visioni
2014, anno del Bitcoin. Ma se arriva il Big Crash?
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ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
Il mercato degli investitori è in allarme per la chiusura di Mt. Gox, una delle principali piattaforme autorizzate allo scambio di questa valuta, scomparsa nel nulla con il suo fondatore, Mark Karpelese
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Anatomia di un target: gli utenti di YouTube
8 triboo media
La Borsa porta valore aggiunto
10 agenda digitale
Un ginepraio per il Premier
11 programmatic
Turn, il mercato si sta scaldando
ALLARGHIAMO GLI ORIZZONTI DEL TUO BUSINESS Il nostro posizionamento si distingue da sempre per il carattere consulenziale e una forte attenzione all’innovazione. Realizziamo soluzioni ADV che mettono in contatto il Brand con utenti fidelizzati ad un’editoria digital di successo.
13 gruppo rewe
Tutte le novità di casa Billa
15 i link di 360com
Gates: Whatsapp sì, Snowden no
COVER STORY
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ono giovani, connessi e curiosi. Sono tanti. Otto su dieci di loro si connettono a internet ogni giorno. E le aziende non possono ignorarli. Non più. Soprattutto se voglio garantirsi un dialogo costante e costruttivo con chi ha un’età fra 18 e 34 anni. Ma non solo. Su YouTube ci sono anche quelli che stanno fra i 35 e i 64 anni, gente abituata a decidere gli acquisti. Un 60% dell’utenza complessiva del portale video che fino a poco tempo fa rappresentava il grande bacino preferenziale della tv commerciale, quasi monopolista nel gestire il contatto con un target primario e di essenziale importanza per pianificazioni adeguate ed efficaci. Tutto questo, dunque, è YouTube. E non solo. Un’approfondita indagine condotta a livello internazionale da Google, e poi sviluppata in chiave locale nelle diverse nazioni, compresa l’Italia, rivela che la fascia dei 18-34enni rappresenta circa il 40% del totale. «Uomini e donne che utilizzano abitualmente smartphone e tablet, che cenano spesso fuori, che assistono a eventi dal vivo e vanno frequentemente al cinema - spiega Paola Marazzini, agency head di Google Italy -. E già molti brand, come Unicredit Bank e Fendi, hanno sa-
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puto cogliere le opportunità offerte dalle piattaforme digitali come YouTube per dialogare in maniera efficace con i consumatori». In effetti, dal 2006 a oggi YouTube è cresciuto notevolmente. Un numero sempre maggiore di marchi lo utilizza per promuovere i propri messaggi e sempre più ì creatorî in tutto il mondo pubblicano i propri contenuti: ogni minuto vengono caricate oltre cento ore di video e ogni mese più di un miliardo di persone si collega alla piattaforma per guardarli. L’indagine commissionata da Google a Ipsos ha previsto per il nostro Paese oltre 1.500 interviste online a persone selezionate tra gli utenti e i non utenti della piattaforma. «Nel complesso - dice ancora Marazzini - gli utenti di YouTube sono più giovani, passano più tempo online e sono più attivi dei non utenti». In particolare, come già sottolineato, il 39% degli utenti ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni e l’80% si collega a internet ogni giorno. Ma non solo, chi usa YouTube è 1,7 volte più propenso a cenare fuori e 2,7 volte più incline ad andare al cinema; addirittura è 3 volte più spinto ad assistere a eventi dal vivo rispetto a chi non usa la piattaforma. «Gli utenti YouTube sono altamente connessi - aggiunge Paola Maraz-
Sono giovani, sempre connessi. Molto curiosi. E sono tanti. I marketers non possono ignorarli. Perché sono diventati un target essenziale. Lo spiega in questa intervista Paola Marazzini, agency head of Google Italy. Che insieme a parecchie certezze annuncia anche qualche sorpresa
L’intervista
Chi siamo noi? Gli
YouTubers
di Daniele Bologna
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COVER STORY
zini -, basti pensare che il 66% utilizza abitualmente uno smartphone rispetto al 40% dei non utenti e che il 26% usa un tablet contro il 19% dei non utenti. In più, si evidenzia che la propensione all’utilizzo è superiore di 2,4 volte». L’esito della ricerca produce tante altre evidenze, ad esempio che gli utenti YouTube sono 3,3 volte più propensi a dare un voto a prodotti, ristoranti e servizi, sono interessati alle novità e a dare consigli ad amici e familiari sui brand e i servizi che preferiscono. E’ ancora a Paola Marazzini che chiediamo un’ulteriore valutazione sul profilo di un segmento che si dimostra pieno di attrattive in chiave di comunicazione. «Il 72% degli intervistati - risponde la manager - considera YouTube il canale principale attraverso il quale guardare contenuti video. Intrattenimento, cartoni animati e sport sono le categorie più seguite. Un canale, quindi, utilizzato per divertirsi e rilassarsi, nell88% dei casi, per imparare e tenersi aggiornati con un aggregato del 66%, e per comunicare e condividere, con un dato cumulativo del 56%». La propensione a condividere i contenuti come si sviluppa? «Gli utenti YouTube sono soliti condividere attivamente i contenuti che tro-
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paola marazzini
gli utenti di youtube sono due volte più propensi della media a essere “early adopter”, una manna per i brand che devono convincere il loro pubblico a cambiare abitudini
vano sulla piattaforma. Il 57% è solito pubblicare commenti o recensioni su blog, forum o sulla propria bacheca, e il 67% condivide o ricondivide link regolarmente; in più, il 56% parla di ciò che ha visto su YouTube con i propri amici e il 49% è solito condividere i video che ha visto. Dall’indagine si intuisce chiaramente come i conte-
nuti disponibili su YouTube siano ritenuti più originali di quelli che si vedono in televisione, come racconta il 56% degli intervistati. Mentre il 45% è convinto che, per la propria generazione, YouTube sia più importante della televisione. Inoltre, addirittura il 90% degli intervistati conosce gli annunci ignorabili presenti su YouTube e apprezza il fatto di poter scegliere che annuncio vedere. Infine, il 58% è stimolato da questi annunci e ha persino intrapreso qualche azione, come “fare clic”, per visionarlo. Oppure ha preferito cercare maggiori informazioni». Alla luce di questi numeri e di queste caratteristiche come si sta modulando il rapporto tra YouTube e le aziende italiane sul fronte comunicativo? «Certamente i brand si
stanno avvicinando sempre di più alla piattaforma per dialogare in maniera efficace con i consumatori. E lo fanno attraverso contenuti creativi e accattivanti. Si creano, quindi, grandi opportunità per le aziende, che hanno la possibilità di ampliare il proprio bacino di utenti e guadagnare la fiducia dei consumatori facendoli davvero appassionare al brand. A mio avviso ci sono tre elementi da tenere in forte considerazione, proprio in relazione all’esito della ricerca. Devo dire, intanto, che leggendo il resoconto finale mi sono imbattuta in una serie di situazioni che mi hanno colpito. Poi, senz’altro, c’’è una parte delle risultanti che conferma quanto di buono sapevamo su YouTube, ma devo dire che è sempre bello vedere confermate dalle evidenze alcune delle proprie certezze».
