For Milano Giugno 2012

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For Milano M a g a z i n e

For Milano M a g a z i n e

SOMMARIO

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Yumi, lo yacht firmato dai designer italiani

2 / Eventi Ricordando il grande Alberto Sordi

46 / Costume Operazione vacanze (impegnate)

3 / Rubrica di Luiss Life

58 / Cinema

4 / Consigli Per voi donne

In viaggio con

Nathalie Caldonazzo

5 / Marco Pomarici In cerca di verità 6 / La foto 8 / Rotazioni 10 / Cover Faccio solo ciò che amo 16 / Red Carpet Festival del lusso 30 / Tendenze Il fashion che corre 32 / Reportage Com’è bella l’avventura…

FLEMING PRESS EDITORE

68 / Consigli & Sconsigli di Dina D’Isa 70 / Yachting Il piacere del mare 76 / Intervista Voglio fare l’americana 81 / Una lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna 82 / Musica Fronte del palco 88 / Musica Il concerto che vale doppio 90 / Arte Il linguaggio di un genio

42 / Double feature

94 / Divi & Dive Scatti d’attore

44 / Come una star Christina Ricci: rosso che passione

98 / Scatti di Bruno Oliviero

45 / Cara Marina di Marina Ripa di Meana

100 / In mostra

Giugno/Luglio 2012

La top model russa Natasha Poly a pag. 26 Uno sguardo su Haiti 104 / L’angolo del benessere Medicina rigenerativa: le nuove tecniche 105 / In forma con Jill Cooper 106 / L’uomo del mese Mario Biondi 107 / La donna del mese Marta Marzotto 108 / Auto La supersportiva del futuro 112 / Protagonisti 113 / Milano peoples & stars & events


ForEVENTI magazine di Paola Comin

Ricordando il grande Alberto Sordi Roma festeggia il suo attore “simbolo” nel giorno in cui avrebbe compiuto 92 anni. E la mente ritorna al 2000, quando l’allora sindaco Rutelli lo nominò primo cittadino della Capitale Il 15 giugno ricorre l’anniversario della nascita di Alberto Sordi. Se fosse ancora tra noi “Albertone” compirebbe novantadue anni. Grazie alla Fondazione Alberto Sordi e al tenace, instancabile lavoro di Stefania Binetti, ogni anno Alberto viene ricordato con una bella serata, nella quale sono stati e verranno premiati artisti meritevoli che abbiano percorso la sua strada artistica. Io non posso far altro che ricordare la meravigliosa, unica, spettacolare giornata che l’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli regalò ad Alberto nel 2000, giorno del suo ottantesimo compleanno, nominandolo “sindaco di Roma” per un giorno e delegando a lui le sue funzioni. Alberto che si sentiva romano, come soleva dire, nello strato più profondo dell’epidermide, fu felice dell’annuncio che Rutelli fece il 15 giugno del 1999, quando Alberto compì 79 anni: «Il prossimo anno nel giorno del tuo compleanno tu prenderai il mio posto». Vorrei però precisare che era una consuetudine festeggiare il compleanno di Sordi con Rutelli. Li univa una grande stima e simpatia (Alberto era solito valutare gli uomini non per il loro colore politico ma per le loro capacità), come anche il fatto di essere nati in giorni vicini, pur se in anni di gran lunga lontani. Francesco il 14 giugno, Alberto il 15. Ebbene fu una giornata memorabile. Pur avendolo seguito negli ultimi dieci anni della sua vita in tutta l’Italia e in tanti Paesi del mondo, pur avendo visto tributargli ovazioni ed onori indescrivibili, mai l’avevo visto così felice, così soddisfatto nell’indossare la fascia tricolore da “sindaco” nel raccogliere l’applauso affettuoso, sincero, entusiasta della gente di Roma, della “sua” gente. Fu una giornata “magica” (come si è soliti appellare quella che era la sua squadra del cuore, la Roma), forse una delle ultime veramente felici che il nostro grande Alberto trascorse in quelli che furono, purtroppo, gli ultimi anni della sua vita. Mi sono sempre sentita una privilegiata, baciata dalla fortuna e dagli eventi, per aver potuto seguire Alberto Sordi nell’ultimo periodo, e sarò sempre grata al destino per avermi fatto incontrare Maria Ruhle, storica press agent di Sordi e avermi presentata a lui e lasciato che prendessi il suo posto, regalandomi dieci anni di esperienze indimenticabili e consentendomi di scrivere le pagine sicuramente più belle della mia vita professionale.

Venerdì 15 giugno, nella sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, con l’intermezzo di una elegante cena, in una bella serata condotta dalla bravissima Paola Saluzzi, grande amica della Fondazione, Sordi viene ricordato con la proiezione del bel film di Antonello Sarno, Nastro d’Argento Speciale nel 2004, Ciao Alberto – L’altra storia di un italiano, e con la consegna dei Premi Alberto Sordi 2012 a Christian De Sica, Raffaella Carrà e Beppe Fiorello. Tutta la serata è accompagnata dalle musiche di Piero Piccioni, grande compositore e grande amico di Sordi, eseguite dall’Orchestra Italiana del Cinema. I proventi della manifestazione saranno devoluti al Campus Bio Medico per sostenere il progetto di Ricerca Scientifica “Alzheimer: diagnosi precoce per una cura più efficace”. Alberto aveva molto a cuore la cura e la salute degli anziani, e aveva donato il terreno dove ora sorge la Fondazione e il Campus. Non c’è modo migliore per ricordare “Albertone”!

Alberto Sordi con l'ex sindaco di Roma Francesco Rutelli.

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RUBRICA di Luiss Life

IL VALORE DELL’ERASMUS Era il 1959 e Sofia Corradi, studentessa in Legge all’Università di Roma, dopo un anno di studi trascorso negli Usa, decise di vestirsi di coraggio non accettando la decisione del suo Consiglio di Facoltà, la quale non le riconosceva alcun esame sostenuto all’estero ai fini del conseguimento della laurea in Italia. Quel rifiuto scatenò la sua e di altri battaglia civile a favore dell’introduzione del diritto a un’“istruzione europea” per gli studenti italiani e dell’“educazione all’internazionali smo”, dal titolo di un suo libricino redatto pochi anni dopo, battaglia destinata a durare diverso tempo e che ha coinvolto rettori universitari, presidenti di associazioni, ministri dell’Istruzione e collegi di luminari provenienti da ogni Paese membro dell’Ue. L’epilogo della nobile lotta sociale è riassunto oggi in una parola, anzi in una sigla: E.R.A.S.M.U.S. (European Region Action Scheme for the Mobility of University Students), il programma di studi che ha riscosso il maggior successo di sempre tra gli universitari europei. Sono stati necessari ventotto anni per concedere a studenti francesi, tedeschi, italiani, spagnoli ecc. lo status, ma ancor più importante, la consapevolezza di essere “studenti europei”, con tutto il carico di retaggi e acquis comunitari del Secondo Novecento di cui l’espressione è in odore. Questi ultimi oggi hanno il diritto, negatogli in passato, a vedersi riconosciuti dai propri atenei di appartenenza esami sostenuti in altre università europee, hanno diritto a una borsa di studio, un diritto all’assistenza da parte delle segreterie nella pianificazione del proprio percorso di studi “extra-nazionali”, un diritto a un’avventura che non sia troppo onerosa o, peggio, non consi-

gliabile affatto per le finanze familiari. Il diritto di viaggiare e stupirsi, di apprendere la lingua dei cugini d’Oltralpe o d’Oltremanica, di osservare usi, costumi e abitudini differenti, deludenti, sorprendenti. Tuttavia l’Erasmus rappresenta anche dell’altro. Non è solo condivisione, è anzitutto conoscenza. Non è scambio di opinioni calcistiche o culinarie, è confronto interculturale su temi e problematiche comunitarie. Non è solo rivalità sportiva, è anzitutto competizione ideologica. Non sono solo schiumosi boccali di birra negli Irish Pub, è conversazione distesa e appassionata allo stesso tempo, davanti a un buon piatto tipico tradizionale. Non è solo miglioramento del proprio inglese claudicante, è apprendimento graduale della lingua del Paese scelto. Non è omogeneizzazione british, è scoperta di vizi e virtù, comunanze e differenze, usi e costumi, libri e musica, arte e cultura propri della gente che li ospita. L’Erasmus è un viaggio incantevole alla scoperta di un posto nuovo: assaporarlo, studiarlo, cercare di comprenderlo, assimilarlo, motteggiarlo, imitarlo, farsi stupire da lui, questo è il suo scopo. Il progetto Erasmus è un investimento a lungo termine, oltre che un sacrosanto diritto all’istruzione multiculturale, in termini di Comunità degli Stati membri, ma solo nel caso in cui ne viene correttamente interpretato il valore da parte dei suoi eroi. See you Giovanni Pignatiello giovipigna@gmail.com

Durante un breve colloquio con il Dottor Barberini gli chiediamo: Con l’avvicinarsi dell’estate è ancora lecito sottoporsi ad interventi di chirurgia estetica e praticare i fillers, noti come ‘punturine’, o è meglio attendere l’autunno? “Sicuramente per interventi di grande impegno o con residui cicatriziali importanti è auspicabile evitare i periodi di caldo per motivi legati ad una maggiore vasodilatazione e sudorazione che, ovviamente, non aiutano; in ogni caso, se ci si vede costretti, con opportune cautele tutto è possibile”. Perché si considera l’esposizione al sole negativa dopo un intervento? “Perché quando una zona trattata chirurgicamente è nel periodo di guarigione significa che in essa vi è un aumento di vascolarizzazione, per consentire agli elementi di riparazione presenti nel sangue di esplicare la loro funzione. L’esposizione ai raggi ultravioletti fissa gli elementi ferrosi del sangue nel derma, con il risultato che possono residuare dopo la guarigione antiestetiche macchie cutanee, oltre ad una cicatrizzazione anomala dovuta a eccessiva stimolazione”.

 25 anni di esperienza  Oltre 10.000 interventi chirurgici eseguiti in Italia e all’estero  Prima visita gratuita Studio: via Salaria, 35 - 00197 Roma Tel. 06.80687218 Cell. 3355482974 - 3285699409 Mar-Ven: ore 15,30-21,00 e-mail: barberini1954@libero.it

Anche per le ‘punturine’ vale lo stesso? “Ovviamente il minitrauma rende tutto lieve, comunque se dovessero residuare dall’impianto stesso dei lividi, è opportuno aspettare che siano riassorbiti prima dell’esposizione diretta senza protezione. A proposito di ‘punturine’ un consiglio: evitiamo gli eccessi penalizzanti del buongusto e chiediamo sempre l’etichetta identificativa di ciò che viene iniettato”. 3 For Magazine

Dott. Claudio Barberini

www.claudiobarberini.it Chirurgo plastico romano


For CONSIGLI magazine di Lucilla Quaglia

Per voi donne Nel libro Pronto e indossato la stilista Lavinia Biagiotti Cigna suggerisce l’outfit veloce e originale adatto ad ogni esigenza. Tra le star intervenute alla presentazione del volume anche Ronn Moss, il celebre Ridge di Beautiful, che di fashion se ne intende «Ciò che manca alle donne è soprattutto il tempo: per acquistare un abito, farsi belle, gratificarsi. Da qui è nata l’idea di un libro mordi e fuggi che risolvesse facilmente il problema del “che mi metto”, molto variabile a seconda delle occasioni». Una scintillante Lavinia Biagiotti Cigna, avvolta in un elegante abito nero e rosa fucsia con paillettes in tinta, ha presentato di recente a una folta platea di amici, vip e curiosi il suo primo libro Pronto e indossato (Mondadori). Ricette di stile e tanti consigli pratici che hanno attirato passanti e curiosi tra le colonne e i soffitti importanti della Galleria Sordi. «È stata quasi una tesi di laurea», ha spiegato la stilista alle due relatrici d’eccezione, le conduttrici del programma di Radio 2 Brave ragazze, Federica Gentile e Michela Andreozzi – con cui l’autrice collabora da tempo – che hanno dato vita ad un vero e proprio talk show su stile e moda. «È partito tutto dai miei interventi radiofonici – ha aggiunto la Biagiotti – nel corso dei quali mi diverto a dare consigli per un fashion chiavi in mano e se possibile innovativo». Applausi in prima fila da parte della mamma Laura che, in onore della copertina color fucsia del libro della talentuosa figlia, ha abbandonato per una volta l’amato bianco per una giacca più colorata. Camicia a fiori gialli, invece, per il bello di Beautiful, il sempre affascinante Ronn Moss, accompagnato dalla bruna moglie Devin Devasquez e da Peter Beckett, con cui la star ha dato vita da tempo al gruppo musicale I Player, che proprio qualche giorno fa ha presentato un nuovo album. «Per calarmi meglio nel ruolo di Ridge Forrester – ha rivelato l’ammiratissimo Moss – ho preso lezioni di disegno da Valentino. Il mondo della moda mi affascina, sebbene musica e set rappresentino il mio primo amore». Il divo hollywoodiano, che ha dovuto inevitabilmente firmare numerosi autografi, è inoltre amico di vecchia data dell’autrice, che ha descritto senza esitare con tre bellissimi aggettivi: intelligente, creativa e generosa. Sul palco, accanto all’amica di shopping Lavinia, ecco la bionda Nancy Brilli che si è divertita a raccontare le scorribande per i negozi di mezzo mondo. «Quando vado all’estero – ha sottolineato l’attrice – non so mai quale vetrina scegliere. Mentre lei conosce ogni segreto della moda internazionale». Applaudono amici famosi come Mara Venier, Massimo Giletti, Massimiliano Rosolino con la sua Natalia Titova, lo chef Filippo La Mantia, Rita Dalla Chiesa, i ballerini di Ballando con le stelle Sara Di Vaira, che ha condotto sulla storica pista anche Ronn Moss, e Fabrizio Graziani, personal dancer di Lavinia Biagiotti, che il ballo l’ha preso davvero molto sul serio. Cocktail a base di champagne e golosità mediterranee per brindare all’utile opera assieme alla bella moglie di Pino Daniele, Fabiola Sciabbarasi, Gianni Dei, il presidente del Golf Marco Simone – proprietà delle Biagiotti e altra passione dell’autrice – Fabio Virgilii con la moglie Daniela, Jolanda Quinn e Francesco Iovene, fidanzato dell’iperattiva Lavinia.

Lavinia Biagiotti con Ronn Moss.

Massimiliano Rosolino e Natalia Titova.

Nancy Brilli con Lavinia Biagiotti.

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Parola a Marco Pomarici Presidente Assemblea Capitolina

in cerca di verità Care amiche, cari amici, il caso di Emanuela Orlandi non è solamente uno dei capitoli più oscuri e terribili della cronaca di Roma, ma anche un caso umano che rimarrà per sempre scolpito nella memoria collettiva del nostro Paese e mia personale. Emanuela era una ragazza semplice e perbene. Ho avuto il piacere di conoscerla perché, da adolescenti, frequentavamo la stessa parrocchia, la Chiesa di Sant’Anna in Vaticano, detta dei Palafrenieri, una “parrocchia di confine” proprio perché situata all’ingresso della porta di accesso della Città del Vaticano, là dove il territorio italiano cede il posto a quello pontificio; una chiesa storica aperta a tutti, fedeli e turisti. Avevo sedici anni quando Emanuela è stata rapita, un’età particolare, talvolta incompresa, a metà tra il bambino e l’adulto e che solitamente ognuno ricorda bene per la spensieratezza e la leggerezza. Emanuela, ne aveva uno di meno quando è scomparsa nel nulla dopo una lezione di musica alla scuola “Tommaso Ludovico da Victoria”, quel pomeriggio del 22 giugno del 1983. Era soltanto una ragazzina, un’adolescente come tante, solare e piena di vita, con quell’innocenza tipica di tante piccole donne della sua età, proprio quell’ingenuità che forse le costò la vita, che la portò ad accettare la strana proposta di lavoro di un signore incontrato per strada: distribuire volantini per un compenso di ben 375mila lire. Una cifra allettante ma spropositata per quel

tipo di lavoro e quegli anni. Il resto della cronaca, delle indagini e il mistero che ancora avvolge la sua morte è ben noto ai giornalisti e ad ognuno di noi ma non è mia intenzione parlarne qui ora. È certo che la vicenda di Emanuela è una losca storia in cui convergono più fattori ed interessi così come nella storia di un’altra quindicenne, Mirella Gregori, rapita forse ad opera della stessa mano appena un mese prima, il 7 maggio 1983. Mirella, che uscì di casa dicendo alla madre che doveva incontrare un amichetto e non tornò mai più, ha molto in comune con Emanuela Orlandi. Oltre all’età verde, è certo che anche Mirella è stata vittima di un affare molto più grande di lei, forse legato ad un ricatto internazionale o forse all’organizzazione criminale più potente di Roma, la Banda della Magliana. Nonostante oggi non ci è dato sapere né il volto né il nome dei rapitori di queste due minorenni, possiamo però ancora sperare di risolvere questa inquietante vicenda lastricata di dubbi, reticenze, silenzi e ambiguità. Emanuela e Mirella, come tanti altri innocenti scomparsi in Italia, meritano una risposta, sia in nome di una verità storica sia per un senso di umanità e di giustizia nei confronti delle loro famiglie che ancora le aspettano.

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LA FOTO di Sara Donati

Non perdete Bruce Springsteen e il suo Wrecking Ball Tour. Avevate degli impegni nelle tappe italiane? Allora inseguitelo in Europa, da Vienna a Praga, da Dublino a Oslo. E se proprio non sapete che cosa fare a Ferragosto, volate a Boston (Fenway Park). Per il Boss questo e altro!

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Un pomeriggio dedicato alla bellezza, dove la maestria dei make-up artist Estèe Lauder, guidati da Luigi Tomio, ha fatto scoprire alle signore presenti i segreti per una pelle e un incarnato perfetto, oltre che un trucco creato ad hoc sulla base dei lineamenti del viso. A valorizzare l’atmosfera di classe ed eleganza, lo splendido spazio Curiosità di Anna Prosperi, dove tessuti e oggetti, che parlano il linguaggio sobrio delle linee pulite e dei colori naturali, invitano a scoprire le originali proposte di arredo, che affiancano materiali innovativi a forme tradizionali, e le preziose Collezioni Gioiello. Varcare la soglia di Curiosità è un po’ come intraprendere un viaggio: ogni angolo è una sorpresa continua, ogni oggetto una storia, ogni creazione un’emozione.

Anna Prosperi e Daniela Pistoia

Una predisposizione d’animo verso la ricerca del bello che Anna Prosperi ha tramandato anche al figlio, il designer Andrea Angelini. Un evento esclusivo, all’insegna dello stile e della professionalità, a partire dal cocktail a base di un ricercato mix di succhi artigianali e di bollicine, impreziosito da una raffinata selezione di macarones dolci e salati del pasticcere francese Frank de Ville, e da un ricco e goloso assortimento di cioccolatini T’à Alemagna, al prezioso cadeaux RE Nutriv consegnato a tutti gli ospiti. Tra i numerosi ospiti, Buci Norsa, Lavinia Caccia Dominioni, Clara Catelli, Carla Nani Mocenigo, Gisella Donadoni e Daniela Ferolla, Miss Italia 2001.

ROTAZIONI

For

di Ivan Rota

Il Gran Gala di Travagliato Cavalli Expo 2012 ha ospitato un nome importante della musica italiana: Dolcenera, dopo i recenti successi al Festival di Sanremo con il suo singolo Ci vediamo a casa. Era presente anche Dario Sardonè, giovane volto della televisione italiana, nel ruolo di presentatore della serata e, nel ruolo di madrina, la simpatica Justine Mattera, ospite fissa dei salotti Mediaset, Rai e Sky e attualmente in tour teatrale con Paolo Ruffini e Arianna Bergamaschi in Tre cuori in affitto.

Dolcenera

Justine Mattera con Dario Sardonè

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Nell’affascinante riviera della Liguria, presso il Covo di Nord Est a Santa Margherita Ligure, si è tenuta la cena di gala per celebrare l’idea imprenditoriale di Tommaso Chiabra ed Emanuele Thiella, Royal Yacht Supplies, svoltasi durante quella che forse è la più importante manifestazione per il comparto della nautica di lusso, il MYBA Charter Show. Assoluta qualità delle materie prime, servizio di prim’ordine, totale soddisfazione del cliente: sono questi gli imperativi su cui si fonda la giovane azienda fornitrice di servizi di alto livello per le imbarcazioni di lusso. E sono stati anche gli ingredienti principali della cena-evento, che ha visto la partecipazione di ospiti come Emanuela Postacchini, compagna di Stephen Dorff, Leonardo Bongiorno, Fiammetta Cicogna, Yasmeen Zuffetti, Marco Tronchetti Provera e Sammy Squatriti, figlio di Afef. Al Covo di Nord Est non sì è celebrato solo il mare, ma anche la moda. Infatti, la serata è stata l’occasione per presentare il brand “Mimì Rien à Metre”, nato dalla partnership tra Tommaso Chiabra e Filippo Spada. •

Mariana Rodriguez (a destra) con un'amica.

Un cognome, un destino: Rodriguez. Finita la storia con Belen, anche se continua la frequentazione con la di lei sorella Cecilia, all’orizzonte di Fabrizio Corona si è presentata Mariana Rodriguez, nuova soubrette che si sta cercando di lanciare nel mondo dello spettacolo: nessuna parentela con le due sorelle, tanto che alcuni pensano si tratti di un nome d’arte e che possa essere l’ennesima trovata di Corona. Nel suo curriculum, sino ad oggi, la cosa più importante è un servizio fotografico per Devin Del Santo, figlio di Lory. Sta di fatto che, anche se non si sentiva la mancanza di una nuova Rodriguez, Mariana si è palesata a Le Banque, risto-disco milanese, per la trasgressiva serata “Academy. Pas de Prejudice”, durante la quale sono stati presentati due video musicali: il primo, Avalanche di M.IAM.I, vede come special gest proprio Mariana con l’ex pornostar Eva Henger. Nel secondo, Bedroom di Redd, provate ad indovinare chi è la special guest? Ma certo che è lui: Fabrizio Corona nel ruolo di un seduttore

For magazine

Da sinistra Filippo Spada, Emanuela Postacchini, Fiammetta Cicogna, Tommaso Chiabra.

dal cuore di ghiaccio. Dopo, ancora spettacolo targato Maison Rouge, con acrobati e ballerini del Cirque du Soleil; quindi after-party a partire dalle quattro del mattino. E Mariana ballava ancora… mentre Fabrizio la guardava dal grande schermo. Ultimo cicaleccio: molti parlano di una assidua frequentazione tra Corona e Micol Ronchi, famosa per essere stata la “coniglia” del Chiambretti Night. Sarà vero? Di certo è che con le Rodriguez, vere o finte che siano, la partita è persa in partenza. Ad impreziosire la serata Maison Rouge un party straordinario e sensuale con scenografie mozzafiato (by Lucifero Service) e la musica dei migliori dj, tra cui Giusy dee, Besford DJ con Alexandra Casto and Jasmine Johns e la consulenza artistica di Antonio Carmine Napolitano. Tra gli invitati molti volti noti che hanno già presenziato agli scorsi eventi del locale: Joshua Fenu, Alessandra Moschillo, Alessandro Cecchi Paone, Giovanna Rigato, Franklin Rodriguez, Elio Fiorucci, Aline Domingos, Patrizia Lago ex del Gf, Davide Clivio, Francesco Mogol.

