I bambini superdotati: riconoscerli per valorizzarli

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A.D. MDLXII

U NIVERSITÀ DEGLI S TUDI DI S ASSARI F ACOLTÀ

DI

L ETTERE

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F ILOSOFIA

___________________________

CORSO

DI

LAUREA

IN

SCIENZE

D E L L ’E D U C A Z I O N E E D E L L A

FORMAZIONE

I BAMBINI “SUPERDOTATI”: RICONOSCERLI PER VALORIZZARLI

Relatore: PROF. SANDRO MOCCI

Tesi di Laurea di: F RANCESCA T ARAS

ANNO ACCADEMICO 2010/2011


Alla mia famiglia

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INDICE

INTRODUZIONE ...................................................................................................................... 5

1. Chi sono i bambini superdotati? ..................................................................................9 1.1. La mia idea di superdotazione. .........................................................................9 1.2.

Descrizione generale del fenomeno. ................................................................10

1.3.

Quali possono essere i tratti distintivi dei bambini superdotati? .....................13

2. L’intelligenza. ..............................................................................................................15 2.1. Cos’è l’intelligenza? ............................................................................................15 2.2. Howard Gardner: La Teoria delle intelligenze multiple. ....................................18 2.3. Robert Sternberg: La teoria triarchica dell'intelligenza. .....................................21 3. La plusdotazione............................................................................................................25 3.1. Cos’è la plusdotazione?.......................................................................................25 3.1.2. Innata o acquisita? ....................................................................................26 3.2. I modelli teorici di riferimento. ...........................................................................30 3.2.1. François Gagné: il modello differenziato di dotazione e talento..............30 3.2.2. Joseph S. Renzulli: La teoria dei tre anelli. ......................................33 3.2.3. Franz J. Mönks: Il modello multi-fattoriale.................................37 4. La creatività. ..................................................................................................................40

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4.1. Creatività e Superdotazione. Quale rapporto?.....................................................40 4.2. Il modello componenziale della creatività di Urban...........................................44 4.3. Dove si manifesta il talento? ...............................................................................45 4.4. Quali sono i terreni fertili per la comparsa dei bambini superdotati? .................47 5. Il trattamento. ................................................................................................................49 5.1. L’individuazione e il potenziamento cognitivo. ................................................49 Conclusioni.......................................................................................................................65 Bibliografia.......................................................................................................................68 Sitografia ..........................................................................................................................73 Ringraziamenti ................................................................................................................74

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INTRODUZIONE

Tutti pensano che essi abbiano già avuto tanto dalla natura, dovrebbero essere contenti così. Ma cosa succede a un bambino che è iperdotato in classe? Cosa succede quando comincia a confrontarsi con il mondo esterno e sente espandersi l’irrequietezza dentro di sé? Cosa succede quando dall’irrequietezza passa alla rinuncia? Può il sociale permettersi di perdere queste intelligenze? (Naele, 2007)

Nel mio lavoro di tesi analizzerò il tema della superdotazione. Inizialmente mi son incuriosita all’argomento per l’etimologia del termine “Superdotazione” e mi sono chiesta quale sia la differenza tra i processi cognitivi di una persona

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normodotata

e

una

persona

superdotata.

Mi

sono

subito

interessata

all’argomento, ho iniziato ad informarmi e ho scoperto che i bambini superdotati sono diventati oggetto di studio nella pedagogia speciale. Mi son chiesta: << Per quale motivo una persona dotata di un livello d’intelligenza sopra la media ha bisogno di un sostegno educativo e psicologico?>> Nella mia forma mentis i bambini superdotati erano semplicemente degli individui con un alto livello di intelligenza ma addentrandomi sempre più nell’argomento ho scoperto che non è esattamente così. Mi son resa conto che il tema della superdotazione è costituito da tante sfaccettature, tanti piccoli aspetti che non si concentrano solo sul concetto dell’intelligenza. Di questi, ciò che mi ha colpito di più e che è diventato il fulcro della mia tesi è stato quello delle problematiche relative ai bambini superdotati. Mi son trovata a gestire, spesso con difficoltà un tema molto complicato che, nonostante l’ampia letteratura dedicata non sempre ha saputo soddisfare la mie domande. Dalle parole di Naele inizia il progetto di tesi. Quali sono i fattori che costituiscono la superdotazione? E soprattutto quali sono le problematiche che devono affrontare i bambini dotati di un talento specifico? Come può influire il contesto in cui vive il bambino allo sviluppo del potenziale? È un voler conoscere e cercare di approfondire un tema che viene poco considerato, soprattutto nel paese italiano, e cercare di capire quali sono i meccanismi psicologici dei bambini superdotati che hanno il torto di essere troppo pochi per essere considerati ed aiutati. Nel mio elaborato ho cercato di dare delle risposte a queste domande. Dunque il lavoro inizia con la descrizione della mia idea di superdotazione che prosegue con la spiegazione delle problematiche che devono affrontare e si conclude con l’analisi dei tratti distintivi dei bambini superdotati. Cercherò di analizzare quali sono le misconcezioni che spesso portano ad ignorare le reali problematiche e i bisogni relativi al tema.

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Il secondo capitolo prosegue con un approfondimento sulle varie concezioni di intelligenza, una breve descrizione sui metodi di misurazione e un’analisi sulle due teorie che meglio ne definiscono il concetto. Infatti, grazie alle teorie di Gardner e Sternberg viene completamente ribaltata la concezione d’intelligenza che non viene più ridotta ad un unico fattore ma composta da una serie di facoltà mentali autonome fra loro. Nel terzo capitolo verrà definita più specificamente la superdotazione per poi passare alla descrizione del talento, del genio, del superdotato, del prodigio che servirà per sfrondare i miti e i pregiudizi che da sempre accompagnano l’idea di questi bambini nell’immaginario collettivo. Affronteremo in seguito la questione della natura della superdotazione, innata o acquisita che ha scatenato non pochi dibattiti all’interno del mondo della ricerca. Infine verranno descritte le teorie che meglio descrivono la natura della superdotazione e che fanno capire quali sono i componenti che la costituiscono. Recentemente nella ricerca si è data una rilevante importanza al concetto della creatività in merito alla superdotazione, questo è l’oggetto del quarto capitolo. Verranno descritti i processi coinvolti nell’atto creativo, il rapporto tra la creatività e la superdotazione e come si esprime. Seguirà la descrizione più dettagliata dei campi disciplinari in cui il talento esprime le proprie potenzialità e creatività. Nell’ultimo

capitolo,

dell’individuazione

dei

non

meno

talenti,

importante, verrà

verrà

spiegata

trattato

l’importanza

il

tema relativa

all’identificazione. Verranno descritte le possibilità che riguardano il divenire dell’abilità in talento e quindi nella superdotazione, come il fattore familiare e scolastico possono avere un ruolo fondamentale nel trattamento del “dono” e i vari rischi legati al trattamento. L’influenza ambientale può risultare fondamentale nello sviluppo della superdotazione e per questo motivo verrà trattato il concetto di potenziamento cognitivo. Verrà spiegata l’importanza che acquisisce riguardo al tema attraverso l’analisi del metodo di potenziamento cognitivo ideato da Feuerstein e la zona di sviluppo prossimale e il principio di 7


cooperazione nell’educazione sostenuto da Vygotskij. Infine alcune strategie d’intervento e dei metodi alternativi utili al fine del potenziamento cognitivo e dello sviluppo del talento.

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1 Chi sono i bambini superdotati?

1.1.

La mia idea di superdotazione.

Nel mio lavoro di tesi analizzerò il concetto di superdotazione. Ho preso contatto con il tema durante il corso di Psicologia Generale, dove nel testo d'esame veniva dedicato un piccolo paragrafo sull'argomento. Mi sono subito interessata all'argomento e ho iniziato con la mia attività di ricerca che mi ha fatto conoscere un nuovo mondo, e ho approfondito l'argomento leggendo degli articoli su internet, riviste scientifiche e testi. Quando pensavo al significato di superdotazione, avevo in mente una persona estremamente intelligente, capace, grazie a questo, di adattarsi a qualsiasi ambiente e circostanza e in grado di superare ogni ostacolo senza supporto o aiuto di nessun genere. Mi sono sempre soffermata solo al concetto di superdotazione come intelligenza superiore ma non ho mai riflettuto sulla vita effettiva dei bambini e su come questi affrontano il loro “dono”.

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Documentandomi un po' sull'argomento, la mia concezione della superdotazione è stata completamente ribaltata, perché ho notato che venivano presi in considerazione anche i bisogni e i problemi dei bambini definiti superdotati o gifted. Dopo un primo approccio, mi sono resa conto che avevo un'idea di superdotazione molto superficiale, e approfondendo ho avuto modo di conoscere molte sfaccettature interessanti che ho deciso di analizzare nel mio elaborato. 1.2.

Descrizione generale del fenomeno.

Quando si parla di bambini con un alto livello intellettivo emergono subito varie divergenze, legate prima di tutto al significato del termine superdotato, ai criteri d'individuazione, al trattamento e ai metodi educativi, utili al benessere psicosociale di questo. Il sostegno sotto il profilo psicologico è molto importante per far si che un bambino sviluppi il suo talento nella giusta direzione. Infatti, spesso i bambini avendo un'intelligenza superiore rispetto a quella degli altri coetanei non riescono a socializzare con loro e instaurare un rapporto “di gioco”. Questo avviene perché hanno interessi diversi, e spesso i bambini normodotati non capiscono i giochi che vogliono fare i superdotati. Sentendosi così esclusi dai pari, vivono una forte sensazione di disagio che si traduce nell'isolamento dal resto della classe. Lo sviluppo cognitivo non va di pari passo con lo sviluppo emotivo, anche se sembrerebbe che questi due aspetti si sovrappongano. L'ambiente circostante può essere un elemento fondante perché le proprie capacità si sviluppino, dev'essere un contesto stimolante e, capire qual'è il migliore, può rafforzare il proprio potenziale. Il talento è una capacità che dev'essere coltivata e rafforzata nel tempo e la scuola dovrebbe avere un ruolo essenziale per la buona riuscita di questo compito. Molte volte hanno un atteggiamento irrequieto, ansioso, annoiato, presentano una scarsa attenzione ed 10


essendo molto difficili da individuare, vengono identificati dalle maestre come bambini con la Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (DDAI) e purtroppo trattati con dei farmaci. Le loro capacità non vengono riconosciute dal mondo degli adulti, da chi è a stretto contatto con il bambino e spesso il conflitto che si viene a creare tra il bambino e l'ambiente provoca atteggiamenti oppositivi e comportamenti irritabili. Altre volte l'elemento che li opprime è la noia, si annoiano proprio perché hanno un livello di apprendimento troppo veloce rispetto ai bambini della sua età e raggiungono i traguardi previsti subito. Devono attendere gli altri coetanei spesso ripetendo le stesse nozioni e gli stessi schemi che causano un forte stress a livello psicologico. In tantissimi casi sono dei bambini che hanno delle potenzialità che la scuola non riesce a tirare fuori. Il tipo di scuola istituito in Italia tende a dare più importanza ai bambini con un'intelligenza mediocre, quelli che riescono a raggiungere voti sufficienti in tutte le materie, ma non tiene conto dei bambini che hanno un'intelligenza singola, un talento specifico, facendo l'errore di non valorizzarlo. La scuola italiana quindi investe poco sui talenti, non esiste alcun regolamento scolastico, linee guida, strumenti legislativi e non si investe sulla formazione degli educatori a differenza di altri paesi del resto del mondo che hanno un sistema molto all'avanguardia. In Italia è stato creato un laboratorio di ricerca e di identificazione del talento, all'Università di Pavia, che si occupa appunto di individuare i gifted, sostenerli nella valorizzazione del talento e organizzare corsi di formazione per gli insegnanti. È stata fondata un'associazione “EUROTALENT”, organizzazione non governativa, che si occupa del riconoscimento e dell'aiuto dei ragazzi e dei bambini con alto potenziale intellettivo

e

delle

persone

di

qualsiasi

età

particolarmente

dotate

intellettualmente. Si occupa di dare consulenza a genitori, scuole, operatori scolastici e sociali; consulenza didattica, scolastica, psicologica, elaborando e realizzando percorsi didattici specifici, proponendo incontri e stages, prendendo contatto con gli insegnanti (www.eurotalent.it).

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Ciò che potrebbe ostacolare lo sviluppo dei bambini superdotati, la realizzazione delle attitudini e addirittura la semplice relazione con le altre persone sono i pregiudizi e i miti che nutrono l'opinione corrente e il pensiero nelle persone. Si pensa di solito che il bambino superdotato abbia bisogno delle stesse attenzioni che si danno ai bambini normodotati, e che quindi essi debbano seguire lo stesso percorso didattico. Purtroppo fare questo impedisce lo sviluppo delle capacità del bambino perché, avendo un livello mentale molto più alto di quello dei coetanei, genera noia ed insofferenza. Il bambino potrebbe bisogno avere dei programmi educativi differenziati per poter essere stimolato e soprattutto per accrescere il livello delle proprie capacità, e questo avviene solo con insegnanti che riescono ad aiutarlo e a soddisfare i suoi bisogni. Si potrebbe pensare che i bambini superdotati amino andare a scuola ed avere bei voti, però proprio la scuola potrebbe diventare il luogo del nonapprendimento e della noia. Questo avviene perché, come già accennato, raggiungono velocemente gli obiettivi prefissati, ma hanno il desiderio di imparare cose nuove, e la scuola non riesce così a stimolare l'apprendimento. Si pensa che sia un fattore positivo evitare la costruzione di un'immagine narcisistica e quindi superiore rispetto alle altre persone. Grazie alla forte sensibilità, al tipo di rapporto che ha con il mondo e le persone che lo circondano si rende conto di essere superiore agli altri. Negare questo potrebbe avere un risvolto negativo in quanto il bambino codifica il messaggio come una “non accettazione” da parte del mondo degli adulti, un aspetto del suo modo di essere non socialmente accettabile. È molto importante che l'adulto non neghi le capacità del bambino e assecondi i suoi interessi in modo da poter essere sviluppati nel migliore dei modi. Anche se si pensa che i bambini superdotati non debbano essere sovraccaricati, è importante sapere che hanno bisogno di stimoli interessanti di cui occuparsi. Dunque se non saranno stimolati dagli adulti in rapporto con il bambino sarà proprio lui a cercare degli stimoli sempre nuovi.