Può descrivere, allora, le tre chiavi di lettura che l’hanno maggiormente attratta? «Ecco, la prima ha a che fare con il target. D’accordo, non cíè da stupirsi che il target di YouTube sia compreso maggiormente tra i 18 e i 44 anni. Il 39% è in questa fascia. Ora, è del tutto evidente che chi deve pianificare tenendo in considerazione questo pubblico non può dimenticare YouTube. Oserei dire che è un “must”. Ma è la questione più immediata e lineare. Ciò che colpisce di più riguarda coloro che sono fuori da questa fascia, ossia il 60% del totale. L’età è compresa tra 35 e 64 anni. Un pubblico adulto, quello che in tv si usava chiamare target commerciale, molto interessante per le aziende. Dunque, proprio dal punto di vista della continua rincorsa a target che possano risultare commercialmente interessanti la ricerca ci ha dato importanti e piacevoli conferme». Passiamo alla seconda considerazione. Su cosa insiste? «Entrano in gioco aspetti qualitativi. Siamo di fronte a un pubblico che in una dimensione superiore alla media è definibile come molto interessato alle cose, curioso, interattivo. Vuole capire, domandare, condividere. In molti casi, sono dei fanta-
stici referenti attivi. Il brand ne trae assoluto giovamento: non è il marchio che si deve autopromuovere, ma lo fanno loro per te. Il massimo della vita, passatemi l’esternazione. Quel che conta è che questi soggetti, nel momento in cui vengono ingaggiati, possono portare molto valore al brand. Sono due volte più propensi rispetto alla media a essere degli “early adopter”. Pensiamo alla fatica che fanno i brand a convincere il proprio pubblico a cambiare abitudini. Quindi, un pubblico qualitativamente eccellente, molto interessante. Poi, c’è il terzo elemento: reputo significativo che queste persone siano sostanzialmente convinte di poter trovare sul web, e in particolare proprio su YouTube, il contenuto che a loro interessa. Il 60% dice che YouTube è molto più completo rispetto alla tv. Ma non si tratta di gente che non apprezza la tv, piuttosto attribuisce a YouTube un ruolo diverso rispetto alla televisione. Sappiamo tutti che i giovani li trovi molto più su YouTube che in televisione. Ma gli altri, tutti quelli della fascia adulta, esprimono un grande interesse nei confronti della piattaforma. Chi fa pianificazione trova su YouTube magari una quota di utenti sovrapposti, è normale, ma con differente predisposizione. E quindi
grande efficacia». Vuol dire che la ricerca ha in qualche modo confermato la forza delle pianificazioni che uniscono YouTube e televisione? «Assolutamente sì. E’ venuta fuori una netta conferma di questo presupposto. C’è piena complementarietà tra tv e YouTube. Parlano i fatti. Abbiamo già studiato questa fenomenologia qualche tempo fa, mettendo sotto osservazione dodici campagne. L’analisi di tutte le evidenze aveva già prodotto chiari vantaggi. Mediamente, se si lavora in combinata, si ha il 2% in più di rendimento di una determinata campagna. In senso generale, comunque, stiamo vedendo una fitta serie di clienti che si stanno approcciando a YouTube in maniera innovativa e più completa. Poi c’è chi realizza azioni più clamorose». Si possono citare casi di successo legati ad usi innovativi di YouTube da parte dei brand? «Mi viene in mente Unicredit Bank, che ha lanciato “Music Streets”, un’iniziativa realizzata in collaborazione con la Filarmonica della Scala, rendendo l’utente protagonista attivo del progetto attraverso la votazione online dei propri “artisti ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
ALLARGHIAMO GLI ORIZZONTI DEL TUO BUSINESS Il nostro posizionamento si distingue da sempre per il carattere consulenziale e una forte attenzione all’innovazione. Realizziamo soluzioni ADV che mettono in contatto il Brand con utenti fidelizzati ad un’editoria digital di successo.
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COVER STORY
Strategie di ampio respiro su tutti i fronti
Progetti digital per stimolare l’Italia
La branch italiana di “Big G” ha già lanciato importanti iniziative con in testa un’idea precisa: aiutare il tessuto imprenditoriale italiano e le sigle creative in un contesto sempre più digital-centrico. «Ma non sono gli unici - spiega Claudio Monteverde, corporate communication & public affairs manager di Google Italy -. Stiamo preparando una nuova operazione rivolta ai giovani insieme a Unioncamere. E collaboriamo continuamente con brand e agenzie per alimentare l’ecosistema web del nostro Paese» di Sebastiano Zeri
di strada” preferiti. I cinque più votati hanno preso parte a un concerto finale che li ha coinvolti in un’esibizione proprio insieme alla Filarmonica della Scala. Gli utenti hanno potuto seguire, passo dopo passo, tutte le fasi di realizzazione dell’evento, reso un’esperienza musicale irripetibile dagli hangout on air e dal live streaming su YouTube che hanno accompagna-
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to la consegna dei brani ai cantanti, le prove ufficiali e il concerto finale. Ma anche nel mondo del fashion la piattaforma è stata utilizzata da grandi brand. Come Fendi, che in occasione di Moda Donna Milano autunno/inverbno 2014-2015 ha offerto un’esperienza unica agli appassionati di moda, rendendo disponibile il live streaming della sfilata su YouTube. Un pro-
getto di elevato spessore tecnico, in diretta relazione con il tema, sempre più in voga, della “democratizzazione” del lusso. Non tanti avrebbero scommesso cosi coraggiosamente sull’ottica social, che ha permesso di mettere in mano agli utenti le inquadrature che desideravano vedere durante la sfilata. C’è stato un gioco di regia non banale e finalmente la messa online in
diretta su YouTube. Il tutto grazie a microcamere ad alta definizione montate su dispositivi AR.Drone 2.0 di Parrot, gli utenti hanno potuto vivere l’emozione della sfilata in tempo reale, con la possibilità di scegliere l’inquadratura preferita: la regìa “classica” o le riprese aeree effettuate in volo per personalizzare al massimo l’esperienza del live streaming.
A livello mondiale è la seconda società per capitalizzazione dietro a Apple e davanti al colosso petrolifero a stelle e strisce ExxonMobil. In Italia, secondo quanto descritto dall’ultimo rapporto AgCom, è l’operatore leader nel mercato pubblicitario online e la primaria fonte di informazione sulla rete. Stiamo parlando di Google, il motore di ricerca nato in un garage quasi diciassette anni fa come nelle più classiche delle favole che si raccontano nella Silicon Valley. La branch italiana di “Big G”, che presto si trasferirà in una nuova sede in via Confalonieri, a Milano, a due passi dall’UniCredit Tower, ha già lanciato importanti progetti volti ad aiutare il tessuto imprenditoriale italiano e le agenzie creative tricolori in un contesto sempre più digital-centrico. «Ma non sono gli unici - spiega Claudio Monteverde, corporate communication & public affairs manager di Google Italy -. Stiamo preparando una nuova iniziativa rivolta ai giovani insieme a Unioncamere. E collaboriamo - prosegue il manager - continua-
mente con brand e agenzie per alimentare l’ecosistema web italiano». Google, lanciando il progetto “Made in Italy”, ha confermato il suo impegno nell’alfabetizzazione digitale del nostro Paese. Quali sono i principali freni al suo
claudio monteverde ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
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COVER STORY le.it, cerchiamo di contribuire a far sì che le imprese, in particolare le piccole e medie, siano in grado di cogliere i benefici economici derivanti da Internet attraverso casi di successo, un percorso formativo online e altro ancora.