Eva Enger con il marito.

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Joshua Fenu.

Dall’accordo tra la compagnia aerea Meridiana Fly – Air Italy e Barbara Delmastro Meoni, anima vibrante e creativa degli esclusivi club Tabata Porto Cervo, Tabata Sestriere, Le Vele Alassio e Tabata City Torino, nasce l’ineguagliabile “volo vip”, che prenderà il nome di “Lady Tabata”. Un pensiero davvero particolare per il cinquantesimo anniversario della Costa Smeralda, con i suoi scorci di mare tra i più belli e incantevoli al mondo che, nei primi anni ’60, avevano affascinato il principe ismaelita Karim Aga Khan. Ed è proprio in quei luoghi unici ed inebrianti che Barbara Delmastro Meoni ha creato il club Tabata Porto Cervo. Dal 29 giugno sarà possibile trascorrere una indimenticabile serata utilizzando i voli “Lady Tabata”, che prevederanno la partenza dalle città di Milano Linate, Roma, Torino, Genova e Napoli con destinazione Olbia, e saranno tutti gli ultimi voli del venerdì sera con rientro la domenica sera. Tariffe scontate di viaggio aereo, riduzioni in hotel e ristoranti convenzionati.


ForCOVER magazine di Alfonso Stani

Faccio solo ciò che amo

Dopo gli esordi nel cinema (Fratelli d’Italia, Abbronzatissimi, Angeli a Sud, Romanzo di un giovane povero), Nathalie Caldonazzo debutta nel 1997 nella compagnia del Bagaglino, dove sarà la primadonna per tre edizioni, negli show Gran caffè, Il Ribaldone e Saloon. 10 For Magazine


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Viaggio nel passato e nel presente di Nathalie Caldonazzo, con un occhio ai progetti futuri e alla vita privata. E con un consiglio per i giovani: cercate fortuna all’estero! Ciao Nathalie, finalmente riusciamo ad incontrarci. Che bello rivederti bionda. «Sì che bello, nuovamente bionda dopo due anni da mora per esigenze lavorative. Ma sai che sono una persona solare e il biondo è sicuramente il mio colore». Sei stata molto impegnata con vari spettacoli teatrali. Raccontaci. «Sono stata in scena con La locandiera di Goldoni, Fiori di cactus e Miles Gloriosus di Plauto. Sicuramente tre commedie complesse e faticose, a cui ho partecipato con immenso piacere perché amo fare teatro». Ripercorriamo il tuo esordio al Bagaglino, di cui sei stata protagonista per varie edizioni. «La scelta del Bagaglino nasce per l’amore che ho verso mia madre. Come sai, lei era una ballerina delle Bluebell. E mi sarebbe piaciuto fare quello che faceva lei. Scendere le scale con abiti meravigliosi di paillette rappresentava un po’ quello che aveva fatto lei. Ma ad oggi posso dirti che il Bagaglino, con tutto quello che mi ha insegnato, non è una cosa che ti permette di fare altro. È stata una scelta che sicuramente ha condizionato la mia immagine». Ti hanno offerto tantissimi reality, anche con proposte di denaro altissime, ma non hai mai accettato. Perché? «Per me i reality non hanno nulla di artistico. Io ho scelto il teatro per evitare la televisione. Mi sono buttata a 360 gradi in una forma d’arte che secondo me è la più pura. Dove mi sono fatta le ossa. È una scelta che mi ha portato poca visibilità, sicuramente, ma allo stesso tempo mi ha insegnato realmente un mestiere». Cosa pensi di questi talent show che ormai spopolano su ogni canale Tv? «Credo che in generale ci voglia qualcosa di nuovo. Da questi format effettivamente sono usciti personaggi pieni di talento. Nella musica però non amo tutti questi “vocioni” possenti».

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Alla carriera cinematografica alterna ruoli in fiction e miniserie televisive, come Centovetrine e Anni ’60. Che consiglio daresti ai giovani che vogliono entrare a far parte del mondo dello spettacolo? «Io consiglio di provarci senza farsene una malattia. Questo è un lavoro fatto di attese, grandi silenzi, dove mille volte tocchi il fondo e non sempre riesci a risalire. Dove ogni scelta è difficile e ci sono treni che passano una volta sola. Credo che però ci sia anche un disegno del destino. Il consiglio che mi sento di dare è quello di emigrare. Chi è giovane, ha idee e qualche soldino in tasca, vada fuori da questo Paese che certamente non aiuta». Ti è mai capitato che qualcuno in cambio di lavoro ti facesse proposte indecenti? «È successo ed è una cosa tristissima, per fortuna non mi sono mai trovata nella situazione di doverle accettare. A tutte le ragazze e i ragazzi a cui capitano queste cose vorrei dire di non cascare in questi giochetti meschini, perché chi ha davvero da offrire lavoro non approfitta dei vostri sogni».

Un programma Tv che ti piacerebbe condurre? «Sicuramente Zelig e Striscia la Notizia. In televisione è bene andarci al momento giusto. Io ora lavoro per altro». Una persona con cui vorresti collaborare e una con cui non lavoreresti mai? «Non vorrei lavorare con chi non ha talento. E mi piacerebbe tanto lavorare con Antonio Albanese. Mi fa ridere molto». Adesso passiamo alla tua vita privata. Sappiamo che sei fidanzata… «Sì, sto con un uomo che conosco da una vita. Lui è sempre stato innamorato di me. E il tempo ci ha portato a conoscerci meglio e a scegliere di stare assieme. Si chiama Boris ed ha una figlia della stessa età di mia figlia». So che con lui hai in cantiere un'idea importante, è vero? «Assolutamente sì. Abbiamo un progetto oltreoceano. Lui ha inventato

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La sua passione artistica più grande è il teatro: nel suo curriculum spiccano opere come La bisbetica domata, La locandiera, Pene d’amore perdute. 13 For Magazine


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Lo showgirl ama viaggiare, è appena tornata da Rio. Il suo sogno è proprio quello di lavorare e avere la possibilità di visitare nuovi paesi. 14 For Magazine


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La Caldonazzo a breve inizierà un progetto lavorativo, assieme al compagno Boris, che la porterà in giro per il mondo. «Ci sono tutte queste straniere qui che diventano famose. Adesso vado io fuori. Staremo a vedere!», ha commentato con ironia.

un nuovo sport che verrà praticato in tutto il mondo. Io mi occuperò della parte artistica e aprirò le partite con un spettacolo e una mia canzone». Parliamo un po’ di attualità. Questo momento storico è sicuramente uno dei più difficili. Cosa ti senti di dire agli italiani? «Sono molto vicina a loro. C’è tristezza, esasperazione, difficoltà. Una volta gli italiani si riconoscevano per la voglia di divertirsi e di divertire. Adesso tutto questo non c’è più e lo si nota subito. Non credo ci siano soluzioni immediate».

Molta gente trova forza nella religione. Sei cattolica? «No, sono buddista, credo nella spiritualità e nell’essenza del buddismo. Di sangue sono asiatica, mia nonna è indonesiana, e ci sono dei legami spirituali. Mia madre anch’essa è buddista. Ci sono vari tipi di buddismo. Io lo pratico affinché le cose che desidero si avverino. È più pratico e mi rendo conto che c’è qualcosa di magico».

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For magazine RED CARPET di Ivan Rota

Festival del lusso

Moda e cinema, come sempre, vanno a braccetto: a Cannes le star hanno sfoggiato abiti e gioielli da favola. La fabbrica dei sogni non conosce crisi

Elizabeth McGovern alla prima di C’era una volta in America (versione restaurata) con Livia Giuggioli Firth che indossa un abito Gucci (ideato per il suo progetto Green Carpet Challenge) in bio-seta grigio antracite doppiato in chiffon, sandali e clutch in bio-seta.

Finito il Festival di Cannes, restano alcune immagini indimenticabili, ma poco viste: Robert Pattinson assalito dai fan la straordinaria apertura con Beth Ditto che canta Candle in the wind e la dedica a Marilyn Monroe. Ammiratissima, una rinata Asia Argento vestita di bianco: niente alcolici e niente marito, ha infatti lasciato il regista Michele Civetta. Unica trasgressione? Guardare all'infinito Lisa goes Gaga, episodio dei Simpsons in cui Lagy Gaga bacia Margie! Dracula 3D, diretto da Dario Argento è stato il più grande trionfo di pubblico, a dispetto dei critici: file interminabili di giovani per la proiezione notturna. Grande interesse per Livia Firth, moglie di Colin, che ha portato a Cannes il suo Green Carpet Challenge: un progetto che vede indossare per i red carpet solo abiti e accessori ecosostenibili. Con lei, a onorare la proiezione di C’era una volta in America, restaurato grazie a Gucci e alla The Film Foundation, c’era Elisabeth McGovern che, in privato, ha passato molto tempo con il collega Thomas Kretschmann. Ha fatto lo stesso Shia Leouf con l’attrice cinese Fan Bingbing, mentre una famosissima top model ha attirato l’attenzione di tutti per i suoi continui pianti: il marito la tradisce. Sean Penn, antipatico come pochi, non aveva occhi che per Jessica Chastain, interprete di Lawless. Notorie le bevute notturne del figlio d’arte Brandon Cronenberg, regista di Antiviral. Charlotte Casiraghi confessa a Cillian Murphy, incontrato all’anteprima di Madagascar 3D, di voler perdere due chili! Un dietro le quinte che è una sorta di “reality” che, poi, è anche il titolo del film di Matteo Garrone, unico italiano in concorso: piaciuto a tanti, tranne che a Variety, ha vinto il Gran Prix della Giuria. Palma d’Oro per Amour di Michel Haneke: fantastico Jean-Louis Trintignant, ma, anche se nessuno l’ha detto, molti hanno lasciato la sala prima della fine. Miglior attore Mads Mikkelsen per Jagten, migliori attrici le romene Cristina Flutur e Cosmina Stratan per Beyond the Hills, diretto da Cristian Mungiu, decretato miglior sceneggiatore. Premio della giuria a Ken Loach per The Angel’s Share. In ogni caso Cannes ha alcuni vincitori morali: nelle sezioni collaterali hanno scatenato l’entusiasmo del pubblico Confession d’un enfant du siècle, con la coppia “borderline” Pete Doherty e Charlotte Gainsbourg. E ancora Laurence Anyways di Xavier Dolan, con Nathalie Baye, una donna che affronta con coraggio la decisone del compagno di cambiare sesso. Concorso a parte, guardando le offerte della sezione “Un Certain Regard” e della “Semaine de la Critique” si può dire che Cannes non è un paese per vecchi!

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Eva Herzigova

La top model Eva Herzigova (testimonial Chopard) arriva all’Hotel Martinez come una diva degli anni Cinquanta.

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Lana Del Rey

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La diva del momento, Lana Del Rey, ha fatto il suo ingresso trionfale durante la cerimonia d’apertura della 65° edizione del Festival di Cannes, con un sofisticato long dress firmato Alberta Ferretti, un abito bustier nero in cady di seta con particolare scollatura a punta sul seno e delicate balze laterali di tulle interamente plissettate. Davvero bellissima: un minimal chic che ha assolutamente catturato lo sguardo di tutti! Ma la cantante americana, anche quando corre verso l’albergo sorridente e vestita come una studentessa universitaria, sa come affascinare.


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Freida Pinto

Freida Pinto ha un passato da modella e conduttrice televisiva in India, ma è stata consacrata dal ruolo da protagonista in The Millionaire, film pluripremiato del regista Danny Boyle. Da quel momento, Freida non si è più fermata, collezionando collaborazioni con registi famosi, apparizioni sui red carpet e contratti pubblicitari di successo. Recentemente è, infatti, diventata testimonial di L’Oreal Paris, che l’ha invitata al Festival del Cinema di Cannes, dove ha incantato tutti con la sua classe. E con lo spacco esibito sul red carpet ha dimostrato di sapere essere sexy. Ma quando i fotografi la colgono all’aeroporto… sorriso e occhialoni scuri! 19 For Magazine


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Marta Gastini

Marta Gastini, protagonista di Dracula 3D, ha sfoggiato sul red carpet un total look Salvatore Ferragamo: abito da sera in chiffon color ghiaccio, con profonda scollatura e fusciacca in vita con frange, abbinato a un paio di sandali con cinturino alla caviglia in raso grigio (Collezione Resort 2012 e Collezione Red Carpet). 

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Naomi Watts

Naomi Watts alla proiezione del film Madagascar 3 ha indossato una minaudière in metallo argento con cristalli Swarovski color argento (abito Marchesa).
 
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È la di fidanzata di Cristiano Ronaldo e a Cannes ha fatto impazzire tutti. Irina Shayk, testimonial dei gioielli de Grisogono, avrebbe avuto bisogno di un esercito di guardie del corpo per difenderla dagli assalti dei maschietti, specie quando indossava questo miniabito argento di Roberto Cavalli, ma anche dai ladri, visti i milioni di euro che costavano i suoi gioielli. Elenchiamoli. Orecchini in oro bianco incastonati da 61 diamanti gialli Fancy Shape: 44.679 carati; 198 diamanti bianchi: 10.054 carati; 60 diamanti bianchi briolette: 38.413 carati; 198 diamanti gialli: 11.773 carati. Passiamo all’anello in oro rosa incastonato da un diamante giallo naturale Fancy Intense VS1: 45.00 carati; 9 diamanti gialli: 0.192 carati; 407 smeraldi 3.928 carati. A proposito: occhio, perché ha un bel caratterino. «Nessuno può mettermi i piedi in testa», ha dichiarato. E ha aggiunto: «Nel mio lavoro si deve essere molto forti mentalmente. Non mi importa cosa pensa la gente di me. Bisogna essere sicuri di sé, del proprio lavoro e della propria carriera, si deve essere forti dentro, perché tanta gente ci verrà intorno e cercherà di dire cose cattive su di noi». E pensare che era sicura di diventare un’insegnante o una scrittrice…

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Irina Shayk

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Madalina Ghenea

In occasione della 65esima edizione del Festival del Cinema di Cannes, Madalina Ghenea ha indossato un abito della collezione Blumarine primavera/estate 2012: la modella rumena ha scelto un vestito nero corto interamente ricamato in paillettes. 24 For Magazine


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Anna Molinari: la moda secondo me Quando nasce la sua passione per la moda e quando capisce che diventerà la sua vita? «In un certo senso posso considerarmi figlia d’arte: i miei genitori avevano un importante maglificio a Carpi che produceva maglieria per le più importanti griffe italiane ed estere. All’interno dell’azienda ho appreso tutte le principali nozioni tecniche sulla creazione di moda, tuttavia la mia innata creatività e la mia sensibilità estetica mi hanno portato a distaccarmi dall’azienda di famiglia e a creare un marchio, Blumarine, che rispecchiasse la mia personalità e la mia identità». Come è riuscita ad arrivare da sola in un ambiente chiuso e difficile? «Devo dire che è stato un cammino difficoltoso, ma l’amore per il mio lavoro e la determinazione mi hanno consentito di intraprendere scelte coraggiose. Gli anni ’80 sono stati di grande fermento e creatività, all’interno di un mondo dove i grandi della moda erano perlopiù uomini. Mi sono per questo dovuta far strada da sola, forte della mia sensibilità femminile, e con grande impegno ed umiltà sono riuscita a realizzare il mio sogno». Quando ha cominciato a pensare alla moda come a una professione? «Nel 1980 al Modit di Milano sono stata eletta “stilista dell’anno”. In seguito a quel riconoscimento, e ai primi riscontri positivi da parte di importanti clienti italiani ed esteri, ho capito che la passione per la moda sarebbe stata parte integrante della mia vita». Come stilista qual è la qualità maggiore che si riconosce? «Il saper cogliere in profondità le attitudini delle donne, il loro desiderio di sentirsi belle, eleganti e femminili». Ogni collezione è un emozione… «…unica e irripetibile. Ogni collezione ha la sua ispirazione e la sua personalità. Sono affezionata a tutti i lavori che ho realizzato, perché ognuno esprime qualcosa di me». Una delle caratteristiche del suo stile è stare al di fuori dai trend… «Direi piuttosto che amo interpretare le tendenze con la mia sensibilità, declinandole secondo il mio gusto e le mie personali inclinazioni». Il suo accessorio cult? «In realtà sono diversi, ma citerei sicuramente lo stivale basso alla cavallerizza per il giorno ed un sandalo gioiello per la sera, abbinato ad una sofisticata pochette ricamata». Qual è il capo perfetto per sedurre un uomo? «Sicuramente un abito di pizzo, lungo o corto, che giochi sulle trasparenze». Oggi a molte donne piace essere chic, senza griffe. Cosa ne pensa? «Trovo stimolante questo mélange di stili e credo che rispecchi una nuova consapevolezza femminile: l’autonomia nella creazione del proprio stile». Tommaso Gandino

“Moda e stile ai tempi della globalizzazione: l’evoluzione della creatività” è il tema di cui Anna Molinari, stilista e direttore creativo Blumarine e Blugirl, ha parlato agli studenti di eccellenza del corso di Scienze della Moda e del Costume, nell’ambito del ciclo di Seminari “I professionisti della moda” per l’Anno Accademico 2011-2012. Nel corso dell’intervento, Anna Molinari ha condiviso con gli studenti alcune riflessioni sul significato di creatività, su come tale concetto sia cambiato nel corso degli anni e su quali siano le caratteristiche che oggi vengono richieste a un fashion designer o aspirante tale. Da sempre attenta e sensibile alle esigenze dei giovani, la Molinari crede fortemente nella valorizzazione dei nuovi talenti che rappresentano il futuro e l’innovazione del mondo della moda e ha partecipato con grande entusiasmo all’incontro con gli studenti dell’Università La Sapienza di Roma.

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Natasha Poly Bellissima, famosissima, pagatissima, la russa Natasha Poly è attualmente una delle top model più richieste del mondo. Conosciuta per le campagne pubblicitarie più importanti, per la statuaria immagine apparsa sul calendario Pirelli 2012, per gli splendidi zigomi e l’incedere felino sulle passerelle, è stata scelta da De Grisogono, il gioielliere delle star, per indossare uno splendido paio di orecchini in diamanti e smeraldi briolettes, a completamento della sua elegantissima mise verde smeraldo in perfetta tendenza coi colori della stagione.

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Hofit Golan

L’attrice israeliana Hofit Golan, calcando il magico “Tapis Rouge” del Festival del Cinema 2012 per la presentazione del film Lawless, ha scelto di impreziosire la sua mise con uno splendido bracciale “Farfalla” di De Grisogono in oro rosa e oro bianco, incastonato da uno spinello centrale di ben 16.44 carati, da 198 smeraldi, 980 ametiste e 628 diamanti bianchi.

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Paz Vega, ospite speciale all’evento organizzato da Chopard, la maison di alta gioielleria tra gli sponsor del Festival, si è presentata con uno splendido abito Armani color ghiaccio, tutto ricoperto e reso luminescente da una cascata di paillettes e ricami! Le scarpe (Ferragamo), delle pumps color oro, forse non erano molto in sintonia col vestito.

Gerard Butler si è presentato all’evento di beneficenza “Haiti Carnival In Cannes” (dove ha messo all’asta una serata in sua compagnia) con uno smoking nero, con revers a scialle in raso sempre in nero.

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Dolores e Carmen Chaplin hanno presenziato alla prima di Madagascar 3: total look Salvatore Ferragamo per Dolores che ha indossato un abito da sera con inserti in lurex oro e argento, sciarpa ricamata con frange, il tutto abbinato ad un paio di décolleté in raso color champagne (Collezione Red Carpet) e minaudière con ricamo di perline oro; Carmen invece ha optato per un paio di scarpe in raso nero con cinturino alla caviglia, e pochette in raso nero con fiocco (abito Dolce&Gabbana).

Nella giuria, presieduta da Nanni Moretti, c’erano anche l’attore scozzese Ewan McGregor (abito Marni) e l’attrice palestinese Hiam Abbass, che per la cerimonia d’apertura ha scelto di indossare una creazione firmata Moschino: un abito bianco reso prezioso e scintillante dalla cascata di Swarovski neri che le sottolineavano il punto vita, mettendo in risalto le morbide curve. Il look era completato da un paio di scarpe nere spuntate, dal tacco vertiginoso e da grandi orecchini pendenti (Damiani) per un risultato finale estremamente raffinato ed elegante.

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Fortendenze magazine di Marco Gastoldi La campagna pubblicitaria della stagione estiva della griffe Chanel ritrae figure femminili impegnate nelle più impegnative attività sportive: anche la moda compie esercizi di stile.

