COMUNE DI PISA
Cin…Cin…quant’anni a Pisa CELEBRAZIONE DEI 50 ANNI DI MATRIMONIO DELLE COPPIE PISANE
INTERVENTO DI SALUTO DEL VICESINDACO PAOLO GHEZZI CASCINE VECCHIE - SAN ROSSORE – PISA 23 MAGGIO 2015
L’uomo doveva ancora conquistare la luna che era, nel 1965, ancora oggetto di sguardi e sogni da innamorati. Qualcosa sembrava però annunciare gli eventi degli anni successivi se è vero che il 23 settembre un U.F.O. fu scorto sorvolare la città messicana di Cuernavaca facendo cadere tutto il grande centro abitato nell’oscurità. La stampa locale associò immediatamente i due fatti cui diede notevole autorevolezza la testimonianza oculare del Governatore dello Stato Emilio Riva Palacio. Più drammatica, ma forse non dovuta agli alieni, fu l’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica tra New York, Boston e Toronto il 9 novembre successivo. Quella sera ben otto stati della Federazione e la Provincia canadese dell’Ontario, precipitarono nel totale buio a causa di un malfunzionamento nella centrale elettrica del Niagara. Dopo la grande commozione per la morte di Papa Giovanni XXIII, il “Papa Buono” morto nel giugno 1963, l’Italia si era ormai abituata al suo successore, Giovanni Battista Montini, in arte Papa Paolo VI, che proprio quell’anno, per la prima volta, si recò all’ONU presentandosi come “esperto di umanità” e con la citazione “mai più guerre”. Contemporaneamente, il suo cardinale Spellman, dopo i primi bombardamenti di gennaio, benediceva la partenza dei valorosi soldati americani in partenza
per la
tragica guerra del Vietnam con le parole “Gli USA combattono una guerra Santa e Voi state servendo non solo il vostro paese ma state servendo Dio; Voi difendete la causa di Dio”. Nell’anno in cui la Santa Messa iniziava ad essere celebrata in italiano e non più in solo latino, chiudeva il concilio Vaticano II avviato nel 1962 con Giovanni XXIII e, ironia della sorte nell’anno della guerra in Vietnam, l’Unicef veniva insignita del Premio Nobel per la pace.
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Erano anni di guerra fredda con attori nuovi che fecero la storia di quegli anni: negli Stati Uniti il presidente Johnson, che aveva preso l’anno prima il posto dell’amatissimo John Kennedy, era stato riconfermato nelle elezioni di Novembre e proprio all’inizio del 1965 tenne il suo discorso di insediamento davanti a oltre 1 milione e 200.000 americani. In Russia Breznev aveva ormai consolidato la successione dell’anno precedente all’inossidabile Chruscev e Charles de Gaulle continuava indisturbato il suo governo in Francia alla cui testa veniva riconfermato anche nel mese di Dicembre. In Cina, Mao Tse Tung poneva sotto accusa i vertici del partito comunista dando vita alla “rivoluzione culturale cinese”. Fu l’anno del colpo di stato in Algeria, del comandante Supremo Mobutu in Congo, dell’indipendenza di Singapore, dell’ascesa del Presidente Marcos nelle Filippine, della crisi tra India e Pakistan per il controllo del Kashmir che degenerò in un conflitto militare, del cambio di bandiera del Canada che introdusse la foglia di acero su sfondo rosso e bianco. La Malaysia entrò a far parte dell’Onu e l’Indonesia, per protesta, si ritirò. A settembre Charles de Gaulle annunciò l’uscita della Francia dalla Nato e a Londra morirono Thomas Eliot e Winston Churchill. Nel mese di febbraio a Washington di fronte a una platea di 400 persone, veniva assassinato, con 16 colpi, Malcom X e a sparargli erano stati i suoi ex confratelli del gruppo dei Musulmani neri. In sala c’era anche la moglie incinta e i quattro figli. Un paio di giorni prima, aveva detto: «È il tempo dei martiri e io sarò uno di loro, per la causa della fratellanza: l’unica cosa che può salvare la nazione». In Italia, intanto, era il tempo di Aldo Moro presidente del Consiglio, con l’interim del ministero degli esteri fino all’affidamento dell’incarico ad Amintore Fanfani che, nell’autunno, sarà anche eletto Presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU ma, a dicembre, dovrà dimettersi per l’intervista di Giorgio La Pira al Borghese. Il suo vice era Pietro Nenni e Giulio Andreotti era un giovane ministro della difesa. Pochi mesi prima, nel 1964, era scomparso Palmiro Togliatti, dal 1927 alla guida del Partito Comunista Italiano, e proprio alla fine dello stesso anno il Presidente della Repubblica in carica, Pietro Nenni, era stato sostituito dall’allora ministro degli esteri in carica Giuseppe Saragat che, eletto dopo 21 votazioni ed oltre 40 ore di Consiglio, nel 1965 svolgeva il suo primo anno di mandato.