“Big G” salvaguarda le peculiarità locali
con il progetto “made in italy”, per la prima volta google ha realizzato una piattaforma dedicata alle eccellenze produttive di un singolo paese. un approccio utilizzato anche nel rapporto con i brand
sviluppo? E quali, invece, sono i punti di forza del sistema digitale italiano? Il nostro Paese può contare su un sistema manifatturiero e agroalimentare amato e conosciuto in tutto il mondo. Una conferma ulteriore di questo
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ci viene dal motore di ricerca: solo nel 2013 le ricerche degli utenti legate ai settori chiave del Made in Italy sono cresciute del 12%. Eppure, se guardiamo alle piccole e medie imprese, solo il 53% delle Pmi ha una qualche presenza online, il 34% un
sito web e la percentuale di chi lo utilizza per fare e-commerce si riduce al 13%. Per questo, come Google, abbiamo unito le forze con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e Unioncamere, realizzando Made in Italy: eccellenze
in digitale. Da un lato, ci proponiamo di far scoprire a utenti presenti in ogni parte del mondo le eccellenze italiane, a partire dal cibo e dall’artigianato. E la piattaforma è disponibile anche in inglese. Dall’altra, attraverso il portale www.eccellenzeindigita-
Con Made in Italy vi siete impegnati a favorire la visibilità e la presenza delle eccellenze italiane nel mondo online. Con “Creative Lab” vi siete letteralmente messi al servizio delle agenzie italiane. Quali sono i primi risultati del progetto? E quali gli obiettivi principali? Siamo agli inizi, abbiamo infatti appena concluso il primo appuntamento dedicato a HTML5, ma i riscontri che abbiamo ricevuto sono entusiatici. Sulla scia di progetti internazionali come “Art, Copy and Code” e “Project Rebrief ”. Con Creative Lab abbiamo voluto creare un momento dedicato alle agenzie italiane in grado di fornire spunti sulle ultime novità, ma anche e soprattutto momenti di incontro e confronto. La tecnologia oggi disponibile consente di realizzare progetti creativi impensabili anche solo poco tempo fa e alle agenzie creative sempre più spesso è richiesto di sviluppare campagne che siano in grado di combinare
al meglio creatività e innovazione. Per questo cerchiamo di fornire loro un supporto utile alla conoscenza e all’utilizzo delle nostre piattaforme tecnologiche. L’ultimo appuntamento che abbiamo organizzato, per esempio, era dedicato al mondo YouTube , che negli ultimi anni, infatti, ha visto crescere davvero esponenzialmente il numero di aziende che sono presenti sulla piattaforma con pubblicità tradizionale, viral, canali dedicati o branded content. Basti pensare che tutti e cento i Top Brand analizzati da Ad Age negli Stati Uniti sono su YouTube e in Italia il trend è analogo. Di pari passo sono cresciute anche le richieste alle agenzie per ideare campagne a forte impatto creativo. Che rapporti mantenete dall’Italia con l’headquarter americano? In particolare, le iniziative che portate avanti nel nostro Paese sono ideate dalla sede italiana o sono frutto del coordinamento della società a livello europeo e/o mondiale? L’approccio che adottiamo supera la classica logica multinazionale, molto spesso, infatti, sui diversi progetti lavorano team composti da membri di Paesi diversi o si sviluppano iniziative pilo-
ta in un Paese che poi vengono adottate anche all’estero. Il tutto senza perdere di vista le priorità o esigenze locali. Pensiamo al progetto Made in Italy, dove per la prima volta Google ha realizzato una piattaforma dedicata alle eccellenze produttive di un Paese. Questo è vero anche in ottica di collaborazione con i brand, mi riferisco alla recente iniziativa realizzata con Fendi, per la sfilata autunno inverno 2014/2015 che offre agli utenti un modo nuovo di vivere la passerella lasciando loro la possibilità di scegliere il punto di vista da cui vedere lo show su YouTube. Quali sono le strategie future di “Big G” per il mercato italiano? Prevedete di lanciare altri progetti sulla scia di iniziative come “Made in Italy” e “Creative Lab”? Continueremo a lavorare per diffondere le competenze digitali a ogni livello, attraverso progetti concreti sul territorio insieme a Unioncamere, formando, ad esempio, giovani “digitalizzatori” in grado di traghettare le aziende tradizionali nell’economia digitale. Il nuovo bando è atteso tra poche settimane. E collaboreremo senz’altro con brand e agenzie per alimentare l’ecosistema digitale italiano. ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
LeonardoADV, come laboratorio di esperienze web di primo piano, è in grado di soddisfare tutte le esigenze di comunicazione attraverso una linea di prodotti completa e diversificata. Competenza, creatività e tecnologia avanzata danno vita a un’offerta di prodotti Video, Rich Media, Branded Content, Display, pianificabili su tutti i device e integrabili in maniera flessibile, con l’obiettivo finale di conferire efficienza qualitativa e quantitativa a tutti i progetti di comunicazione.
Fonte Dati Mensili: Audiweb View 2013
345 MILIONI DI PAGINE VISTE 12 MILIONI DI CONTATTI UNICI 15 VERTICAL TEMATICI
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MARKET PLACE
twitter Arriva un pulsante
per il dialogo azienda-utente
ama la tv e la guarda quando vuole alberto zilli è l’uomo dietro la società che si è appena quotata al mercato aim
Profumo di Borsa: Triboo Media vale già più di 68 milioni di euro
il valore di capitalizzazione è aumentato in modo consistente in una settimana di Davide Sechi
jack dorsey ha fondato twitter
Su Twitter, i pulsanti che si possono utilizzare non sono molti. Ma sta per arrivare una novità assoluta, un po’ di servizio e un po’ social. Si tratta di un tasto che recita più o meno “richiamami”, una funzione per mettersi in contatto direttamente con le aziende che reclamizzano i loro prodotti sul network. Infatti, nella maschera dei tweet sponsorizzati, che appaiono nella bacheca, dovrebbe comparire il pulsante “click to call”, da cui si potrà inserire un numero di telefono per essere poi contattati dall’azienda. Per lasciare i propri dati e ricevere informazioni sul brand di proprio interesse sarà sufficiente espandere il post pubblicitario e cliccare sul nuovo pulsante. Lo spiega bene il quotidiano The Wall Street Journal: la funzione è già in fase di prova, pronta a debuttare tra qualche mese. E sebbene non si abbiano notizie dei marchi già coinvolti nei primi test, un portavoce di Twitter avrebbe confermato il buon esito delle prime prove. La funzione non dovrebbe discostarsi troppo dal pulsante con cui già ora è possibile seguire un account dal post sponsorizzato, senza visitare il profilo ufficiale. L’idea è coinvolgere e stimolare l’interazione tra azienda e utente. Guardare la pubblicità sulla propria bacheca servirà anche a qualcosa di diverso dall’aspetto puramente informativo. Come conferma una recente ricerca di Google, seppure in altri contesti, il 42% di 1.500 intervistati ha dichiarato di aver utilizzato con soddisfazione la funzione “richiamami”. Il 48% ha affermato che l’approccio diretto con l’azienda ha influenzato la decisione.
