Discorso stampa

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Buongiorno a tutti voi e grazie per la vostra presenza a nome di tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato. Ringrazio per essere qui il Prefetto, il rappresentante del Sindaco, gli altri rappresentanti istituzionali, il cappellano della Polizia di Stato. Un abbraccio affettuoso alle donne e agli uomini della Polizia di Stato di questa provincia e alle loro famiglie. Un saluto cordiale ai rappresentanti della altre Forze di Polizia, nazionali e locali. In particolare ad Andrea Brancadoro e Gregorio Iuzzolino con i quali abbiamo instaurato una particolare, fraterna intesa grazie anche all’ opera di coordinamento del Prefetto Visconti. Oggi per noi è una giornata di festa, tuttavia voglio ricordare che appena domani è l’ anniversario della strage di Capaci in cui morirono oltre a Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo anche 3 splendidi ragazzi della sua scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Molinaro. Oggi sarebbe stata anche la loro festa.

1° PARTE Festeggiamo quest’ anno il 163° anniversario della Polizia di Stato. Ancora quest’ anno in forma austera, come è giusto che sia in questa fase difficile della vita nazionale, senza proiezioni esterne e con una lista di invitati ridotta all’ essenziale. Consentitemi di dividere questo mio intervento in due parti. Una prima dedicata ad un brevissimo excursus storico della Polizia Italiana e una seconda parte dedicata ad alcune considerazioni sullo stato della sicurezza e sull’ azione della Questura in questa provincia nell’ ultimo anno. L’ Amministrazione della Pubblica Sicurezza, cioè la direzione strategica e operativa della sicurezza del nostro paese, un sistema fondato sul Ministro dell’ Interno e sulle Autorità di P.S., nasce nel 1848 e da allora, ininterrottamente fino ad oggi, ha mantenuto la responsabilità della sicurezza e dell’ ordine pubblico in Italia. Come logica conseguenza, qualche anno più tardi, nel 1852, si pensa di costituire un corpo di polizia che dipendesse esclusivamente dalle Autorità di P.S. 1


Nasce il Corpo delle Guardie di P.S. di cui oggi, appunto, festeggiamo il 163° anniversario. Le date non sono casuali. Il 1848, infatti, è l’anno che segna una fortissima discontinuità politico istituzionale col passato. Fallisce in quell’ anno, tanto famoso da essere rimasto nel linguaggio parlato come sinonimo di rivoluzione, stravolgimento, sconquasso ( è successo un 48!), il tentativo reazionario che mirava a restaurare l’ ancient regime, cioè lo stato assoluto spazzato via dal vento della rivoluzione francese e dei governi napoleonici, tentativo che ebbe inizio in Europa nel 1814 con il Congresso di Vienna. Il nostro stato, o meglio quello stato che poi diventerà l’ Italia, cioè il Regno di Piemonte, dopo oltre 30 anni di vera e propria guerra civile dovuta a questo tentativo antistorico e reazionario, anni che segnarono la prima fase del Risorgimento italiano, diventa finalmente, nel 1848, uno stato liberale, una Monarchia costituzionale, con una Costituzione, lo Statuto Albertino, a tutela delle libertà e dei diritti fondamentali del cittadino. La gestione dell’ ordine pubblico, l’ azione di polizia, torna conseguentemente ad essere materia civile e non militare, come d’ altra parte suggerisce lo stesso etimo della parola polizia che chiaramente richiama alla polis: polizia significa gestione dell’ordinata e pacifica convivenza della società civile. Tuttavia, poiché il termine polizia richiamava alla mente l’ esperienza più tipica dello stato assoluto, cioè appunto lo stato di polizia, lo stato in cui il benessere dei cittadini era missione esclusiva del sovrano che si identificava egli stesso nello stato (famosa la spocchiosa frase di Luigi XIV, Re Sole, ai suoi nobili riottosi, l’ etat seis moi), si denominò pubblica sicurezza l’ attività di polizia, sottolineandone quindi, con questa diversa, locuzione una connotazione più in linea con l’ ideologia liberale dominante. Da quel momento, noi della polizia, ci siamo stati sempre. In qualsiasi momento della tumultuosa, caotica e in molti casi drammatica vita nazionale, noi ci siamo stati, nel bene e nel male. Abbiamo cercato di essere quanto più possibile vicini alla gente pur in un indubbio ruolo di servizio funzionale agli interessi politici di governo.