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La popolazione era di poco superiore ai 50 milioni di cui il 40% attivi con un lavoro e da poco tempo l’impiego nell’industria superava quello in agricoltura. Un operaio guadagnava già 86.000 Lire al mese. Solo nell’anno precedente il 15% in meno. Un insegnante di scuola media guadagnava circa 110 mila lire al mese, un chilo di pasta costava 245 lire, una scatola di cerini 50 lire e dieci nazionali 90 lire. il Corriere della Sera costava 50 lire e lo leggevano ancora in pochi. Il biglietto del tram costava 50 Lire e lo dovevano prendere ancora in tanti; un litro di latte costava 130 lire, un chilo di pane 170 lire, un caffè, ma lo si prendeva ogni tanto, 60 lire, un grammo d’oro poco più di 800 lire. Un vestito di buona qualità costava 35.000 Lire ed un paio di scarpe 6000 Lire. La benzina, invece, era già allora cara e costava oltre 120 lire per ogni litro. Serviva per alimentare una Simca 1000 che ne costava 965.000 o la nuova Fiat 500 F che ne costava 475.000 e che, con la novità dell’apertura invertita delle portiere incernierate sull’anteriore, prendeva il posto della serie D dopo 642 mila vetture prodotte. La Fiat vendeva 4 mila vetture al giorno e a Milano veniva immatricolata la milionesima auto (targa: MI A0 0000). Le macchine in circolazione erano poco più di 5 milioni pari a meno di 100 autovetture per mille abitanti: oggi sono oltre 50 milioni ed a Roma, per esempio, sono oltre 700 ogni mille abitanti. Eppure c’era odore di crisi e la immatricolazione di auto era diminuita nel 1965 a 792.000 unità rispetto alle 916.000 dell’anno precedente. Si pensava che il "boom economico" degli anni precedenti potesse essere eterno: il 55% delle famiglie italiane possedeva un televisore, il 58% un frigorifero, il 25% una lavatrice anche se, senza alcun dubbio, doveva ancora finire di pagarle. La speranza di vita alla nascita degli uomini era di 69 anni mentre quella delle donne, come sempre più alta, superava i 72. Invece il 1964 aveva ufficializzato l’anno della conclamata crisi economica. Contrordine ragazzi e dietro front! Non più acquisto di beni durevoli ma investimenti nei beni di consumo che, tra l’altro, il nostro paese si stava attrezzando per produrre. Cominciarono, così, a nascere piccoli e medi imprenditori che sapranno organizzarsi e vendere di tutto nella piccola, media e poi grande distribuzione. Se il costo del denaro, pochi anni prima, non superava il 6%, nel 1965 l’incremento fu sostanzioso: fino a sfiorare il 18%. Le misure economiche dell’anno precedente erano state drastiche: tasse sull’auto e sulle imbarcazioni; contenimento della distribuzione; divieto di costruzione di
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case di lusso; cedolare secca del 30% su tutte le azioni ridotta poi al 5% su quelle nominali; sospensione della scala mobile. La ricetta del governo aveva portato ad aumenti salariali importanti ma anche alla riduzione delle esportazioni e della produzione, alla fuga di capitali all’estero che, probabilmente, non sono ancora oggi ritornati. Ecco che nel 1965 nascevano accordi bilaterali tra Italia e Svizzera e venne introdotto l’obbligo di un permesso per varcare la frontiera; che il presidente del Consiglio invitava costantemente i sindacati a ridurre le pretese di adeguamento salariale e che, miracolosamente, il quotidiano economico inglese Financial Times assegnava alla lira italiana «l’Oscar della moneta» per la capacità di ripresa dimostrata dalla nostra valuta, dopo la crisi dell’inverno 1964. Un anno non semplice, dunque, che seppe però recuperare, con