3mezzi Cinque

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{ STORIE, FOTOGRAFIE & ISPIRAZIONE }


Fonts utilizzati Canter - Raleway - High Tide

La foto in copertina è di

Martina Civardi

Contatti “Questo numero è dedicato a chi cammina scalzo noncurante del suolo che calpesta. A chi vive sotto un tetto di paglia e a chi rolla sigarette con i mozziconi lasciati dagli altri. A chi sorride nonostante abbia fame e povertà, È dedicato a loro perchè esistono nonostante pochi li vedono”

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Numero Cinque

Durante il mese di Aprile le acque si sono decisamente calmate, abbiamo tirato i remi in barca e ci siamo fermati a gustarci delle meritate ferie esaminando il lavoro svolto fino ad ora con 3:mezzi. Che dire...una soddisfazione dietro l’altra, un motivo di orgoglio immenso e un riscontro con i lettori che riesce a darci la forza di guardare avanti. E proprio per ringraziarvi abbiamo deciso di preparare qualcosa di spettacolare per il nostro primo anno; a Luglio festeggeremo un anno di 3:mezzi e per l’occasione ci sarà una sorpresa gradita e attesa da tante persone. Ci sarà da festeggiare! Per quanto riguarda invece questo numero CINQUE sono felicissimo di potervi accompagnare in contenuti esclusivi e fantastici; la bellissima copertina di Martina

Civardi, la nuova collaborazione con Daniela Ardiri e il viaggio di 3:mezzi in Messico. Fiore all’occhiello la nuovissima selezione Flickr e la collaborazione con la talentuosa Elena Fortunati. I contenuti del numero CINQUE sono belli e selezionati, di grande ispirazione e sapranno regalarvi emozioni profonde. Ne siamo sicuri! Rilanciamo anche il profilo Instagram dove a breve inizieremo delle sfide fotografiche; nei prossimi numeri inizierà ad esserci la selezione instagram. State pronti con i vostri smartphone.

Il team di 3:mezzi


Contenuto UP

Oceano Mare

fotografie e testo di Daniela Ardiri

fotografie e testo di Rosalinda Rosato

Tulum

Selezione Flickr

i viaggi di 3:mezzi a cura di Francesco Mazzoli

a cura degli artisti Flickr

Mani

Bodies

fotografie di Elena Fortunati

fotografie di Martina Civardi

Nirvana - Ventennale

Le Detroit Perdu

fotografie di Angela Numis testo di Matteo Marconi

fotografie e testo di Nino Cannizzaro


UP

Fotografie & testo di Daniela Ardiri

Quanti palloncini servono per sollevare un uomo? Quanti palloncini servono per alleggerire i nostri pensieri? Ci sono momenti in cui sentiamo un peso bloccare i nostri piedi, un peso che li ancora al terreno lasciandoci immobili. Momenti in cui quel peso è dato solo dalle preoccupazioni: ci siamo immersi nel quotidiano e non ci siamo accorti che le spalle si sono incurvate verso il basso e il naso non guarda più all'insù. Ed è stato proprio da uno di questi momenti, di estrema pesantezza, che è nato uP - con la presunzione di poter sollevare tutto. È bastato un palloncino rosso per riscoprire la gioia del gioco, per riprovare quel senso di spensieratezza che da tempo mi aveva abbandonata. È bastato il desiderio di volare per ritornare ad immaginare.








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Tulum

Il viaggio di 3:mezzi - FotograďŹ e di Francesco Mazzoli



Tulum Messico - Quintana Roo Popolazione: ≈ 14.790 Moneta Locale: MXN (Peso Messicano) Lingua parlata: Spagnolo


Quando mi hanno proposto inizialmente di fare questo viaggio ero un po titubante, sarà che non amo particolarmente le vacanze incentrate nei luoghi di mare, sarà anche per il mio odio per il caldo, poi ho pensato “quando mi ricapiterà di andare fino in Messico?” Non ho esitato a lungo, ho preparato la valigia e le fotocamere pronto per una nuova esperienza oltre oceano. Il nostro arrivo a Cancun è stato traumatico, l’elevata umidità ci ha accolto a braccia aperte, la notte era profonda. Una doccia e una bella dormita mi avrebbero rigenerato per il giorno dopo. Prima dei miei viaggi mi piace sempre fantasticare sulla meta, immagino luoghi e attimi. Stranamente per il Messico non mi è successo, non avevo la più pallida idea di cosa la luce del sole del giorno dopo mi avrebbe rivelato. Potete dunque immaginare il mio stupore nel vedere questo panorama appena ho discostato la tenda della finestra la prima mattina. Non esistono parole in grado di esprimere l’impatto che il panorama ha avuto su di me, sono rimasto a lungo di fronte quella finestra ad osservare la bellezza e i colori del mare, del cielo e della sabbia. Le palme riuscivano ad enfatizzare molto bene la cornice del luogo. Ho aperto la finestra ed ho riempito i polmoni di quell’aria fresca e pulita. Se chiudo gli occhi ho ancora la sensazione di rivivere quell’attimo. Eravamo in Messico, a Tulum. In un luogo apparentemente dimenticato da Dio, circondati dalla natura. Non avevo ancora idea di cosa avrei visto e vissuto nei giorni a seguire, sapevo solo che ero lontanissimo da casa eppure stavo vivendo la percezione di appartenere a quel luogo da sempre.