Ci siamo stati in occasione dell’ Unità d’ Italia riposizionandoci soprattutto a presidio delle allora poche grandi città; si sviluppa proprio in quel periodo la figura del Questore. Ci siamo stati a cavallo tra l’ Ottocento e il Novecento per gestire la piazza in un periodo di grande trasformazione economico-sociale del nostro paese. Trasformazione che comporto per la prima volta nel nostro Paese una forte lotta di classe, lotte operaie e lotte sindacale prima sconosciute. In un periodo, peraltro, di forte recessione tanto da favorire l’ esodo massiccio di milioni italiani verso Paesi più ricchi In quel periodo, Crispi volle accentrare al Ministero dell’ Interno la competenza delle polizia municipali creando il Corpo delle Guardie di Città nel quale confluì anche il Corpo delle Guardie di P.S. Ci siamo stati all’ indomani della Grande Guerra, allorquando una gravissima situazione occupazionale fu affrontata anche riempiendo le fila della polizia con decine di migliaia di reduci dalle trincee, rimasti senza lavoro e senza soldo e il Corpo delle Guardie di Città cambio denominazione in Regia Guardia di P.S. Ci siamo stati allorquando il regime fascista, dopo appena pochi anni, prima sciolse la Regia Guardia e poi ricreò su nuove basi il Corpo degli Agenti di P.S., dandogli uno status civile. Pur informato a criteri ideologici ispirati al fascismo, mai questo Corpo divenne un’ ottusa polizia di regime e mai i vertici della pubblica sicurezza, primo fra tutti il mitico e potentissimo Capo della Polizia Arturo Bocchini, accettarono supinamente le decisioni del Capo del Governo, né tantomeno quelle dei suoi gerarchi. Ci siamo stati quando il regime ebbe la necessità di garantire la sicurezza negli sconfinati territori dell’ Impero. Fu creata la PAI, acronimo di Polizia Africa Italiana. Un esempio di corpo di polizia modernissimo e di ispirazione anglosassone, tanto all’ avanguardia da essere invidiato dal pur efficientissimo sistema di polizia tedesco. Esperimento finito con la fine dell’ Impero e ricondotto nei ranghi del Corpo delle Guardie di P.S. Ci siamo stati quando, alla caduta del fascismo, con uno dei primi atti luogotenenziali nel 1943, all’ indomani della caduta di Mussolini, il Corpo degli

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Agenti di P.S. fu militarizzato, riassumendo l’ originaria denominazione di Corpo delle Guardie di P.S.. Ci siamo stati, nel secondo dopoguerra, con atteggiamento spiccatamente repressivo, a garantire nelle piazze la sopravvivenza di una fragile neonata repubblica particolarmente esposta alle tensioni della “Guerra Fredda”. Quella connotazione repressiva, l' intervento dei famigerati celerini nelle situazioni difficili di o.p. non hanno certamente giovato alla simpatia popolare, ma erano imposti, in quel periodo storico, da superiori contingenti interessi di conservazione nazionale e istituzionale, in un panorama internazionale di blocchi contrapposti. Ci siamo stati con maggiore autonomia, equilibrio e sacrificio nelle piazze del '68, tanto da meritare addirittura l’ apprezzamento di Pier Paolo Pasolini. Ci siamo stati nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Ci siamo stati e ci siamo ancora quando finalmente, con la storica riforma del 1981, che crea la Polizia di Stato nella quale confluiscono sia il Corpo delle Guardie che il ruolo dei Funzionari civili della P.S., la legittimazione dell’ azione di polizia si ribalta dall’ alto verso il basso, dallo Stato apparato allo Stato cittadino. Da oltre 30 anni, dunque, siamo una polizia che ha un solo alto riferimento: la salvaguardia dei diritti fondamentali e delle libertà del cittadino, oltre che, ovviamente, la tutela della legalità. Una polizia democratica nel suo DNA, che ogni giorno è realmente e ideologicamente al servizio della gente. Ed in questa radicale trasformazione un ruolo assolutamente fondamentale lo hanno sicuramente giocato i Sindacati di polizia, che garantiscono costantemente, all’ interno della Polizia di Stato, una gestione trasparente e aperta al mondo esterno. Naturalmente ci sono state e ci sono ancora luci e ombre, momenti esaltanti ed eroici e fasi di difficoltà e di riflessione, come è assolutamente normale che sia in un’ Istituzione che palpita, che vive, che partecipa direttamente alla vita di uno splendido, ma complesso paese che si chiama Italia.


