spazio a… / kate moss
La modella UK celebrata con una mostra a Milano
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ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
Gli scatti d’autore della “Queen of cool” londinese, in mostra a Mila no fino al 30 maggio. Immagini scelte per raccontare la vita e lo stile della supermo della e stilista in copertina su 300 riviste
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Ecommerce Forum 2014, LO SPECIALE di 360com
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Shopper sempre più multicanale
14 speciale / 1
ADTZ, leader nel social media adv
24 speciale / 2
4Dem, email mktg senza limiti di banda
28 speciale / 3
Rocket Fuel, la vera rivoluzione
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Antitrust contro le app ingannevoli
Oltre 3 milioni di contatti unici mensili, oltre 20 milioni di pagine viste, una redazione attiva 24/7, 300 contenuti video nuovi al mese. Nanopress.it è il sito all news nativo digitale benchmark dell’informazione italiana indipendente. Una risorsa d’aggiornamento e d’approfondimento riconosciuta, puntuale, dinamica, dalla parte del lettore, al servizio della notizia locale, nazionale ed internazionale. tg|adv - Via Ripamonti 101, 20141 MIlano - Tel. +39 0257313102 - tgadv@tgadv.it - www.tgadv.it
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editoriale
di
Daniele Bologna - dbologna@growingcm.com
trend alla ricerca degli spiragli di luce La ripresa, purtroppo, è scomparsa nel primo trimestre. L’Italia, adesso, è praticamente in stagnazione: con il dato di inizio anno e scontando rialzi nei successivi trimestri, l’incremento del prodotto interno lordo del 2014 dovrebbe attestarsi allo 0,2, al massimo allo 0,3% e non allo 0,8%, come ipotizzato dal Governo, o allo 0,6%, come invece previsto dall’Unione Europea. Per molti economisti non c’è da meravigliarsi. La politica macroeconomica non sembra adeguata. E le ricostruzioni più equilibrate lo sostengono: non è tanto colpa di questo o quell’esecutivo in carica, semplicemente non ci sarebbero spazi per un vero sostegno della domanda. Per la politica fiscale, il 2014 segna solo un’attenuazione nell’austerità, che potrebbe comunque riprendere dal prossimo anno. Di questo c’è consapevolezza. Per la politica monetaria, la bassa inflazione si traduce in severa restrizione: i tassi di interesse reali sono troppo elevati, frenano investimenti e consumi. Al contempo, si avrebbe bisogno di un cambio più debole per sostenere le esportazioni. Come si può pensare di avere una ripresa se tutte le leve sono fuori uso?, dice più d’un osservatore di cose economiche. Si spera che gli 80 euro di minore Irpef possano produrre qualche effetto, ma se il clima è negativo l’impatto potrebbe rivelarsi minimo. In questo contesto pieno di vincoli, urge che almeno sul fronte monetario si prendano, a Francoforte, decisioni di stimolo significative. Ci sono riverberi, ancora una volta, sul fronte della industry pubblicitaria, anche se con qualche elemento positivo. La fase di decrescita del mercato pubblicitario italiano, infatti, non è ancora terminata, anche se nel primo trimestre dell’anno è proseguito il trend di riduzione delle perdite, sempre più vicino alla soglia zero, almeno secondo i dati ufficiali diramati, come di consueto, da Nielsen. Segnali di ripresa ce ne sono, in particolare in ambito televisivo, radio e internet. Speriamo bene, e buona lettura a tutti. 3
Ottimizzazione delle campagne advertising su Facebook e Twitter.
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SPAZIO A...
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kate moss: the icon
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fino al 30 maggio - via alessandria 8 @ milano
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Direttore responsabile Daniele Bologna dbologna@growingcm.com Content Manager Aureliano Roio aroio@360com.it Redazione redazione@360com.it Sebastiano Zeri, Giacomo Broggi, Vera Modesto, Davide De Vecchi Progettazione grafica e realizzazione RubberDuck info@rubberducksrl.it
un appuntamento glamour presso il lancia fashion apartment: la modella uk celebrata con una mostra Alessandro Rimassa Direttore della Scuola di Comunicazione e Management dell ‘Istituto Europeo di Design, è autore di “Generazione Mille Euro” (Rizzoli), libro cult tradotto in sette lingue da cui è stato tratto l’omonimo film. Ha pubblicato anche “Berlino Sono Io” (Sonzogno) e “Jobbing, la guida alle 100 professioni più nuove e più richieste” (Sperling & Kupfer). Nato il 19 ottobre 1975, scrittore e giornalista professionista, crede che in Italia sia ancora possibile costruirsi un futuro ed esprime la sua filosofia di vita con un hashtag: #facilecambiare. Basta volere e sapere agire
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Questo testo è tratto dal capitolo dedicato alla Sharing economy all’interno del libro di ALESSANDRO RIMASSA “E’ facile cambiare l’Italia se sai come farlo. 10 metodi che ognuno può mettere in pratica per ricostruire insieme il paese”, edito da Hoepli
visioni
di
Matteo Dedè
La speranza dei 40enni si chiama
generazione sharing Rispetto alla generazione disillusa dei qua rantenni, quella che fu prima delle speranze e poi dei mille euro, la generazione succes siva, quella dei ventenni, nasce più aperta, meno individualista, attrezzata per un cam biamento continuo, disposta a includere, fi duciosa e con le maniche ben rimboccate. È la generazione sharing. Parlare di genera zione sharing significa fare riferimento a co loro che della condivisione fanno non solo un semplice stile di vita, ma la filosofia primaria che guida scelte e azioni. Una serie di aspet ti negativi può divenire motore di un modo di agire, comportarsi, relazionarsi totalmente diverso e nuovo. Innovativo. La condivisione, per la generazione sharing, si attua in cin que campi. Esperienze: questa generazione utilizza i social media per comunicare, con frontarsi, raccontare storie ed emozioni. Da Twitter a Facebook, passando per i blog, In stagram e YouTube, discutono di politica, condividono delusioni e successi, lanciano
campagne sociali, manifestazioni, proteste e proposte; servizi e prodotti: all’auto di pro prietà preferiscono carsharing e carpooling, utilizzano servizi pubblici di affitto biciclette, nei viaggi scelgono il couchsurfing o l’affit to di appartamenti al posto dell’hotel, pensa no a un futuro in cohousing; idee: non hanno paura di diffonderle, anzi per loro la filosofia dell’“uno più uno maggiore di due” è alla base di qualsiasi azione, così come lo sono la progettazione partecipata e la cocreazione; lavoro: il coworking, per questa generazio ne, non è soltanto uno spazio comune di la voro, ma anche un modo di intendere il la voro stesso. Quando lanciano una startup non lo fanno mai da soli, ma sempre con dei co founder; responsabilità: sono social non solo in riferimento all’utilizzo dei social media, ma perché credono nell’etica e nell’equità so ciale, cioè nella condivisione delle respon sabilità, nell’impegno diretto per migliorare la società e nel social business.
Trenta scatti d’autore della “Queen of cool” londine se, in mostra a Milano fino al 30 maggio. Trenta scat ti indimenticabili per raccontare la vita e lo stile del la supermodella e stilista britannica comparsa sulla copertina di oltre trecento riviste. La mostra si chia ma “Kate Moss: The Icon” e raccoglie gli scatti più celebri di colei che rivoluzionò i canoni estetici e lo stile degli anni Novanta. In sintonia con tanta bellez za ed eleganza, un esemplare unico di Lancia Ypsilon sarà esposto come sponsor della mostra fotografica. E avrà una customizzazione esclusiva: la carrozzeria dell’auto è, infatti, personalizzata con le rappresenta zioni di alcune delle celebri fotografie esposte all’in terno, che raccontano la carriera ma anche la vita personale di Kate Moss. Un “wrapping” suggestivo e unico che rende la vettura esposta un elemento di co municazione forte e unico nel suo genere. Nell’anno dei suoi 40, la bellissima modella londinese diventa protagonista di una vera e propria celebrazione attra verso l’obiettivo di artisti del calibro di Albert Watson, Chris Levine, David Ross, Jurgen Ostarhild, Roxanne Lowit e Satoshi Saikusa. E anche la vettura a edizio ne unica rende, dunque, omaggio a una donna che da vent’anni affascina e ispira stilisti e artisti, capace di dettare mode e manie con il suo stile, tanto da meri tarsi l’appellativo di “Queen of Cool”. ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
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COVER STORY
Ma, insomma, questo benedetto ecommerce ha attecchito o no nel Paese chiamato Italia? I dubbi permangono, ma l’interesse verso la materia non accenna a diminuire. A testimoniarlo, una volta di più, il forum dedicato al settore organizzato da NetComm e giunto ormai alla sua nona edizione, che si prospetta come la più frequentata della storia: il numero delle adesioni era già arrivato oltre quota 1.600 prenotazioni a dieci giorni dall’evento in programma a Milano, cifra che fa il paio con quella che sottolinea le percentuali di crescita annuali del commercio elettronico lungo lo Stivale, isole comprese: un +20% solo durante l’ultima stagione. E in giro si mormora che il presidente del consorzio, Roberto Liscia, oltreché ovviamente soddisfatto, non sia neanche così sorpreso della progressiva affermazione del settore. Non potevamo, quindi, non farci spiegare le ragioni che hanno ormai poco a che fare con il mero ottimismo, ma sembrano fotografare una realtà ben definita. Perché si respira un palese entusiasmo: significa, forse, che i punti a favore hanno finalmente oscurato le criticità? «Non così in fretta - risponde Liscia -, ma la strada è
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A Milano si svolge la nona edizione dell’Ecommerce Forum. operatori a confronto
Fermo immagine su una realtà definita
Nell’ambiente si respira un palese entusiasmo: significa, forse, che i punti a favore hanno finalmente oscurato le criticità? Magari non tutte, rispondono gli organizzatori di Davide Sechi
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COVER STORY Roberto liscia sottolinea che nel corso della manifestazione saranno illustrati casi di grandi realtà aziendali, a partire da quello di Nestlé
quella giusta. I punti critici permangono e sono quelli ormai risaputi: una cultura imprenditoriale che ancora non è perfettamente educata al digitale, mentre il consumatore si trova ben più avanti; risorse e competenze che devono essere ancora sviluppate; una banda larga ancora insufficiente; una legislazione poco appropriata che non elimina vincoli troppo opprimenti per l’offerta; la necessità di creare trustability. E a proposito di quest’ultimo punto, il sigillo NetComm significa credibilità, qualità: circa 130 aziende ci hanno creduto e ora possono fregiarsene; in più, ne abbiamo creato uno equivalente anche a livello europeo. Così entriamo nel territorio dei punti da esaltare: il Made in Italy; il comportamento degli italiani riguardo il commercio elettronico, che
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sono passati da 9 milioni a 16 milioni di acquirenti online; il ruolo del mobile che cresce e può riservare ulteriori sorprese. Si tratta di fattori che creano conoscenza, partecipazione ed economie condivise». E se volessimo coniugare l’ecommerce con i social media? «Allora dovremmo essere onesti - dice ancora Liscia - e dichiarare le difficoltà di valutazione ancor ben presenti sotto il profilo della perfomance. Oggi social non è più uno strumento, ma un ambiente che sostituisce la relazione fisica, fondamentale nella condivisione di un processo, nel momento della possibile titubanza o della conferma dellíesattezza di un’operazione díacquisto. Ma, oltre questo, deve essere ancora valutato come strumento adatto al settore». Un’ulteriore riflessione, il
presidente di NetComm la riserva proprio al Forum che si celebra a Milano. «La prima parte dell’incontro - afferma ancora il presidente Liscia - prova a raccontare le esperienze globali di grandi gruppi, come Nestlé. Sfruttare in maniera adeguata le possibilità del progresso tecnologico sarà poi materia di discussione pomeridiana. E qui comeScore ci garantisce un quadro della valenza svolta dal mobile nello shopping quotidiano. Possiamo contare su due osservatori, il primo con uníanalisi trimestrale del comportamento díacquisto, il secondo redatto dal Politecnico di Milano. Durante la mattinata abbiamo allineato le testimonianze di Marco Centauro, di Facebook, di Federico Gasparotto, per Accenture, e di Vincenzo Pompa, di Postecom. < ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
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ECOMMERCE
Mentre a Milano si celebra il 9° Forum, il dibattito sull’ecommerce è acceso: il settore negli stati uniti crescerà di oltre il 50% nei prossimi 4 anni
Il consumatore “omni-channel” è la forza strategica che può plasmare il futuro Ci sono dati incontrovertibili sulla continua crescita di un fenomeno che sta mettendo radici a tutte le latitudini. Ad esempio, in base alle ultime stime, le transazioni commerciali compiute da smartphone e tablet a fine 2014 raggiungeranno i 114 miliardi di dollari soltanto negli usa. Un numero che potrebbe aprire spiragli interessanti anche nel nostro Paese, dove gli strumenti di comunicazione mobile sono davvero diffusi e in via di ulteriore diversificazione
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di Daniele Bologna
Per intendere bene il fenomeno si può partire da una recente stima dell’autorevole istituto Forrester, secondo cui, negli Stati Uniti, le transazioni commerciali compiute da smartphone e tablet a fine 2014 raggiungeranno i 114 miliardi di dollari. In particolare, due terzi, ovvero circa 76 miliardi, avverranno tramite tablet, mentre il resto attraverso i cellulari. E per quanto riguarda i 114 miliardi totali, comprendono circa 28 miliardi di dollari di transazioni che i ricercatori della struttura statunitense non definiscono come ecommerce, tra cui viaggi e ordini di cibo.