In merito al Messico si dicono tante cose, fin troppe. Spesso negative spesso positive, dicono che c’è un alto tasso di criminalità dovuto principalmente al narcotraffico, dicono che ti possono sequestrare. Dicono...dicono...troppe cose vengon dette, ma non tutto deve essere ascoltato, son più dell’idea che certe cose è meglio viverle sulla propria pelle piuttosto che temere di non viverle o viverle a metà. Vivere il Messico può rivelarsi un’esperienza fantastica e indimenticabile, ma viverlo fino in fondo significa viverlo per molto tempo. Due settimane potrebbero sembrare molte ma volano e tornando si ha l’idea di aver vissuto pochissimo. Tulum è un paese sulla costa Maya divenuto famoso a metà degli anni 70 quando i giovani Hippy iniziarono a frequentare le splendide spiagge della costiera. È un luogo meraviglioso e tranquillo situato a circa 65Km a sud dalla più famosa Playa del Carmen. Qui si vive la sensazione di essere sperduti, circondati dalla natura, immersi in panorami che spesso si vedono solo nelle cartoline. Le rovine Maya riescono ad affascinare chiunque portando la mente a tempi antichi. Il luogo trasuda fascino e un senso profondo di libertà. A Tulum c’è tanta natura, le iguane prendono il sole ovunque mentre tu passeggi per le strade e loro stanno li, immobili, quasi noncuranti della tua presenza. E ti guardano. Il villaggio dove mi trovavo era una vera e propria piccola biosfera, pellicani e cormorani volavano indisturbati intorno a noi, si tuffavano in acqua e risalivano con il loro bottino di pesce. Vivere in mezzo a questi fenomeni naturali è un’ esperienza indescrivibile.

Anche il piccolo paese di Tulum, nonostante la miseria, è un luogo affascinante; qui le persone attraversano la strada senza la minima idea di cosa siano le strisce pedonali e tanti di loro son scalzi, son molto accoglienti e simpatici ma soprattutto per nulla invasivi. La cosa che più mi ha colpito degli abitanti e del paese è l’organizzazione nei trasporti attraverso dei Taxi denominati “collettivi” questi non sono altro che furgoni adibiti a 9 posti passeggeri che vanno avanti e indietro da Playa del Carmen a Tulum percorrendo circa 70Km a corsa. Lungo il percorso puoi trovarti ovunque ma basta un cenno, loro si fermano e ti fanno salire, tu comunichi loro la tua fermata e ripartono a tutta velocità. Gli abitanti pagano una corsa 15 peso (meno di 1€) - i turisti 20 peso (poco più di 1€) cifre più che abbordabili considerando il costo di un taxi in una qualunque città del mondo. Il Messico ha un fascino unico. È capace di farti innamorare di ogni cosa che osservi ed è capace di farti piangere quando lo devi lasciare. È un luogo dove la notte puoi sdraiarti in spiaggia, immergerti nei tuoi pensieri e ad un tratto ritrovarti immerso in un mare di stelle. Osservando bene potrai dire “non ho mai visto così tante stelle in vita mia”. La volta celeste è reale perchè qui non riesci a vedere dove finiscono le stelle e inizia il mare. La mia vacanza è finita con la vista più bella della mia vita; l’inizio di una nuova giornata, l’alba. Me ne sono innamorato e mi sono ripromesso che ci tornerò.







Journal 3 motivi per frequentarlo

Diversi autori riuniti sotto la stessa capanna, un focolare di passione e le loro fotocamere. Racconteranno storie mostrando fotografie di grande ispirazione.

Splendide fotografie, visioni da parte di tutto il mondo. Selezioni fotografiche ogni settimana, Progetti fotografici

In arrivo

Sociale e costruttivo. Commenti, voti e condivisione con i social network più famosi. Una predisposizione al lato umano.