2° PARTE La seconda parte del mio intervento, indirizzata idealmente a tutti gli abitanti di questa provincia, è dedicata allo stato della sicurezza e alle linee guida che intendo dare all’ attività della Questura, in linea, ovviamente, con le direttive del Capo della Polizia e le indicazioni del Prefetto, in sinergia con la Procura e in collaborazione con i Sindaci e con le altre Istituzioni. Devo dire innanzitutto, per onestà intellettuale, che ho trovato un ufficio ottimamente strutturato e organizzato e questo è merito del mio immediato predecessore, il Questore Gianfranco Bernabei, del mio Vicario Fabio Cilona, dei funzionari e di tutto il quadro permanente. Le linee guida saranno essenzialmente tre: -

Massimizzazione del controllo del territorio

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Proiezione esterna della Questura in funzione fortemente proattiva, cioè tesa a stimolare un corretto coinvolgimento dei cittadini, sia in forma singola che associata, nella partecipazione al mantenimento di condizioni di sicurezza urbana.

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Radicalizzazione della cultura del coordinamento fra le Forze di Polizia

Il primo punto spero di realizzarlo privilegiando nell’ assegnazione delle risorse il controllo del territorio. Non firmerò un solo trasferimento dal quel settore senza aver trovato almeno un’ altra risorsa sostitutiva. 20 militari della Folgore lavorano già insieme a noi per compiti di controllo a obiettivi sensibili, sgravando gradatamente i poliziotti da compiti più statici per riversarli in servizi più efficaci dal punto di vista della prevenzione e repressione. Altri 15 probabilmente ci verranno assegnati nei prossimi giorni. Tutto questo significa più poliziotti per strada e meno in ufficio. Il secondo punto, sul quale mi spenderò in prima persona ho intenzione di realizzarlo attraverso una capillare serie di incontri con i Sindaci della provincia, con la partecipazione a dibattiti e seminari con i cittadini, con l’ implementazione della sinergia con il mondo scolastico attraverso una pianificata e quotidiana serie di incontri con i ragazzi delle scuole primarie e secondarie sui temi della legalità e della sicurezza, con la presenza fissa ed istituzionalizzata dei miei collaboratori più bravi in 5