Sempre Forrester stima, inoltre, che quasi un terzo (il 29%) di tutte le transazioni di ecommerce del 2014 avverranno da tablet o telefono cellulare. Ed entro il 2018 questa percentuale salirà fino al 54% del totale, che sarà di 414 miliardi di dollari. Cifre enormi, testimonianza di una tendenza significativa e irreversibile. Tuttavia, nonostante questa grande attenzione data al commercio digitale, secondo Forrester gli acquisti di ecommerce compiuti su qualsiasi tipo di device digitale rappresentano solo il 9% del totale delle transazioni commerciali degli Stati Uniti. Entro il 2018 questa percentuale salirà solo fino all’11%. Non è poi molto. In questo scenario va annotato che il valore globale dei beni venduti su eBay nel
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ECOMMERCE
quarto trimestre del 2013 è stato di 21 miliardi di dollari; al secondo posto, dietro all’elettronica, che vale 4,8 miliardi, c’è la categoria abbigliamento e accessori, con 4,4 miliardi, circa il 21% del totale. L’azienda non segmenta geograficamente i dati sui ricavi, ma su 128 milioni di utenti attivi eBay a livello mondo, 3,5 milioni sono italiani, il 2,8% circa. Applicando le stesse percentuali al transato e convertendo i dollari in euro, potremmo dire che nel quarto trimestre il transato in Italia è stato di 430 milioni di euro per tutte le categorie e di 86 milioni circa (il 20%) per la moda: per líintero anno si superano, quindi, i 300 milioni. Non male, come risultato, ma sicuramente migliorabile, in particolare puntando sul mobile commerce. «In Italia nel 2013 il canale, secondo i dati dell’Osservatorio NetComm, è cresciuto del 255% - ricorda Lamberto Siega, responsabile per Italia, Francia e Spagna della gestione dei venditori e dell’innovazione -. L’Italia è un mercato molto interessante da questo punto di vista, perché più di 30 milioni di persone hanno uno smartphone, la penetrazione più alta d’Europa, e, sempre secondo i dati NetComm, 22 milioni lo usano per navigare». Per acquistare con comodità da uno smartphone servono le interfacce e app giuste e in questo eBay è
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all’avanguardia: «Le nostre applicazioni per iPhone, iPad, smartphone che usano Android, BlackBerry e Windows sono disponibili in oltre 190 Paesi, tradotte in otto lingue e sono già state scaricate 200 milioni di volte - precisa Siega -. A livello mondiale, su 76,5 miliardi di transato, 22 miliardi sono passati dal mobile; per l’Italia non abbiamo dati disponibili, ma l’Osservatorio NetComm avrebbe indicato che l’m-commerce è il canale più promettente, non solo per effettuare l’acquisto, ma per fare ricerche, informarsi, magari mentre si aspetta l’autobus». Tra i marchi che hanno già aperto negozi su eBay ci sono Braccialini, Gas Jeans, Merrel e Kappa (BasicNet), ma l’obiettivo è portare sul sito tutti i marchi della moda e magari anche del lusso ita-
liani. Però, in un panorama fitto di speranze, ci sono parecchie nuvole di preoccupazione sulla strada del costante, ma comunque lento, sviluppo del commercio digitale. Per esempio, tra le piccole e medie imprese sono soprattutto le resistenze culturali a bloccare la “fioritura” nella parte digitale, come spiega Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba, tra i leader in Italia nel web hosting: «Nonostante la continua crescita del comparto ecommerce in Italia, il nostro Paese si posiziona al 25° posto su 28 nella classifica relativa alla penetrazione del commercio elettronico in Europa, riuscendo a scalzare esclusivamente Grecia, Bulgaria e Romania. Questo dato, sicuramente poco incoraggiante, è accompagnato da ulteriori
numeri che non fanno presagire nulla di buono: in Italia solo il 6% delle imprese italiane vende online, a fronte di una media del 15% nel resto dell’Unione Europea. Viene, quindi, da chiedersi come siano giustificabili questi numeri - continua Sordi - perché le imprese italiane, e soprattutto le Pmi, non colgano i vantaggi che l’ecommerce potrebbe offrire loro. Di sicuro, il digital divide nel Paese pesa enormemente sullo sviluppo delle attività commerciali in rete delle piccole e medie imprese italiane. Ma spesso mancano, oltre alle comuni infrastrutture digitali, adeguate strategie di vendita e comunicazione nel mercato online. Da ciò si evince che le barriere per le Pmi sono più d’una, ma le più ostiche da battere sono quelle culturali. Le imprese non
Roberto liscia è il Presidente del consorzio netcomm
hanno una reale consapevolezza delle enormi opportunità del mondo dell’e-commerce». In effetti, le Pmi italiane, ovviamente, sono nate tutte offline e nessuno chiede di allontanarsi dall’universo fisico. La parola d’ordine è invece “multicanalità”, come sottolinea ancora Sordi: «La ragione principale per cui una piccola o media impresa dovrebbe
essere visibile online è data proprio dalla possibilità di adottare una strategia multicanale. Di fatto, oggi i clienti utilizzano canali differenti nel corso del proprio processo di acquisto. Uno studio condotto da Forrester Research mostra come in Italia il 37% dei possibili acquirenti applichi il cosiddetto effetto Ropo (Research Online Pur-
chase Offline), evidenziando come si tenda a cercare informazioni online prima di acquistare in un luogo fisico. Già da questa tendenza si coglie come la presenza online sia essenziale per poter raggiungere il maggior numero di clienti possibile. E ciò anche a fronte del sempre crescente utilizzo di dispositivi mobili. Ricordo che in Italia ci sono circa 21 milioni di smartphone e oltre 1 milione di tablet». Anche sulla stampa italiana l’argomento “commercio elettronico” è sempre più trattato, sia dal punto di vista tecnico sia da quello informativo. Negli Stati Uniti, molti analisti ne evidenziano lo sviluppo a scapito del “commercio fisico”, quello che siamo abituati a vedere in tutte le vie cittadine di ogni paese del mondo, tanto da far dire a Howard Schultz, chief executive officer di Starbucks, intervistato dalla CNBC: «Fortunatamente, i consumatori non possono farsi un cappuccino online… Non vorrei essere nei panni di chi deve gestire un negozio tradizionale e non ha una strategia digitale». Inoltre, in un rapporto del Mit di Boston, si afferma che il consumatore “omnichannel” è la forza centrale che può plasmare il futuro dell’ecommerce e i negozi gestiti dai retailers. L’Osservatorio eCommerce b2c NetComm/School of Management del Politec-
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lamberto siega di ebay
nico di Milano, ha rilevato che nel 2013 è proseguita la crescita del commercio elettronico con un tasso del 18% e le vendite dei siti, con operatività nel paese, hanno superato 11 miliardi di euro. Non solo: il commercio elettronico dei prodotti ha registrato una crescita del 25%, mentre quella dei servizi è stata pari a un +13%, anche se questi ultimi pesano per il 61% delle vendite. «Il settore dell’ecommerce - spiega il presidente di NetComm, Roberto Liscia - è affermato in tutti i paesi, tanto da essere diventato un fenomeno globale. Questo canale di vendita, nato con internet, permette l’accesso online a beni e servizi. All’inizio, si trattava di acquisti online di servizi, in particolare assicurazioni, viaggi e turismo, ma più recentemente si è sviluppato per offrire prodotti difficilmente comprimibili in un negozio tradizionale. L’ecommerce permette di presentare ai potenziali acquirenti “un’of-
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howard schultz, ceo di starbucks
ferta della coda lunga”, ovvero completa, che in un negozio fisico non sarebbe stoccabile, tanto da far parlare di “negozio planetario”. Inoltre, il servizio offerto e la confrontabilità dei prezzi rappresentano un plus per i potenziali clienti. Il prezzo, che ha inizialmente facilitato lo sviluppo del commercio elettronico, ha in seguito messo in evidenza altre componenti del marketing mix, tra cui spiccano il servizio a domicilio e una logistica efficace». Dalle più recenti informazioni, in effetti, si evince che negli ultimi anni anche in Italia ci sia stata un’accelerazione dell’offerta di prodotti nell’ecommerce. In Europa, questo settore sembra oggi guidare lo sviluppo. Così, in molti si avventurano a fornire quadri previsionali tra l’oggi e il domani di una tendenza comunque inevitabilmente di progresso. «Storicamente, in Italia, a differenza di altri paesi, le vendite a domicilio non sono mai decollate - dice ancora Liscia -, anche per la reti-
cenza delle persone ad avere fiducia nei servizi di consegna e per i servizi logistici non all’altezza. Nel passato, in Italia, il negozio fisico ha predominato anche per la conformazione della popolazione distribuita in piccole e medie città. Al contrario, mercati come l’America, dove le distanze sono maggiori, il servizio a domicilio è sempre stato un fenomeno importante. Si può aggiungere la tradizionale “allergia” degli italiani all’uso della carta di credito online, che ha frenato il settore. L’ecommerce, da noi, inizialmente si è diffuso nei servizi e, successivamente, anche nell’offerta di beni/prodotti. Penso all’offerta di strutture come eBay, Zalando, Amazon, Yoox, Groupon. Le ragioni di quest’ampia diffusione in Italia sono da ricercarsi nei prezzi più vantaggiosi rispetto ai negozi, alla maggiore efficacia della logistica e alle consegne a domicilio
favorite dalla mancanza di tempo dei consumatori italiani da dedicare allo shopping tradizionale. Adesso, devo dire che l’Italia risulta un po’ indietro rispetto a paesi come Francia Inghilterra e Germania - continua il presidente del Consorzio NetComm -. Anche in termini di digitalizzazione, ossia del numero di persone che hanno accesso a internet, la percentuale degli internauti in Italia è di circa il 29%, contro una media europea del 55%, con punte dell’80% in alcuni paesi. Nel 2013 gli acquirenti online hanno raggiunto 14 milioni di unità e le vendite dai siti hanno superato 11 miliardi di euro. Alla base di questa crescita si riscontra il ruolo sempre più importante svolto dagli smartphone che estendono le possibilità di acquisto al di là dell’utilizzo del computer. Inoltre, lo sviluppo della telefonia mobile sta contribuendo alla digitalizzazione
del nostro paese. Nonostante quanto detto, il settore è ancora lontano rispetto ai maggiori paesi europei». E oggi si parla sempre di più di multicanalità del retail di prodotti. Con l’emergenza di scenari intrecciati a una conformazione tipica del sistema italiano in cui la distribuzione è estremamente capillare. «Anche in Italia aggiunge, però, Liscia - è in atto una rivoluzione digitale e nel breve-medio termine si arriverà a un punto di equilibrio tra commercio “fisico” e “digitale”. Il consumatore “omnichannel” potrà essere la forza centrale che determinerà il futuro del commercio elettronico e dei negozi tradizionali. Il punto è saper valorizzare la customer experience del cliente finale e a tale scopo le aziende dovranno saper sfruttare al meglio l’online e l’offline, integrandoli tra loroo. Non esiste, comunque,
La ricerca della qualità e l’attenzione all’utente IlConsorzio del commercio elettronico italiano (Net Comm), nato nel 2005, aderisce a Assinform, organi smo di Confindustria per i Servizi innovativi e tecnolo gici. La mission di NetComm si sviluppa su due fronti: da un lato, offre tutta una serie di servizi ai propri con sorziati, dall’altro s’impegna a promuovere la cultura del commercio elettronico nella società civile. Tra i con sorziati annovera marchi rinomati tra cui Bottega Ver de, Ibs, Fratelli Carli, Expedia, Bluvacanze, Dmail, Ebay, Epson, Mandarina Duck, Lastminute, Poste Mobile, Ti cket One, Carta Sì, Il Sole 24Ore, e tantissimi altri. Tut ti i consorziati aderiscono al Codice di Autoregolamen tazione NetComm, sinonimo di garanzia di qualità e di trasparenza nei confronti dei clienti potenziali. Inoltre, si possono fregiare del Sigillo NetComm, che permette al consumatore di identificare le aziende iscritte, che per seguono la ricerca della qualità e l’attenzione all’utente finale. La nona edizione dell’E-commerce Forum 2014, dedicata al commercio elettronico, si svolge a Milano il 20 maggio 2014. L’evento è aperto a tutti coloro che vo gliono approfondire e ampliare le proprie conoscenze sull’intera filiera del commercio elettronico.
un’unica scelta: bisogna studiare una strategia client-centric. Per il cliente finale non deve far differenza se vuole acquistare i prodotti online invece che nel negozio, o ancora sceglierli online e andarli magari a provare o a ritirarli nel negozio. Non è che l’acquirente online sia
diverso da chi va in negozio. È necessario garantire una customer experience indipendentemente dal processo di acquisto. E sicuramente - conclude -, in futuro i protagonisti del mercato dovranno trovare il migliore punto di equilibrio tra fisico e online. Porto un esempio di una catena che ha deciso di non ridurre il numero di punti vendita, al fine di garantirne la capillarità e assicurare la copertura del territorio. Ma ha ridotto le superfici medie dei propri negozi». <
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ECOMMERCE
un’attività centrata su punti fermi: la piattaforma per digital messaging, le campagne dem e lead generation
Teradata, le carte in regola per fornire soluzioni ideali
conversazione con Maurizio Alberti, managing director per l’Italia del gigante dei big data che nel 2012, all’ingresso nel nostro mercato, ha acquisito le attività internazionali del provider di email mktg eCircle di Aureliano Roio
Nel mondo del B2B si tende talvolta a considerare il branding come un aspetto complessivamente marginale della gestione strategica aziendale. Sono molti i dirigenti di aziende che operano su mercati industriali convinti che i loro prodotti o servizi vengano scelti dai clienti attraverso un processo decisionale razionale, esclusivamente basato su fatti concreti quali caratteristiche e funzionalità, benefici, assistenza e qualità, e lo stesso di può dire per il settore del marketing digitale. Chi di questo aspetto conosce ogni risvolto è certamente Maurizio Alberti, managing director di Teradata, gigante mondiale dei big data che a maggio del 2012 ha acquisito le attività internazionali di eCircle, storico provider di email marketing, facendo il suo ingresso ufficiale nel nostro mercato. L’operazione di fusione tra le due realtà è stata, dal punto di vista del
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maurizio alberti
branding, il più graduale possibile, proprio per non disorientare i clienti e il target storico di eCircle. Così, per il primo anno e mezzo, i due brand sono
stati affiancati, come Teradata eCircle, nel proporsi al mercato, in attesa di finalizzare il processo di integrazione, e infine il brand si è definitivamente trasformato in Teradata. Alberti, che è una vecchia conoscenza dell’E-commerce Forum, si è quindi trovato a partecipare alle ultime tre edizioni con la medesima azienda denominata, di volta in volta, in modo differente. Anche se, come spiega a 360com, non è stato questo l’aspetto più complesso di un lungo processo di integrazione: «Teradata è il leader mondiale del data warehouse e di big data analitics, ossia due attività fortemente It; eCircle era invece specializzata nell’email marketing. Negli ulti-
mi due anni le due aziende hanno dovuto collaborare strettamente per cercare di consolidare un contesto credibile per posizionare la nostra offerta sul mercato. Abbiamo fatto notevoli sforzi tecnologici e di organizzazione per integrare ec-messenger di eCircle con le piattaforme di Teradata e quella che era eCircle ora è la unit di Marketing application di Teradata. In questo modo, Teradata completa la sua visione mettendo a disposizione delle aziende anche gli strumenti per il marketing dell’ecommerce, non solo quelli per la gestione dell’Information Technology». Tuttavia, come è certo che passare da un azienda che impiega 450 persone a una che ne impiega circa 12 mila può dare qualche grattacapo al suo management, altrettanto lo sono i vantaggi che una simile integrazione offre: «Devo dire che abbiamo trovato un management locale molto preparato sulle specificità del nostro mercato, con la ferma volontà di rispettare le culture loca-
li, anche quella del mercato italiano, che sappiamo essere del tutto singolare rispetto al resto d’Europa e del mondo - conferma Alberti -. Abbiamo quindi riscontrato un aumento di potenziale ma nessuna restrizione particolare. Ci hanno lasciato l’indipendenza arricchendoci con la metodicità che solo un’azienda di tale dimensione può avere». Per la seconda volta consecutiva, Teradata è main sponsor all’Ecommerce Forum. E se nel corso del 2014 è sparita del tutto dal logo e dall’identity dell’azienda la parola eCircle, rispetto all’edizione 2013 non è cambiata di molto la proposizione nei confronti del mercato. «Il cuore della nostra proposta resta sempre la nostra piattaforma per il digital messaging, le campagne dem e la lead generation - spiega Alberti -, ma integrata all’interno della suite completa di applicazioni Teradata che permette di gestire le marketing operations, il campaign management e, appunto, il digital messaging».
La novità è allora la presenza nell’area espositiva di due realtà che affiancano Teradata nella filiera del ecommerce marketing. «Dal nostro punto di vista, il concetto chiave che cercheremo di trasferire al pubblico del Forum è quello di omnicanalità. E’ fondamentale garantire agli utenti la migliore user experience possibile in ogni momento e attraverso ogni punto di contatto, ogni canale. In tal senso, quest’anno abbiamo scelto di presentarci agli operatori insieme ai nostri partner Hybris e Vivocha che, propongono al mercato, rispettivamente, soluzioni di programmazione e di crm all’avanguardia e specializzate per il commercio elettronico. Un’azienda che vuole realizzare il proprio ecommerce potrà, quindi, utilizzare la suite di Hybris per crearlo, la tecnologia di Vivocha per gestire la relazione con il cliente e i nostri servizi per il marketing, garantendosi la medesima eccellenza in tutte le fasi del progetto, “dalla culla alla tomba”.
