La geopolitica del petrolio in Libia

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A.D. MDLXII

U NIVERSITÀ DEGLI S TUDI DI S ASSARI F ACOLTÀ

DI

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___________________________

CORSO

DI

LAUREA

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E

MANAGEMENT

LA GEOPOLITICA DEL PETROLIO IN LIBIA

Relatrice: PROF.SSA BRUNELLA BRUNDU

Tesi di Laurea di: GIULIA SATTA

ANNO ACCADEMICO 2010/2011


Alla mia famiglia

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INDICE

INTRODUZIONE

pag. 4

CAPITOLO I: COS’È LA GEOPOLITICA?

pag. 6

1.1 Le risorse e lo spazio

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CAPITOLO II: GLI ASPETTI GEOPOLITICI IN AMBITO ENERGETICO

pag. 9

CAPITOLO III: IL PETROLIO E LA SUA DISTRIBUZIONE

pag. 11

CAPITOLO IV: IL PROBLEMA ENERGETICO E LE ENERGIE RINNOVABILI

pag. 15

CAPITOLO V: LA LIBIA

pag. 16

5.1 Le risorse

pag. 17

5.2 Mu’ammar Gheddafi

pag. 18

5.3 Le compagnie presenti in Libia

pag. 21

5.4 Rapporti Libia-Italia

pag. 23

5.5 La guerra civile libica

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CONCLUSIONI

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BIBLIOGRAFIA

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RINGRAZIAMENTI

pag. 30

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INTRODUZIONE Il presente lavoro si pone lo scopo di mettere in luce un argomento di estrema attualità, che ha avuto una notevole rilevanza sia a livello nazionale, sia a livello internazionale: l’importanza del petrolio e dei gas naturali come fonte energetica per tutti i Paesi del mondo. Si è cercato di riflettere su quali siano le conseguenze internazionali di rivolte civili in Paesi che, nonostante la prossimità geografica, marcano una profonda differenza per il loro assetto politico e socio-economico; si tratta di rivolte che provocano delle ripercussioni, sia a livello locale, sia a livello regionale ed internazionale. Da diversi decenni, è in atto un dibattito che coinvolge studiosi ed esperti di approvvigionamento energetico, relativamente alla scarsità delle risorse, fino ad ipotizzarne addirittura la scomparsa. Seguendo questo approccio, cercheremo di individuare le possibili alternative che l’uomo avrebbe per affrontare i propri bisogni energetici, con nuove fonti di energia, in modo particolare lo sfruttamento di energie rinnovabili. È attraverso la lente analitica della geopolitica che si cercano di spiegare le conseguenze economiche di determinate decisioni politico-territoriali, che in questo caso particolare, riguardano il petrolio, la sua gestione e la sua distribuzione. La scelta è stata quella di prendere spunto dalla recente rivolta libica, visualizzando i rapporti tra questo Paese e l’Italia, e le conseguenze politiche ed economiche che si sono presentate successivamente. Nella prima parte del testo, si definirà l’ambito scientifico disciplinare della geopolitica, facendone emergere la sua funzione strategica nel corso dell’analisi storica, ai fini della elaborazione di politiche coloniali ed energetiche. Successivamente, si proseguirà con una piccola introduzione sul petrolio, la risorsa energetica più sfruttata a livello internazionale. Si analizzerà brevemente la sua distribuzione nel mondo, e sotto quale aspetto economico riesca ad influenzare la vita quotidiana degli individui. La seconda parte del testo si occuperà della Libia, paese del quale si è tanto discusso negli ultimi mesi, per i sommovimenti popolari che hanno messo in crisi il regime del Colonnello Mu’ammar Gheddafi, padrone “indiscusso” del paese dalla fine degli anni ‘60 . La Libia è una terra ricca di risorse naturali, e molto interessante per la sua posizione geografica. Si analizzerà la figura di Mu’ammar Gheddafi e il suo metodo di gestione del petrolio e dei gas naturali, attraverso politiche di nazionalizzazione, prima, e di liberalizzazione, poi. Si cercherà di mettere a fuoco i rapporti tra Libia e Italia, dall’inizio della colonizzazione italiana sino ad oggi, e gli accordi tra il governo libico e le maggiori compagnie petrolifere, in particolare con l’italiana Eni. 4


In conclusione, verrà propostoun breve excursus sui recenti scontri che hanno interessato l’Africa mediterranea, ed in particolare la guerra civile scoppiata in Libia, e le conseguenze economiche mondiali che ne deriveranno. Una vicenda, quella della guerra civile libica, che da mesi continua a riempire pagine della stampa nazionale ed internazionale e che ha portato a dei risvolti significativi, come il recente annuncio del colonnello Gheddafi di bloccare qualsiasi accordo energetico con l’Italia.

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CAPITOLO 1 Cos’è la geopolitica? La Geopolitica è una disciplina che studia le relazioni tra la geografia fisica e l’azione politica. E’ la capacità di analizzare, prevedere ed usare specifici poteri politici, anche oltre un determinato territorio, dando grossa importanzaalle relazioni internazionali con altri Paesi. Non esiste una vera e propria definizione comune di questa materia, in quanto si è evoluta nel tempo, e, per un certo periodo, è stata anche bandita. Il termine “Geopolitica” è stato coniato nel 1904, dal geografo svedese Rudolf Kjellen, ma colui che ha dato la spinta per la nascita di questa disciplina è stato il geografo tedesco Friedrich Ratzel (1844-1904), con il suo libro Politische Geographie. Fu dopo la seconda guerra mondiale, con il Trattato di Versailles, che si sviluppò un vero e proprio partito geopolitico. La Germania, infatti, non essendo soddisfatta dei propri confini territoriali, si mobilitò con i suoi stessi cittadini, i Sovrani e Capi di Stato per intraprendere un vero e proprio dibattito sulle frontiere e i confini dei vari Paesi europei.Questo dibattito coinvolse anche i Paesi avvantaggiati, i quali ambivano ad estendere la propria frontiera. Molto importante fu anche la figura di Karl Haushofer, che fondòZeitschrift für Geopolitik,una rivista a sostegno della politica diHitler, divenendo un vero e proprio strumento di propaganda per il partito. Ma le loro strade si divisero quando Haushofer manifestò il suo disaccordo per l’improvviso attacco all’Unione Sovietica e, in linea generale, per la Seconda grande Guerra. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Geopoliticaè stata proscritta per molto tempo, per il fatto di essere stata usata da Hitler per tracciare il suo nuovo territorio, rivendicando le decisioni prese con il Trattato di Versailles. Si erano andate a creare due grandi potenzeche portarono alla costituzione di un mondo bipolare, diviso tra USA e URSS, caratterizzate da ideologie e politiche completamente diverse. Da una parte Stalin, a capo dell’Unione Sovietica nella quale vigeva il divieto più assoluto di fare qualsiasi riferimento alla geopolitica. Egli infatti voleva far dimenticare quella grande operazione Geopolitica che era stato il Patto germano-sovietico, al seguito del quale la Germania attaccòl’URSS. Dall’altra parte, gli Stati Uniti d’Americainsieme a tutte le Nazioni che facevano parte dell’Alleanza Atlantica, che volevano tenere lontani tutti i discorsi che ricordassero la Geopolitica e i litigi territoriali del passato. Il termine Geopolitica“riapparse” a partire dal 1978-79, alla fine della guerra tra Cambogia e Vietnam, ma veniva sempre ritenuto come una maledizione dei popoli.È soprattutto dopo il 1985 che l'uso del termine conobbe il suo maggiore sviluppo.Con la scomparsa dell’URSS, le 6


