Conferenza moria platani def

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COMUNICATO-STAMPA ITALIA NOSTRA Sezione di Pisa: Conferenza del prof. Lorenzini sulla moria dei platani – Al fungo “killer” non ci sono cure – Stanno scomparendo i viali di Marina e di San Giuliano.

SALVIAMO I VIALI MONUMENTALI E TORNIAMO A PROGETTARE IL PAESAGGIO “L’uomo è il maggior pericolo, perché non usa misure di prevenzione adeguate e quindi diffonde la malattia” - Certificazione obbligatoria per gli addetti alla potatura – Un Piano del verde urbano Si è svolta nei giorni scorsi, presso l’Hotel Bonanno, la conferenza organizzata dalla Sezione di Pisa di Italia Nostra sul tema “Prima che l’ultimo Platano venga abbattuto”. Nella sua relazione il prof. Giacomo Lorenzini, Ordinario di Patologia vegetale presso l’Università di Pisa, Accademico dei Georgofili e insignito dell’Ordine del Cherubino, ha illustrato con rigore scientifico e con chiarezza divulgativa le cause che stanno portando all’estinzione di un albero prezioso, insostituibile nel nostro paesaggio. Nella nostra zona sono andati quasi del tutto distrutti beni straordinari come il Viale D’Annunzio e la via del Brennero da Pisa a San Giuliano Terme, ma anche l’“arborata cerchia” delle mura di Lucca. Il prof. Lorenzini ha spiegato che “il Platano è aggredito da un fungo ‘killer’ ( Ceratocystis platani), giunto dall’America del Nord probabilmente durante la seconda guerra mondiale attraverso casse di armi e viveri costruite con legno infetto, che viene propagato principalmente dall’uomo mediante l’utilizzo di attrezzi di potatura infetti. Il microfungo, superata la difesa corticale, si installa all’interno del sistema vascolare della pianta, rendendo impossibile il trasferimento dell’acqua dalle radici, senza lasciare scampo alla vittima: una pianta infetta è condannata a morte. Inoltre, il patogeno si propaga anche per innesto radicale, con la conseguenza che l’infezione di un albero in un filare della stessa specie porta in breve all’ammalarsi, in serie, delle piante vicine. Purtroppo, quindi, sono inevitabili, anzi necessari, i ricorrenti programmi di abbattimento delle piante infette, previsti anche per legge con vari decreti di lotta obbligatoria, che prevedono un contenimento del fenomeno, non più una sua eradicazione, ormai quasi impossibile nelle zone colonizzate da tempo dal patogeno, presente in zona almeno dagli anni 80 del secolo scorso”. Il Platano , meravigliosa pianta, ‘regina’ dell’arredo urbano, scelta per la sua bellezza ma anche per il suo rapido accrescimento e vigoria, sembra dunque condannato senza appello. “Anche se apparentemente essa cerca di reagire – “per disperazione” – ricacciando nuova vegetazione dalla base, in realtà questo tipo di attacco non dà scampo, e anzi il mantenimento della pianta infetta aumenta la possibilità di contagiare altri individui vicini”. Parlando dei rimedi possibili, il prof. Lorenzini ha affermato che: “La prima cosa da fare è salvare le piante rimaste. E per farlo occorre difenderle principalmente dall’uomo, che è il maggior pericolo per il Platano, in quanto veicolo dell’infezione mortale. Può sembrare incredibile, ma a fronte di leggi emanate dallo Stato che paiono vere “Grida” di manzoniana memoria, spesso gli addetti alla manutenzione e alla potatura degli alberi sani ed all’eventuale abbattimento degli alberi infetti non sono minimamente preparati, e non seguono nessuna delle numerose e stringenti misure di prevenzione (alcune delle quali tra l’altro di assai difficile e costosa applicazione), nemmeno le più banali quali la pulizia degli attrezzi”. Il Prof. Lorenzini ha quindi proposto la necessità di obbligare alla certificazione del personale chi opera in questo campo, in modo che sia fornito della formazione adeguata, in base alle indicazioni di emergenza contenute nel DM 29 febbraio 2012. Ha concluso l’intervento rammentando che “la civiltà di una nazione si giudica da come essa tratta i suoi alberi”.