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Pordenone non è l’America, magari è anche meglio. Lo è sicuramente per Alberto Zilli, l’uomo dietro Triboo Media, la prima società attiva nel mercato digitale nazionale a quotarsi in Borsa. E’ accaduto su Aim Italia, dove Triboo Media ha debuttato l’11 marzo, chiudendo a 4,45 euro con un +11,2% nel giorno d’esordio, rispetto ai 4 euro del collocamento, per una capitalizzazione intorno a 64 milioni di euro. Venerdì scorso il dato di chiusura era di 4,37 euro. Il collocamento, rivolto solo a investitori istituzionali, ha ricevuto domande pari a circa quattro volte l’offerta, per una Alberto Zilli
raccolta di 24 milioni di euro, il record per l’Aim insieme a Gala, che ha debuttato di recente. Sono bastati quattordici anni per erigere una digital company multibranch e multi servizi, e portarla a un fatturato di 20 milioni di euro. Si pensi a un quattordicenne, originario di Zoppola, in provincia di Pordenone, che, intorno al 2000, s’invaghisce e impratichisce di tutto ciò che fa internet, mette su un sito di recensioni di materiale legato al mondo dell’informatica e non si ferma a guardare soddisfatto le prime magie che scaturiscono dallo schermo. Dal passatempo si passa all’hobby vissuto e poi la famigerata scintilla: creare un
business. «Purtroppo il tutto coincise con l’esplosione della bolla di internet e l’unico modo per guadagnare era legarsi alla mondo pubblicitario; cosa assai complessa per un piccolo spazio web. L’intuizione fu quella di creare un gruppo di siti, magari legati a interessi comuni, una sorta di network», spiega Alberto Zilli. L’unione fa la forza, insomma. Se poi trovi sulla tua strada qualcuno che riesca a darti una mano sul fronte più prettamente tecnologico, allora i tasselli del puzzle cominciano ad andare a posto. Quel qualcuno sono i due fratelli maggiori, esperti nel segmento algoritmico, che ideano un server che riesce a “tracciare” tutti i click. Il passo decisivo per «comprendere come si muova un sito che sappia dare risposte, risultati ai singoli clienti continua Zilli -. Da lì abbiamo iniziato a gestire la pubblicità, non solo del network, ma anche di altri spazi web. La neonata Triboo ha preso a fatturare: nel 2008 1 milione, poi 3, e ancora 6 milioni. Non potevamo adagiarci, serviva un ulteriore gradino, ovvero il portale Leonardo.it e con esso ancore più contatti, contenuti e pubblicità». ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
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Quello che stavi cercando lo trovi nel mondo di Video Mediaset. E’ il sito dove le persone incontrano più da vicino la televisione: gli utenti vedono e rivedono i loro programmi preferiti, scegliendo tra i contenuti editoriali di oltre 100 tra i più popolari brand televisivi, dalle puntate delle Iene alle fiction più seguite in tv. Un patrimonio straordinario, che attira mediamente 653mila utenti unici giornalieri, ora raggiungibili con una pian pianificazione verticale su 6 tipi di audience.
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MARKET PLACE
genitori che non vogliono la pappa pronta concessionarie Lovethesign “battezza”
il lancio di HomeIdeas. Regia di Sìadv
l’evento #crowdsocialbrunch “taste the gurus” a milano con tre big invitati
Tris d’autore: Moutinho, De Kerckove, Greenberg
hanno parlato di economia, media, comunicazione, marketing e tendenze emergenti di Giacomo Broggi
L’evento #CrowdmSocialBrunch “Taste the Gurus” - che si è svolto nei giorni scorsi a Milano - ha allineato tre autentici pezzi da novanta della scena digitale come protagonisti: Derrick De Kerckhove, docente di Sociologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II e direttore scientifico della rivista di cultura digitale Media Duemila; Paul Greenberg, presidente di The 56 Group, società di consulenza che offre servizi strategici all’avanguardia per il crm e il social crm; José Luiz Moutinho, biologo, architetto, Master of Science in Engineering and Management of Technology presso l’Università di Lisbona. Ecco qualche stralcio tratto dagli attesi interventi dei tre “guru” sui diversi temi trattati: Derrick De Kerckhove: “(…) Una possibilità concreta per la ripresa dell’economia si basa su quello che oggi è conosciuto come “mercato smart”. E’ costituito da persone intercon-
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nesse che si trovano online per valutare prodotti e servizi, crearne oppure proporne di nuovi, incrociare e mescolare idee e sviluppare applicazioni (…)”. Paul Greenberg: “(…) chi sono i consumatori di oggi e come affrontarli in questa era di customer engagement?. Ne viene fuori un contesto di omni-canalità, dove le aziende devono seguire il consumatore su tutti i media; e in cui gli stessi consumatori si fidano soprattutto delle persone come loro. In questo contesto si delinea un fatto: i social media rappresentano un canale maturo, proprio come il crm, e adatto al passaparola”. Josè Luiz Moutinho: “(…) Il divertimento di rimanere connessi sempre, comunque e dovunque con i nostri amici e amici di amici a volte ci fa trascurare fenomeni collegati come la mancanza di privacy, la potenziale dipendenza dai social network e la vulnerabilità al pensiero di massa”.
Sìadv, la concessionaria di pubblicità digitale che fa capo a Casa.it - a sua volta controllata da Rea Group, società di News Corp -, ha tenuto a battesimo il lancio di Home Ideas, l’innovativo visual magazine ispirazionale all’interno di Casa.it, con la campagna adv per il cliente fabiano lazzarini Lovethesign, della durata di un mese. Lovethesign è il portale di e-commerce di riferimento in Italia per il settore dell’home design, con oltre 300 brand e 7 mila prodotti a catalogo. In rapida espansione, ha di recente inaugurato il processo di internazionalizzazione con tre nuovi siti dedicati al mercato europeo. Sìadv acquisisce, dunque, un ulteriore cliente in un portafoglio qualificato e in costante crescita, un valido test per le potenzialità di Home Ideas come veicolo di comunicazione per le aziende del settore casa, arredamento e design. La concessionaria si distingue, infatti, per la varietà dei siti che compongono il network, con un audience di oltre 22 milioni di utenti unici tutti responsabili di acquisto. Home Ideas, è concepita come una photo-gallery con oltre 3.500 immagini organizzate in board tematiche: cucina, bagno, soggiorno, area notte, giardino, piscina. Sìadv è guidata da Fabiano Lazzarini.
portali Treccani e Studenti.it sfruttano l’affinità dei target
Gli oltre 820 mila lemmi e vocaboli presenti nell’Enciclopedia Treccani hanno arricchito l’offerta di contenuti di Studenti.it, portale di Banzai leader sul target giovane con 2,3 milioni di utenti unici mensili, secondo i dati Audiweb View di gennaio 2014. Una partnership votata al rafforzamento dell’offerta didattica online rivolta a giovani ed educatori e che si traduce in una proposta dal valore formativo unico sul mercato italiano, forte anche della spiccata affinità di target tra i due portali. Proprio il portale Treccani, grazie all’autorevolezza e alla profondità dei contenuti, ha fatto segnare negli ultimi anni una crescita esponenziale a livello di traffico, con oltre 18 milioni di pagine viste registrate a gennaio 2014, +102% nel confronto con l’anno precedente. ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
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Nostrofiglio.it festeggia i suoi 5 anni con un importante traguardo: 1,8 mln di browser unici mese. Questi numeri premiano la qualità dei contenuti, su cui questo target è molto attento, e il sistema editoriale originale, che unisce tre piattaforme: il magazine on line, la WebTV, con oltre 200 video editoriali e i blog multi mu autore di Mammenellarete. E’ così che Nostrofiglio.it parla alle mamme e i papà e consolida la fiducia che nasce dalla relazione quotidiana con loro. Per questo Nostrofiglio.it è il luogo dove comunicare verticalmente ai genitori, con display ma anche con progetti nativi.