numeroseetnie che si trovavano al suo interno, richiesero la restituzione dei territori e la delineazione di nuove frontiere e linee di confine;ma fu attraverso la libertà di stampa che si riprese a parlare di Geopolitica. Si è assistito, anche recentemente, alotte territoriali interne legate ai dibattitirelativi alla Geopolitica, come per esempio la Francia, che venticinque anni fa, dopo una serie di attentati, si è trovatacostretta a dover trattare con i nazionalisti corsi, affinchè a questi ultimi venisse concessal’indipendenza. Molto similefu la situazione spagnola.:dopo la morte di Francisco Franco, che aveva vietato l’espressione dei particolarismi basco e catalano, lo Stato è stato diviso in «comunità autonome», cioègoverni autonomi, corrispondenti alle vecchie province, favorendo così il consolidamento delle nazioni basca e catalana. Da alcuni decenni, il simbolo geopolitico per eccellenza è dato dalla figura dello Stato nazionale. Tuttavia, in un certo numero di paesi, in Europa occidentale ma anche nel mondo musulmano e in Africa, lo Stato nazionale non è più la sola rappresentazione geopolitica e si trova in concorrenza con rappresentazioni molto più vaste e più vaghe o al contrario più ristrette e più precise, anch'esse però cariche di valori, come quelli che caratterizzano lo Stato nazionale. La diffusione di queste rappresentazioni rivali della nazione è opera di movimenti politici in cui gli intellettuali giocano un ruolo importante. E’ il caso dei movimenti islamici, che mettono in atto una vera e propria strategia geopolitica per realizzare un’unità politica e religiosa della comunità musulmana, contro l’unico avversario, rappresentato dall’Occidente. Questi movimenti accusano gli Stati Occidentali di sfruttare e speculare sui loro territori e sulle loro risorsenaturali, come il petrolio e il gas naturale. Puntando lo sguardo verso l’Europa, si può notare come le ideologie geopolitiche siano cambiate nel tempo.: prima, infatti,sussistevano lotte tra nazioni confinanti per la determinazione dei confini dello Stato; ora, con la nascita dell’Unione Europea, le decisioni di geopolitica sono più interne.,legate alladivisione della nazione in più regioni, con il decentramento del potere e degli incarichi( la Repubblica federale Tedesca ne è l’esempio più calzante). In linea generale, le rappresentazioni geopolitiche sono legate a figure politiche, ma anche a personaggi storici e geografi, che esprimono pareri soggettivi e prendono decisioni in merito alle scelte che possano meglio salvaguardare l’interesse dello Stato. Solitamente, vi è sempre la presenza di opinioni di opposizione sia interne che esterne. E’ in questi casi che si parla di geopolitica come approccio scientifico, cioè quando due tesi rivali vengono presentate in buona fede e si cerca di capirle in profondità. ( Limes, 2007).

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1.1 Le risorse e lo spazio Per poter garantire una corretta analisi geopolitica, è necessario fare riferimento anche a tutti i fenomeni fisici della geografia, dando grande importanza al territorio e alle risorse presenti in esso. L’utilizzo di barriere naturali per delimitare i confini e ripartire la popolazione, spiegano come la Geopolitica sia strettamente legata alla geografia.Per ottenere certi risultati, concordi con le visioni geopolitiche, sono estremamente importanti le carte, siano queste attuali o storiche. Su una stessa carta si possono tracciare diversi insiemi spaziali (dalle risorse geologiche alla vegetazione presente, dalla distribuzione della popolazione alle ripartizioni linguistiche). Questi insiemi spaziali creano delle intersezioni che, delle volte, son difficile da gestire: prendiamo peresempio, la frontiera Iran-Iraq, quella di antica data, la quale non coincide con l'estensione delle lingue arabe verso est, né con l'estensione della religione islamica sciita verso ovest. Per questi motivi, e non solo, scoppiò la guerra del 1980-88 tra questi due stati e le tensioni che tuttora caratterizzano i due paesi non permettono di escludere il ripetersi di conflitti in futuro.. Ecco quindi che possiamo individuare l’importanza della Geopolitica nel cercare dimitigare i conflitti, proponendo delle soluzioni più obiettive ed eque, e di prevedere eventuali problemi futuri. Per tenere sotto controllo le situazioni geopolitiche, è necessario capire quali siano i tempi di evoluzione dei vari fenomeni che possono portare ad un conflitto, tenendo presente il fatto che esistano tempi lunghi, brevi e brevissimi.. Un altro aspetto fondamentale che non deve essere sottovalutato è la sempre più ampia libertà di espressione che caratterizza i vari paesi del mondo, la quale porta ad un maggior numero di rivendicazioni a livelli locali, regionali e nazionali. Sono gli stessi cittadini, e i vari popoli da questi ultimi formati, a creare certe “tensioni”. E’ anche per questo che si sono sviluppate delle associazioni il cui scopo è quello di provare ad andare oltre certi limiti territoriali ed etnici (si pensi a “Medici senza frontiere”- Limes, 2007, un’organizzazione internazionale privata che si prefigge lo scopo di portare soccorso sanitario ed assistenza medica nelle zone del mondo in cui il diritto alla cura non sia garantito,indipendente rispetto a governi e partiti politici e che agisce senza porre discriminazioni di razza, religione, sesso o opinione).