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ECOMMERCE
Il primo partner in Italia a essere certificato sia da Facebook che da Twitter
Sbarca in Italia ADTZ, leader nel social media adv
Una struttura d’avanguardia che gestisce oltre 13 mila campagne e che ora, con l’ingresso negli usa e in italia, sta proseguendo il proprio processo di espansione di Giulia Zuffi
ADTZ Italia, guidata da Sacha Monotti Grazia dei in qualità di ceo, fa il suo ingresso ufficiale nel mercato digitale italiano. L’azienda è leader nel social media advertising in Spagna e America Latina con oltre 13 mila campagne gestite e ora con l’ingresso negli Stati Uniti e nel nostro Paese sta proseguendo il processo di espansione su scala globale operando con un team specializzato a livello locale. Dal 2010 ADTZ offre soluzioni performance su Facebook e Twitter per migliorare il Roi dei suoi clienti, attraverso lo sviluppo costante della sua piattaforma tecnologica ADAM e del suo team di esperti in social marketing e advertising. ADTZ è il primo partner in Italia ad essere certificato sia da Facebook sia da Twitter per la gestione e ottimizzazione delle campagne di social media advertising e funziona come una sorta di “facilitatore”, teso a migliorare i ritorni degli investimenti delle campagne pubblicitarie di aziende e agenzie che inten-
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dono sviluppare le loro attività di advertising sui social network. Di questo e molto altro 360com ha discusso con Maurizio Boneschi, sales director di ADTZ. Per saperne di più. ADTZ è appena arrivata sul nostro mercato. Quali sono le vostre specializzazioni? E quali servizi offrite al mercato italiano? «ADTZ è il primo partner in Italia a essere certificato sia da Facebook sia da Twitter per la gestione e ottimizzazione delle campagne di social media advertising. Stiamo parlando di un’azienda internazionale leader nel social media advertising in Spagna e America Latina con oltre 13 mila campagne gestite e ora, con l’ingresso negli Stati Uniti e nel nostro Paese, stiamo proseguendo il processo di espansione su scala globale. Dal 2010 offriamo soluzioni performance su Facebook e Twitter per migliorare il Roi dei nostri clienti,avva-
lendoci della nostra piattaforma tecnologica ADAM e di un team di esperti in social marketing e advertising. Siamo stati una delle prime aziende al mondo a ricevere la certificazione PMD (Preferred Marketing Developer) da Facebook, che la corporation rilascia ai suoi partner per sviluppare soluzioni tecnologiche sulla propria piattaforma di advertising. Anche se siamo appena arrivati in Italia, possiamo affermare di essere l’unica azienda totalmente focalizzata sul business maurizio boneschi, sales director di ADTZ
dal 2010 adtz offre soluzioni performance su facebook e twitter, con l’obiettivo di migliorare il roi dei suoi clienti
delle campagne performance sui social media, Facebook prima di tutto, e poi Twitter. A differenza dei nostri principali competitor che sono realtà internazionali che non hanno supporto a livello locale, noi, pur essendo una realtà presente su più continenti, operiamo in ogni paese con un team locale dedicato allo sviluppo del singolo mercato. In questa direzione ADTZ funziona come una sorta di “faci-
litatore di business”». Che importanza hanno oggi i social media, in generale, dal punto di vista del marketing? «Riteniamo che i social media si fondino su due principi di grande utilità per le aziende: la brand building/engagement e il ritorno tangibile dell’investimento. La nostra vocazione è realizzare questi due principi, attraverso l’ausilio della nostra tecnologia evoluta e dei
nostri servizi dedicati, al fine di aiutare i nostri clienti nelle attività di social marketing e advertising». Come si sposa il vostro lavoro con l’ecommerce? «Noi, da sempre, lavoriamo con clienti appartenenti al mondo del retail e dell’ecommerce. E’ nel nostro Dna fornire a queste due tipologie di clienti soluzioni di ottimizzazione delle campagne di social advertising per massimizzare il ritorno dell’investimento. Ad esempio, di recente, un nostro importante cliente spagnolo, Percentil, un’azienda leader nell’ecommerce di prodotti di abbigliamento, utilizzando le nostre soluzioni ha migliorato il costo di acquisizione del 48% e incrementato il volume di affari del 50% generato dalle campagne performance realizzate su Facebook». Siete specializzati anche per il marketing su Twitter. Ci parla un po’ di questo social media? «Twitter è un servizio web che
permette di scrivere messaggi di un massimo di 140 caratteri e arricchirli con foto e video. Al tempo stesso consente di seguire l’attività di persone e aziende di proprio interesse. In questo modo si viene a creare un ambiente molto ricco di informazioni. Le aziende possono utilizzarlo per condividere i propri contenuti con specifiche audience che hanno determinati interessi (sport, musica, tv, ecc...) e attraverso i Twitter ADS possono aumentare la propria reach. Le soluzioni pubblicitarie attualmente disponibili, Promoted Tweets, Accounts and Trends, si stanno dimostrando strumenti efficaci». Per quale ragione avete deciso di essere presenti sul mercato italiano? «Ragionando assieme ai nostri partner Facebook e Twitter abbiamo constatato che l’Italia rappresenta per la nostra azienda un mercato ad alto potenziale. Non è un mistero che in Italia ci sia una vasta audience presente quotidianamente sui social network e parimenti investimenti sempre più significativi da parte degli advertiser ma ancora un con basso utilizzo di soluzioni di ottimizzazione. Pertanto riteniamo che ci siano ottime opportunità di business per un’azienda come la nostra che sia capace di offrire soluzioni efficaci ed efficienti per tutte le aziende che “amano” i social».
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LeonardoADV, come laboratorio di esperienze web di primo piano, è in grado di soddisfare tutte le esigenze di comunicazione attraverso una linea di prodotti completa e diversificata. Competenza, creatività e tecnologia avanzata danno vita a un’offerta di prodotti Video, Rich Media, Branded Content, Display, pianificabili su tutti i device e integrabili in maniera flessibile, con l’obiettivo finale di conferire efficienza qualitativa e quantitativa a tutti i progetti di comunicazione.
Fonte Dati Mensili: Audiweb View 2013
345 MILIONI DI PAGINE VISTE 12 MILIONI DI CONTATTI UNICI 15 VERTICAL TEMATICI
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Il ceo Edoardo Giorgetti illustra le intenzioni presenti e future dell’azienda
Banzai Commerce, il colosso nei numeri
Due milioni di clienti registrati, un fatturato di quasi 70 milioni di euro e più di 500 mila ordini all’anno. Questi i primi dati sulla struttura che è leader in italia Edoardo giorgetti
di Matteo Dedè
Due milioni di clienti registrati, un fatturato di quasi 70 milioni di euro e più di 500 mila ordini all’anno. Questi i primi numeri di Banzai Commerce, leader sul mercato italiano. I suoi ecommerce contano più di 2,4 milioni di visitatori online e hanno già esaudito i desideri di oltre 800 mila clienti. In particolare, Banzai detiene il primato italiano nella vendita di beni fisici con i marchi: ePRICE (leader nella vendita di prodotti high-tech,
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elettrodomestici e casalinghi) e SaldiPrivati (club di saldi online di abbigliamento, scarpe, accessori e prodotti per casa e famiglia). E 360com ha potuto avvicinare Edoardo Giorgetti, ceo di Banzai Commerce, per un’analisi su questo settore e il modello di business legato all’e-commerce. «Siamo focalizzati sul mercato italiano perché riteniamo abbia maggiore potenziale di crescita oltre a peculiarità che richiedono cultura e approcci specifici. Per esempio, siamo gli unici ad offrire un net-
work di Pick&Pay, circa 60 negozi in cui è possibile ritirare i prodotti ordinati online e pagare alla consegna, anche in contanti e con Bancomat. Inoltre, siamo unici nel combinare ecommerce in senso stretto con attività media, come advertising e infocommerce: in Italia oltre il 50% del retail totale è influenzato dall’online, proprio perchè gli italiani, come i cugini europei, si informano e scelgono online prima di andare in negozio. Per le marche, rappresentiamo una onestop solution per raggiungere un’ampia audience di utenti con l’advertising, promuovere e posizionare i prodotti nei siti e-commerce e, infine, vendere». Qual è l’andamento del settore, sia a livello generale sia per quel che vi concerne? «L’ecommerce di beni fisici cresce a tassi superiori al 20%, in evidente controtendenza rispetto al retail tradizionale che è in terreno negativo. Il gap tra online e offline si sta quindi riducendo, ma
l’Italia è considerata il Paese con maggiore potenziale e c’è un enorme spazio di crescita. L’online, infatti ,oggi vale meno del 3% del totale retail, circa un quarto della Francia, che pure è confrontabile a noi sotto tutti i profili economici e dimensionali. Noi stiamo crescendo a un tasso superiore al mercato e quindi stiamo aumentando la nostra market share». Quali sono attualmente i comparti che più si addicono al settore? Quali le criticità e quali i punti forti? «In generale, sia in Italia che all’estero, le tre categorie trainanti sono high-tech, abbigliamento ed editoria (libri, dvd, ecc.). Sono categorie in cui è possibile offrire più scelta e prezzi inferiori rispetto ai canali tradizionali, e nelle quali la filiera distributiva è sufficientemente evoluta da consentire un buon livello di servizio al cliente finale. In futuro ci si aspetta una crescita importante anche di prodotti per la casa, come arredamento, giardinaggio, faida-te. Queste categorie sono più complicate da gestire, ma la filiera distributiva sta migliorando e le marche sono sempre più sensibili all’online. Per quanto ci riguarda, siamo in forte crescita nella vendita di elettrodomestici, per i quali offriamo una gamma completa di servizi di consegna, installazione e riti-
ro dell’usato. La casa e la famiglia sembrano, dunque, i prossimi destinatari della rivoluzione e-commerce». E Banzai Commerce non si limita al “compitino”, completa la sua offerta con Sitonline, un servizio che consente di realizzare siti di qualità professionale attraverso procedure semplici e guidate, con un rapporto qualità-prezzo molto conveniente. In più è proiettata verso il futuro: l’ottimo posizionamento di Banzai e il suo approccio multicanale, che integra web, mobile e territorialità con i Pick&Pay, è funzionale alla rapida evoluzione della tecnologia. Ancora Giorgetti afferma: «Il mobile rappresenta un cambio di paradigma, non solo un’innovazione tecnologica. Sta già modificando le abitudini di milioni di consumatori: né è un esempio proprio lo showrooming. E per servire clienti sempre più mobili, dovremo evolvere tutti rapidamente».
i segmenti del marketplace ePRICE Con più di dieci anni di storia è oggi il più grande mar ketplace italiano di prodotti high-tech, casa e ufficio, con oltre 300.000 referenze a catalogo e migliaia di of ferte speciali ogni giorno. Ha una rete proprietaria di 50 Pick&Pay in oltre quaranta città italiane.
SaldiPrivati Ha 1,7 milioni di utenti registrati e 800 mila vendite di 500 marche proposte ogni anno. E’ il più grande club italiano di “vendite su invito” per prodotti di marca con sconti ec cezionali, che possono arrivare al 70-80%.
Sitonline Con una piattaforma proprietaria, ad oggi considerata all’avanguardia in Europa, ha come mission principale quella di rendere facile e conveniente per un utente non esperto la creazione e gestione di un sito web di quali tà professionale. Oltre 16.000 piccole e medie impre se e professionisti in Italia hanno già attivato il pro prio sito utilizzando Sitonline.
Gioie.it E’ leader di mercato nella vendita di gioielli e preziosi on line, con un’offerta di oltre 8.000 prodotti (in 12.000 va rianti) di 80 marche commerciali e dell’artigianato orafo. Presente anche Francia e Inghilterra è un punto di rife rimento per un settore molto tradizionale e importante per il Made in Italy. Oltre 20.000 clienti hanno già scelto Gioie per regalarsi e regalare gioielli. ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
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A colloquio con uno degli esperti più influenti e competenti del mercato: Massimo Fubini
tal direct marketing può fare la differenza se viene sfruttato e ottimizzato affinché l’utente online venga veicolato in negozio e, viceversa, agganciato e fidelizzato a partire dal suo primo acquisto in negozio con messaggi pertinenti e adeguati al suo “ciclo di vita”.