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U/D, si informa sempre sul tempo
ha un ruolo chiave per lo sviluppo ma sta accumulando ritardi significativi
Un’Agenda Digitale già troppo vecchia. Ci si interroga sul futuro
francesco caio era stato nominato per superare l’impasse. Ma non c’è più. e ora? di Daniele Bologna
Un’Agenda già troppo vecchia. Fa discutere l’attuazione dell’Agenda Digitale Italiana. Un ritardo certificato anche dal rapporto del Servizio Studi del Dipartimento Trasporti della Camera dei Deputati. Nel raptocca ora al premier renzi sbrogliare l’intricata matassa dell’agenda digitale
porto si evidenzia che fra i 55 adempimenti da considerare solo 17 sono stati adottati. E per quelli non adottati di ben 21 risultano già scaduti i termini. I settori di intervento non ancora disciplinati sono molti e vanno dal riordino del sistema statistico naziona-
le alla bigliettazione elettronica, dalla misurazione dei campi elettromagnetici alla trasparenza dell’attività parlamentare. Tuttavia, già dalle prime pagine il Servizio segnala che “non si è mai fatto ricorso alla procedure di legge in base alle quali per l’adozione
dei provvedimenti attuativi previsti si consente l’adozione su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri anche senza il concerto coi ministri competenti”. Tra questi il fascicolo sanitario elettronico e i pagamenti elettronici. Una “prateria digitale”, quindi, per Matteo Renzi. Il Presidente del Consiglio è chiamato adesso a recuperare la storia della sfortunata Agenda, vero snodo critico di tutto lo sviluppo del digitale italiano. Al Presidente del Consiglio o al ministro delegato non è stato trasmesso, ad esempio, l’elenco dei contenuti e degli obiettivi delle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico; come pure risultano lacune nell’individuazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali. L’Agid - evoluzione di Aipa, Cnipa e DigitPA, ha infatti il compito di implementare l’Agenda Digitale e contribuire alla modernizzazione del Paese, mettendolo in grado di
mr. agenda digitale, francesco caio
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competere al giusto livello in uno scenario globale. La struttura dovrebbe attuare l’Agenda coerentemente con i dettami dell’Agenda Digitale Europea. Ma finora non avrebbe assolto i suoi compiti, come si evince consultando i verbali dei revisori dei conti della stessa agenzia inviati alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Lazio. I motivi del ritardo, segnalati in numerose interrogazioni parlamentari - da parte di Sel, Forza Italia e M5S -, non sarebbero, però, imputabili solo alla mancata definizione dei decreti attuativi, ma anche alla governance dell’agenzia. Secondo alcune ricostruzioni, in assenza di uno statuto che doveva definire i poteri e l’organizzazione dell’agenzia, lo stesso direttore non poteva fare molto. In questo quadro, Mr.Agenda Digitale, cioè Francesco Caio, nominato con un tweet dall’ex premier Enrico Letta proprio per superare l’impasse dell’Agenda, è riuscito almeno a mettere in pista due provvedimenti: anagrafe e fatturazione elettronica, quest’ultima in vigore dal prossimo giugno. Mentre quello sull’identità digitale è ancora ai nastri di partenza. Domanda: ma adesso che Caio se ne è andato, chi avrà questo compito di catalizzatore? ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
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EpsonMeteo è il brand noto per la sua ventennale presenza televisiva sulle reti Mediaset, dove cura le news di meteorologia. Oggi, come Meteo.it, è il newsbrand di meteorologia più popolare e crossmediale in Italia. Produce infatti ben 30 edizioni video giornaliere, trasmesse in TV, ma anche su web e mobile, mobi dove raggiunge ogni mese 8.6 mio di browser unici. Collabora inoltre con numerose emittenti radiofoniche nazionali, alle quali fornisce quotidianamente le rubriche meteo. Grazie alla sua autorevolezza scientifica, sono numerose le operazioni di branded content già realizzate.
SC N RIO
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di Davide De Vecchi
Il mercato del marketing programmatico si sta innalzando, con alcune categorie pubblicitarie, come quelle delle arti e dell’intrattenimento o delle telecomunicazioni, che registrano un incremento della competitività fino al 60%. E’ quanto emerge dal nuovo Advertising Intelligence Index presentato da Turn, la piattaforma software di marketing e analytics. Il report è il primo ad applicare modelli economici standard a livello generale per misurare le tendenze della share of voice degli advertiser all’interno del crescente mercato del programmatic advertising su scala globale. L’indice offre ai professionisti del marketing informazioni strategiche su come, quando e dove utilizzare gli strumenti di digital advertising per raggiungere nel modo più efficace il pubblico in settori industriali altamente competitivi. Questa analisi fa riferimento alle tendenze in tema di marketing guidato dai dati in America, nell’area Asia-Pacifico, in Europa, in Medio Oriente e Africa nel periodo compreso tra gennaio 2013 e gennaio 2014. L’analisi globale ha rilevato che sui canali digitali la concorrenza ha un prezzo: il valore de-
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arrivano i dati dell’advertising Intelligence Index, il primo ad applicare modelli economici standard
Il mercato del programmatic marketing si sta “scaldando”
il report di turn misura le share of voice degli advertiser su scala globale rispetto al mercato complessivo
pierre naggar
gli eCPM (il costo effettivo per mille impression) è cresciuto nei canali social, display e video da gennaio 2013 a gennaio di quest’anno. Il mobile fa eccezione: nonostante la concorrenza sia cresciuta nel corso dell’anno, il contemporaneo aumento dell’offerta sembrerebbe aver impedito il relativo incremento dei prezzi. L’impennata del marketing guidato dai dati, inoltre, è confer-
mata dall’aumento del 28% dell’uso di dati di prima e terza parte sul fronte di quei brand che cercano di ottenere un vantaggio competitivo sui competitor, ottenendo l’attenzione dei consumatori. Il report evidenzia molti insight di valore inestimabile per i professionisti del marketing, sempre alla ricerca di raggiungere pubblici utili attraverso strategie di digital advertising convenien-
il segmento artistico sta diventando sempre più importante per il marketing
ti e ottimizzate. Lo studio si basa sull’analisi dei dati estratti dalla piattaforma Turn che, ogni giorno, elabora più di 100 miliardi di decisioni in campo pubbli-
citario, analizza oltre 1,5 miliardi di dati anonimi e fornisce l’accesso in tempo reale a miliardi di impression digitali. Tutto ciò consente a Turn di garantire