Il fashion che corre In attesa dei Giochi Olimpici di Londra, la moda milanese si sbizzarrisce con una serie di capi sportivi adatti alla vita di tutti giorni, all’insegna della praticità e del comfort. Ma intorno allo sport ruotano anche il cinema, la Tv e… il cibo Sarà che la vita di tutti i giorni assomiglia oggi sempre più ad una maratona, sarà che per riuscire a fare tutto occorrono diversi salti mortali, sarà che per arrivare a fine mese è necessaria una corsa ad ostacoli. Sarà per via delle imminenti Olimpiadi di Londra (la cerimonia d’apertura è prevista per il prossimo 27 luglio) e sarà che quando si parla di sport, tempo e gambe corrono veloci, proprio come la tendenza: è molto “di moda” fare attività fisica, ma soprattutto, viverla e indossarla. E mentre i più grandi stili-

sti saltano in lungo e in largo fino in passerella, Milano compie esercizi di stile in tempi da record! In occasione dei giochi olimpici londinesi la scrittrice e sceneggiatrice Rossella Canevari ha ideato l’innovativa esposizione “Sport Your Food”, un omaggio all’incontro virtuoso fra cibo e sport. Inaugurata al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di via Olona, la mostra ha accolto un insolito e intrigante concept, che ha visto a fianco, in una sorta di schema costruito da rimandi e reciproche corrispondenze, cinque chef e cinque artisti, invitati a lavorare a coppie intorno a cinque discipline olimpiche: ogni chef ha creato una raffinata video-ricetta, mentre ogni artista ha dato vita ad un’opera. “Sport Your Food”, inserita all’interno della seconda manifestazione dell’International Migration Art Festival, è stata rappresentata così da 10 opere introdotte dagli ologrammi dei protagonisti, che grazie ad una sorprendente tecnologia apparivano a grandezza naturale dialogando fra arte, sport e piatti prelibati. Per incontrare l’ambito televisivo e cinematografico dello sport sarà invece necessario aspettare il prossimo inverno: dal 5 al 9 dicembre prossimi ecco

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Accesa lo scorso 10 maggio nel suggestivo Tempio di Olimpia, la fiamma olimpica ha iniziato il suo viaggio verso l’Inghilterra dove si svolgeranno le prossime Olimpiadi.

l’iniziativa “Sport Movies & Tv – 30th Milano International FICTS Fest”, evento mondiale dedicato al cinema, alle televisioni e alla comunicazione sportiva che si svolgerà nel capoluogo lombardo. Un punto d’incontro privilegiato per emittenti, case di produzione, network mondiali e federazioni che illustreranno l’universo del piccolo e grande schermo attraverso documentari, spot, reportage e fiction. L’evento si articolerà in circa 150 proiezioni correlate da meeting, workshop, mostre e premiazioni, che vedranno la partecipazione di 230 giornalisti e la presenza di 200 canali televisivi sportivi provenienti da ogni parte del mondo. Tutti gli appassionati dello sport su due ruote non potranno invece mancare alla 70° edizione dell’Esposizione Internazionale del Motociclo, che aprirà i battenti per il pubblico a Milano il prossimo 15 novembre. Nonostante la crisi abbia colpito fortemente il settore, le aziende sono consapevoli della necessità di non mancare a quello che si afferma come l’appuntamento più importante dell’anno. I dati parlano chiaro: la superficie richiesta è pari al +31% per l’iniziativa, che si propone come un vero e proprio racconto su ruote. Passione e mobilità metteranno in campo numerose iniziative ed eventi mai realizzati in precedenza che prevedono diverse partnership di importanti realtà editoriali del settore. E a proposito di statistiche e percentuali, il trend sportivo risulta in testa alle classifiche: nel 2011 l’utile di Adidas e Nike è aumentato del 18% e i ricavi delle principali aziende italiane di sportswear

hanno raggiunto circa il 13% in più rispetto all’anno precedente. Da Milano a New York, da Londra a Parigi, minidress di felpa da educazione fisica, tubini alla “tennis match” e tute effetto muta da sub diventano i completi per passare direttamente dalle strutture sportive alle vie dello shopping alla velocità della luce: l’abbigliamento sportivo esce delle palestre e diventa la tenuta ideale per ogni occasione, proclamandosi come la vera novità dell’estate cittadina. Dedicata come sempre ad un pubblico giovane, attento a sensualità e forma fisica, ecco la collezione primavera/estate firmata Ennio Capasa, Costume National. Lo sportswear adatto alle nuove generazioni ruba dallo spogliatoio alcuni capi cult reinterpretandoli in chiave sexy e femminile attraverso materiali e forme dalle sperimentazioni innovative e affezionate ad uno stile comodo e pratico. E ancora, il look athletic chic è diventato il marchio di fabbrica della collezione estiva firmata Alexander Wang, che ha presentato diverse ispirazioni “veloci” prese in prestito dal ciclismo, motocross e automobilismo. Bomber techno, miniabiti cargo floreali, minigonne utility e giacche con cappuccio in tessuto tagliato a laser fanno del mondo di Alexander Wang un business planetario di grande successo affermandolo come una delle superstar del fashion system targato Usa. Per tutti coloro che non credevano che dedicarsi allo shopping fosse una vera e propria disciplina sportiva!

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REPORTAGE di Michela Garosi

Com’è bella l’avventura… Alla fine del viaggio, la nostra inviata speciale si confessa. Così scopriamo finalmente i sogni e le emozioni di chi ha vissuto un’esperienza straordinaria. I Paesi e la gente che ha incontrato ce li ha già raccontati

Michela Garosi, alla sua prima esperienza con le ragazze Donnavventura.

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Parte del team fotografato sullo sfondo di una bellissima spiaggia.

Ho vissuto la mia esperienza con Donnavventura tutta d’un fiato, lasciandomi trasportare dal tempo, dai luoghi, dagli eventi. È successo tutto così, quasi per caso… Un giorno apri la posta e vedi che sei stata invitata alla finale, saluti tutti dicendo che presto tornerai, invece la tua esperienza è appena iniziata e il bello deve ancora venire. Era il 24 giugno 2011 quando sono partita in treno per Trento. Da una parte avevo il cuore carico di speranza, dall’altra la testa che mi ripeteva: «Mi raccomando Michela non ti illudere». I primi incontri in stazione, con tante ragazze che, come me, nutrivano quel sogno… Destinazione Andalo, località situata nel cuore delle Dolomiti del Brenta, cornice ideale per le nostre attività all’aria aperta. Là ci aspettavano il campo tendato, le prove fisiche, i provini, il fango, ma soprattutto un numeroso gruppo di persone che presto, anche se a mia insaputa, sarebbero diventate la mia seconda famiglia. Sentivo il battito aumentare mentre ci chiamavano ad una ad una, fino a quando è arrivato il mio turno. «Michela, la sessantasei». «Buongiorno Capo. Presente», rispondo. «Ah, una toscanaccia!», mi sento dire dal Capo Spedizione. E io

dentro di me pensavo: «Accidenti, ho detto tre parole e già si è sentito il mio accento. Sono finita!». Allora non sapevo che proprio questo mio spiccato accento fiorentino mi avrebbe invece aiutata e la mia simpatia ha contagiato definitivamente tutti quando ho raccontato una barzelletta toscana. Così sono entrata nella rosa delle 12 finaliste e sono partita per un addestramento a La Thuile, in Valle D’Aosta, assieme ad un gruppetto sempre più stretto di ragazze nella Caserma Monte Bianco. Di lì a poco il verdetto finale: «Sei nel team che partirà per la prossima spedizione». Non ho mai sognato la televisione, volevo solo vivere un’esperienza straordinaria, fuori dal comune, e questa lo era decisamente! Rileggo due o tre volte il messaggio prima di realizzare e condivido la gioia di questa notizia con le altre mie compagne di avventura selezionate, quelle che in seguito sono diventate come sorelle per me e che mi sembrava di conoscere già da una vita. Il 22 agosto del 2011 un aereo ci portava in Madagascar. Di fronte a noi un paese sconosciuto, fatto di contrasti e di sorrisi, che non ci ha deluso, anzi, che ci ha regalato

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Le ragazze assistono alla preparazione di un matrimonio in Madagascar.

momenti indimenticabili. Poco prima guardavamo la tanto agognata meta sulle mappe disegnate sui nostri bagagli e un attimo dopo siamo state catapultate a vivere questo paese in mezzo alla gente, alla natura, ai profumi, ma soprattutto alla sorprendente fauna locale. Ho vissuto ogni istante di questo viaggio con lo stupore di una bambina, cercando di assaporarlo piĂš intensamente possibile. Inutile dire che

il tempo in questi casi non è mai abbastanza, i ritmi serrati, il lavoro di post-produzione, i momenti rubati per scrivere i propri ricordi su pezzi di carta e le lunghe ore trascorse in macchina durante gli spostamenti. E dopo l’isola-continente ci attendevano ancora Mauritius, Kenya, Seychelles, Emirati Arabi e Oman. Paese dopo paese abbiamo vissuto la nostra avventura, indescrivibile a parole. Il tempo dilatato,

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Un’immagine della riserva naturale Tsingy di Bemaraha (Madagascar), patrimonio dell’Unesco.

120 giorni per vivere esperienze per le quali potrebbe non bastare una vita intera. A casa lavoro, affetti, passioni in stand-by. Si molla tutto così e quando pensi che tutto stia cambiando, ti rendi conto che in realtà sei tu ad essere cambiata e che la tua vita è ancora là, lontana, ovattata, immutata. Donnavventura è questo e anche molto di più. Possono

cambiare i Paesi, le stagioni e le persone, ma resta sempre lo stesso battito, la stessa magia. E nel cuore di tutte il “richiamo”, quello di cui parlano sempre le veterane che da anni non riescono più a farne a meno. «Diventa un po’ come una droga», osa dire qualcuna. E non si stenta a crederci. Un ritorno a La Thuile, ad un anno di distanza mi ha fatto rivivere quei luoghi dove tutto ha avuto inizio, emozionandomi

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Parte della squadra a Nosy Tsarabanjina, meravigliosa isola del Madagascar.

Veduta di un panorama marino dell’isola Nosy Tsarabanjina.

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Veduta di La Digue, la quarta isola pi첫 grande delle Seychelles.

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Isola dei Bénitiers, nella costa meridionale delle Mauritius.

ancora una volta come il primo giorno, quando ancora non immaginavo che sarei entrata a far parte di questo mondo. Mi calo nei panni delle aspiranti e quasi riesco a percepirne il batticuore, la speranza e l’emozione, faccio un “in bocca

a lupo a tutte”, perché anche quella che le attende sarà un’altra nuova appassionante, ineguagliabile, straordinaria avventura.

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Un momento di svago delle Donnavventura nel bel mezzo del deserto dell’Oman.

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double feature di Ivan Rota

L’attrice francese Marion Cotillard è stata fotografata a New York con indosso un paio di ballerine My Ferragamo in pelle color mercurio, con fiocco in gros grain nero. Bellissime. Strano, però, vedere una delle più raffinate attrici francesi, (indimenticabile in La vie en rose, dove interpretava la mitica Edith Piaf, e al Festival di Cannes con il discusso film De rouille et d’os) in questa inedita versione casual. In ogni caso, ci piace anche così!

In tema di nozze, i soldi spesi per l’estetica superano ormai quelli per il vestito da sposa. È la sconvolgente scoperta emersa dalla ricerca effettuata dal Centro Studi Dermal, realizzata in occasione della presentazione della nuova divisione Dermal Clinic. E Nina Senicar ne è la testimonial: in versione “baby”, struccata e un po’ dimessa. Ma la perdoniamo. 42 For Magazine


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Umberta Gussalli Beretta e Gabriella Dompé: le due signore saranno le uniche italiane a partecipare al Charity Rally Red che farà tappa a Milano, per concludersi poi a Montecarlo. Il ricavato delle donazioni andrà all’associazione Red di Bono Vox, leader degli U2. Nei tandem molte signore inglesi, tra cui le sorelle Jodie e Jemma Kidd, famose “it girl”: belle, eleganti, impegnate nell’arte e nel sociale. Chapeau!

Durante la premiere mondiale del film di Woody Allen To Rome With Love, l’attrice Eliana Miglio ha indossato un abito gioiello interamente ricamato con paillettes dorate della collezione Blumarine primavera/estate. Bella, simpatica, ha fatto un provino per un film importante. Eliana risulta semplice qualsiasi cosa indossi: qui la vediamo con un abitino accompagnato da stola azzurra. Ci piace. 43 For Magazine


For magazine COME UNA STAR di Valentina Polidori

Christina R icci: rosso che passione!

La protagonista della serie Tv Pan Am, musa del pittore popsurrealista Mark Ryden, ci stupisce con l’ennesima mise chic, sensuale ed essenziale al tempo stesso. Da copiare subito Nata 32 anni fa a Santa Monica, Christina Ricci sembra recitare da sempre. Esordisce, infatti, bambina ne La famiglia Addams, interpretando la piccola Mercoledì e diventandone un’icona. Recita poi con registi del calibro di Ang Lee, Tim Burton ed è la co-protagonista di Monster, film valso l’Oscar alla sua splendida collega Charlize Theron. Ma la poliedrica Chistrina, capace di interpretare ruoli diversissimi tra loro, è anche camaleontica stilisticamente parlando. L’abbiamo vista bionda, con boccoli morbidi sulle spalle, mora con capelli lisci a piombo, con chignon tiratissimi e con frangette ultrapiatte. L’attrice americana, infatti, ama giocare col suo look, dando sfogo alla fantasia e alla personalità che la contraddistinguono. Sa valorizzarsi e trasformarsi, pur restando sempre fedele a se stessa ed alla sua passione principale: recitare, emozionando il suo pubblico. Nella foto a lato, la bella Christina (tornata filiforme, dopo un breve periodo curvy) sfoggia un abito incredibilmente semplice, ma di sicuro effetto. Si tratta, infatti, della rivisitazione in chiave moderna dell’intramontabile tubino nero. La star indossa un vestitino nero girocollo, ma il colore è deliziosamente delavè e, dalla cintola in giù, la gonna, corta su gambe longilinee e abbronzate, è squisitamente svasata e dotata di raffinatissime tasche. La diva è minuta e dimostra molti meno anni rispetto a quanto dichiari il suo documento d’identità. Quindi, sia per guadagnare in centimetri che in maturità, punta tutto sulle décolleté: altissime, in camoscio rosso carminio, con plateau e punta arrotondata. Inutile a dirsi: l’impatto è decisamente sexy e le fa guadagnare appeal e sensualità. La particolarità che salta subito all’occhio è l’assenza di gioielli (eccezion fatta per un luminoso braccialetto con charms al polso destro), come se la sola e vera punta di diamante di questo look fosse il colore per eccellenza: il rosso, la tinta calda della passione, che torna prepotentemente anche sulle labbra dell’attrice, in una sfumatura lucida che le incornicia il sorriso. Ma anche i suoi occhi grandi sono enfatizzati dal make-up, con un intenso ombretto grigio grafite sulla palpebra mobile e mascara scurissimo solo sulle ciglia superiori. I capelli sono lisci, scuri, tagliati a caschetto come vuole la moda tra le star americane del momento. Stupefacente davvero come bastino un tubino e delle décolleté a realizzare un look perfetto per il red carpet, ma anche per un aperitivo outdoor o per una cena elegante. Da copiare, e ricopiare, nelle calde sere d’estate, certe che il rosso sarà, sempre e per sempre, il nostro sicuro lasciapassare per l’eleganza.

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CARA MARINA di Marina Ripa di Meana

scrivi a: marina@marinaripadimeana.it

Cara Marina, sono laureato in medicina e nel fare i miei biglietti da visita faccio anticipare il mio nome da un “dott.”. Qualcuno mi ha fatto notare però che non è granché elegante, e che sarebbe meglio non mettere questa o altra qualifica. Che ne pensa? Lettera firmata, ma chiede di non segnalare il nome. Non sono d’accordo con lei. Immagino che la sua laurea, come tutti, se la sia sudata, quindi perché non esibire la qualifica che le spetta? Comunque, se proprio volesse esibire un “low profile”, tipico atteggiamento del detestabile “politically correct”, faccia come me. Quando mi muovevo molto nel Regno del Belgio, dove la monarchia è circondata da una grande corte, avevo con me il biglietto da visita con tanto di “Marquise Marina Ripa di Meana”. Invece, per l’Italia ero, e sono, Marina Ripa di Meana. Due stili diversi da giocarsi in due diverse occasioni di vita.

Cara Marina, mi sono lasciata con il mio fidanzato e lui ha reagito in un modo incredibile. Vuole che gli restituisca tutti i regali, tutte le lettere. Io alcune nemmeno ce le ho più. Ho deciso che non restituisco niente, che mi tengo tutto, e che non gli voglio più parlare. Antonella, Perugia Cara Antonella, vogliamo ridere e risolvere così questo non problema? Prendi carta e penna, e scrivi tutto quello che hai da ridire a questo curioso fidanzato. Incarta quei quattro regali che lui ti ha inviato e sbarazzati complessivamente di colui che è meglio dimenticare. Questo è almeno quello che farei io. Ti dirò di più, se dovesse avanzare qualche regalo più ingombrante, di quelli che non si possono restituire per posta, fisserei un appuntamento vicino a una discarica, o semplicemente su un ponte, e mi sbarazzerei di ogni cosa. Si fa per dire, naturalmente. Forse non è il caso di prendermi alla lettera, però non è neanche il caso di trattenere oggetti di chi fu. Con simpatia, Marina

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For magazine COSTUME a cura di Antonio Osti

Operazione vacanze (impegnate) Trash, kitch, nazionalpopolare, ma sicuramente divertente. Parliamo del film di Jerry Calà (con Valeria Marini) dedicato alle ferie degli italiani. Noi abbiamo voluto… alzare il tono abbinando alle foto le frasi (colte?) di scrittori, giornalisti e umoristi

Nel cast del film, che Calà ha definito un “cinesalvagente”, spiccano nomi d’eccezione: oltre a Valeria Marini troviamo Massimo Ceccherini, Enzo Salvi, Maurizio Mattioli, Francesco Pannofino, Dana Ferrara e Umberto Smaila.

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Ph: A. Fiumara - Art director: Giorgio Angioni - Stylist: Cristina Razzi - Gioielli: Cristina Razzi

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Operazione vacanze, il nuovo film di Claudio Fragasso, si ispira alla miniserie Tv degli anni ’80 Professione Vacanze. Jerry Calà torna a vestire i panni del capo di un villaggio turistico, Bebo Conforti, un noto cantante di piano bar in fuga dal boss locale, che avrà modo di riscattarsi in quel microcosmo straordinario che è il resort delle vacanze.

Nel periodo di ferie, milioni di persone sono obbligate a divertirsi, così come nel resto dell’anno sono obbligate a lavorare senza tregua, a sognare di trovare un lavoro o a guarire dai guasti e dalle malattie, causate da un’attività lavorativa coatta e quotidiana. Silvano Agosti (regista e scrittore), Lettere dalla Kirghisia, 2004 48 For Magazine


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La uniche vacanze dell’uomo sono i nove mesi che trascorre nel grembo materno. Frédéric Dard (scrittore), Lo giuro, 1975

Felicità è stare con degli amici a guardare le foto delle loro vacanze, e sapere che sono tornati da un soggiorno in un campo di nudisti. Johnny Carson (conduttore Tv)

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La migliore condizione di lavoro è la vacanza. Jean-Marie Gourio (giornalista e scrittore), Brèves de comptoir, 1987/2000

Non si ha mai tanto bisogno di una vacanza quanto nel momento in cui vi si è appena tornati. Ann Landers (giornalista)

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Le vacanze di Unni, Vandali, Visigoti, Longobardi, eccetera? Difficile immaginarle. Si potrà semmai rilevare che l’apporto di quelle genti alle nostre vacanze è stato prezioso in termini lessicali. Di laggiù vengono i cliché applicati normalmente dai mass-media ai mass-spostamenti di noi civilizzati. «Invasione da nord! Code di 38 chilometri ai passi alpini!». «Orde seminude sommergono Venezia!». La stazione di Firenze sconvolta dal furore vandalico». «Capri dice di no ai nuovi barbari». «Terra bruciata dopo il “ponte” di Pasqua: non si trova più una fetta di salame in EmiliaRomagna». Ma se è vero che quei popoli non stavano fermi un momento, bisogna riconoscere che vestivano meglio di noi, coi nostri squallidi shorts e le nostre false Lacoste. Il Nibelungenlied è praticamente la cronaca di un défilé di moda, sia femminile sia maschile. Prima di partire per Worms, per il Reno o per Passau, le comitive (sempre con migliaia di iscritti) si mettevano addosso quel che avevano di più prezioso, rare stoffe d’importazione, gioielli strabilianti, ricami, veli, mantelli, elmi, scudi descritti e ridescritti con la minuziosità di Vogue. Fruttero & Lucentini (scrittori), Breve storia delle vacanze, 1994

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Esiste una tecnica delle ferie, ma nessuno ce l’ha insegnata; dai nostri genitori abbiamo imparato a calcolare quel che l’ozio ci fa perdere, non quello che ci fa guadagnare. Oggi, dobbiamo imparare di nuovo a rilassarci. Ăˆ un mestiere come un altro; una vocazione, anche. Paul Morand (scrittore), Elogio del riposo, 1937 52 For Magazine


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Essere in vacanza è non avere niente da fare e avere tutto il giorno per farlo. Robert Orben (umorista)

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Se uno facesse tutto ciò che deve fare veramente prima di partire per le vacanze, esse terminerebbero senza neppure essere iniziate. Beryl Pfizer (conduttrice Tv)

Uno dei sintomi dell’arrivo di un esaurimento nervoso è la convinzione che il proprio lavoro sia tremendamente importante. Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro. Bertrand Russell (filosofo), La conquista della felicità, 1930

Se uno passasse un anno intero in vacanza, divertirsi sarebbe stressante come lavorare. William Shakespeare (drammaturgo e poeta), Enrico IV, 1598

Il segreto del successo è di fare della vostra vocazione la vostra vacanza. Mark Twain (scrittore)

Quello delle vacanze è il periodo che consente ai dipendenti di ricordarsi che le aziende possono continuare senza di loro. Earl Joseph Wilson (scrittore) 54 For Magazine


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Gli uomini di fatica, di affari, di pensieri, nello stato di riposo, su una spiaggia, per esempio, sembrano di quelle belve in cattivitĂ dei giardini zoologici. Corrado Alvaro (scrittore)

Siamo diventati gente che alterna le vacanze con le ferie. Enzo Biagi (giornalista) 55 For Magazine


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Per anni io e mio marito siamo stati a favore della vacanze separate, ma i nostri figli sono sempre riusciti a trovarci. Erma Bombeck (giornalista e umorista)

Dormiamo in camere separate, ognuno cena per i fatti suoi, facciamo vacanze ognuno per conto suo: insomma, facciamo di tutto per tenere unito il matrimonio. R. Dangerfueld (umorista)

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Come saranno nel futuro le nostre vacanze? L’ipotesi a noi più cara è l’immobilità. La ricerca dell’autentico, dell’incontaminato, del puro e naturale, si farà più tormentosa via via che le occasioni di snidarlo, toccarlo, viverlo, andranno diminuendo. Verrà infine il giorno in cui tutti apriranno gli occhi e vedranno lucidamente che tutte le carte sono truccate. Ma a quel punto le nuove tecnologie del virtuale avranno già affinato e diffuso capillarmente le loro alternative. All’angolo di ogni via avremo saloni di “virtual holidays”, dove una cuffia, un paio di sofisticati occhiali e qualche tubicino infilato nel collo o negli avambracci ci permetteranno di sperimentare le più vivide peripezie in ogni angolo del mondo. Con gli stessi apparati i benzinai serviranno sulle autostrade viaggiatori virtuali, gli albergatori ospiteranno comitive virtuali, i bagnini salveranno bambini virtuali, i pizzaioli nutriranno le tavolate di divoratori virtuali, e per tutta l’estate gireranno immense somme di denaro virtuale. In conclusione ognuno tirerà giù un bilancio virtuale e sarà soddisfatto. Anche se il ministro (virtuale) se ne compiacerà. La sola cosa non virtuale resteranno, ovviamente, le tasse. Fruttero & Lucentini (scrittori), Breve storia delle vacanze, 1994

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ForCINEMA magazine di Silvestro Bellobono

Marley A oltre trent’anni dalla morte il doveroso omaggio al re del raggae viene offerto attraverso una serie di interviste, testimonianze, ricordi e canzoni inedite. Per raccontare con schiettezza la vita e la musica della piÚ grande icona giamaicana 58 For Magazine


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Per aver reso la Giamaica popolare nel mondo Bob Marley (Nine Mile, 6 febbraio 1945 – Miami, 11 maggio 1981), fu premiato con l’autorevole Jamaican Order of Merit.