Email mktg, la forza di essere “tradigital”
Si torna a parlare dell’importanza di un approccio omnicanale: in questo senso la definizione di un programma di digital direct marketing può fare la differenza se viene sfruttato e ottimizzato affinché l’utente online venga veicolato in negozio e, viceversa, agganciato e fidelizzato. A partire dal suo primo acquisto sul pdv con messaggi pertinenti e adeguati al “ciclo di vita” cui andrà incontro. Ecco il parere del numero uno del gruppo ContactLab di Sebastiano Zeri
L’email marketing rappresenta uno dei settori pubblicitari più anziani del panorama online. Ma quali sono i trend e le maggiori sfide per il comparto? Abbiamo provato a girare la domanda a uno dei massimi esperti del settore, Massimo Fubini, numero uno del gruppo ContactLab. Un dialogo che ripercorre molte tappe nel progresso di una disciplina in costante evoluzione. «L’email marketing - spiega Fubini a 360com - è uno strumento tradigital, a metà strada tra innovazione e tradizione: non è l’ultimo arrivato, quindi può contare ormai su best practice affinate e consolidate nel tempo. Ed è sempre pronto a recepire elementi nuovi, anticipando o adattandosi velocemente ai progressi fatti dalla tecnologià. È quindi uno
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strumento che gode di ottima salute e che continua ad offrire un Roi molto competitivo rispetto agli altri canali dell’advertising tradizionale e digitale. Lo sviluppo di questo comparto dipenderà sempre di più dalla sua fruizione e dal suo utilizzo in chiave omnicanale e customer centric: i brand devono impegnarsi a rendere l’esperienza dei propri consumatori il più possibile fluida tra i diversi canali, tanto nel processo di acquisto quanto nella fruizione dei contenuti e dei messaggi proposti. In un contesto omnicanale, l’email continua a dare prova della propria efficacia, agendo da collante tra tutti i punti di contatto che mettono in relazione il brand e l’utente e portando risultati estremamente significativi in termini di vendite, non solo online ma anche offline, e aumento del fatturato. L’attenzione
verso l’utente si traduce anche nella scelta del mezzo più idoneo per raggiungerlo: la diffusione dei dispositivi mobili impatta sulla fruizione dei messaggi e di conseguenza sui comportamenti di acquisto. Oggi oltre il 40% delle email viene visualizzato da mobile: non ottimizzare le proprie comunicazioni significa molto semplicemente perdere occasioni di contatto e di vendita». A Milano si svolge la nona edizione dell’E-commerce Forum. Come sta andando il mercato e quali sono le prossime sfide che dovranno affrontare i merchant? L’ecommerce in Italia è di anno in anno in costante crescita, sia in termini di spesa pro-capite, sia per la frequenza e la varietà dei prodotti acquistati dagli utenti. Esattamente un anno fa abbiamo registrato una
massimo fubini, ceo di contactlab
potenzialità di crescita del canale pari all’8% nei successivi dodici mesi: attendiamo i dati puntuali della nuova edizione della nostra indagine europea, in corso proprio in queste settimane, per sapere se questa previsione sull’acquisto online fatta dagli stessi consumatori italiani ha poi trovato riscontro nella realtà e per confrontarla con i dati provenienti dagli altri paesi. Se per i pure player dell’ecommerce la sfida è quella di fidelizzare i propri
consumatori accompagnandoli in ogni fase dell’acquisto, guidandoli nella ricerca delle informazioni con messaggi mirati fino alla conversione e alla rilevazione della soddisfazione post-acquisto, per i brand che hanno anche punti vendita fisici la chiave è nell’integrazione delle strategie retail con quelle ecommerce. Torniamo, quindi, a parlare dell’importanza di un approccio omnicanale: in questo senso la definizione di un programma di digi-
Siete molto attivi nell’ambito della formazione. Quanto è importante educare le aziende sulle potenzialità dell’email marketing? La formazione, nella sua doppia veste interna ed esterna, è da sempre un asset fondamentale per ContactLab, che da tempo mette a disposizione delle sue persone percorsi costruiti secondo le esigenze dei singoli team o di tutta l’azienda. Parallelamente, grazie alla sua profonda e completa expertise a tutto campo nel digital direct marketing, ContactLab è in grado di soddisfare ogni specifica esigenza formativa e ha già all’attivo programmi educational per clienti e non clienti. La domanda di formazione qualificata nasce evidentemente da un bisogno di conoscenza che si manifesta trasversalmente in tutti i settori di mercato. Un’esigenza a cui ContactLab è in grado di rispondere mettendo a disposizione il know how dei suoi esperti per realizzare programmi di formazione tagliata su
misura anche ad alto livello. Oltre all’offerta di formazione online gratuita, che in questi mesi stiamo veicolando anche attraverso la piattaforma di SuperSummit, proponiamo programmi altamente qualificati e tagliati su misura sulle esigenze delle aziende. Crediamo molto nel valore della formazione e nella condivisione dei risultati ottenuti grazie a strategie di contatto accurate: in questo modo le aziende possono essere rassicurate sui vantaggi innegabili del digital direct marketing e sono incoraggiate ad investire. D’altra parte la condivisione delle best practice e un approccio educational al tema dell’email marketing ci contraddistingue da sempre e ha avuto uno dei suoi primi sbocchi in NewsletterMonitor, la piattaforma di benchmarking che da anni raccoglie le email inviate da oltre 15 mila brand internazionali e che è accessibile gratuitamente previa registrazione. L’anno scorso avete espresso l’intenzione di proseguire nell’espansione internazionale e consolidarvi nel mercato enterprise durante il 2014. Come sta andando? Ancora per tutto il 2014 continueremo nel consolidamento della nostra presenza sul mercato internazionale: stiamo concentrando i nostri sforzi sull’acquisizione di
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dallo scorso anno contactlab è entrata in elite, il progetto di borsa italiana che supporta le imprese non quotate nel processo di crescita
clienti che operano nel mercato del fashion e nel segmento luxury, dove abbiamo delle expertise uniche a livello mondiale riconosciute dai nostri clienti e dai top player del settore. Lavorare con questi brand, che in generale hanno anche una forte presenza nel canale retail ci ha portato a sviluppare delle competenze specifiche sull’utilizzo del digital direct marketing a supporto del business in ottica cross canale. Stiamo inoltre potenziando l’integrazione della nostra piattaforma con le maggiori piattaforme ecommerce: accompagnando lo sviluppo tecnologico ad un’offerta completa di servizi finalizzati al customer engagement, mettiamo i nostri clienti nella condizione di poter sfruttare tutto il potenziale del canale email, con un
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impatto sulla qualità della relazione e sui loro obiettivi di business. Come procede la vostra partecipazione al programma Elite di Borsa Italiana? Dal 10 ottobre 2013 ContactLab è entrata ufficialmente in Elite, il progetto di Borsa Italiana che mette a disposizione delle Pmi non quotate un percorso formativo per proseguire nel loro percorso di crescita e che oggi conta 150 aziende iscritte. Il giudizio su Elite è estremamente positivo: il nostro percorso prosegue in modo molto positivo grazie al suo supporto nel progetto di strutturazione e crescita che interessa la nostra società. È una sfida entusiasmante che ci ha portato anche risultati in termini di visibilità sulla stampa
italiana e di contatti ricevuti decisamente al di sopra delle nostra aspettative. Il recente ingresso di altre 27 imprese italiane dimostra l’interesse e l’attenzione del mercato nei confronti di quelle piccole e medie realtà che possono vantare una solida storia aziendale. Come sono andati i primi mesi dell’anno in termini di fatturato? Il 2013 è stato un anno molto intenso per i risultati raggiunti e anche per il lavoro svolto; nel corso di questi primi quattro mesi possiamo dire, mantenendo comunque un cauto ottimismo dovuto alla parzialità dei dati sinora in nostro possesso, che il trend positivo segue coerentemente il percorso di crescita che ContactLab sta portando avanti. < ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
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ECOMMERCE Come trasformare dati “grezzi” in elementi utili per il mercato. E farne business
Weborama, sempre più variabili da incrociare
intervista a Roberto Carnazza, country manager per l’Italia: per conoscere lo stato dell’arte del settore, l’offerta di servizi del gruppo e l’andamento della società nel corso del primo trimestre del 2014, partito con una riorganizzazione
roberto carnazza, country manager per l’italia di Vera Modesto
Weborama, che da oltre quindici anni sviluppa e fornisce tecnologie e servizi all’avanguardia nel campo della data science in sette mercati europei, per aiutare a raccogliere, organizzare, conservare, elaborare e conseguentemente utilizzare quantità significative di dati in tempo reale da utilizzare a scopi pubblicitari. In Italia, l’azienda combina questa intelligenza con una base dati di circa 40 milioni
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di cookies unici, classificati in base a variabili comportamentali e di interesse, a cui oggi l’azienda aggiunge anche quelle socio-demografiche, configurando la propria offerta di servizi come una tra le più avanzate sul mercato. Così, 360com ha incontrato Roberto Carnazza, country manager di Weborama Italia, per conoscere lo stato dell’arte del settore, l’offerta di servizi del gruppo e l’andamento della società nel corso del primo trimestre dell’anno.
Quanto contano i dati, oggi, nelle pianificazioni? «I dati sono il cuore delle trasformazioni attuali del digital advertising, con possibilità pressoché illimitate. I cosiddetti “Big Data” hanno il potenziale per aprire le porte a iniziative di ottimizzazione del prodotto, dell’offerta, delle attività di comunicazione e altro. Se un brand può misurare, analizzare e trasferire la conoscenza derivante dai dati in un messaggio pubblicitario più personalizzato, coerente ed efficace, potrà senz’altro beneficiare di performance migliori. Alcuni degli aspetti che possono fare la differenza sono rappresentati, oltre che dalla validità dalla piattaforma tecnologica utilizzata per elaborarli, dalla consistenza e dalla granularità della base dati di riferimento, nonché dalla sua “freschezza” ed evoluzione temporale. Una base dati vecchia, per quanto consistente in termini numerici, non è ormai più di alcu-
na utilità anzi, può essere fuorviante; è infatti necessario potere e sapere rispondere in tempo reale alle esigenze dei consumatori. Per farlo in maniera adeguata, un’azienda deve sfruttare tutte le leve del marketing mix, incluse la creatività, i contenuti, la strategia media, le modalità di pianificazione e la tecnologia, per trasformare la conoscenza derivante dai dati in un messaggio pubblicitario più coerente ed efficace».
Quali sono i principali servizi messi oggi a disposizione da Weborama al mercato italiano? Weborama è una Audience Driven Advertising Platform sviluppata per incontrare i bisogni del nuovo ecosistema dell’advertising. È basata su un approccio originale, che consiste nella trasformazione di dati “grezzi” in valore di marketing, grazie alla combinazione di una piattaforma tecnologica proprietaria,
Weborama Campaign Manager (WCM), che permette ai dati media di essere raccolti attraverso l’adserving e il tracking di campagne pubblicitarie, con una DMP, Weborama Audience Manager (WAM), che consente di creare e gestire segmenti di marketing targettizzato molto precisi, partendo da dati di prima e di terza parte. Weborama si avvale, infatti, di algoritmi proprietari che consentono di assegnare ogni utente internet ad uno o più segmenti che ne individuano l’età, il sesso, la classe socio-economica e gli interessi. La conoscenza del consumatore che ne deriva permette agli operatori di marketing di congiungere potenza e precisione di targeting, ossia riconoscere in maniera più accurata la propria audience e
weborama è una audience driven advertising platform sviluppata per incontrare i nuovi bisogni dell’ecosistema dell’adv
raggiungerla con messaggi più centrati. Ai fini di una riduzione significativa delle dispersioni e di una maggiore efficacia delle soluzioni di branding e performance integrate con il contenuto». Come giudicate il 2013 di Weborama? E come sta procedendo il 2014? Il 2013 ci ha visto ancora una volta in prima linea come “audience-driven advertising platform”, coniugando sempre più la nostra pluriennale competenza ed esperienza in materia di dati alla tecnologia in grado di “farli parlare” e renderli rilevanti nei modi e nelle forme più diverse, ivi inclusi i formati Rich Media più avanzati e innovativi, in modo da raggiungere la migliore comprensione possibile dei consumatori e dell’orizzonte di riferimento. Il 2014, per noi, è partito da una riorganizzazione interna che mette sempre più al centro i nostri clienti e i loro bisogni, con un team dedicato e una serie di servizi personalizzati, senza dimenticare la nostra vocazione di innovatori sotto il profilo tecnologico, che ci porterà a presentare al mercato nel corso dell’anno una vasta gamma di nuove soluzioni tecnologiche, dedicate a tutte le imprese interessate: editori, centri media e agenzie.
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Marco Realfonzo, amministratore delegato della società, spiega a 360com i plus
di optare per il tradizionale shopping, poiché permettono all’utente una ricerca veloce dei negozi fisici più vicini tramite la sezione store locator».
marco realfonzo, amministratore delegato di triboo digitale
Il partner ideale per l’export delle aziende
Una ecommerce company che opera con efficacia come full outsourcer attraverso piattaforme logistiche che le permettono di raggiungere capillarmente tutto il mondo di Sebastiano Zeri
Triboo Digitale è la ecommerce company fondata da Giulio Corno e gestita dall’amministratore delegato Marco Realfonzo. Nata nel 2011, con 160 dipendenti, l’anno scorso ha fatturato 56 milioni di euro, registrando una crescita del 40%. Oggi, la società gestisce 35 flagship store digitali di prestigiosi brand, principalmente in ambito moda e automotive merchandising. Triboo Digitale propone un’of-
ferta integrata di servizi sempre più esaustiva rispetto alle esigenze del mercato e alle necessità dei clienti per cui opera in qualità di full outsourcer. La ricetta del successo: capacità, conoscenza del settore, competenze, tutto in costante e progressivo miglioramento, mixato a un modo di pensare nuovo e fresco. 360com ha cercato di capire come si ragiona in casa Triboo Digitale sull’ecommerce proprio con l’amministratore delegato Marco Realfonzo.
Qual è il vostro modello di business in relazione all’ecommerce? Triboo Digitale si fa carico di tutta la complessità operativa, aiutando le aziende italiane che vogliono esportare a superare barriere quali: burocrazia, fiscalità, lingue e abitudini di acquisto diverse, pratiche doganali, servizi logistici, incassi. E’ un full outsourcer che propone un’offerta integrata di servizi tra cui lo sviluppo software, la creatività, la gestione della Ed mod tetueros dolor ing eum zzriusto duisl
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logistica e degli ordini, il web marketing, la gestione del negozio e il customer care. Si avvale di tre piattaforme logistiche che ci consentono di raggiungere tutto il mondo. Tutto questo supporta enormemente le aziende che desiderano esportare oltre i confini nazionali, oggi infatti solo il 15% dei ricavi di Triboo Digitale deriva da vendite sul territorio nazionale, il restante 85% proviene da clienti esteri. Il mondo del digitale non ha segreti per Triboo Digitale, che supporta anche le aziende che già si occupano di ecommerce, piani-
ficando strategie e tecniche per incrementare le performance oltre che i negozi, gestendo gli account sui social media in ottica di customer care e di promozione. Come sta andando il settore? «L’ecommerce cross-border registra tassi di crescita a due cifre e l’Italia, grazie all’ottima reputazione del Made in Italy, si classifica prima tra i grandi paesi dell’Unione Europea in termini di crescita potenziale. Il segmento moda, che presi-
diamo, come dimostrato anche dalla recente ricerca NetComm-Human Highway, è tra quelli che in assoluto crescono di più. Triboo Digitale, nel 2013, è cresciuta del 40% e i primi mesi del 2014 confermano il trend. Entro la fine dell’anno prevediamo di aprire diciotto nuovi negozi. I nuovi shop online sono tutti “responsive”, ovvero ottimizzati per la fruizione anche tramite dispositivi mobili, come tablet e smartphone. Propongono ai potenziali acquirenti un’esperienza di acquisto facilitata, offrendo la possibilità di un acquisto rapido online, ma anche quella
Quali sono attualmente i segmenti che più si addicono al settore? Quali le criticità e quali i punti forti? «Dal nostro punto di vista, il segmento moda si addice benissimo all’ecommerce. Lo dimostrano i dati di settore e il buon andamento della nostra realtà che è prevalentemente focalizzata in quest’ambito. Il principale punto di forza di questo segmento è rappresentato dal profilo di reputazione delle aziende del Made in Italy nel mondo: l’Italian Style è altamente appetibile per la stragrande maggioranza degli acquirenti online internazionali. Si tratta di un ambito in cui l’Italia ha pochi rivali al mondo in termini di allure e qualità percepita. D’altro canto, le criticità che registriamo sono legate te all’operatività del negozio online attivo in una molteplicità di paesi. Per questo, molti scelgono la forma dell’outsourcing, per concentrarsi sulla fornitura dei prodotti e lasciare tali aspetti ad un partner esterno specializzato».
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IL CINEMA SEMPRE CON TE! 33
siti tematici
1,8 milioni di visitatori unici/mese
8,5 milioni di pagine viste/mese
LA NUOVA OFFERTA WEB DI MOVIEMEDIA PER RADDOPPIARE GLI SPETTATORI UTILI SUL TARGET CINEMA. www.moviemedia.it
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Continua il successo della piattaforma nata dall’esperienza di 4marketing.it
4Dem, email marketing senza limiti di banda
è la soluzione scelta per la comunicazione di più di 1.000 aziende. Un prodotto unico: Flessibile, Potente, social. e soprattutto 100% italiano di Giulia Zuffi
In occasione dell’eCommerce Forum 360com parla di 4marketing.it, azienda torinese che fonda il suo modello di business su due saldi campi d’azione. Il settore agency per i progetti di comunicazione e per l’e-commerce e la divisione company che sviluppa prodotti digitali, legati particolarmente al direct email marketing. In questa occasione intervisteremo Paolo Errico, founder e Ceo di 4marketing.it. Insieme a lui scopriremo il prodotto di spicco della divisione company di 4marketing.it. Stiamo parlando di 4Dem, un prodotto che si presenta fresco, moderno, veloce e innovativo. Un prodotto giovane anche se sono passati solo 10 anni dalla nascita. Cos’è e come nasce 4Dem? 4Dem è la soluzione ideale per l’email marketing senza limiti di banda. È il nostro fiore all’occhiello. Un prodotto unico nel campo dell’email marketing e dell’e-commerce che nasce dall’impegno del
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con 4Dem vengono inviate circa 150,milioni di email a settimana, da oltre dieci anni. con un tasso di soddisfazione riscontrato vicino al 100%
nostro team di lavoro, giovane e competente. Siamo alla decima versione della piattaforma e prevediamo altri 4 aggiornamenti importanti. Ci piace definire 4Dem come la console di email marketing “social” poichè è costruita dietro il costante ascolto dei nostri clienti. Che cosa contraddistingue 4Dem dagli altri sistemi di email marketing professionale?