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Per quanto riguarda l'utilità dell'aiuto della persona adulta, come già ripetuto, è molto importante per via dell'aspetto emotivo perché i bambini superdotati oltre ad avere un intelligenza superiore sono dotati di una spiccata sensibilità. Potrebbero sentirsi diversi rispetto ai pari, ed essere colpiti da un forte senso di solitudine ed isolamento. Il compito degli adulti in questo caso dovrebbe essere quello di supporto e d'incoraggiamento per l'accrescimento e lo sviluppo delle proprie capacità.

1.3.

Quali possono essere i tratti distintivi dei bambini superdotati?

Come abbiamo visto, il bambino superdotato si differenzia dai suoi coetanei perché manifesta un'elevata efficienza mentale generale, dove per elevata si intende un livello d'intelligenza raggiunto dal 5% dei soggetti della stessa età, e dalla capacità di affrontare e risolvere situazioni sempre nuove e problemi non noti (Bertolini; 1996). Le differenze individuali sono tantissime ed è molto difficile raggrupparli in un'unica categoria per poterli identificare; osservando i comportamenti di questi bambini si trovano delle caratteristiche particolari che tendono a ripetersi in ognuno di loro, perciò si arriva a capire se un bambino ha un'intelligenza più o meno elevata o può essere definito gifted. Di solito una prima differenza dai bambini normodotati si può notare per quanto riguarda la lettura. Infatti, caratteristica molto comune tra i bambini superdotati è l'età molto precoce in cui questi iniziano a leggere e capire un testo che di solito avviene intorno prima dei tre/quattro anni di vita e senza l'aiuto di una persona adulta. Si interessano di argomenti astratti come l'astronomia, la filosofia, oppure di argomenti di interesse generale, come la giustizia, la società, la vita, argomenti molto profondi per un bambino così piccolo. Riescono a comprendere velocemente concetti matematici o scientifici, hanno un ricco vocabolario ed elaborano scritti di livello molto superiore alla media. In genere 13


sono bambini molto curiosi a cui piace leggere tutto, e questa spiccata curiosità li porta a far crescere il bagaglio di conoscenze e di cultura, e ad avere il desiderio di aumentarlo giorno per giorno. Hanno svariati interessi e sviluppano una capacità di approfondire uno di questi intensamente. Li contraddistingue un forte spirito d'iniziativa, di originalità, creatività e una forte immaginazione. Tutto ciò che è routine tende ad annoiarli perché non sono conformisti, così cambiano sempre le abitudini, i ruoli, i riti, creando scompiglio e disagio nelle relazioni, soprattutto con i pari, e spesso pur di non causare “imbarazzo” tendono a nascondere le proprie abilità. Rispetto ai coetanei hanno una percezione di sé e del mondo molto diversa e spesso sono coscienti delle proprie capacità. Amano apprendere in maniera diversa, lontano dagli schemi scolastici tradizionali che prevedono disciplina, ordine, obbedienza, e amano manipolare, creare e sperimentare. Di solito riescono ad avere un tipo di pensiero divergente, caratterizzato da tante idee, contributi personali che si discostano da quelle delle altre persone, capacità di cambiare le strategie che di solito richiedono quel tipo di apporto. Sono attratti dalle sfide intellettive, e questo li stimola ad interessarsi sempre più profondamente ad un argomento. Un altro aspetto molto importante è la capacità di problem-solving, infatti riescono a risolvere le situazioni in maniera molto efficace, riuscendo a creare un percorso solutorio efficace e compiendo le azioni che gli permettono di arrivare alla soluzione. Manifestano una spiccata sensibilità, soprattutto per quanto riguarda le ingiustizie verso le altre persone perché hanno una profonda empatia e riescono a “mettersi nei panni” del prossimo. Proprio per questa sensibilità interpersonale riescono a dare dei giudizi pertinenti e oggettivi nei confronti dell'ambiente che lo circonda. Questa capacità gli permette così di capire le altre persone, e grazie alla sensibilità riesce ad avere una relazione diversa con chi lo circonda e soprattutto con le persone adulte con cui riescono a comunicare ed instaurare un rapporto molto profondo.

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Sono bambini che capiscono subito ciò che gli viene detto o spiegato e non hanno un approccio superficiale perché si soffermano a lungo a riflettere.

2 L’intelligenza.

2.1. Cos’è l'intelligenza? L'intelligenza è uno dei temi maggiormente studiati dagli psicologi. Il concetto d'intelligenza non è assoluto ma è relativo al tipo al contesto culturale da cui proviene in quanto riguarda le doti che vengono identificate come funzionali a quello specifico stile di vita. Un'accezione generale dell'intelligenza comprende tutte le attività della mente umana o le operazioni mentali di livello elevato, presenti non solo nell'uomo ma anche negli esseri inferiori e la possibilità della mente di raggiungere obiettivi sempre più alti. In un'accezione differenziale per intelligenza si intende la componente che differenzia gli esseri umani nell'attività di svolgimento dei compiti cognitivi. Ovvero la concezione di intelligenza che utilizziamo nel linguaggio quotidiano quando abbiamo di fronte degli aspetti che differenziano una persona dall'altra. Nonostante le numerose ricerche ancora non esiste una definizione del concetto d'intelligenza ed esistono grosse divergenze

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su cosa si possa intendere per definire questo termine. Secondo alcuni teorici, l'intelligenza è un etichetta di ciò che misurano i test di intelligenza, mentre altri sostengono che sia l'abilità di apprendere dall'esperienza, pensare in termini astratti e relazionarsi in modo efficace con il proprio ambiente (Atkinson, Hilgard; 2003). Molto spesso l'intelligenza rimanda all'adattamento anche se è una concezione molto generale e riduttiva in quanto esistono persone ritenute molto intelligenti ma con scarsa capacità di adattamento al contesto. Questo posizione è influenzata dall'evoluzionismo darwiniano dove l'adattamento è l'unica garanzia della sopravvivenza degli individui. Francis Galton, cugino di Charles Darwin, famoso naturalista divenuto celebre per aver formulato la teoria sull'origine della specie per selezione naturale (1859), aprì un laboratorio di natura antropometrica, con l'idea di misurare l'intelligenza con strumenti di sua invenzione. Influenzato da Darwin, era convinto che l'intelligenza fosse ereditaria ma fu il primo a creare delle basi statistiche per misurare le differenze intellettive partendo dal fatto che nei singoli individui si distribuiscono a partire da un valore medio. La maggior parte dei dati raccolti conteneva le caratteristiche fisiche, ma fu presa in considerazione anche la sfera delle capacità sensoriali, i tempi di reazione e i processi messi in opera con l'utilizzo di immagini visive. Le sue conclusioni, sebbene importanti furono influenzate dagli studi realizzati da Darwin, che gli impedirono di riconoscere l'importanza del fattore ambientale. Vista la posizione innatista, era convinto che tutte le abilità cognitive, come l'intelligenza, derivano esclusivamente da fattori ereditari, ma nonostante questo a Galton si deve l'importanza sia della scoperta della misurazione della “correlazione” tra due eventi sia l'ideazione del “test delle associazioni verbali” per studiare i processi associativi che le parole assumono nella

mente.

Con

Alfred

Binet,

psicologo

francese,

la

misurazione

dell'intelligenza veniva focalizzata su funzioni cognitive più complesse come il ragionamento, il giudizio, la memoria, la comprensione. Fu incaricato dal governo francese di creare delle misure in grado di individuare i bambini con un intelligenza inferiore alla norma per poterli collocare nelle scuole differenziate. 16


Partendo dal presupposto che un bambino di quattro anni presenta delle competenze intellettive che si svilupperanno maggiormente con l'avanzare dell'età, Binet e il suo collaboratore Simon riuscirono a trovare dei criteri per individuare i soggetti più o meno intelligenti. Si trattava di creare delle piccole situazioni-esame che venivano normalmente superate dai bambini di una determinata età. Le competenze che caratterizzano una certa fascia di età ponevano le condizioni per l'individuazione dell'età mentale e del quoziente d'intelligenza, introdotto quest'ultimo per la prima volta da Stern nel 1921. Il calcolo del quoziente d'intelligenza quindi è determinato dal rapporto tra età mentale ed età cronologica moltiplicato per 100. Quoziente d'intelligenza (QI) = = Età mentale / Età cronologica X 100 Il QI è il rapporto tra il punteggio ottenuto da un individuo in un determinato test d'intelligenza e il punteggio che un individuo medio della sua età ottiene in quello stesso test (Gangemi A., Miceli S., Sprini G.; 2003). Il QI non esprime una quantità assoluta ma solo una quantità relativa al rapporto tra la posizione di un individuo rapportata alla media delle altre persone. Inoltre il risultato è relativo al tipo di tests utilizzato, in quanto indaga solo il tipo d'intelligenza che viene utilizzato durante lo svolgimento di un determinato compito, infatti nessun test può racchiudere tutto il costrutto dell'intelligenza in tutti i suoi aspetti. Il QI va sempre rapportato alle singole prove che compongono il test. Il concetto di QI è ormai superato e viene sostituito da quello di <<QI di deviazione>> creato da Wechsler nel 1939 con la pubblicazione della prima versione della Scala Wechsler - Bellevue. Con questo QI si fissano dei punteggi per ogni età cronologica con un QI medio relativo a 100 e una deviazione standard di 15 punti. Questo vuol dire che l'intelligenza media di una determinata età oscilla da un QI compreso tra 85 e 115. Se una persona presenta un punteggio al di sotto di 85 viene definita subnormale, mentre superdotata al di sopra dei 115.

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Wechsler aggiunge alla concezione di Binet alcuni aspetti dell'intelligenza come la globalità perché riferita ai comportamenti in tutto l'insieme, la complessità perché è composta da attitudini che sono individuabili e differenziabili l'una dall'altra e l'unità adattiva poiché le persone agiscono in base a scopi e obiettivi ben precisi. Spearman ipotizzò l'esistenza di due fattori chiamati rispettivamente il fattore g, innato, e il fattore s, più specifico e soggetto allo sviluppo per via dell'influenza degli stimoli educativi. Propone una teoria gerarchica dell'intelligenza secondo cui le abilità sono organizzate a partire da un fattore generale sino ad arrivare a dei fattori di gruppo maggiore e fattori più specifici. Una teoria opposta è la teoria multifattoriale ideata da Thurstone secondo cui le abilità umane sono indipendenti l' una dall'altra. Le abilità primarie sono considerate: l'abilità spaziale, la rapidità percettiva, abilità numerica, la comprensione verbale, la ,memoria, il ragionamento induttivo, la fluidità verbale, il ragionamento induttivo, il ragionamento in generale. Guilford idealizza il modello “SI” (Structure-of-Intellect) secondo cui la struttura dell'intelletto è considerata come l'interazione di tre processi: i contenuti, le operazioni e i prodotti ognuno de quali è suddiviso in altre sottocategorie. I contenuti riguardano le informazioni che giungono all'individuo, le operazioni riguardano i processi che vengono attivati da chi recepisce l'informazione mentre i prodotti sono i risultati finali. I test per la misurazione del QI vengono utilizzati in genere secondo l'approccio teorico che vede l'intelligenza come un fattore unitario.

