momento della visita di Benito Mussolini all'aeroporto di Fano e la targa commemorativa di Enzo Omiccioli Medaglia d'Oro al Valore Militare valore militare, ai quali è stato dedicato l’aeroporto nel 2017. Durante la seconda guerra mondiale, l’aeroporto di Fano crebbe moltissimo in termini di importanza strategica, anche perché collocato perfettamente all’interno della linea gotica; sulla sua pista atterrarono centinaia di aerei tedeschi prima e degli alleati poi. Consapevoli del valore strategico dell’aeroporto, nel luglio del 1944, i tedeschi in ritirata verso nord danneggiarono profondamente la pista fanese e demolirono gli alloggi e le caserme proprio per evitare che una struttura così importante cadesse in mano nemica perfettamente efficiente. Una volta impadronitisi dell’aerodromo però, gli anglo americani lo rimisero subito in funzione e i fanesi, increduli, poterono vivere per mesi osservando un intenso traffico di velivoli che segneranno il destino del conflitto. Spitfire, Hurricane, Thnderbolt e B25 decollavano proprio da Fano per dirigersi sulla Germania e portarla alla capitolazione finale. Con la fine della guerra, l’aeroporto di Fano entrò in una fase difficile, di semi abbandono. L’Italia pensava a far ripartire le imprese, alla ricostruzione e la struttura rimase silenziosa fino al 1953, quando l’Aero Club Pesaro scelse l’aeroporto di Fano come propria sede e come struttura scolastica, riprendendo le lezioni di volo ma questa volta dedicate esclusivamente a piloti civili, che avevano scelto l’aeronau tica come propria passione e attività ricreativa. Si deve all’interessamento del pesarese Carlo Cucchi, funzionario provinciale con la passione del volo, pilota durante la seconda guerra mondiale, la sistemazione della pista in erba. Con l’economia che riprendeva e il “miracolo italiano” che motorizzava il Paese, il numero dei brevetti rilasciati crebbe moltissimo, specialmente negli anni 60, tanto che nel
marzo del 1962, anche Mad dalena Schiavi, prima pilota donna fanese, conseguì le sue ali, rendendo lo sport aeronautico ancora più popolare e diffuso. Nel 1963, all’aeroporto di Fano arrivarono anche le Frecce Tricolori, che si esibirono in una straordinaria serie di acrobazie aeree. Con gli anni ’70, arrivò anche lo sviluppo dell’attività di paracadutismo, una specialità oggi fiore all’occhiello dell’aeroporto. Basti pensare che nel 1977 persino la gloriosa brigata Folgore effettuò una serie di lanci d’addestramento proprio nell’aeroporto fanese. Gli anni 80 consacrarono la fama dell’aeroporto di Fano, dal quale partirono moltissimi piloti in grado di competere e vincere il giro d’Italia ae reo e il campionato mondiale, sia individuale sia a squadre. La vecchia struttura fascista però era ormai obsoleta e incapace di contenere tutti gli aerei e tutti i piloti e i paracadutisti che frequentavano lo scalo, fu così che nel 1995
venne inaugurato il nuovo aeroporto che sorge esattamente dove si trova ancora oggi, dedicato in un primo momento al pilota fanese Enzo Omiccioli e poi, nel 2017 in occasione delle celebrazioni per il centenario, anche a suo fratello Walter, entrambi gli Omiccioli sono piloti pluridecorati. Enzo in particolare, maresciallo di terza classe, fu insignito della medaglia d’oro al valore militare alla memoria. Il 3 febbraio del 1941 nei cieli di Gondar, in Etiopia, affrontò da solo uno squadrone di sei Gloster Radiator britannici, salvando aerei e piloti italiani a terra, ma pagando l’atto eroico con la vita. Un grande terminal, composto prima da due poi da tre ampi hangar, completato da una moderna aerostazione con servizi e un attivissimo ristorante. Proprio nel 2017, venne fondato l’Aero Club Fano (nel frattempo l’Aero Club Pesaro aveva chiuso i battenti) evoluzione del precedente Fly Fano Club, che