alcuni particolari, i propri toni di dolcezza. Fu, l’anno in cui venne pubblicata la nuova rivista a fumetti Linus e che l’Italia scoprì la passione per la lettura con i libri della Tascabili Mondadori. Uscivano una volta a settimana e costavano 350 lire. In pratica, come cinque caffè o un biglietto per il cinema. Gli Oscar, “i libri-transistor che fanno biblioteca”, presentavano settimanalmente i capolavori della letteratura e le storie più avvincenti in edizione integrale super economica per il tempo libero. Nelle edicole, sempre in tema, usciva un nuovo quotidiano. Si chiamava Il Sole 24 ore. Erano anni di dolce vita e dopo l’ennesima nottata di follie, all’alba, Porfirio Rubirosa si schiantava con la sua Ferrari decappottabile contro un albero del Bois de Boulogne, a Parigi. Alto, abbronzato, elegante, campione di polo, pilota di aerei e di macchine sportive, ma soprattutto straordinario seduttore. Porfirio, di matrimoni e donne se ne intendeva: si sposò ben 5 volte e, facendo onore al suo soprannome “il sempre pronto” aveva avuto storie con le donne più belle del mondo: Ava Gardner, Rita Hayworth, Zsa Zsa Gabor, Marilyn Monroe, Christina Onassis, l’ex imperatrice Soraya, Evita. Alla sua scomparsa, a Nizza, si aggiunse quella della “ Bella Otero”, al secolo, Agustina Otero Iglesias che aveva conquistato principi, re, governanti e milionari. Lei, però, di anno ne aveva 97.
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Nello stesso anno Silvio Berlusconi, sposava Carla Dall’Oglio dopo averla incontrata davanti alla Stazione centrale di Milano mentre Lei aspettava l’autobus. Fu un colpo di fulmine e all’ingresso dell’hotel Gallia, dove si svolgeva il pranzo di nozze, il giovane Berlusconi, già allora presidente della società sportiva Torrescalla-Edilnord, fece trovare agli invitati tutta la squadra schierata in tenuta. Mentre sul lago Maggiore, a Locarno, un piccolo sommergibile turistico, lo Squalo tigre, scompariva durante il collaudo, vicino Treviso, quattro fratelli, fondavano una nuova azienda di abbigliamento con il nome di United Colors of Benetton. Dopo 95 ore, Walter Bonatti arrivava sulla cima del Cervino, scalando in solitaria, per la prima volta, la parete nord: la cosiddetta “Direttissima”. All’ospedale Regina Margherita di Torino, l’equipe del professor Luigi Solerio separava Santina e Giuseppina Foglia, due sorelline siamesi di 7 anni nate unite per la schiena e al Bema di New York veniva presentato dall’Olivetti “il primo computer da tavolo del mondo”: la “Programma 101” ed era opera di un italiano: Piergiorgio Perotto. Se nell’anno precedente, la Valle d’Aosta era stata messa in comunicazione con il Cantone svizzero Vallese attraverso il foro del San Bernardo ed era stata inaugurata l’Autostrada del Sole, nel 1965 Giuseppe Saragat e Charles De Gaulle inauguravano la galleria stradale più lunga al mondo: il traforo del Monte Bianco che collega Chamonix con Courmayeur. Nello stesso anno venivano anche varati i transatlantici Raffaello e Michelangelo. E se oggi ci lamentiamo della follia meteorologica, in quell’anno
a Roma nevicò
parecchio e la città fu bloccata con chiusura di Ciampino e Fiumicino, delle scuole e dei negozi mentre, pochi mesi dopo, violenti nubifragi sommersero la ferrovia Firenze-Roma con un primo bilancio che segnalò 40 morti e 5 dispersi. Mentre Cassius Clay difendeva in 60 secondi il titolo di campione del mondo dei pesi massimi contro Sonny Linston, allo stadio San Siro Nino Benvenuti, triestino ventisettenne, con un montante destro stendeva alla sesta rispesa Mazzinghi diventando campione mondiale dei pesi medi junior. Felice Gimondi vinceva il 39° Tour de France e, prima di lui, c’erano riusciti solo Ottavio Bottecchia, Gino Bartali e Fausto Coppi; l’Internazionale del grande Moratti,