2.2. Howard Gardner: La Teoria delle intelligenze multiple. Come abbiamo visto il concetto del Quoziente Intellettivo attribuisce una visione riduttiva del concetto di intelligenza, e l'idea secondo cui questa non è riducibile ad un unico fattore è alla base della concezione di intelligenza secondo Howard 18


Gardner . Egli ha ideato la “Teoria delle intelligenze multiple” con cui supera il concetto d'intelligenza basato esclusivamente sull'uso dei tests. Suppone che l'intelligenza umana sia composta da un certo numero di facoltà mentali che sono relativamente autonome tra loro e che dipendono ciascuna da un'area diversa del cervello. Si ispira alla frenologia, i cui studi sono stati i primi a rapportarsi al concetto secondo cui l'intelligenza viene vista come un costrutto formato da singole abilità mentali indipendenti l'una dall'altra. Inoltre, consente l'affermarsi di due idee considerate fondamentali: -le diverse parti del cervello possono essere coinvolte nell'esecuzione di un unico compito complesso, ma non è detto che tutte siano coinvolte in egual misura nel compito in questione; -in uno stesso individuo è possibile riscontrare prestazioni eccezionali pur in presenza di consistenti deficit (Gangemi A., Miceli S., Sprini G.; 2003). Influenzato da questi studi, nel 1983 scrive un saggio “Frames of mind” dove elabora la teoria della intelligenze multiple dove arriva ad identificare sette distinte intelligenze. Le competenze cognitive umane vengono descritte come una serie di capacità, talenti e abilità mentali che prendono il nome di intelligenze. Le sette intelligenze sono: •

l'intelligenza linguistica

l'intelligenza spaziale

l'intelligenza logico-matematica

l'intelligenza musicale

l'intelligenza corporeo-cinestesica

l'intelligenza interpersonale

l'intelligenza intrapersonale

L'ottava intelligenza è quella naturalistica e la nona quella esistenziale. L'intelligenza linguistica è quella più studiata tra le competenze umane ed è l'abilità di cogliere il significato delle parole e saper padroneggiare le regole 19


sintattiche, semantiche e pragmatiche del linguaggio. Comprende anche avere delle abilità nella scrittura, nell'espressione orale e nella comprensione. Tutto ciò che può essere ricondotto ai poeti che son sensibili al suono e al significato che una parola evoca ma anche agli scrittori, ai giornalisti, ai pubblicitari e gli avvocati. L'intelligenza linguistica compare nei bambini intorno agli otto mesi, perché riescono a discriminare già due parole, e si sviluppa maggiormente intorno ai quattro-cinque anni quando riescono ad ottenere una piena competenza linguistica. L'intelligenza spaziale è l'abilità di percepire l'informazione visivo-spaziale, trasformarla e modificarla e riuscire a riprodurla senza l'utilizzo dello stimolo fisico originale. L'intelligenza spaziale non dipende dall'esperienza visiva perché è possibile sviluppare la capacità anche attraverso l'utilizzo di altri canali sensori. Presentano un'intelligenza spaziale gli architetti, gli ingegneri, gli scultori, i giocatori di scacchi. L'intelligenza logico-matematica riguarda la capacità di confrontare gli oggetti e i concetti e ragionare in modo scientifico sui fatti. Questo tipo d'intelligenza riguarda i matematici, i fisici, i programmatori o gli analisti finanziari. Nei bambini può essere dimostrata in abilità come il conteggio o il calcolo. Sia l'intelligenza linguistica che l'intelligenza logico-matematica rappresentano le abilità più valutate nello settore scolastico, e vengono considerate gli archetipi dell'intelligenza. L'intelligenza musicale rappresenta l'abilità nella composizione e nell'ascolto dei modelli musicali. Include delle discriminazioni come la sensibilità per la melodia, il ritmo, il timbro e la musicalità nel suo complesso. Nei bambini compare molto precocemente in quanto un bambino dalle prime settimane di vita è in grado di cogliere il significato della musica che gli genera uno stato di benessere. L'intelligenza musicale coinvolge tante aree del cervello, ciascuna volta ad elaborare un'informazione musicale differente come la melodia, la percezione ecc. L'intelligenza corporeo-cinestesica si riferisce all'abilità ad eseguire movimenti corporei aggraziati e alla capacità di manipolare oggetti con 20


disinvoltura. Riguarda l'uso del corpo per risolvere determinati problemi. È rappresentata da ginnasti, coreografi, giocolieri,atleti, artigiani. L'intelligenza interpersonale è la capacità di capire gli altri individui, le loro azioni e le loro motivazioni, distinguere i loro stati d'animo, i temperamenti e le intenzioni. La persona con questo tipo di abilità attua una condotta empatica, ed è in grado di regolare i propri stati d'animo in relazione agli altri. Gardner sostiene che la nostra cultura come il sistemo educativo non potenzia questo tipo d'intelligenza sociale. Di solito hanno questo tipo d'intelligenza gli insegnanti o i terapisti. L'intelligenza intrapersonale riguarda la capacità di analizzare i propri pensieri e i propri stati d'animo, le proprie emozioni. Riguarda anche la capacità di controllare le emozioni, soprattutto quelle negative e quindi non lasciarsi sopraffare dalla rabbia, dall'angoscia. L'intelligenza naturalistica è la capacità di distinguere gli esseri viventi fra tutti gli altri oggetti. L'intelligenza esistenziale invece riguarda la capacità di riflessione sulle questioni fondamentali che riguardano l'esistenza. La teoria dell'intelligenza multipla ha rilevato che è molto difficile trovare in persone normodotate un'intelligenza espressa in forma pura che troviamo solo nei prodigi oppure negli idiot savant. Ogni essere umano presenta una graduazione diversa di ogni tipo d'intelligenza, anche perché si verrebbero a creare una serie di profili comportamentali uguali per tutte le persone, invece proprio l'uomo con le debolezze e le potenzialità vive nell'ambiente in maniera originale. Gardner ha dato un forte contributo alla psicologia dell'educazione, in quanto sostiene che l'educazione scolastica non è in grado di sviluppare al meglio le intelligenze singole degli alunni concentrando il proprio interesse solo sulle abilità logicolinguistiche. 2.3. Robert Sternberg: La teoria triarchica dell'intelligenza.

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È considerato uno degli autori che maggiormente ha contribuito a definire e comprendere l'intelligenza. Ha ideato la teoria tripolare dell'intelligenza dove al suo interno ha coinvolto due approcci: l'approccio psicometrico-quantitativo riferito allo studio delle differenze individuali, e l'approccio informazionale riferito allo studio dei processi di elaborazione dell'informazione. Prima di tutto Sternberg differenzia le teorie esplicite da quelle implicite. Le teorie implicite rappresentano le idee ingenue e informali che gli individui possiedono riguardo al concetto d'intelligenza, mentre quelle esplicite rappresentano la base per la ricerca sperimentale, ovvero la formalizzazione delle idee che gli psicologi hanno riguardo l'intelligenza. La teorie tripolare si suddivide in tre subteorie: la subteoria componenziale, la subteoria contestuale, la subteoria esperienziale. Con la prima si cerca di individuare le strutture e i meccanismi che implicano il comportamento intelligente. La seconda sostiene che il comportamento intelligente viene definito dal contesto socio-culturale in cui ha luogo. Studia quindi la relazione tra intelligenza ed adattamento. A partire da questo ragionamento arriva alla conclusione che l'intelligenza va esaminata tenendo in considerazione l'ambiente e la cultura in cui essa si sviluppa. Nella subteoria esperienziale l'intelligenza è studiata come l'abilità ad affrontare situazioni sconosciute ricorrendo a risposte nuove e convertendole in risposte automatiche. L'intelligenza racchiude due processi cognitivi diversi: il primo fronteggia le nuove situazioni rivolgendosi alla conoscenze e all'esperienza. Il secondo rende automatica la prestazione. Quindi la capacità di affrontare delle situazioni nuovi richiede che queste siano riconducibili a delle situazione pregresse. Di fronte ad una prova sconosciuta viene messo in atto un modello di elaborazione dell'informazione basato sul fenomeno dell'insight, ovvero della scoperta di una soluzione originale. Sternberg come Gardner critica l'uso dei tests per la scoperta del Q.I. perchè è convinto che esistono tanti “campi” di superdotazione intellettuale, che non possono essere riconducibili ad un singolo numero. Infatti, la dotazione intellettuale può essere di tre tipi e può essere caratterizzata da 22


abilità analitiche, sintetiche (creative) e pratiche. Una persona con una superdotazione nelle capacità analitiche si contraddistingue perché riesce ad ottenere il massimo punteggio nei test d'intelligenza convenzionali poiché questi premiano il ragionamento analitico. Sono molto brillanti e riescono ad analizzare e scomporre un problema e capirlo in tutte le sue parti e grazie a questo atteggiamento critico riescono ad avere dei bei voti a scuola ed ottenere l'apprezzamento da parte delle insegnanti. Nonostante questo non sono molto bravi a creare nuove idee. La persona con una superdotazione nelle capacità sintetiche o creative invece è molto perspicace, creativa, intuitiva e riesce ad adattarsi alle nuovi situazioni con molta facilità. A differenze delle persone con abilità analitiche, non ottiene il massimo punteggio nei test per la misurazione del quoziente intellettivo, infatti questa tecnica proprio per questo motivo è molto riduttiva. Nonostante questo sono quelli che danno il più grande contributo in svariate discipline come per esempio la letteratura, l'arte, il teatro. È una capacità molto importante per aver successo nella vita però è molto difficile da misurare nei test standardizzati esistenti. Per affrontare la vita inventa sempre delle idee nuove e creative diverse ed efficaci da quelle utilizzate normalmente dalle altre persone. Il soggetto pratico invece riesce ad adattarsi al contesto ambientale, capisce di che cosa ha bisogno per raggiungere il successo e affronta nel migliore dei modi le situazioni quotidiane. È capace quindi di usare al meglio le proprie abilità, e collezionare relazioni di successo con gli altri. Di solito a scuola raggiunge voti medio-bassi, accompagnati da noia e demotivazione e ha bisogno di concretizzare le subito le consegne soprattutto con piacere nell'usare le mani. Sternberg sottolinea che è molto importante la combinazione dei tre componenti in una persona superdotata e dalla capacità di riuscire a coordinarle e capire in che situazione utilizzarle. Di solito i test del Q.I. non rilevano le capacità pratiche e sintetiche tenendo conto delle capacità analitiche, e si rischia così di non valorizzare i soggetti dotati “divergenti” che come abbiamo visto potrebbero avere più successo di quelli con un quoziente intellettivo alto. 23


Nel modello di iperdotazione WICS, Sternberg per l'identificazione dei soggetti dotati individua tre fattori necessari, che devono combinarsi per poter creare la superdotazione: l'intelligenza; la creatività; la saggezza. In questo modello la definizione d'intelligenza si basa sulla precedente teoria, <<Successfull Intelligence>> che comprende l'insieme delle abilità che consentono il raggiungimento del successo nella vita. L'intelligenza è definita come l'abilità a raggiungere i propri obiettivi all'interno del contesto socio-culturale, attraverso la compensazione e la correzione delle debolezze, per adattarsi alla situazione ambientale,

influenzare

e

selezionare

le

condizioni

ambientali

grazie

all'associazione delle abilità pratiche, sintetiche e analitiche. La creatività è strettamente correlata con la saggezza. Con la creatività gli individui elaborano delle idee che inizialmente possono essere sottovalutate dalla società e richiede l'impiego e l'equilibro delle tre capacità intellettive. La saggezza deriva dall'intelligenza e dalla creatività, e porta alla realizzazione del bene comune grazie alla coniugazione dell'interesse intrapersonale ed extrapersonale. Un soggetto per divenire superdotato non deve avere come obiettivi finali solo i propri interessi ma anche quelli relativi al bene comune.

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3 La plusdotazione.

3.1. Cos'è la plusdotazione?

Il significato del termine “plusdotazione” ha avuto negli anni molte concezioni e definizioni in base agli studi e le ricerche scientifiche e al tipo di approccio utilizzato per l'identificazione del soggetto dotato. Possiamo iniziare a fare una prima distinzione in base al grado di restrittività usato per determinare chi può accedere ai programmi e i servizi speciali, e ne possiamo trarre due definizioni che hanno una valenza più conservatrice e quelle che possono essere definite liberali (Renzulli; 1978). Per quanto riguarda la prima, la superdotazione può essere individuata se si tiene conto di un'area limitata di prestazioni dove viene presa in considerazione solo una prestazione accademica e non si includono le abilità specifiche nel campo creativo e sociale. Un'altra definizione può anche precisare il grado di eccellenza che una persona deve raggiungere per essere considerata superdotata. La concezione liberale invece ha il pregio di espandere il

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concetto di superdotazione ad una più vasta gamma di prestazioni, (arte, scrittura, abilità sociali) e quindi non ingloba solo un certo tipo di performance ma abbraccia tutte quelle attività il cui potenziale è notevole, tenendo in considerazione anche l'aspetto soggettivo. In seguito “U.S. Office Of Education” (USOE) ha esteso la definizione a “tutti quei bambini che grazie al possesso di abilità molto superiori alla media sono capaci di prestazioni elevate. Questi bambini hanno bisogno di programmi educativi differenziati oltre a quelli normalmente già forniti dalla scuola per poter così realizzare se stessi e dare un contributo allo sviluppo. Inoltre i bambini con alto potenziale sono quelli che dimostrano di possedere le seguenti abilità che possono essere singole o combinate: abilità intellettiva generale, specifica attitudine allo studio, pensiero creativo e produttivo, abilità al comando, arti visive e recitative, abilità psicomotoria. Un individuo che è capace di compiere delle azioni fuori dal comune nel linguaggio corrente può assumere tanti termini: “genio, “talentoso”, “creativo”, “dotato”, tutte parole che potrebbero sembrare dei sinonimi ma che in realtà hanno significati molto diversi. C'è molta confusione riguardo il significato di questi termini, perché si tende a generalizzare e confondere i concetti sia nell'uso quotidiano che in quello scientifico. I geni sono quelli riconosciuti per i loro prodotti, apprezzati in un certo contesto storico e sociale, e che sembrano essere il risultato della combinazione di eterogenei fattori; I talentosi o talentuosi come li chiameremo in seguito, sono persone con forme altamente specifiche di intelligenza (individui col pallino per certi ambiti, ma non necessariamente competenti in molti compiti cognitivi); I “creativi” sono persone che riescono a trovare soluzioni e forme di espressione valide originali a cui nessun altro aveva mai pensato; I dotati o gifted sono persone che ottengono prestazioni molto elevate nella quasi totalità dei compiti intellettivi importanti, compresi quelli cognitivi che sono nuovi e di diversa natura (Cornoldi; 2007); 26


Il talento è la potenzialità di una persona, che gli permette di creare e realizzare qualcosa di eccezionale, quindi di eccellere in un campo. È una capacità particolarmente spiccata o non comune ad eseguire determinate prestazioni, ed è spesso associata all'idea di genialità, creatività, ingegno. È considerato e trattato come se fosse una dotazione innata o naturale di un individuo, che ci si limiterebbe a constatare o a sviluppare, ma che sarebbe indipendente da ogni forma di apprendimento o comunque non riconducibile ad un intervento educativo intenzionale (Bertolini; 1996). Lo sviluppo del talento dipende da tanti fattori. Se il talento viene scoperto in età precoce di solito sono i genitori che si occupano del suo potenziamento, del suo sviluppo , attraverso l'orientamento e l'intervento educativo. La sua considerazione dipende anche dal tipo di attività cui vengono indirizzati, dall'aspetto culturale e sociale perché proprio da questo molte volte dipende la sua valorizzazione. Il significato dei concetti di talento e di genio hanno sempre avuto peculiarità culturali diverse in ogni periodo storico, relative ai valori tipici della cultura della società di riferimento, e che hanno influito sulla valorizzazione e identificazione o meno di un talento o un'abilità specifica, sia essa in campo scientifico o in campo artistico. Per determinare se una persona potrà essere identificata come un genio sono molto importanti l'epoca storica e le correnti culturali in cui questa si trova ad operare poiché le scoperte rivoluzionarie che vengono fatte dovrebbero risultare in linea con il periodo storico. A tal proposito può essere utile pensare a Mendel, il precursore della genetica che fu considerato un genio solo dopo la sua morte poiché le sue scoperte erano state ignorate dai suoi contemporanei in quanto incapaci di riconoscere il valore del suo apporto. 3.1.2. Innata o acquisita?