Scegliere 4Dem significa stare sereni. 4Dem non pone alcun limite di banda ai messaggi e alla velocità di invio. Le email che i nostri clienti inviano arrivano subito e aumentano la loro efficacia. I nostri clienti ci scelgono per la deliverability molto elevata, perché possono inviare un numero illimitato di email di qualunque peso e anche più campagne contemporaneamente e perché il supporto tecnico è ga-
rantito, preparato e puntuale. Ad esempio negli ultimi 5 anni il nostro staff di supporto ha risposto a qualsiasi dubbio tecnico entro 30 minuti. I nostri clienti apprezzano la puntualità. 4Dem parla con l’ecommerce? 4Dem è il miglior amico dell’e-commerce. Si integra perfettamente e gratuitamente con qualsiasi negozio online. Abbiamo appena lanciato la nuova funzione smart coupon che permette di generare e inviare cou-
pon dall’interno della piattaforma. Questa è una grande novità perché è la prima ed unica soluzione integrata al mondo e siamo sicuri che questa e le altre evoluzioni in programma saranno apprezzate dal mercato. Qualche numero su 4Dem? Inviamo email in modo professionale da oltre 10 anni, 150 milioni di email a settimana, quasi 8 miliardi all’anno. Abbiamo oltre 1.000 utenti attivi in Italia e all’estero e riscontriamo una soddisfazione globale del 99% dei
nostri clienti. Rilasciamo almeno 4 release di 4Dem ogni anno e rispondiamo ai clienti entro 30 minuti. Quali sono gli altri punti di forza di 4Dem? Senz’altro il team di lavoro è uno dei valori più importanti che abbiamo. Giovane, affiatato e creativo. Queste sono le caratteristiche fondamentali per lavorare bene e con soddisfazione. Inoltre, forniamo gratuitamente, sul sito www.4dem.it, ebook, risorse tecniche, video guide, tutorial. E non mancano corsi
di formazione personalizzati che svolgiamo sia in sede sia a domicilio per illustrare tutte le funzionalità che 4Dem offre. Infine, 4Dem garantisce la privacy contro lo spam, siamo noi stessi i primi filtri antispam e non possiamo permettere che alcune email violino la privacy dei destinatari. In questi anni abbiamo avuto la soddisfazione di lavorare con grandi nomi come Ferrero, Lavazza, Decathlon. Ci piace ricordare che 4Dem è un prodotto 100% italiano, studiato e realizzato in casa 4marketing.it.
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La visione di un gruppo che ha rivoluzionato, per sempre, il nostro modo di acquistare
Amazon.it: prima di tutto vengono i clienti
In vista dell’appuntamento di NetComm con l’Ecommerce Forum 2014, 360com ha raccolto il parere del player numero uno al mondo del settore, che ha evidenziato i punti di forza del proprio modello di business e le novità future
di Giacomo Broggi
L’evento principale dedicato al commercio elettronico, organizzato da NetComm, sta per andare in scena. E nell’imediata vigilia di Ecommerce Forum 360com ha voluto raccogliere la testimonianza del player numero uno al mondo, Amazon. Online dal 2010, Amazon. it ha conosciuto una cre-
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scita rapidissima, «Dovuta alla grande attenzione verso il cliente da parte della nostra società», tiene a precisare Sara Caleffi, senior manager marketplace di Amazon Italia. E adesso il gigante fondato da Jeff Bezos si prepara a lanciare nel nostro Paese altre categorie di prodotto, in modo tale da permettere a nuove imprese, in particolare le Pmi, di commercializza-
re i propri prodotti online. Con la possibilità di raggiungere i consumatori di tutto il mondo. Quali sono le caratteristiche principali di Amazon? Amazon s’impegna a essere l’azienda più attenta al cliente al mondo per questo offre la possibilità di scoprire e trovare qualsiasi prodotto vogliano acquistare online e, allo stesso
tempo, prezzi vantaggiosi. Amazon.it ha aperto nel novembre 2010 e i venditori attivi sulla piattaforma offrono milioni di prodotti nuovi e usati in categorie numerose come: Libri, Musica, MP3, Film, Videogiochi, Casa, Cucina, Fai da Te, Giardino e Giardinaggio, Elettronica, Orologi, Gioielli, Scarpe e Borse, Valigeria, Giochi e Giocattoli, Prima Infanzia, Sport e Tempo Libero, Illuminazione, Auto e Moto e Informatica. Qual è l’andamento generale del settore ecommerce in Italia? L’ecommerce sta crescendo a doppia cifra, con un tasso che negli ultimi anni si è attestato attorno al 18% annuo, tra i più alti in Europa, anche se il tasso di penetrazione è ancora pari al 2,6% del totale delle vendite Retail. Tra i principali fattori trainanti c’è sicuramente il mobile commerce: gli acquisti online effettuati nel 2013 tramite smartphone hanno rappresentato da soli oltre il 20% della crescita annua dell’intero ecommerce e hanno superato complessivamente il mezzo miliardo di euro, mentre gli acquisti via tablet hanno generato un ulteriore miliardo di euro di transato.
Quali sono i settori che vanno meglio? E quali quelli che faticano? Tutti i settori sono in forte crescita in Amazon, da quelli lanciati con l’apertura di Amazon.it a quelli aperti più recentemente; tra quelli più performanti c’è sicuramente l’elettronica di consumo, che include prodotti che vanno dalla telefonia al mondo della fotografia e ai suoi accessori. Anche il Marketplace continua a crescere rapidamente: sono circa 12.000 i venditori italiani, di ogni dimensione, che offrono i propri prodotti attraverso Amazon Marketplace e migliaia che utilizzano il nostro
servizio di logistica Fulfilment by Amazon. Con FBA, Amazon si occupa di ricevere, stoccare, smistare, imballare e spedire la merce così come di fornire il servizio di gestione resi e di assistenza ai clienti. Lo sviluppo di questo programma dimostra il crescente interesse che le piccole e medie imprese italiane nutrono verso le opportunità che Amazon può offrire per lo sviluppo del loro canale ecommerce. Come sta andando Amazon.it quest’anno? Amazon.it sta crescendo molto velocemente, più di quanto ci aspettassimo.
E alla base di questa crescita c’è proprio il punto di forza di Amazon: l’attenzione al cliente, che si traduce nella volontà sia di offrire una vasta scelta di prodotti a prezzi accessibili e sia di garantire un servizio clienti di prim’ordine. Per questo arricchiamo continuamente l’offerta con nuovi prodotti e prevediamo l’apertura, in futuro, di nuove categorie di prodotto sul sito italiano. Un processo che darà poi l’opportunità a sempre più aziende italiane di commercializzare i propri prodotti su Amazon e di raggiungere milioni di clienti italiani ed europei con la nostra piattaforma.
il gigante fondato da jeff bezos si prepara a lanciare nel nostro paese alcune categorie di prodotto finora assenti
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ECOMMERCE la maggior parte dei contatti provengono da dispositivi iOS, per questo stiamo testando in versione beta una nuova web app in Html5, disponibile da giugno, che modificherà il design del sito e lo renderà più friendly. In virtù di tali dati abbiamo deciso di investire il 15% del nostro budget pubblicitario web sul mobile. Se una parte sarà dedicata a campagne esclusivamente mobile, un’altra sarà dedicata ai social network. Sono in programma, infatti, investimenti su Facebook, per accrescere ulteriormente la nostra fanbase, che conta già 33 mila persone».
Matteo Ulrico Hoepli racconta l’evoluzione della Grande Libreria Online
Il sapere centenario del terzo millennio
Per i libri l’evoluzione non può che essere orientata a internet e al digitale. Nata nel 1870, la casa editrice oggi deve confrontarsi con colossali librerie web. E trovare le giuste strategie per continuare a competere. E primeggiare di Francesco Lattanzio
La casa editrice libraria Ulrico Hoepli possiede, di fatto grazie alla Grande Libreria Hoepli, uno dei più grandi magazzini di libri italiani per titoli disponibili. E dispone di un servizio di logistica attivo da oltre 120 anni. Nata nel 1870, oggi deve confrontarsi con
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colossali librerie web. Per la costruzione dell’ecommerce sul sito hoepli.it , ormai nove anni fa, sono partiti da due considerazioni. La disponibilità immediata consentita dal magazzino e il collaudato sevizio di spedizioni di evitare il contatto con distributori esterni. Questi due mezzi interni hanno permesso la trasposizione del nostro cata-
logo sulla rete, coniugando i servizi ormai storici della libreria e della casa editrice alla comodità di fruirne in ogni momento e da ogni luogo. Per approfondire il discorso 360com ha avvicinato Matteo Ulrico Hoepli, che siede a capo del gruppo. Quali sono i trend del segmento librario? Qual è il vostro rapporto
con i grandi player di oggi? «Le vendite dell’ecommerce sono in crescita grazie ai prezzi più interessanti e alla vasta scelta di titoli a disposizione dell’utente. La presenza di grandi player come Amazon svolge, poi, una funzione utile a tutto il segmento. La facilità di acquisto e l’infinità di scelte disponibili allarga il mercato». Avete notato evidenze particolari tra i vostri utenti? Come intendete sfruttarle? «Abbiamo registrato una crescita della fruizione da mobile in linea con le stime di mercato. Il traffico da tablet è salito dal 3% dall’anno scorso al 7% di quest’anno. Per quanto riguarda gli smartphone, abbiamo notato che
Applicate politiche di prezzo differenti per online e offline? E quali sono gli effetti sullo scontrino medio? «Ci sono delle differenze tra online e offline, di cui personale e location ne sono certamente un fattore. Se negli store il prezzo dei libri è normale, la rete permette di applicare alcuni sconti sui prodotti (la legge limita lo sconto al 15%) e abbonare le spese di spedizione una volta superata una certa cifra. Per quanto riguarda lo scontrino medio, nonostante gli sconti, la spesa online supera del 2030% quella offline. La crescente propensione all’utilizzo della carta di credito per i pagamenti su internet ha sicuramente aiutato. I pagamenti con carte di credito,
mattero ulrico hoepli
prepagate e paypal, sono salite dall’iniziale 25% sugli acquisti totali all’attuale 75%». Data la vostra storia ultracentenaria, qual è il vostro rapporto con i giovanissimi ebook? Sono il futuro? «Come casa editrice, produciamo ebook da due anni e su hoepli.it è possibile acqui-
stare tutte le versioni digitali disponibili dei titoli italiani anche di altri editori. Abbiamo pensato anche al carrello “digitale” doppio. Il carrello HOEPLI.it permette di concludere con un’operazione l’acquisto di libri cartacei e digitali, avviando la spedizione fisica dei primi e via email dei secondi».
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La piattaforma statunitense guadagna terreno anche sul mercato italiano, conquistando la fiducia di varie aziende
La rivoluzione copernicana, questa volta, è targata Rocket Fuel La struttura, che è guidata nel nostro Paese da Enrico Quaroni, si affida a un sofisticato algoritmo d’indagine dei Big Data messo a punto da un team di ingegneri, alcuni provenienti dalla Nasa. consente di analizzare le reazioni dei consumatori alla pubblicazione online di banner e di altre forme di adv come i video, processando enormi volumi di informazioni e riparametrando le campagne ogni 10 minuti di Davide De Vecchi
Rocket Fuel continua il cammino alla conquista del mercato italiano. Già sulle sue spalle più di settecento marketer mondiali di grande caratura, in Italia dopo pochi mesi ha già conquistato la fiducia di diverse decine di aziende, tra le più importanti in differenti settori di investimento, dalle telco alle assicurazioni, dal travel al settore bancario. La piattaforma di Rocket Fuel si affida a un sofisticato algoritmo d’indagine dei Big Data messo a punto da un team di ingegneri - alcuni provenienti dalla Nasa -, che consente di analizzare le reazioni dei consumatori alla pubblicazione online di banner e di altre forme di advertising come i video, processando enormi volumi di informazioni e, in funzione di queste ultime, riparametrando le campagne ogni dieci minuti. L’algoritmo è capace di valutare oltre 11 milio-
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ni di variabili in cinquanta millisecondi e di andare oltre la tradizionale profilazione del pubblico, intercettando anche quegli utenti che non sarebbero presi in considerazione nell’ambito di una classica macro-targetizzazione. Tutto questo senza dimenticare il focus sul risparmio nell’acquisto degli spazi, né l’aspetto crucia-
le della privacy: non registra i dati personali e non analizza segmenti d’utenza, ma si concentra specificatamente sui comportamenti dei surfer, individuando i profili più ricettivi attraverso l’incrocio dei dati acquisiti. Il team di Rocket Fuel è composto da stimati professionisti: sales manager sono Andrea Pongan e Alessandro Stoppa, e
gli account manager Massimo Brignole Genoni e Andrea Belletti. Il tutto sotto la guida del country manager Enrico Quaroni. Proprio con quest’ultimo 360com ha affrontato un approfondito dialogo per entrare ancora più nel dettaglio di un’offerta originale e contraddistinta da un elevato livello di efficacia e di apprezzamento.