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allenata dal “mago” Helenio Herrera, vinceva la seconda coppa dei Campioni consecutiva con il Benfica e, poco dopo, la seconda intercontinentale con lo spareggio contro l’Endependente e, ovviamente, anche lo Scudetto. Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri Piccchi; Jair, Mazzola, Milani, Suárez, Corso. Il vento nuovo arrivato dall’estero, con due movimenti folk-revival e il beat, aveva preso definitivamente piede. Il primo aveva portato con sé nella musica i temi politici con i suoi profeti Bob Dylan e Joan Baez. Il secondo, i fenomeni planetari Rolling Stones, in testa alle classifiche con Satisfaction, e i Beatles, che proprio nel 1965, per la prima volta sbarcarono in Italia con due date a Milano e due a Roma, spopolando e generando isterismo. Nel nostro Paese, l’industria della canzone era uscita definitivamente dalla crisi che l’aveva colpita negli anni precedenti; in un solo anno si vendettero 33 milioni di dischi, un 45 giri costava 600 lire e il fatturato globale del mercato discografico superava i 4 miliardi di lire. Crebbero i cabaret in quel di Milano: al Derby si esibiva Ornella Vanoni ed alla Lanternina i Gufi con lino Patruno e Nanni svampa. Nella capitale apriva il Piper Club con Patty Pravo che intonava “Bambola” e “Ragazzo triste”, alla Scala debuttavano in Romeo e Giulietta Rudolf Nureyev, e nella Bohème Luciano Pavarotti. Mina, presente in classifica con 8 dischi, cantava “E se domani” e “Un anno d’amore”, mentre Gianni Morandi intonava “Non son degno di te”. Nini Rosso, con la sua tromba, spopolava esibendosi nel “Silenzio” e Milva, che “non riusciva a rendersi conto della bravura dei Beatles, stupendosi che ci fosse gente che impazziva per loro”, era in Hit parade 33 giri con “i Canti della Libertà”. Mentre alla televisione debuttavano Bandiera Gialla, condotto da Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, e Specchio Segreto di Nanni Loy, il Festival di Sanremo, presentato per la terza volta da Mike Bongiorno, veniva vinto da Bobby Solo con “Se piangi se ridi” dopo il bagno di pubblico dell’anno prima, con “Una lacrima sul viso”. Il ballo dell’anno era il “Sirtaki” sbarcato in Italia sull’onda del successo del film “Zorba il Greco” con Anthony Quinn e Irene Papas. La Musica era la colonna sonora della vita degli Italiani ed in estate, quando la riviera romagnola veniva presa d’assalto
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a 1200 lire al giorno in pensione completa,
si ballava al ritmo delle musiche del
Cantagiro, di un “Un disco per l’estate” e del “Festivalbar”. Il 19° premio strega veniva vinto da Paolo Volponi con “La macchina Mondiale” edito da Garzanti mentre la terza edizione del premio Campiello da Mario Pomilio con “La compromissione”. Se 1964 era stato l’ anno di cinema con l’Oscar vinto da Federico Fellini con “Otto e mezzo”, il 1965 fu l’anno in cui, al Civic Auditorium di Santa Monica, di fronte a una platea di oltre 1.500 persone, Vittorio De Sica vinceva l’Oscar come migliore film straniero per “Ieri, oggi, domani”. Erano anni d’oro per il cinema con oltre 2000 film prodotti e 700 milioni di biglietti venduti in un anno. Tanti i film che hanno fatto la storia: il dott. Zivago con Omar Sharif, Giulietta degli spiriti di Federico Fellini, F.B.I Operazione gatto, Il Compagno Don Camillo di Comencini, la Mandragola di Lattuada, Casanova 70 di