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Il dibattito sulla natura della superdotazione ha dato vita ad una serie di teorie su quali siano gli aspetti e gli elementi che influenzano la nascita delle abilità eccezionali. Oggi son quasi tutti d'accordo con la tesi che la superdotazione sia dovuto all'incrocio tra fattori innati e fattori acquisiti. Molte ricerche sottolineano quanto sia fondamentale il ruolo della formazione nel potenziamento delle abilità che può trasformare un bambino intelligente in dotato o un bambino dotato in un bambino superdotato. La convinzione che le abilità eccezionali siano il frutto di fattori innati o ereditari è molto diffusa. Si è portati a pensare che una persona sviluppi una certa abilità grazie ad una predisposizione genetica, ad una particolare inclinazione per una determinata attività o ai fattori biologici e che venga considerata naturalmente dotata. Questa concezione non è del tutto esatta infatti non esistono delle ricerche che dimostrano che una persona con delle abilità eccezionali possegga dei meccanismi innati particolari che si esprimono nel concetto di “dote naturale” o “talento naturale”, ma alcune ricerche dimostrano che esistono delle differenze psichiche e fisiche innate o ereditarie tra gli individui che possono influenzare il comportamento. Il mito che un “genio” abbia delle capacità innate viene smontata in base alla convinzione che anche loro devono sottoporsi ad anni di addestramento, inoltre è errata anche la convinzione che possano compiere imprese creative senza fatica. Basti pensare al piccolo Mozart conosciuto grazie alle sue doti musicali eccezionali, un compositore geniale capace già dall'età di quattro anni di eseguire degli spartiti brillanti. Uno sguardo superficiale può far pensare ad un talento innato ma un'analisi più approfondita alla vita di Mozart fa capire che le sue imprese non venivano compiute senza sforzo ma solo grazie a tantissime ore di esercizio ed addestramento. Una credenza molto comune è quella secondo cui il sistema genetico influenza in maniera diretta le capacità intellettive determinando le funzioni quali la velocità d'apprendimento, il tipo d'apprendimento, il ricordo. Questo tipo di ragionamento porta a pensare che le influenze genetiche non possono essere modifiche e di conseguenza risulta inutile qualsiasi tipo di azione compensativa. Le ricerche hanno dimostrato che 28


questo tipo di conclusione è errata in quanto i geni non influiscono direttamente sulle capacità intellettive ma solo in maniera indiretta. Le differenze genetiche possono influire sul temperamento, sulla motivazione, sull'attenzione e quindi influenzano indirettamente il rendimento umano. Secondo questo approccio è possibile introdurre dei fattori compensativi che riescano a colmare le carenze dei meccanismi che derivano da fattori genetici. Inoltre è praticamente impossibile riuscire ad identificare l'effetto preciso di una differenza ereditaria ed identificare in che modo una differenza genetica possa influire sul comportamento di una persona perché può dipendere da una serie di fattori, e di condizioni tra causa ed evento. Quindi prevedere come una differenza genetica possa influire sul rendimento di un bambino è molto difficile, però è possibile compensare le predisposizioni genetiche carenti. Anche l'idea che l'ambiente abbia un ruolo assolutamente determinante è errata. Questo viene considerato dagli psicologici come uno dei fattori che causa delle influenze sull'apprendimento e sullo sviluppo. Infatti, un metodo che ha il fine di rafforzare l'apprendimento è quello di intervenire sulla modificazione ambientale, poiché questa fornisce all'individuo condizioni che determinano i generi d'informazione, gli stimoli, le opportunità. Howe (Howe 1993) fa una distinzione tra l'ambiente e l'esperienza. Sostiene che le persone vengono influenzate solo in parte dall'ambiente ma subiscono l'influenza più diretta da parte delle esperienza vissute. È molto difficile riuscire a misurare ed analizzare le esperienze di una persona e verificare come queste incidono sullo sviluppo di una certa capacità. In genere tutte le persone sono segnate dall'esperienza ma ognuno ha un diverso modo di reagire agli eventi e questo determina il tipo di influenza che viene assimilata. Ognuno affronta le situazioni in maniera differente in base a come l'informazione viene elaborata dalla mente, a come raggiunge il cervello e di conseguenza al tipo d'interpretazione e tutto questo dipende da una serie di fattori che rendono unica l'esperienza. Questi fattori sono per esempio i suoi interessi, gli atteggiamenti, la personalità, le aspettative, le emozioni.

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Nel 1994 Murray e Herrnstein pubblicarono un libro in cui venne affrontata la relazione tra fattori innati e fattori acquisiti e l'effetto di questi nelle situazioni di svantaggio e dotazione. Arrivarono alla conclusione secondo cui risultava un forte legame tra intelligenza e condizioni di vita. I bambini nati da mamme con un QI intellettivo basso hanno più probabilità di vivere i primi anni di vita in situazioni svantaggiate e di conseguenza avere una condizione educativa carente. Quindi spesso gli interventi ambientali sono fondamentali per lo sviluppo di alcune abilità controllate in parte dal bagaglio genetico. 3.2. I modelli teorici di riferimento. 3.2.1. François Gagné: il modello differenziato di dotazione e talento.

Figura 1. Il modello differenziato di dotazione e talento.

Nel modello differenziato di dotazione e talento (DMGT) Gagné identifica e analizza i fattori che contribuiscono il passaggio dalla dotazione potenziale al talento. Propone una concezione alternativa del significato del talento e della dotazione perché, sia nel linguaggio comune che nel linguaggio scientifico vengono utilizzati come sinonimi. È convinto che tra questi due termini ci sia una 30


netta distinzione poiché il termine “dotazione” rimanda al possesso di abilità spontanee che sono espresse nelle abilità naturali, chiamate attitudini o doni, mentre con il termine “talento” identifica lo sviluppo di abilità o conoscenze in un campo delle attività umane . Nel DMGT identifica quattro ambiti di abilità naturali: l'attitudine intellettuale, creativa, socio-affettiva, sensomotoria. Queste abilità sono controllate solo in parte dal bagaglio genetico e possono essere osservate durante gli anni d'istruzione. L'abilità intellettuale comprende la capacità di lettura, la comprensione dei concetti matematici, il possesso di un linguaggio adeguato, il ragionamento deduttivo e induttivo; la creatività viene utilizzata per risolvere i problemi e grazie a questa si riesce a produrre dei lavori originali nel campo scientifico, letterario e artistico; l'abilità socio-affettiva comprende la capacità di comprensione del prossimo tramite l'empatia, la capacità d'influenza sul prossimo (leadership); l'abilità senso-motoria che comprende, per quanto riguarda l'aspetto sensoriale, una buona capacità visiva, olfattiva e uditiva, e per quanto riguarda l'aspetto motorio una buona resistenza fisica, coordinazione, buoni riflessi e buona durata. La caratteristica principale di queste abilità è che possono essere osservate direttamente già nel bambino poiché essendo delle attitudini naturali il fattore ambientale ha una influenza minima. Il talento deriva dalla trasformazione delle attitudini naturali che vengono sviluppate in abilità in un particolare campo di attività umane o di performance. I campi possono essere diversi: •

accademico;

artistico;

commerciale;

tecnologico;

sportivo;

giochi;

Il talento implica sempre delle abilità al di sopra della media. Dove c'è il talento c'è sempre un dono naturale, ma non può accadere il contrario, e a volte il dono 31


non riesce ad esprimersi. Quando le abilità al di sopra della media non si sviluppano e restano nella condizione di dono non trasformandosi in talento, si assiste al fenomeno dell'“underachievement”, tipico di alcune situazioni di superdotazione. Il talento “nascosto” si riferisce ai casi in cui il ragazzo non riesce a manifestare il talento/i in un determinato ambiente o davanti a determinate persone. I dotati di talento sono tutti quegli individui che possiedono delle capacità eccellenti. Gagné differenzia i livelli di dotazione perché ritiene che i bambini straordinariamente dotati ovvero quelli che hanno un QI elevatissimo (0.001 % della popolazione) hanno bisogno di un trattamento diverso da quelli mediamente dotati (il 10% della popolazione). Il processo di sviluppo del talento avviene tramite il processo di apprendimento e di pratica quindi la trasformazione delle abilità naturali specifiche in capacità che può essere formale quando viene trasmesso con la scuola, lo sport ed informale quando il ragazzo apprende da autodidatta. Il processo di sviluppo è influenzato dall'azione di due catalizzatori, quello intrapersonale e quello ambientale che ne favoriscono la trasformazione. Del catalizzatore intrapersonale fanno parte sia le caratteristiche psichiche che quelle fisiche, tutti sotto l'influenza della dotazione genetica. Troviamo i fattori come la motivazione, la volontà, la personalità e le caratteristiche fisiche. Questi elementi giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo del talento e possono essere decisivi al fine del potenziamento o del rallentamento di questo. I fattori ambientali esercitano la loro influenza sia nel livello macroscopico che nel livello microscopico. Il primo comprende il contesto geografico, demografico e sociologico, mentre il secondo comprende la dimensione familiare e le condizioni socio-economiche esercitate dalle le persone che stanno vicino al bambino come familiari, educatori, insegnanti. Tutti questi fattori possono avere un'influenza negativa o positiva nello sviluppo del talento. Anche le opportunità (chance) giocano un ruolo fondamentale e influenzano sia i catalizzatori ambientali che i catalizzatori intrapersonali. Ci si riferisce alla

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nascita in una determinata famiglia, alla trasmissione ereditaria o al tipo di istruzione data.

2.2. Joseph S. Renzulli: La teoria dei tre anelli.

Figura 2. Rappresentazione grafica della teoria dei tre anelli.

Renzulli individua due diverse tipologie di iperdotazione. La prima è l'iperdotazione nell'ambito scolastico, (Schoolhouse giftedness) che viene tradizionalmente misurata con i test di misurazione del QI o con i test di misurazione delle abilità cognitive, e spesso viene utilizzata come pretesto per

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l'ammissione ai corsi di programmi speciali. A questo tipo di iperdotazione appartengono le abilità che vengono considerate maggiormente nelle situazioni di apprendimento nelle scuole. La ricerca (Renzulli, 2005) mostra che gli studenti che hanno un buon successo a scuola di solito ottengono buoni risultati nei test di valutazione del QI ma nonostante questo si può dire che non sia l'unico fattore che contribuisce all'iperdotazione. Il secondo tipo è l'iperdotazione creativo-produttiva, (Creative-productive giftedness) che coinvolge le attività umane che comprendono la produzione di materiale originale. Partendo da questi presupposti, la teoria dei tre anelli tenta di descrivere le dimensioni del potenziale umano relativo alla produzione creativa. È stata chiamata così perché prende in considerazione tre gruppi interattivi di caratteristiche che a loro volta interagiscono con le aree specifiche o generali delle prestazioni umane. I tre tratti sono: le abilità al di sopra della media, la creatività e l'impegno. Per quanto riguarda le abilità al di sopra della media possono essere sia generali che specifiche. Le prime comprendono tutte quelle abilità misurabili con i test per la misurazione del quoziente intellettivo e son applicabili a tutte le situazioni tradizionali di apprendimento. Riguardano l'intelligenza generale, la capacità di elaborazione dell'informazione, il ragionamento verbale e numerico, e la memoria. Le abilità specifiche invece riguardano la capacità di acquisire conoscenza, abilità in un ambito specifico, o alla realizzazione di attività specifiche in campi ristretti. Alcuni esempi possono essere le attività come il chimico, il fotografo, il matematico, alcune possono essere misurate attraverso i test di attitudine generale perché relative alle abilità generali però molte di queste abilità specifiche non possono essere misurate con i semplici test di misurazione dell'intelligenza ma con test delle abilità specifiche. Il secondo tratto che ricorre nelle persone creativo-produttive è l'impegno nel compito che è una forma di motivazione. Se quest'ultima determina un processo 34


generale che scatena delle azioni di reazione negli individui, l'impegni nel compito, definisce l'energia scatenata per affrontare un determinato compito o una specifica prestazione. I termini che vengono utilizzati per esprimere l'impegno nel compito sono: il duro lavoro, la perseveranza, la resistenza, la fiducia in sé stessi. Renzulli inoltre individua due tipi di motivazione, intrinseca ed estrinseca, che influenzano i comportamenti delle persone. La motivazione intrinseca è innata nell'individuo ed è considerata come un fattore motivante che aiuta a soddisfare due bisogni molto importanti nell'essere umano che sono il sentirsi competente ed autonomo. La motivazione estrinseca invece può influenzare in maniera negativa il senso di autonomia specialmente se il soggetto ha la pressione del controllo di fattori esterni come il denaro. Troviamo alcune somiglianze con la Teoria dei componenti della creatività di Amabile (Renzulli, 2005) la quale sostiene che i fattori estrinseci che supportano il senso di competenza o consentono un coinvolgimento più profondo nell'esecuzione del compito possono influenzare le motivazioni intrinseche. Questo terzo tipo di motivazione, generato dalle precedenti motivazioni opposte viene chiamato “ estrinseco in servizio dell'intrinseco”. Grazie al processo cognitivo della motivazione una persona si sente attratta da un compito, porta a compimento gli impegni, e si pone degli obiettivi. Il terzo gruppo di tratti che caratterizza le persone dotate consiste in tutti quei fattori che generalmente vengono racchiusi sotto il termine “creatività”. Nella letteratura corrente di solito viene utilizzato come sinonimo di genio o dotato, questo avviene perché le persone che vengono selezionate per far parte dei programmi di intensificazione vengono riconosciute per il loro talento creativo. Chi possiede una dotazione può svilupparla con un sistema di arricchimento che Renzulli chiama “Modello triadico di arricchimento”. Il fine è quello di incoraggiare la creatività dei ragazzi che sono esposti a vari campi d'interesse o di studio.