Si intitola molto semplicemente Marley il documentario diretto dal Kevin Macdonald dedicato alla memoria di Bob Marley, scomparso 31 anni fa, lasciando un grande vuoto nei fan di tutto il mondo e, al tempo stesso, consegnando in eredità alle nuove generazioni la sua musica immortale e il suo messaggio di pace e di tolleranza. Il film, presentato in anteprima alla 62esima edizione del Festival di Berlino, è incentrato sulla vita e l’opera dell’indimenticato musicista giamaicano, dalla sua infanzia da indigente nel distretto di Trench Town a Kingston sino alla dolorosa morte avvenuta nel 1981, a soli 36 anni, per una forma di cancro alla pelle. Il documentario è il primo autorizzato dalla famiglia del grande cantautore, e si avvale di un numero notevole di documenti e interviste video, alcune delle quali inedite: il regista ha raccolto le dichiarazioni e i commenti di molti amici, vicini e colleghi dell’artista, oltre ovviamente ai membri della sua famiglia. Insomma, chi lo conosceva meglio e più fedelmente per raccontarne le gesta e i particolari. L’opera monografica, lunga nella sua durata ma pregna di contenuti mai noiosi, si divide in due parti ben distinte: la prima si concentra sulle discussioni con i parenti più anziani, tutti ancora in vita, e sui ricordi degli amici d’infanzia, che in maniera non sempre voluta riescono a spiegare bene le difficoltà e l’emarginazione con cui è nato e cresciuto il re del raggae; la seconda, invece, riguarda più specificamente la produzione marleyana, i suoi dischi, i suoi successi, la sua carriera e tutti i piccoli-grandi aneddoti che ci sono dietro. Quest’ultima parte si focalizza molto di più sull’uomo, in tutte le sue molteplici sfumature e contraddizioni. Quella di Robert Nesta Marley è una biografia meno controversa rispetto ad altri grandi divi della

musica, talentuosi, idolatrati e dannati. Ma non per questo è priva di menzogne, mezzi scandali, situazioni imbarazzanti e soprattutto di un’aura “bohémien”, sempre in bilico tra verità e leggenda, che ne ha accresciuto maggiormente il mito. Si pensi alla poligamia segreta e alle sue sette mogli, le une in lotta con le altre, dalle quali ebbe ben undici figli in circa quindici anni. Oppure si consideri la tendenza del musicista rasta ad offrire spesso ai media una versione romanzata della sua esistenza. Senza trascurare naturalmente l’uso massiccio di cannabis come fonte d’ispirazione artistica e filosofia di vita. Kevin MacDonald è abile nel delineare la complessa figura di Marley realizzando un collage, privo di preconcetti, di questi contributi e delle tante testimonianze, alcune davvero toccanti. Come quella dell’infermiera tedesca che si prese cura di lui negli ultimi giorni, quando il cantante, ormai distrutto dalla chemioterapia per curare il male che aveva invaso tutto il suo corpo, combatteva con coraggio e pazienza contro la morte. Del resto, come ricorda lo stesso Bob durante un’intervista del film «La mia ricchezza è la vita». Altro apporto fondamentale è quello dell’amico storico Neville O’Riley Livingston, soprannominato Bunny, che per primo, quando erano ancora adolescenti, gli fece scoprire la musica nei sobborghi degradati della capitale giamaicana. E poi, ovviamente, la narrazione passa attraverso le parole amorevoli della sua famiglia allargata, la moglie Rita, la compagna Cindy Breakspeare, i figli Ziggy e Cedella. Più che un biopic classico, Marley è un ritratto onesto e asciutto, senza fronzoli né ricerca di epicità, di un uomo che ha fatto innamorare di sé un’intera generazione, che è stato non solo un musicista superbo, capace di regalare brani intramontabili come No Woman, No Cry, I

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Bunny Livingston (65 anni) iniziò il giovane Marley alla musica e al canto, introducendolo agli inni religiosi e facendogli ascoltare i successi del momento.

Il regista del film è lo scozzese Kevin Macdonald, vincitore del premio Oscar per il miglior documentario Un giorno a settembre (2000).

Rita Marley (66 anni) è stata la moglie di Bob dal 1966 fino alla sua morte. Fece da corista al marito nel terzetto vocale I Threes.

Shot the Sheriff, Jammin’ e Redemption Song, ma anche un leader politico, un attivista per i diritti degli afroamericani, un profeta religioso (celebri le sue conversioni al Cristianesimo e al Rastafarianesimo). Il regista MacDonald ripete qui, con la stessa abilità, quanto era stato in grado di fare, dal punto di vista dell’aderenza storica, con il pluripremiato L’ultimo re di Scozia (2006), il film sul regime ugandese del sanguinario Idi Amin Dada.

SCHEDA DEL FILM: REGIA: Kevin Macdonald SCENEGGIATURA: Kevin Macdonald CAST: Bob Marley GENERE: Documentario musicale DURATA: 144' DISTRIBUITO DA: Lucky Red USCITA: 26 giugno 2012

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BENVENUTO A BORDO Cosa può combinare un improbabile animatore su una stupenda nave da crociera, conteso da due donne bellissime in un comico triangolo sentimentale? Leggerezza e risate in un’irresistibile commedia nautica che fa il verso a Love Boat

Franck Dubosc (48 anni) aveva già collaborato con Éric Lavaine, in Incognito (2009). Per ragioni di opportunità la distribuzione del film era stata “congelata” in seguito al naufragio della nave italiana Costa Concordia, lo scorso 13 gennaio all'Isola del Giglio.

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Valérie Lemercier (48 anni) ha vinto due volte il Premio César con I Visitatori nel 1994 e Un po’ per caso, un po’ per desiderio nel 2006.

«Il film è una commedia degli equivoci. Abbiamo girato a bordo della nave Costa Atlantica. Tre mesi di navigazione tra la West Coast americana e i Caraibi: un’esperienza meravigliosa». È così che Luisa Ranieri, unica italiana in un cast tutto francese, descrive Benvenuto a bordo, il nuovo film di Éric Lavaine (Poltergay, Protéger et servir) ambientato interamente su una lussuosa (e autentica) imbarcazione da crociera. «Interpreto una mamma vedova, seria e impeccabile sul

lavoro, ma dolcissima con il suo bambino che l’ha seguita in mare – prosegue l’attrice, che qui veste la divisa bianca del comandante della nave –. Durante la crociera avrò anche una storia d’amore con un animatore. Il film è lieve e divertente. Poteva essere ambientato in un hotel, in un villaggio vacanze, in qualunque altro posto», replica piccata a quella parte di opinionisti nostrani che hanno cercato similitudini tra il suo personaggio e il comandante Schettino,

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Lionnel Astier (59 anni) è un attore veterano di teatro, cinema e Tv, dove dal 2005 al 2009 ha interpretato Léodagan nella miniserie fantasy-storica Kaamelott.

Luisa Ranieri (38 anni) è madre di una bambina di pochi mesi, Emma, avuta dal compagno Luca Zingaretti. Nel film interpreta il capitano della nave.

responsabile del disastro della Costa Concordia lo scorso gennaio. «Ma per carità. Il mio personaggio è del tutto diverso – aggiunge –. In tre mesi a bordo non ho mai visto inchini e soprattutto non ho fatto altro che partecipare a esercitazioni anti-naufragio. Erano perfino troppe, almeno due alla settimana». Il tono leggero della pellicola e il desiderio degli autori di intrattenere con spensieratezza il pubblico emergono chiaramente sin dalle prima sequenze. Al centro della storia si colloca un esilarante triangolo amoroso. Isabelle (Valérie Lemercier), la responsabile delle risorse umane di una compagnia di crociere, dopo la fine turbolenta della relazione con il suo capo (Lionnel Astier), decide per vendetta di assumere come animatore della nave ammiraglia Rémy (Franck Dubosc), un disoccupato esuberante che si rivelerà subito come il peggior incubo dell’amministratore delegato e del direttore della crociera (Gérard Darmon). Ma, durante il viaggio, Rémy troverà anche l’amore e il successo, cambiando il suo destino e quello di tutti i passeggeri. L’idea del film nasce dalla passione del regista per i documentari sulle crociere. «Nove volte su dieci sono presentate con un aspetto

Il regista Éric Lavaine ha curato, oltre alla sceneggiatura, la fotografia, le scenografie e le musiche per valorizzare al meglio ambienti e personaggi.

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Gran parte delle riprese del film sono state effettuate durante le soste nei vari porti, quando la maggior parte dei passeggeri era a terra. Per altre riprese, invece, si è scelto di girare all’interno di studi cinematografici, anche perché le cabine della nave erano troppo piccole per permettere l’ingresso dei macchinari e della troupe.

datato, con vecchi cantanti e passeggeri infermi – ha dichiarato Lavaine –. Ho pensato che non poteva essere tutto lì, e che in quell’universo si poteva sviluppare una sceneggiatura. Una nave è un’isola galleggiante, un luogo chiuso dove le persone si incontrano inevitabilmente nel corso della giornata. In quel contesto, potevo raccontare molte storie, umane e d’amore». Per documentasi meglio, lui e il suo sceneggiatore Hector Cabello Reyes hanno fatto una crociera di una settimana, così da immergersi nell’ambiente e cogliere tutti i dettagli di gente che a bordo si diverte, si traveste, balla, è felice. «Con questo film volevo che gli spettatori ridessero, ma che fossero anche toccati dai personaggi. E che uscendo dal cinema fossero allegri. Un dosaggio complicato. La sequenza che riassume meglio ciò che volevamo è quella in cui Rémy ha il mal di mare mentre la capitana Margarita Cavallieri gli dice che suo marito è morto. Lo crede sconvolto perché ha la faccia distrutta, ma è solo perché gli viene da vomitare». Oltre alla Ranieri, gran parte del merito va alle riuscite performance di Franck Dubosc (Il club delle promesse, Asterix alle Olimpiadi) e Valérie Lemercier (I visitatori, Sabrina) che, ottima interprete dei

tempi comici, ha saputo conferire al suo personaggio la giusta dose di profondità e sensibilità, nonostante tutte le peripezie di cui è artefice o vittima.

SCHEDA DEL FILM REGIA: Éric Lavaine SCENEGGIATURA: Éric Lavaine, Hector Cabello Reyes CAST: Franck Dubosc, Valérie Lemercier, Gérard Darmon, Luisa Ranieri, Lionnel Astier, Elisa Servier, Philippe Lellouche, JeanMichel Lahmi, Guilaine Londez, Shirley Bousquet GENERE: Commedia DURATA: 102' DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures

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L’AMORE DURA TRE ANNI Marc Marronier è convinto che i sentimenti abbiano una data di scadenza e che nel giro di 36 mesi esatti tutto si disintegri. Pur innamorato della splendida Alice aspetta con terrore il momento che confermerà la validità della sua teoria. Invece…

Louise Bourgoin (30 anni) e Gaspard Proust (36 anni). Il regista Beigbeder ha detto che la scelta di Proust è dovuta alla sua capacità «di esprimere una crudeltà, un’eleganza, un umorismo che rivelano un lato romantico nascosto dietro un’immagine nichilista».

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Joey Starr, Jonathan Lambert e Gaspard Proust. Molte riprese del film sono state realizzate con una telecamera Canon 5D, semplice e leggera, ideale per le produzioni low budget che hanno difficoltà a trovare i finanziamenti. Il poster pubblicitario, in linea con l’ironia dell’esordiente regista, declama: “Il miglior film di Frédéric Beigbeder”.

“Il primo anno, si comprano mobili. Il secondo anno, si spostano mobili. Il terzo anno, ci si divide i mobili”. È così che riassume il concetto di matrimonio Frédéric Beigbeder, autore del libro L’amore dura tre anni, del 1997, e regista dell’omonimo lungometraggio, coprodotto da The Film, Akn Film, EuropaCorp e accolto bene dal pubblico francese. Beigbeder è alla sua prima opera cinematografica, dopo un’intensa attività di scrittore e critico letterario, che gli regalato fama e apprezzamenti con il volume del 2001 Lire 26.900, già portato sul grande schermo da Jan Kounen. Ora l’eccentrico autore ci riprova, mettendosi in gioco direttamente dietro la macchina da presa, e adattando, insieme ad un’équipe di sceneggiatori, il suo romanzo semiautobiografico, scritto dopo il divorzio dalla moglie. L’amore dura tre anni è la storia di un cinico parigino, Marc Marronier (Gaspard Proust), critico letterario di giorno e cronista mondano di sera (alter ego del regista), con una visione disillusa dell’amore e ossessionato dalle date di scadenza dei sentimenti: è convinto, infatti, che ogni legame affettivo possa durare al massimo tre anni, esattamente come il tempo che ha impiegato il suo matrimonio con Anne (Elisa Sednaoui) per frantumarsi totalmente a colpi di noia e tradimenti (lei lo lascia per

uno scrittore di successo). Deluso da tutti, ma sotto sotto inguaribile romantico, Marc non sopporta l’idea di divorziare da una donna, che tuttavia non ama più, e concepisce, in uno sprezzante manuale che inizia a scrivere, la sua bizzarra teoria temporale sull’amore che, come qualsiasi altra merce nella società dei consumi, scade e va a male. Eppure in fondo è desideroso di smentirsi e sempre pronto a tuffarsi in un’altra avventura. Che puntualmente si presenta quando incontra e si innamora di nuovo della bellissima Alice (Louise Bourgoin). Che sia vero amore o un altro conto alla rovescia? Marc vive la relazione con la donna in maniera precaria, nell’attesa che lo scoccare del terzo anno ponga la parola fine anche a questa storia. Ma, con enorme sorpresa, il giorno del terzo anniversario si scopre ancora innamorato di Alice e capisce di dover rimettere in discussione tutto ciò che ormai dava per scontato nella sua concezione della vita. L’obiettivo di Beigbeder è quello di realizzare una commedia raffinata, un genere da cui purtroppo, per stessa ammissione del regista, le produzioni d’oltralpe attuali tendono ad allontanarsi: «Amo Hollywood Party, Colazione da Tiffany o la serie Mad Men – dichiara –, provo nostalgia

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Nel film, all’umorismo cinico di Gaspard Proust fa da contraltare la bellezza solare di Louise Bourgoin, già protagonista di Adele e l’enigma del faraone di Luc Besson.

per un cinema francese come quello di Faisons un rêve di Sacha Guitry, ad esempio». Tra gli attori, la scelta più indovinata è stata senza dubbio quella di affidare il ruolo del protagonista a Gaspard Proust, il comico svizzero d’origine slovena già apparso in Les aventures de Philibert, capitaine puceau, che con la sua espressività malinconica aderisce perfettamente al personaggio. Buona anche la prova di Loiuse Bourgoin (La fille de Monaco, Adèle e l’enigma del faraone). La fotografia e le musiche sono di due grandi nomi: Yves Cape, in passato collaboratore di registi come Bruno Dumont, Patrice Chéreau, Claire Denis, e Michel Legrand, vincitore di tre Oscar per le sue colonne sonore.

SCHEDA DEL FILM REGIA: Frédéric Beigbeder SCENEGGIATURA: Christophe Turpin, Eugénie Grandval, Frédéric Beigbeder, Gilles Verdiani CAST: Gaspard Proust, Louise Bourgoin, Frédérique Bel, Joey Starr, Jonathan Lambert, Nicolas Bedos, Anny Duperey, Bernard Menez, Elisa Sednaoui GENERE: Commedia DURATA: 98' DISTRIBUITO DA: Eagle Pictures USCITA: 29 giugno 2012

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For magazine CONSIGLI & SCONSIGLI di Dina D’Isa

Il Film da non perdere

COSMOPOLIS

Robert Pattinson (26 anni) ha preso il posto di Colin Farrell, inizialmente scelto da Cronenberg per il ruolo del protagonista.

Una limousine bianca gira per una New York nel caos. Sullo sfondo, la fine finanziaria ed esistenziale del pianeta, le borse che crollano e la gente per strada a protestare contro quel capitalismo che ha finalmente mostrato la sua vera faccia. Siamo dentro il film Cosmopolis di David Cronenberg, presentato al Festival di Cannes, con protagonista Eric Packer (l’ex vampiro Robert Pattinson), nei panni di un golden boy dell’alta finanza. Un uomo che ha appena perso una fortuna, ma che sembra avere una sola ossessione: farsi tagliare i capelli. Un vezzo da re prima di andare sulla ghigliottina, quello di Packer, che praticamente vive su questa auto dove più di un tablet mostra l’andamento delle borse di tutto il mondo. In una Manhattan confusa, dove tutto è reso ancora più complicato da una visita del presidente degli Stati Uniti, la limousine bianca, e opportunamente blindata, attraversa lentamente cortei di minacciosi manifestanti, ospita gli amplessi di Packer con la sua “domina”, consulente artistica e finanziaria (Juliette Binoche) e la visita giornaliera del suo

medico personale che scopre che l’uomo ha una prostata asimmetrica, dialoga con l’algida ricchissima futura moglie (Sarah Gadon) con cui potrà avere rapporti solo dopo il matrimonio. Sguardo ingessato e dialoghi da filosofo ammantano la figura di Pattinson, vero vampiro della finanza, uno che fa le sue cose con tranquillità perché, come dice lui stesso, «la gente è all’oscuro di quello che facciamo». Animato da una volontà tra l’autolesionista e l’omicida, Packer arriva al suo ultimo appuntamento: quello con Benno Levin (Paul Giamatti), l’uomo che da sempre lo minaccia e lo vuole uccidere, avendo maturato per tutti gli uomini come lui il suo odio, il suo infinito rancore. Eric Packer è il nemico fatto persona, quello che inquina con la sua auto, quello che impoverisce la gente, quello che se ne frega di tutto e di tutti. Nel diluvio irritante dei dialoghi, tante le frasi cult di questo film, tratto dal romanzo omonimo di Don DeLillo. Tra quelle imperdibili: «La distruzione è necessaria al capitalismo del futuro».

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For magazine Il Film da evitare

MARGARET

Matt Damon (42 anni) e Anna Paquin (30 anni). L’attrice ha vinto un Oscar a soli 11 anni per il film Lezioni di piano (1993).

Il film Margaret, scritto e diretto da Kenneth Lonergan, con Anna Paquin, Matt Damon, Jean Reno, Kieran Culkin, Matthew Broderick e Mark Ruffalo, racconta la storia della studentessa diciassettenne Lisa Cohen che ha assistito, ed involontariamente causato, un incidente stradale a Manhattan, dove una donna è stata investita da un autobus. Già in preda ai turbamenti adolescenziali, Lisa si ritrova a vivere i sensi di colpa e le frustrazioni degli ultimi eventi, rimanendo coinvolta, in quanto testimone, di una causa contro il conducente dell’autobus. Lonergan, che in passato si è lasciato apprezzare per sceneggiature di buon livello come Terapia e pallottole e Gangs of New York, stavolta non convince affato, con una trama che annoia per la sua prevedibilità e fa acqua da tutte le parti. Il film arriva solo ora al cinema a causa di una serie di problemi di post-produzione legati alla sua durata (150 minuti), e forse questo è stato uno dei motivi che non ha consentito alla storia di realizzarsi bene

e di offrire uno stile omogeneo. Ne risulta così un’opera incompiuta che potenzialmente poteva essere un capolavoro. Molto spesso la trama sembra ripiegarsi su se stessa e i personaggi girano a vuoto, cercando un’identità che non viene mai ben espressa. Peccato perché, ogni tanto, si intravedono scene di grande cinema, ma sono troppo poche e troppo isolate per poter rendere bene le intenzioni del regista.

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Yumi - Alalunga 85 Sport offre un’eccellente combinazione di alte prestazioni e sicurezza a bordo.

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For magazine YACHTING di Demetrio Moreni

Il piacere del mare

Per una vacanza indimenticabile ecco le barche pi첫 eleganti, veloci e di lusso

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Lunghezza fuoritutto: 26,1 m; larghezza: 6,2 m; costruttore: Cantieri Navali Spertini Alalunga; velocità di crociera: 32 nodi; velocità max: 40 nodi.

YUMI Dal binomio italo-svizzero nasce una barca extralusso, con interni rifiniti in legno di ciliegio, tanti servizi a bordo e prestazioni elevate fino a 40 nodi di velocità

All’interno lo Yumi presenta numerosi accessori: un moderno sistema di navigazione e comunicazione, Tv al plasma, 2 tavoli in legno e ampie sedute.