Mario Monicelli, L’Ombrellone di Dino Risi, per qualche dollaro in più di Sergio Leone ed il mitico Agente 007 in Tunderball-Operazione tuono. E’ in questa cornice che vi siete promessi fedeltà e coerenza. Senza cellulari, senza tablet né facebook, senza Iphone né twitter, senza internet né SMS, senza 999 canali televisivi cui aggiungere quelli a pagamento, senza pause caffè né ponti lunghi o vacanze invernali per spezzare la fatica; senza certezze ma con grande fiducia nel futuro e nel vostro legame. Nulla, nella vita, ci viene regalato. Ed il vostro legame che giunge a 50 anni ne è testimonianza. E’ prima di tutto frutto di una scelta iniziale consapevole. E di altre scelte successive che hanno ignorato, o scelto con sapienza, quei bivi che la vita vi ha posto di fronte. Dopo cinquant’anni di impegno e di investimento comune non è esagerato ritenere il vostro cammino uno degli esempi positivi su cui riflettere e da cui partire per pensare agli equilibri della società futura. Ed è per questo che ho pensato di organizzare un evento durante il quale celebrare i vostri cinquanta anni di matrimonio che testimoniano il successo di una scelta e di un progetto di vita comune. Ed è per questo che a voi, come ogni anno, dedico queste parole
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E’ quel progetto di vita su cui si fonda, spesso, anche la quotidianità dei vostri figli e dei vostri nipoti. E’ quell’esempio che oggi va gridato con forza perché intorno ad esso possono crescere i desideri di solidità e gratificazione delle giovani generazioni. Troppo spesso celebriamo e diamo enfasi ai diritti ed alle libertà assolute di scelta nell’ambito degli affetti e della costruzione dell’assetto sociale e trascuriamo il dovere di evidenziare anche i cammini attraverso il solco della normalità dei rapporti. Troppo spesso, nel tentativo anche comprensibile di dare equilibrio sociale alle conseguenze delle scelte disgreganti per la famiglia, rischiamo di trasmettere all’esterno messaggi contrastanti, se non addirittura negativi, nei confronti dei legami duraturi e stabili quasi fossero divenuti l’eccezione e non la regola cui tendere. La mia generazione, e le due che già l’hanno seguita, vivono il contrasto quotidiano di una diffusa disgregazione familiare, di un non facile equilibrio nei rapporti con i figli allorquando viene meno il legame tra i genitori, della lacerazione interiore che porta con sé il fallimento di un progetto di vita. Certo, ci si rialza, ci si appoggia agli affetti solidi rimasti, ci si affida ad un contesto sociale che accetta e comprende le dinamiche di cambiamento familiare e del suo assetto, spesso si ricostruisce un ambito sereno di condivisione di affetti. Ma anche in questo quadro dinamico, che assorbe energie e doveri sia politici che istituzionali, ci deve essere spazio per celebrare con festa e con gioia percorsi virtuosi che diventino obiettivo per il futuro. Abbiamo l’obbligo, e non solo il piacere, di evidenziare e celebrare l’impegno profuso per costruire un percorso che ancora oggi vi vede vicini, uniti e giustamente orgogliosi. Non è, questa, la festa dei facili sentimenti. Anzi. E’ l’occasione per ricordare insieme ai vostri affetti più cari che “costruire insieme”, è, a volte, rinuncia, compromesso e limitazione consapevole delle proprie libertà e richiede, sempre e comunque, fatica, rispetto reciproco ed intima conoscenza. E’ l’occasione per indicare una strada che per nessuno è mai stata in discesa ma che voi avete scelto di percorrere mano nella mano. Pisa 23 Maggio 2015
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