Mani

FotograďŹ e di Elena Fortunati








Nirvana - Ventennale

FotograďŹ e di Angela Numis testo di Matteo Marconi


Ritornare nella mia casa antica è un po’ come farsi tombarolo che s’infratti in un tumulo etrusco e violi il silenzio dopo duemila di anni di ruggine. Quando una cosa è passata davvero, non è importante che siano trascorsi 20 anni o 20 secoli. La solita, bislacca patina di polvere copre i mobili e i libri e il piatto dello stereo, come solo lei sa fare. Pare che alcune assi di legno si siano imbarcate anzitempo; è la solitudine delle cose, si vede.



Scopro, nell’oscurità, il pilastro in cemento imbiancato in mezzo alla taverna, quella in cui incappai molte sere, tornando a casa storto. Se cerco bene dovrei trovare, e trovo, un verso scritto con una Bic nera: “I love myself better than you, I know it’s wrong, but what should I do?”, una falce di luce la illumina sempre, scappando dalla finestra bassa che dà sul giardino e sul viale illuminato, lì fuori. Ora non ricordo nemmeno bene per chi l’avessi scritto, forse all’epoca l’impatto del grunge fu così forte che mi pareva giusto avere in dote un amore un po’ malato (anche se non è amore se non si ama bene) Prima di uscire, la sera, affondavo nel divano, e facevo tremare i quadri con “Nevermind”, al buio. Ricordo che arrivò la moda di indossare camicie a scacchi e jeans corti, un sollievo che spazzò via d’un colpo i detriti degli anni ’80, quelli da cui nessuno usciva mai vivo. Tra cent’anni la frase di Kurt sarà ancora su quella colonna, come certi graffiti con cervi e cavalli, nelle Grotte di Lascaux.





via ascoli piceno, 13. Roma Officinek.it Facebook.com/officinek


Mare Oceano

FotograďŹ e e testo di Rosalinda Rosato





Ogni tanto le capitava di stare male, e di voler urlare al mondo come si sentiva per sentirsi un po’ più viva, o forse meno morta. Ogni tanto si sentiva così piena, che avrebbe preferito cento volte essere vuota, visto che era solo piena di rancore e amarezza. Così si alzava dal suo vuoto, da sola, e andava al mare. Urlava, piangeva, ma nessuno la sentiva, e a lei andava bene così. E le onde accompagnavano le sue lamentele lamentandosi anch’esse, emanando un conforto unico e muto. Così la tempesta dentro lei cessava, ma il mare continuava con le sue perturbazioni d’inverno, e lei gli rimaneva accanto come lui faceva con lei. In quei momenti, si sentiva a casa.



7lickr L’evoluzione della selezione Flickr










ďŹ gosa.it


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#tremezzi


bodies

FotograďŹ e di Martina Civardi








*euph-orie.blogspot.com


Le detroit perdu

FotograďŹ e di Nino Cannizzaro


"Noi navigavamo dentro lo stretto, gemendo. Da una parte c’era Scilla; e dall’altra la divina Cariddi cominciò spaventosamente a inghiottire l’acqua salata del mare. E quando la rigettava, come una caldaia sopra un gran fuoco, gorgogliava l’onda rimescolandosi tutta : la schiuma era sollevata in alto e ricadeva sulla vetta di entrambi gli scogli. Ma appena lei riassorbiva l’acqua, tutta dentro si mostrava sconvolta: all’intorno la roccia mugghiava terribilmente, sotto compariva la terra nera di sabbia. La pallida paura afferrava i miei compagni. Noi guardavamo verso di lei con il terrore della morte. E intanto Scilla mi ghermì dal fondo della nave sei compagni, che erano i migliori per forza di braccia. Volsi lo sguardo di sulla prua alla nave e a un tempo dietro i compagni: ma ormai ne vidi solo i piedi e le mani mentre venivano levati in alto. E gridando mi chiamavano per nome – ed era allora l’ultima volta – disperati." (da Odissea, canto XII) Piuttosto che essere un documentario sullo Stretto di Messina, la serie consiste in una narrazione intima di questo luogo magico, raccontato anche da Omero nella sua Odissea, con il suo mare e la sua atmosfera unica ,un simbolo di armonia tra potere della natura e dell'essere umano, messo in discussione dalla costruzione di un opera faraonica, un ponte che dovrebbe unire le due citta che si affacciano sullo stretto questo andrebbe a modificare inesorabilmente l'ambiente e il paesaggio con l'unico scopo tangibile di alimentare interessi politici e malaffare.






≈ Collettivo ≈

fotografi che raccontano fotografie


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