un’abilità senza precedenti nel fornire insight che rendano più semplice il processo decisionale. Secondo l’Advertising Intelligence Index di Turn, le prime cinque categorie dell’advertising programmatico a registrare i più rilevanti scostamenti in termini di competitività a livello mondiale negli ultimi dodici mesi sono stati: arte, intrattenimento e tempo libero, il 60% più competitivi; viaggi +57%; elettronica e computer +56%; servizi finanziari +52%; telecomunicazioni +51%. Le prime cinque categorie verticali, invece, in cui si è verificato il maggior regresso competitivo a livello globale da gennaio 2013 a gennaio 2014 sono stati: sport, il 121% meno competitivo; gioielleria -55%; prodotti da ufficio -46%; auto -41%; mercato immobiliare -29%. «Gli inserzionisti di tutto il mondo sono alla costante ricerca di strumenti efficaci per determinare quali canali, dispositivi e tempistiche siano le più efficaci per raggiungere il loro pubblico a maggior valore - afferma Pierre Naggar, EU managing director di Turn -. Applicando modelli economici ai vari marketplace in tempo reale, Turn riesce a fornire ai professionisti del marketing informazioni strategiche su come competere per assicurar-
si l’attenzione dei clienti e ottenere un Roi più elevato sulle singole campagne». Turn, in particolare, fornisce tre componenti di real time marketing: Audience Suite, una enterprise data management platform; Campaign Suite, una piattaforma per il media buying digitale per i canali video, mobile, social e display; e DataMine Analytics, una raffinata soluzione per l’esplorazione, l’ottimizzazione e la raccolta dei dati pensata appositamente per i professionisti di marketing. Turn collabora con i principali brand, agenzie e trading desk mondiali tra cui Accuen, Aegis, Dell, Experian, Microsoft, Omd, Sky, Sojern, Thomas Cook, Toyota e Vivaki. E la stessa Turn fornisce insight in tempo reale per trasformare e rendere più efficace il processo decisionale delle agenzie pubblicitarie e del marketing. «La nostra piattaforma cloud integrata consente di fornire servizi quali gestione dati, campagne multicanale e sistemi di analisi attraverso un singolo login - conclude Naggar - oltre all’accesso point-and-click a più di 120 premium partner tecnologici». Con sede in Silicon Valley, Turn distribuisce i suoi prodotti e i suoi servizi in tutto il mondo. ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
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l’insegna si muove su tutti i fronti: sponsorizzazioni sportive, nuove aperture, operazioni promozionali
Dalla Milan School Cup alla Laguna: le novità in casa Billa la catena che fa parte del gruppo rewe sarà anche official supporter della stramilano di Matteo Dedè
Prosegue l’impegno di Billa nei confronti delle scuole e dei ragazzi: dopo aver sostenuto progetti come “Arriva la merenda Billa” e “Buono a sapersi - Viaggio tra conoscenza e gusto”, legati alla sana alimentazione nella scuola, ora l’insegna del Gruppo Rewe è sponsor della 9ª edizione del Torneo Milan School Cup, l’appuntamento di calcio interscolastico che si svolge fino al 24 maggio 2014 nel capoluogo lombardo. Durante i diversi incontri, Billa non solo distribuirà ai piccoli campioni succhi di frutta in brik e plum cake a marchio proprio, ma premierà anche i primi tre classificati del concorso “Diamo un calcio al razzismo e facciamo gol per la squadra del cuore”, promosso dagli organizzatori del torneo, con dei buoni spesa da utilizzare presso i
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propri punti vendita. Ogni squadra può sfidarsi, infatti, oltre che sul campo da gioco, anche su quello della creatività e della fantasia, realizzando un disegno sul tema del razzismo, da presentare entro il 17 maggio alla Polisportiva di Cimiano. I disegni realizzati
da ciascun team verranno valutati da una giuria composta da cinque firme prestigiose delle testate sportive italiane e la premiazione si terrà durante la finale del torneo. «Per Billa, lo sport in età scolare è un valore fondamentale - ha detto il coo Andrea Colombo -: per
questo abbiamo deciso di sponsorizzare questa iniziativa. L’Italia, inoltre, ha il più alto tasso di obesità infantile a livello europeo, che coinvolge circa 18 mila bambini. Il calcio, quindi, è un’occasione di svago, ma soprattutto un’opportunità di pratica sportiva che,
se abbinata a una sana alimentazione, può offrire importanti vantaggi in termini di crescita corretta. Il nostro supporto nasce dalla condivisione dei valori che animano il torneo, ovvero sportività, lealtà, trasparenza e uguaglianza. E la sponsorizzazione rappresenta un’occasione unica per rafforzare il nostro impegno verso il territorio, dove siamo presenti con 27 punti vendita tra Milano e provincia». Intanto, a Venezia, proprio di recente è stato tagliato il nastro del nuovo Billa in Sestiere Santa Croce, il sesto della catena in Laguna. Un negozio di vicinato per una città che sta invecchiando; e che nasce all’insegna dell’integrazione. A cominciare dalla sede: i mesi di restauro hanno mantenuto inalterate le caratteristiche dell’immobile, in Fondamenta di Rio Manin, dalla muratura con i mattoni a vista agli archi, dai solai in legno alla pavimentazione in “terrazzo alla veneziana”. All’interno un assortimento con una percentuale di prodotti locali che arriva al 15%. «È importante, per noi, rafforzare il rapporto con la regione veneta, promuovendo innanzitutto le sue specialità. In questo modo possiamo assicurare che la maggior parte del valore sia creato, fin dall’inizio, sul territorio lo-
andrea colombo, coo di billa billa è un marchio del gruppo rewe
cale» spiega ancora Colombo. E non finiosce, però, qui. L’attività della catena di supermercati è frenetica in questa fase dell’anno e l’insegnasarà, per la prima volta, official supporter della Stramilano, la stracittadina che si svolgerà nel capoluogo lombardo domenica 23 marzo. Si tratta della giornata sportiva più attesa e amata dai milanesi, che coinvolge grandi e piccini, professionisti e amatori, tutti con il comune obiettivo di correre insieme per animare la città nella prima domenica
di primavera. «Siamo orgogliosi di sostenere e dare il nostro contributo a una manifestazione storica della cultura e tradizione meneghina - commenta il coo -. La stracittadina milanese è infatti un’occasione preziosa per incentivare le persone a svolgere, almeno per un giorno, una sana attività fisica, con l’auspicio che sia di incoraggiamento per tutte quelle persone che conducono una vita sedentaria. Nel 2013, infatti, solo il 21% della popolazione ha praticato regolarmente uno o più sport con continuità. Questa sponsorizzazione - continua Colombo - conferma, dunque, il costante impegno di Billa nel sostenere tutti gli eventi fortemente radicati nel territorio del comune di Milano». Inoltre, proprio da alcuni giorni è arrivata alla conclusione un’altra iniziativa promozionale portata avanti da Billa: fino allo scorso 9 marzo, in tutti i punti vendita aderenti all’operazione, era possibile partecipare alla nuova raccolta bollini Billa “Soffice Eleganza“. Si trattava della linea da bagno Extrasoft di Jalla - uno dei più grandi produttori europei di filato in cotone -, composta da asciugamani, teli bagno, accappatoi e tappeti bagno in spugna soffice, morbida e colorata, in puro cotone pettinato. ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
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Personaggi
polemiche
Il fondatore di Microsoft racconta a Rolling Stone come avrebbe volentieri acquistato Whatsapp, anche se non per quella cifra. Meno positivo il giudizio su Edward Snowden: ha violato la legge e ha sbagliato.