enrico quaroni (primo da destra nella foto), country manager per l’italia, insieme al team di rocket fuel
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«Il vantaggio della nostra piattaforma - spiega il manager - consiste proprio nel fatto che non necessita di interventi manuali. Nel nostro caso, infatti, non viene proposta alla macchina una strategia di acquisto, come comunemente accade in campo Rtb, ma si verifica esattamente l’inverso: come in una sorta di rivoluzione copernicana, è la tecnologia a “scoprire”, sulla base di un algoritmo proprietario, il target e quindi a determinare la pianificazione. La nostra capacità di analisi di dati è del resto davvero imponente, se si considera che utilizziamo un numero di Cpu tre volte superiore a quello usato al Cern di Ginevra per studiare il Bosone di Higgs, meglio noto come “Particella di Dio”». In questo scenario, un ruolo di primo piano è interpretato dalla online video adv. Come ne descriverebbe il quadro e l’andamento nel nostro paese? «L’aumento del tempo speso dal consumatore su internet tramite smartphone ha indotto gli advertiser a seguire i propri clienti anche e soprattutto sui nuovi mezzi tramite inedite forme di advertising, come appunto la video adv. Le aziende, d’altra parte, sono propense a investire su questo canale, che ha dimostrato, grazie al suo carattere interattivo, una capacità maggiore rispetto alla display advertising di coinvolgere il consumatore. Anche in Italia si rileva un notevole aumento degli investimenti su questo canale. Una crescita peraltro più veloce rispet-
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una caratteristica vincente della piattaforma è il fatto che non ha bisogno di interventi manuali
to a quella registrata da qualsiasi altro formato adv. Secondo il nostro osservatorio, in Italia l’online video advertising dovrebbe avere registrato nel 2013 una crescita del 3,9%, e dovrebbe arrivare nel 2017 a mettere a segno un balzo del +36%. Un’esplosione che porterà l’Italia a diventare un modello per tutta l’Europa». Un altro capitolo molto rilevante nell’ambito della comunicazione digitale è rappresentato dai social network. In questo ambito qual è la modalità di approccio di Rocket Fuel? «Possiamo agire su Facebook e Youtube, intervenendo in tempo reale su un’inventory di inserzioni pubblicitarie, così da raggiungere la fascia di consumatori rilevante per i nostri clienti. L’utilizzo efficace dei big data grazie al nostro algoritmo permette infatti di selezionare nel dettaglio i
destinatari finali dell’inserzione pubblicitaria, assicurando che la comunicazione corretta sia mostrata alla persona giusta, al momento giusto». Per i canali 2.0 si prospetta, quindi, un futuro di crescita? «Sono certo che si continuerà a registrare un aumento degli investimenti in campagne pubblicitarie sui social network. Per Youtube giocherà un ruolo fondamentale lo sviluppo di video coinvolgenti, che funzionino bene anche su mobile e garantiscano all’utente un’esperienza convincente; quanto a Facebook, invece, credo che il canale abbia già espresso le sue consistenti potenzialità in tema di comunicazione: è, e continuerà ad essere, un publisher di fondamentale importanza sia a livello internazionale sia sul mercato italiano». <
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By: Max Oppenheim Model: Amir Kassaei Global Chief Creative Officer, DDB www.canneslions.com
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Nel panorama - finalmente ampio - delle aziende multinazionali operanti nel mercato italiano del digitale si trovano, come è ovvio, realtà differenti per natura, missione, e metodo di lavoro, spesso anche in ambiti del tutto affini tra loro. Questo perché l’approccio al lavoro, e al mercato, di ogni singola azienda, anche se multinazionale, discende da una notevole quantità di elementi - mercato stesso e cultura di origine, attitudini del fondatore, storia aziendale e cosi via -, talvolta molto distanti tra una realtà e un’altra. Un brand multinazionale che opera nel settore del marketing digitale con forti elementi di singolarità è certamente Softec, company di origine italiana specializzata in attività di consulenza strategica e nello sviluppo di soluzioni tecnologiche multipiattaforma e multidevice ad alto valore aggiunto. Softec deve il suo assetto attuale al risultato di una serie di acquisizioni di realtà di minore dimensione ma dalla forte specializzazione che, integrate in un contesto più ampio, non hanno perso il proprio carattere originario e continuano, come unit verticalizzate, ad offrire un approccio estremamente personalizzato alle aziende. La caratteristica fondamentale di Softec, infatti, è quella di coniugare la sua profonda conoscenza sul fronte tecnologico alla
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pratica e conseguente specializzazione ormai pluriennale in tutti i contesti del marketing digitale, frutto dell’esperienza delle sue unit. Softec, quindi, spazia con agio su tutto il fronte della comunicazione e poi dell’advertising, sfruttando una profonda cultura nell’analisi del dato, nelle tecniche di elaborazione, nella creazione di strumenti e processi, lungo una linea delineata proprio dai tre asset in questione: tecnologia, comunicazione e advertising. A questi elementi l’azienda somma un approccio al business che la vuole estremamente focalizzata sul conseguimento dei migliori obiettivi economici per i propri clienti. «La nostra strategia è sempre la stessa: vogliamo essere una Digital Company in grado di garantire risultati tangibili, sia in termini di visibilità che di ritorno economico - spiega Alessandro Bonaccorsi, Managing director market di Softec -. Riteniamo che, in fin dei conti, sia questo il maggior valore aggiunto che una realtà come la nostra debba essere in grado di mettere a disposizione delle aziende». Un esempio efficace, in tal senso, sono le pluripremiate operazioni di marketing relazionale condotte per Conad e per la Fiera del Wellness o i concorsi realizzati per Telepass. «Quello delle promozioni dall’online all’offline è un ambito di attività ancora relativamente
l’azienda spazia su tutto il fronte dell’adv e della comunicazione, sfruttando a pieno la propria cultura del dato e delle tecniche di elaborazione
Una digital company con la missione di garantire visibilità e risultati economici punto di forza di softec è la capacità di presidiare il roi del cliente, standogli vicino e sapendogli proporre le soluzioni efficaci e più efficienti per ottimizzare la sua attività o, più semplicemente, per massimizzare le revenue. una perfetta garanzia per fare new business
alessandro bonaccorsi, managing director market di softec di Aureliano Roio
poco sfruttato dalle aziende del commercio, soprattutto perche offre notevoli ritorni sull’investimento - specifica Bonaccorsi -. Per noi è un attività relativamente nuova ma per la quale il mercato ci riconosce già come un partner di eccellenza. Lo dobbiamo
alla nostra focalizzazione sul Roi dei clienti ma soprattutto alla nostra originaria capacità di “stare vicini” e comprendere le necessità del cliente e, di conseguenza, proporgli soluzioni per ottimizzare la sua attività o, semplicemente, per massimizzare le revenue». Una attitudine al risultato economico che Softec, natu-
ralmente, riversa in ognuna delle sue proposte dirette al mercato, dal più misurabile performance marketing, passando per digital e social pr, fino ad ambiti apparentemente più distanti come quello della system integration. «La nostra ricetta è molto semplice - rivela ancora Bonaccorsi -: quando incontriamo
un cliente, anziché mostrargli semplicemente il portfolio dei nostri prodotti e servizi o dirgli genericamente cosa possiamo fare per lui, analizziamo un preciso ambito della sua attività e gli dimostriamo come possiamo renderlo più profittevole, invitandolo a metterci alla prova. Se funziona, e in genere funziona,
l’azienda si sensibilizza e coglie l’importanza dell’innovazione per rimanere agganciata ai moderni mercati che sono in costante trasformazione. Noi ci poniamo al suo fianco, aiutandola sia nella trasformazione dei processi interni, sia nella valorizzazione verso l’esterno della loro offerta».
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di Aureliano Roio
ravano ancora il canale retail fisico come quello principale, imprescindibile. E l’online, al massimo, un’opportunità. Con il passare degli anni, ci si è resi conto che la value proposition del tradizionale non era abbastanza efficiente e faticava parecchio a crescere, nei casi migliori, o a sopravvivere in quelli peggiori». Ma oltre alla naturale evoluzione di domanda e offerta, a cambiare, e di molto, è stato anche il contesto competitivo per tutte le aziende del settore. «Il passaggio evolutivo, ovviamente, c’è stato con l’arrivo di un gigante come Amazon che ha radicalmente e definitivamente modificato le regole della competizione: per sopravvivere nel
Un volume d’affari di 97 milioni declinato su due mercati che ne fanno uno dei primi e-tailer italiani nel settore hi-tech; oltre 45 mila referenze che vanno dai prodotti di informatica all’elettronica di consumo, dagli elettrodomestici alla telefonia, distribuiti su tutto il territorio italiano e, dal 2011, anche in Francia. E’ questa, in sintesi, la fotografia di Monclick, protagonista italiano dell’ecommerce che, quasi alla vigilia del suo decimo anno di attività (è stata fondata nel 2005) è di recente passato di mano: da Esprinet al gruppo Project Informatica, attraverso la controllata Project Shop Land. 360com ha chiesto a Federica Ronchi, direttore generale e membro del consiglio di amministrazione di Monclick, di raccontare, dal punto di vista di un operatore tutto italiano, i trascorsi e lo stato dell’arte nel settore della vendita online di tecnologia ed elettronica di consumo. «Il settore è profondamente cambiato perché sono cambiati il comportamento e le attese del consumatore, vale a dire la domanda - spiega la manager -. Ma anche l’offerta, in questi anni, si è modificata molto, per fortuna. Nel 2005 tutti i principali produttori di beni considefederica ronchi, direttore generale e membro
del consiglio di amministrazione di monclick
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Con Masterpass il pagamento è facile e veloce. e più sicuro
il settore dell’elettronica di consumo è profondamente cambiato dal punto di vista sia della domanda sia dell’offerta
Dall’inizio dello scorso aprile, su Monclick.it, è disponi bile MasterPass, nuovo metodo di pagamento sviluppa to da MasterCard che consente di acquistare su internet con maggiore semplicità, velocità e sicurezza. La solu zione adottata ha l’obiettivo di migliorare l’esperienza di acquisto dei consumatori e la personalizzazione dell’of ferta, destinata a un target caratterizzato da una natu ra sempre più multicanale: oltre il 50% dei consumatori italiani, infatti, chiede di poter acquistare online con fa cilità e velocità, indipendentemente da dove ci si trova e dal device utilizzato, ma con i medesimi standard di si curezza dei pagamenti e di protezione della privacy. «Il rapporto fiduciario che si instaura tra il nostro consuma tore e la nostra azienda per noi è determinante - com menta Federica Ronchi, direttore generale di Monclick -. Quindi, la sua percezione di trovarsi in un ambiente to talmente sicuro, dalla prima pagina di navigazione alla conclusione dell’ordine, è fondamentale».
il player è di recente passato di mano: da esprinet al gruppo project informatica
Monclick, l’e-tailer italiano nel settore dell’hi-tech
con 97 milioni di euro di giro d’affari e 45 mila referenze, oggi l’azienda propone i suoi prodotti sul web e su tutte le piattaforme mobile. con attenzione particolare a sicurezza, velocità e pagamenti mondo dell’ecommerce oggi, è necessario essere grandi da subito». Si spiega in quest’ottica, allora, il recente passaggio di Monclick sotto le ali di Project: un azienda che grande lo è già, ma che per crescere ulteriormente aveva la necessità di emanciparsi da un gruppo il cui core è sempre stato sul fronte business, per
guadagnare in flessibilità senza perdere, però, la continuità con il passato. «Project è da sempre uno dei clienti più importanti di Esprinet. Con l’acquisizione di Monclick, allarga il suo giro d’affari a oltre 170 milioni e entra nel b2c; ma lo fa senza “interferire” con la nostra attività - conferma Ronchi -. Al contrario,
oggi abbiamo molta più dinamicità ma, volendo, siamo ancora in grado di fare sistema con Esprinet, avendo lasciato la nostra sede a Vimercate, nel loro stesso building». Oggi Monclick vende i suoi prodotti sul web e su tutte le piattaforme mobile, con un’attenzione particolare agli aspetti di sicurezza, velocità e facilità dei
pagamenti, un aspetto che resta ancora fondamentale per il settore e destinato ad evolversi molto con l’introduzione di tecnologie sempre più moderne ed affidabili. «Abbiamo sviluppato il nostro sito mobile solo l’anno scorso, anche se non abbiamo ancora applicazioni - precisa Ronchi -. E’ un canale molto importante e vogliamo essere sicuri di fare tutto per il meglio. Oggi vediamo facilmente come la navigazione multichannel si traduce in raccolta di visitatori e ordini, senza contare il fenomeno dello showrooming che ha sempre più rilevanza. E’ anche per questo che abbiamo reso il nostro sito piu “user centric”».
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Una struttura “cento per cento Made in Italy” fondata sulla filosofia della condivisione. aprono due sedi
Debutta la prima social shoppers community internazionale
Un’excalation clamorosa nell’arco di soli sette anni Ventuno Group, nato nel 2003 da un’idea im prenditoriale di Fabio Regolo e Daniele Viga nò e operativo in Italia, Spagna, Brasile e Cile, è la holding che controlla una serie di azien de che operano in mercati differenti - dal gas all’elettricità, dalla telefonia a internet, dal la tv satellitare al credito al consumo, fino ai viaggi e al settore immobiliare - unite dalla filosofia di offrire prodotti e servizi che con sentano una reale opportunità di risparmio ai consumatori. Ventuno Group, a soli sette anni dalla nascita, ha realizzato nel 2012 un giro d’affari pari a 210 milioni di euro.
Si chiama myG21 la società che fa capo a Ventuno Group, realtà imprenditoriale italiana guidata da Fabio Regolo e da Daniele Viganò, che ha deciso di lanciare myG21 WorldWide. è la prima social shoppers community internazionale, una piattaforma che permette agli utenti di risparmiare su beni e servizi di largo consumo e sulle utilities, con l’obiettivo di redistribuire parte del risparmio ottenuto a tutti i suoi membri
fabio regolo (nella foto), creatore insieme a daniele viganò di myg21
di Daniele Bologna
Si chiama myG21la società che fa capo a Ventuno Group - realtà imprenditoriale italiana guidata da Fabio Regolo e da Daniele Viganò - che ha deciso di lanciare myG21 World Wide, la prima so-
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cial shoppers community internazionale, una piattaforma che permette agli utenti di risparmiare su beni e servizi di largo consumo e sulle utilities, con l’obiettivo di redistribuire una parte del risparmio ottenuto a tutti i membri della community. A
un anno esatto dal pre-lancio, Ventuno Group annuncia, dunque, ufficialmente il debutto della società “cento per cento Made in Italy” fondata sulla filosofia della condivisione e la contemporanea apertura di due sedi europee, in Spagna e in Inghilterra. La
proposta è chiara: myG21 World Wide è una piattaforma di aggregazione tra utenti che crea una sola grande community a livello internazionale e che permette ai suoi iscritti di trarre vantaggio dalla condivisione delle offerte di prodotti e di servi-
zi non solo risparmiando, ma potendo anche ricevere gratis gli stessi prodotti e servizi liberamente condivisi con la propria rete all’interno della community. In questo modo ogni user ha la possibilità di avanzare di status nell’ambito della community e di accumulare ogni giorno GCoins. Una moneta virtuale, quindi, che può essere utilizzata per acquistare prodotti e servizi dei partner o essere con-
vertita in denaro cash da incassare e da utilizzare come e quando si preferisce, senza vincolo nè scadenza.Risorse, servizi e opportunità: la community internazionale di myG21 si fa, allora, ambasciatrice di una nuova visione dell’economia, fonte di una nuova forma di consumo partecipato, che rappresenta una valida risposta alla crisi economica che stiamo attraversando». «Abbiamo de-
ciso da subito di espanderci in Europa, proprio per estendere a un numero crescente di consumatori l’opportunità di migliorare le condizioni di acquisto dei prodotti distribuiti dai partner affiliati alla community. myG21 è il primo luogo virtuale fondato sull’economia collaborativa che abbraccia gli utenti di tre diversi Paesi», conclude Salvatore Loffredo, vice presidente di myG21.
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L’ 87% DEI PREMIUM PEOPLE HA UN TELEVISORE HD Premium People, la community degli abbonati Mediaset Premium, è l’audience di alto profilo che sceglie la qualità della pay-tv digitale. Per i possessori di Tv di nuova generazione ecco la magia dell’alta definizione.