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Il primo tipo di arricchimento consiste nell'esporre lo studente ad una serie di discipline, hobbies, contatti con più persone, eventi e luoghi stimolanti che non vengono offerti solitamente dalla normale offerta formativa. Di solito vengono organizzati mini-corsi, visioni di film, audio-cassette. Il secondo tipo di arricchimento consiste nel trattare materiali e metodi creati per promuovere lo sviluppo del pensiero e dell'opinione. Le attività mirano allo sviluppo: •

del pensiero creativo, problem solving, pensiero critico, processi affettivi;

dell'apprendimento specifico;

dell'abilità nell'uso appropriato di materiali di livello avanzato;

dell'abilità nella comprensione scritta, orale, visiva;

Il terzo tipo di arricchimento coinvolge gli studenti che perseguono interessi in aree più specifiche ed auto-selezionate. Questo tipo di arricchimento include: •

le opportunità per l'applicazione di interessi, conoscenze, idee creative e compiti che riguardano un'area di studio;

la possibilità di acquisizione di un livello avanzato di comprensioni di conoscenze o metodologie che sono usate in una particolare disciplina, area artistica o studi interdisciplinari;

lo sviluppo di abilità di apprendimento, di pianificazione, organizzazione, l'utilizzo di risorse, auto-valutazione, decisioni;

lo sviluppo dell'autostima, impegno nel compito; Spesso accade che molti studenti non vengano accettati nei programmi di arricchimento non rientrando nel 1-3 % della popolazione che ha successo nei test d'intelligenza. Le ricerche condotte da Torrance dimostrano che gli studenti che hanno raggiunto un alto livello di creatività nei test di successo non vengono ammessi a far parte dei programmi per i ragazzi dotati per via del valore del punteggio che si trova al di sotto della soglia per l'ammissione e che questi, ma spesso questi, definiti mediamente

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dotati, sono ammessi a partecipare al tipo I e al tipo II delle esperienze di arricchimento e il loro risultato è simile a quello dei bambini dotati. Non esiste una definizione vera e propria di superdotazione, ma possiamo definirla come il risultato dell'interazione dei tre tratti umani che costituiscono la teoria dei tre anelli. I ragazzi che manifestano o che riescono a sviluppare l'interazione hanno bisogno di opportunità educative, attenzioni e un tipo di trattamento diverso rispetto a quelli previsti nell'educazione ordinaria. Nel modello ideato da Renzulli, “The Revolving Door Identification Model” (RDIM) il pool di ragazzi dotati riceve delle esperienze d'arricchimento e l'occasione di partecipare al programma d'arricchimento di terzo tipo. Uno dei maggiori propositi per quanto riguarda l'educazione dei ragazzi superdotati è lo sviluppo del pensiero creativo e la produttività creativa per cui vengono selezionati in base ai criteri che includono gli indici di creatività. Una volta identificati e inseriti nel pool di talenti attraverso l'uso di test, professori o parenti, gli studenti vengono osservati nelle classi e nelle esperienze del programma di arricchimento per l'identificazione degli interessi specifici. Viene effettuata

“azione

d'informazione”

che

è

strumento

molto

utile

per

l'individuazione dei processi di valutazione delle motivazioni e degli interessi degli studenti per il coinvolgimento dell'arricchimento del terzo tipo.

3.2.3. Franz J. Mönks: Il modello multi-fattoriale.

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Figura 3. Il modello multi-fattoriale di Mönks.

A differenza dei modelli precedentemente citati che mettevano in primo piano la figura del bambino, il modello multi-fattoriale prende in considerazione anche altri aspetti che se combinati adeguatamente possono favorire la superdotazione. Oltre le variabili interne del bambino, Mönks ritiene che sia importante il contesto in cui il bambino vive. Come si può vedere nella figura *, l'impegno nel compito presente nel modello di Renzulli viene sostituito dalla motivazione che include vari aspetti: l'assunzione del rischio, prospettive per il futuro, pianificazioni, anticipazioni e fattori emotivi. Grazie alla motivazione l'individuo riesce ad affrontare una determinata situazione che gli permette di fissare degli obiettivi, pianificare le strategie per fronteggiarla e assumendosi dei rischi. Le capacità superiori alla media si individuano con un Quoziente Intellettivo superiore alla norma, uguale o superiore a130 . La creatività che può essere riconducibile a tutte quelle attività che permettono di trovare delle soluzioni creative, alternative e originale a dei problemi utilizzando il pensiero autonomo. Non ripercorrere la strada che ha compiuto un'altra persona ma riuscire a creare qualcosa di unico e di nuovo.

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Si può parlare di plusdotazione quando queste tre variabili sono perfettamente combinate. Mönks, come ho avuto modo di dire in precedenza, combina a questi fattori interni le variabili ambientali senza cui non si può prescindere. Il contesto e l'ambiente in cui vive il bambino rappresentano dei fattori fondamentali. Gli aspetti esterni includono i contesti in cui un bambino o un adolescente matura e sono: la famiglia, la scuola, il gruppo dei coetanei. La scuola e la famiglia hanno un'incisione molto forte sullo sviluppo delle abilità di un ragazzo, e se il sostegno di queste importanti istituzioni è carente è probabile che venga meno anche l'evoluzione delle potenzialità. Un bambino che vive in un contesto in cui alcuni valori come la motivazione, l'impegno nel compito, la curiosità, il coraggio non son riconosciuta rischia di trascurare le potenzialità cognitive. La famiglia, essendo il pilastro portante nella vita di un soggetto deve essere in grado di trasmettere i valori fondamentali che direttamente e indirettamente influiscono sulle scelte e sui comportamenti futuri del bambino. Un altro aspetto molto importante è l'influenza dei pari. Il contatto con i coetanei è molto importante poiché ha un ruolo decisivo nello sviluppo dell'autostima, soprattutto se il legame è fondato su interessi in comune e per età. Inoltre, possiamo prendere in considerazione due situazioni tipo. I bambini dotati spesso vengono identificati come soggetti con bassa competenza sociale, specialmente se il talento si manifesta nell'ambito sportivo o nell'ambito musicale per cui il bambino deve passare tante ore della giornata ad esercitarsi non coltivando così le amicizie. Per questo motivo tendono a non sviluppare le competenze sociali alimentando l'isolamento. L'educazione sbagliata gioca un ruolo fondamentale in questo perché tende a potenziare il talento tralasciando un aspetto molto importante al benessere psicologico del bambino. Un'altra situazione può verificarsi quando accade il contrario del caso descritto in precedenza. Molte volte i ragazzi dotati, soprattutto durante la fase adolescenziale, tendono a nascondere il proprio talento per conformarsi ai propri coetanei sentendosi così accettati. In questo caso il contesto diventa un fattore 39


negativo, ricco di pregiudizi e stereotipi che non permette lo sviluppo delle potenzialità di un individuo.

4 La creatività.

4.1. Creatività e superdotazione. Quale rapporto? La creatività è considerata come una delle componenti dell'intelligenza umana che consente all'uomo di andare oltre il già noto, di produrre cose nuove ed

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originali e caratterizza soprattutto la personalità degli artisti e degli scienziati (Bertolini, 1996). La creatività è stata a lungo trascurata dalla ricerca psicologica sino al 1950, quando Guilford, nel suo intervento all'Associazione degli Psicologi Americani (A.P.A.), ha sottolineato come il processo creativo fosse poco studiato, infatti, meno dello 0.2 % degli articoli in psicologia scritti fino al 1950 aveva trattato questo tema (Sternberg, 1996). Anche la definizione del concetto di creatività è variato negli anni in base ai vari tipi di approcci psicologici. Per lungo tempo la creatività è stata considerata solo relativamente all’ambito scientifico ed artistico, definendo così individui creativi i poeti, gli scrittori, gli architetti e coloro che hanno creato degli oggetti d’arte o dei prodotti espressivi. Inoltre un’altra concezione non del tutto adeguata è quella secondo cui la creatività è considerata come un tratto eccezionale presente solo in alcune e privilegiate persone. I primi studi sulla creatività sono stati svolti da Freud. Attraverso delle spiegazioni di stampo psicologico, egli identifica una interdipendenza tra il processo creativo e le pulsioni istintive. Grazie alla creatività si riesce a risolvere il conflitto degli impulsi non soddisfatti che danno luce alla fantasia, ai sogni e alle opere creative e che permettono di scaricare le emozioni e riportarle a livelli tollerabili. La definizione Gestaltista considera il processo creativo come una ridefinizione dei dati problematici mentre per la psicologia associazionista è la capacità di fornire nuove combinazioni di elementi ideativi. Proprio per questo motivo lo sviluppo delle potenzialità rivolte ai bambini ha premuto maggiormente sul potenziamento delle capacità espressive come quelle grafico-pittoriche che vengono identificate, tutt’oggi, come le capacità creative per eccellenza. Oggi non ci si limita a considerare solo operazioni creative in sé ma la definizione concerne un campo molto più esteso. Può essere riassunta così: è la capacità di produrre qualcosa di nuovo, produrre nuove idee, affrontare le situazioni quotidiane in un modo diverso da quello utilizzato normalmente e usualmente, superare delle difficoltà cambiando il contesto dal quale il problema emerge. Secondo questa prospettiva la creatività diventa un tratto comportamentale che ogni persona può avere in 41


misura maggiore o minore e che si esprime nelle situazioni di vita quotidiane. La scuola della Gestalt ha studiato i due tipi di pensiero, divergente e convergente, che vengono messi in atto dalle persone. Il pensiero convergente viene chiamato così perché ripercorre i passaggi già presenti in memoria e permette di arrivare alla soluzione grazie alle informazioni conosciute. Il pensiero divergente è quello utilizzato durante il processo creativo. A differenza del precedente, questo viene messo in atto quando, per risolvere dei problemi, viene modificato il contesto dal quale il problema emerge, cambiando così la natura che permette l’inserimento di nuovi componenti. Il pensiero divergente presenta alcune caratteristiche: • la fluidità: s’intende la capacità di creare delle idee in breve tempo; • la flessibilità: la capacità di cambiare la struttura categoriale a cui le idee appartengono; • l’originalità associativa: la capacità di produrre delle idee inconsuete; Grazie a queste caratteristiche una persona riesce a risolvere efficacemente e velocemente una situazione problematica, modificando la struttura contestuale, e immettendo degli elementi nuovi che permettono lo sviluppo del pensiero creativo. Koheler ha introdotto il concetto dell’intuizione (insight) che viene considerata come una ristrutturazione. Nel pensiero produttivo non vengono utilizzate solo le operazioni logiche tradizionali ma una logica di relazione che permette di cogliere oltre la struttura superficiale una struttura più profonda che consente la scoperta di nuove soluzioni. Una difficoltà, un’imperfezione dirige le operazioni del soggetto che cerca di trovare delle soluzioni migliori per superare il problema, la capacità di saper integrare e coniugare il problem solving con l’immaginazione gioca un ruolo molto importante nella creatività. Essa favorisce la produzione del nuovo che, attraverso la fantasia, porta alla scoperta di nuovi metodi, strategie e situazioni non ancora esistenti.