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CAPITOLO 2 GLI ASPETTI GEOPOLITICI IN AMBITO ENERGETICO L’energia è un fattore primario del processo produttivo, ma anche una variabile strategica degli equilibri politici ed economici mondiali. Per poterla studiare ed interpretare dal punto di vista della geopolitica, bisogna soffermarsi sull’essenzialità dell’energia come fattore fondamentale della produzione e dello sviluppo per le moderne economie mondiali. È necessario conoscere la disponibilità di risorse presenti sul proprio territorio, cercando di reperire energia fuori dal proprio paese, in base ai bisogni interni, instaurando dei rapporti internazionali. Si ottiene un approccio geopolitico, quando si studiano i rapporti tra le entità produttrici, e le entità consumatrici, le quali hanno subito numerosi evoluzioni nel tempo.: inizialmente, il rapporto tra le aree di produzione e quelle di destinazione delle risorse era l'assorbimento delle prime nell'ambito della sfera di controllo politico ed economico delle seconde, ove queste ultime esercitavano, sotto forma di dominio, il ruolo egemone di controllo e di accesso alle fonti di energia. Era l’epoca delle grandi potenze colonizzatrici, le quali non si interessavano assolutamente né dell’identità, né dell’integrazione delle popolazioni locali, nel processo di sfruttamento economico.(Pedde Nicola, Geopolitica dell’energia, Carocci Editore, Roma, 2001 ). La politica di procacciamento di risorse energetiche mutò durante la rivoluzione industriale, quando si iniziò a determinare alcuni spazi vitali energetici, per garantire il costante afflusso delle fonti di energia verso il sistema produttivo nazionale. Questa nuova propensione, a partire dalla fine del XIX secolo, si sviluppò in tutto ilpanorama globale, e iniziò ad avere, non più solo un aspetto economico, ma soprattutto strategico, connesso a una serie di importanti interessi. Il grande cambiamento, si ebbe alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con l’inizio dell’epoca di decolonizzazione delle aree ancora soggette al controllo delle grandi potenze. Si individuarono le maggiori aree con presenza di giacimenti petroliferi, quali la regione del Golfo Persico e della Penisola Arabica, insieme alla costa mediterranea dell’Africa e il sud-est asiatico. Questa nuova situazione mondiale, creò parecchi conflitti tra le popolazioni locali e le grandi potenze, riguardo la gestione e lo sfruttamento delle risorse. Si andarono a creare nuovi rapporti “alla pari” tra ex colonie ed ex colonialisti. Negli ultimi anni si sono sviluppati complessi equilibri politici, condizionati dai continui sbalzi del mercato e dal rapporto tra quest’ultimo e la gestione delle risorse energetiche. Tale mutamento di assetto, ha causato il consolidamento del potere e del ruolo delle entità territoriali detentrici delle 9


risorse,favorendo al contempo fortemente gli interessi e le strategie delle compagnie petrolifere a dimensione multinazionale e le organizzazioni di settore. È compito della Geopolitica cercare di considerare nel miglior modo possibile le moderne logiche di mercato, senza trascurare gli interessi. Quest’ultimi vanno distinti tra interessi individuali e interessi dello Stato, facendo in modo che non si sovrastino l’uno con l’altro. Sono le entità sovranazionali a dover effettuare questa separazione. Attualmente esistono tre grandi poli geopolitici, che corrispondono ad aree che si trovano sotto l’influenza del dollaro, dello yen e dell’euro. Si tratta di poli che presentano nette differenze di sviluppo ed integrazione, ma che sono sempre più uniti da fattori di interdipendenza. Si trovano spesso ad avere punti di interesse comune, e questo crea un clima di volontà verso la mediazione piuttosto che di tensione. È naturale che questo genere di mutamenti politici ed economici abbiano portato a una nuova visione di risorse energetiche, che non sono più solamente delle commodities. Ora, il nuovo fattore energetico viene considerato come prerogativa esclusiva di interesse governativo, al fine di poter garantire la sicurezza e l'indipendenza della politica e dell'economia nazionale e ilsuo sviluppo, rivendicando l'assoluto ed esclusivo ruolo di determinazione degli indirizzi sul piano internazionale, in modo da poter garantire, i reali fabbisogni della realtà locale. Lo Stato individua tre precisi motivi di interesse nella regolamentazionedelle politiche e delle relazioni energetiche: • la politica energetica e le relazioni commerciali legateall'approvvigionamento delle necessarie risorse di energia si iscrivononell'ambito di un sistema la cui definizione è didiretta competenza della politica estera nazionale; • è lo Stato che garantisce il mercato e le sue leggi ed è lo Stato che intervieneper sedare le divergenze interne ed internazionali, adottando ogni misura attaal ripristino di una situazione più favorevole, anche mediante l'adozione di misure cheimplichino il ricorso alle risorse belliche, di competenza esclusiva dello Statostesso; • è lo Stato a dover individuare tutte le strategie e le azioni necessarie allasalvaguardia del proprio ruolo. L’equilibrio tanto ricercato e preteso dallo Stato, deve fronteggiare i maggiori antagonisti, che sono le multinazionali. Queste due entità si trovano spesso a intraprendere strade opposte con obiettivi divergenti. È, anche qui, compito della geopolitica, quello di evitare la creazione di situazioni dannose per entrambi. ( Pedde Nicola, Geopolitica dell’energia, Carocci Editore, Roma, 2001 ).

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CAPITOLO 3 IL PETROLIOE LA SUA DISTRIBUZIONE Il petrolio greggio e il gas naturale sono residui organici di forme di vita come piante, batteri, alghe, e altri microrganismi, che sono stati sepolti, trasformati e conservati nei sedimenti marini. Essi iniziano a formarsi quando si accumula materia organica organica in quantità maggiore di quella che viene distrutta dagli organismi “spazzini” e dalla decomposizione.Ciòavviene decomposizione. avviene in ambienti con elevata produzione di materia organica e dove la disponibilità di ossigeno nei sedimenti del fondo è insufficiente per decomporre mporre tutta la materia organica che si accumula. Nel corso degli anni di seppellimento, si innescano delle reazioni chimiche a causa dell’aumento della temperatura, che trasformano la materia organica in idrocarburi, idrocarburi, che sono gli elementi combustibili del petrolio e del gas naturale. Questi sedimenti spingono il petrolio e i gas naturali a spostarsi negli strati più alti che riescono a raggiungere. I grandi giacimenti si accumulano in alcune rocce serbatoio che creano delle barriere impermeabili chiamate trappole trappole petrolifere. Solitamente i gas naturali si posizionano nella parte più alta degli strati sotterranei, mentre il petrolio subito sotto (vedi figura).