Yumi - Alalunga 85 Sport della Floating Life è un open cruiser con l’hardtop panoramico e un sistema di navigazione sviluppati dal designer italiano Andrea Bacigalupo, già autore di molti super yacht, particolarmente larghi e performanti. Per tutta la stagione estiva 2012, Yumi sarà di base in Grecia per un entusiasmante viaggio tra le isole dell’Egeo. Questa barca è l’ideale per le vacanze nelle brevi distanze, ma offre anche la possibilità di navigare verso le destinazioni più esotiche e lontane, dove il tempo sembra essersi fermato. Il disegno e le linee esterne sono, invece, opera dell’architetto navale Carlo Galeazzi che, come il collega Bacigalupo, ormai da tempo collabora con successo con i Cantieri Navali Spertini Alalunga. Gli interni dello yacht sono tradizionali, includono un largo salone e 4 cabine (una per l’armatore, una cabina vip e 2 per gli ospiti), tutte munite di bagno privato e box doccia (la cabina armatore ha anche una Jacuzzi). Inoltre, tutte le superfici interne sono rifinite con legno di ciliegio e altri materiali pregiati, per un sistema di fabbricazione elegante e colorato, ma al contempo resistente agli agenti atmosferici. Gli spazi sono ariosi e confortevoli, e donano un eccellente livello di vivibilità. La zona sotto l’hardtop, accessibile attraverso una porta di vetro, comprende il soggiorno, decorato con materiali raffinati, per offrire una linea stilistica davvero innovativa e diversa dai soliti yacht. L’area giorno può ospitare fino a 9 persone, è perfettamente integrata con le strutture della barca, così da non interferire con il profilo esterno. In questa zona è compreso anche un ampio prendisole con tavolo per i cocktail e uno spazio per il relax. A tutto ciò si aggiungono le eccellenti performance di navigazione. La motorizzazione con una coppia di propulsori da 2000 Hp permette allo Yumi di raggiungere i 40 nodi di velocità massima e i 32 di velocità di crociera.

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Il GB 46 SX è stato progettato intorno al sistema di propulsione Zeus, traendo il massimo vantaggio dalla sua forma compatta che permette maggiore spazio per gli ospiti.

GRAND BANKS 46 Più spazioso ed efficiente, il modello della serie Eastbay rappresenta la continuità nell’evoluzione stilistica delle imbarcazioni prodotte dal cantiere americano

Tutti gli interni della barca sono finemente decorati con rivestimenti in granito e teak, lavorati con un alto grado di artigianalità e manualità.

Grand Banks Yachts 46 Eastbay SX, con piedi Zeus Cummins, fa parte delle serie di cruiser Down East. Apprezzato per la sua solidità e maneggevolezza in mare, il 46 SX offre, inoltre, molte novità per soddisfare gli acquirenti più esigenti. Prima fra tutte il sistema di propulsione Zeus della Cummins MerCruiser Diesel. Grazie al controllo per l’ormeggio con joystick, una riduzione delle emissioni e del rumore, una grande manovrabilità e un’eccellente efficienza nei consumi, la coppia di motori completa lo stile unico della serie Eastbay. La motorizzazione di base prevede due QSC8.3 da 550-mhp. Durante i test sono stati montati in alternativa dei motori diesel QSC8.3 da 600 mhp, e il 46 SX ha raggiunto la velocità massima di oltre 30 nodi. Ai motori Zeus Cummins sono abbinate le eliche di prua controrotanti, montate in appositi cilindri inseriti nello scafo per garantire la massima protezione a trasmissioni ed eliche e per una maggiore tranquillità di navigazione. Inoltre, Zeus offre avanzate soluzioni elettroniche integrate. Skyhook, ad esempio, è il dispositivo che mantiene lo yacht nella stessa posizione e direzione all’infinto – anche con vento e corrente – con il semplice tocco di un pulsante. Una soluzione perfetta quando si attende ad esempio il proprio turno dal benzinaio o per altre necessità del genere. Il sistema Zeus include altresì l’auto pilota integrato, che garantisce il massimo della funzionalità nel mantenimento della rotta e, se collegato a uno dei molti plotter compatibili, consente il tracciamento della rotta stessa. Per questo modello GB gli armatori possono scegliere una soluzione a due o tre cabine, un vantaggio notevole per uno yacht lungo 15 metri. Tutte le cabine sono di ottime dimensioni; inoltre, sottocoperta è stato ricavato anche un ripostiglio per poter avere maggiore stivaggio,

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Il Grand Banks 46 viene realizzato negli stabilimenti della Malesia, a Pasir Gudang, dove sono laminate le carene e costruiti tutti i mobili.

con la possibilità di aggiungere una lavatrice con un asciugatore o un surgelatore supplementare (oppure essere usato come cabina equipaggio). Ampie possibilità di scelta riguardano i layout degli interni con la cucina al lower deck o un’esclusiva versione con la cucina rialzata, che garantisce comunque un gran numero di sedute nel salone. Tra i dettagli di gran classe ci sono le sedute al timone della Stidd, rivestimenti in granito e teak lavorato a mano. C’é anche la possibilità di un tettuccio elettrico e di una vetrata del salone a poppa che scompare al semplice tocco di un pulsante. Il salone luminoso e arieggiato si apre dolcemente verso il pozzetto, dove apposite sedute artigianali in teak aggiungono comfort e lusso. «Abbiamo dedicato molto tempo e molta ricerca per rendere questo GB 46 SX una barca dalla grandi prestazioni, sia nella maneggevolezza e velocità sia nell’affidabilità e tenuta di mare, stile e comfort», ha affermato Neil McCurdy, vicepresidente alle vendite e servizi della Grand Banks, che ha aggiunto: «Siamo rimasti colpiti dalle performance delle motorizzazioni Zeus e siamo emozionati all’idea di portare questa tecnologia anche sulle serie Eastbay. Ha aperto la strada a qualsiasi possibilità per rendere questo modello la barca ideale sia per il nuovo che vecchio armatore GB».

Come tutti i precedenti modelli delle serie, il nuovo Eastbay utilizza lo stesso scafo progettato da C.R. Hunt Associates, ampiamente apprezzato per la sua solidità.

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For magazine INTERVISTA di Silvestro Bellobono Foto di Bruno Oliviero

Voglio fare

Isabelle Adriani (33 anni) è apparsa in numerose pellicole cinematografiche di grande successo al box office italiano: La prima cosa bella di Paolo VirzÏ, Che bella giornata con Checco Zalone, Il cuore grande delle ragazze di Pupi Avati, Maschi contro femmine di Fausto Brizzi. 76 For Magazine


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l’americana Isabelle Adriani dice la sua sul mondo dello spettacolo italiano e su quello a stelle e strisce. Non solo perché è appena tornata dagli Stati Uniti, ma perché è attrice di cinema, teatro, Tv, cantante e scrittrice. Aggiungeteci che è laureata in Lettere, appassionata di fiabe, conosce cinque lingue… e avrete il ritratto di un’artista davvero speciale

Molto cinema e diverse fiction Tv nel suo curriculum: come seleziona e sceglie i ruoli che le vengono proposti? «All’inizio naturalmente si è meno selettivi, accettavo tutto perché volevo imparare. Col tempo sono diventata più attenta. Sono innamorata del cinema, ma cerco di scegliere ruoli sempre diversi, per cimentarmi in personaggi variegati, dalle differenti personalità. È molto interessante e quasi terapeutico per la figlia di due neuropsichiatri! Purtroppo a mio parere in Italia si scrivono e si realizzano storie molto stereotipate, e spesso non si vede molto al di là della commedia. Credo che il cinema debba rispecchiare la vita ed averne tutti i suoi colori, come accadeva negli anni ’50 e ’60 quando eravamo noi il cinema». Per lei è più difficile calarsi nei panni di personaggi forti e intensi o comici? «Adoro far ridere, ma certo per un attore affrontare scene drammatiche è un’esperienza molto forte. Tiro fuori le emozioni da situazioni personali dolorose e le utilizzo per comunicarle al pubblico. Sono molto empatica e mi riesce facile entrare in una storia nuova ogni volta. Ho amato molto il personaggio della ballerina Edda in Tiberio Mitri - Il campione e la miss con Luca Argentero. Anche in Don Matteo ho interpretato un personaggio durissimo, far incarcerare il parroco più amato d’Italia non è stato facile! C’è ancora una vecchietta a Trastevere che ogni volta che mi incontra mi dà un colpo con il giornale, come a Richard Gere nel film Se scappi ti sposo. Ma è stato un personaggio molto interessante da creare. Ne La prima cosa bella di Virzì, poi, sono irriconoscibile, e quasi inquietante. Preferisco personaggi positivi, ma mi vedo come un contenitore sul set e cerco di riempire ogni goccia del nuovo ruolo con le mie emozioni a seconda del copione». Qual è l’attrice italiana che stima di più o prende a modello? «Lo sguardo e la voce roca e disperata di Anna Magnani, l’eleganza, il distacco e insieme la sensualità di Silvana Mangano, la fisicità e la travolgente energia di Sophia Loren, la timida dolcezza di Laura Morante, la straordinaria comicità di Luciana Littizzetto, la capacità di trasformazione di Sabina Guzzanti».

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La Adriani ha prestato la voce al personaggio di Jeanette in Alvin Superstar 3. «È stato divertentissimo – ha dichiarato – e ho potuto anche doppiare le canzoni di Rihanna, un’esperienza bellissima! Ora la Twenty Century Fox mi ha scelta per doppiare L’era glaciale 4, una grande soddisfazione». Con tutte queste fiction Tv non si rischia di stancare il pubblico? «Non credo che il problema sia la quantità, ma di certo la qualità. Non sono innamorata delle fiction, seppure ho dei bellissimi ricordi per gli sceneggiati che citavo prima e per Il commissario Zagaria, girato in Puglia con Lino Banfi. Sono spesso all’estero e non amo la televisione italiana, dunque non vorrei dare giudizi che magari non sono più attuali, ma mi dicono che le facce sono sempre più o meno le stesse, buon per loro. Io sono un pirata, una zingara del mondo, non riesco a stare ferma nello stesso luogo per troppo tempo e un set di fiction italiano non è il sogno della mia vita». Nel film Venuto al mondo di Sergio Castellitto ha lavorato al fianco di Penelope Cruz… «Penelope è una donna straordinaria. Come molti altri grandi del cinema internazionale è gentile, incredibilmente intelligente, simpatica e persino generosa con gli altri attori. E credetemi questo è veramente raro. Pensate che sul set ha cercato di convincere Castellitto a darmi più spazio, perché secondo lei ero bravissima». Dopo l’esperienza in The American con George Clooney che idea si

è fatta del cinema hollywoodiano? «Più che in questo film, dove ho lavorato per pochi giorni, è stato l’ultimo periodo ad avermi regalato una serie di esperienze incredibili a Hollywood. Infatti, ho passato due mesi a Los Angeles. La cosa più bella che ho vissuto, a differenza dell’Italia dove devi quasi nasconderti se sei multitalented, è il fatto che negli Stati Uniti ti adorano se sai fare più cose. Mi spiego meglio: in Italia tutti se ne fregano se ho una laurea, conosco perfettamente cinque lingue, ho pubblicato dieci libri, se so cantare, ho recitato per 12 anni a teatro e ho lavorato in più di 30 film; per gli americani, invece, sono unica e mi considerano speciale, è bellissimo! In più la professionalità a Hollywood è al top, e ho imparato di più lì in 2 mesi che in 4 anni in Italia». Crede che all’estero ci siano più possibilità di successo per un bravo artista? «Assolutamente sì! Ogni volta che mi sono presentata a un provino italiano mi hanno dato un foglietto e mi hanno fatto recitare la parte. In America vogliono sapere chi sei, quali sono i tuoi sogni, le tue passioni, cosa hai studiato e da dove tiri fuori le tue emozioni per recitare. Insomma, un altro mondo!».

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Nella fiction televisiva Tiberio Mitri - Il campione e la miss, accanto a Luca Argentero, Isabelle ha interpretato Edda. Del suo personaggio ha detto: ÂŤĂˆ una ragazza fragile ed emotiva, cade fra le braccia del famoso pugile, per poi tentare di togliersi la vita quando lui la lasciaÂť. 79 For Magazine


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Cosa detesta di più dello showbiz? «La gente che non capisce la qualità della persona che si trova davanti. Registi, produttori o uomini di potere che ti fanno lavorare solo se vai a letto con loro. Non lo sopporto. Certo, succederà anche altrove, ma se sei bravo prima o poi una chance te la danno, qui no! In America, dopo due settimane mi hanno messo su un palcoscenico a cantare davanti a 2000 persone e mi hanno fatto un contratto due giorni dopo. Lì ho fatto performance per Al Pacino e Woody Allen! In Italia non sanno neppure che so cantare e si limitano a ridere perché amo fischiare le opere di Puccini». Ci spieghi da dove nasce la sua passione per la scrittura. «Ho amato la letteratura sin da quando ero bambina, ero noiosa, una vera secchiona. Mi sono laureata in Lettere e Filosofia a 22 anni, in casa mia ogni stanza è piena di libri. Ho una preziosa collezione di testi di fiabe dal 1500 ad oggi. Scrivere in realtà è solo una catarsi per me, non so se ho un vero talento. La mia tesi di laurea si intitolava “Il dna della fiaba”. Siccome tutti erano scettici e mi prendevano in giro perché credevo alle fiabe ho giurato a me stessa che avrei trovato l’origine storica delle favole. È esattamente ciò che ho fatto. Sono molto determinata quando mi metto in testa qualcosa». E del suo nuovo libro cosa ci racconta? «È in uscita in tutte le librerie e si chiama La vera storia di Cenerentola. Per me è stato una sfida. Ho girato tutto il mondo per otto anni per scoprire ogni possibile fonte che potesse dimostrare la mia tesi e confermare che Cenerentola è esistita veramente. Era una schiava greca 2600 anni fa, divenne regina grazie ad una scarpetta, ma non vi dico di più. Meglio leggerlo nel libro». Si parla molto di “quote rose” in politica e non solo: per lei la parità tra uomini e donne in qualsiasi settore professionale è ancora un miraggio? «Lasciamo perdere. È chiaro che noi donne fisicamente siamo più deboli, ma abbiamo straordinarie caratteristiche di adattabilità, responsabilità, pazienza, intuito e devozione, doti spesso sconosciute agli uomini. Vorrei solo essere il ministro dell’Istruzione per il tempo necessario ad abolire tutti i compiti dei bambini il pomeriggio. Così finalmente i genitori invece di essere costretti a fare i carabinieri dei figli potrebbero godersi del tempo con loro. È una vera croce, in Francia lo hanno capito». Crisi finanziaria, disoccupazione giovanile, aziende che falliscono, clima di antipolitica: è ottimista per il futuro del nostro Paese? «Come potrei? Neppure se fossi sorda o cieca potrei sperare, d’altronde chi diceva che il pessimista è un ottimista informato? Posso solo sperare in un futuro meno devastante e cambiare paese». Come definirebbe al momento la sua vita sentimentale? «Si limita a restare un sogno. Gli uomini, soprattutto italiani, purtroppo non sopportano una donna in carriera e io voglio senz’altro arrivare a diventare il meglio di ciò che posso essere. Se non trovo qualcuno che capisca tutto questo continuerò a stare sola. Anche se mi piacerebbe condividere albe e tramonti». Cosa le manca di più quando è lontana da casa? «Mio figlio. Ha 12 anni, è meraviglioso! L’ho cresciuto da sola, è la mia gioia, ma quando mi dispero perché devo lavorare lontano lui mi dice: “Dai mamma, insegui i tuoi sogni, io farò lo stesso!”».

L'amore per le fiabe l’ha portata a pubblicare diversi libri su questo tema: la sua ultima fatica letteraria si intitola La vera storia di Cenerentola. 80 For Magazine


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una lettura per lasciar traccia… di Donatella Vilonna

AUTORITRATTO DI UN CAMPIONE “Io provengo da un ambiente semplice, mio padre ha sgobbato sempre, mio fratello passava i vestiti dismessi a me. Penso spesso alla fatica che hanno fatto i miei genitori per allevare i figli, e mi dico che il loro insegnamento non finisce mai” “Forse è cominciato tutto con quel tema alle elementari. Cosa farò da grande? Io volevo scrivere ´ il calciatore´, però mi sembrava troppo. Cosa avrebbe pensato la maestra? Mica è un mestiere, al massimo è un gioco”. Così Alessandro Del Piero, che non aveva avuto il coraggio di rivelare il suo vero sogno, scrisse che gli sarebbe piaciuto diventare elettricista come suo papà, o che avrebbe anche voluto fare il cuoco, oppure il camionista. “Una cosa sicura è che la magia va inseguita, altrimenti non la potrai raggiungere, ma si tratta di un inseguimento da realizzare soprattutto con l’istinto, non con la ragione”. Ora che il suo desiderio si è realizzato Del Piero torna a scrivere e racconta i segreti che gli hanno permesso di fare della sua passione un mestiere. Tutta la sua straordinaria carriera, in fondo, è quel tema. La storia del ragazzino più piccolo e timido del paese San Vendemiano, Treviso, che diventa uno dei più grandi giocatori al mondo. Per la prima volta il protagonista racconta uno per uno i dieci valori che lo hanno sempre guidato, non solo in campo, ma anche nella vita. Dieci: proprio come la sua maglia di capitano, il numero della sua vita. Si rivela con coraggio e semplicità, come in pochi lo conoscono nel profondo. Il talento, la passione, l’amicizia, la resistenza, la lealtà, la bellezza, lo spirito di squadra, il sacrificio, lo stile e la sfida, sono i punti di riferimento che Alex vede, guardando allo specchio se stesso e la sua storia unica e irripetibile. Ha sempre saputo di avere talento, da quando era piccolo. Ha iniziato giocando con una pallina di spugna per colpire quell’interruttore della luce nel garage del papà. “Credo che il talento sia un grande mistero. Qualcosa che in fondo si possiede senza sapere cosa sia veramente”. Quel talento che gli ha trasmesso la grande passione per il calcio, passione come energia da spendere fino all’ultimo per le cose che ama. “Perché io, a tredici anni, già vivevo come in un flash il tempo a venire, non era solo il desiderio: io ero veramente convinto che le cose sarebbero finite proprio così. Forse era l’ingenuità di un ragazzino, però il futuro mi ha dato ragione”. Il “capitano” è una persona discreta e riservata. Dà molta importanza ai rapporti umani e crede nell’amicizia come valore fondamentale: quella che ti porti dietro fin dall’infanzia e quella che si forma quando sei più adulto. È anche la generosità gratuita di una persona che non te l’aspetti, in un momento di fragilità, e quindi ancora più preziosa. “Per me contano i messaggi che le persone trasmettono con i gesti, con i movimenti del corpo e con lo sguardo. Posso dire che i veri amici bisogna sentirli e guardarli negli occhi. Poi, certo, contano i fatti. L’amicizia non è un bel discorso, è un comportamento, è un modo di essere”. Alessandro proviene da una famiglia umile e dignitosa. Il padre era un punto di riferimento, la figura centrale di tutta la famiglia, colui che aveva sempre la parola giusta, e il privilegio del gesto decisivo nelle piccole cose e nelle scelte più impegnative. “Io provengo da un ambiente semplice, mio padre ha sgobbato sempre, mio fratello passava i vestiti dismessi a me, ai cuginetti o ai vicini di casa, perché al paese si usa così, ci si aiuta l’uno con l’altro. Penso spesso alla fatica che hanno fatto i miei genitori per allevare i figli, e mi dico che il loro insegnamento non finisce mai”. Crede fermamente nella lealtà e nell’onestà, e non solo sportiva. “Ho imparato che bisogna parlare in modo semplice e chiaro per non essere fraintesi, e che non è sempre il caso di dare troppe spiegazioni. L’equilibrio è necessario, ma nel dubbio è saggio tacere”. Alessandro Del Piero vive un momento di svolta della sua carriera e della sua esperienza

irripetibile. Anche se lui invece la ripeterà, ha ancora voglia di giocare, il sorriso di un bimbo con una palla, una linguaccia. “A un certo punto della mia carriera, saranno più o meno dieci anni fa, mi è venuto spontaneo festeggiare il gol facendo la lingua. (…) È la smorfia di un bambino felice. Quella lingua di fuori significa ‘ce l’ho fatta, eccomi qui’. Io penso che lo sport sia un gigantesco e prezioso contenitore di bellezza, e lo amo tutto”. Ha vissuto momenti bui, ha conosciuto il dolore fisico e la sofferenza morale, e ne è uscito fuori grazie all’amore degli altri e al suo, con volontà e autostima. “Il dolore più grande della mia vita è stato la perdita di mio padre. Penso che quel conto sia ancora aperto, non mi pare di averlo risolto. Non ho mai pianto in modo disperato la sua assenza, e forse prima o poi dovrò farlo”. L’affetto per la famiglia, l’attaccamento alle tradizioni, l’inclinazione al sacrificio, sono sempre stati fondamentali nel suo percorso, sia per godere delle vittorie sia per superare le sconfitte e ricominciare da capo, senza mai arrendersi. “Io e mio fratello sapevamo che papà aveva chiesto un anticipo sulla pensione per poterci comprare l’apparecchio per i denti. E mi sarebbe piaciuto che ci andasse davvero in pensione, con un po’ di anticipo, dopo una vita passata a faticare”. Dopo vent’anni di Juventus la sua vera sfida è giocare ancora, fare il calciatore, perché è un mestiere bellissimo. E finalmente quel vecchio compito in classe prende forma e può essere scritto con le parole giuste. Il suo mondo è intatto e i suoi valori non sono cambiati. “So quale partita mi aspetta, mi auguro di saperla vivere come si deve. E allora attendo solo il fischio d’inizio, ogni volta nuovo. L’ho sentito tante di quelle volte, ma non mi sono mai abituato. Ogni partita è la prima, non l’ultima. E quando sarà davvero l’ultima, proprio quel giorno mi sembrerà la primissima”.

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Giochiamo ancora di Alessandro Del Piero, Maurizio Crosetti Mondadori, euro 15,90


For MUSICA magazine di Nolberto Bovosselli

I Subsonica in concerto: per la band torinese il Rock in Roma sarà un’occasione unica per festeggiare i 15 anni dal loro primo album omonimo.

fronte del palco Per l’estate 2012 la Capitale presenta un cartellone musicale che fa impallidire i maxi raduni europei, grazie a due eventi straordinari: il Soundrome, spettacolare concerto dance allo Stadio Olimpico, e il Postepay Rock in Roma, con il suo calendario ricco di star internazionali che infiammeranno l’Ippodromo delle Capannelle Da giugno ad agosto una bolgia festosa di suoni, colori e luci invaderà i luoghi simbolo dello sport romano, con l’ambizione di far entrare la città nella mappa degli show musicali che contano. Planet Funk, Max Vange-

li e tanti altri vi aspettano al Soundrome per un unico live di dimensioni globali, mentre sulle note di Radiohead, Snoop Dogg, Cure, Beach Boys e altre stelle verrete catapultati nel cuore pulsante del rock.

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L’olandese Tiesto (43 anni), abile interprete di musica trance e house.

Il dj Sebastian Ingrosso (29 anni) fa parte degli Swedish House Mafia.