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Naturalmente durante il processo di creatività non viene esclusa l’intelligenza perché solo con un certo livello di intelligenza si manifesta la creatività. Per alcuni autori (Cairo; 2001) c’è una soglia (con un Quoziente Intellettivo compreso tra i 115 e i 125) al di sotto della quale c’è una correlazione tra l’intelligenza e la creatività, quindi ad un’intelligenza bassa o media corrisponde una creatività bassa o media, mentre al di sopra della soglia c’è una indipendenza tra i due fattori. Quindi nell’intervallo di intelligenza dove il QI intellettivo è compreso tra i 115 e i 125 l’intelligenza e la creatività vanno di pari passo e crescono assieme. Quando il QI supera i 125, e quindi quando un soggetto in media viene definito superdotato, tra la creatività e l’intelligenza non c’è più una correlazione e si può essere sia creativi che non creativi. Un altro aspetto rilevante nel processo creativo è la novità: ciò che provoca una sensazione di sorpresa nelle persone che osservano il prodotto creativo, infatti questo deve assumere una certa rilevanza ed efficacia. La famiglia, le relazioni sociali, le condizioni ambientali e la scuola hanno un influenza sul processo di maturazione della personalità del ragazzo, e spesso possono incidere sul potenziamento della creatività. Alcuni fattori che ne favoriscono lo sviluppo si ritrovano in un rapporto educativo improntato alla tolleranza, all’anti-conformismo, basato sull’indipendenza del bambino, la libertà di autonomia e regolazione del proprio comportamento ludico e nello sviluppo degli interessi personali. Il rapporto tra genitore/figlio spesso gioca un ruolo molto importante in quanto una relazione fondata sulla permissività, spontaneità, e indipendenza infantile ha riscontri favorevoli, mentre un legame basato su un controllo comportamentale più rigido potrebbe inibire la creatività. L’intelligenza e la creatività, come abbiamo visto nel capitolo precedente sono strettamente correlate e sono due aspetti inseparabili della superdotazione di un soggetto. Perché i due elementi si possano intrecciare e contribuire allo sviluppo del potenziale si devono creare delle situazioni

ottimali in modo che non

vengano mortificati e inibiti i processi. Spesso questo accade se si insiste troppo 43


con il bambino sul modo giusto di fare le cose, quando si costringe il bambino ad essere troppo realistico perché si può bloccare l’immaginazione, quando si fanno troppi confronti con gli altri bambini o si scoraggiano le idee creative.

4.2. Il modello componenziale della creatività di Urban.

Figura 4. Il modello componenziale di Urban.

Nel modello componenziale ideato da Urban (Urban; 2000) vengono identificati i componenti inclusi nella creatività. Combina sei elementi, tre dei quali fanno

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parte dell’insieme che è interconnesso direttamente con il processo creativo, mentre il restante rappresenta l’aspetto della personalità. Le componenti cognitive sono: il pensiero divergente, le base di conoscenza generali, le base di conoscenze e le abilità specifiche. Le componenti che rappresentano la personalità sono: la focalizzazione e l’impegno nel compito, l’apertura e la tolleranza dell’ambiguità, il pensiero divergente. Nessun singolo componente è decisivo nello sviluppo del pensiero creativo ma si deve creare un’interconnessione tra tutti gli elementi. Alcuni fattori posso agire sia positivamente che negativamente l’individuo creativo, stimolando o inibendo il processo creativo. Gli elementi che appartengono alla sfera individuale, comprendono le condizioni materiali, ambientali e soggettive. Un micro-ambiente che è composto dal contesto in cui il soggetto vive, quindi la dimensione familiare, il gruppo dei pari, la scuola e il sistema educativo. Il macro-ambiente coinvolge la società, le condizioni culturali, politiche, scientifiche. 4.3. Dove si manifesta il talento? In questo paragrafo verrà trattato il tema del talento non dalla prospettiva che riguarda direttamente il bambino dotato ma verrà preso in considerazione il corpo di conoscenza che deve padroneggiare. Molti campi sembrano offrire un terreno fertile per la comparsa di bambini prodigi o delle persone talentuose. Una caratteristica rilevante dei campi del sapere e quindi delle discipline è che hanno una propria storia evolutiva e nel corso del tempo si evolvono e cambiano. È molto importante capire questo processo perché il soggetto dotato e il settore in cui egli opera sono il frutto di processi evolutivi complementari e manifestazione interdipendenti. Lo sviluppo di un campo di sapere ha un ciclo di vita molto più lungo della vita di un singolo individuo, nonostante questo non è detto che la disciplina sia stata oggetto di un significativo sviluppo. Si può parlare di sviluppo solo se c’è stato un grosso cambiamento dal punto di vista della qualità o della struttura, della tecnologia o della pratica. Una disciplina con il passare del tempo si struttura, cresce e agglomera in sé una serie di conoscenze 45


che con il passare del tempo permettono l’inserimento dei livelli di eccellenza. Perché si possa dire che un campo abbia un carattere evolutivo deve avere questi diversi tipi di livelli, disposti gerarchicamente. Chi opera in uno di questi settori deve superarli uno dopo l’altro. Le discipline devono possedere questi livelli che ogni aspirante deve superare seguendo il percorso. Di solito i bambini con un determinato talento si specializzano in uno di questi campi a carattere evolutivo che hanno subìto delle importanti riorganizzazioni nell’arco delle generazioni. Non è detto che tutte le discipline a carattere evolutivo

producano dei bambini dotati, basti pensare alla filosofia dove i

bambini prodigi son molto rari. Non esiste un bambino prodigio senza una campo di sapere e una disciplina mediante la quale possano svelarsi le sue capacità potenziali che gli permetta di in seguito di sviluppare un talento. Perché un campo di attività possa fungere da elemento stimolatore deve avere la caratteristica dell’attrattività e dell’accessibilità. Per stimolare e far scattare le capacità che son presenti in un individuo è necessario che il campo d’interesse venga percepito come qualcosa di attraente. Grazie a questa caratteristica il soggetto viene incuriosito, stimolato e attiva un processo di stimoli che lo porta a potenziare la capacità in possesso. Infatti, come possiamo notare non tutti i bambini o non tutte le persone presentano gli stessi interessi per una disciplina, gli stessi gusti, o non son sono attratti dalle stesse materie. Un bambino può essere attirato dalla lettura, un altro dalla musica, un altro dai numeri e così via per tutti gli interessi. Di solito le performance dei bambini non vengono giudicate in base ai criteri massimi relativi ad un certo campo di attività. I bambini prodigio oltre presentare più talento rispetto ai pari vengono considerati in base ai criteri più rigorosi esistenti in quel campo di sapere. Inoltre, ogni disciplina ha un grado di accessibilità che può variare.

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Per questo tipo di ambiti giocano un ruolo fondamentale il talento, le opportunità e un impegno continuo che determinano il livello che un individuo può raggiungere. I gradi più avanzati in genere vengono raggiunti dopo un lungo periodo a cui i soggetti hanno dedicato tante ore di applicazione che gli hanno permesso di raggiungere l’eccellenza. In alcuni campi i bambini prodigio riescono a raggiungerla superando velocemente i vari gradi e oltrepassando la distanza che di solito richiede tanti anni di applicazione o più ore di studio. Ma come si valutano le prestazioni? Per valutare un campo di conoscenza e decidere se questo ha i requisiti di carattere evolutivo devono esistere dei parametri per valutare le prestazioni. I criteri di valutazione sono fondamentali e il campo di attività deve essere sufficientemente compreso da docenti, critici per poter mantenere i canoni d’eccellenza. Anche le discipline variano in base ai termini di chiarezza, infatti ci sono campi in cui i criteri sono universali e ampiamente condivisi come la matematica, mentre in altre discipline come le arti visive o la letteratura c’è più variazione. Inoltre un ruolo fondamentale è giocato dal livello di padronanza. Di solito in ogni campo di attività le competenze variano ma ci sono delle qualità che caratterizzano i principianti in ogni settore. Quando si tratta di bambini dotati il riconoscimento è istantaneo e, anche se ognuno iniziano da principianti non tutti acquistano un tipo di approccio caratterizzato dall’impegno e dalla rapidità di risultati che contraddistinguono le prime esperienze dei bambini prodigio. 4.4. Quali sono i terreni fertili per la comparsa dei bambini superdotati? Un primo requisito necessario è l’accessibilità. Infatti, un campo di sapere deve essere accessibile ai bambini per far in modo che questi bambini sin da piccoli entrino in contatto con la pratica di una disciplina. Un esempio potrebbe essere la musica infatti il bambino entra in contatto con quest’arte sin dalla più tenera età, mentre con altri campi l’accostamento è già più difficile, basti pensare alla 47


finanza. Se le basi di una disciplina son organizzate formalmente e concentrate sul piano simbolico è più probabile che il fenomeno della superdotazione si manifesti. Se l’insieme dei simboli e il numero della varietà delle regole per metterli in atto è ridotta c’è più possibilità che i bambini siano attirati dalla disciplina. Anche le capacità fisiche possono influire sulla “creazione” maggiore o minore dei bambini dotati in una disciplina. Naturalmente può capitare che un bambino abbia una predisposizione particolare per una determinata attività (altezza per la pallacanestro) e una volta divenuto adulto non avere più le predisposizioni fisiche per continuare la disciplina. Naturalmente alcune qualità mentali distinte cambiano con l’avanzare dell’età e si evolvono durante la crescita. Ogni disciplina ha un periodo fertile secondo cui vengono “prodotti” i bambini superdotati. Per esempio nella matematica è raro trovarli prima dei dieci dodici anni, nel gioco degli scacchi prima dei cinque o sei anni. Come abbiamo visto il campo d’attività deve avere delle caratteristiche particolari

per

accogliere

una

dotazione

specifica

di

un

bambino,

successivamente giocano un ruolo fondamentale tanti fattori che contribuiscono al potenziamento e allo sviluppo di un talento.

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5

Il trattamento.

5.1. L’individuazione e il potenziamento cognitivo.

L’individuazione dei bambini superdotati non è sempre semplice per svariati motivi e in genere avviene attraverso le persone che stanno più a stretto contatto con il bambino, nel contesto scolastico le insegnanti e nel contesto familiare i genitori. A scuola l’identificazione della dotazione per le capacità dimostrate in classe dal bambino è molto limitata e può avvenire se si presentano le seguenti situazioni: • se il talento si esprime in merito alle materie più rilevanti come la matematica o le lingue; • se non si manifesta solo in un ambito specifico ma si esprime con la stessa intensità in un ampio spettro; • se la famiglia a cui appartiene il bambino mostra interesse alle sue prestazioni;

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• se è accompagnato da qualità sociali come la motivazione, la sensibilità; Generalmente i genitori son i primi a notare delle differenze, a scoprire le ipotetiche precocità e i cambiamenti evolutivi nei bambini. Sono loro che giocano un ruolo importante per lo sviluppo del talento e spetta loro esporre il bambino ai primi contatti con l’ambito d’inclinazione per far si che il talento trovi un possibile sviluppo. Quando la loro competenza diventa insufficiente è utile e necessario l’aiuto esterno da parte di persone come insegnanti qualificati, che lo aiutino alla gestione delle esperienze didattiche. Al bambino dev’essere data la possibilità di appassionarsi ad un campo di studio e di attività e, una volta introdotto nel suo campo, ai genitori rimane poco da fare in prima persona per poter aiutare lo sviluppo delle competenze. Spesso, nell’ignoranza, si ritiene che i bambini superdotati abbiano un bagaglio di privilegi “naturali” che gli permettono di vivere senza l’aiuto scolastico e familiare. Il fenomeno dell’assistenzialismo, soprattutto in Italia, tende a supportare i bambini con handicap o con carenze non preoccupandosi dei bisogni effettivi del superdotato. Il problema sussiste, è reale e potrebbe causare gravissimi danni allo sviluppo delle potenzialità del bambino. Riguardo al trattamento si possono correre due rischi. Un primo rischio è quello d’ignorare il fenomeno inserendo il bambino plusdotato in una classe normale e aspettandosi da esso dei risultati mediocri con il pericolo che le facoltà e le potenzialità si atrofizzino. Può succedere anche il contrario, quando alla presenza di un talento si assumono metodi che accentuano solo l’aspetto intellettivo a scapito di altre facoltà umane come la forza emotiva e relazionale. Se la famiglia ha livelli di aspirazione troppo alti in rapporto alle concrete possibilità del ragazzo questo incide negativamente sullo sviluppo. In questi casi il ragazzo vive una condizione emotiva frustante che incide sul livello di autostima. Il tutto genera un processo a catena che crea grossi sensi di colpa perché impossibilitato di essere all’altezza dei desideri dei genitori e quindi convinto di non meritare il loro affetto. Inizialmente a fronte delle aspettative