( Fonte: http://digilander.libero.it/emcalvino/petrolio/origine.html nder.libero.it/emcalvino/petrolio/origine.html )

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Due delle più ricche e importanti regioni in cui sono presenti riserve petrolifere sono il Vicino e Medio Oriente e l'area attorno al Golfo del Messico e al Mar dei Caraibi. I campi petroliferi del Vicino e Medio Oriente, comprendente l' Iran, il Kuwait, l'Arabia Saudita, la Libia, l' Iraq e l'Azerbaijan, contengono circa 2/3 delle riserve mondiali sinora scoperte. L'area altamente produttiva del Golfo del Messico e del Mar dei Caraibi, comprende la regione della LouisianaTexas, il Messico, la Colombia, il Venezuela e Trinidad. L' Arabia Saudita possiede le riserve maggiori. La produzione di petrolio ha subito continui aumenti e diminuzioni nel corso degli anni, a partire dal 1982. Nel 2008 si sono effettuati dei grossi tagli alla produzione sino a raggiungere un calo di 2,5 b/d. Tutti questi Paesi fanno parte dell’OPEC ( Organisation of the Petroleum Exporting Countries ), e controllano circa il 78% delle riserve mondiali accertate di petrolio, il 50% delle riservedi gas naturale e forniscono circa il 42% della produzione mondiale di petrolio ed il 17% di quella di gas naturale. Il petrolio viene esportato principalmente in Asia, Europa Occidentale e Nord America. Il principale Paese importatore è il Giappone, mentre l’Italia ne importa il 5,4 %. Non tutti i Paesi produttori di petrolio hanno aderito all’OPEC, si tratta di Canada, Messico, Stati Uniti, Oman, Russia, Kazakistan e Norvegia. Prima della guerra i più importanti produttori di petrolio erano gli USA, la Russia e il Messico. Oggi la loro funzione di fornitori di petrolio per i mercati esteri è molto diminuita, mentre il Medio Oriente, il Venezuela e altri stati sono diventati aree nelle quali non solo è aumentata la quantità di petrolio che si estrae, masoddisfano inoltre una sempre maggior percentuale della domanda mondiale. L’industria petrolifera tende ad espandersi a livello mondiale, e le industrie che ne fanno parte vengono denominate industrie petrolifere mondiali. Si tratta di industrie a livello mondiale perché la loro attività si svolge su scala mondiale, coinvolgendo cittadini di diverse nazionalità e stanziandosi a livello locale. Nel secondo dopo guerra, l’industria petrolifera veniva gestita da sette principali compagnie che Enrico Mattei, commissario liquidatore dell’Agip, denominò “Sette Sorelle”. Queste imprese controllarono l’industria petrolifera sino agli anni settanta, e si trattava di : 1. Standard Oil of New Jersey, successivamente trasformatasi in Esso e poi in Exxon (che comunque conserva il marchio internazionale Esso), in seguito fusa con la Mobil per diventare ExxonMobil; Stati Uniti 2. Royal Dutch Shell, Anglo-Olandese; 12


3. Anglo-Persian Oil Company, successivamente trasformatasi in British Petroleum e ora nota come BP; Gran Bretagna 4. Standard Oil of New York, successivamente trasformatasi in Mobil e in seguito fusa con la Exxon per diventare ExxonMobil; Stati Uniti 5. Texaco, successivamente fusa con la Chevron per diventare ChevronTexaco; Stati Uniti 6. Standard Oil of California (Socal), successivamente trasformatasi in Chevron, ora ChevronTexaco; Stati Uniti 7. Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron. Stati Uniti. Solo poco tempo fa, a causa di una politica antimonopolistica, si sciolsero tutti gli accordi esistenti tra queste compagnie. Ma prima di ciò, avevano il totale controllo dell’industria petrolifera, riuscendo a concordare il prezzo mondiale per garantire i maggiori profitti. Il loro potere, però, è andato ad affievolirsi anche a causa della crescita di nuove imprese, che fanno sempre più parte dell’industria mondiale: la francese “Compagnie Francaise des Pètroles (CFP)” e l’italiana “Ente Nazionale Idrocarburi (ENI)”. Un altro motivo per il quale il potere delle Sette Sorelle è andato a diminuire nel tempo è stata la protesta dei paesi produttori di petrolio, che rivendicarono il loro diritto di partecipare ai profitti generati dai giacimenti di petrolio presenti su loro territorio. Si trovò un accordo definito “accordo fifty-fifty”,attraverso il quale il prezzo di listino e il prezzo di vendita tornarono ad essere uguali. I paesi produttori, inoltre, oltre a partecipare alle decisioni sul controllo dei prezzi, fecero pressioni per l’assunzione di concittadini e non di stranieri, imponendo pesanti tasse e limitazioni. Altri paesi hanno instaurato o incoraggiato sistemi alternativi per difendere le proprie riserve di petrolio, e grazie a questi sistemi, nuove compagnie hanno avuto modo di svilupparsi. La politica petrolifera americana riuscì così a salvaguardare i rapporti politici con i paesi produttori e consolidare la presenza delle proprie compagnie petrolifere in Medio Oriente, anche se il petrolio aveva perso la sua natura di bene commerciale privato per entrare in quella più delicata di bene strategico e geopolitico. ( http://www.ecoage.it/le-sette-sorelle.htm ). Il pagamento del petrolio e di altre materie prime avviene utilizzando i dollari, garantendo, così, una domanda di questa valuta, proveniente dall'estero, che serve a sostenere il cambio. Il prezzo è stabilito per barile e subisce delle continue variazioni essendo condizionato da più variabili. (tra queste variabili possiamo individuare la guerra civile che ha coinvolto i Paesi del Nord Africa nella primavera 2001). L’OPEC, ha la facoltà di negoziare con le compagnie petrolifere la produzione, la concessione eil prezzo del greggio. Dal 2008, vi è stato un ampio aumento del prezzo del petrolio, 13


che è passato da 90 $ al barilenel febbraio 2008 a un massimo di 147.27 $ nel luglio dello stesso anno. Questa bolla speculativa, è andata poi a calare a causa della crisi economica. Un lieve aumento si è ripresentato tra il 2009 e il 2010, anno in cui abbiamo avuto una stabilizzazione dei prezzi. ( http://www.wallstreetitalia.com/article/443424/petrolio-le-quotazioni-in-tempo-reale.aspx ).