DANCE IN ROME Tutti gli appassionati si segnino questa data: 28 giugno 2012, il giorno in cui Roma diventerà capitale delle musica dance. Infatti, per la prima volta in assoluto, la Città Eterna ospiterà un evento sonoro di livello internazionale, in grado di sprovincializzare un po’ l’orizzonte musicale italiano, troppo spesso chiuso in se stesso e privo di appeal agli occhi del mondo. L’imponente location dello Stadio Olimpico, finalmente addobbato a festa e in grande stile per un appuntamento extra-sportivo, sarà lieta di accogliere il Soundrome, uno spettacolare happening che lega insieme la musica, i nuovi linguaggi della multimedialità e il divertimento giovanile più salutare e coinvolgente. La grande kermesse, organizzata da Vizi Capitali, non solo rappresenterà storicamente il primo concerto di musica dance con sede a Roma, ma per la città intera sarà un importantissimo volano di visibilità, promozione d’immagine e richiamo turistico, facendone una nuova meta musicale per i giovani fan di questo genere presenti in tutta Europa, e anche oltre. Sono, infatti, attesi circa 25 mila partecipanti, tra interessati e addetti ai lavori, che gremiranno l’Olimpico anche per poter poi affermare “io c’ero”. E il tempio del calcio capitolino è pronto ad accogliere lo scatenato popolo dance con un allestimento da grandi occasioni: 450 metri quadrati saranno destinati al palco principale, una curva e due settore distinti verranno riservati alle migliaia di spettatori, un’ampia area parterre per 3 mila persone sarà dedicata agli ospiti vip e agli organi d’informazione. Per di più, saranno predisposti anche quattordici punti di ristoro, dove offrire i migliori prodotti dell’enogastronomia italiana, oltre ad un confortevole media village ed un’area con spazi espositivi per gli sponsor e le case discografiche. Tuttavia, al di là degli aspetti organizzativi e dei massicci dati numerici, la vera attrazione è incarnata dai nomi altisonanti degli entertainer della giornata, che prenderà il via alle ore 14 per concludersi dopo la mezzanotte. Si esibiranno al Soundrome i maggiori interpreti della scena

mondiale dance floor, dei veri fenomeni della consolle. A partire dal dj olandese Tiesto, che già in passato aveva animato il pubblico romano a Palazzo dei Congressi e a Spazio Roma; per proseguire con il dj, producer e remixer svedese (ma di origini italiane) Sebastian Ingrosso; e infine concludere con il sound elettronico di Max Vangeli, capace di spopolare dall’Europa dell’Est al Nord America. Sarà presente anche l’electro-dance band italiana dei Planet Funk, ancora reduce dall’enorme successo della cover di Nancy Sinatra These Boots Are Made for Walkin’ (colonna sonora di un noto spot di telefonia mobile). Ma l’intera line-up verrà svelata a poco a poco, per creare suspense e mistero intorno a questo format, che nelle intenzioni degli organizzatori vorrebbe diventare un appuntamento annuale fisso, un festival musicale di ampio respiro, come ce ne sono già tanti sparsi per l’Europa e gli Usa. Oltre alle note, però, c’è anche spazio per l’iniziativa sociale: Soundrome veicolerà il messaggio “Roma non stona”, che ha l’obiettivo di diffondere la cultura del divertimento consapevole, finalizzato a sensibilizzare i ragazzi sull’importanza del bere responsabile e sui rischi legati all’assunzione di sostanze stupefacenti. Il progetto, concepito appositamente per questa occasione, sarà promosso prima dell’evento tramite il web, con un sito dove il pubblico potrà consultare un vademecum sui danni provocati dall’abuso di alcol e droghe, e informarsi sulle norme di prevenzione e sugli standard di sicurezza riguardanti le manifestazioni di massa. La bontà del’iniziativa nasce proprio dal desiderio di evitare ciò che troppo spesso si verifica durante concerti di questo tipo (basti pensare alla “Love Parade” di Berlino 2010, dove persero la vita 18 persone). Un grande festa della musica, dunque, ma anche un invito caloroso ad usare il cervello per “sballarsi” in modo naturale e tornare a casa “stupefatti” esclusivamente dallo show artistico.

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In scaletta al Rock in Roma la band The Cure eseguirà anche le canzoni tratte dal loro epico lavoro Wish, pubblicato esattamente 20 anni fa.

LA STAGIONE DEL ROCK Lo spessore artistico-culturale di una grande metropoli si misura anche dalla qualità degli eventi musicali che è in grado di offrire alla sua cittadinanza. Quest’anno Roma ha voluto esagerare per rivendicare a livello internazionale il suo status di ombelico del mondo. Per la Capitale l’estate 2012 è rock! Dal 7 giugno al 2 agosto l’Ippodromo delle Capannelle sarà teatro di 27 strepitosi concerti che vedranno come protagonisti i maggiori interpreti della musica mondiale e nazionale. Per ben due mesi in via Appia Nuova convergeranno circa 300.000 spettatori da ogni angolo d’Europa (secondo le stime degli organizzatori), per ammirare, ascoltare e vivere da vicino le top star che

si esibiranno in una serie di live-evento senza precedenti. Il Postepay Rock in Roma scandirà l’estate capitolina per il quarto anno consecutivo, affermandosi ormai a pieno titolo tra i festival rock più importanti del Vecchio Continente. L’elenco dei big della musica che costituiranno le attrazioni principali fa tremare i polsi. Soprattutto se si considerano certi momenti clou come la prima data del tour europeo dei Radiohead (30 giugno), che ha registrato il sold-out a poche ore dall’apertura delle prevendite, la festa dei Cure (9 luglio) che celebrano il ventennale del loro album simbolo Wish, la prima tournée dei Beach Boys (26 luglio) dopo la recente reunion. E ovviamente non mancheranno

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Elio e le Storie Tese, con la loro solita dose di ironia, hanno registrato il sold out negli ultimi concerti all’Auditorium Conciliazione.

Michele Salvemini, in arte Caparezza (38 anni) presenterà al festival il suo originale repertorio tra rap, rock ed elettronica.

gli artisti nostrani più gettonati, come Litfiba (28 luglio), Subsonica (25 luglio), Negrita (5 luglio), Caparezza (20 luglio), J-Ax (11 luglio), Elio e le Storie Tese (19 luglio) che hanno ottenuto il tutto esaurito durante l’esibizione dello scorso anno. Si parte il 7 giugno proprio con gli italiani Afterhours, che festeggiano, insieme agli Afghan Whigs, i venticinque anni di attività. Nello stesso mese saliranno sul palco gli Incubus (lunedì 25), la band americana capitanata da Brandon Boyd, i Cypress Hill (martedì 26), padrini dell’hip hop californiano, i Portishead (mercoledì 27), importantissimo gruppo dell’elettronica inglese che fa il suo ritorno in Italia dopo quattro anni di assenza. Lunedì 2 luglio, direttamente da Toronto, il dj più innovativo dell’elettronica, Deadmau5, prenderà possesso della consolle per far scatenare il pubblico, preparando il terreno per il giorno successivo a Snoop Dogg, uno dei rapper più amati del mondo che a Roma performerà nella sua unica data italiana, presentando il recente album Doggumentary. Aftershow del dj Cut

Lenny Kravitz (48 anni) ritorna in Italia con il suo Black And White Tour.

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Snoop Dogg (41 anni), nella sua unica data italiana, presenterà al festival i brani di Doggumentary, che può essere considerato un sequel del leggendario album d’esordio Doggystyle, capace di fruttare al rapper americano 5 dischi di platino.

Killer. Domenica 8 luglio, ad infuocare l’Ippodromo delle Capannelle ci penserà l’electro duo francese Justice, mentre due giorni dopo, martedì 10, i componenti originali dei leggendari The Doors, ovvero Ray Manzarek (tastierista) e Robby Krieger (chitarrista e autore della band) saliranno sul palco del Rock in Roma per eseguire, in un’occasione storica, i brani più im-

portanti del gruppo californiano capitanato dal compianto Jim Morrison. Giovedì 12 luglio sarà la volta dei Garbage, la famosa band americana che, dopo sette anni di silenzio, ritorna con un nuovo lavoro discografico dal titolo Not Your Kind Of People. Il 17 e il 18 del mese ad emozionare il festival provvederanno altri due grandi nomi del panorama rock mondiale: Lenny Kra-

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Il musicista e compositore bosniaco Goran Bregovic (62 anni) presenterà in esclusiva il nuovo disco Champagne for Gipsies.

Ben Harper (42 anni) torna al festival per il secondo anno consecutivo e si esibirà con Nneka, la cantante di origini nigeriane.

vitz con il suo Black And White Tour, e i Kasabian, che in Italia mietono successi in continuazione. Due performer d’eccezione saranno in concerto domenica 22 e lunedì 23: Goran Bregovic e Ben Harper. Concluderà il mese di luglio (giovedì 27), il live di oltre due ore dei Simple Minds, con cui la band scozzese di Jim Kerr riproporrà 5 successi per ciascuno dei primi 5 album della sua carriera. Giovedì 2 agosto, a chiudere la kermesse romana sarà il rock alternativo dei Placebo, la formazione inglese capace di vendere in quindici anni 11 milioni di dischi nel mondo. Quest’anno, tra le novità dell’evento, meritano una citazione speciale i tre palchi che ospiteranno i live: il “White Stage”, realizzato ad hoc per il concerto dei Radiohead; il “Black Stage”, sul quale si esibiranno la maggior parte degli artisti; l’“Orion Red Stage”, che verrà utilizzato soprattutto per i preshow e gli aftershow delle lunghe serate di musica. Con il patrocinio del

Campidoglio e la produzione dalla The Base S.r.l., il Postepay Rock in Roma è stato scelto da Poste Italiane come partner in quanto rappresenta, per l’elevato numero di partecipanti, il festival musicale di riferimento a livello nazionale, offrendo concerti di generi musicali e target di clienti differenti. Per i possessori di carta Postepay è previsto uno sconto su tutti gli acquisti effettuati presso i punti ristoro situati all’interno del Roma Rock Village. «Questo non è un festival cittadino, ma europeo, unico per durata e importanza degli artisti», ha commentato presentando lo show Sergio Giuliani, direttore artistico dell’evento insieme con Maxmiliano Bucci, che ha aggiunto: «Il programma mette insieme molti artisti headliner di altri grandi festival europei, ma i nostri prezzi sono i più bassi. Si va dai 15 euro dei Subsonica ai 55 dei Cure. Stiamo anche cercando di creare dei carnet per tre-quattro concerti».

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ForMUSICA magazine di Nolberto Bovosselli

Il concerto che vale doppio Due big internazionali, Al Jarreau ed Eumir Deodato, si esibiranno in un live all’Arena Civica di Milano. Uno show eccezionale (unica data europea) al ritmo di jazz, soul, R&B

Il prossimo il 2 luglio l’Arena Civica di Milano farà da cornice ad una suggestiva serata musicale, per l’unico appuntamento europeo con due raffinati interpreti: Al Jarreau ed Eumir Deodato, che daranno vita ad un imperdibile show. Il concerto nasce dalla recente collaborazione discografica tra questi due artisti di fama internazionale. Sul palco dell’Arena verranno alternate le più celebri hit dell’uno e dell’altro musicista, oltre ai brani del repertorio più attuale tratto dall’album The Crossing, che contiene il singolo Double Face, capace di scalare fino ai vertici le classifiche statunitensi ed europee. Il live, della durata di oltre due ore, permetterà al pubblico di conoscere meglio il progetto discografico che ha portato il vocalist americano a collaborare con il compositore brasiliano, fondendo sapientemente il meglio del jazz, del soul e dell’R&B mondiale. Nato a Milwaukee nel 1940, Al Jarreau fa le sue prime esperienze nel coro ecclesiastico della chiesa dove il padre era pastore; men-

Al Jarreau

Eumir Deodato 88 For Magazine


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tre è solo negli anni ’60, dopo aver fatto parte del trio capitanato da George Duke, che decide di intraprendere la carriera di cantante professionista. Trasferitosi a Los Angeles comincia a fare gavetta nei più rinomati locali della città, e poco dopo si esibisce anche a New York, dove partecipa a show televisivi nazionali. Inoltre Al fa da spalla musicale e da intermezzo alle performance di comici emergenti quali John Belushi e Bette Midler. Finalmente nel 1975, dopo una lunga serie di concerti al Bla Bla Cafe di Los Angeles, i talent scout della Warner Bros. Records si accorgono di Al e lo mettono sotto contratto. Il suo album di debutto We Got By si rivela un successo su tutto il continente americano, diffondendosi anche oltre l’Atlantico. Ma la svolta della sua carriera arriva nel 1977, quando pubblica Look to the Rainbow, il doppio album dal vivo, tratto dalla sua prima tournée mondiale di quello stesso anno, che gli frutta la vittoria del primo Grammy per la migliore performance jazz. Da questo momento in poi è un susseguirsi di trionfi, canzoni indimenticabili, premi e tour in giro per il mondo, spaziando da un genere musicale all’altro, sempre con risultati ottimi. Definito “la voce della versatilità” dal Chicago Tribune, Al Jarreau nel marzo 2001 viene

Di origini italo-portoghesi, Eumir Deodato (69 anni) ha iniziato la sua carriera come pianista di bossa nova a Rio. Trasferitosi a New York ha lavorato con il compositore Luiz Bonfá.

Al Jarreau (72 anni) è l’unico cantante ad aver vinto tre Grammy Award in tre diverse categorie: jazz, pop e R&B, grazie alla sua capacità di esplorare con la voce tutte le timbriche.

celebrato con una stella sulla “Hollywood Walk of Fame”, per essere “uno dei migliori cantanti della sua generazione”. A Milano si esibirà sulle note di Mornin’, We’re In This Love Together, L is for Lover, Boogie Down, Roof Garden e Your Song. Non da meno è la carriera musicale del poliedrico pianista, produttore, arrangiatore, compositore di colonne sonore di Rio de Janeiro Eumir Deodato. Con 17 dischi di platino vinti e ben 35 milioni di album venduti, l’artista brasiliano è universalmente riconosciuto come uno dei più abili e influenti “music maker” del panorama mondiale. Il suo nome resterà in eterno associato alla innovativa versione funk dell’opera classica di Richard Strauss Also Sprach Zarathustra (ovvero Così parlò Zarathustra), colonna sonora dell’epocale film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio. Interprete jazz in grado di padroneggiare anche pop, rock, R&B, Latina brasiliana, musica sinfonica o d’orchestra (numerose le sue collaborazioni con i più illustri complessi classici), Deodato ha prodotto nella sua lunga carriera circa 500 album per artisti diversissimi tra loro, da Frank Sinatra ad Aretha Franklin fino a Bjork. Oltre alla sua hit più celebre, il 2 luglio non mancherà naturalmente di eseguire pezzi altrettanto noti come Super Strut e Rhapsody. Ad accompagnare le due star ci sarà una band formata da Joe Turano (tastiere e sax), John Calderon (chitarra), Mark Simmons (batteria), Chris Walker (basso) e Larry Williams (piano); mentre per l’esecuzione del brano I Want You More saliranno sul palco anche due membri dei “Novecento”, il team che ha ideato e prodotto il progetto “The Crossing”: Lino Nicolosi (chitarra) e Dora Nicolosi (vocalist).

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For magazine ARTE di Demetrio Moreni

Andy Warhol, Newspaper Machine (New York Post), 1984.

Il linguaggio di un genio A venticinque anni dalla morte, Roma celebra l’estro “pop” di Andy Warhol, in una grande mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, incentrata sul rapporto dell’artista con i media e sulla forma grafica di alcune sue opere 90 For Magazine


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Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, Plug Pulled on Coma Mom, 1984-1985.

Il 2012 è l’anno del venticinquesimo anniversario della morte di Andy Warhol, il fantasioso artista padre del movimento americano della Pop Art, scomparso il 22 febbraio 1987, in seguito ad un intervento chirurgico. Oggi tutto il mondo ne ricorda la grande figura, una delle menti in assoluto più creative e originali in campo artistico. Anche Roma dedica al talento di Pittsburgh una serie di iniziative e celebrazioni, tra le quali la mostra Andy Warhol e i media, esposta fino al 9 settembre alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, e imperniata sul rapporto tra il celebre pittore e gli organi d’informazione. Per la prestigiosa occasione la Gnam ha fatto le cose in grande stile: infatti, la retrospettiva è stata organizzata grazie alle autorevoli collaborazioni con la National Gallery of Art of Washington, il Museum für Moderne Kunst, Frankfurt, il The Andy Warhol Museum, Pittsburgh; curatori dell’evento sono Molly Donovan, John J. Curley, Anthony E. Grudin, John G. Hanhardt, Calie Angell e Matt Wrbican.

La relazione tra Warhol e i mass media è già stata analizzata sotto varie forme nelle tante mostre a lui riservate, ma per la prima volta nella storia dell’arte si è cercato di riunire le opere incentrate sui simboli linguistici e non sulle sue famose icone. Da questo punto di vista, il titolo americano dell’esposizione, Andy Warhol: Headlines, rende l’idea in maniera più perentoria. Infatti, nel linguaggio della pubblicità il titolo di testa (o “headline”) è lo slogan che sintetizza il testo connettendolo con le immagini che compongono il fulcro del messaggio pubblicitario. In questa mostra capitolina è presentato un nucleo importante di opere, in cui le numerose notizie assumono un notevole valore artistico. Quello che al fondatore della Pop Art premeva sottolineare era che qualsiasi fatto, anche il più sconvolgente e drammatico, non diventa notizia autentica finché non viene tradotto in un titolo, il più possibile esplicativo, e perciò finché non prende una forma grafica. Per questo motivo il suo rapporto con i media si concentra su una produzione artistica meno

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Andy Warhol, A Boy for Meg, 1962.

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Andy Warhol, Hammer and Sickle (Falce e Martello), 1972, opera facente parte del riallestimento permanente della Gnam.

nota di altre, che ha stretti collegamenti con la poesia concettuale e visiva. In tal senso non verte sui ritratti di celebrità o sulle immagini pubblicitarie, ma si delinea mediante simboli linguistici pregni di significato. Un esempio su tutti è una sua emblematica opera, con cui è rappresentato in modo permanente alla Gnam, definita una “natura morta politica”, ovvero Hammer and Sickle del 1972, uno dei dipinti dove Warhol mette in evidenza il tema della falce e del martello, la cui fonte d’ispirazione è stata l’Italia. In questa esposizione, tra i quadri in vetrina, spiccano Newspaper Machine (New York Post), del 1984, Plug Pulled on Coma Mom, 1984-1985, realizzato in cooperazione con Jean-Michel Basquiat, e l’ironico A Boy for Meg (1962), in cui in una finta prima pagina di un quotidiano si fa riferimento a personaggi illustri come Frank Sinatra e i membri della famiglia reale inglese, anticipando quella sorta di ossessione dell’artista statunitense per le future serigrafie, da Marilyn ai barattoli della Campbell Soup, da Elvis al logo del

dollaro, divenuti nel corso del tempo simboli dell’arte e della cultura a stelle e strisce. È proprio negli anni Sessanta, infatti, che la visionaria produzione artistica di Warhol dà vita al filone della Pop Art, rivolgendo la propria attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei consumi, per un’arte di massa prodotta in serie, in cui immagini e parole divengono simboli da offrire alla comprensione del maggior numero possibile di persone. Attingendo i propri soggetti dall’universo del quotidiano, in particolar modo della società americana, e fondando il proprio successo sul fatto che tali soggetti sono assolutamente noti e riconoscibili a chiunque, Andy Warhol ha rimosso con un colpo solo l’intellettualismo dell’Espressionismo Astratto, imprimendo la sua orma indelebile su un’epoca intera. E lasciando in eredità un patrimonio artistico-formativo inestimabile, che ancora oggi riempie i musei di tutto il mondo e viene veicolato continuamente in numerosissimi prodotti dell’industria culturale attuale.

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ForDIVI magazine & DIVE di Silvestro Bellobono Vittorio Gassman in una foto del 1950: l’attore era da poco reduce dal suo primo grande successo cinematografico, Riso amaro (1949), di Giuseppe De Santis.

Scatti d’attore

Grazie alle fotografie di Manlio Villoresi, figlio del grande Aristide, il cinema italiano, dall’apice del Ventennio al boom della Dolce Vita, si rinnova nei ritratti delle stelle di allora: Anna Magnani, Raf Vallone, Alberto Lupo, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni 94 For Magazine


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Anna Magnani in uno scatto del 1945, anno in cui girò il celebre Roma città aperta.

Franca Faldini fu per 15 anni la compagna di Totò con il quale recitò in diversi film.

Non solo il cinema e le sue pellicole di celluloide possono rendere immortale un grande attore dopo la sua dipartita terrena. Ma anche le fotografie, impresse su un bianco e nero d’epoca, hanno lo stesso potere, talvolta anche più suggestivo della fantasmagoria cinematografica. Specie se l’occhio dietro l’obiettivo della macchina fotografica è quello di un talento innato che, più di tutti, sa valorizzare volti, espressioni e corpi che inquadra. La mostra Ritratti di attori italiani del XX secolo. Fotografie di Manlio Villoresi dal 1930 al 1960 racchiude e condensa tali concetti in un unico risultato artistico. Ospitata presso il Museo di Roma, dal 26 giugno fino al 14 ottobre, la rassegna fotografica, come esplicitato già dal

suo titolo, è dedicata alle celebrità del cinema nazionale del Novecento, osservate dallo sguardo attento di Manlio Villoresi. Le istantanee, prevalentemente in bianco e nero, sono state scelte dal fondo conservato presso l’Archivio Fotografico del Museo di Roma e costituito da oltre 600 negativi su lastra di vetro. Vengono proposte in mostra circa ottanta raffigurazioni di attori e attrici italiane, i maggiori interpreti di un periodo artistico che va dal cosiddetto filone dei “telefoni bianchi”, simbolo del benessere sociale nell’età del Fascismo, agli anni del boom economico e delle straordinarie pellicole di Federico Fellini. Le immagini selezionate sono di notevole qualità espressiva, ritrag-

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Isa Barzizza, ovvero la signora del vagone letto nella famosa gag di Totò a colori, film del 1952, diretto da Steno, in assoluto il primo lungometraggio italiano a colori.

gono principalmente mezzi busti e figure intere, in vestiti d’annata e in costumi di scena, e utilizzano come supporti fisici stampe recenti, vintage e negativi su lastra in vetro. Tra i volti noti esposti emergono le icone di Emma Gramatica, Massimo Girotti, Anna Magnani, Raf Vallone, Franca Faldini, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Alberto Lupo, ripresi in vari istanti delle loro carriere, alcuni agli esordi, altri nei momenti di massima ascesa. Manlio Villoresi inizia la sua attività a Città di Castello, nello studio fotografico del padre Aristide, che, sin dal

1887, si era affermato localmente come il più frequentato e prestigioso, almeno fino alla Grande Guerra. Le fotografie del fiorentino Aristide Villoresi costituiscono documenti imprescindibili per comprendere il tessuto sociale di quell’epoca, mostrando un considerevole dinamismo commerciale, a tal punto che un giornale locale nel 1900 arrivò a definire il suo gabinetto fotografico “tale da paragonarsi ai più cospicui dei centri più importanti d’Italia”. Dopo la Prima Guerra mondiale l’opera di Aristide fu portata avanti dai figli, Tito Vezio, che poi divenne imprenditore edile, e soprattutto

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Un giovanissimo Marcello Mastroianni, immortalato in questa foto del 1950 circa.