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irrazionali dei genitori il bambino può assumere un atteggiamento compensatorio e, di conseguenza, assumere sempre più consapevolmente il ruolo negativo che gli viene assegnato. Un altro problema può insorgere quando il bambino esprime uno specifico talento in un determinato ambito e negli altri settori esprime una dotazione normale uguale a quella degli altri bambini. In questi casi la padronanza dell’ambito in cui si manifesta è completa ed è spontanea per cui gli sforzi, le ore di applicazione e quindi il potenziamento del talento non gravano sul bambino. Negli altri campi visto che ha le stesse capacità dei coetanei l’impossibilità di procedere anche negli altri ambiti con la stessa facilità incute nel bambino un senso di disagio superiore rispetto agli altri bambini. Sia a scuola che in famiglia vivono al centro dell’attenzione, con un livello di aspettativa molto alto per cui il rapporto tra genitori e il superdotato è soffocato da una pressione narcisistica alla quale il ragazzo non è capace di sottrarsi. Tengo a ripetere inoltre che il bambino può presentare quella che Terrasier ( Terrassier; 2009) chiama una dissincronia che indica la differenza tra lo sviluppo emotivo e lo sviluppo intellettivo. Spesso il bambino superdotato ha un comportamento nella norma, non dà problemi, è considerato il più bravo della classe, ha dei buoni voti, ma alcuni possono assumere degli atteggiamenti diversi. Possono diventare degli elementi di disturbo, interrompono la lezione perché hanno bisogno di dialogare con l’insegnante, quando finiscono i compiti per primi tendono ad annoiarsi e quindi arrecano confusione alla classe, e infine non ricevono un corretto trattamento dall’insegnante perché queste tendono a seguire più gli alunni che si trovano indietro nel programma che quelli più “fortunati”. Tutto questo crea un sistema di scompensi che mettono da parte la superdotazione bloccandone lo sviluppo. Un fattore di riuscita che determina lo sviluppo del potenziale è il livello di aspirazione che è strettamente connesso all’autostima della persona. Questa viene alimentata dalla consapevolezza che il soggetto ha delle proprie capacità e dalla coscienza del possesso delle proprie doti. Questi meccanismi gli permettono 51


di proseguire un percorso e raggiungere e superare gli obiettivi posti per arrivare al successo. Proprio per questo motivo chi è in possesso di un alto livello di aspirazione non si accontenta dei traguardi di routine quotidiani che vengono imposti dalla scuola e a cui la media dei coetanei può aspirare. Ha bisogno di avere degli obiettivi sempre più alti e più difficili da raggiungere perché sente la necessità di eccellere e compensare le insicurezze emotive attraverso il riconoscimento delle persone che godono della sua stima. Ad influenzare il livello di aspirazione troviamo le figure

più importanti di riferimento – i

genitori, i familiari, gli insegnanti, gli amici- che inducono un clima di fiducia nelle possibilità del ragazzo. Spesso è proprio la famiglia ad influenzare negativamente lo sviluppo delle potenzialità non credendo sufficientemente in lui o orientandolo al perseguimento di valori effimeri o negativi. La coscienza di essere percepito non adeguatamente dalle persone a lui care bloccano le spinte motivazionali che gli permettono lo sviluppo delle abilità e il raggiungimento di eventuali traguardi. Un ambiente ricco e stimolante costituisce un terreno fertile per lo sviluppo di tutte le potenzialità individuali intellettive. Come ho già accennato in precedenza spesso può accadere che il talento del bambino non si sviluppi e quindi anche se è in possesso di alte potenzialità, a causa di alcuni fattori, (mancato riconoscimento, ambiente sociale/scolastico sfavorevole, bassa autostima) non sfrutta al massimo le proprie capacità. Parliamo del fenomeno dell’underachievement, (Cairo; 2001), dove ci troviamo di fronte ad un rendimento scolastico al di sotto delle potenzialità del soggetto con tutte le conseguenze e i disturbi di comportamento che ne derivano. È un fenomeno molto complesso e si esprime quando c’è una divergenza fra le prestazioni dal bambino e ciò che potenzialmente potrebbe raggiungere, che viene constatato nei test di misurazione o nelle prove di abilità. È un comportamento che può essere osservato nella vita scolastica in quanto il bambino può andare male in una materia e non in tutte, oppure può andare male nelle materie scolastiche ma può eccellere in attività extra-scolastiche.

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Una delle cause principali è la noia. Quando a scuola vengono svolte delle attività che mirano al perseguimento di un traguardo che il ragazzo ha già raggiunto, queste possono causare un rallentamento del ritmo evolutivo. Si può agire sia a scuola che in famiglia con diversi metodi che mirano al sostegno, alla promozione della motivazione intrinseca e al recupero attraverso alcuni metodi. Il sostegno è fondamentale per lo sviluppo del talento in quanto il bambino dotato ha successo grazie ad un ambiente equilibrato e non autoritario, caratterizzato dalla presenza di persone che gli diano feedback positivi, di sostegno e di incoraggiamento. La motivazione soddisfa il bisogno del bambino di sviluppare nel giusto modo il talento e portare a termine gli obiettivi, inoltre non dobbiamo dimenticare che si sente realizzato solo se sfrutta le sue abilità nel pieno delle potenzialità. Il recupero attraverso la lode o l’incoraggiamento è fondamentale perché la prima prende la forma di un appagamento nei confronti dello sforzo eseguito, mentre l’incoraggiamento è importante perché valorizza lo sforzo e sottolinea il tipo di percorso utilizzato per arrivare al fine. Come abbiamo potuto notare lo sviluppo del talento in un bambino superdotato può assumere una duplice prospettiva, svilupparsi e diventare una dotazione oppure può rimanere nascosto e non esprimersi. Inoltre analizzando le teorie che studiano la superdotazione si può evincere che questa sia in parte appresa nel corso della vita e in parte innata, riconducibile al patrimonio genetico della persona. Il talento risulta essere un tratto emergente che dipende da una conformazione di geni e, ogni piccola differenza, riflette in precise differenze del comportamento. Quindi una persistente stimolazione del cervello e di conseguenza le risposte che ne derivano, possono modificare la sua struttura. Se questo è possibile allora possiamo giungere alla conclusione che ogni essere umano possiede alla nascita un potenziale che potrà con il tempo trasformarsi in realizzazioni tangibili. Grazie al materiale innato e all’interazione con l’ambiente, la mente umana possiede una attività organizzatrice che permette di costruire nuove strutture, di 53


agire sull’ambiente, di interagire con il mondo esterno secondo una certa autonomia e creatività. La capacità organizzatrice della mente è possibile attraverso un adattamento continuo al mondo che avviene per via dell’assimilazione e dell’accomodamento. Infatti secondo Piaget ogni organismo ha una struttura e un organizzazione e per sopravvivere deve riuscire ad adattare queste alle esigenze dell’ambiente. Ogni struttura della mente è costituita da una serie di schemi e di operazioni che si evolvono in forme sempre più complete. L’assimilazione avviene quando vengono

applicate

le

strutture

esistenti

a

nuove

funzioni

mentre

l’accomodamento è lo sviluppo delle nuove strutture per l’adeguamento all’ambiente. Il sapere che un soggetto acquisisce è una costruzione in base all’interazione con l’ambiente. Il ruolo dell’insegnante secondo Piaget non ha una funzione rilevante ma deve garantire che il bambino abbia delle condizioni oggettive adatte all’apprendimento. Attraverso delle specifiche metodologie è quindi possibile rafforzare il potenziale di una persona di modo che possa trasformarsi in un’abilità concreta, per questo motivo è molto importante la fase di potenziamento del talento. Il potenziale intellettivo delle persone presenta due aspetti ben distinti. Il primo aspetto stabilisce che i processi cognitivi e le strategie che possiede un soggetto nel repertorio cognitivo non sempre vengono utilizzati pienamente. Arricchire il potenziale in questo senso significa ricercare la capacità interna e creare un giusto equilibrio tra le risorse interne e le risorse esterne. Il secondo aspetto riguarda la modificabilità della struttura cognitiva di una persona perché attraverso l’influenza dei fattori esterni si evidenziano delle capacità che prima era nascoste e inesistenti nel repertorio comportamentale del soggetto. L’intelligenza quindi non è un qualcosa di immodificabile che si ha o che si eredita, ma lo sviluppo è legato alle esperienze vissute e di apprendimento in quanto le potenzialità si realizzano solo in presenza di determinate situazioni. La modificazione cognitiva non dipende dalla qualità o dalla quantità dei contenuti 54


ma dalla strumentazione necessaria utilizzato per l’apprendimento, quindi al tipo di modalità con cui il soggetto si rapporta ai problemi e si rapporta agli stimoli ambientali generali. È molto importante sapere che non esistono studenti definiti “tonti” ,“privi di intelligenza” , o nati “non intelligenti” ma tutti sono portatori di intelligenza che dev’essere solo potenziata o arricchita e portata alla scoperta delle dimensione meno familiari. È utile al fine dell’apprendimento che le persone di competenza come gli insegnanti, gli educatori e tutti coloro che lavorano nell’ambito educativo a stretto contatto con gli studenti, abbiano ben presente questo concetto per una corretta educazione e un buon sviluppo intellettivo. Il termine nel tempo ha acquisito il significato che sottolinea l’allenamento cognitivo e che enfatizza i meccanismo cognitivi. Con il potenziamento cognitivo, noto anche come “empowerment”, (Pazzaglia; Moè; Friso; Rizzato; 2002) si acquista un senso di potere che ha lo scopo di rendere la persona in questione responsabile del proprio processo di apprendimento. Grazie a questo la persona riesce a: • automotivarsi dopo gli insuccessi; • sviluppare la conoscenza, l’automonitoraggio e l’uso autoregolato di strategie di comprensione e studio; • possedere convinzioni e percezioni di sé adeguate che sostengono l’intero processo di <<risollevarsi>> dopo il fallimento. Grazie a delle strategie che modellano il tipo di pensare di una persona si riesce a modificare il pensiero e la capacità di soluzione dei problemi. Inoltre con il processo di potenziamento si riesce ad acquisire il controllo su tutti o quasi i processi cognitivi, metacognitivi, e motivazionali implicati nella comprensione, nello studio di testi e nelle situazione della vita quotidiana. Una metodo che ritengo essere utile al potenziamento intellettivo dei bambini superdotati è quello ideato da Reuven Feuerstein che ha come concetto chiave la fiducia nella modificabilità cognitivo - strutturale degli esseri umani.

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Secondo Feuerstein (Vanini; 2003) l’intelligenza non è semplicemente una serie di tratti ma è definita come “la propensione dell’organismo a modificare la sua struttura cognitiva in risposta al bisogno di adattarsi a nuovi stimoli, di origine interna o esterna che siano.” La sua prospettiva si differenzia nettamente dalla concezione innatista dell’intelligenza perché sostiene che le facoltà intellettive possano essere accresciute non soltanto nell’età evolutiva ma durante tutto l’arco della vita. Il metodo Feuerstein è adatto, come vedremo, a tutte quelle situazioni che hanno l’obiettivo di potenziare le prestazioni cognitive di un bambino. Nella superdotazione è frequente la presenza di un solo talento eccezionale, (abilità musicali, in matematica, nel disegno) e spesso accade che il bambino abbia delle difficoltà di apprendimento in altri settori dell’intelligenza. Spesso possiamo trovare dei casi di superdotazione in cui un’intelligenza spiccata è smorzata da situazioni di svantaggio socio-culturale e di conseguenza accompagnate da scarsa autostima, difficoltà di apprendere e difficoltà di orientamento nel tempo e nello spazio. Le difficoltà scolastiche in genere son dovute alla scarsa capacità di apprendere a contatto diretto con gli stimoli per via dell’utilizzo di processi cognitivi errati. Un ruolo importante nell’operazione di sviluppo cognitivo è quello svolto dal mediatore sociale poiché l’apprendimento non avviene solo attraverso l’esposizione diretta del soggetto agli stimoli ma attraverso le azioni di un mediatore. Questa convinzione è data dagli esperimenti condotti dallo psicologo i cui esiti l’hanno portato a sostenere che gli individui che son cresciuti in ambienti caratterizzati da un numero rilevante di rapporti interpersonali hanno sviluppato capacità di apprendimento superiori rispetto a quelli che non hanno avuto questo tipo di opportunità. Assieme ai suoi collaboratori è riuscito a trovare 12 principi di mediazione, che sono delle modalità di comportamento che l’educatore deve utilizzare consapevolmente per realizzare un appropriato ed efficace rapporto educativo.

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Attraverso la figura del mediatore si arriva all’obiettivo del metodo Feuerstein che è quello della modificabilità cognitiva. Questo si avvale di alcuni strumenti ideati dallo psicologo e dalla sua equipe denominato il LPAD (Learning Potential Assesment Device – Metodo per la Valutazione del Potenziale di Apprendimento) e il PAS (Programma di Arricchimento Strumentale). Il LPAD è un metodo diagnostico che viene utilizzato per la valutazione del potenziale di apprendimento, è finalizzato all’analisi delle capacità che dovrebbe utilizzare il soggetto per “modificarsi” e all’individuazione delle condizioni in cui avviene la modificabilità. È costituito da una batteria di test che vengono utilizzati principalmente per valutare il potenziale di apprendimento di una persona, che mira allo scopo fondamentale del metodo

- la modificabilità cognitiva- la capacità quindi di

modificare il tipo di approccio con cui una persona si rapporta ai problemi che gli permettono di adattarsi alle situazioni quotidiane. La valutazione del grado di modificabilità delle funzioni cognitive avviene attraverso tre fasi: 1. Pre-test 2. Fase di mediazione 3. Fase finale Nel Pre-test si chiariscono ai soggetti la tipologia e gli obiettivi della valutazione e si esaminano le strategie e i processi mentali da cui il soggetto parte. La fase di mediazione ha l’obiettivo di far acquisire ai soggetti degli stimoli che gli permetteranno di modificare il comportamento cognitivo. Verrà esaminato il comportamento delle funzioni cognitive nel corso della soluzione del problema. Nella fase finale si verificano i cambiamenti indotti dalla mediazione e si analizzano le modalità di adattamento a prove diverse per modalità di esecuzione, complessità e livello di astrazione. Si cerca di capire il grado di modificabilità del soggetto. Il PAS è un programma di arricchimento che comprende una serie di esercizi mirati allo sviluppo delle funzioni cognitive specifiche ma anche emozionali. È 57


uno strumento che è stato ideato per la modificazione del soggetto in maniera durevole in modo da renderlo capace di rispondere attivamente agli stimoli ambientali. È stato ideato intorno agli anni Cinquanta e prevede una serie di 500 schede, organizzate in 14 strumenti/percorsi da seguire che sono suddivisi in modo

sequenziale

in

quanto

organizzati

in

ordine

di

difficoltà/astrazione/complessità crescenti con degli esercizi carta-matita che son mirati allo sviluppo di specifiche aree cognitive che prevedono l’obiettivo di: -