Di seguito presentiamo la quotazione dei futures al New York Mercantile Exchange con consegna luglio 2011:

Prezzi del Petrolio by OIL-PRICE.NET © Prezzo

Variazione

12:02 - $ 98.23 Min/Max

1.58 1.64%

Scambi

Volume

137,355 216,606

Apertura 52 settimane Previsione a 1 anno

96.99 - 99.42 97.04

71.32 - 114.18 $113 / Barile

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CAPITOLO 4 IL PROBLEMA ENERGETICO E LE ENERGIE RINNOVABILI L’uomo ha sempre avuto problemi a procacciare l’energia utile. La prima fonte utilizzata fu quella della forza muscolare umana o animale. Prima della rivoluzione industriale, una delle fonti di energia utilizzataeraquella dell'energia termica, presente sin dalla scoperta del fuoco. Successivamente, si utilizzarono altre forme di energia, come quella eolica ( per la navigazione), o quella idrica ( per far girare le macine dei mulini ). Col processo tecnologico, dal settecento in poi, l’energia termica fu trasformata in energia meccanica, con l’invenzione della macchina a vapore. Altri cambiamenti si verificarono, con l’aggiunta di nuove risorse energetiche, oltre a quella classica del legno. : vedi il carbone e gli idrocarburi ( dal ‘900 ). La rivoluzione energetica portò anche a dei cambiamenti a livello sociale., comel’avvento delle macchine che andavano a sostituire il lavoro dell’uomo, velocizzando i processi produttivi, e che incisero inoltre sull’abolizione della schiavitù. Alla fine dell’800, vi fu un’ulteriore svolta in questo campo.:l’invenzione dell’energia elettrica e, poco dopo, della macchina. Nuove risorse energetiche affiancarono il carbone, tra queste il petrolio e il gas. L'energia meccanica viene prodotta dai motori ad energia elettrica e dai motori a combustione a petrolio o gas. In questo periodo, le energie rinnovabili caddero in disuso, ma dalla seconda metà del ‘900, con la scoperta dell’energia nucleare, tornarono ad avere un ruolo importante nel campo dell’energia ( fotovoltaico, eolico, idroelettrico, geotermia ). Il ‘900 non fu solo un secolo di innovazioni tecnologiche, ma anche quello di un crescente consumo energetico. Ci si rese anche conto, però, della scarsità delle risorse d'energia fossili, e questo accadde soprattutto negli anni '70 con le crisi e gli shock petroliferi. Il costo delle risorse di energia fossile ancora oggipermane basso. Un altro fattore che caratterizza questo settore, è la distribuzione di energia a livello globale. La maggior parte del consumo di energia proviene dai paesi industrializzati, che sono solo il 20 % dei paesi mondiali. Il resto della popolazione continua ad utilizzare risorse energetiche primitive, come il legno o lo sterco essiccato. Viviamo in un epoca in cui il dibattito sulle energie da utilizzare è sempre acceso:tra chi opta per l’utilizzo di energie rinnovabili, e chi vorrebbe si utilizzasse l’energia nucleare. Bisogna anche tener presente che alcune risorse, come il petrolio e i gas naturali, sono risorse finite che prima o poi andranno ad esaurirsi(http://www.ecoage.it/il-problema-energetico-nella-storia.htm). 15


CAPITOLO 5 LA LIBIA La Libia è uno stato del Nord Africa che, a partire dal metà del XX secolo ad oggi, è stato ed è molto importante per quanto riguarda le risorse energetiche, sia per l’economia europea che per quella mondiale. Prima degli anni cinquanta del XX secolo, era considerato uno dei paesi più poveri del mondo, soprattutto a causa dell'improduttività del territorio. Ma già nel 1977, registrava il reddito annuo pro capite più elevato del continente africano, grazie allo sfruttamento dei grandi giacimenti di petrolio, iniziato nel 1959 e nazionalizzato dopo il 1970. La scoperta del petrolio in Libia, risale al 1959. Negli anni precedenti, questo Paese si trovava ad essere tra i più poveri al mondo, a dover fronteggiare un altissimo tasso di analfabetismo, e disoccupazione, una quasi totale assenza di scambi commerciali e un reddito pro capite di 25 dollari l’anno. Subito dopo l’indipendenza dai paesi colonizzatori, ottenuta il 24 dicembre 1951, la Libia, riuscì a mantenersi solo grazie all’assistenza tecnica proveniente dall’estero, principalmente offerta da Stati Uniti, Regno Unito e Italia. La scoperta del petrolio di ottima qualità, fece si che la monarchia si trovasse improvvisamente a gestire enormi flussi di entrate, ma nonostante l’aumento degli introiti, non riuscì a costruire un apparato economico, politico e commerciale adeguato. Fu proprio in questo periodo che la Libia strinse rapporti economici e commerciali con le potenze economiche che l’avevano aiutata subito dopo l’indipendenza. Questo avvenne soprattutto con gli Stati Uniti, che intervennero nello sviluppo dell’industria petrolifera libica, tanto da diventarne il maggior beneficiario in cambio dell’uso di basi militari. I mutamenti economici del Paese, dovuti alla scoperta di risorse petrolifere, portarono a dei grandi cambiamenti politici. Infatti, nel 1963, re Idris, (all’epoca a capo della Libia), fu quasi costretto all’unificazione del Paese, sotto la spinta delle compagnie petrolifere di armonizzare le leggi e le pratiche burocratiche all’interno del Paese. Il 1° settembre 1969, però, ci fu un colpo di Stato che pose fine alla monarchia che cambiò il destino del Paese.( Karim Mezran, Silvia Colombo, Saskia van Genugten, L’africa Mediterranea, Donzelli Editore, Roma, 2011 )

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5.1 Le risorse La Libia è uno Stato dell’Africa settentrionale che si affaccia sul Mar Mediterraneo, una regione di grande importanza, sia per la sua posizione geografica, sia per le risorse che possiede. È suddivisa in tre regioni principali : la Tripolitania, dove si trova la capitale Tripoli, e la Cirenaica, entrambe sul Mar Mediterraneo, e infine il Fezzan, la zona desertica. L’importanza della Libia nel panorama internazionale, è data dalla presenza di numerose risorse nel Paese,come il petrolio e i gas naturali. La scoperta dei primi giacimenti di petrolio risalgono al 1959, quando fu perforato il primo pozzo nella parte occidentale della regione del Fezzan. Da recenti analisi si stima che in Libia siano disponibili, sottoforma di riserve, circa 45 miliardi di barili di greggio, per una produzione quotidiana di poco inferiore a 1,9 milioni di barili al giorno.