Il popolare professionista, consulente e blogger del mondo digitale chiede ragione al Garante per le Comunicazioni circa le numerose incongruenze nei dati relativi alla pubblicità online negli anni 2011, 2012, 2013.
Gates: Whatsapp si, Snowden no
WWW.ROLLINGSTONE.COM
AGCOM, dati confusi o errati?
WWW.MAUROLUPI.COM
privacy
Viral advertising
Non tutti possono chiamare Obama per lamentarsi. Mark Zuckerberg evidentemente può. Lo ha fatto dopo che è venuto fuori che la Nsa manipolava i pc degli utenti facendo credere di essere proprio Facebook.
Come spendere solo 1.500 dollari e raggiungere 44 milioni di contatti web in pochi giorni? Basta girare uno spot in cui 8 coppie si baciano per la prima volta. Come ha fatto Tatia Pilieva per il marchio Wren.
Zuck chiama Obama per l’Nsa
WWW.LASTAMPA.IT
Il primo bacio non si scorda più
WWW.NYTIMES.COM
advertising
strategie mobile
Ironiche, dissacranti, provocatorie. Spesso geniali. Corriere.it mette in mostra una serie di campagne che per via del loro contenuto, possono urtare la sensibilità e offendere. Di sicuro in Italia non si sono mai viste.
Dopo la chiusura di Megaupload sembrava fatta. E invece, arrivano nuovi guai per l’industria cinematografica mondiale. Un software con un nome che sa di cinema, rischia di essere il nuovo armageddon per i film.
46 pubblicità che non vedremo
WWW.CORRIERE.IT
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Popcorn Time, l’ammazzafilm
IT.FINANCE.YAHOO.COM
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giornalismo
social customers
“A lungo termine dobbiamo convincerci che tutti useranno le nuove tecnologie e leggeremo le notizie sui nostri schermi digitali”. Il direttore dell’European Journalism Observatory prende atto dei tempi che cambiano?
Elenchi telefonici, pagine gialle, fotocamere, persino linee erotiche. Sono tanti gli “strumenti di comunicazione” rimpiazzati parzialmente o definitivamente dal web, dai social media. C’è da dire che l’estrema velocità che attraversa il mondo, soprattutto quello della comunicazione, del marketing e del media business, non permette di soffermarsi un attimo a valutare nella sua essenza la portata del cambiamento. E allora conviene, magari navigando in rete, prendersi qualche attimo per riportare la mente, e il cuore, a come eravamo anche solo dieci anni fa. Recuperare il significato di cose perdute. Una galleria di ricordi per i nostalgici può aiutare nell’intento.
Le cose che non ci sono più dei ‘90
La sfida della rete all’informazione
IT.EJO.CH
Advertising
Gi spot che ti mandano “fuori” Gli effetti della legalizzazione della marijuana in Colorado, avvenuta a inizio anno, cominciano a vedersi, soprattutto per le casse dello Stato che hanno cominciato a incassare i primi milioni di dollari in tasse. E ovviamente, arrivano i primi spot. Uno di Marjuana Doctor, brand “farmaceutico” locale per promuovere la nuova “medicina”, tre arrivano dal Ministero dei Trasporti che ha realizzato tre commercial per ricordare ai cittadini che fumare è legale, così come lo è, negli spot, giocare a baseball, accendere il barbecue o appendere un quadro. Ma guidare dopo aver fumato, quello no, proprio non lo è.
NINJAMARKETING.IT
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SOCIALMEDIATODAY.COM
Icann database
Ecco i “guardiani” segreti della rete
THE GUARDIAN.COM
Sembra fantascienza: sette chiavi, possedute da sette persone sparse per il mondo che insieme controllano l’accesso al cuore del web. Invece è realtà e si tratta di una pratica complessa su cui si basa la sicurezza della Rete.
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IL 90% DEI PREMIUM PEOPLE HA UN PC E L’83% UNA CONNESSIONE IN BANDA L ARGA Premium People, la community degli abbonati Mediaset Premium, è l’audience di alto profilo che sceglie la qualità della pay-tv digitale. Per chi ha la banda larga ecco più di 3.000 contenuti pronti per lo streaming o il download.
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In Tv, su PC e Tablet
PREMIUM PEOPLE I HIGH PROFILE AUDIENCE Fonte: Gnresearch S.p.a., “Customer Satisfaction Famiglie Mediaset Premium” (CATI 1900 casi) Dato Novembre 2012
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visioni
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di
Matteo Dedè
2014, anno del bitcoin. ma se
Fabrizio Politi E’ il fondatore di Sixthcontinent.com, il primo Digital Social System, online in Italia da ottobre 2013 e pronto a sbarcare in America il 12 ottobre 2014. Un’iniziativa nata con l’obiettivo di modificare i flussi dell’economia globale, che ha sviluppato anche una propria moneta digitale, Mo.Mo.Sy. - acronimo di moderate monetary system -, in grado di interagire e integrarsi con il sistema monetario attuale e con i flussi economici globali, per modificarli e migliorarli
arriva il big crash? Il 2014 era stato preannunciato come l’anno del Bitcoin, e poi il crash. Ora il mercato degli investitori è in allarme per la chiusura di Mt. Gox, una delle principali piattaforme autorizzate allo scambio di questa valuta, che risulta scomparsa nel nulla assieme al suo fondatore, Mark Karpelese, e ai 744 mila “soldi” depositati, il 6% di tutti quelli in circolazione. Numeri che al cambio degli ultimi giorni si traducono in circa 280 milioni di euro. Il sito di scambio è uno dei tanti sulla piazza, un servizio commerciale di cambio di questa moneta elettronica. Il Sistema Bitcoin, invece, è un’altra cosa: la moneta funziona, è sempre più diffusa e supportata. La chiusura di Mt. Gox, insomma, non equivale, in nessun modo, alla chiusura o al fallimento del Bitcoin. Quanto accaduto, piuttosto, potrebbe avere delle ripercussioni a livello d’immagine nei confronti di chi non conosce questa crypto-moneta, o la sta monitorando in attesa di vedere come evolve. La vera innovazione di Bitcoin è stata aver creato un protocollo che facilita gli scambi e le transazioni, ma dobbiamo valutarla per quello che è, ovvero un’innovazione tecnologica, non economica. Infatti, così com’è, la moneta Bitcoin appare come la più attraente non soluzione economica della storia.Il Bitcoin è nato nel 2009, sia come protocollo tradizionalmente indicato con la B maiuscola - sia come moneta digitale, indicata con la b minuscola; e a differenza della maggior parte delle valute tradizionali non fa uso di un ente centrale: utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni e sfrutta la crittografia
per gestire gli aspetti funzionali come la generazione di nuova moneta e l’attribuzione di proprietà dei Bitcoin. La rete Bitcoin consente il possesso e il trasferimento anonimo delle monete; i dati necessari a utilizzare i propri Bitcoin possono essere salvati su uno o più personal computer sotto forma di “portafogli” digitali; oppure mantenuti presso terze parti che svolgono funzioni simili a una banca. Bitcoin è la prima rete di pagamenti gestita e controllata dagli utenti e non da un’autorità centrale, ma in quanto tale, vista la portata della sua innovazione, deve essere perfezionata: Il sistema dei Bitcoin non può funzionare senza essere accompagnato da un nuovo modello economico. E’, infatti, confluito come un materiale grezzo nel sistema economico tradizionale, caratterizzato dalla “scarsità” e dalla “speculazione”; e così, ciò che sembrava la soluzione al “vecchio mondo”, è stato sfruttato dallo stesso per fini speculativi. Il Bitcoin non è attualmente in grado di risolvere i problemi e le esigenze di una comunità in crisi, soprattutto se globale come quella alla quale si rivolge, soprattutto se lo fa senza introdurre regole commerciali ed economiche nuove, in grado di arginare pratiche illegali e pericolose come il dumping, lo sfruttamento di manodopera in Paesi sottosviluppati, l’evasione fiscale operata attraverso i cosiddetti “paradisi fiscali”. La moneta digitale non può modificare e neppure competere con i macro flussi economici, non riesce a generare un distribuzione più equa della ricchezza né tantomeno alimentare i consumi necessari alla ripresa economica.