Correggere le funzioni cognitive carenti;

-

Mediare il pensiero riflessivo;

-

Produrre una motivazione intrinseca al compito;

-

Stimolare l’acquisizione di abitudini cognitive positive;

-

Sviluppare

gli

strumenti

verbali

e

le

operazioni

logiche

utili

all’apprendimento e alla comunicazione; Se nel modello comportamentista l’apprendimento veniva spiegato come una serie di risposte agli stimoli esterni che viene tradotto così: S R secondo Piaget l’individuo non è più un passivo registratore di stimoli ma è impegnato nella costruzione del suo sapere attraverso una serie continua di fasi, l’accomodamento

e

l’assimilazione

e

quindi

modifica

il

modello

comportamentista in: S O R Tuttavia attraverso l’apprendimento mediato da Feuerstein possiamo fare un ulteriore aggiunta e modifica poiché nel suo modello non viene esclusa l’interazione sociale e quindi la mediazione sociale (H) che diviene il fulcro dell’apprendimento. Sarà così: S H O H  R 58


Il mediatore è colui che si fa carico in modo intenzionale degli apprendimenti del bambino, del ragazzo o dell’adulto, che fa da interlocutore tra il destinatario e gli stimoli ambientali modificandoli per essere recepiti nel migliore dei modi, dà loro un significato e un ordine di apparizione. La mediazione è la maggior responsabile della costruzione di strutture cognitive adeguate perciò di un buon funzionamento mentale. Un altro fattore importante nel modello è lo sviluppo del locus of control che si intende la sede in cui si individua il controllo di quanto ci accade quindi un’attribuzione al soggetto di responsabilità e potere riguardo il suo apprendimento. Un altro approccio psicologico che ritengo possa dare un contributo interessante alla superdotazione è quello ideato da Lev Semenovič Vygotskij. Lo psicologo russo evidenzia l’importanza del livello sociale e dell’interazione con una figura educativa, dove la mente media tra il mondo esterno e l’esperienza individuale. In merito ai suoi studi sull’apprendimento infantile e al potenziamento intellettivo un concetto molto importante elaborato da Vygotskij è quello della “zona di sviluppo prossimale”. Questa indica le funzioni dell’individuo che non sono ancora mature ma che potranno maturare in situazioni di adeguata interazione sociale con una persona più competente. È la distanza fra la situazione attuale che è valutabile attraverso il modo con cui il bambino affronta da solo le situazioni quotidiane e le possibilità di sviluppo potenziali che sono osservabili attraverso l’analisi di come il bambino risponde ai problemi fino al momento che è guidato da un adulto e collabora con altri bambini più grandi e più competenti di lui rispetto al compito da svolgere. Quando si considera il potenziale si parte dal principio che i test d’intelligenza non debbano misurare solo le conoscenze o le competenze individuali ma anche la capacità di apprendere ovvero l’area di sviluppo prossimale. I problemi attinenti all’area non possono essere affrontati dal bambino singolarmente ma solo con l’assistenza. 59


Nella teoria Vygotskiana il principio della cooperazione ha una notevole importanza in termini di apprendimento e di istruzione. Un gruppo cooperativo è un gruppo di alunni con abilità diverse che lavorano assieme per arrivare alla soluzione di un problema o per portare a termine un progetto. In genere l’apprendimento del metodo cooperativo con i ragazzi dotati è sempre vincente, e può avvenire attraverso delle strategie didattiche. È importante lavorare con la sfera individuale del soggetto nel senso che è fondamentale individuare ciò che potrebbe interessare al bambino, gli eventuali hobby, le competenze scolastiche ed extrascolastiche, le passioni. Infatti, nel metodo scolastico tradizionale molte competenze vengono tralasciate e non potenziate, con il rischio che la scuola sopprima possibili talenti ed intelligenze. Un’altra strategia utile è quella di costruire dei piccoli “contratti” individuali stipulati direttamente con l’alunno dove viene definito un piano di lavoro in cui si tengono presenti le particolari esigenze di apprendimento. È stato ritenuto utile anche la formazione di un progetto di aiuto reciproco tra studenti tramite un sistema di tutoraggio, inoltre quando si lavora in gruppo è importante prestare attenzione che a livello individuale ci sia apprendimento. Un gruppo di apprendimento cooperativo potrebbe essere composto da un gruppo di 4 alunni, due con un rendimento nella media, uno più lento e uno più veloce che lavorano assieme per la soluzione di un problema o la costruzione di un progetto. Lo sviluppo del potenziale cognitivo è regolato da una serie di eventi che potrebbero essere raggruppati in due grandi categorie (Fabio, Mainardi; 2008) in base alla classificazione che riguarda le condizioni a livello emotivo e le condizioni a livello metodologico. La motivazione fa parte delle condizioni del livello emotivo, infatti, come abbiamo già visto nei precedenti capitoli questa assume un ruolo molto importante nello sviluppo cognitivo dell’individuo. La motivazione guida e dirige le attività mentali e l’energia psichica che ognuno di noi possiede. Gioca 60


un ruolo fondamentale nelle situazioni di superdotati con sottorendimento che hanno livelli molto bassi di motivazione. L’educatore può cercare di individuare la presenza della motivazione per trasformarla in un’attività di apprendimento. Questo tipo di motivazione spontanea si presenta in situazioni ludiche, nell’affetto e nella stima per l’educatore, in occasioni distraenti e motivanti. L‘accettazione incondizionata fa sempre parte del livello emotivo ed è importante perché il bambino deve capire che qualunque cosa accada le persone di riferimento ci saranno sempre e lo accetteranno per quello che è, di conseguenza svilupperà un atteggiamento di fiducia verso il prossimo. L’empatia è fondamentale nella relazione tra alunno e insegnante al fine dell’instaurazione di

un rapporto fondato sulla fiducia, sull’accettazione, la

consapevolezza dei sentimenti, sulla conoscenza dei sentimenti reciproci e sulla messa in risalto delle potenzialità dello studente. Nelle condizioni a livello metodologico possiamo incontrare: • Il rinforzo: è un evento piacevole che ha come effetto l’aumento della frequenza del comportamento stesso. Non solo l’insegnante trasmette al bambino la buona riuscita del compito ma gli trasmette gioia e accettazione. Crea inoltre una condizione secondo la quale l’alunno capisce che la fatica e l’impegno investiti per l’esecuzione del compito sono stati riconosciuti ed apprezzati. • L’estinzione: è il contrario del rinforzo. Se il rinforzo tende a far ripetere un comportamento, l’estinzione mira all’eliminazione, per cui se non si presta attenzione all’atteggiamento indesiderato questo svanirà. • La punizione: è un evento sgradevole che riduce la probabilità che questo si riproduca. Deve essere immediata, senza delega, proporzionata e chi la concede deve sempre avere un’alternativa di comportamento positiva. Se questo non avviene si potrà provocare un comportamento negativo, intriso di rabbia e frustrazione perché non viene specificato ciò che dev’essere fatto.

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• Lo shaping: la parola shaping deriva dal verbo inglese to shape che significa modellare, infatti consiste nel rafforzare ogni approssimazione che sia simile ad un comportamento adeguato che si vuole raggiungere finché non viene raggiunto quello desiderato che non faceva parte del repertorio esistente. • Il fading: la parola fading deriva dal verbo inglese to fade che significa venir meno, e consiste nell’eliminare progressivamente degli aiuti forniti ad un bambino di modo da favorire l’automatizzazione dell’abilità e di conseguenza la generalizzazione. • La gerarchia delle discipline: in ogni disciplina è fondamentale individuare

le

abilità

appartenenti

ad

un

compito,

ordinarle

gerarchicamente e insegnarle gradatamente. • La sistematicità: una volta determinato un obiettivo da apprendere, che sia emotivo, comportamentale, cognitivo è fondamentale perseguirlo con sistematicità. • L’automatizzazione: riguarda il processo fra elaborazione controllata e elaborazione

automatizzata

dell’informazione

che

permette

l’interiorizzazione degli apprendimenti. • Il transfer di generalizzazione: è un processo cognitivo ed è la capacità di creare dei legami tra contenuti rendendo elastici gli apprendimenti. • L’astrazione: solo con l’astrazione il bambino fa acquistare significato all’apprendimento poiché individua una relazione tra la realtà che sente vicina e i simboli che la rappresentano. • L’autonomia: grazie ai programmi di potenziamento il mediatore progressivamente rende l’alunno capace di risolvere un compito senza gli aiuti esterni, consentendogli di operare nella più totale autonomia.

Ciò che è rilevante, dal punto di vista educativo è portare allo sviluppo globale dell’individuo, in tutti i suoi aspetti, dal punto di vista cognitivo, emotivo,

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motivazionale, sociale, etico in modo che il bambino riesca a convivere nel migliore dei modi con se stesso, gli altri e l’ambiente.

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CONCLUSIONI

Molto di quello che ho scritto è, per coloro che lavorano nell’ambito della ricerca o a stretto contatto con i bambini superdotati ovvio e scontato, ma per chi come me, privo di esperienza è un notevole contributo per una vera crescita personale. Spesso non mi son sentita all’altezza della situazione nel desiderio di voler cercare una risposta alle tante domande e ai tanti dubbi che mi son posta riguardo il mondo della superdotazione essendo questo vasto e soprattutto complicato. Ciò che è importante e che vorrei sottolineare è che il concetto fondamentale che sta alla base del mio lavoro di tesi è il dare importanza all’individualità del soggetto. Riuscire a valorizzare la persona nei suoi singoli aspetti per favorire una crescita personale positiva e serena ma soprattutto una buona educazione. Spesso le istituzioni scolastiche non danno valore alla singolarità del bambino e ad una eventuale potenzialità, rischiando così di inibire un potenziale. Non tutti i bambini sono uguali, non tutti apprendono allo stesso modo e non tutti riescono nelle attività, ogni bambino è diverso e proprio per questo le istituzioni devono avere una risposta educativa appropriata rispetto ognuno. In tanti paesi del mondo il problema dei bambini superdotati è estremamente sentito e studiato. L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa nel 1994 ha approvato la Raccomandazione 1248 relativa ai bambini superdotati la quale sottolinea che l’educazione è un diritto fondamentale dell’essere umano e che dovrebbe essere appropriata per ciascun individuo. I bambini iperdotati fanno parte della nicchia di individui che hanno bisogno di una istruzione speciale, delle condizioni di insegnamento adeguate che consentano una piena valorizzazione delle capacità personali sia per il proprio interesse che per quello della società. Ogni società dovrebbe impegnarsi per

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creare degli strumenti adatti a questo scopo, per scoprire le potenzialità del bambino e adottare gli strumenti giusti per il potenziamento. In Italia, dal punto di vista legislativo, si è fatto veramente poco in merito del problema della superdotazione. È prevista l’iscrizione anticipata alla scuola di base, alcune sentenze di Tribunali Amministrativi Regionali (Fabio; 2008) hanno riconosciuto il diritto di frequentare la scuola pubblica dell’obbligo con due anni di anticipo perché nella norma primaria (Legge 517/77 e regolamento del 1928) non sono fissati limiti minimi d’età per accedere agli esami di idoneità. Dal punto di vista della ricerca e delle associazioni istituite per lo studio e l’accompagnamento dei superdotati, invece, l’Italia è avanti. Infatti son nate associazioni che si occupano d’individuare ed affiancare i bambini e i genitori nel percorso quotidiano di vita. Inoltre è necessario, per rispondere in maniera adeguata ai loro bisogni utilizzare dei metodi d’identificazione corretti, fornire degli strumenti di valorizzazione validi e conoscere le particolarità del loro sviluppo. In Italia sono previsti dei professori di sostegno solo per gli alunni in situazioni di svantaggio ma nessuno che accompagni i bambini superdotati nel percorso scolastico. Negli Stati Uniti molte scuole dispongono di figure specializzate, resource teacher che si occupano della promozione degli alunni iperdotati. In Svizzera anche se non sono previsti dei programmi particolari è stata istituita una scuola primaria dedicata a loro, la “Schule Talenta” di Zurigo, attenta ai bisogni dei bambini e alle difficoltà che essi possono riscontrare se inseriti in una classe con dei bambini normodotati. In Francia è possibile realizzare un anticipo scolastico consistente, mentre la Spagna riconosce la necessità di un’educazione diversa per i superdotati. La professione degli insegnanti come quella degli educatori e tutte le persone che lavorano a stretto contatto con i bambini è estremamente importante perché può apportare significativi contributi alla qualità della vita di una persona.

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Si può fare ancora tanto per i superdotati e il mio auspicio è che i bambini, i genitori e i docenti vengano incoraggiati affinché un’abilità possa diventare un talento e questo una superdotazione stabile.

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RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare Prof. Mocci per la fiducia data nell’affidarmi questo lavoro di tesi, per la serietà e per i preziosi consigli. Vorrei ringraziare i miei genitori per avermi confortato e rassicurato durante questo intenso periodo, Nanni e i piccoli G. Antonio e Michele per essermi stati vicini. Ringrazio Giulia per avermi trasmesso tranquillità ed equilibrio, Emma per avermi sopportato, incoraggiato, motivato e condiviso momenti di pura e sana pazzia. Un particolare ringraziamento a Martina ed Emanuela per il prezioso sostegno.

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