Anticipi e posticipi della Serie A nello splendore dell’alta definizione
PREMIUM PEOPLE I HIGH PROFILE AUDIENCE
Questo contenuto è disponibile anche su Fonte: Gnresearch S.p.a., “Customer Satisfaction Famiglie Mediaset Premium” (CATI 1900 casi) Dato Novembre 2012
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Google, come previsto dagli osservatori dopo la storica e inattesa sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha dunque ricevuto le prime richieste di rimozione di contenuti specifici tra quelli offerti fra i risultati di ricerca, in base al rispetto dei dati personali delle persone coinvolte: tutti, ora, si ricordano di far valere il proprio diritti all’oblio. E sembrano davvero in tanti. Si tratta delle prime conseguenze della decisione con cui i giudici UE hanno stabilito che Google e gli altri search engine sono tenuti a ricevere segnalazioni dei cittadini, a valutarle, e ad accogliere le richieste di rimozione di certi link dai propri risultati di ricerca nel caso in cui ritenga che il diritto alla privacy debba prevalere sul diritto alla libera circolazione dell’informazione. Esprimendosi sul caso sollevato dal cittadino spagnolo Mario Costeja González, il cui nome compariva tra i risultati offerti da Google legato all’asta di immobili sottoposti a pignoramento sedici anni prima, la Corte di Lussemburgo è arrivata fissare un punto fermo nella complicata a frastagliata materia del diritto all’oblio: secondo il giudice europeo Google, in virtù della sua missione di organizzare e rendere disponibile l’informazione ai cittadini della rete, si configura come un vero e proprio responsabile del trattamento dei dati
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Si iniziano a valutare le conseguenze della decisione della corte europea di Giustizia
Adesso è il gestore ad essere prigioniero
come presentito dagli osservatori, appena definita la storica e inattesa sentenza “Big G” ha cominciato a ricevere le prime richieste di rimozione di contenuti specifici tra quelli riscontrabili fra i risultati di ricerca, in base al rispetto dei dati personali degli individui coinvolti: tutti, ora, si ricordano di far valere il proprio diritto all’oblio. E scoppiano polemiche di Matteo Dedè
personali ospitati sulle pagine che contribuisce a rendere rintracciabili. In seguito a
tale sentenza, allora, i cittadini europei possono inviare le richieste di rimozione alle autorità locali, oppure rivolgersi direttamente alle azien-
de coinvolte. Mountain View, che pure ha espresso la propria contrarietà nelle parole del presidente Eric Schmidt, ha intuito la mole della tem-
pesta delle richieste che sarebbero state inoltrate dai cittadini e ha iniziato a meditare su una soluzione tecnica per velocizzare la procedura. In particolare, dovrebbe presto mettere a disposizione un tool per richiedere la rimozione circostanziata del link che il cittadino ritiene lesivo del proprio diritto alla vita privata. Intanto, le prime migliaia di richieste sono iniziate ad arrivare. Siamo nel cuore della tutela della web reputation, tema di straordinaria importanza nel mondo digitale per le proprie ricadute sia in termini relazionali sia in termini economici. Pensiamo a un’azienda
che veda il proprio nome legato a vicende giudiziarie ormai superate; oppure a una persona la cui identità digitale venga tracciata esclusivamente da eventi del passato inadeguati a rispecchiarne l’immagine attuale. Prima di questa rivoluzionaria pronunzia, il soggetto che si reputava leso poteva rivolgersi al sito cosiddetto “web source”, ovvero al gestore dello spazio online da cui originava l’informazione superata, o non più adeguata, per invocare la tutela delle proprie ragioni. Nell’ipotesi di una testata telematica, per esempio, l’interessato poteva difendersi legittimamente, senza contrastare il diritto all’informazione, invocando presso l’editore web il cosiddetto “No-Index” o deindicizzazione del contenuto pregiudizievole dagli elenchi dei motori di ricerca. Un’operazione che avveniva a cura della testata telematica che procedeva a depennare la notizia “incriminata” dalla ricerca dei file robots. Così, si raggiungeva un buon compromesso nel balance dei diritti in gioco - diritto all’attualità della propria identità digitale e diritto all’informazione/ archiviazione storica - perché veniva salvaguardato sia il diritto della persona sia il diritto dell’editore. In questo scenario la responsabilità nell’ambito del data protection si allocava quasi interamente nella sfera dell’editore web, mentre il motore di ricerca rimaneva
fuori, escluso dall’imputazione di qualsiasi responsabilità salvo la casistica del servizio Google Suggest Autocomplete e poche altre. La Corte di Giustizia UE ha quindi rovesciato questa logica, aprendo uno scenario del tutto nuovo. In materia di violazione del diritto all’oblio - inteso come diritto alla conservazione dell’attualità della propria identità digitale - la parte lesa deve rivolgersi direttamente al motore di ricerca, a prescindere dal ruolo che possa avere nella vicenda l’editore web. Pertanto, Google o qualsiasi altro motore di ricerca dovrebbero provvedere alla deindicizzazione del contenuto lesivo senza neppure chiedere il parere del sito web source che ha generato l’informazione. Andando, così, verso una deriva molto rischiosa, in cui il motore di ricerca potrebbe preferire di autocensurarsi piuttosto che incorrere in una querelle nell’ambito del data protection, con buona pace dei gestori dei siti web source, ai quali non rimane che assistere alla vicenda. E’ quasi un paradosso: fino ad ora si parlava sempre della poca libertà delle persone, “imprigionate” fra le maglie della rete. Ora, invece, si parla anche di gestore web “incatenato” nella rete, in quanto non più gestore libero dei contenuti originati. Non più libero di valutare, il corretto trattamento dell’informazione.
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IL CONSORZIO DEL COMMERCIO ELETTRONICO ITALIANO
SCE NA RIO
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di Davide De Vecchi
MagNews, key player italiano per l’email marketing, ha recentemente condotto una ricerca con Human Highway su un panel di circa mille utenti internet bancarizzati. Il campione rappresenta una collettività di circa 24 milioni di individui, equamente distribuiti sulla penisola, per sesso e per istituto bancario di riferimento. Tra gli istituti più rappresentati Intesa San Paolo, Banco Posta, Unicredit. Il desiderio di digitalizzazione è largamente diffuso tra gli utenti e abbastanza recepito dalle banche. In particolare, il mezzo email sembra rappresentare il miglior
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MagNews, key player italiano per l’email marketing, ha recentemente condotto una ricerca con Human Highway
Nell’era digitale continua ancora a essere prioritario il contatto diretto Dal lavoro di monitoraggio emerge che il desiderio di digitalizzazione è largamente diffuso tra gli utenti e abbastanza recepito dalle banche. In particolare, il mezzo email sembra rappresentare il miglior mix tra l’efficacia percepita e la copertura effettiva. a gradirlo sono uomni e donne, quasi in uguale misura mix tra efficacia percepita e copertura effettiva. Se, per comunicazioni e notifiche dalla banca, l’email ha quasi raggiunto la carta - il 43% degli intervistati dichiara che la banca comunica con lui via email, il 46% via carta -, il mezzo digitale pare comunque preferito dagli utenti. I motivi potrebbero esse-
re soprattutto pratici - rintracciabilità delle informazioni da qualunque device, niente vincoli agli orari di sportello -, ma anche economici. Il mezzo email appare gradito in maniera trasversale, sia da donne sia da uomini, con una leggera prevalenza di questi ultimi - il 34,1% contro il 30,7% di donne -, in-
dipendentemente dall’età, dai prodotti bancari posseduti e dalla posizione geografica. E solo il Nord Est registra un gradimento più basso della media. Di questi, il 35.5% considera irrinunciabili le comunicazioni che si possono fruire da dispositivi mobili. Gli istituti che comunicano sui social network sono limi-
tati a pochi punti percentuali, ma apprezzati dagli utenti che decidono di seguirli. Se non sono moltissimi, tra gli intervistati, a utilizzare l’app della propria banca (il 2,7% opera sul proprio conto tramite app, il 21,2% opera sia via app che tramite area riservata del sito web), esiste comunque una ri-
chiesta, evidenziata nelle risposte libere alla domanda “Se potessi comunicare con la tua banca, che cosa chiederesti?”: si può fare di più? A sorpresa, la grande maggioranza del campione (86,5%) utilizza l’home banking e lo percepisce come comodo (nel 78,9% dei casi), conveniente (68%), semplice (48,6%) e sicuro (52,8%).La banca comunica sia in modalità push (comunicazioni promosse attivamente dalla banca verso il cliente, come email) che in modalità intercept (occasioni di comunicazione che la banca coglie mentre il cliente svolge un’attività, ad esempio messaggi nell’home banking o nel display del-
lo sportello automatico). Il mezzo preferito per la comunicazione cliente-banca rimane invece il contatto diretto (visita in filiale, telefonata). Per quantità di touchpoint bancacliente, vale la “regola del 5”: cinque punti di contatto, tra social network, carta, email, call center, risultano soddisfare il cliente senza generare un overload comunicativo. Le aree in cui le banche potrebbero strutturare una comunicazione più efficace sono i sistemi di alerting (info su scadenze e aggiornamenti apprezzati dal 68% dei clienti), nuovi prodotti (67%) e indicazioni su come utilizzare meglio l’online banking (53%).
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ME DIA Cairo Communication: per La7 e La7d, raccolta a +5,8% nei tre mesi. E per la stampa, dopo le contrazioni incassate nel corso del periodo iniziale, le possibilità indicano una crescita fino al 10% in aprile
La visione di Cairo: il primo trimestre è positivo
Il presidente del gruppo fa il punto sull’andamento della società, che vede un consolidamento della positività per la pubblicità dei due canali e un’inversione di tendenza per le testate cartacee. E non ha esitato a criticare l’ipotesi di aumento di capitale per Rcs MediaGroup
uberto fornara, amministratore delegato della concessionaria interna del gruppo
urbano cairo di Vittorio Parazzoli
Primo trimestre positivo sul fronte della raccolta pubblicitaria per le emittenti televisive del gruppo Cairo, La7 e La7d. La raccolta sui due canali - come ha spiegato Urbano Cairo in occasione della Star Conference che si è tenuta in Borsa a Milano -, è cresciuta complessivamente, nel periodo fino al 24 marzo, del 5,8% a quota 40,3 milioni di euro. L’acce-
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lerazione più forte si è avuta proprio a marzo, con un +13,4%, fino ad arrivare a 15,2 milioni. Nel primo trimestre l’aumento della pubblicità per la sola La7d è stato del 28%, dopo il +21% del 2013, mentre la share, sempre nel primo quarter, sarebbe cresciuta del 18%. Quella complessiva delle due reti, dal primo gennaio al 16 marzo, è stata del 4,2% (+3%) nel total day e del 5,03% (+4%) nel prime time, nonostante
la riduzione a metà dei costi di produzione rispetto alla gestione di TI Media. In particolare, Cairo ha evidenziato anche come tutti i principali e confermati programmi di La7 abbiano un indice di concentrazione sul target AA superiore alla media, ponendola, quindi, in quarta posizione rispetto ai tre canali Rai e ai tre di Mediaset in base a questo parametro, con il 6,3% di share nel total day e del 7,3% nel prime
time. L’impulso alla raccolta è garantito anche dal numero di nuovi clienti: ben 191 nel 2013 - di cui 60 in esclusiva con 129 prodotti - e già altri 58 da gennaio. Anche la raccolta sui mezzi cartacei del gruppo, come ha specificato l’amministratore delegato della concessionaria interna, Uberto Fornara, sta migliorando dopo una contrazione comunque contenuta a una cifra dei primi tre mesi, con crescita tra il 7 e il 10% già
in aprile. Sempre sul fronte editoriale, non sono previsti nuovi lanci, ma il consolidamento delle posizioni raggiunte, che permettono alle testate del gruppo di detenere una quota del 52% sul-
le vendite di tutti i famigliari e del 29% dei femminili, con F che viaggia a una media compresa fra 140 e 150 mila copie a numero. Complessivamente, il gruppo di Cairo, con 1,750 milioni di
copie, ha una market share nel solo canale edicola del 25%, elemento che permette al gruppo di rafforzare la propria leadership. Passando al mercato in generale, sempre Cairo ha poi ringraziato Diego Della Valle per il suo invito, che declina, a guidare Rcs Media Group, di cui l’imprenditore e presidente del Torino Calcio, detiene a titolo personale il 2,84%, in ragione anche dei troppi impegni con il suo gruppo. Non ha risposto, inoltre, in modo netto alla domanda se sarebbe disponibile ad entrare nel CdA di via Solferino: «Ma se me lo chiedono, ci penserò», ha solo detto. Sempre Cairo, inoltre, “boccia” l’eventualità di un nuovo aumento di capitale per la stessa Rcs, ritenendo che quest’ultimo abbia le risorse interne per evitarlo; e ribadisce che se incrementasse la quota lo direbbe solo dopo averlo fatto. Sull’ipotesi, infine, che Rcs distribuisca bonus all’amministratore delegato e ai manager di punta, ha specificato: «Nelle mie aziende garantisco dei bonus nel momento in cui si arriva, per lo meno, a vedere un pareggio economico o un piccolo utile. Nel caso specifico, se fanno un buon lavoro, direi complimenti, continuate così» ha concluso Cairo, secondo il quale, per altro, «un’azienda va guidata da chi ha le idee chiare».
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ME DIA
Un benchmark dell’info digitale, con oltre 3,1 milioni di utenti unici mensili e oltre 20,3 milioni di pagine viste
Le immagini sono l’autentico cuore pulsante di Nanopress.it
con una struttura di 20 giornalisti attivi 24/7, si può dire che questa realtà abbia di fatto abbracciato la logica editoriale delle “real time news”, facendo proprio un approccio decisamente interattivo, che ha nella homepage il centro di una rivoluzione che, prima della forma, privilegia la tempestività e i contenuti
alberto gugliada, ceo di tg/adv di Luca Anelli
Nanopress.it è dal 2011 il quotidiano online di Trilud. Nato dalla volontà di raccogliere in un unico contenitore la voce della rete sugli argomenti di più stretta attualità, si è evoluto in modo costante, fino a diventare una testata nativa digitale indi-
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pendente, originale, al passo con i tempi, ricca di fatti, video, fotogallery. Adesso, a tre anni esatti dal suo debutto sul web, proprio le immagini sono diventate il cuore del nuovo Nanopress.it; immagine celebrativa, selfie, drammatica, rubata con uno smartphone o rilanciata da agenzie internaziona-
li, immagine commentata e approfondita, studiata o scovata da una redazione di venti giornalisti attivi 24/7, immagine pronta a riconfermare nel 2014 il sito all news di Trilud come benchmark dell’informazione digitale italiana, con i suoi oltre 3,1 milioni di utenti unici mensili e oltre 20,3 milioni di pagine viste. Il nuovo Nanopress.it, dunque, ha sposato lo spirito real time news con un approccio spiccatamente interattivo che ha nella homepage il fulcro di una rivoluzione non soltanto cosmetica: dalla foto al video del giorno, dal quote of the day al contenuto in esclusiva, dalla tag più seguita al sondaggio più popolare, la community di lettori è, di fatto, sempre più il vero regista dell’informazione su Nanopress.it, trovando quotidianamente in prima pagina l’informazione più calda,
quella più cliccata. In altre parole, un’informazione realmente dalla parte del lettore. La nuova piattaforma video di Nanopress.it, partita già a fine 2013, trova, allora, il suo varo ufficiale con una schedule di oltre 300 contenuti video nuovi al mese, anche in HD e con una larga percentuale di materiale prodotto ad hoc dalla redazione o in collaborazione con importanti case di produzione nazionali ed internazionali. «Nanopress.it è per noi pietra angolare del network - afferma Annalisa Merola, marketing manager di tg|adv - e aver potuto varare la nuova versione supportati da brand importanti come Enel, Nissan e Telecom ha confermato la bontà di un duro lavoro quotidiano, ottenuto alzando costantemente l’asticella della qualità editoriale e impegnando le migliori risorse al servi-
zio della notizia. Uno sforzo che i nostri clienti possono godere ogni giorno». «Quotidianamente raggiungiamo milioni di utenti afferma Silvia Ballante, responsabile editoriale Trilud - che in Nanopress.it trovano semplicemente quello che cercano: un approfondimento indipendente sui fatti del giorno, per come realmente stanno». A conferma di questo spirito giornalistico sempre attento alle ultime dal mondo, Nanopress. it ha celebrato l’importante restyle mandando online, a cura della redazione attualità di Trilud, un’inchiesta sul taglio dei fondi destinati alla lotta alla criminalità organizzata. Fulcro dell’inchiesta, la testimonianza video di Giuseppe Misso, esponente di spicco della camorra napoletana e attualmente collaboratore di giustizia. Successivamente, per l’edizione 2014 del Salone del Mobile di Milano, Designmag.it ha lanciato online uno speciale, sponsorizzato da Daikin, focus on a 360 gradi sulla kermesse con una full coverage di tutti gli eventi in programma, con informazioni pratiche e mappe delle location e degli stand, le ultime news su designer e aziende presenti, i video esclusivi e le fotogallery caricate in tempo reale dalle location più calde e rappresentative del Salone.