“Cosa possiamo fare dunque?” Si è chiesta la prof.ssa Ewa Karwacka Codini, presidente della Sezione pisana di Italia Nostra, introducendo il dibattito. “Al rischio della scomparsa della specie si associa il pericolo della scomparsa dell’identità del luogo e dei valori che ne seguono. La perdita nella nostra zona di beni culturali e ambientali tutelati, come il viale di San Giuliano e quello di Marina di Pisa, può essere paragonata alla distruzione di beni monumentali di primaria importanza. Ambedue rappresentano gli esempi, pur in chiave moderna, discendenti dall’antico modello di via triumphalis; ambedue fanno parte inscindibile dello storico paesaggio extraurbano espressivo di un ordine ‘naturale’. La creazione del percorso alberato tra Pisa e San Giuliano si deve a Pietro Leopoldo che- in occorrenza della costituzione del Comune di San Giuliano Terme (1776) e nell’ambito dei miglioramenti urbanistici promossi allora per capoluogo- volle creare il prestigioso collegamento della città con le terme, il così detto viale Boboli (in omaggio ai famosi giardini fiorentini), piantumando i platani lungo questo tratto della la strada del Brennero. Le origini del Viale dei Platani - come inizialmente si chiamava la grande strada di collegamento della città con Boccadarno, voluto da Re Vittorio Emanuele - risalgono invece agli anni settanta dell’Ottocento e sono strettamente connesse con la fondazione di Marina di Pisa (1872). I platani del viale, che con il loro fascino furono una fonte d’ispirazione per alcune poesie scritte da D’Annunzio, dopo un secolo di storia e vita pisana sono stati in gran parte abbattuti e rischiano la loro totale scomparsa. Anche nella vicina Lucca – dove gli splendidi viali di platani che creavano un magnifico tutt’uno con le mura, vale a dire costituivano una sintesi perfetta tra le esperienze di arte militare e di composizione paesaggistica ideata dal Nottolini - si sta prospettando un pericolo simile. E’ opportuno ricordare, inoltre, che in molti luoghi della Toscana si riscontrano attualmente consistenti danni e numerose sono le “zone focolaio” del cancro colorato del platano: oltre che a Pisa (Bientina, Calcinaia, Cascina, Guardistallo, San Giuliano Terme, Santa Maria a Monte, Vicopisano), sono presenti a Firenze (Firenze e Fiesole) a Grosseto, a Livorno (Cecina, Collesalvetti, Rosignano Marittimo) a Lucca (Bagni di Lucca, Barga, Borgo a Mozzano, Camaiore, Forte dei Marmi, Gallicano, Massarosa, Pietrasanta, Seravezza , Viareggio), a Massa Carrara (Carrara, Massa e Montignoso), e a Prato. Il fenomeno, che si manifesta anche in altre Regioni italiane e appare significativamente in vari paesi dell’Europa, ha raggiunto dunque le dimensioni di pandemia”. “La posizione della nostra associazione – ha proseguito la prof.ssa Karwacka Codini - è che non basta limitarsi a ridurre il danno, ma occorre tornare a progettare il verde urbano e i viali monumentali, cercando possibili e idonee alternative. Vale a dire, non solo interrogarsi sulle modalità del recupero e della prevenzione dei danni sul patrimonio esistente, vegliando sulle vestigia del passato, ma anche prospettare un programma complessivo per la città e zone limitrofe, non dimenticandosi pure che il Verde è uno dei fattori principali per il ‘nutrimento del nostro pianeta’ come evocato da Expo 2015”. L’intervento nella discussione dell’illustre professore Fabio Garbari, già docente del Dipartimento di Scienze botaniche dell’Università di Pisa, ha consentito di fare una disamina delle possibili alternative per la sostituzione dei Platani. L’albero impiegato oggi più comunemente è il Bagolaro (Celtis australis), come è avvenuto nel Viale delle Cascine a Pisa, che ha una crescita veloce, una buona resistenza all’ambiente urbano e un apparato radicale che si spinge in profondità, senza danneggiare marciapiedi e sedi stradali, Una alternativa spesso presa in considerazione è l’utilizzo di un clone di platano (“ Vallis clausa“), selezionato in Francia e considerato resistente alla malattia. Se da una parte tale clone è perfettamente riconducibile in termini estetici agli alberi che stanno soccombendo al patogeno, tale scelta pone il grave problema del rischio della diffusione di un genotipo singolo: la mancanza


di varietà genetica (cioè l’assenza di biodiversità) è una condizione eccezionalmente rischiosa in natura. Un magnifico sostituto sarebbero senz’altro gli Aceri (Acer platanoides o Acer pseudoplatanus), che però sono noti per presentare un accrescimento molto lento. Il dirigente del settore “Verde e Arredo urbano” del Comune di Pisa, architetto Fabio Daole, e gli istruttori e direttori tecnici dello stesso settore, presenti alla conferenza, hanno poi messo in evidenza le difficoltà che inevitabilmente sorgono nella gestione di un patrimonio tanto diffuso e prezioso, ma anche le strategie e i principi di un lavoro importante per i cittadini. Nell’occasione è stato annunciato che nel mese di maggio sarà presentato il progetto di gestione del verde ed il programma di manutenzione. Pisa, 2 marzo 2016

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