editoriale
di
Daniele Bologna - dbologna@growingcm.com
adesso 360com è un quotidiano
Questo giornale è stato fondato quasi quattro anni fa. Era il 2010, prima parte, non certo una fase entusiasmante per l’economia italiana, per le imprese, le famiglie, i lavoratori. Insomma, si era in piena, forte, enorme crisi. Passato un quadriennio non sembra che la situazione sia cambiata molto, perché in Italia, di crisi e di difficoltà sul fronte economico e finanziario si continua a parlare. E’ l’argomento del giorno, di ogni giorno. E non può che essere così. Anche nel variegato mondo della comunicazione. Però, il prodotto interno lordo è tornato a crescere, pur di pochissimo, proprio di recente, almeno secondo gli ultimi dati. Poi, c’è un nuovo Governo che, per lo meno nelle intenzioni e negli annunci, sembra ben motivato ad affrontare la situazione. A imprimere ritmo, decisioni, novità. Ci sono segnali stimolanti sparsi un po’ ovunque nel tessuto imprenditoriale. Quel che si respira, in effetti, è un’aria diversa da qualche mese a questa parte: si notano su più fronti volontà e tentativi di uscire dalla cappa grigia che ha soffocato le energie per tanto tempo. Non ci sono grandi investimenti da sfruttare, è chiaro; non ci sono aiuti e prospettive davvero entusiasmanti su cui puntare. Ma la voglia di fare, di reagire, di sviluppare lo sforzo necessario per riemergere sembrano più vigorose nei confronti di un passato, anche prossimo, che non dava tregua alla sofferenza e al pessimismo. Noi, quattro anni fa, nel nostro piccolo piccolo, avevamo deciso di dare già allora un segnale. Innazitutto a noi stessi, al mercato, agli operatori. Alla communication industry, ai suoi attori e ai suoi protagonisti. A noi che la osserviamo con interesse, curiosità e il massimo della competenza possibile. Il segnale fu di cominciare a realizzare un giornale diverso, solo digitale, graficamente curato, il più possibile vario e interessante nei contenuti, con la giusta selezione e uno spirito interattivo spiccato. Lo abbiamo fatto con fatica e soddisfazione per quattro anni. Chi ci ha sostenuto, letto e parlato potrà continuare a farlo, unendosi alla nostra passione. Però, quel che oggi è essenziale, è che ci si potrà incontare ogni giorno. Perché ora, 360com è un quotidiano. Grazie a tutti, nessuno si senta escluso. ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014
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SPAZIO A...
Bologna Licensing Trade Fair
TERZA PAGINA
scanner creatività ai raggi x
24-26 marzo - licensing traid fair @ bologna
Burlington, un ritorno all’insegna della provocazione
It’s Fucking matter of details
Euthanize me
Can you sock me? 20
Vi ricordate i paninari? Quella sottocultura giovanile nata negli anni Ottanta ai piedi del Duomo e impostasi un po’ ovunque, in modo più rarefatto, nel resto d’Italia: ossessionati dalle griffe nell’abbigliamento e in ogni aspetto della vita quotidiana, i paninari promuovevano uno stile di vita basato sul consumo, il divertimento a ogni costo e la spensieratezza. I loro segni di riconoscimento erano i jeans Americanino, portati con risvolto alla caviglia, le felpe Best Company per lui e Naj-Oleari per lei, i piumini Moncler, i cinturoni El Charro e ai piedi, immancabili, le Timberland. Anche le calze avevano il loro brand di riferimento: Burlington. La parabola del successo commerciale di molti di questi marchi ha coinciso con la fine dell’epopea dei paninari e sono davvero pochi i sopravvissuti. Tuttavia, grazie al prepotente ritorno di Moncler, tornato ad essere capo-icona e sinonimo di piumino, altri brand degli anni ‘80 stanno vivendo una seconda giovinezza, magari di nicchia, come Naj-Oleari, società fondata nel 1916, che dopo aver vestito tutte le paninare da capo a piedi si è specializzata nel make up. Ora è il turno di Burlington, marchio francese di calze che negli ultimi tempi sta mettendo in atto una evidente strategia di riposizionamento attraverso una serie di spot molto fuori dagli standard. Volgarità, doppi sensi cinismo ostentato sono gli ingredienti principali dei tre commercial realizzati dall’agenzia francese Pain Surprises, il tutto in salsa molto francese, con un registro di comunicazione che resta sempre in equilibrio sottile tra ironia e realismo. Tre spot che, ovviamente, nessuno vedrà mai in televisione. Brand: Burlington Advertising Agency: Pain Surprises Producer: Henry De Czar Country: France It’s a fucking matter of details: 2013 Can you sock me?: 2013 Euthanize me: 2104
l’unica fiera del licensing in italia propone l’edizione 2014 al quartiere fieristico, confermato il retail day
un’immagine tratta dall’edizione dello scorso anno
Bologna Licensing Trade Fair è la sola manifestazione fieristica in Italia in cui i principali licensors e le agenzie di licensing espongono le ultime novità sul mercato: dall’entertainment al brand, dal fashion allo sport. La manifestazione si è attestata come l’evento di riferimento per gli operatori del settore in Italia e uno dei principali appuntamenti in Europa. Bologna Licensing Trade Fair, con molteplici servizi rivolti agli espositori e ai visitatori, è dunque il punto d’incontro tra i player del licensing. L’evento è rivolto a licenzianti, licenziatari, agenzie di licensing, società di produzione audiovisiva, broadcaster, distributori e buyer. Dopo il successo della prima edizione, a marzo 2013, la Licensing Trade Fair conferma anche l’appuntamento con il retail al prossimo Retail Day, un giorno interamente dedicato al tema della distribuzione. Un appuntamento unico nel suo genere dove, oltre a una mattina dedicata a seminari di approfondimento sulle ultime tendenze della distribuzione legata ai prodotti su licenza, ci sarà un pomeriggio strutturato con incontri “speed date” tra retailer selezionati ed espositori. Novità 2014: l’aumento dei retailer coinvolti e l’apertura a key player della distribuzione internazionale. Oltre all’acquisto dello spazio espositivo, con servizi e assistenza, è inclusa nella quota di registrazione una connessione wi-fi. Inoltre, l’espositore può inserire i dati dei propri brand all’interno della Property Guide. ANNO V | #002 | LUNEDI’ 17 MARZO 2014