organizzò le celebrazioni del centenario e lanciò la nuova manifestazione “Paradrenali na” evento dedicato ai disabili, che ogni anno sono ospiti della struttura e possono passare una giornata speciale, volando sul mare con gli aerei e i piloti dell’Aero Club e della Eagles Aviation Academy. Proprio la Eagles Aviation Academy è oggi una delle più importanti scuole di volo italiane, una struttura d’eccellenza che sotto la direzione del comandante Davide Cecchini, forma piloti professionisti che poi trovano lavoro nelle linee aere di tutto il mondo; una realtà fondamentale sia per la vitalità dell’aeroporto sia per l’offerta di posti di lavoro sicuri ai giovani che intendono vivere di aeronautica. Altro cardine della vita aeroportuale fanese è l’associazione Ali Marche, interamente dedicata all’attività di paracadutismo, che ha raggiunto ormai importanza a livello europeo e che viene utilizzata anche per girare film e trasmissioni televisive che parlano di paracadutismo o Da Fano, dopo la ritirata tedesca decollarono gli aerei anglo-americani diretti in Germania Poi momenti difficili fino al 1953
Al centro pagina, il dirigibile svizzero in sosta a Fano nel luglio 2004 Dall'alto, Maddalena Schiavi, la prima pilota fanese nel 1962; il pilota istruttore Carlo Cucchi (a sinistra) con il meccanico Pedini infine una foto del centro di controllo aereo realizzato dagli alleati che utilizzarono l'aeroporto come base per i bombardamenti
Negli anni, oltre alla scuola di volo si sviluppò anche l’attività di paracadutismo, che ha raggiunto livelli europei
In alto l'aeroporto di Fano oggi Qui sopra di seguito, un momento di Paradrenalina; il sindaco Massimo Seri riceve il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare Generale S.A. Alberto Infine, un'altra immagine dello scalo fanese che vedono nel paracadutismo un’attività primaria. A Fano l’aeronautica trova applicazione in tutte le sue sfaccettature e oltre a poter vantare una primaria associazione aeromodellistica, titolare di una delle poche piste in cemento italiane espressamente dedicata al volo dei radio modelli, lo scalo fanese è un punto di riferimento fondamentale per l’addestramento dei piloti del 15° stormo SAR di Cervia, il reparto elicotteri specializzato nel soccorso aereo in tutto il Paese, che interviene h24 e con ogni condizione di tempo in caso di calamità naturali ed emergenze. Gli ultimi investimenti della Regione Marche sono andanti proprio nella valorizzazione della struttura aeroportuale in termini di supporto alla protezione civile e alle emergenze sanitarie, tanto che in questi mesi verranno completati i lavori di adeguamento per permettere l’atterraggio del servizio eliambulanze della Regione anche di notte. Insomma, quella dell’aeroporto di Fano è una storia lunga oltre un secolo, fatta di continui passi avanti e sviluppi, la comunità aeroportuale attende da molto tempo la realizzazione di una pista in cemento e asfalto, che migliorerebbe molto la sicurezza e la praticabilità della pista ma che ancora non si è riusciti a realizzare per la mancanza di una politica di sviluppo chiara. Il progetto infatti è quello di mettere l’aeroporto “Fratelli Omiccioli” a servizio del turismo aeronautico e dell’arrivo di piccoli aerei, anche business, che potrebbero contribuire alla crescita turistica e imprenditoriale del territorio, permettendo anche alla scuola di volo di fare il definitivo salto di qualità. Gli oltre 100 ettari del sedime aeroportuale, intorno al quale sta nascendo anche il parco urbano, che la città attende da anni, sono un patrimonio ricco di storia e di significati, pronto a sfidare il tempo e a guardare allo sviluppo futuro con un grande passato. L’aeroporto più antico delle Marche, può davvero aiutare la regione ad attrarre turismo sostenibile. ¤