In Libia, oltre al petrolio, sta acquisendo sempre più rilevanza il settore del gas. La Libia, infatti, è il quarto Paese in Africa per riserve di gas, e il secondo al mondo nell’esportazione di gas naturale liquefatto, il GNL. Il governo libico sta puntando parecchio sulle potenzialità di questo settore, sia per l’utilizzo interno che per le esportazioni. Le riserve di gas naturale sono, attualmente stimate, secondo l'Opec, in 1.540 miliardi di metri cubi. In tre anni, il paese ha quasi raddoppiato le sue esportazioni di gas, passando dai 5,4 miliardi di metri cubi del 2005 a oltre 10 miliardi.Tra i

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principali bacini di estrazione del gas naturale del Paese si possono citare Attahadi, Defa-Waha, Hatiba, Zelten, Sahl, e Assumud. (http://www.agienergia.it/Notizia.aspx?idd=460&id=45&ante=0 ) Un ulteriore risorsa, presente sul territorio libico, è l’acqua. Negli anni ’80 venne scoperto un enorme lago sotterraneo nel sottosuolo sahariano per un’area di 88 mila chilometri quadrati, e abbastanza grande da irrigare 400 mila ettari di terreno per 800 anni. Il leader libico Gheddafi, decise di investire un ingente somma sulla nuova scoperta, facendo costruire un’enorme rete di infrastrutture per ridistribuire le risorse idriche in tutto il Paese(Gruppo Editoriale L’Espresso, Limes, La Guerra di Libia, Roma, 2011)

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5.2 Mu’ammar Gheddafi Il 1° settembre 1969, Mu’ammar Gheddafi, si autoproclamò colonnello e comandante in capo delle Forze armate libiche, e anche leader del Consiglio del comando rivoluzionario, cioè del massimo organo di governo della nuova Repubblica Araba Libica. Il fatto che un giovane ufficiale di 27 anni fosse catapultato ai vertici di un paese tra i massimi produttori di petrolio (150 milioni di tonnellate di greggio all’anno), e che ospitava due basi aeree di importanza fondamentale per gli equilibri geopolitici e strategici degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, colse di sorpresa i principali attori internazionali. La politica e le ideologie di Gheddafi furono messe immediatamente in pratica ; egli si mostrò agli occhi degli altri leader, come una delle personalità più controverse e incisive del mondo arabo. I punti principali della sua politica erano: -

L’eliminazione delle basi straniere presenti sul territorio libico, che ottenne nel giugno del 1970 con il ritiro degli ultimi militari americani;

-

La nazionalizzazione delle principali compagnie petrolifere straniere operanti in Libia, così da ottenere l’effettiva proprietà delle enormi risorse energetiche del Paese.

Gheddafi, portava avanti le sue idee politiche, partendo dal principio che “il popolo libico aveva vissuto senza petrolio per cinquemila anni e poteva farne ancora a meno ancora per qualche anno pur di veder riconosciuti i propri diritti”. In sostanza, fu proprio attraverso l’uso del petrolio che si fece valere e rispettare, sia all’interno del mondo arabo, che dagli avversari in campo internazionale. Fu nel 1973 che Gheddafi concretizzò la nazionalizzazione degli interessi e delle proprietà delle nove maggiori compagnie internazionali operanti in Libia, affidando alla libica National Oil Company il controllo del livello di produzione, raffinazione e distribuzione del 70 % del petrolio della Libia. Vi fu un drastico aumento delle entrate, attraverso i petrodollari, che vennero utilizzate per potenziare l’arsenale bellico (Gruppo Editoriale L’Espresso, Limes, La Guerra di Libia, Roma, 2011). I primi limiti del governo libico, però, si manifestarono con il quadruplicarsi del prezzo del petrolio, con un conseguente aumento dell’inflazione. Si notò la totale incapacità nell’affrontare questioni macroeconomiche a lungo termine, o a livello monetario e finanziario. A partire dagli anni ’80, però, la figura di Gheddafi e la posizione economica della Libia cambiarono. Infatti, i rapporti con i Paesi occidentali iniziarono ad incrinarsi, sino ad arrivare alla guerra civile del marzo 2011 .Ne è la 19


prova, l’embargo sulle esportazioni di petrolio alla Libia, imposto dagli Stati Uniti nel 1982, atto poi seguito da numerose altre azioni di distacco da parte di altre nazioni occidentali, che scaturirono in una serie di attacchi terroristici che vennero attribuiti alla Libia e a Gheddafi.(Karim Mezran, Silvia Colombo, Saskia van Genugten, L’africa Mediterranea, Donzelli Editore, Roma, 2011)

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5.3 Le compagni presenti sul territorio libico In Libia, parecchie compagnie petrolifere straniere lavorano sul territorio, attingendo sia petrolio sia gas che vengono poi esportati in tutto il mondo. Il suo principale cliente è l'Italia, seguita da Germania, Francia e Spagna. Ma anche fuori dall'Europa il petrolio libico ha numerosi clienti, come la Cina, ina, che acquista gli stessi volumi che acquista la Francia, e poi gli Usa, il Brasile e l'India. Prima che Gheddafi prendesse il potere, la Libia era una colonia le cui risorse venivano sfruttate dalle più grandi potenze coloniali quali, Gran Bretagna, Olanda, Ol Francia,, Stati Uniti e, in questo caso particolare, l’Italia.. Più tardi, però, con Gheddafi al potere furono applicate delle modifiche alla politica petrolifera del paese. Vi fu la totale nazionalizzazione degli interessi e delle proprietà delle nove maggiori compagnie internazionali operanti in Libia, soprattutto quelle britanniche e americane. icane. Nel febbraio del 1974, il Colonnello ello decise di affidare a una compagnia di d bandiera libica, la Nationall Oil Company (Noc) (Noc , il controllo del livello delle produzione, duzione, raffinazione e distribuzione del 70 % del petrolio prodotto in Libia.(Gruppo Libia. Gruppo Editoriale L’Espresso, Limes, La Guerra di Libia, Roma, 2011).

Distribuzione delle compagnie petrolifere sul territorio libico, dopo la creazione della Noc.