numerosi tavoli di concertazione su fenomeni di illegalità, di disordine urbano o di disagio sociale. Il terzo punto sono certo di realizzarlo attraverso uno stretto rapporto umano e professionale con i vertici delle altre FF.PP., ognuno, ovviamente, nei rispettivi ambiti di responsabilità così come definiti dalle leggi in vigore. Devo dire, tuttavia, che in quest’ ultimo passaggio sarò sicuramente indirizzato e appoggiato dall’ azione decisiva, saggia ed equilibrata del nostro Prefetto a cui va tutta la mia stima e la mia devozione e dalla grande apertura culturale e professionale dei Comandanti provinciali di Carabinieri e Finanza. Naturalmente conto di ottimizzare ancor più le risorse di casa nostra, rafforzando i rapporti sinergici fra gli uffici della Questura e fra questi e le Specialità della Polizia di Stato. Assoluta unità di intenti e osmosi operativa con la Polizia Stradale, così impegnata sul fronte della sicurezza della viabilità sulle arterie non facili di questa provincia. Massima sinergia anche con la Ferroviaria nel presidio delle stazioni, prima fra tutte quella di Pisa e nella repressione dei reati di specifica competenza. Come pure con la Polizia di Frontiera aerea che opera nel secondo aeroporto italiano per voli low cost. Con la Polizia Postale che è ormai una risorsa insostituibile nella lotta al crimine informatico. Il Nucleo Prevenzione Crimine di Firenze ha quasi raddoppiato la sua presenza nel nostro territorio, consentendoci di destinare risorse anche in provincia. Il reparto Mobile è ormai una presenza fissa nelle occasioni rilevanti di ordine pubblico. Consentitemi di ringraziare affettuosamente e pubblicamente tutti i miei collaboratori della Questura, che hanno da tempo aumentato la loro produttività nonostante un sensibile ridimensionamento degli organici e delle risorse finanziarie e nonostante l' incidenza negativa del blocco sia pure parziale del turn-over, previsto fino al 2017. Pensate all' incremento di lavoro dell' ufficio stranieri a causa dei massicci ed emergenziali flussi migratori, all' aumento della mole di lavoro dell' anticrimine con le novelle legislative che hanno introdotto l' ammonimento del Questore per lo stalking e per le violenze in famiglia, l' incremento del numero di fogli di via per le persone sospette, il carico sempre più rilevante e delicato delle licenze, dei controlli di polizia amministrativa, della lotta all’ abusivismo commerciale.


La squadra mobile ha poi continuato la sua tradizione di successi investigativi con importanti operazioni soprattutto sul fronte della repressione del traffico di stupefacenti. L' opera preziosa della Digos nell’ analisi informativa e nel delineare le strategie di approccio all' ordine pubblico e in questo campo devo ringraziare anche i Carabinieri per l' aiuto quotidiano che danno al questore nei servizi di o.p. L' ufficio personale e tecnico-logistico per la gestione corretta dei rapporti di lavoro, della disciplina, dei mezzi e delle infrastrutture, lavoro difficilissimo in tempi di spending review. I nostri tecnici informatici e il personale delle telecomunicazioni. L' ufficio contabile che con sempre minori risorse economiche deve affrontare il crescente malumore dei dipendenti. La Scientifica, il servizio del poliziotto di quartiere. Il personale dell’ archivio che opera in condizioni logistiche molto disagiate. Il personale del posto fisso presso l’ ospedale e quello presso la sezione di p.g. della procura. Grazie anche al nostro medico e al personale sanitario che ci tiene tutti in ottime condizioni di salute. Un sentito ringraziamento a tutto il personale civile per il suo prezioso contributo nei compiti amministrativi e burocratici. Le maestre del nostro asilo, che riescono a seguire amorevolmente questi meravigliosi bimbi. Consentitemi, però, tre ringraziamenti particolari, uno per il mio capo di gabinetto, la dr.ssa Alba Badalassi con i suoi collaboratori e la mia segreteria, in quanto sono gli uffici che più mi collaborano da vicino e sopportano pazientemente il cambio di abitudini impegnative di un Questore che ha vissuto gli ultimi 30 anni in assetto di guerra, tra le strade, le piazze e gli stadi di una delle metropoli più difficili del mondo. Il secondo ringraziamento particolare va ai meravigliosi ragazzi delle Volanti, del 113 e della sala operativa, che costituiscono la faccia più visibile, più esposta della Polizia di Stato, quella di cui maggiormente necessita il cittadino in difficoltà, 7