Doris Duranti, passata alla storia come la “diva del regime”.

Manlio, che assunse inizialmente le redini dello studio paterno. Infatti, dei due fratelli, era senz’altro lui il più talentuoso e preparato per proseguire l’attività familiare. Nell’agosto del 1922 espose fotografie insieme al padre in una sezione della “Mostra Retrospettiva del Ferro Battuto”: si tratta della sua prima vetrina fotografica. Successivamente, nel 1927, Manlio si trasferì nella Capitale, dove da tempo coltivava relazioni con personaggi molto influenti. Nel volgere di pochi anni si

affermò come uno dei fotografi più raffinati della “Roma bene”, aprendo il suo studio in via Veneto, dove allestì anche una sala per i ricevimenti, intessendo rapporti con le donne della casa reale e con la borghesia romana, e divenendo fotografo di moda. Nel suo atelier sono transitati inoltre musicisti, sportivi, personaggi dell’alta società e, soprattutto, attori cinematografici legati agli studi di Cinecittà. A cui questa mostra vuole appunto rendere omaggio.

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For magazine SCATTI di Bruno Oliviero

È nata in Russia, ma da due anni vive a Roma: è alta 1,75 cm, ha forme praticamente perfette, nel suo paese lavorava come fotomodella ed era molto richiesta per le sfilate di moda. Anche in Italia continua a mietere successi professionali lavorando tanto. Della Capitale le piacciono particolarmente la storia e la cultura, mentre dell’uomo italiano dice che è un po’ “pazzerello”. Di se stessa ama soprattutto gli occhi e le gambe. Ha tanti sogni e spera che pian piano si possano realizzare tutti. Adora viaggiare e pianificare sempre nuovi progetti. Sicuramente la bella Irina farà molta strada! 98 For Magazine


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Irina Naumov 99 For Magazine


ForInmagazine mostra di Nolberto Bovosselli

Uno sguardo

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su Haiti Quello del fotografo Stefano Guindani che, attraverso l’esposizione a Palazzo Isimbardi di Milano, ha promosso, insieme alla Fondazione Francesca Rava, un’iniziativa benefica per aiutare i bambini dell’isola caraibica, duramente provata dal terremoto del 2010

Palazzo Isimbardi, in collaborazione con la Provincia di Milano e la Fondazione Francesca Rava – N.P.H. Italia Onlus, ha presentato la mostra fotografica Haiti through the eye of Stefano Guindani, in grado di offrire uno spaccato concreto, e drammaticamente reale, delle attuali condizioni del paese caraibico, a due anni dal devastante terremoto del gennaio 2010, che ha causato 250 mila vittime e 300 mila feriti. Come mostrano queste significative immagini, l’isola vive in uno stato di emergenza quotidiana, la gran parte dei bambini locali abitano e dormono per strada, senza cibo, senza vestiti, senza diritti, ma nonostante tutto con la speranza di un futuro migliore. Stefano Guindani è un fotografo lombardo che, oltre ai servizi per le case di moda e per le aziende, negli ultimi anni si è dedicato ai reportage editoriali, inizialmente in Cina, poi ad Haiti, dove, ancor prima del disastro sismico, era entrato in contatto con la Fondazione Francesca Rava, che da anni si prodiga per aiutare la popolazione haitiana. Infatti, le istantanee in rassegna sono state realizzate prima, durante e dopo il terremoto, inoltre le più recenti hanno come location la zona delle cascate, dove i cittadini haitiani si riuniscono ogni luglio per il rituale cattolico e vudù denominato Saut d’Eau. Qui si ritrovano ogni estate migliaia di pellegrini provenienti da ogni angolo della nazione, poiché si ritiene che in quest’area sia apparso 150 anni fa lo spirito della Vergine Maria, per il rito della balneazione e della purificazione; i seguaci vudù, invece, sperano 101 For Magazine


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Ogni estate, precisamente nel mese di luglio, migliaia di pellegrini provenienti da tutta Haiti si riversano nella zona delle cascate per celebrare Saut d’Eau, un rituale allo stesso tempo cattolico e vudù. Gli haitiani di fede cristiana credono che lo spirito della Vergine Maria sia apparso 150 anni fa proprio su queste cascate: perciò ogni anno compiono il rito della balneazione e della purificazione sotto i 100 metri di altezza. I seguaci vudù sperano che Erzulie Dantor, lo spirito dell’acqua e dell’amore, si impossessi del loro corpo, per allontanarlo, almeno per un attimo, dai dolori quotidiani.

che Erzulie Dantor, lo spirito dell’acqua, della maternità e dell’amore, si manifesti e si impossessi del loro corpo, portando, anche solo per un breve momento, sollievo e dimenticanza dalle difficoltà e dalle sofferenze giornaliere. Le fotografie scattate sul posto da Guindani, esposte in questa mostra e selezionate in una raccolta che è diventata anche un libro edito da Electa, sono al centro di un’iniziativa di solidarietà molto importante. Infatti, il ricavato della vendita del volume è devoluto alla Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus, che rappresenta un’organizzazione umanitaria internazionale presente in nove paesi dell’America Latina, e da 25 anni operativa ad Haiti sotto la guida del medico Padre Rick Frechette. Numerosi i progetti per l’infanzia portati a compimento nel campo sanitario (4 ospedali, 2 centri per i bambini disabili), educativo (28 scuole di strada, il centro di formazione professionale per giovani Francisville), sociale (3 orfanotrofi per l’accoglienza ai bambini soli e bisognosi), alimentare (con programmi per la distribuzione di cibo). Inoltre, le foto di 102 For Magazine


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Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus. Per donare: - c/c Banca Mediolanum SpA, IBAN IT 39 G 03062 34210 000000760000 BIC: MEDBITMM - UNICREDIT: IBAN IT 74 V 02008 01613 000100874100 - c/c postale: 17775230 - carta di credito su www.nph-italia.org o allo 02/54122917

Guindani sono state messe a disposizione anche per raccogliere fondi a favore dell’Ospedale N.P.H. Saint Damien, unico presidio pediatrico gratuito sull’isola, in particolar modo per i reparti di Maternità e Neonatologia, che forniscono assistenza e cure a oltre 5.000 neonati e alle loro mamme ogni anno, in un paese in cui il tasso di mortalità materno e neonatale è tra i più alti al mondo. Una mostra fotografica di contenuto umano così elevato è stata anche un’occasione per invitare a visitarla i giovani delle scuole secondarie della provincia milanese, che con i loro occhi hanno potuto prendere coscienza delle difficili condizioni di vita in cui tanti loro coetanei sono costretti a vivere, cogliendo tuttavia l’opportunità di scoprire una cultura poco nota, suggestiva e per molti aspetti affascinante. 103 For Magazine


For magazine DEL BENESSERE L’ANGOLO di Elda Bertoli

MEDICINA RIGENERATIVA: LE NUOVE TECNICHE Oggi è possibile ringiovanire collo, décolleté e mani con poche sedute e grazie a pratiche infiltrative, che creano nel derma una nuova rete vascolare, ripristinando e migliorando i tessuti danneggiati

La chirurgia plastica e la medicina estetica moderna si rivolgono soprattutto all’abbellimento e al ringiovanimento del viso e del corpo, anche se ancora si parla poco di tecniche sempre più avanzate per migliorare alcune parti di noi donne, che sono a tutti gli effetti vere armi di seduzione. Pensiamo soprattutto al collo, al décolleté e alle mani, che invecchiano tanto quanto volto e corpo e che sono ancora un po’ trascurate. Un collo da cigno come quello dell’indimenticabile Audrey Hepburn è un dono di natura che però possono ottenere anche quelle donne che hanno sempre più voglia di specchiarsi e di vedersi belle e attraenti. Che siano dovute a componenti genetiche, a posture scorrette o all’età, le rughe del collo, o “collane di Venere”, sono difficili da cancellare, come anche le pieghe che si formano sul décolleté, una delle parti più delicate del nostro corpo, troppo spesso provocate dalle eccessive esposizioni al sole. I primi step per rimediare a questi inestetismi si rifanno ai peeling a base di acido glicolico, acetico, piruvico, che

svolgono una spiccata azione esfoliante a livello epidermico, stimolando il rinnovamento cellulare e la produzione di collagene. Una seconda fase può essere poi rappresentata dalle maschere antiossidanti ad elevata concentrazione di acido lipoico, unito a vitamine C ed E, ceramidi, collagene nativo e acido jaluronico. Efficaci per ristrutturare collo e décolleté contrassegnati da macchie e discromie, sono poi le micro-iniezioni di sostanze bio-rivitalizzanti o di acido jaluronico puro, che richiama acqua nel derma superficiale, creando nuove riserve e ristabilendo l’equilibrio idrico compromesso dal tempo. Ma è soprattutto la nuova medicina rigenerativa a migliorare notevolmente queste parti delicate. Ad illustrarcela è il dottor Roberto Scalco, professionista romano da oltre dieci anni in chirurgia plastica ricostruttiva presso la Scuola di specializzazione del Policlinico Gemelli, presidente dell’Associazione Medica di Chirurgia Estetica Avanzata e, da pochissimo tempo, membro della neonata Associazione di Medicina Rigenerativa. 104 For Magazine

Ringiovanire collo, décolleté e mani è possibile, anche in poche sedute, grazie alle tecniche infiltrative della medicina rigenerativa, racconta il dottor Scalco. Si inietta in queste parti, ma anche nel viso, un mix di sostanze formate da fattori rigenerativi appunto, che hanno la facoltà di creare nel derma una nuova rete vascolare, nuovi vasi sanguigni, con effetti benefici su pelli avvizzite, invecchiate e macchiate dal sole. Non si tratta più di sostanze biostimolanti come le vitamine o altro, ma veri e propri fattori di crescita in grado di ripristinare e migliorare i tessuti danneggiati. Tali fattori, al momento del rilascio, riattivano le cellule del corpo, creano nuovi capillari e aumentano il tasso di sopravvivenza delle cellule dei tessuti. Le sedute non sono molte, un ciclo ogni mese per tre mesi, e un richiamo dopo sei mesi. L’effetto globale sarà splendido: si otterrà un netto miglioramento delle parti trattate con una nuova tonicità ed elasticità dei tessuti. Giovinezza e bellezza saranno ritrovate.


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IN FORMA con Jill Cooper

SE CI CREDI PUOI FARCELA! “Più grande è l’ostacolo, maggiore è la soddisfazione nel superarlo”, diceva Molière. Proprio per questo bisogna prendersi cura di se stessi e del proprio corpo anche quando le difficoltà sembrano insormontabili Il mio primo consiglio è di cominciare subito! Non aspettare lunedì prossimo per iniziare a fare qualcosa per il tuo benessere. L’azione è il primo passo verso il raggiungimento dell’obiettivo che ti sei posto, ma forse hai l’impressione di non poterlo fare: è come se una forza invisibile ti impedisse di farlo. Questa forza invisibile è costituita dalle tue vecchie abitudini che rendono difficile e innaturale ogni passo verso un cambiamento. È questa stessa forza a causare una ricaduta dopo che sei dimagrito o che hai migliorato una parte della tua vita, ed è il motivo preciso per cui è così importante mettere per iscritto e pronunciare ad alta voce le tue nuove convinzioni. Sono certa che solo attraverso la conoscenza del tuo avversario potrai tener d’occhio i suoi attacchi subdoli. Questo non significa necessariamente che vincerai tutte le battaglie, ma sicuramente potrà aiutarti a tenere la situazione sotto controllo a lungo termine. Ricorda: a parte i casi estremi, praticamente nessuno può costringerti a mangiare troppo o a non fare attività fisica. Questa scelta è tua e solo tua. Sei tu ad avere il controllo anche se qualche volta ti sembrerà il contrario. Puoi dare la colpa all’apatia, alla pigrizia o alla mancanza di tempo, ma sono convinta che sia solo un meccanismo di resistenza legato alla paura del cambiamento o alla scarsa autostima. Per renderti consapevole di questo meccanismo autodistruttivo, pensa a quante diete hai provato senza concluderle, o hai concluso solo per tornare nel giro di poco tempo allo stesso peso che avevi prima di iniziare. A quante palestre ti sei iscritto, per poi non andarci mai perché continuavano a saltare fuori problemi e imprevisti? Puoi trovare innumerevoli scuse ma, fidati, le ho già sentite tutte, e sono comunque sicura che a fare resistenza contro il raggiungimento del tuo benessere siano la tua scarsa autostima e il tuo senso critico. Le persone cambiano davvero. L’ho visto succedere e puoi cominciare subito anche tu, con il mio nuovo libro e programma: Anti Anta, in libreria e online con un dvd di 120 minuti incluso. Non sto dicendo che sentirti meglio con te stesso sia facile e, anzi, molte volte sembra la cosa più difficile del mondo, ma è possibile. Come personal trainer ho aiutato le persone a riprendere potere sul proprio corpo e sulla propria vita. Ne sono stata testimone in prima fila, da vicino, e si tratta di un processo entusiasmante. So che puoi sentirti meglio con te stesso se decidi di farlo, da oggi in poi. Farò tutto quello che è in mio potere per aiutarti, ma alla fine la scelta di agire spetta a te. Io posso condurti all’acqua, ma sei tu che devi decidere di bere. Ci saranno giorni in cui ti sembrerà

che il mondo ti si rivolti contro e tu mangerai tutto quello che troverai in frigorifero e rifiuterai completamente di fare attività fisica. Questo va bene e, molto sinceramente, c’è da aspettarsi che accada, ma non lasciare che diventi una scusa per rinunciare. Nella vita non esiste nulla di assoluto, perché essa è un progresso continuo. Non consentire a una giornata negativa di farti sentire male con te stesso per sempre. Il momento successivo puoi subito scegliere di ricominciare a progredire. I meccanismi di resistenza sono fatti apposta per rallentare i tuoi progressi, o addirittura bloccarli, se ci riescono. Un modo rapido per mettere alla prova il tuo livello di resistenza è scrivere e ripetere qualcuna delle nuove convinzioni che hai formulato sulla nuova persona che hai deciso di essere d’ora in poi. Più una definizione ti mette a disagio, più è probabile che si scontri con un muro invisibile di resistenza. Ci vogliono tempo ed energia per spingere un essere umano a uscire dalla sua zona di comfort, indipendentemente da quanto sia in realtà confortevole. Se senti lo stomaco che ti si annoda tutte le volte che affronti l’impegno di migliorarti facendo attività fisica e mangiando correttamente, oppure trovi centinaia di scuse o contrattempi per non fare quello che dovresti significa che hai raggiunto il limite della tua zona di comfort, il punto in cui inizia la tua resistenza. In altri momenti, magari, hai provato a spezzare questa resistenza con la tua forza di volontà. Questa volta la spezzerai ridefinendo le tue convinzioni su te stesso e passando all’azione, con il mio allenamento e questo manuale. Se ciò ti farà sentire a disagio, rilassati e respira. Ci sono io qui con te, non dimenticarlo. In questo momento ci siamo solo tu, i tuoi pensieri ed io. So quanto sia difficile avere rispetto per se stessi e crescere. So anche quanto possa urlarti forte nella testa la tua insicurezza e quanto possa apparirti insormontabile quella forza invisibile. Tutti noi combattiamo contro una qualche forma di insicurezza. Non sei solo, e non sei l’eccezione alla regola. Ti può sembrare che alcune persone abbiano tutto sotto controllo, ma in realtà sono solo più abili a nascondere la propria ansia. Buon allenamento da Jill Cooper

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UOMO DEL MESE di Ivan Rota

Mario Biondi Lo stile di Carlo Pignatelli conquista il sound caldo, sensuale e profondo di Mario Biondi, il jazz crooner più celebre d’Italia in tournée con Jazz Set – The Italian Jazz Players, uno show che ricrea la magica atmosfera degli storici club. Sono stati disegnati abiti che si legano alle atmosfere sofisticate e ai ritmi inebrianti del musicista siciliano. “Mario Biondi ha scelto di indossare gli outfit dello stilista che nascondono la firma inconfondibile della maison”: così recita pomposamente il comunicato stampa. Non esageriamo. In ogni caso, ci piace vedere abiti damascati o luccicanti su un omone tanto rude e dalla voce calda. Molto sexy. 106 For Magazine


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DONNA DEL MESE

Marta Marzotto Spesso criticata, ma il più delle volte amata: da mondina a regina della mondanità, e non solo. Marta Marzotto si occupa di molte operazioni benefiche e recentemente ha anche provveduto al restauro di alcune opere d’arte. Con il figlio Matteo si impegna nella difficile lotta alla fibrosi cistica. Giudicata anche per i suoi look etnici, kaftani in primis, lei se ne frega e procede sulla sua strada. Eccola qui in versione “soft” sia per quanto riguarda l’abbigliamento, sia per l’acconciatura: leggero velluto nero e alcuni colpi di colore azzeccati. Sempre disponibile e simpatica con tutti, a noi piace così. Se non ci fosse stata avremmo dovuto inventarla! 107 For Magazine


For magazine AUTO di Demetrio Moreni

La supersportiva

Brivido

«Non definirei Brivido una dream car – ha detto il designer Giorgetto Giugiaro –. No irraggiungibile. Da sempre il mio intento è progettare oggetti che possano facilme 108 For Magazine


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del futuro Giugiaro presenta la Brivido, una gran turismo a quattro posti con prestazioni interessanti (raggiunge i 275 km/h), apertura delle porte ad ali di gabbiano e particolare attenzione all’ambiente e al comfort dei passeggeri

on è un oggetto destinato a rimanere un sogno ente venire immessi sul mercato».

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L’ultimo Salone Internazionale dell’Automobile di Ginevra ha svelato finalmente il mistero che per diverso tempo ha avvolto la nuova concept car di Italdesign Giugiaro. Ed è stato un successo quando, sotto i flash dei fotografi e gli occhi curiosi di centinaia di persone, è stata presentata in anteprima mondiale la Brivido, un prototipo di supersportiva a propulsione ibrida da quattro posti, sviluppato su meccanica del Gruppo Volkswagen, capace di raggiungere i 100km/h in 5,8 sec. e una velocità massima di 275 km/h. Il tutto senza dover rinunciare al comfort e alla grande abitabilità interna, frutto di una ricerca tecnologica continua finalizzata a far vivere gli spazi di una vettura sportiva come se fossero quelli di una berlina tradizionale. Tale concetto si riassume bene nell’origine del nome con cui è stato battezzato questo modello: come ha dichiarato Fabrizio Giugiaro, Vicepresidente e Direttore Stile Italdesign, «il nome nasce dall’istintività, appena abbiamo portato il modello la sensazione è stata forte, da brivido, e brivido suona un po’ anche ibrido…questa è un brivido con trazione ibrida». L’automobile è stata disegnata, ingegnerizzata e realizzata negli stabilimenti Italdesign Giugiaro di Moncalieri, dove ha sede lo studio di progettazione avviato, sin dal 1968, da Giorgetto Giugiaro con una formula unica per l’industria automobilistica: un’azienda concepita come società di servizi indipendente e capace di fornire creatività, ingegneria, costruzione di prototipi di pre-serie. Dal 2010 è parte del Gruppo Volkswagen, di cui si pensa che la Brivido possa rappresentare una futura sportiva della casa tedesca. Gli esterni di questa gran turismo sono realizzati in alluminio, fibra di carbonio e vetro. Le linee sinuose e aerodinamiche della carrozzeria, verniciata in rosso perlato xiralico, sottolineano il carattere sportivo e al contempo elegante. Parabrezza, tetto, lunotto posteriore e ampie finestrature delle portiere formano una cupola cristallina, che consente alla luce naturale di irradiare l’abitacolo, esaltandone il design ricercato, le finiture di pregio e i dispositivi ad altissima tecnologia. Lateralmente spicca l’unica grande portiera ad ala di gabbiano


For magazine Lo specchio di coda, in fibra di carbonio, ospita i due fregi diagonali divergenti dal centro verso l’esterno, che svoltano sulla fiancata e ospitano le luci posteriori, gli stop, gli indicatori di direzione e i retronebbia.

Nel fianco della Brivido gli specchietti retrovisori laterali sono sostituiti da un sistema elettronico composto da due telecamere che emergono dalla carrozzeria e proiettano le immagini sui monitor del volante. Suggestiva l’apertura delle portiere ad ali di gabbiano.

Brivido 110 For Magazine


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La plancia sul lato passeggero ospita il sistema di integrazione per iPad, che permette di controllare le applicazioni media, quelle di navigazione e l’accesso a contenuti on-line. Inoltre, il tablet si può inserire nel cruscotto con un meccanismo automatico oppure rimanere esposto come tastiera virtuale.