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Solo alla fine degli anni ’80, a causa dell’aggravarsi delle condizioni economiche del Paese, per l’abbassamento dei prezzi del petrolio e dell’embargo, la Libia iniziò ad attuare un programma di liberalizzazione economica . In questo modo, si cercava di ridimensionare il ruolo dello Stato nella gestione economica e di migliorare il funzionamento di alcuni settori. La Libia ha visto tornare tutti i colossi petroliferi occidentali in cerca di greggio: sono stati circa 40 gli operatori stranieri che hanno partecipato a quattro gare per l'assegnazione dei diritti di esplorazione. Tra le principali compagnie si ricordano : la Shell (compagnia anglo-olandese, terza al mondo con attività di estrazione e commercializzazione di petrolio, gas e idrogeno), la Total (francese), la Exxon Mobil Corporation (Stati Uniti), e l’italiana Eni S.p.A. Con l’apertura delle frontiere, anche le prospettive del settore del gas stanno andando ad espandersi, attraverso diverse gare d’appalto per la aziende Gas&Oil straniere. Nonostante questo, continuano a sussistere, all’interno del governo libico, esponenti con idee contrarie alla liberalizzazione e che sostengono che debba essere la Libia a mantenere il maggior controllo possibile sulle scelte strategiche riguardanti tutta la filiera produttiva, dall’estrazione all’export, cercando al contempo di limitare la crescente influenza assunta dalle imprese private straniere. (Gruppo Editoriale L’Espresso, Limes, La Guerra di Libia, Roma, 2011).

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5.4 Rapporti Libia – Italia La Libia è stata colonia italiana dal 1911 al 1947, e, tra l’altro, ufficialmente colonia unica dal 1934 al 1939. La conquista della Libia, da parte dell’Italia, ebbe inizio quando Giolitti, nel 1911, inviò delle truppe di marinai italiani in Tripolitania e Cirenaica, per sconfiggere l’Esercito Ottomano. Con l’avvento di Mussolini, l’aspirazione colonizzatrice italiana crebbe ancora di più. Fu così, che negli anni trenta, vennero inviati numerosi cittadini italiani sul territorio libico, con il compito di attuare alcuni cambiamenti. Vennero effettuate delle opere di bonifica del paese, e importate numerose innovazioni per il campo agricolo. Oltre a questo, furono costruiti strade, ponti e ferrovie che garantirono trasporti più celeri e delle vie di comunicazione più sicure. Ovviamente, la colonizzazione italiana, non fu assolutamente del tutto pacifica e totalmente accettata dalle popolazioni native. In più, la seconda guerra mondiale devastò anche la Libia, e molti italiani che vi si erano stanziati , furono costretti a rimpatriare. Attualmente, gli italiani in Libia sono 22530 e lavorano principalmente presso imprese petrolifere. Con il Trattato del 1947, l’Italia fu costretta a rinunciare a tutte le sue colonie, compresa la Libia. Inoltre, a causa del colpo di Stato che portò al potere il colonnello Gheddafi, la situazione per gli italiani che vivevano nel paese mutò, e molti di loro furono costretti ad espatriare. Negli ultimi anni, dopo il riavvicinamento tra l'Occidente e la Libia, e la fine dell'embargo economico, alcuni italiani dell'epoca coloniale sono ritornati in Libia. ( http://www.zeriba.net/nuovo%20sito/STORIA%20DELLA%20LIBIA.htm ) I rapporti tra l’ex colonia e l’Italia, una volta dichiarata l’indipendenza della Libia, erano caratterizzati da lunghe discussioni relative ad alcuni indennizzi. Il paese nord-africano, infatti, riteneva di dover ricevere delle compensazioni da parte dell’Italia, per i danni subiti durante la colonizzazione, sia contro i cittadini libici, che per lo sfruttamento del territorio e delle sue risorse. Dall’altra parte, invece, l’Italia chiedeva dei risarcimenti per i cittadini italiani ai quali erano stati presi case e beni, subito dopo il colpo di Stato libico. Dopo lunghe trattative, si è arrivati a un accordo nell’estate del 2008. In base a questo trattato, l'Italiasi è impegnata a pagare 5 miliardi di dollari in 20 anni attraverso investimenti e progetti di cooperazione nell'ex colonia italiana. Cifra che arriva da una tassazione aggiuntiva sulle aziende petrolifere italiane che operano in Libia, e in particolare sull'Eni. Inoltre, diversi soggetti libici hanno effettuato investimenti importanti sul mercato italiano, diventando oggi azionisti tra l'altro della stessa Eni. 23


La Libia rappresenta per l'Italia un importante esportatore di petrolio, e, in chiave futura anche di gas, e l'Eni è il principale operatore petrolifero del paese, con una media di 550mila barili al giorno e ha siglato nuovi accordi su gas e petrolio con Tripoli, che proteggerà la posizione privilegiata dell'azienda italiana almeno fino al 2047. ( http://temi.repubblica.it/limes/italia-e-libia-una-storia-di-soldi-petrolio-e-migranti/4938 )

L'Eni, ex Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), è un'azienda creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel 1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei, convertita in società per azioni nel 1992. È il quinto gruppo petrolifero mondiale per giro d'affari, dietro Exxon Mobil, BP, Shell e Total, ed è attiva nei settori del petrolio, del gas naturale, della petrolchimica, della generazione e produzione di energia elettrica e dell'ingegneria e costruzioni. Quest’azienda è presente in Libia dal 1959 ed è il primo operatore internazionale di idrocarburi, con una produzione giornaliera tra liquidi e gassosi. L’attività di Eni in Libia è suddivisa in sei aree che si espandono dal deserto libico orientale alla zona mediterranea di Tripoli.

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(http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2011-02-23/oleodotti-libia-mappa-infrastrutture170558.shtml ) Uno dei più importanti progetti che son stati realizzati tra la Libia e l’Italia è il Greenstream, il più lungo gasdotto sottomarino mai realizzato nel Mediterraneo, realizzato tra il 2003 e il 2004: ha un diametro di 32", è lungo circa 520 Km e attraversa il mare in punti dove la profondità dell'acqua raggiunge 1.127 metri. Parte dalla Stazione di Compressione di Mellitah, sulla costa libica, e arriva sino al Terminale di Ricevimento a Gela, in Sicilia. A pieno regime il Greenstream trasporterà 8 miliardi di metri cubi di gas naturale l'anno. ( http://www.eni.com/it_IT/innovazione-tecnologia/progetti/greenstream/greenstream.shtml ) 14 luglio 2011 “ È notizia di oggi che il regime di Gheddafi ha annunciato il blocco totale della collaborazione energetica con l'Italia e ha deciso che in futuro non saranno più firmati accordi con l'Eni come ritorsione per la partecipazione italiana alle missioni della Nato. Lo ha annunciato il primo ministro Baghdadi al-Mahmoudi nel corso di una conferenza stampa criticando il nostro Paese per aver violato il patto di non aggressione firmato tre anni fa con la Libia. "Noi non avremo più un partenariato con l'Eni e l'Italia non otterrà, per il futuro, nessuna partecipazione nei contratti petroliferi in Libia", ha continuato Bagdadi al-Mahmoudi, secondo il quale gli investimenti dell'Eni nel settore petrolifero, in Libia, ammontano a 30 miliardi di dollari. "Siamo noi che non vogliamo e non possiamo fare contratti" con Tripoli, "sono sotto embargo", ha replicato Frattini.” (http://www.repubblica.it/esteri/2011/07/14/news/libia_gheddafi_ha_le_ore_contate19121200/?ref=HREC1-10 )