una faccia presente sul territorio in qualsiasi momento, di giorno e di notte. Una faccia che unisce, in una sintesi straordinaria, l’ aiuto generoso al cittadino con la pretesa del rispetto della legge. Un sentito ringraziamento, infine, ai rappresentati sindacali non solo per le prime espressioni di apprezzamento nei miei confronti, ma soprattutto per il fatto che non fanno mai mancare i loro preziosi suggerimenti costruttivi e il loro aiuto per il superamento di oggettive difficoltà, nell’ ottica di una sana e reciproca collaborazione istituzionale, ognuno nelle rispettive sfere di competenza, interessi e responsabilità. A fronte di questo considerevole impegno della Questura di Pisa, il bilancio ragionato dello stato della sicurezza nella nostra provincia, dal punto di vista meramente statistico, è a mio avviso positivo. In particolare sul fronte dei reati predatori, che peraltro sono quelli che maggiormente incidono sulla percezione di insicurezza. Siamo, infatti, appena sotto i numeri dello scorso anno per quanto riguarda le rapine, mentre i furti sono leggermente aumentati di circa 2 punti percentuali, quindi l’ incremento non è particolarmente significativo. Inoltre, il trend del primo quadrimestre di quest’ anno è nettamente in controtendenza, tanto da alimentare un cauto ottimismo per l’ immediato futuro. Tuttavia so bene che oggigiorno l’indice di successo di un’ agenzia di polizia si basa non tanto sul dato reale della sicurezza, quanto piuttosto su quello percepito e quindi il lavoro per me e per gli altri addetti ai lavori è ancora lungo e difficile e passa attraverso strumenti di comunicazione e di avvicinamento del cittadino del tutto rivoluzionari rispetto al nostro tradizionale approccio culturale. Lo spaccio di sostanze stupefacenti e la vendita abusiva di alcolici sono, invece, fenomeni che affliggono pesantemente questa città e sui quali occorrerà concentrarsi molto, pur sapendo che l’ incidenza e la diffusione del problema sono direttamente proporzionali alla tipologia prevalente di popolazione residente nel centro storico. Anche qui la lotta al fenomeno deve basarsi su una sinergia tra il momento repressivo e quello di un’ opera di sensibilizzazione intelligente, aperta e corretta sull’ uso e sull’ abuso di tali sostanze.


Vorrei, infine, che fosse sempre alta da parte di tutti l’attenzione contro il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata, che oggi si realizza sempre di più attraverso interventi sommersi di acquisizioni commerciali, immobiliari e finanziarie. Senza riferirmi a situazioni specifiche, tuttavia il fatto che organizzazioni mafiose possano avere interesse ad operare sul tessuto economico di questa provincia, che certo non può dirsi povero, mi sembra una cosa abbastanza probabile, che non deve passare sotto silenzio e sulla quale l’ attenzione della prefettura, della magistratura e delle forze di polizia, particolarmente di quelle specializzate al suo contrasto, non verrà mai meno. Peraltro, nessuno si illuda che contro l’ illegalità basti un’ azione di contrasto dell’ apparato preventivo e repressivo dello Stato. La lotta alla criminalità comune e organizzata passa da una vigilanza costante sul fenomeno da parte della società civile e anche di quella religiosa, espressa attraverso i rappresentanti politico istituzionali, soprattutto i Sindaci, che devono quanto meno denunciare apertamente ogni pur piccolo sospetto del fenomeno, essendo loro per definizione i rappresentanti della comunità locale, oltre ad essere, la gran parte di loro, Autorità locali di P.S. Come pure chiedo vigilanza e denuncia alle Associazioni di categoria, ai Sindacati, al volontariato di settore, ai comitati di cittadini. Associazioni come Libera, associazioni antiracket e antiusura, manifestazioni e impegni pubblici e privati di varia natura a favore della legalità sono preziosi quanto una forte opera di contrasto delle FF.PP e della Magistratura. E’ fondamentale la scuola, l’ università, la cultura, l’ arte, la famiglia, la Chiesa. Pisa ha ancora un tessuto sociale sostanzialmente sano e quindi ha gli anticorpi sufficienti per impedire che il malaffare attecchisca diffusamente sul proprio territorio. I cittadini, però, devono capire che, nel settore della sicurezza, curare solo il proprio orticello non paga. Bisogna convincersi che nessuno di noi è al sicuro fino a quando ognuno di noi non sarà al sicuro. E non delegate mai totalmente ad altri la vostra e l’ altrui sicurezza, piuttosto fatevi guidare e collaborate. Poi, eventualmente, protestate se le Istituzioni vi appaiono poco attente. 9


Noi della Polizia di Stato ci siamo stati e ci saremo sempre e insieme a tutti voi faremo vincere la Repubblica Italiana. Grazie.

ALBERTO FRANCINI


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