Il fregio in alluminio satinato posto sul cofano non è un semplice capriccio estetico. Serve per ovviare al problema dei punti duri e si solleva in caso di urto con un pedone per ammortizzare l’impatto; al di sotto della “V” è installato il motore.

che mette in risalto l’utilizzo del cristallo come elemento architettonico e permette a tutti i passeggeri di accedere all’abitacolo contemporaneamente. Grazie alla tecnologia Led i dispositivi di illuminazione anteriori diventano elemento estetico peculiare: i gruppi ottici partono dal cofano anteriore, accarezzano la carrozzeria e terminano a metà della fiancata, all’altezza delle portiere laterali svolgendo la funzione di luci di posizione e indicatore di direzione. Frontalmente colpisce il muso aggressivo e ipertecnologico, basato su un’unica mascherina, realizzata in fibra di carbonio, che occupa l’intera larghezza della vettura e consente un ampio flusso d’aria per il raffreddamento del motore. Su di essa trovano spazio anche il sistema Drl, i fari di profondità e i fendinebbia. Anche il posteriore è piuttosto muscoloso, decorato da una fascia che riporta la denominazione del modello e dove si staglia la “G” di Giugiaro. Tecnologia, abitabilità, ergonomia, comfort e lusso sono le parole chiave che caratterizzano gli interni della Brivido, che si presenta come un vero e proprio “open space”: un unico ambiente che racchiude i posti anteriori, quelli posteriori e il vano bagagli in una soluzione continua, grazie anche all’utilizzo del Titan-Tex, una fibra di titanio estremamente resistente e leggera. I passeggeri posteriori, in particolar modo, possono accede-

re ai relativi posti senza dover chinare la testa o abbattere gli schienali, ma entrando agevolmente e naturalmente. Il cruscotto ha una struttura simmetrica per guidatore e passeggero. Le informazioni principali sono riportate su due monitor Lcd incastonati all’interno di due cupolotti: uno posto dietro al volante e uno al di sopra del docking per iPad. Il passeggero può in questo modo accedere agli stessi dati del guidatore oppure gestire le opzioni per l’intrattenimento a bordo. In linea con i trend più attuali, la nuova Giugiaro non rinuncia alla sobrietà. Per arredare l’abitacolo si è utilizzato un metodo di cucitura inedito nel mondo auto motive: il raw cut. Le pelli, realizzate appositamente per questo prototipo, sono state tinte in due colori a contrasto, chiaro per il lato “fiore” e scuro per il lato “carne”; in fase di cucitura le pelli sono state accoppiate e tagliate al vivo per mettere in risalto lo spessore che solitamente viene ripiegato e quindi nascosto. In questo modo il contrasto cromatico chiaro/scuro crea una linea grafica che enfatizza le forme. Sotto l’ampio cofano, in cui dà mostra di sé l’intarsio a “V” in alluminio satinato che contrasta cromaticamente con il rosso della vernice, si nasconde un motore V6 da 3.0 litri, di provenienza Volkswagen, abbinato a un motore elettrico, per una potenza complessiva di 300 Cv e una coppia massima di 600 Nm. Ovviamente basse, per una supercar, le emissioni di Co2, pari a 154 g/km. Davvero molto innovativo è l’interfaccia uomo-macchina. L’Electronics Research Lab (ERL) della Volkswagen, che si trova nel cuore della Silicon Valley, in California, ha collaborato con Italdesign Giugiaro per sviluppare display ed elettronica interattivi, come l’esclusivo sistema docking collocato nella plancia e i comandi per la climatizzazione posti su un touch screen.

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PROTAGONISTI di Tommaso Gandino

LA STRADA VERSO IL SUCCESSO Nancy Squitieri è una giovane conduttrice televisiva, ama molto

il suo lavoro

ma un po’ meno alcune logiche del mondo dello spettacolo: ci racconta perché Lei è una persona allegra. Che cosa le toglie il sorriso? «In questo periodo alcune preoccupazioni legate al lavoro mi rendono meno sorridente e più cupa del solito». Chi le ha suggerito di tentare l’ingresso nel mondo dello spettacolo? «Nessuno, anche perché suggerire un lavoro del genere oggi, è una pura follia. In realtà vivo su un palcoscenico da quando avevo cinque anni, quindi ho solo deviato un po’ il percorso dalla musica classica alla leggera e alla televisione, ma è stato inizialmente del tutto casuale, poi fortemente voluto e supportato da studio e sacrifici». La sua grande passione è stata la musica... «Grande passione ma anche la mia più forte caratteristica. La musica ti plasma e ti forma il carattere e la personalità». La strada della Tv le piace? «Amo il lavoro in tv, la strada per arrivarci molto meno perché, da persona estremamente razionale quale sono, mi scontro

quotidianamente con delle logiche assurde e a volte poco condivisibili». Una trasmissione che vorrebbe fare e che non le fanno fare… «Vorrei semplicemente raccontare la musica, il mio mondo. Niente di più». La via verso il successo è lunga e il rischio di bruciarsi durante la corsa è sempre in agguato… «Sì, infatti ho più paura di non riuscire a fare quello che realmente desidero, mentre sul bruciarmi non saprei, conoscendomi rischio piuttosto di stancarmi presto perché non vedo la meta». A differenza di altre sue colleghe, lei sembra molto serena, quasi distaccata e, soprattutto, ha una concezione molto artigianale del suo lavoro? «Sulla visione artigianale mi ritrovo perfettamente perché ho un’idea di costruzione precisa di quello che faccio. Per il resto, riconosco di essere una persona piuttosto inquieta, ma provo a gestire la mia vita con equilibrio e coerenza». Le decisioni le prende col cuore o col cervello? «Difficile rispondere. Cerco di seguire la mia natura. So esattamente cosa voglio ma spesso so soprattutto quello che non voglio. E mi regolo di conseguenza. Non tutto dipende da noi però…».

IO VESTO LE STAR

Paolo Marcati, storico costumista Rai, ci svela i segreti degli abiti

indossati dai personaggi della Tv. E rivela che scriverà un libro dedicato a Mara Venier

Quand’è che la moda diventa parte della sua vita? «La mia passione per il costume nasce molto presto, essendo stato negli anni ’70 un cabarettista e trasformista. Ho iniziato realizzando i miei costumi, con i quali mi esibivo con discreto successo nei vari locali e teatri delle grandi città: di notte cucivo costumi per me e per altri artisti. Dopo gli studi ho convinto mio padre, anche lui uomo inserito nella vita mondana, a finanziare la mia passione aprendo la Sartoria artistica teatrale di Torino». Da apprezzato costumista di casa Rai lei ama sperimentare? «Io ho iniziato come fornitore per la Rai con la mia sartoria a Torino, realizzando costumi per grandi produzioni, da La Tv delle Ragazze a I Promessi Sposi del Trio, lavorando con registi come Enzo Trapani e la prima edizione del Bagaglino». Qual è stata la vera scintilla della sua carriera? «La mia grande soddisfazione professionale è arrivata negli anni

’90 con Mara Venier, con la quale ho iniziato a inventare uno stile di successo: i famosi tre pezzi bianchi della Venier giacca, pantalone, gilet, copiati da chiunque all’epoca, ma solo lei sapeva portare così bene». Vestire l’uomo dà altrettanta soddisfazione che vestire la donna? «Ho iniziato vestendo Toto Cutugno e mi sono occupato di Pippo Baudo fino al suo ultimo show sui 150 anni d’Italia. L’uomo sembra più facile, ma non lo è». Qual è stata la più grande emozione legata al suo lavoro? «Le emozioni più forti le ho avute girando il mondo in occasione delle grandi interviste della Venier per Domenica In. Ho incontrato artisti straordinari. Quando avrò tempo scriverò un libro al quale ho già dato un titolo: In viaggio con la Signora della Domenica».

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(Nella Foto Paolo Marcati con Elio)


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milano

people & stars & event

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Foreventi magazine

MARE E BENIFECENZA Un’importante iniziativa di beneficenza si è svolta di recente a Santa Margherita, in Liguria, in occasione del 50esimo anniversario del M/y Dionea, uno dei gioielli della cantieristica navale italiana. Il Comandante Giovanni Schiaffino e il suo equipaggio hanno accolto a bordo del super yacht, attraccato al porto della cittadina ligure, prestigiosi ospiti e vip, per una serata di spettacolo ma con finalità benefiche: raccogliere fondi per le popolazioni di Brugnato, il paese in provincia di La Spezia colpito dall’alluvione dell’ottobre scorso. Presenti il sindaco di Brugnato e altre autorità del comune sulla riviera. Numerosi i personaggi, noti e meno noti, e gli sponsor accorsi per contribuire alle donazioni e all’asta benefica. Successivamente si è tenuto un party di mezzanotte al Covo di Nord Est di Santa Margherita, con ingresso omaggio per tutti i partecipanti della serata. Il super yacht italiano M/Y Dionea.

IL VALORE DELLA FAMIGLIA NELL’ARTE Fino al 1° luglio, la Galleria Gruppo Credito Valtellinese – Refettorio delle Stelline di Milano – ospiterà la mostra di pittura La Vita Condivisa. I gesti della famiglia nelle immagini dell’arte, che è frutto originale del lavoro del Crea dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’itinerario artistico focalizza la sua attenzione sulla famiglia come primo ambito essenziale di accoglienza e di relazione, recuperando i gesti messi in evidenza dalle opere della tradizione artistica occidentale. A questa prima linea guida si aggiunge quella che coglie il riflesso della famiglia nel contesto delle attività sociali, sorte nel territorio lombardo. L’obiettivo è quello di guidare il visitatore alla comprensione che la famiglia non è solo un’istituzione condizionata e soggetta al contesto storico sociale, quanto una risposta all’esigenza profonda dell’uomo di condivisione quotidiana della vita.

MILANO CELEBRA IL BRAMANTINO

Madonna col Bambino

La mostra di pittura sul Bramantino, accompagnata da conferenze e seminari, avrà luogo fino al 25 settembre al Castello Sforzesco. Con questa esposizione il Comune di Milano realizza, con assoluta autonomia di mezzi e di gestione, un evento che valorizza lo straordinario patrimonio milanese di opere lasciateci da un autore su cui si sta concentrando l’attenzione della storiografia critica internazionale: dipinti su tavola e su tela, arazzi tratti da suoi cartoni, disegni, affreschi e l’unica architettura da lui realizzata, la Cappella Trivulzio, che costituisce una sorta di monumentale ingresso alla chiesa di San Nazaro in Brolo. L’esposizione, allestita dallo studio di Michele De Lucchi, con l’immagine coordinata di Francesco Dondina, intende mostrare in ordine cronologico le opere del Bramantino presenti in città, disperse tra sedi differenti e riunite ora in un unico percorso.

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Noli Me Tangere


For magazine Pittura & Teatro POP RICCI La vera potenzialità estetica dell’arte è quella di trovare nella bellezza la contemporaneità. Che essa sia interiore, come nel caso preraffaellita, o “alla moda”, come nel caravaggismo sacro (in cui i santi delle Scritture vestono abiti del Seicento), l’importante è la fedeltà alla propria epoca. Antonio Ricci, nelle sue mostre di pittura dove spiccano i suoi quadri in stile Pop Art, riesce perfettamente a cogliere il crepuscolo degli idoli (Dio, gli eroi, i santi), testimoniato dalla moderna mitologia: Apple, Facebook, Ferrari e consimili “religioni”. Il suo talento grafico e la sua magistrale cura nel dettaglio compongono una fusione perfetta tra pop e iperrealismo, togliendo al secondo la freddezza anodina del verismo (autentica pecca dell’iperrealismo) in funzione di un disincantato e nitido inno al presente. Daniele Radini Tedeschi I READY-MADE DI CRISTINA LEI RODRIGUEZ Fino al prossimo 28 luglio, la Brand New Gallery presenta Recover, la mostra di scultura dell’artista americana Cristina Lei Rodriguez. Le forme scultoree elaborate sono conglomerati astratti provenienti da un’era post atomica, di cui narrano le vicende di decadenza e rovina. Sebbene i processi naturali di crescita e declino siano stati una tematica che ha ispirato gran parte del suo lavoro, recentemente l’artista ha deviato lo sguardo lontano dalla natura, per rivolgerlo verso costruzioni culturali di incertezza ed instabilità. Per realizzare le sue sculture, Cristina Lei Rodriguez adotta una sorta di ready-made, ottenuto impiegando una molteplicità di materiali come plastica, resine, reti metalliche, gesso e vernice, modellati attraverso un’estetica gestuale di distruzione e decomposizione, grazie a cui essi si schiacciano, si accartocciano, si ritorcono su se stessi, colando dai piedistalli da cui si elevano. VITE A CONFRONTO Due eventi al teatro Elfo Piccini. Fino al 17 giugno, sarà in scena lo spettacolo teatrale Pater Familias – Dentro le Mura, il racconto di uno scontro generazionale tutto al maschile dove si fronteggiano un padre vedovo, un figlio aggressivo dall’identità incerta e un branco spietato di giovani di buona famiglia che si omologano ai riti e ai miti del consumismo. È la seconda tappa di una trilogia dedicata al tema della “familia”, che questa giovane e innovativa compagnia di Albenga sviluppa con la collaborazione di Maurizio Sguotti e della drammaturga Fiammetta Carena. Fino al 27 giugno, invece, sarà possibile assistere a The House, uno spettacolo teatrale dove la trama è ben chiara e avvincente senza l’utilizzo della parole, ma solo attraverso l’ottimo movimento e l’espressività dei componenti della compagnia Montaggio Parallelo. È la storia di due famiglie americane che si confrontano sui problemi quotidiani delle loro esistenze.

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For magazine Cinema & Fotografia SISTER Orso d’argento al Festival di Berlino, il film Sister di Ursula Meier è arrivato anche nelle sale italiane. Essenziale, asciutto, una riflessione poetica e appassionante sulla relazione tra due persone (apparentemente fratello e sorella), ambientata in un impianto sciistico francese nel periodo invernale. Simon (Kacey Mottet Klein) ha dodici anni e si mantiene derubando i ricchi turisti del posto vendendo la refurtiva ai coetanei. Con quello che guadagna si prende cura anche della sorella maggiore, Louise (Lèa Seydoux), una giovane e affascinante sbandata con diversi amanti. Ma il rapporto tra i due nasconde uno strano segreto. Ad un occhio poco attento Sister potrebbe sembrare la solita storia a tema sociale, il confronto tra la ricchezza e la miseria. Ma non è così. L’obiettivo della regista è più sottile. Il denaro è visto come un meccanismo di difesa, una via di fuga verso l’illusione di una nuova vita. Jessica Di Paolo

GEORGE HARRISON: MY SWEET LORD La musica e Martin Scorsese (e viceversa): difficile pensare all’uno senza l’altro. E, in occasione del cinquantesimo anniversario dall’uscita del primo singolo dei Beatles Love Me Do, è arrivato il tributo speciale di un grande del cinema a un grande della musica. Il film documentario George Harrison: Living in the Material World è la cronistoria della vita privata e professionale di un personaggio schivo, eppure profondamente carismatico che, nonostante l’apparente subordinazione del suo ruolo (il cuore creativo dei Beatles è di fatto sempre stato perlopiù associato ai nomi di McCartney/Lennon), contribuì senza dubbio a dare vita al successo stellare del celebre quartetto di Liverpool. Durante tutto il documentario viene ripercorsa l’evoluzione di Harrison da introverso ragazzino diciassettenne con una passione per la chitarra, fino alla figura dell’artista eclettico. Muovendosi attraverso le

molte testimonianze degli amici più cari del musicista (tra i quali Eric Clapton e Tom Petty), le toccanti parole della seconda moglie Olivia e del figlio Dhani, o ancora quelle degli stessi Beatles, Scorsese traccia così una splendida parabola umana e professionale. Ciò fa emergere una personalità fuori dagli schemi, esuberante e spirituale. La musica, le droghe, le donne, il cinema, il legame con il musicista indiano Ravi Shankar (con il quale nel 1971 organizzò il live The Concert for Bangladesh), tutto confluisce in un’opera che trasuda amore e gratitudine per un uomo straordinario. Agostino Madonna

LE IMMAGINI DELLA MOVIDA Negli spazi milanesi di Camera 16, in via Pisacane, fino al 27 luglio, verrà presentata la mostra fotografica di uno dei più importanti fotografi europei contemporanei: Alberto Garcia-Alix. Nato in Spagna, ha vissuto tutta la “Movida madrileña”, il movimento sociale e artistico nato a Madrid alla fine della dittatura di Francisco Franco e durato fino alla fine degli anni ’80, che ha rappresentato l’alba di una nuova generazione, piena di energia e libertà. Alberto García-Alix è uno degli artisti più riconosciuti nel panorama mondiale: Premio Nazionale di fotografia nel 1999, ha realizzato personali a Les Rencontres Internationales di Arles (2007), al Museo Nazionale Reina Sofía di Madrid (2008) e alla Moscow House of Photography di Mosca (2009). La mostra, curata da Carlo Madesani, presenta 15 fotografie che raccontano la carriera creativa di Alberto, con lampi intimi di se stesso, dei suoi amici e conoscenti.

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For magazine Fotografia & Eventi TUTTI I FRUTTI IN MOSTRA Si è svolta di recente al Love Milano di corso Como la mostra fotografica di Guido Maria Ratti, fotografo milanese con all’attivo già diverse mostre metropolitane, che ha presentato il suo nuovo progetto Tutti Frutti. Un percorso attraverso l’esplorazione della frutta come non l’avete mai vista: fragole, kiwi, uva hanno preso vita grazie alla luce, rivelando la loro anima più nascosta, quella solitamente invisibile ad occhio nudo. Una ricerca grafica articolata in diverse serie, ciascuna con una propria particolarità. In questa occasione sono state proposte alcune immagini tratte dai primi due volumi: Colors, incentrato sull’indagine radiografica e tridimensionale dei colori e dei particolari della frutta; Mutations, in cui accanto alla ricerca luminosa si aggiungono elementi estranei al mondo vegetale, come lamette o chiodi, che vogliono essere il simbolo delle trasformazioni dell’uomo sulla natura.

PRESENTAZIONE ECO TARGA FLORIO In concomitanza con l’importante Grand Prix De Monaco Historique e alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco, Antonio Morabito, è stato presentato da poco l’evento sportivo Eco Targa Florio 2012. Antonio Marasco, Presidente Automobile Club di Palermo, Sandro Binelli, Presidente MAC Group e Daniela Zisa, Presidente Fondazione Targa Florio Onlus, hanno introdotto il programma di questa attesissima competizione automobilistica. Il fascino della Targa Florio, la “corsa più antica del mondo”, non sbiadisce mai: ne sono riprova le centinaia di richieste di iscrizione alla gara di regolarità, che dall’11 al 14 ottobre, partirà dal leggendario circuito delle Madonie. Le radici di Targa Florio affondano nel 1906, quando il giovane Vincenzo Florio, rampollo della famosa famiglia di industriali palermitani, decide di organizzare una gara automobilistica lungo il circuito delle Madonie.

Nel suo recente tour italiano, il celebre dj Bob Sinclar si è esibito in un live musicale al Palaolimpico di Torino. Nel corso della sua performance l’artista ha presentato, tutti i brani del suo nuovo album Disco Crash, oltre naturalmente a tutti i suoi grandi successi di musica dance che hanno caratterizzato gli ultimi anni. Con la sua ultima fatica discografica, Sinclar è ritornato allo stile musicale che ha consacrato il suo successo in tutto il mondo: un sapiente mélange di generi ed epoche per un risultato decisamente house. La star francese è stata affiancata da altri artisti di livello internazionale come Niki Belucci, il cantante Gaty Vocalist e i due dj e produttori italiani Nari e Milani. Le luci, i visual, le scenografie, gli effetti speciali e gli artisti acrobatici hanno fatto da cornice a questa meravigliosa notte di musica e spettacolo.

Photo By Bruno Garreffa

BOB SINCLAR AL PALAOLIMPICO DI TORINO

Bob Sinclar

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Hollywood

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Tra i tanti eventi ospitati dall’Hollywood questo mese ne spicca uno su tutti: lo speciale fashion party firmato dallo stilista Salvatore Mancuso, che durante la serata ha presentato alcune delle sue preziose e scenografiche creazioni. Abiti ricchi di gemme dal fascino angelico ispirati al mondo delle fate hanno sfilato in tutta la loro vistosa eleganza. Per l’occasione c’erano indossatrici d’eccezione come Claudia Rouge, Sonia De Ambrogio, Donatella Negro. Tra gli ospiti: Amanda Fox, Gilberto Savini, Luca Di Tolla.

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The Club

Si è svolto da poco, con l’evento “Ultimo Atto”, il party di chiusura della stagione invernale della One night Fidelio presso la discoteca The Club. Questa grande serata è stata animata dalla guest star dj Savi Vincenti, che da ormai quasi dieci anni è il protagonista indiscusso del più noto locale del Sud, il Rio Bo di Gallipoli, una delle migliori realtà europee a livello di clubbing. A completare il divertimento del pubblico hanno pensato la magia e le atmosfere create dal gruppo Fidelio. Photos by Bruno Garreffa

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Di recente il Just Cavalli ha ospitato un evento importante: l’agenzia Star’s Management, infatti, ha festeggiato il suo ottavo anno di successi, e naturalmente ha scelto l’elegante locale della movida milanese come teatro della serata. Tanti gli amici e i personaggi dello showbiz che sono intervenuti, tra sorrisi e champagne. La serata è cominciata con la cena buffet ed è proseguita con party e musica fino a tarda notte. Tra gli ospiti c’erano Emilio Fede, Enzo Paolo Turchi e Carmen Russo, Rosy Dilettuso, Raffaello Balzo, Clara Ventura, Flavia Vento e Tony Sperandeo.

Just Cavalli

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Papeete Beach

La stagione estiva è alle porte e riparte il divertimento al Papeete Beach di Milano Marittima, dove da poco si è tenuto l’evento “Un mare di Stars al Papeete”. Per l’occasione sono arrivate anche le troupe televisive delle maggiori testate giornalistiche nazionali, sia Rai sia Mediaset, che hanno realizzato servizi per i loro programmi Tv. La nuova stagione estiva del locale è ricca di eventi e di tanti personaggi vip, sullo sfondo delle stupende spiagge di Milano Marittima, che proprio quest’anno festeggia il suo centenario di località di un turismo qualificato. 124 For Magazine


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Nel cuore del nuovo ed avveniristico quartiere della Bicocca di Milano sorge Sio Cafe, uno dei fashion club più amati dal pubblico milanese. Un luogo che non ha mai rinunciato al rinnovamento in fatto di stile ed eventi. Dal martedì alla domenica ecco in scena i migliori dj e vocalist, a cui fa da cornice un’impeccabile animazione. Inoltre, in questa location d’avanguardia tutti i mercoledì sera si celebra il mondo universitario attraverso la festa denominata “Party Versity”: happy hour e relax, e poi Dabo Dj in consolle che riscalda la serata all’insegna del divertimento studentesco. Fotografie di Sio Cafè

Sio Cafè

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Caratterizzate fortemente dal tema dell’internazionalità, le serate firmate InternationalWeek vedono come protagonista una nazione diversa ogni settimana. Attraverso buffet, cocktail e musica ecco la perfetta presentazione a tema per ogni cultura e tradizione che coinvolge giovani provenienti da ogni parte del mondo. Dedicata a Cuba, ecco recentemente l’evento a tema tenutosi nello storico The Beach Club di Milano. Qualità e divertimento assicurati nel locale simbolo di grande atmosfera e carattere, che da sempre propone party esclusivi ed eventi ambiti. Fotografie di Internationalweek.it

The Beach

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