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5.5 La guerra civile libica La guerra civile in Libia ha creato parecchie difficoltà nella gestione del petrolio. Infatti, subito dopo lo scoppio delle proteste, e lo schierarsi delle grandi potenze occidentali, l’Eni chiude il gasdotto Greenstream. Inoltre, il colonnello Gheddafi, minaccia di favorire altri Paesi come la Cina e la Russia, iniziando una vera e propria guerra contro Europa e Stati Uniti. La rivolta libica è scoppiata il 17 febbraio 2011, a seguito delle altre già manifestatesi in Egitto, Marocco e Tunisia. Si tratta di una guerra civile ancora in corso, ed è un vero e proprio scontro tra il colonnello Gheddafi e i ribelli di Bengasi e Sirte, città della Cirenaica. I ribelli libici vengono appoggiati dalla comunità internazionale. Gli ultimi giorni di febbraio, Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna posizionano le proprie marine nel Mar Mediterraneo, così da poter garantire un intervento immediato in caso di attacco da parte della Libia. Prima ad intervenire la Francia. La reazione dell’Italia è un po’ più lenta e molto insicura. Un attacco alla Libia significa perdere il precedenza su determinati interessi economici, che ovviamente riguardano giacimenti di petrolio e gas naturale. Si insinua addirittura il dubbio che la tempestività dell’attacco francese sia dato dalla volontà di togliere certi privilegi all’Italia così da accaparrarseli. Viene dichiarata la no fly-zone sui cieli libici, e vengono congelati tutti i beni della famiglia Gheddafi. È stata anche aperta, dalla Corte Penale Internazionale, un’inchiesta contro il colonello per crimini contro l’umanità in Libia. ( Gruppo Editoriale L’Espresso, Limes, La Guerra di Libia, Roma, 2011) Le rivolte libiche, ma anche di tutti gli altri Paesi del Nord Africa, hanno come conseguenza gli aumenti del prezzo del petrolio dei giorni precedenti. Ancora oggi, il costo del greggio continua la sua salita, sospinta dall'incertezza della situazione nelle regioni nordafricana e in Vicino Oriente. Il Fondo Monetario Internazionale, oltretutto, rivede al rialzo le stime sui prezzi del petrolio per l'anno 2011.

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CONCLUSIONI Nel presente lavoro si è cercato di spiegare l’importanza delle risorse energetiche nella nostra società, e di come la guerra civile divampata in un’area ristretta del mondo, abbia causato delle conseguenze a livello internazionale. La Geopolitica è una materia estremamente importante per tutti i popoli, e abbiamo potuto constatare come una politica sbagliata di rapporti esteri, possa causaredelle forti conseguenze. Ne è un esempio la recente dichiarazione del colonello Gheddafi, che il 14 luglio ha deciso di voler bloccare ogni forma di accordo energetico con l’Italia. Il nostro Paese, infatti, è rimasto spiazzato dalla guerra civile scoppiata in Libia, e sin da subito, la posizione italiana sul conflitto, è stata molto traballante. Il governo libico, col quale l’Italia aveva stretto dei legami molto forti (tanto da aver accordato di garantire una posizione privilegiata all’azienda italiana Eni nel campo dell’energia petrolifera e dei gas naturali, sino al 2047), non ha apprezzato il modo in cui il nostro Paese ha gestito la vicenda e ha cancellato ogni tipo di accordo energetico sancito con l’Italia. Credo che sia necessario riflettere su quello che sta accadendo, così da poter ottenere una soluzione ai nostri problemi energetici. Come è ovvio, qualsiasi forma di risorsa, se eccessivamente sfruttata e mal gestita, si esaurisce velocemente, e l’uomo deve trovare delle alternative non nocive per evitare la totale crisi del settore energetico. L’Italia è uno dei Paesi che più risente della guerra civile libica, e sta avendo molte difficolta ad affrontare la situazione. Siamo molto dipendenti da questo Paese, ed è giusto attendere per vedere come la situazione andrà ad evolversi. Le questioni geopolitiche e la crisi energetica, però, non ha colpito solo l’Italia, ma anche le altre grandi potenze Occidentali. Negli ultimi mesi, il prezzo del petrolio al barile è aumentato vertiginosamente, e non ha ancora raggiunto una stabilità, e questo fattore va a sommarsi alla già esistente crisi economica. Inoltre, non è da tralasciare il contagioso andamento delle rivolte in tutti i Paesi del Nord Africa e dell’Arabia. Questo fa riflettere su quanto i limiti geografici e sociali siano valicabili, e facciano sì che la crisi di un popolo ne coinvolga tanti altri, in un’epoca in cui la globalizzazione la fa da padrona.

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA • Gruppo Editoriale L’Espresso, Limes, La Guerra di Libia, Roma, 2011

• Karim Mezran, Silvia Colombo, Saskia Van Genugten, L’Africa Mediterranea, Donzelli Editore, Roma, 2011

• Pedde Nicola, Geopolitica dell’energia, Carrocci Editore, Roma, 2001

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http://temi.repubblica.it/limes/

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RINGRAZIAMENTI Innanzitutto, vorrei ringraziare la mia famiglia che mi ha sostenuto in questi tre anni, dandomi anche la possibilità di vivere un’esperienza fantastica, che è quella dell’Erasmus. Un ringraziamento speciale va a Gabriele, il mio ragazzo, che mi sostiene con molta pazienzain ogni circostanza, e lo ha dimostrato in questi anni di studio sino alla redazione della tesi. Vorrei, inoltre, ringraziare Anna, Andrea Marco ed Enrico che hanno studiato con me, e mi hanno anche aiutato a superare le difficoltà universitarie. E poi, non ultime, non posso dimenticare le mie amiche, Burrai, Pacifica, Salis, Ruggias e Anna con le quali ho condiviso momenti indimenticabili. Rivolgo l’ultimo ringraziamento alla mia relatrice, Professoressa Brunella Brundu, che si è dimostrata davvero gentile e disponibile durante tutto il periodo di stesura della tesi.

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