Quando la divulgazione ha alla base la qualità Non solo previsioni, ma un magazine capace di raccontare a 2 milioni di contatti unici al mese il bello della meteorologia e della scienza. Questo è Centrometeoitaliano.it, il sito di forecasting che in soli due anni si è imposto sulla scena naziona le come leader sia nel settore terremoti/geofisica con aggiornamenti H24 sia nel settore previsioni meteo-viabilità, entrato a far parte dell’articolato circuito tg|adv. Iniziativa editoriale unica in Italia, già partner di riferimento per istituzioni e aziende nazionali come Autostrade per l’Italia, Autogrill, Enel e quotidiani come Il Tempo, Il quotidiano di Calabria, Il quotidiano della Basilicata e Il Gior nale di Sicilia, Centrometeoitaliano.it unisce in un webmagazine un’offerta dettagliata di studi cli matici, modellistica meteo, previsioni meteo pro fessionali di dettaglio con le ultime news/curiosità su scienza e natura, astronomia, tecnologia e stu di climatologici. Un utile strumento di divulgazio ne scientifica alla portata di tutti realizzato da un team di esperti e giornalisti al servizio di un pro getto editoriale di alta caratura, sia dal punto di vi sta tecnico che redazionale.
il sito di forecasting in soli due anni è diventato leader in vari segmenti ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
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ME DIA
Format “televisivi” originali
sonia peronaci
Branded content e branded entertaiment, verso un modello multipiattaforma
francesco barbarani, head di .fox
Quando gli schermi “videoevolvono” riccardo pasini
Si è concluso il ciclo di incontri organizzato da Riccardo Pasini, ceo di Prodotto, fattori di videoevoluzione in collaborazione con l’Università Iulm di Milano e con Gianni Canova, Preside della Facoltà di Comunicazione, relazioni pubbliche e pubblicità, dal titolo “La videoevoluzione: dal branded entertainment alle nuove professioni della tv”. Con una media di circa sessanta di studenti ad
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appuntamento, il workshop è stato un importante momento di formazione per le nuove leve che vorranno affrontare una carriera all’interno delle produzioni televisive. Durante i quattro incontri del workshop, gli studenti hanno visto alternarsi personaggi di spicco del mondo televisivo italiano e grandi players del mondo dei broadcaster e dei provider, che hanno contribuito a descri-
Si è concluso il ciclo di incontri organizzato da Riccardo Pasini, ceo di Prodotto, fattori di videoevoluzione in collaborazione con l’Università Iulm di Milano e con Gianni Canova, Preside della Facoltà di Comunicazione, rp e pubblicità, dal titolo “La videoevoluzione: dal branded entertainment alle nuove professioni della tv moderna”
vere, con testimonianze significative e attraverso lezioni interattive svoltesi sotto forma di talk show, quello che è l’attuale mondo televisivo e la sua evoluzione verso forme di branded content e branded entertaiment e verso un modello di sviluppo multipiattaforma. Il ciclo, nato con l’obiettivo di entrare in contatto con i “nuovi” talenti capaci di coniugare la capacità di creare contenuto dando risalto
ai brand, è stato un’opportunità unica per gli studenti dei corsi di televisione, cinema e relazioni pubbliche, che hanno potuto interagire con personalità fondamentali del mondo della tv e di approfondire alcune case history reali, relative ai programmi più innovativi, raccontate da chi li ha creati. Parallelamente, Riccardo Pasini ha offerto ai partecipanti la possibilità di mettersi in gioco: po-
di Daniele Bologna
tranno proporre un format originale, sviluppando i concetti affrontati in aula, che verrà esaminato dalla team di Prodotto, fattori di videoevoluzione. Allo studente che presenterà il progetto più accattivante verrà poi offerta la possibilità di collaborare attivamente alla realizzazione del format prescelto. Durante i quattro incontri, il 3 e il 10 aprile, poi l’8 e 15 maggio, moderati dallo stesso Pasini, si sono alternati in aula Manuela Lavezzari marketing manager di Asus; Francesco Barbarani head of .Fox; Emanuele Landi, director ad sales & brand e integrati e Grazia Didier executive producer entertaiment, entrambi di Fox Channels; Sonia Peronaci di Giallo Zaffera-
Prodotto, fattori di videoevoluzione è una società di idee e persone specializzata nel branded entertainment: idea, progetta, realizza e distribuisce format tv origina li, realizzati su misura per le aziende partner. Nata nel 2010, l’azienda lombarda ha raggiunto nel 2013 1 mi lione e 800 mila euro di fatturato. Tra i progetti di mag gior successo “HairStyle” per Real Time, “GameTime”, giunto su Axn alla sua quinta stagione, che conta oltre 115.000 likers sulla fanpage e un sito dedicato intera mente al mondo del gaming, www.videogiochi.com che punta ad essere leader del settore. Ricordiamo anche “Hollyfood” che ha saputo raggiungere l’eccezionale share sul target del 2,71% e “Il Meglio di me” che ha re gistrato l’1,68% andati entrambi in onda su La5, oltre ad “Accademia del benessere”, il primo format interattivo dedicato al mondo della salute e benessere che mette assieme televisione e web, andato in onda su Rete 4.
no; Laura Carafoli, vice presidente content & programming di Discovery Italia; e Francesca Sorge senior branded content di Discovery Media, che hanno aperto uno spiraglio sul mondo Real Time e Dmax. All’ultimo incontro, sono trapelate anche alcune indiscrezioni sui prossimi progetti di Discovery, per voce della stessa Carafoli: «I nostri investimenti per il futuro sono orientati sempre di più verso la realizzazione di programmi volti allo story telling e al coinvolgimento emotivo del pubblico, per adeguarci così alle richieste di mercato». Infine, la partecipazione di Maurizio Costanzo a due degli incontri ha contribuito a offrire una panoramica chiara sulla storia della televisione italiana raccontata proprio da chi quella televisio-
ne l’ha inventata, fatta e innovata da quarant’anni a questa parte. Gli studenti hanno potuto “intervistare” Costanzo il quale ha dichiarato: «Sono anche io una persona “video evoluta” e questo mi porta a voler sperimentare continuamente. Oggi c’è la possibilità di uscire dal contesto tradizionale a cui eravamo abituati, per questo mi attira moltissimo il mondo del web». «Oggi il branded entertainment è una realtà e come tale ha sempre più bisogno di figure professionali specifiche, che mettano insieme aspetti che un tempo erano appannaggio di profili professionali distinti: questi incontri sono utili proprio per spingere alla formazione e alla “cultura” di un universo in espansione come questo», ha concluso Pasini.
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LINK normative
social media
Il lancio di una nuova inizia tiva imprenditoriale richie de che i promotori prestino particolare attenzione alla scelta degli strumenti giuri dici necessari per realizzare l’idea. Solitamente ci vengo no in aiuto i cosiddetti acce leratori d’impresa, ma nel frattempo, possiamo legge re un post illuminante, scrit to a quattro mani da Antonia Verna e Marco Bellezza, in collaborazione con lo studio legale Portolano-Cavallo.
Twitter è in crisi. Twitter va male a Wall Street. Una tra gedia? Forse no. Perché basta guardare la faccenda dal pun to di vista di chi Twitter lo usa, invece di teorizzare troppo. I più, infatti, lo considerano an cora un social network. Invece il sito di microblogging evolve, trasformandosi sempre più in una piattaforma di informazio ne e condivisione di contenuti. E, come tale, alcuni utenti po stano contenuti, altri li leggono o li guardano solamente.
Startup digitale e compliance legale
NINJAMARKETING.IT
La seconda vita di Twitter
SEIGRADI.CORRIERE.IT
technology war
giornalismo digitale
Pace fatta. Dopo circa 200 cause legali tra Stati Uniti ed Europa, Apple e Google si glano una tregua clamoro sa, sancendo per il momento la fine di tutti i ricorsi lega li ancora pendenti e crean do le condizioni per trovare un accordo che regoli il mer cato mondiale degli smart phone. Una tregua che aiuta entrambe le aziende (e i loro uffici legali), sfiancate dagli enormi costi sostenuti per le cause dal 2010 a oggi.
Prima le dimissioni del di rettore Jill Abramson, tutto ra senza alcuna spiegazione convincente. E ora, un rap porto interno, finito sul web in maniera apparentemente in cidentale, che illustra detta gliatamente le difficoltà che lo storico quotidiano Usa sta incontrando nel compete re con la concorrenza rap presentata dalle nuove te state digitali. E i due eventi, a quanto pare, non sono corre lati. Ma che succede al NYT?
Apple e Google firmano la tregua
LASTAMPA.IT
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Le difficoltà del New York Times
MASHABLE.COM
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LINK
search & socIal medIa marketIng acquisizioni
Accenture, un tuffo nei big data
13-14 novembre 2014
mico – milAno congressi
m i l A n
La specialità sono le analytics applications, sof tware che consentono di correlare grandi volumi di dati per delineare tendenze e simulare scenari econo mici a supporto dei proces si di business e decisionali. Un attore nostrano dei big data: questa è i4C Analyti cs, società non più giova nissima - è stata fondata nel 2002 - di cui è stato uf ficializzato il passaggio al 100% al gruppo Accenture.
ILSOLE24ORE.COM
Chris Sherman
Founding Editor
Search Engine Land
sponsor
Danny Sullivan
Founding Editor
Marketing Land
Founding sponsor
proposte
Il digitale contro la corruzione Ernesto Belisario è avvo cato e geek. E fornisce un bello spunto, con interes santi incursioni digitali, per risolvere una grande pia ga italiana: la corruzione, che in Italia è purtroppo un tema di costante attuali tà. Arresti, inchieste gior nalistiche, posizioni poco lusinghiere nelle classifi che internazionali: siamo di fronte ad una vera emer genza nazionale. Ma forse si può fare qualcosa…
CHEFUTURO.IT
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supporting mediA
Il quotidiano della comunicazione
Il quotidiano del
marketing in rete
Rivista mensile di comunicazione, marketing e media business in rete
AdvocAcies
organizzato da
in collaborazione con
programma a cura di
The Executive Network
www.smxmilan.it
Per informazioni ed iscrizioni riservate ai lettori di daily media e daily net: ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
Ilaria Biasini - 06.84541.292 - i.biasini@businessinternational.it ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
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LINK curiosità
social media
Il gioco numero uno sull’App Store di iTunes si chiama “Weed Firm”, letteralmen te “Fabbrica dell’Erba”. E se vi sembra strano, sappia te che il secondo in classifi ca, “100 Balls”, è uno di que gli alienanti mangiatempo stile “Flappy Bird” a cui se gue “Toilet Time”, serie di minigiochi veloci da usare... al posto del giornale. Come “Make It Rain”, che fa volare banconote da una mazzetta il più veloce possibile...
Secondo una ricerca realiz zata negli Usa da Sdl, i mille nials sono più che disposti a condividere i propri dati per sonali con i brand, ma voglio no farlo a modo loro: su più di un device e nei loro tem pi. E si aspettano di ricevere qualcosa in cambio. Inoltre, vogliono stabilire con il brand un rapporto di fiducia che, in quanto tale, va coltivato con tinuamente nel corso del tempo. E non affidato a cam pagne estemporanee.
L’Idiocrazia, o l’App Store…
TECHCRUNCH.COM
Ai millenials Usa piacciono i brand
LINKEDIN.COM
normative Ue
utilità
L’Authority ha deciso di av viare un’istruttoria nei con fronti di due società del gruppo Google, di Itunes la filiale di Apple che gesti sce gli iTunes store in Euro pa -, di Amazon e Gameloft, società che sviluppa e pub blica videogiochi scaricabili da internet. Lo fa in merito alle applicazioni che appa iono gratuite ai consuma tori e che invece richiedono acquisti successivi per po ter continuare a giocare.
Dove lo butto? Ecco una do manda che tutti, almeno una volta, si sono posti senza ri uscire a trovare una risposta sicura e univoca. Dove but tare, ad esempio, il cartone della pizza, i giocattoli o i to vaglioli di carta sporchi? E il Tetra Pak? La ceramica? Le biro? Green Me ci offre un uti lissimo elenco degli degli er rori più comuni che commet tiamo e, ovviamente, qualche suggerimento per una raccol ta differenziata corretta.
L’Antitrust contro le app ingannevoli
CORRIERECOMUNICAZIONI.IT
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I dieci errori della differenziata
CORRIERE.IT ANNO V | #044| MARTEDI’ 20 MAGGIO 2014
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LINK tendenze
analisi
Il termine “Hijab”, in arabo, significa ”rendere invisibi le, celare allo sguardo” e vie ne usato per definire un tipo di velo islamico femminile che non copre il viso. Il nu mero di selfie presenti su In stagram con il tag #hijab é di ben 3.357.828 scatti e sono quasi un milione i selfie con il tag #hijabfashion. L’indu stria della moda islamica è stimata a circa 96 miliardi di dollari. Mancano ancora sti listi di fama, ma arriveranno.
Una ricerca della società di ricerche Webcredible ha messo in luce come nel set tore travel siano ancora molti i siti che, secondo gli utenti, sono sostanzialmente scarsi di contenuti e offrano poche o nulle possibilità di intera zione di tipo social. In parti colare, mancano la possibili tà di comparare le offerte e le indicazioni sui luoghi di viag gio. Secondo gli intervistati, il miglior sito, in tal senso, è ri sultato essere airbnb.
Su Instagram va di moda il velo
REPUBBLICA.IT
Travel, no social. Neppure content
ECONSULTANCY.COM
AMARCORD
epic fail
Nel 1997 Errico Buonanno aveva 18 anni e teneva un dia rio. Quando gli regalarono una telecamera VHS, buttò il diario e accese la telecamera, con un piano semplice e precurso re, in tempi non social: ripren dere tutto. Filmare la sua vita quotidiana e quella dei suoi amici; con sabati sera, lezio ni, proteste, ecc. Non era sto rico né regista. Ma il frutto del suo sforzo, montato con lo sti le moderno, è un documenta rio grandioso degli anni ’90.
Fare un uso privatistico di un tema virale garantisce sem pre una certa visibilità, ma quasi mai è positiva. Le pro vocazioni sui social media ottengono sempre una ri sposta amplificata da par te del pubblico che si sen te tradito e si scaglia contro l’opportunista di turno. E’ ciò che è accaduto ad Ann Coul ter, spregiudicata polemista politica statunitense che ha strumentalizzato l’hashtag #BringBackOurGirls.
I ragazzi degli anni novanta
CORRIERE.IT
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Ann Coulter e i web avengers
TECHECONOMY.IT
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Concerto Straordinario in ricordo di don Carlo Gnocchi Concerto Straordinario inricordo ricordo didon don Carlo Gnocchi Concerto Straordinario ininricordo dididon Carlo Gnocchi Concerto Straordinario Carlo Gnocchi
Filarmonica della Scala Filarmonicadella dellaScala Scala Filarmonica Filarmonica della Scala direttore e solista direttore e solista direttore eesolista direttore solista Daniel Barenboim Daniel Barenboim Daniel Barenboim Daniel Barenboim Prevendita Prevenditatelefonica telefonica
Prevendita telefonica Prevendita telefonica Prevendita Prevenditatelefonica
W. A. Mozart W. A. Mozart W. A. Concerto per pianoforte e orchestra n° 27 W. A.Mozart Mozart per pianoforte e orchestra n° in siConcerto bemolle maggiore K 595 Concerto per e eorchestra n°n°27 Concerto perpianoforte pianoforte orchestra 2727 si bemolle maggiore K 595dada ininsisiinbemolle maggiore KK595 bemolle maggiore 595 lunedì lunedì a venerdì a venerdì oreore 10/13 10/13 e 14/17 e 14/17 P. I. Cajkovskij I. Cajkovskij biglietteria@aragorn.it biglietteria@aragorn.it P.P. I.I.P.Cajkovskij Sinfonia n° 5 in mi minore op. 64 Cajkovskij Sinfonia n° 5 in mi minore op. 64 Sinfonia Sinfonian°n°55ininmimiminore minoreop. op.64 64
02 02465.467.467 465.467.467
02 465.467.467 02 02 465.467.467 da02 lunedì465.467.467 a465.467.467 venerdì ore 10/13 e 14/17 da lunedì a venerdì ore 10/13 e 14/17
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